Mosca non teme la Nato, e il vero sconfitto sarà l’Europa

Scritto il 23/5/15
Per il futuro prossimo ci attende un’opzione brutale e folle, che si chiama guerra, visto che è «miseramente fallito» l’attacco su due fronti – prezzo del petrolio e valore del rublo – che puntava a distruggere l’economia russa e a metterla in una posizione di fornitore energetico vassallo dell’Occidente. Il nuovo “grande gioco” in Eurasia? E’ sempre ruotato attorno al controllo delle risorse naturali. In Ucraina, il Cremlino è stato esplicito nel tracciare due precise linee rosse:
l’Ucraina non farà parte della Nato e la Repubblica Popolare di Donetsk e Lugansk non sarà fatta a pezzi. Per Pepe Escobar, ci avviciniamo a una possibile deadline esplosiva, quando le sanzioni Ue scadranno, in luglio. Con una Ue «in subbuglio ma ancora schiava della Nato», e la militarizzione dell’Est, dai paesi baltici alla Polonia, il conflitto potrebbe esplodere. Ma attenzione: «Solo i pazzi credono che Washington rischierà vite statunitensi per l’Ucraina o per la Polonia». E quindi, «se si arrivasse all’impensabile – una guerra tra Nato e Russia in Ucraina – le linee di difesa russe sono sicuramente superiori sia in mare sia in terra, sia dal punto di vista convenzionale sia da quello nucleare».

Il Pentagono, scrive Escobar in un post tradotto da “Come Don Chisciotte”, sa benissimo che la Russia «ridurrebbe le forze della Nato in frantumi in poche ore». Poi «arriverebbe la scelta decisiva di
Washington: accettare la bruciante sconfitta o Pepe Escobarpassare alle armi tattiche nucleari». Il Pentagono sa che la Russia «ha le capacità difensive, aeree e missilistiche, per controbattere qualsiasi arma», incluse quelle del programma “Prompt Global Strike” statunitense (Pgs).
Secondo il generale Kirill Makarov, numero due delle forze di difesa aerospaziali russe, l’attuale infrastruttura militare della Nato è la maggiore minaccia alla sicurezza di Mosca, che però avrebbe «un paio di generazioni di vantaggio» nei propri armamenti difensivi. Spiegazione:
«Mentre il Pentagono era impegolato nei suoi problemi in Afghanistan e Iraq, si è completamente perso il salto in avanti tecnologico compiuto dalla Russia», scrive Escobar. «Lo stesso vale per la capacità cinese di colpire i satelliti statunitensi e quindi polverizzare il sistema di guida satellitare degli Icbm statunitensi», cioè i missili balistici intercontinentali.

«Lo scenario corrente – continua Escobar – è che la Russia guadagna tempo fino a che non avrà completamente protetto il proprio spazio aereo dagli Icbm statunitensi, aerei stealth e missili cruise, con il sistema S-500». Ciò non è sfuggito all’attenzione del “British Joint Intelligence Committee” (Jic), che aveva simulato tempo fa l’eventualità di un primo attacco di Washington ai danni della Russia. Secondo il Jic, Washington potrebbe avere seri problemi in tre casi: se un governo “estremista” dovesse prendere il potere negli Usa, se ci fosse una crescente caduta di fiducia negli Usa e nei loro alleati occidentali a causa di sviluppi politici nelle nazioni stesse, e se ci fosse qualche repentino avanzamento nella sfera degli armamenti statunitensi, tanto che l’impazienza possa prendere il sopravvento. Smontata l’ipotesi che gli Usa possano sferrare Batteria di missili anti-missileil “primo colpo” per abbattere la capacità difensiva di Mosca, resta una pesante
incognita: cosa accadrebbe se domani gli Stati Uniti disponessero di una tranquillità strategica come quella di cui oggi gode la Russia?

Tutto il gioco, continua Escobar, ruotava attorno a chi controllava il mare – il regalo geopolitico che gli Usa hanno ereditato dal Regno Unito. «Controllare i mari significa ereditare cinque imperi: Giappone, Germania, Gran Bretagna, Francia e Paesi Bassi. Tutti quei natanti statunitensi che pattugliano i mari per garantire “libero mercato” – come sostiene la macchina della propaganda – potrebbero essere usati di colpo contro la Cina. È un meccanismo simile all’operazione finanziaria “governare da dietro” attentamente architettata per contemporaneamente distruggere il rublo e lanciare una guerra del petrolio per ridurre alla sottomissione la Russia». Il piano principale di Washington, aggiunge Escobar, resta semplicissimo: «“Neutralizzare” la Cina dal Giappone e la Russia dalla Germania, con gli Stati Uniti a fare da spalla ai due puntelli. La Russia è de facto l’unico paese dei Brics ad opporsi».
Questa era la situazione fino a che Pechino non ha lanciato le nuove “vie della seta”, ovvero il progetto di unire tutta l’Eurasia sul piano economico e commerciale su binari ad alta velocità, trasferendo tonnellate di merci dal trasporto marittimo a quello terrestre. Mentre Washington continua a demonizzare la Russia per colpire la partnership sino-russa, in un futuro non remoto Germania, Russia e Cina avranno «ciò che serve per diventare i pilastri di un’Eurasia totalmente integrata».

http://www.libreidee.org/2015/05/mosca-non-teme-la-nato-e-il-vero-sconfitto-sara-leuropa/?utm_source=pulsenews&utm_medium=referral&utm_campaign=feed+%28LIBRE+-+associazione+di+idee%29

Troviamo un lavoro ai 2.000 lavoratori Whirpool o sistemiamo 2.000 clandestini appena sbarcati?

ma perché c’è crisi occupazionale in Italia? Ci sono disoccupati? E tanto se ci sono disoccupati non prendono 35 euro al giorno anche loro?????? Eguaglianza no??? CHe si fa per i lavoratori? La Cgil fa un comunicato in cui chiede di impedirne la chiusura. Eh già e tutte le altre di fabbriche chiuse ogni giorno??? Ah giusto tanto gli ex lavoratori diventati disoccupati son tutelati no? A parte il breve periodo della cassa integrazione, se mai ci sono i soldi per finanziarla dato che spesso molti cassintegrati attendono mesi

24 May 2015 

di ROBERTO BERNARDELLI
 
immigrazione-sbarchi-22-aprile-2014
Le scelte devono essere coraggiose, altrimenti sono populismo e sistema per raccattare consenso. Sulla questione immigrati siamo infatti a questo stallo. Da una parte c’è un governo che si prende tutti i disgraziati del Mediterraneo, imboscati terroristi compresi, con un’Europa che non ne vuole prendere neanche uno, dettando mille condizioni. Dall’altra c’è la Lega, che non governa, che dice: tutti a casa. La Lega ha governato. Li ha respinti forse? Allora bisogna avere il coraggio, appunto, di prendere decisioni nette, come la Svizzera o come Cameron, che ha detto: anche se lavori ma sei entrato illegalmente, non quindi per una chiamata ufficiale di lavoro, te ne torni a casa e lo Stato ti prende quello che hai guadagnato fino ad ora.
 
Eccessivo? Almeno però Londra ha detto chiaro e tondo quello che vuol fare. In Italia sentiamo solo piagnistei o promesse improbabili, a meno che qualcuno scalzi domani mattina Renzi e governi da leader del centrodestra.
 
Intanto c’è una vertenza. Grande come una casa, quella dei dipendenti Whiropool. Duemila persone che rischiano a breve di stare a spasso. Il 12 giugno intanto sarà sciopero generale dei lavoratori del gruppo Whirpool e grande manifestazione a Varese. Lo comunica una nota dei sindacati. “È necessario mettere in campo la mobilitazione generale di tutto il Gruppo Whirlpool – fa sapere una nota sindacale – per impedire licenziamenti e chiusure di stabilimenti ed affermare un piano industriale e di investimenti che qualifichi progettazione e produzione di elettrodomestici nel nostro paese. Per queste ragioni proclamiamo per il 12 giugno otto ore di sciopero e una manifestazione a Varese di tutte le lavoratrici e i lavoratori del Gruppo. Nei prossimi giorni, al riguardo, sarà convocato il coordinamento sindacale unitario”.
 
Ecco, i sindacati stanno facendo il loro lavoro. E i politici? Metteranno i duemila lavoratori in altrettante stanze d’albergo e garantiranno un pacco alimentare alla Caritas?
 
Presidente Indipendenza Lombarda

UN NUOVO REGALO DALL’AUSTRIA: CLANDESTINI FRESCHI DI GIORNATA! RESPINTI DALLE LORO FRONTIERE, ACCOLTI A BRACCIA APERTE DA CHI SI PAPPA 35 EURO A CAPOCCIA PER MANTENERLI

ma come dicono quelli del Pd? Loro non vogliono rimanere in Italia, eh peccato che se le altre nazioni li respingono qua rimangono, con tanta felicità delle coop rosse e bianche

Respinti da Austria, Veneto e Friuli, arrivati a Savona 60 migranti

Vado Ligure – Sono arrivati ieri sera in pullman a Vado Ligure 30 dei 60 migranti, in prevalenza afgani e pachistani, destinati alla Liguria dopo un tira e molla nazionale e internazionale. Gli altri 30 sono arrivati invece in provincia di Imperia. I migranti – tutti richiedenti asilo – sono una minima parte delle centinaia di persone arrivate in Italia in prevalenza attraverso la rotta balcanica (Afghanistan, Iran, Turchia, Grecia, Serbia, Slovenia e Italia). Una buona parte tenta poi di raggiungere l’Austria e da qui vengono respinti: la linea ferroviaria Venezia-Vienna è presidiatissima dalle forze dell’ordine austriache che rimandano indietro chiunque abbia un colore della pelle “sospetto”. Ma succede anche il contrario e cioé che sono gli austriaci a mandare in Italia i migranti: come hanno raccontato alcuni profughi, quando – arrivati in Austria dall’Ungheria – hanno fatto sapere di voler venire in Italia, non sono stati più controllati e hanno potuto raggiungere agevolmente la frontiera.
 
I profughi si concentrano in genere a Tarvisio e a Udine, dove le autorità friulane hanno più volte protestato per i bivacchi e per una situazione ad alta pressione. A Udine il sindaco Furio Honsell ha chiesto un intervento urgente perché la ex caserma Caverzani non riesce più a contenere tutti i migranti respinti dall’Austria, e molti richiedenti asilo bivaccano in città, ovunque trovino un riparo.
 
Così le autorità locali hanno chiesto e ottenuto dal Viminale di alleggerire la pressione e 210richiedenti asilo sono stati prelevati dalla caserma o dalle strade e trasportati allo stadio Moretti per essere imbarcati su 6 pullman diretti in 3 regioni. Molti di loro, però, sperando ancora di riuscire in qualche modo a viaggiare verso il Nord-Europa, hanno opposto resistenza e c’è stata anche una minirivolta.
 
Il Viminale ha deciso di intervenire smistandone 210: 70 nelle Marche, 80 in Lombardia e 60 in Liguria. A quanto pare, avrebbe tentato di spostarne alcune decine anche inVeneto, incontrando il rifiuto delle autorità locali.
Trasferiti allo Stadio di Udine, da qui 60 migranti sono stati fatti salire su due pullman diretti in Liguria e 30 sono arrivati a Vado Ligure ieri sera dopo le 21.
 
Gli altri 30 profughi sono stati accompagnati a Imperia: la metà sono stati affidati alla comunità di don Dani, e altri 15 sono ospitati dalla comunità il Faggio in una struttura del colle di Nava.
 
I profughi sono tutti uomini, qualcuno di loro ha spiegato che le persecuzioni dei Talebani in Pakistan e Afghanistan, in genere, risparmiano le donne e i bambini.
 
In provincia di Savona, sono stati affidati alle cooperative L’Ancora e Il Faggio, che li hanno ospitati in strutture di cui hanno la gestione: al momento 22 sono a Savona, 3 a Calizzano e 7 a Varazze.
 
Rixi: chiudiamo le frontiere
Edoardo Rixi, vicesegretario federale della Lega Nord e candidato alle Regionali in Liguria per il Carroccio a Genova e provincia, lancia l’allarme sull’arrivo in provincia di Savona di un centinaio di immigrati provenienti dal confine sloveno. «Ho appena parlato col nostro capogruppo alla Camera e segretario regionale della Lega Nord del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga – dice Rixi – la situazione al confine sloveno è insostenibile. Grazie alle assurde politiche di Renzi e Alfano che hanno depotenziato la polizia di frontiera, oggi ci troviamo non solo a fare fronte ai continui sbarchi via mare sulle nostre coste, ma anche agli arrivi via terra perché i nostri confini non sono adeguatamente presidiati. Quasi ogni giorno in centinaia arrivano nel Friuli-Venezia-Giulia della vice Renzi, Serracchiani, invadono parchi e giardini pubblici e poi vengono portati in massa nelle strutture di accoglienza. È l’ora di chiudere le frontiere e potenziare la polizia di confine: non possiamo più accogliere nessuno. La Francia ci manda indietro quelli che superano la frontiera di Ventimiglia, la Slovenia fa lo stesso a Udine. Basta: non possiamo continuare ad accogliere tutti quelli che gli altri Paesi, chissà perché, respingono. Dobbiamo difendere i nostri confini e potenziare la polizia di frontiera. La Liguria ha già accolto già troppi disperati: non possiamo diventare il ricettacolo dell’immigrazione di mezzo mondo».
 
FONTE
 

IL LAMENTO DI UN SINDACO OBBLIGATO A MANTENERE CHI ARRIVA COL BARCONE:”MI DANNO SOLDI PER L’IMMIGRATO, MENTRE I CONCITTADINI MUOIONO DI FAME”

come? Gli italiani disoccupati non prendono 35 euro al giorno? Impossibile, gli italiani hanno tanti diritti e non sono indigenti perché lo stato li assiste sempre vero? Sono solo sperequazioni razziste, ogni disoccupato prende 35 euro al giorno per il proprio mantenimento no?

“Mi danno soldi per un immigrato e 5 concittadini fanno la fame”
La rabbia del sindaco di Mandela, Scarabotti:”Devo trovare monolocale e ristorante. E qui c’è chi non lavora”
 
Con 916 abitanti si vince un rifugiato. È tutto messo nero su bianco dal Viminale e non c’è scusa che tenga: ogni Comune deve fare la propria parte nell’applicare il piano di accoglienza per migranti e richiedenti asilo. Così, i paesi con meno di mille abitanti ma più di 300 devono ospitare uno straniero; con più di mille due immigrati; con quattromila abitanti un Comune vede recapitarsi sei extracomunitari. E così via. Unici esentati i piccoli paesi con meno di 300 anime. La circolare del Ministero dell’Interno parla chiaro: nessun Comune può rifiutarsi. Neppure Mandela – nella Valle dell’Aniene, area della provincia di Roma considerata “depressa” – che conta, appunto, 916 abitanti. Lì andrà a vivere un rifugiato. E il sindaco locale, Gianni Scarabotti non può farci niente: deve allargare le braccia, far buon viso a cattiva sorte, rimboccarsi le maniche e provvedere. Scarabotti, sconsolato, non sa proprio come fare. E racconta con semplicità a Il Tempo il disagio.
 
Sindaco, le tocca un solo immigrato. Paradossale.
 
“Già. Il Viminale, attraverso la Prefettura, ci ha inviato la comunicazione che dobbiamo ospitare un rifugiato”.
 
Uno solo?
 
“Sì, perché abbiamo meno di mille abitanti e più di trecento. Licenza ne prenderà due, Vicovaro con quattromila abitanti invece sei.
 
 
FONTE
 

NOVOROSSIYA : IN MEMORIAN ALEKSEI MOZGOVOI

…l’assassinat ce samedi après-midi d’Aleksei Mozgovoi par un commando de tueurs de la Junte néo-bandériste de Kiev.
Le régime PRO-US de Kiev continu donc sa politique d’agression et de préparation de la nouvelle offensive militaire contre le Donbass antifasciste en lutte pour sa libération du nationalisme ukrainien génocidaire.

 PCN-TV & DEN TV (Russie)/ 2015 05 23/

Avec Novorossiya Info – Europaischer Widerstand/

PCN-TV - In memorian Aleksei Mozgovoi (2015 05 23)  FR + RU

In memorian Aleksei Mozgovoi,

l’un des plus populaires parmi les chefs des milices de la DNR, la République Populaire de Donetsk, l’un de ceux qui dans les premiers jours de la guerre de libération nationale du Donbass avaient défendu la liberté du peuple de Novorossioya !

 Voici une de ses rares apparitions publiques, lors de la Conférence internationale RUSSIE – UKRAINE – NOVOROSSIYA, à Yalta (Crimée, Russie), les 29-29 août 2014, à laquelle participait Luc MICHEL. « Demain seuls ceux qui se sont battus décideront en Novorossiya », affirme-t-il …

 Video sur : https://vimeo.com/128693275

 L’assassinat ce samedi après-midi 23 mai d’Aleksei Mozgovoi par un commando de tueurs de la Junte néo-bandériste de Kiev indique sans aucun doute que le régime PRO-US de Kiev continue sa politique d’agression et de préparation de la nouvelle offensive militaire contre le Donbass antifasciste en lutte pour sa libération du nationalisme ukrainien génocidaire …

 Un camarade est tombé.

Ne jamais oublier, ne jamais pardonner, le combat continue !

Comme le chante si bien LE CHANT DES PARTISANS, demain l’ennemi connaîtra lui aussi le prix du sang et des larmes …

 PCN-TV / PCN-SPO /

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