I CALIFFI SONO TRA NOI. E non sono musulmani. (Vedi Appello No Nato)

MONDOCANE

SABATO 23 MAGGIO 2015

Palmira e le altre
Mentre i sicari del coacervo satanico Usa-Golfo-Turchia-Israele, vengono lanciati contro il sito millenario romano di Palmira, per sradicare, come in Iraq, oltre alle vite, la memoria storica, la coscienza collettiva e, dunque, l’identità e la consapevolezza di sé, dei popoli arabi organizzati in Stati, i cialtroni consanguinei ed emuli dei massacratori fascisti Baldo, Graziani, Mussolini, si muovono ancora una volta , grottesche caricature di pretoriani imperiali, alla riconquista, pro domo eium, della Libia.
L’operazione jihadisti trogloditi e mozzateste viene avviata dalla Cia negli anni ’70, inviando alle madrasse islamiche di Afghanistan e Pakistan testi finto-islamisti che sollecitano alla guerra santa, alle stragi di infedeli e gli forniscono indicazioni su come allestire massacri di infedeli. Roba che nessun musulmano, tantomeno Saladino, si era mai sognato. Si trattava di rovesciare il legittimo governo comunista di Najibullah (poi impiccato a un lampione) che contro questa canea di barbari aveva legittimamente chiesto l’aiuto dell’URSS. Dal successo dell’operazione si è tratto l’incentivo di estenderla a tutti gli Stati nazionali arabi con il risultato, sotto gli occhi di tutti gli dei antichi che l’avevano ispirata, della distruzione totale dell’Iraq, della Libia, della Siria, della Somalia e  dello Yemen e con l’apertura del nuovo fronte euro-asiatico in Ucraina e in altri paesi, islamici o meno, della Federazione russa.
Finanziato da Washington e dai satrapi alleati, addestrato dagli istruttori Usa e dai  loro lanzichenecchi turchi e giordani, il coacervo mercenario Al Qaida-Al Nusra-Isis, è impegnato ora a obliterare questi paesi nel più profondo della loro essenza, polverizzandone l’anima e il corpo da Niniveh a Hatra, da Mosul a Palmira. Per i  quali siti della migliore storia umana qualche ingenuo si era immaginato un impegno universale a proteggere e perpetuare la civiltà, al limite con i caschi blù dell’ONU. Figuriamoci, dopo aver tanto brigato per cancellare varie civilizzazioni dalla faccia del pianeta, a forza di missili, TTIP, cibo tossico, malattie indotte e cellulari, sarebbe stato darsi la zappa sui piedi
Si congiungono nell’intento le barbarie dei due Stati supercriminali, Usa e Israele, frustrati da un passato di civiltà di cui sono privi, e il feroce oscurantismo di dittature dinastiche in ansia per la collera dei propri popoli. Si noti il parallelismo tra l’apocalisse scatenata contro i paesi del Sud del mondo e, la strategia imperialista, iniziata con il Piano Marshall e la Nato e culminata con l’Unione Europea, che ora si completa con TTIP e TISA (Trattati di libero scambio Usa-UE), con i quali si sostituisce allo Stato di diritto lo Stato, o Non-Stato, del mercato. Cioè delle multinazionali della sopraffazione armata ed economica che farà di un insieme di non-più Stati, sotto il dominio tirannico delle èlites transnazionali nominate dalla Cupola e intrecciate alla criminalità organizzata, l’appendice coloniale dell’impero a guida Usraele. Un duo che, grazie alla truffa della “crisi”, esibisce oggi la più grande diseguaglianza sociale dai tempi degli schiavi nei campi di cotone e nelle filande di Manchester. Seguita a ruota dall’Italia del capobastone Renzi.
 
Mondialisti e Stati Nazione
Manca il caporale di giornata Napolitano.
Dai Rothschild, Rockefeller e aggregati necrogeni affini l’obiettivo era stato dichiarato chiaramente: rimpiazzare gli Stati nazionali, con le loro costituzioni, con i loro contratti sociali, per quanto più o meno equi, più o meno sbilanciati a favore di una classe o dell’altra, con la loro legislazione su diritti, tutele, vincoli, con il potere assoluto di un governo mondiale gestito dal complesso militar-industrial-bancario angloassone-israeliano. Spaventoso e irreversibile è il crimine storico della “sinistra”, sedicente comunista, socialista o anarchica, nell’aver fornito carburante ideologico al cosiddetto “superamento degli Stati Nazione”, estrema barriera all’obiliterazione della sovranità popolare, cioè della politica, per mano dell’economia.
Capri espiatori
Ripetendo lo sconcio di capi di governo e di Stato che, da Valpreda in poi, hanno sciolto peana alle “forze dell’ordine” per l’una o l’altra impresa, poi risoltasi in montatura, provocazione e  bufala, Renzi e Alfano, avvoltolati nella bava dei lecchini mediatici, hanno profuso allori e incenso sui poliziotti che hanno catturato il “terrorista” del museo Bardo a Tunisi, Abdel Majid Touil. In combutta con le teste di legno al governo a Tunisi, ansiose di dotarsi di credibilità antiterroristica, gli sprovveduti dilettanti nostrani allo sbaraglio , ma anche sicari del terrorismo USraeliano, propagandato e a volte allestito, indotto in modo da essere, se non reale, percepito, sono stati coperti di infamia e ridicolo dalla grandinata di prove e testimonianze che, dimostrandolo a scuola e in casa, piuttosto che con il Kalachnikov al Bardo, esonerano totalmente il povero giovanotto marocchino. Distruggendo la vita sua e dei suoi famigliari, si è voluto dare concretezza alle fesserie, organiche alla destabilizzazione imperialista dell’Europa e allo Stato di Polizia in corso di costruzione in Italia, spurgate dagli assoldati Isis e rilanciate dall’eroe padano di tutte le tv, relative a terroristi su barconi all’assalto di Roma. Che funzioni o no, per Renzi e il reperto crociato Alfano  vale il Fede delle uniche volte che diceva cose vere: “Che figura di merda!”
Di pacchetto terrorismo in pacchetto terrorismo, dovremmo finire incapaci di rispondere al processo in atto segnato dall’accelerazione forsennata delle sue tappe: Sblocca Italia, Jobs Act, corruzione di Costituzione, delle istituzioni e di tutto il resto, scuola di idiozia e precariato, obbedienza affidata a presidi tirannelli, fiduciari del vampirismo imprenditoriale e bancario,  legge antigiudici e controllo della magistratura (vedi sentenze Bussi, Eternit, Calciopoli, processo trattativa-mafia-Stato, repressione di investigatori irriverenti. Tutto nel segno di una potenziata alleanza con quella malavita, in cravatta o coppola, cui gli Usa affidarono, fin dal 1943, la co-governance  del paese garantita dal braccio armato dei picciotti, sbirri, Gladio e Nato.
Ora aspettatevi pure che, per pararsi il culo sfondato da protervia e inettitudine, questi s’inventino il ritrovamento del passaporto che la madre di Abdel Majid comunica il figlio abbia smarrito. Dove? Magari in un deposito di dinamite con corano, dalle parti di Tunisi.
Legge per l’ambiente?
Al popolo annientato, perforato, depredato, ucciso da trivelle, cemento, Expo, discariche, inceneritori, basi militari stragiste nei confronti di territorio e abitanti, grandi devastazioni e rapine dette Grandi Opere, si è presentato il boccone avvelenato della legge sugli ecoreati. Al giubilo di tutta la masnada green vestita da società civile, agli orgasmi di Ermete Realacci, sodale di tutte le mistificazioni pseudo-ambientaliste del regime dei gassatori e asfaltatori, si sono sorprendentemente uniti i parlamentari Cinque Stelle con il loro voto a favore di una legge che, a molti, pare una rete con maglie tali da far passare gli squali. Per uno come me, che segue con simpatia e, quasi sempre, totale adesione le battaglie dei parlamentari pentastellati, è causa di perplessità. Non ho il minimo dubbio sulla buonafede, ma le critiche al provvedimento, avanzate da ambientalisti al di sopra di ogni sospetto, come Amendola o Guariniello (nei quali, avendoli frequentati da giornalista, ho una fiducia assoluta), sono poi state integrate da quelle di Bonelli, verde tarantino in lotta con l’Ilva che, pure, di ecoreati ha dimostrato di intendersi e da quelle tecniche dall’Associazione Nazionale Magistrati. Per costoro, con la nuova legge, i Riva, Montedison, Eternit, se la sarebbero cavata altrettanto bene. Si spera che gli amici Cinque Stelle, forza parlamentare che fin qui ha eccelso più di tutte nella difesa dagli abusi di inquinatori e devastatori, ci riflettano quando la cosa verrà ridiscussa al Senato.
Le voragini del dispositivo sono tali da farci abitare comodamente e intonsi spurghi di morte come l’Ilva dei Riva o del regime, i Poligoni di tiro, o il rettilario velenoso Montedison di Bussi. La solita manina, quella che aveva infilato nella legge l’evasione impunita e perciò  incentivata fino al 3% del reddito (per alcuni dei nostri padroni si tratta di centinaia di milioni e, a volte, di miliardi. Ma i soldi per il reddito di cittadinanza non si trovano), aveva infilato la quadra per nullificare del tutto il vantato proposito. Un piccolo avverbio:”abusivamente”. Il che, nella logica e nella giurisprudenza della Cassazione, significa una sola cosa: senza autorizzazione. Cioè se hai inquinato, distrutto, diffuso malattie mortali, desertificato, ma con tanto di autorizzazione (quella ambientale, generosamente concessa da tutti i governi e da quasi tutti i ministri dell’Ambiente), non ti si può dire neanche pussa via! Stai a posto con la tua coscienza, per quanto marcia, e pure con la legge e l’onorabilità, e puoi continuare a delinquere, in combutta con il regime. Tutti quelli che in questi anni hanno compromesso la salute del paese e dei suoi abitanti, umani e non, hanno agito nel quadro della legalità . A delinquere erano autorizzati.
E uno. Due: pene fino a vent’anni (uaaahahaha) a chi commette ecoreati con dolo. Cinque anni al massimo, ma come si sa, in genere molto di meno, se l’ecoreato deriva da comportamento solo colposo. Avete mai visto un imprenditore  o politico, o comandante di poligono, che abbia inteso apertamente (magari in camera caritatis sì, ma quella sfugge all’inquirente) provocare linfomi e nascite deformi, o sotterrare sotto il cemento qualche bene comune? Si può giurare che tutti gli ecoreati presi in considerazione saranno giudicati, (dalla magistratura renzizzata, poi!) solo “colposi”.
E due. Tre: per poter essere processato e poi condannato a pene, bonifiche  e risarcimenti, l’autore deve aver provocato un danno al territorio “significativo e misurabile”. Ci rendiamo conto di come i legulei e azzeccagarbugli miliardari di clienti miliardari sapranno interpretare e far giudicare termini talmente laschi, vaghi, aperti a decisioni di infinita arbitrarietà e, renzianamente,  benevolenza? Grillo che, come nessun altro in questi anni, ha contrastato le armate dei fagocitatori del mondo, dica una parola saggia ai suoi bravissimi ragazzi.
Sempre sul tema. La Guardia Forestale dello Stato, da non confondersi con i forestali assunti da alcune ragioni, spesso in virtù del voto di scambio, ora potenziato dal solito illusionista a Palazzo Chigi, è stata in tutti questi anni il più valido, competente, motivato difensore del nostro ambiente. Ha scoperto, come nel caso della Montedison in Abruzzo, la maggior parte dei reati ambientali, ha preservato decine di riserve naturali dall’aggressione dei soliti noti all’Incalza e alla Lupi, con corredo di ministri dell’Ambiente.
Forza volutamente esigua, sotto organico e sottodotata, davanti al più grave disastro idrogeologico e la più famelica banda di devastatori del continente,  con i suoi appena 8000 agenti, ha dovuto tener testa a tutto il dissesto ambientale provocato, o protetto, dallo Stato che oggi la vuole cancellare. Si inserisce in un programma da Stato di Polizia, a difesa delle élites, la decisione dell’omuncolo solo al comando di spazzare via questa estrema salvaguardia di quanto resta del belpaese in preda alla peste, incorporandola nella Polizia di Stato. Dove si picchiano gli insubordinati, magari aquilani, e non si sa un cazzo, non si vuole, non si deve, sapere un cazzo, di ambiente. Quella polizia che, a dispetto delle torture di Genova e seguenti condannate dall’UE, la foglia di fico avvizzita sulla corruzione universale sotto Renzi, Raffaele Cantone  insiste ai quattro venti essere il presidio della democrazia e del diritto. Vi immaginate i Reparti Mobili scoprire e sequestrare l’allevamento di beagle da macello vivisezionista, o l’orsa Daniza, da far scampare ai maniaci del killeraggio purchessia?
Personalmente ho avuto un’esperienza che dimostra l’assunto a Spezia. Vent’anni fa, un combattivo comitato di cittadini a Pitelli (Spezia), tuttora vivo e irriducibile nonostante la perdita prematura di un suo grande protagonista, l’amico Mirko Raiti, mi aveva aiutato a scoprire una delle peggiori nefandezze che la criminalità ufficiale (amministratori, politici, imprenditori, massoni, mafiosi, militari) aveva commesso in Italia. La Terra dei Fuochi di Spezia e del suo Golfo dei Poeti, ridotto da una inimmaginabile proliferazione di discariche di rifuti tossici (perlopiù autorizzate, non “abusive”!) a Golfo dei Veleni. All’inerzia della magistratura, delle autorità locali, della stampa, noi del TG3 vedemmo rimediare un coraggioso PM, Tarditi di Asti che, di fronte alla latitanza delle celebrate forze dell’ordine, decise di avvalersi del Corpo Forestale dello Stato nella persona di Gianni Podestà, capo del nucleo di Brescia. I miei colleghi Ilaria Alpi e Miro Hrovatin e il capitano di Vascello De Grazia, per averci messo il naso, morirono ammazzati. Il nucleo di Brescia venne esonerato.
Un povero somalo che non c’entrava nulla, Hashi Hassan, pescato a capocchia per coprire i veri responsabili del duplice assassinio a Mogadiscio, istituzionali e non, sta da 15 anni in galera per essere strato marchiato di colpevole dai simil-Alfano e simil-Renzi di allora. Ad Abdel Majid Touil vorrebbero far fare la stessa fine. Ma le indagini, i disseppellimenti del CFS, a Spezia scoperchiarono la cloaca e il verminaio che se ne nutriva. A decine furono arrestati e processati. Per anni e anni. Fino alla prescrizione e all’assoluzione. Le discariche sono sempre lì, il traffico fiorisce, la Somalia muore, i cittadini di Spezia, oltre alla centrale a carbone Enel e all’industria di morte Oto Melara, continuano a sorbirsene i miasmi, a berne l’acqua fetida, a morirne. Con la nuova legge “anti-ecoreati” sarebbe finita uguale. E, con Renzi, il CFS smetterà di rompere i coglioni.
 
 Mogherini-Rommel
Gonfiata come la famosa rana dall’emulazione di Balbo e Graziani, assassini di 600mila libici, agli ordini del super-Hitler d’Oltreatlantico e del suo proconsole Renzi, il ministro europeo per i crimini esteri e della russofobia, nello specifico  personale più obnubilata che consapevole, dopo essersi infoiata per l’acquisto di 90 bidoni volanti Lockheed (il cui prezzo di morte basterebbe a restituire ai pensionati la vita rubata dalla Xantippe degli antropofagi domestici) si arrapa di bellicismo e muove alla riconquista della Quarta Sponda. Imbecilli grotteschi e miopi, ma in perfetta e lungimirante malafede, hanno strappato all’Europa del patron di tutti gli evasori, Juncker, l’adesione alla riconquista. Con l’UE al guinzaglio dei pitbull da combattimento americani, che le avevano tagliato i vitali e convenienti rifornimenti dalla Russia, spettava di diritto subimperialista la rinnovata rapina della Libia.
 
Hashim il macedone
In questa luce va anche visto la rivoluzione colorata terroristica scatenata dai soliti esportatori di democrazia in Macedonia. Abbiamo visto, nei giorni scorsi, l’attacco del mercenariato Nato kosovaro UCK (i pulitori etnici, trafficanti di droga e organi prelevati da prigionieri serbi, di Hashim Thaci, con base logistica e comando supremo nella base Usa di Bond Steel) a Kumanovo. Vedremo se si tratterà solo dell’inizio e se continuerà fino a quando la Macedonia o salterà, oppure non rifiuterà, come la Bulgaria con il South Stream del gas russo, di ospitare il nuovo gasdotto “Turkish Stream”. Quello che renderebbe  inutile il gasdotto TAP che, dall’Azerebaijan, prono agli Usa, arriverà a devastare il Salento e a squarciare un bel pezzo d’Italia e che porterebbe gli approvvigionamenti russi in Europa, passando per Turchia, Grecia, Macedonia e, su su, in Austria e tutta Europa. Guai a dimenticarsi che sono gli Usa a dover controllare il rubinetto dell’energia per l’Europa, strumento indispensabile per tenerla in ginocchio e trainata dai carri armati Nato ovunque si tratti di rubare e uccidere per l’élite. .
La balla è che si vogliono colpire gli scafisti (rinominati “trafficanti di carne umana”). Cioè l’ultimo anello di una catena che, risalendo per li rami dei Fratelli musulmani (FM), matrice di tutti i terrorismi jihadisti tra Cecenia, Medioriente e Africa, ora regime illegittimo a Tripoli da dove si organizzano e partono tutti i barconi. La verità è che, disintegrato lo Stato più prospero ed emancipato d’Africa, nel caos creativo si conta di accaparrarsi un po’ più di quel petrolio che, gestito dalla Fratellanza e dai suoi nipotini jihadisti, attualmente gonfia i bilanci di troppe società occidentali poco riguardose verso l’Italia. Mentre l’ONU, unica a poter autorizzare delitti guerreschi occidentali, si volta dall’altra parte, embarga i patrioti Huthi in Yemen e scodinzola al clan saudita che porta avanti il genocidio dei fratelli arabi e decapita a decine i propri cittadini (85 dal 1. gennaio, tanti quanti in tutto il 2014 grazie all’occhio benevolo  degli amici del Nord), Mogherini-Rommel sfascerà un po’ di gommoni, pescherecci, barche da diporto, mercantili, con tutto quello che vi vive attorno. Sue Forze Speciali, dette a destinazione squadroni della morte, agli ordini di sergenti Nato,  cercheranno di spazzare via da pozzi e terminali di petrolio gli abusivi che vorrebbero deprivare l’ENI di diritti consacrati dal terminator Graziani. C’erano 3 milioni in piazza contro lo stupro dell’Iraq. Non c’è anima viva oggi che questi commedianti abbaiono “armiamoci e partite” contro un paese che seviziamo dal 2011.
Ultimo anello di una catena da cui pendono alcuni milioni di innocenti ammazzati o annegati e altri milioni di spodestati e spediti nel nulla, gli scafisti sono perlopiù pescatori o migranti essi stessi. La loro criminalizzazione ha un unico scopo: occultare i veri creatori di questi espropri e depredazioni, delle turbe di invasati di sangue e famelici di soldo, del caos creativo finalizzato alle fughe di popoli. E’ quello il primo anello della catena e lega Tel Aviv a Washington e a Bruxelles. La versione in farsa Renzi-Mogherini-Gentiloni, del trio tragico Mussolini-Graziani-Ciano, per bloccare le migrazioni, a rigor di logica,  dovrebbe tirare missili all’ Air Force One, o sul Knesset, o nel salotto di Hollande. Ma sarebbe come se il Duce avesse spedito i suoi 9 milioni di baionette a Berlino, piuttosto che farne gli ascari dei nazisti  dove i feldmarescialli ordinavano.
E’ vero, non stiamo in piazza come un tempo. Ma siamo tantissimi, sicuramente la maggioranza, che almeno arricciamo il naso di fronte  alle scelleratezze che piovono addosso a noi, come a chi capita a tiro dei regimi a servizio dalla Nato. E a forza di muovere quel muscoletto, potremmo arrivare anche a muovere altri muscoli e perfino cellule cerebrali. A impedire questo il regime dispone che i corifei mediatici deviino l’attenzione e la possibile rabbia conseguente dalla realtà all’artificio. Il dato reale essendo che stiamo tutti nella stessa linea di tiro, profughi e cittadini, bombardati e derubati, pensionati,  precari, operai e un terzo di italiani poveri, studenti e la vera élite pensante e cosciente del nostro paese, gli insegnanti. L’artificio è quello costruito con la più massiccia propaganda di intossicazione mai attuata dai tempi di Paolo di Tarso e di Goebbels, quella della demonizzazione di fuggiaschi dai nostri eccidi, terroristi potenziali, anzi probabili e, comunque, mangiatori a sbafo, insieme a quella ancora più facile di Rom e Sinti.Non c’è talk show che non pompi il cavernicolo Salvini (originariamente inventato, come i vari resuscitatori di sinistre farlocche, per togliere spazi ai Cinque Stelle) e organizzi, a pagamento, o per sudditanza, spettacolini sulle nequizie dei deboli tra i deboli.. E’ l’ennesima conferma dell’utilità della guerra tra poveri che i delinquenti del potere praticano da millenni per depistare dai crimini veri e far sì che, piuttosto della rivoluzione, sudditi e schiavi si sbranino tra loro
Verso il tecnonazismo globale
In Ucraina la banda di nazisti installati da Obama (in parallelo con i jihadisti protonazi nel Sud asiatico e africano e con i paranazisti ancora in giacchetta del protettorato italico) si è rilanciata alla pulizia etnica contro popolazioni che, sperimentato quello d’antan, si rifiutano di farsi divorare dal nuovo tecnonazismo di marca euroatlantica. In queste ore il ducincolo Renzi sta fraternizzando in Lituania, al vertice euro-orientale, con i camerati SS già più avanti di lui. Gli sbrindellati dei battaglioni nazisti, ora incorporati nella Guardia Nazionale ucraina sotto comando Usa, capaci di fosse comuni, mortaiate sui civili, roghi di civili a Odessa e poco altro, sono ora rafforzati da Forze Speciali Usa. Si tratta di specialisti delle provocazioni False Flag, tipo aereo NH17 maltese, o armi chimiche di Assad, o Maratona di Boston (l’indiziato per l’uccisione di tre persone, è stato appena condannato a morte, sentenza con ogni evidenza  falsa e bugiarda, e comunque, nessuna pena di morte si concepisce nei confronti di chi a forza di attentati bellici stermina milioni di persone).
Tutt’intorno all’Ucraina e quindi alla Russia, nei paesi incorporati e schiavizzati da UE e Nato, dalla Bulgaria all’Estonia, passando per Romania, Balcani, Georgia, Moldavia, Polonia e baltici, Usa e Nato svolgono manovre sempre più corpose e prolungate. Ovunque si ventila come inevitabile la guerra alla Russia. Ma è, da destra e da sinistra, che, sull’unico presidio del diritto internazionale e della pace e sul suo leader, si ulula ogni infamia possibile. Come contro Saddam, Milosevic, Gheddafi, Gbagbo della Costa d’Avorio (sostituito da Parigi con uno scagnozzo del FMI), Hugo Chavez e ora Maduro, Zelaya dell’Honduras, i patrioti serbi Mladic e Karadzic (destinati a estinguersi nel carcere del Tribunale dell’Aja, dove mai si è sognato di ospitare i serialkiller kosovari), il paraguayano Lugo e tutti gli altri strappati ai loro popoli e obliterati. Tolti di mezzo e sostituiti da despoti fantocci, o dal “caos creativo”, in virtù, anche, della collaborazione cronachistica e ideologica degli utili idioti del “manifesto” Ne citiamo gli ultimi, gli inqualificabili Battiston e Giordana, vessilliferi della democrazia imperiale imperniata sulla “società civile” collaborazionista in Afghanistan, o l’Acconcia che consuma gli ultimi brandelli di credibilità e correttezza del “quotidiano comunista” (ancora difese da eccellenze come Dinucci, Colotti, o Giorgio), blaterando contro chiunque si opponga alla Fratellanza Musulmana, già quinta colonna dei britannici e statunitensi, ora di sultani vari.
Annammo bbene!
Mai c’è stata, nella nostra stagione dello sconforto,  iniziativa più opportuna e, anzi, necessaria, alla sopravvivenza generale, del lancio di una nuova campagna anti-guerra e anti-Nato. Siamo alcune migliaia, per ora, ma, non esagero, indispensabili per la sopravvivenza nostra e di larga parte dell’umanità. La campagna No War No Nato, fin qui snobbata dalle blasonate confraternite del pacifismo, va sostenuta, letteralmente fino all’ultimo respiro. Firmiamone l’appello! Vedi FB, vedi il sito.
Pubblicato da alle ore 08:59

RENZI FACCIA TOSTA, MA IL TAXISTA LO SPUTTANA: “IO GLI HO FATTO UNA DOMANDA, QUELLO CAMBIATO DISCORSO”

“Altro che fiorentino, Renzi è napoletano. Mi ha fatto il gioco delle tre carte”. Qualche ora dopo il loro faccia a faccia in strada, il tassista romano Stefano Marcucilli usa l’ironia, amara, per raccontare cosa si sono detti lui e il premier Matteo Renzi. “Gli ho chiesto della pensione di mio suocero, che prende 1.100 euro al mese – spiega Marcucilli alCorriere della Sera -. Volevo sapere se avrà il rimborso. Renzi dice di no”. Quando il giornalista gli chiede se il premier l’ha convinto, la risposta è tutta un programma: “Sì, sono convinto che a mio suocero gli hanno fatto fuori duemila euro…”. Di fronte alla richiesta di spiegazioni, però, il dribbling di Renzi è stato da Serie A: “Quando ha visto che era in difficoltà, l’ha buttata sul calcio: Sei della Roma? Sarai contento oggi? (è il giorno dopo la sconfitta della Lazio in Coppa Italia, ndr). Anch’io ci ho scherzato: E tu ci vai a Berlino a tifare la Juve?”.
FONTE

SENEGALESE FERISCE UN MARESCIALLO DEI CARABINIERI CON UN CACCIAVITE: È GIÀ A CASA

la magistratura avrebbe sicuramente usato la stessa misura se fosse stato un notav

Sabato 23 Maggio 2015, 14:03

Sono stati concessi gli arresti domiciliari al cittadino senegalese accusato di avere colpito ieri mattina un carabiniere durante un controllo a Genova.

La decisione è stata presa nel corso del processo per direttissima.
L’udienza è stata aggiornata al prossimo 17 luglio dopo che i legali dell’uomo, gli avvocati Rodolfo Senes e Giulia Polese, hanno chiesto termini per la difesa.
L’aggressore ha detto di avere avuto paura quando è stato fermato perchè i due militari erano in borghese e non aveva capito che lo stavano controllando.
Secondo quanto ricostruito, il militare in servizio presso la stazione di San Teodoro Scali, sarebbe stato colpito alla bocca, all’addome, alla spalla e agli arti.
L’aggressore, di 31 anni, lavora come operaio edile in una ditta del centro storico cittadino, è accusato di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni aggravate.

http://www.leggo.it/NEWS/ITALIA/senegalese_ferisce_carabiniere_cacciavite_genova_arresti_domiciliari/notizie/1371008.shtml

VITALIZI? NON SOLO AI PARASSITI: ANCHE A MOGLI, FRATELLI, FIGLI E, NEL CASO DI VELTRONI, PERSINO SUA SUOCERA! ECCO L’ALBERO GENEALOGICO DELLA CASTA MALEDETTA

e poi non sanno dove trovare soldi per il reddito di cittadinanza. Niente di cui stupirsi, c’è gente che crede sia una vittoria avere un teatro in una cittadina dove hanno appena smantellato mezzo ospedale
Mogli, fratelli e cugini: il vitalizio è di famiglia
 
La suocera di Veltroni, la figlia di Cossutta, il parente stretto di Crocetta. Va avanti l’inchiesta del “Giornale” sui vitalizi
  – Gio, 21/05/2015 – 08:14

Roma – «Aggiungi un posto a tavola ché c’è un parente in più, se sposti un po’ la seggiola stai comodo anche tu». Garinei e Giovannini forse l’avrebbero scritta in questo modo se avessero saputo che, con il passare degli anni, Palazzo Madama (e anche la Camera) si sarebbe trasformato in un buen retiro per fratelli, cugini, figli e suocere.

Perché il potere ha anche un tratto ereditario e, pur essendo l’Italia una repubblica, c’è sempre qualche cinghia di trasmissione che consente di estendere ai consanguinei (biologici o acquisiti) qualche benefit.
 
Scorrendo l’elenco dei vitalizi erogati dal Senato, infatti, si scopre che dal 1992 al 2001 ha transitato sui banchi di Palazzo Madama Franca D’Alessandro Prisco. Si tratta della suocera di Walter Veltroni. Ex assessore nelle giunte comuniste del Comune di Roma con i sindaci Argan, Petroselli e Vetere, Franca D’Alessandro, moglie di Massimo Prisco, direttore della federazione statali della Cgil, compì il grande salto sulla scena nazionale. Nei quattordici anni trascorsi dal termine della propria esperienza al Senato, ha accumulato circa 770mila euro di vitalizi a fronte di una contribuzione di 238mila euro per uno sbilancio complessivo di 531mila euro circa. Una cifra leggermente inferiore a quella di Salvatore Crocetta (-586mila di «buco» previdenziale), fratello dell’attuale governatore siculo Rosario. Salvatore è un comunista vero e, dopo la Bolognina, se ne va con Rifondazione. Ma per quanto abbia avuto i suoi cinque minuti di visibilità con tre legislature da senatore, è a Rosario che è riuscito il colpo grosso di fare il sindaco del paese natio, Gela, e poi il potentissimo presidente (tra un rimpasto e l’altro) della Regione Sicilia.
 
Ecco, la Sicilia appunto. Una terra nella quale i valori familiari sono sempre al primo posto. Basta spostarsi dalla siracusana Gela alla catanese Paternò per incontrare un’altra famiglia importante: quella dei La Russa. Tutti conoscono il simpaticissimo e focoso Ignazio, avvocato fondatore di An, ex ministro della Difesa con il Pdl e oggi difensore dei valori della Destra in Fratelli d’Italia. Un po’ meno noto al grande pubblico è il fatto che la famiglia La Russa abbia la politica nel sangue. Il padre di Ignazio era senatore dell’Msi, il fratello è stato invece senatore della Dc prima e del Ccd di Casini poi. Dal ’96 non è più parlamentare e così lo sbilancio della posizione è salito a circa 700mila euro.
 
Non è un caso isolato. Prendiamo, ad esempio, Francesco Covello. Calabrese di Castrovillari, moroteo, ha seguito tutto il cursus honorum : consigliere comunale, assessore provinciale, consigliere regionale, amministratore unico delle Ferrovie della Calabria e, infine, senatore (-659mila euro). Poteva uscire di scena come un uomo qualunque? Certo che no! La figlia Stefania oggi è parlamentare Pd ed è componente della segreteria del partito di Matteo Renzi con delega ai fondi europei. Non è l’unica figlia d’arte: è accaduto a Maura Cossutta, figlia del rigoroso filosovietico Armando (-27.400 euro). È successo anche a Balda Di Vittorio, figlia del leader storico della Cgil e scomparsa all’inizio di quest’anno.
 
La citazione non è casuale. Laddove il nome non sia garanzia di successo e di continuità della tradizione, spesso è venuto in soccorso proprio il ruolo svolto nella rappresentanza degli interessi delle «masse operaie». Il sindacato ha così traslato a Palazzo Madama figure importanti. L’ultimo in ordine di tempo è stato Franco Marini, ex numero uno della Cisl che, avendo terminato l’esperienza due anni fa, è ancora in attivo per quanto riguarda la posizione contributiva. In passivo (-256mila euro), invece, è già Antonio Pizzinato, il successore di Luciano Lama alla guida del sindacato di Via Po: un comunista duro e puro, educato a Mosca. In passivo anche Giorgio Benvenuto (-192mila euro) che con lo stesso Lama e Pierre Carniti (-378mila euro, la sua scheda è stata pubblicata lunedì) faceva tremare governi e Confindustria tra gli anni ’70 e ’80.
 
Talvolta vale pure il processo inverso: un brand è talmente forte che lo si può anche declinare in politica. Ne sa qualcosa Luigi Biscardi (-531mila euro), al Senato dal 1992 al 2001 con il Pds-Ds. È il fratello del famosissimo Aldo, quello del Processo del lunedì . Entrambi avevano il cuore a sinistra da giovani. L’Aldo nazionale passò da Paese Sera al Tg3 in un sol colpo. Anche il partito aveva bisogno di uno sgub .
 
FONTE
 

L’ultima idea del governo. Chi lascia il lavoro prima dirà addio al “retributivo”

per fortuna che gli antagonisti sono in piazza a difendere la democrazia che questo terzo governo non eletto sta portando avanti. E per fortuna che è un governo compagno, tanto in affanno per i deboli, disoccupati, lavoratori pensionati……per fortuna che difende i deboli dalle “destre reazionarie” che portano via i tanti diritti di cui i poveri godono

 Il ministro Poletti annuncia “una delle cento idee” allo studio: chi si ritira con meno di 67 anni d’età avrà l’assegno calcolato solo sui contributi versati

 
Fabrizio Ravoni – Ven, 22/05/2015 – 08:09
 
Vuoi andare in pensione prima del tempo? Allora devi accettare che il calcolo del tuo assegno venga elaborato in base al sistema contributivo, e non più con quello «misto» (retributivo e contributivo).
 
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Pensionati in attesa in un ufficio dell’Inps
 
Nella sostanza è questo il messaggio che Giuliano Poletti invia alle migliaia di sessantenni rimasti imbrigliati al posto di lavoro dalla riforma Fornero fino a 67 anni. Il ministro del Lavoro spiega che questa di un diverso sistema di calcolo «è solo una delle cento ipotesi possibili sul tappeto», allo studio del governo per risolvere l’allungamento forzoso dell’età lavorativa introdotto dal governo Monti.
 
E che in realtà «al momento non è escluso nulla fino a che non avremo fatto un approfondimento puntuale». Momento che avverrà quando il governo metterà mano alla legge di Stabilità, cioè a settembre. «Sul tema della flessibilità in uscita – spiega Poletti – ci sono tante variabili che dipendono dall’efficacia, la finanza pubblica, l’equità».
 
In realtà, il ministro del Lavoro sta cercando di «gestire» l’annuncio fatto da Renzi quando ha presentato il decreto-pensioni che ha l’obbiettivo di risolvere il problema della sentenza della Corte Costituzionale. In quell’occasione, il presidente del Consiglio ha annunciato che è sua intenzione mettere mano alla legge Fornero ed introdurre misure in grado di favorire l’uscita anticipata dei lavoratori, rispetto all’allungamento previsto dalla riforma di tre anni fa.
 
Renzi ha fatto anche l’esempio della donna che, rinunciando a 30 euro di pensione, potrebbe stare vicino al nipotino. «Così risparmia i soldi per la baby sitter», ha commentato. In realtà, a conti fatti, un’eventuale uscita anticipata costerebbe al futuro pensionato non 30 euro, ma il 30% dell’assegno.
 
Così, per provare ad «avvicinare» le prese di posizioni del presidente del Consiglio con il taglio reale della pensione, Poletti sposta la discussione sul sistema di calcolo del trattamento.
 
In effetti, se il futuro pensionato che volesse uscire prima dei 67 anni accettasse che l’assegno venisse calcolato con il sistema contributivo (tanto versi tanto prendi), il taglio del trattamento corrisponderebbe più o meno ad una riduzione del 30%.
 
Nel 1995 la riforma Dini introdusse diversi sistemi di calcolo della pensione. Chi, a quella data, aveva più di 18 anni di contributi, al momento del ritiro avrebbe ricevuto l’assegno calcolato con il sistema contributivo. Chi, a quella data, aveva meno di 18 anni di contributi, avrebbe avuto la pensione calcolata con un sistema «misto»: per una parte retributivo, per una parte contributivo. Infine, per tutti i neo assunti a partire dal 1995 doveva essere applicato esclusivamente il sistema contributivo.
 
I sindacati sono già sul sentiero di guerra. Annamaria Furlan, segretario della Cisl, apprezza le aperture di Renzi e Poletti sulla flessibilità in uscita. Ma non vuol sentire parlare di tagli dell’assegno. «Quando avremo una proposta concreta in materia la illustreremo ai sindacati», precisa il ministro del Lavoro.
 
Ma la Furlan sottolinea che «la risposta del governo alla sentenza della Consulta, non basta ed è insufficiente». Alle telecamere di Omnibus , La7, commenta che «non si può parlare di bonus perché si tratta di soldi che appartengono ai pensionati e alle pensionate. Con l’una tantum e la rivalutazione a partire dal 2016 si restituiscono solo in minima parte i soldi ai pensionati».

ADESSO E’ UFFICIALE: RENZI DENUNCIATO A FIRENZE PER ASSOCIAZIONE A DELINQUERE! PRIMA UDIENZA FISSATA PER IL 15 GIUGNO.

ssh silenzio mi raccomando,anzi, andiamo anche a difenderlo a processo come gli antagonisti difendono il Pd da Salvini
 
  
Processo il 15 giugno a Firenze. Il premier rischia grosso.
 
Giunge in queste ore la denuncia ufficiale di Alessandro Maiorano (che fu denunciato in primis da Matteo Renzi per diffamazione,per aver indossato una maglietta diffamatoria) in cui si legge che Matteo Renzi è stato denunciato per i seguenti reati: associazione a delinquere; peculato (reato commesso da un pubblico ufficiale, o dall’incaricato di un pubblico servizio, che si appropria di denaro o di altro bene mobile altrui, affidatogli in ragione delle sue funzioni); e corruzione.
 
La denuncia, assai nutrita, è il frutto di una lunga serie di azioni che il Renzi ha condotto contro il Maiorano, impiegato al Comune di Firenze con problemi di famiglia. Tutto è nato da una richiesta di aiuto da parte del Maiorano la cui mamma versava – e tutt’ora versa – in condizioni di salute molto delicate. A partire da allora, il Maiorano, dopo aver distrattamente colto una assurda incongruenza tra i dati contenuti nelle comunicazioni degli Ufficiali Giudiziari, ha cominciato ad indagare sui trascorsi di Matteo Renzi e sul sospetto giro di abitazioni e repentini cambi di residenza avvenuti in concomitanza delle sue scoperte.
 
Nella denuncia di Alessandro Maiorano, oltre alle vicende relative alla casa in affitto in Via Alfani 8 pagata dal un tale che mette insieme il pranzo con la cena grazie ai lavori che svolta al Comune di Firenze di cui era sindaco il suo caro amico Matteo Renzi, si legge dell’altro: Matteo Renzi avrebbe sperperato almeno 30 i milioni di euro per cene di rappresentanza, bistecche alla fiorentina, viaggi all’estero e per la realizzazione di due iniziative di promozione dell’immagine stessa del Renzi: la “Genio Fiorentino” che, come leggiamo nel documento, si “presenterebbe come una clamorosa operazione di peculato”; e l’altra che si chiama “Florence Multimedia” con tanto di web-tv attraverso cui “il Renzi tanto si pose in contrapposizione con gli interessi pubblici della Provincia che azzerò, eticamente, l’Ufficio pubblico della stessa Provincia, sostituendolo con questo mastodontico baraccone mangiasoldi… enfatizzando, con l’irradiazione della sua immagine, modesti episodi riconducibili ad interesse pubblico, ma tanto modesto da non implicare minimamente una così costosa pubblicizzazione”.
 
Praticamente, stando al contenuto della dichiarazione del Maiorano, “Genio Fiorentino” e “Florence Multimedia” si passavano il testimone l’un l’altra cosicché “venivano dati soldi in più a Florence Multimedia per curare questa promozione, soldi che tirava fuori la Provincia erogandoli a favore di “Genio Fiorentino”, il quale doveva trasferire la somma a Florence Multimedia, la quale così accresceva le potenzialità economiche per curare l’immagine del Renzi”.
 
Da ora in poi, tutto dipende del Procuratore Capo al quale spetta il delicatissimo compito di dare seguito a questa immane sequela di pesantissime accuse nei confronti di un primo ministro il quale – ricordiamolo – non è stato eletto da nessuno e sta facendo i propri comodi come se fosse un membro dell’Ancien Regime.
 

PROCESSO BAITA DELLA MADDALENA, PARZIALE MA SIGNIFICATIVA VITTORIA PER I NO TAV

Apprendiamo con piacere come il processo per l’abuso edilizio della baita in Clarea si sia concluso con una parziale ma significativa vittoria per i No TAV. Gli imputati sono stati assolti da uno dei tre capi di imputazione, quello riferito alla violazione paesaggistica. E’ stata inoltre rigettata la richiesta di risarcimento da parte di LTF, con condanna della medesima alla rifusione delle spese legali. Resta da chiarire come LTF si sia potuta costituire parte civile chiedendo il risarcimento visto che ancora oggi non abbiamo la possibilità di comprendere chiaramente quali fossero i confini del cantiere. La baita è uno dei simboli più significativi della resistenza No TAV, ed è oggetto di un altro procedimento che coinvolge anche Beppe Grillo, condannato in primo grado per violazione dei sigilli.

Resta un punto interrogativo sulle presunte violazioni dei vincoli paesaggistici, se esse valgano solo per i No TAV o anche per gli interventi di LTF come ad esempio avvenuto nei pressi del museo archeologico di Chiomonte, trasformato addirittura in caserma per un certo periodo ed a tutt’oggi inaccessibile.

Ma il vero processo, ne siamo convinti, si svolgerà fra diversi anni, quando i promotori della grande opera inutile dovranno rispondere davanti ai giudici di una devastazione del territorio e di uno spreco di denaro pubblico che ha davvero pochi precedenti nel nostro paese.

Francesca Frediani, Consigliere regionale M5S Piemonte

Acsel: dopo le dimissioni nostra intervista a Fabrizio Zandonatti.

 http://www.tgvallesusa.it/2015/05/acsel-dopo-le-dimissioni-nostra-intervista-a-fabrizio-zandonatti/
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Fabrizio Zandonatti ex presidente di Acsel ha rassegnato le dimissioni dopo un post del senatore Stefano Esposito. Noi lo abbiamo intervistato per conoscere la sua versione.

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di Davide Amerio.

Dopo l’intervento del senatore Esposito sulla sua pagina di FB, Fabrizio Zandonatti ha scelto di dimettersi da presidente della società Acsel che gestisce la raccolta rifiuti in Val di Susa. La notizia ha fatto molto clamore; sui media è stata ripetuta l’accusa di aver utilizzato la carta di credito aziendale per un totale di 92.000 euro in due anni. Abbiamo chiesto a Zandonatti di raccontarci la sua versione. Di seguito il resoconto dell’intervista che ci ha gentilmente concesso. 

D: Come funziona la struttura direzionale di Acsel di cui lei faceva parte?
R: esiste la figura del Presidente, di un Amministratore Delegato che è anche Amministratore Generale e un Consiglio di Amministrazione. I poteri di carattere operativo li ha l’Amministratore Delegato che è anche amministratore generale. Il presidente aveva poteri di rappresentanza e qualche potere residuo e vi è un consigliere che non ha di fatto poteri, partecipa al consiglio, e tutte le decisioni che hanno particolare rilevanza o che superano le deleghe assegnate o che non sono assegnate dall’assemblea e che come importi superano i valori autorizzati sono sottoposti alla sua approvazione; a meno che non siano esclusiva dell’amministratore delegato. Le decisioni nel complesso sono collegiali.

D: l’Acsel è composta da soci che sono in pratica enti locali della Valle
R: si! e hanno affidato ad Acsel i servizi di raccolta e smaltimento rifiuti, tranne due comuni che sono Buttigliera e Rosta. Questi sono soci di Acsel non per la raccolta rifiuti ma perché un tempo Acsel svolgeva anche l’attività di depurazione del servizio idrico integrato delle acque. Acsel è stato l’unico soggetto che invece di conferire il proprio depuratore a SMAT e ottenere in cambio delle azioni lo ha invece venduto generando una grande liquidità.

D: La società si è occupata anche di fotovoltaico e fibra ottica mi pare.
R: attività che era stata decisa dai soci prima che arrivassi. L’idea era che la società diventasse anche essere un motore di innovazione nei confronti dei comuni e non si occupasse solo della raccolta rifiuti mettendo in campo azioni che fossero profittevoli per i comuni e anche per Acsel. Il progetto esaminava l’ipotesi di un ritorno economico per gli investimenti effettuati da Acsel e che non costiuisse un danno per i soci che non avessero aderito. Gli investimenti sul fotovoltaico non sono stati fatti su tutti i comuni in quanto alcuni di essi non avevano caratteristiche idonee (esempio la posizione). Decisioni queste comunque assunte prima che arrivassi in Acsel.

Sulla fibra ottica c’è stato un progetto che prosegue ancora oggi e che consente ai comuni di aderire con un investimento molto contenuto per attivare il Wi-Fi sul territorio e collegare con la fibra alcune sedi istituzionali. Nel complesso manca, talvolta, una visione sovra-comunale che consenta di realizzare delle economie di scala. Per esempio non tutti i comuni trattano la differenziata in modo uguale.

D: sovente la gente pensa che la raccolta differenziata finisca tutta nell’inceneritore. Quanto c’è di vero?
R: ciò che è stato raccolto in modo differenziato viene valorizzato anche se non è possibile attuarlo al 100% in quanto il prodotto sovente risulta sporcato con del materiale improprio. La raccolta differenziata viene calcolata a peso. Per esempio raccogli una tonellata di vetro ma poi quando la scarichi ti accorgi che dentro ci è stato messo dell’altro. Accade anche per la frazione organica. Non è la carta che crea un problema. Ma sono le lattine, vetro e cose simili. La quota residua della raccolta differenziata, quello che rimane, un tempo veniva portato all’impianto di interramento controllato, per esempio la discarica di Mattie, a costi più contenuti, invece da alcuni mesi va all’inceneritore di Torino con costi maggiori (legati alla distanza). I compattatori utilizzati per la raccolta non sono mezzi adatti pr fare lunghi percorsi stradali e quindi si stanno realizzando dei centri di trasferenza nei quali dai compattatori i residui vengono scaricati su mezzi più grandi che trasportano i rifiuti residui all’inceneritore. Indubbiamente abbiamo delle dis-economie di scala.

Non è più possibile utilizzare la discarica di Mattie a causa di una circolare (chiamata “Orlando”) che recepisce una normativa europea – e l’Italia è già stata sottoposta a sanzioni da tempo per molti milioni di euro per non aver applicato la normativa comunitaria. La normativa prevede l’obbligo di portare in discarica materiale tale per cui non generi una certa quantità stabilita di carbonio residuo. Per rispettare questo i rifiuti dovrebbero prima finire in un impianto di selezione che deve stabilizzare il rifiuto – riducendo in modo rilevante la quantità di carbonio – e dopo può quindi essere conferito in discarica. Purtroppo nella provincia di Torino non esiste nessun impianto di questo tipo.

D: veniamo alla questione della carta di credito, ci racconti la sua versione. E’ corretto quanto sostenuto dal senatore Esposito che lei in due anni ha speso circa 92.000 euro?
R: intanto precisiamo che si tratta di quattro anni e non di due. Quando un amministratore, o un dipendente di un’azienda, usa una carta di credito aziendale per fare delle spese, in azienda arriva l’estratto conto e viene registrato il costo sostenuto dall’azienda attraverso quella carta di credito e colui che l’ha usata acquisisce una posizione debitoria nei confronti della società. Quando l’utilizzatore presenta i documenti giustificativi pari all’importo registrato come costi, il debito viene chiuso.

Dal 2011 al 2012 c’è stata una fusione aziendale e l’attività – amministrativa – si è di fatto fermata. Nel 2013 quando si è presa in mano la situazione contabile la persona incaricata ha avuto un grave problema famigliare e quindi i dati (le pezze giustificative)non sono stati caricati. L’attività di verifica dei conti iniziata nel 2013 si è conclusa nel 2014. Mancando questa persona nessuno ha pensato di caricare i dati di giustificazione delle spese, nemmeno quelle “inequivocabili”. Nel 2014 è stato fatto un lavoro più attento sui conti e una parte delle spese sostenute (con la carta di credito) non sono state riconosciute per diversi motivi. Mancava parte dei documenti necessari (documentazione attestante incompleta), e a distanza di tre anni alcuni documenti non erano più recuperabili perchè i soggetti che li avevano rilasciati non erano più esistenti oppure non erano più in grado di produrre copia del documento originale se perduto. Mancando quindi alcuni documenti la società non ha riconosciuto la spesa. Altre spese sono state considerate “non inerenti” (spese con scontrini non fiscali oppure non chiaramente riconducibili alla società). Il collegio sindacale che ha fatto le verifiche ha applicato il massimo rigore: ciò che non è chiaramente riconducibile non può essere considerato. Tutta questa parte ha costituito una somma che ho provveduto a pagare e quindi quei 92.000 si sono ridotti in quanto è venuto meno parte del credito (41.000 euro) che la società vantava. La parte rimanente (circa 51.00 euro) è stata considerata dal collegio sindacale supportata da documenti attestanti le spese e ha chiuso quella posizione contabile. Il bilancio 2014 presentato dalla società con allegata la relazione del collegio sindacale (obbligatoria per Legge) non cita questo problema perché il problema è stato risolto.
Quindi se nel 2013 c’era un “debito” di Zandonatti verso la società di X euro, nel 2014 il debito non esiste più in quanto una parte è stata saldato (quella non riconosciuta) e l’altra è stato riconosciuto come spesa competente alla società.

D: Quindi la vicenda parte dal 2011. Il fatto di aver ridato alla società una “parte” che non era giustificata questo non avvalora le “illazioni” per le quali qualcuno può dire che Zandonatti ha fatto delle spese personali con la carta di credito aziendale?
R: Il fatto è che in quella cifra c’è di tutto. Spese non sostenute, altre non imputabili direttamente alla società ma che ho fatto pensando che fossero imputabili alla società. Ci possono essere stati alcuni errori che ho fatto ma certo l’obiettivo non era quello di utilizzare la carta di credito a mio vantaggio. Non è che uno possa pensare di fare il furbo con la carta di credito aziendale quando è tutto registrato. Se Acsel vantasse un credito di quelle proporzioni nei miei confronti avrebbe già provveduto con azioni atte al recupero dei soldi. Come fa qualsiasi azienda nei confronti dei clienti che non pagano.

D: ma ci sono altri soggetti che non sono clienti che hanno posizioni debitorie nei confronti della società?
R: si, non molti ma ce ne sono.

D: chi per esempio?
R: questo non lo posso dire, sono fatti interni alla società.

D: Questa vicenda sembra avere anche dei contorni “politici” all’interno delle diatribe presenti nel PD valsusino. Qualcuno ha osservato che forse non era nemmeno lei l’oggetto di questa questione sollevata sui media. Cosa ne pensa? Il senatore Esposito l’ha definita un “No Tav moderato” si riconosce in questa definizione?
R: Intanto mi domando cosa c’entri Esposito con l’azienda. Il problema era risolto da un punto di vista aziendale. Non c’è ammanco, non c’è “buco”, non c’è quello che hanno scritto i giornali.

Questo non lo dico io, ma il bilancio, gli atti e il collegio sindacale. L’intervento di Esposito su questa vicenda avviene dopo la chiusura del problema attestata dal collegio, quindi mi sembra “fuori tempo” sotto questo aspetto. La questione contabile era stata chiusa già due mesi prima del suo intervento. Diversamente non sarebbe stato possibile presentare un bilancio corretto. Da quello che ho letto ci sono alcune cose che mi fanno pensare ci siano altri ragionamenti dietro questa vicenda. Per esempio l’”accusa” di essere un No Tav “moderato”, che non so cosa voglia dire, e di essere anticasta. Mi pare di ricordare che l’articolo 21 della Costituzione garantisce la libertà di esprimere le proprie opinioni a meno che uno non commetta un reato, insultando o affermando il falso, o tirando i sassi. Quindi l’affermazione mi pare un po’ gratuita.
L’errore che è stato fatto è l’aver considerato la questione sotto il profilo “interno” all’azienda senza immaginare eventuali risvolti “esterni” di natura più strumentale e politica. Colpa anche mia che non ho sollecitato la risoluzione più rapida di questa questione contabile.

D: Qualche attacco politico c’era stato già in passato. Nel 2012 Lo Spiffero pubblicò un articolo tirando in ballo lei, la società e la sua compagna affermando che il giovane No tav che diede della “pecorella” a un carabiniere era un dipendente Acsel che se ne andava in giro a fare manifestazioni durante le ore di lavoro.
R: Ciò è assolutamente falso; non era un dipendente di Acsel; Marco Bruno era dipendente di una cooperativa che lavorava per noi; Acsel si era costituita come parte lesa in questa vicenda, neanche su mia richiesta.

D: ha ricevuto solidarietà su questa storia che l’ha coinvolta?
R: si, sopratutto messaggi da persone inaspettate; meno da persone da cui mi sarei aspettato un appoggio. Sono vicende che nel loro male aiutano a rinsaldare i rapporti famigliari e ti consentono di selezionare le amicizie.

(D.A. 23.05.15 – intervista del 19.05.15)

Egli ritira la querela. Esposito e i comizi tramite avvocato

post — 19 maggio 2015 at 15:53

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Ne scriviamo per diletto, nulla di più, perchè commentare le sparate di Esposito annoia chiunque abbia un minimo di senso. Ma l’ultima è veramente buona. Il senatore del partito democratico annuncia ai quattro venti (ecco, le agenzie di stampa invece lo prendono sempre sul serio) che ha ritirato una querela nei confronti di una notav e del sito notav.eu.

Fino a qui nulla di che, ma sono i modi e le motivazioni che vanno sottolineati.

I modi: tramite il suo avvocato Esposito presenta le sue motivazioni, ovvero 4 pagine scritte dove parla in terza persona di se. Un comizietto a mezzo stampa che nemmeno gli altri querelanti che hanno ritirato la denuncia, Chiamparino e Morgando, hanno sottoscritto e il giudice non ha neanche letto la prima pagina.

L’avvocato sottoscritto, difensore di ESPOSITO STEFANO, persona offesa nel procedimento penale indicato in epigrafe a carico di Triolo Loredana, rassegna le seguenti note, redatte personalmente dal predetto Esposito Stefano, a sostegno della remissione di querela.

E con che motivazioni: “La battaglia per il Tav è vinta perché l’opera è stata democraticamente decisa e perché Francia e Italia la stanno realizzando secondo i cronoprogrammi. Non c’è più nessuna battaglia da combattere”. E non solo, il senatore se la prende anche con gli avvocati che prestano gratuitamente la loro opera difendendo i notav e battagliando con ricorsi e azioni legali, che definisce ” […]strumento per silenziare le voci che non rispondono all’appello notav. Pazientemente lo stesso ( parla di lui medesimo ndr) accetta anche questa strategia e attende con serenità che la magistratura faccia il proprio lavoro…”

Insomma Espochi? con clemenza ritira le querele, ed “egli avanza verso la vittoria”, per usare il suo linguaggio.

Bravo Stefano, non ricambieremo il favore.

Syrie, Bataille de Palmyre : la coalition prise au piège de ses mensonges et du dogme de l’alliance entre Bachar et l’EI

http://www.info-contre-info.fr/international/syrie-bataille-de-palmyre-coalition-prise-piege-de-mensonges-dogme-de-lalliance-entre

Le figaro

Syrie, Bataille de Palmyre : la coalition prise au piège de ses mensonges et du dogme de l'alliance entre Bachar et l'EI
21/05/2015

Prise de Palmyre par l’État islamique : pourquoi une telle inaction de la coalition?

Les combats continuent, pourtant la coalition anti-Daesh emmenée par les occidentaux détourne pudiquement le regard.

La coalition continue de bombarder avec succès les positions djihadistes face aux kurdes, hier à Kobané et aujourd’hui à Hassaké, mais Palmyre l’indiffère. Quelques raids aériens bien guidés auraient pu stopper net les colonnes du Djihad. Mais parce que ce sont des alaouites qui résistent à la barbarie, rien ne sera fait.
L’indignation de la communauté internationale est unanime, la directrice générale de l’Unesco Irina Bokova s’active pour sauver Palmyre. Jack Lang, président de l’institut du monde arabe, a pris les accents des soldats de l’an II sur Europe 1: «il faut massacrer ces massacreurs et sauver Palmyre!» Décidément ses camarades font peu de cas de nos racines gréco-latines. La culture n’a pas d’importance quand les «méchants» la défendent. Comme si l’Occident ne parvenait pas à sortir de son manichéisme pour prendre la moins mauvaise des solutions.
Cette indignation stérile s’explique aisément: la bataille de Palmyre remet en cause le dogme de l’alliance tacite entre Bachar et l’EI. C’est le conte que rabâche depuis quatre ans les chantres de «l’opposition syrienne»: Bachar et l’EI sont alliés, ils sont les deux têtes d’un même hydre bicéphale. Tandis que des combats opposent depuis des années les troupes loyalistes aux soldats du califat à Der Ez Zor, à Damas et ailleurs; tout est fait pour minimiser sinon effacer la part que prend l’armée loyaliste dans la lutte contre Daesh.

Ancien élève de l’École spéciale militaire de St-Cyr puis de l’École des officiers de la Gendarmerie nationale, Hadrien Desuin est titulaire d’un master II en relations internationales et stratégie sur la question des Chrétiens d’Orient, de leurs diasporas et la géopolitique de l’Égypte, réalisé au Centre d’Études et de Documentation Économique Juridique et social (CNRS/MAE) au Caire en 2005.

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