CHARLIE, L’OPINION RUSSE ET LA REPRISE DELA GUERRE AU DONBASS/ SUR AFRIQUE MEDIA TV (25 JANV. 2015)

Les experts internationaux de EODE sur les médias …

EODE-TV & AFRIQUE MEDIA TV/

Avec EODE Press Office/ 2015 01 25/

EODE-TV - EXPERTS beaur CHARLIE, RUSSIE, DONBASS (2015 01 25) FR

Intervention de Fabrice BEAUR,

Administrateur de EODE Zone Russia-Caucasus :

 Video sur le Website d’EODE-TV https://vimeo.com/118050110

 L’introduction de Bachir Mohamed LADAN :

Maintenant, nous allons partir à Moscou pour écouter ce que notre correspondant en Russie Fabrice BEAUR a à nous dire au sujet de l’attentat contre l’hebdomadaire satirique Charlie Hebdo vu de Moscou. Fabrice, c’est à vous, on vous écoute ?

Justement, Fabrice, vous avez parlé de Poroshenko. Rien n’est encore réglé en Ukraine.

Pourriez-vous nous faire un point de situation sur ce qui se passe là-bas. Car les grands medias occidentaux semblent avoir délaisser cette actualité ?

Alors, Fabrice sommes-nous face à une reprise de l’offensive de Kiev contre les capitales des républiques populaires du Donbass ?

 Diffusé sur AFRIQUE MEDIA TV

dimanche 25 janvier 2015 dans l’émission ‘Le Débat Panafricain’

présenté par Bachir Mohamed Ladan.

 EODE-TV / EODE Press Office /

________________________

www.afriquemedia.tv

EODE-TV sur Vimeo: https://vimeo.com/eodetv

Retrouvez nous sur Facebook

avec le « Groupe officiel AFRIQUE MEDIA TV » : https://www.facebook.com/groups/afrique.media.groupe.officiel/

LE BOURRAGE DE CRANE PRO-DAECH OU PRO-CHARLIE REND BETE. MAIS LA REPRESSION CONTRE LES ANTI-CHARLIE REND FOU …

LM avec PCN-SPO et RT/ 2015 01 29/

1B8gK5ScIEAAb1xu

 … France: Ahmed, 8 ans, entendu par la police pour “apologie du terrorisme” !

Une école primaire a porté plainte contre un petit garçon (belle mentalité du corps enseignant), qui avait indiqué en classe se sentir “du côté des terroristes”. Son avocat, Me Sefen Guez, a dénoncé avec raison et bon sens sur BFMTV “l’état d’hystérie collective” aujourd’hui en France, qui “amène un gamin de 8 ans à être auditionné par la police” !

 Au départ de cette histoire, il y a un tweet, rédigé par Me Sefen Guez Guez, un avocat du sud de la France. Le mercredi 28 janvier dernier, un enfant de 8 ans scolarisé en CE2 (troisième primaire) à Nice a été entendu par la police. Motif: au lendemain de l’attentat contre Charlie Hebdo, lors d’une discussion en classe, il aurait tenu des propos de “solidarité” avec les terroristes. “Je suis du côté des terroristes, car je suis contre les caricaturistes du prophète”, aurait-il déclaré en réponse à la question du professeur “êtes-vous Charlie?”.

C’est l’instituteur de l’enfant qui a rapporté les faits, ensuite signalés à la police par le directeur de l’école. “On a convoqué l’enfant et son père pour essayer de comprendre comment un garçon de 8 ans peut être amené à tenir des propos aussi radicaux”, a expliqué sans rire et sans honte à l’AFP le directeur départemental de la sécurité publique, Marcel Authier. Instituteur délateur contre un enfant et flics : tout çà existait sous un précédent régime disparu en 1945, le IIIe Reich nazi …

Après avoir été entendu 30 minutes, l’enfant a “joué avec des jouets pendant l’audition de son père civilement responsable”, rapporte l’AFP. Si les représentants de l’école primaire ne se sont pas encore exprimés sur l’affaire, du côté de la police on précise: “On peut regretter que ça ait pris la forme d’une audition formelle, mais compte tenu de l’importance de ces déclarations et du contexte, il nous a semblé qu’on pouvait aller un petit peu plus loin.”

La nouvelle s’est rapidement répandue sur les réseaux sociaux. Entre consternation et amusement.

L'”apologie d’acte de terrorisme” est punie par la loi en France. La peine encourue peut aller jusqu’à sept ans de prison et 100.000 euros d’amende. Dans le cas présent, concernant un mineur de moins de 10 ans, il n’est bien sûr pas question de sanctions aussi lourdes. Selon le site officiel de l’administration française (lire ici), la sanction pénale imposée à un enfant de moins de 10 ans et doté de discernement consiste “seulement [en] des mesures éducatives”.

Précision : les parents de sont pas de dangereux salafistes. D’après Me Sefen Guez Guez, les parents ont bien expliqué à leur enfant que “le terrorisme, c’est mal”.

 Commentant les projets de « patriot act européen », j’écrivais que « 1984 c’était demain ». Je me trompais. 1984  c ‘est déjà maintenant. Et le grand visionnaire Orwell s’est simplement trompé d’année : 1984 c’est 2015 …

 LM

Lo strano caso del senatore Ciampi: percepisce tutta la diaria con il 100% di assenze

È un tecnico responsabile, moralmente superiore ed imparziale quanto estraneo alla logica di agio dei politici…..

Di Eugenio Cipolla, il 26 gennaio 2015

ciampi

Ci sono un paio di domande che sin dal 1948 turbano i sogni dell’italiano medio: quanto servono i senatori a vita? Sono davvero utili per il paese? Dare la risposta corretta ovviamente non è facile. Questo perché spesse volte la verità altro non è che un mero punto di vista. E questo è uno di quei casi. Quando nel nostro paese si apre la polemica sul ruolo dei senatori a vita, di solito si sfidano due fazioni: quelli contrari (destra) e quelli favorevoli (sinistra). I primi sostengono che i senatori a vita non hanno nessuna funzione, se non quella di appoggiare i governi di sinistra in difficoltà con i numeri, mentre i secondi asseriscono che non si può svilire con mere illazioni i meriti di coloro che, secondo quanto sancito dall’articolo 59 della nostra Costituzione, «hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario».

Ora, pur di evitare ulteriori sterili polemiche, si potrebbe bollare il tutto come una questione di opinioni. Si potrebbe, ma i numeri della loro attività in Senato forniti da Openpolis, associazione che da anni si occupa di monitorare l’attività dei Parlamentari italiani, invitano a fare il contrario. Vediamo perché. Attualmente in Senato ci sono sei senatori a vita, quattro di nomina presidenziale e due di diritto (ossia ex presidenti della Repubblica cessati dal mandato): Elena Cattaneo, Mario Monti, Renzo Piano, Carlo Rubbia, Carlo Azeglio Ciampi e il fresco dimissionario Giorgio Napolitano. E, a giudicare dai numeri della loro attività, non si danno proprio un gran da fare.

Prima di entrare nel dettaglio, è bene precisare che anche i senatori a vita, così come tutti i senatori ordinari, ricevono un trattamento economico composto da indennità, spese per l’esercizio del mandato, rimborsi e soprattutto diaria. Quest’ultima si quantifica in 3.500 euro al mese, ma varia a seconda di alcune condizioni. Scrive il sito del Senato: «Sono previste decurtazioni per ogni giornata di assenza dai lavori parlamentari. In particolare è penalizzata l’assenza dalle sedute delle Commissioni e delle Giunte in cui si svolgano votazioni; per quel che riguarda i lavori dell’Assemblea, la decurtazione della diaria si applica se il Senatore non partecipa almeno al 30 per cento delle votazioni effettuate nell’arco della giornata». Tuttavia, se un senatore risulta in missione per conto del gruppo di appartenenza o di una Commissione che presiede, è come fosse presente ai fini del calcolo della diaria. E questo è un particolare non da poco.

Ciò significa che se Mario Monti non partecipa al 100% delle votazioni, non percepirà tutti i 3.500 euro, ma solo una parte. Ed effettivamente è così, perché l’ex presidente del Consiglio, nominato senatore a vita in pompa magna da Giorgio Napolitano qualche giorno prima di prendere il posto di Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi, in Senato, nel corso della XVII° Legislatura, ha partecipato solo al 15,18% delle votazioni (contro una media del 75,50%), risultando assente 21,41% delle volte (contro una media del 17,66%) e in missione il 63,40% (contro una media del 6,84%). Queste percentuali pongono due problemi piuttosto seri: la scarsa presenza di Monti in Aula e il fatto che l’ex premier percepisca la gran parte della diaria per essere perennemente in missione (6 volte su 10). Cos’abbia di così importante da fare, non è lecito saperlo, ma a guardare i dati relativi ai suoi colleghi senatori a vita, sembra che il problema sia piuttosto comune.

Elena Cattaneo, ad esempio, si mantiene pressappoco sui livelli di Mario Monti: 17,27% di presenze, 45,71% di assenze, 37,02% di missioni. Mentre Renzo Piano, uno dei più grandi architetti di fama mondiale, sbaraglia tutti, avendo partecipato solo allo 0,12% delle votazioni (8 su 6515), risultando assente nel 9,27% dei casi e in missione il 90,61% delle volte. Solo Carlo Rubbia, almeno sotto il profilo diaria, è l’unico che ha usufruito pochissimo dello strumento delle missioni: solo il 3,98% delle volte, anche se ha una percentuale di assenze dell’83,85% e un tasso di presenze di appena 12,17%.

E i senatori a vita di diritto, ossia gli ex presidenti della Repubblica? Su Napolitano, essendosi dimesso da qualche giorno, c’è poco da dire, perché l’ex capo dello Stato si starà godendo sicuramente un periodo di “meritato” riposo, anche se in molti assicurano che continuerà a partecipare alla vita democratica del paese. Diverso, invece, il discorso per Carlo Azeglio Ciampi. Dallo scorso anno l’ex presidente della Repubblica è afflitto da diversi problemi di salute che gli rendono impossibile partecipare alle sedute in Senato. Eppure, spulciando i dati relativi alle sue presenze, si nota un’anomalia: in questa Legislatura Ciampi risulta sempre in missione, con una percentuale record del 100%. Su 7719 votazioni elettroniche, l’ex governatore della Banca d’Italia è stato 7719 volte in missione.

Un dubbio assale chiunque si trovi a consultare questi dati: come è possibile essere sempre in missione? Come è possibile nel caso specifico di Ciampi, convalescente da lungo tempo? Tra l’altro il regolamento del Senato, così come quello della Camera, non prevede la registrazione del motivo dell’assenza al voto del parlamentare. Non si può distinguere, pertanto, l’assenza ingiustificata da quella, ad esempio, per ragioni di salute. Tanto più se il senatore è in missione. A questo punto delle cose, onde evitare anche facili illazioni, è sicuramente d’obbligo fare una riflessione: che uno come Ciampi a 94 anni possa aver architettato direttamente tutto questo, dopo essere stato premier, ministro del Tesoro, governatore di Bankitalia e Presidente della Repubblica, è piuttosto difficile. Anzi, forse è addirittura impossibile. Ma che dietro ci sia la mano di qualcuno che nel gruppo Misto (quello al quale è iscritto Ciampi) intende compiacere l’ex Presidente della Repubblica, magari anche a sua insaputa, è piuttosto probabile. Sta di fatto che, almeno nella Legislatura in corso, gli italiani hanno già pagato a Ciampi ben 73.500 euro che si potevano benissimo risparmiare.

http://www.qelsi.it/2015/lo-strano-caso-del-senatore-ciampi-percepisce-tutta-la-diaria-con-il-100-di-assenze/

Il legame inossidabile tra Bce e la finanza. E ora Padoan vuole anche piano salva banche

Sicuramente ce lo hanno imposto i cattivi teteski. Padoan vuole un piano salva banche, perché il QE cos’è salva cittadini???????

Povere banche, sia mai che si suicidano anche loro…..

 di: WSI | Pubblicato il 28 gennaio 2015

Al lavoro per rendere concreto il progetto bad bank. Per il ministro “opinione pubblica capisce”

ascv

 In tutto il mondo manifestazioni di protesta contro il mondo e soprattutto il potere delle banche.

ROMA (WSI) – Giovedì, 22 gennaio: Mario Draghi lancia il bazooka monetario in Europa: 60 miliardi di acquisti di bond governativi al mese, fino ad almeno a settembre del 2016. Finalmente il QE arriva, e le autorità europee elogiano il banchiere per la sua audacia. Domenica, 25 gennaio: La Repubblica pubblica l’intervista al ministro delle finanze Pier Carlo Padoan:”Bene Draghi, ma non basta”. Serve infatti un piano salva banche.

Molti lettori saranno rimasti stupiti, e si saranno chiesti: ma non è quello che ha già fatto la Bce di Draghi:aiutare le banche? LEGGI Bce di Draghi: un castello di carte (fuori bilancio) per salvare le banche ‘tossiche’, relativo al programma Long Term Refinancing Operation (LTRO), che erogò prestiti alle banche europee al tasso di interesse dell’1% per un arco di tempo di tre anni.
Si accentuò già lì l’opposizione di Jens Weidmann, presidente della Banca centrale tedesca, che disse che i finanziamenti a tre anni erogati alle banche, avrebbero ridotto il dolore senza curare la malattia. I prestiti vennero definiti dal numero uno della Bundesbank, semplice morfina.
L’acronimo QE, prima di diventare realtà, era già utilizzata in Europa nel 2013 (a parte ovviamente le ripetute manovre di quantitative easing della Federal Reserve). LEGGI QE europeo: come Draghi salva banche e compra titoli Piigs e Quello di Draghi è un piano di salvataggio per le banche.

Tutto si può dire, insomma, ma non che Draghi non abbia aiutato le banche. Eppure, evidentemente, Padoan vuole fare ancora di più.

Tanto che, alla domanda del giornalista di Repubblica: “Gli interventi della Bce servono a riattivare il credito, che in Italia passa in gran parte dalle banche. Queste ultime però sono franate da anni dalla massa di sofferenza nei loro bilanci. Il governo affronterà questo problema?”, ha risposto: “Sì, ci stiamo pensando. Riflettiamo a introdurre degli strumenti che vanno sotto il nome generico di bad bank, ma possono assumere varie forme. Ci sono varie opzioni e le stiamo esaminando, anche tenendo conto delle implicazioni sulle regole europee sugli aiuti di Stato”.

D’altronde il problema delle sofferenze nel settore bancario italiano continua a essere presente, come confermano anche gli ultimi dati dell’ Abi.
La Repubblica però chiede: “Non teme che all’opinione pubblica risulti indigesta l’idea di usare denaro dei contribuenti per aiutare le banche?”

E Padoan: “L’opinione pubblica capisce che se le banche funzionano meglio fanno anche più credito alle imprese e aiutano a creare posti di lavoro. Qui non si tratta di regalare soldi a nessuno. Ma dobbiamo far sì di non perdere un’occasione preziosa seci sono delle risorse a disposizione delle banche che non vengono dal governo. Bisogna cercare di rendere queste risorse disponibili per l’economia
nel modo più efficace”.

Eppure, stando all’articolo Dalla Bce un regalo da 200 miliardi alle banche italiane, gli istituti di credito italiano hanno ricevuto e riceveranno un bel po’ di soldi dall’Eurotower. E nonostante ciò la disoccupazione non è migliorata né gli italiani hanno sentito meno il peso della crisi.

Ma Padoan può contare sull’appoggio della Banca d’Italia, che ha già detto di essere d’accordo riguardo alla possibilità di prevedere “interventi pubblici” per sostenere le banche nel processo di gestione delle sofferenze.

Leggi: Trattative tra governo, Bankitalia e Bce per salvare le banche italiane

La Repubblica ha parlato espressamente di un “progetto a cui Palazzo Chigi e il Tesoro stanno lavorando dopo mesi e anni di esitazioni, di questo e dei precedenti governi”.

“L’obiettivo è attaccare la montagna: rimuovere parte delle sofferenze, veri e propri ostacoli che paralizzano gli istituti e ostruiscono la circolazione di credito nei canali nel sistema finanziario”. Stando all’articolo, una soluzione potrebbe essere quella di impacchettare le sofferente in “titoli cartolarizzati da cedere alla Banca centrale europea a prezzi scontati”.

Il legame inossidabile tra Bce e banche continua. E continuerà nonostante e dopo il QE. Ma per Padoan, appunto, “l’opinione pubblica capisce”. (Lna)

http://www.wallstreetitalia.com/article/1799983/il-legame-inossidabile-tra-bce-e-la-finanza-e-ora-padoan-vuole-anche-piano-salva-banche.aspx

Famiglia con 6 figli in difficoltà. Cafà: “Si strumentalizza, il caso è molto più complesso”

Ah quindi il massimo che un’istituzione può fare per venire incontro a famiglie indigenti è offrire il pulmino e la mensa scolastica per i figli??

 Eppure a leggere la costituzione dovrebbe spettare molto di più. E’ complesso…..non direi.O si crepa di inedia e indifferenza delle istituzioni oppure no.

“I bambini non sono mai stati sottratti alla famiglia per motivi di indigenza. Il caso è molto più complesso”. All’indomani della messa in onda della trasmissione “Presa Diretta” – in cui è saltato alle cronache nazionali il caso di una famiglia di Anzio alla quale il Tribunale ha tolto l’affidamento dei figli ospitati adesso in una casa famiglia– è l’assessore ai Servizi Sociali Roberta Cafà a intervenire sul caso. “Per motivi di privacy non possiamo entrare nei meriti delle motivazioni che hanno portato il Tribunale a prendere questa decisione – dice – La trasmissione televisiva ha preso solamente dei ritagli di quella che è la reale situazione, e montato il servizio, ma da qui a dire che i bambini sono stati tolti il passo è lungo. La famiglia è stata aiutata in tutti i modi previsti dalla legge. Era stato messo un pulmino a disposizione per il trasporto a scuola, era stato garantito il servizio di refezione scolastica gratuito, c’erano tutti gli esoneri del caso. La trasmissione, per la logica di spettacolarizzazione, è andata oltre, inquadrando i bambini, senza alcun rispetto per la privacy. Noi come Comune proseguiremo il nostro iter, attenendoci alle disposizioni del tribunale e facendo il possibile. L’amministrazione è presente e mi dispiace che si sia fatto passare il messaggio che le assistenti sociali di punto in bianco siano impazzite togliendo i bambini a questa madre. Non è così”.

http://www.inliberuscita.it/politica/48034/famiglia-con-6-figli-in-difficolta-cafa-si-strumentalizza-il-caso-e-molto-piu-complesso/

ISIS: «ARRIVEREMO IN EUROPA CON I MIGRANTI»

«La Libia ha una lunga costa davanti all’Europa meridionale, che si può raggiungere facilmente con semplici barche», aggiunge il rapporto citando «i frequenti viaggi» dell’immigrazione illegale, con circa «500 persone al giorno». «Molti di loro – prosegue – possono superare i punti di sicurezza marittimi e raggiungere il cuore delle città. Se potremo sfruttare questo canale e svilupparlo in modo strategico come si deve, la situazione in questi Paesi del sud dell’Europa si trasformerà in inferno». Secondo il rapporto, puntare alla Libia potrebbe anche aiutare ad «attenuare la pressione» sull’Iraq e la Siria. L’ex ministro libico Ali Tarhouni ha lanciato, nei giorni scorsi da Davos, l’allarme sul fatto che l’Isis controlla i viaggi di migranti dalla Libia e potrebbe infiltrare terroristi sui barconi. «L’Europa sta sottostimando la possibilità che militanti possano infiltrarsi a Lampedusa, in Sicilia o a Malta», ha detto.

Sanremo: Quattro suicidi in poco meno di un mese, 6 tra dicembre e gennaio

27 gennaio 2015

Dopo quello di questa mattina, in via Lamarmora, la città di Sanremo deve contare il quarto suicidio in poco meno di un mese, al quale bisognerebbe aggiungerne due, a dicembre.

La 55enne che si è tolta la vita oggi, T.Z., era separata ed aveva un figlio, ma il gesto di stamane riporta alla memoria quello del 4 gennaio, quando un uomo di Novi Ligure si è ucciso, gettandosi dal cavalcavia dell’autostrada in Valle Armea. La settimana scorsa è stata la volta di un 80enne, che si è gettato nel vuoto in via Pietro Agosti. Due giorni dopo il suicidio in carcere di Bartolomeo Gagliano.

Purtroppo una lunga sequela di suicidi, ai quali sono da aggiungere quello della 30enne Maja Zla e di una donna che aveva cercato la morte insieme al marito vicino a Bajardo mentre l’uomo è stato salvato.

 fonte sanremonews

http://www.crisitaly.org/notizie/sanremo-quattro-suicidi-in-poco-meno-di-un-mese-6-tra-dicembre-e-gennaio/

Aprilia, è fuggito l’assassino di Stella Manzi: il 23enne romeno travolse e uccise la piccola di 8 anni

Un assassino più eguale di altri

latina3

La morte di Stella Manzi, la bambina di 8 anni uccisa da un pirata della strada ad Aprilia nel 2013. Solidarietà alla madre è stata espressa dall’associazione Valore Donna. In una nota la presidente Valentina Pappacena ha scritto:

“La fuga dell’assassino della piccola Stella Manzi, è inaccettabile” Il senatore del Pd Claudio Moscardelli presenterà un’interrogazione parlamentare sul caso La piccola Stella Manzi morì a soli 8 anni, uccisa da un pirata della strada. A Daniel Domnar, di origini romene, 23 anni il prossimo 24 luglio, erano stati concessi gli arresti domiciliari. Quando si verificò l’incidente ad Aprilia (Latina), il 26 dicembre 2013, il giovane guidava senza patente, era ubriaco ed era sotto l’effetto della cocaina. Centrò in pieno, durante un sorpasso, l’auto a bordo della quale si trovava la bimba, che era con la madre e i due fratelli. La piccola morì alcuni giorni dopo a causa delle ferite riportate. Ieri avrebbe dovuto tenersi il processo con rito ordinario, ma l’imputato non si è presentato in aula: potrebbe essere andato a cercare rifugio nel suo Paese d’origine oppure potrebbe essersi nascosto da qualche amico nella zona di Nettuno. Secondo quanto si apprende, sarebbe irreperibile da almeno due mesi. L’associazione Valore Donna, che ha sempre seguito la famiglia della piccola vittima, raccoglie oggi l’appello della madre di Stella, Giannina Calissano, che su internet e sui social network ha diffuso la foto dell’assassino di sua figlia, con i possibili luoghi da lui frequentati. Era ai domiciliari in via dell’Olmo 25 a Nettuno (Roma), ma pare avesse amici anche nella zona del poligono militare. “È scappato dagli arresti domiciliari dopo avere ottenuto un permesso firmato dai magistrati” – ha detto la signora Calissano. “Aiutatemi a trovarlo e se lo vedete, chiamate i carabinieri: è un evaso”. “È inaccettabile – afferma Valentina Pappacena, presidente di Valore Donna – che oggi si compiano ancora certe leggerezze. La famiglia di Stella si era già opposta ai domiciliari, rivolgendosi all’epoca all’ex Ministro Annamaria Cancellieri, proprio per scongiurare il pericolo di fuga. L’omicidio stradale, di cui auspichiamo – alla luce di questi ultimi fatti – un’accelerazione dell’iter, dovrebbe essere messo sullo stesso piano di un omicidio volontario. Non si può pensare che chi si ubriaca e assume droga prima di mettersi al volante, non sia consapevole del pericolo che rappresenta per sé e per gli altri”. Sul caso interverrà anche il senatore del Partito Democratico Claudio Moscardelli, primo firmatario del disegno di legge sull’omicidio stradale, redatto con la collaborazione delle associazioni impegnate sul tema nel territorio italiano, tra cui proprio Valore Donna di Latina. Il senatore presenterà un’interrogazione parlamentare sulla fuga del pirata, sulla quale la famiglia della vittima aveva già messo in allarme la magistratura, restando però inascoltata. “Questa vicenda desta notevoli perplessità che a mio avviso – afferma il sen. Moscardelli – vanno approfondite. Il tema della sicurezza stradale va preso sul serio dalle Istituzioni: le ingiustizie e, come in questo caso, la beffa di una fuga, devono essere evitate”.

Lazio Tv

http://www.latinapress.it/cronaca-latina-provincia/notizie-cronaca/cronaca-provincia/14158-aprilia-e-fuggito-l-assassino-di-stella-manzi-il-23enne-romeno-travolse-e-uccise-la-piccola-di-8-anni

Vendetta di Stato contro i notav

 http://www.autistici.org/spintadalbass/?p=4756

Spinta dal Bass

Vendetta di Stato contro i notav

di Mauro Ravarino, il Manifesto Torino. Quarantasette persone condannate a 142 anni e 7 mesi di reclusione, in tutto. Alla lettura della sentenza del maxi processo, nell’aula bunker del carcere Le Vallette, la rabbia e la delusione dei valligiani

La sen­tenza di con­danna nei con­fronti di qua­ran­ta­sette No Tav – 142 anni e 7 mesi di reclu­sione in tutto – ha gli occhi incre­duli di Mario al Barbé di Bus­so­leno, 61 anni, molti dei quali pas­sati a tagliare i capelli dei valligiani.

Al ter­mine della let­tura del dispo­si­tivo, nella gelida aula bun­ker del car­cere delle Val­lette, si è aggi­rato sbi­got­tito tra i ban­chi, dopo aver visto con­fer­mata la con­danna di 3 anni e 2 mesi, per resi­stenza a pub­blico uffi­ciale e lesioni. È accu­sato di aver lan­ciato pie­tre con­tro i poli­ziotti durante gli scon­tri del 3 luglio. «Mi impu­tano lanci che, secondo una peri­zia bali­stica, arri­ve­reb­bero a 54 metri di distanza, ma io non sono certo super­man. E sosten­gono che abbia ferito alcuni agenti in un ora­rio in cui non ero pre­sente». Ha sgra­nato gli occhi: «Non ci credo, non capi­sco tutto que­sto acca­ni­mento, forse per­ché sono amico di Erri de Luca?».

Lo scrit­tore de Il peso della Far­falla – il cui pro­cesso per isti­ga­zione a delin­quere ini­zierà que­sta mat­tina – gio­vedì scorso gli ha rega­lato una dedica spe­ciale, che Mario ha appeso nel nego­zio. Incor­ni­ciata, recita: «Ho smesso da molti anni di andare dal bar­biere. Mi taglio da me lo scarso resi­duo di bulbi rimasi affe­zio­nati al cra­nio. Dun­que per pura soli­da­rietà entro oggi con il pen­siero nella bot­tega di Mario, bar­biere di Bus­so­leno e bar­biere d’Italia. Stringo la sua mano accu­sata del più potente e pro­lun­gato lan­cio del peso dalla leg­gen­da­ria distanza di 54 metri. Stu­pi­sco della capa­cità bali­stica di attin­gere per­fino 17 ber­sa­gli dalla nomi­nata distanza. Lui si scher­mi­sce e nega il delitto e l’impresa. Ma que­sta sua legit­tima difesa nulla toglie alla stre­pi­tosa accusa. Mi siedo sulla sua sedia e men­tre mi avvolge l’asciugamano bianco intorno al collo gli dico a bassa voce: “Mario, resti tra noi imper­do­na­bili, che tipo di alle­na­mento pra­ti­chi?”». E la firma, in calce alla dedica, dell’amico Erri.

Mario è uno dei 47 con­dan­nati del maxi-processo ai No Tav. Non ha mili­tanza poli­tica alle spalle, è sceso in piazza, par­don tra i boschi (per­ché qui è mon­ta­gna), quando ha capito che la sua Valle sarebbe stata detur­pata, da una mega opera, la Torino-Lione. Il 27 giu­gno e il 3 luglio del 2011 furono giorni con­vulsi in Val di Susa. Prima la resi­stenza allo sgom­bero della pro­cla­mata Libera Repub­blica della Mad­da­lena (il pre­si­dio dei No Tav dove sarebbe poi sorto il can­tiere del cuni­colo esplo­ra­tivo); poi, l’assedio alle reti, il giorno degli scon­tri tra mani­fe­stanti e forze dell’ordine, che lan­cia­rono 4.357 lacri­mo­geni. Il bar­biere di Bus­so­leno fu arre­stato all’alba del 26 gen­naio del 2012. Nei giorni in cui era in car­cere i suoi con­cit­ta­dini fecero in modo che la sua bot­tega non chiu­desse, gra­zie all’intervento dei gio­vani impren­di­tori No Tav di Etinomia.

Ieri, la let­tura dell’attesa sen­tenza del pro­cesso sui fatti dell’estate 2011, è durata un’ora e due minuti, a pro­nun­ciarla è stato il giu­dice Quinto Bosio. Nell’aula bun­ker erano pre­senti, oltre a Mario, quasi tutti i 53 impu­tati, accu­sati di vari reati: lesioni, dan­neg­gia­mento, vio­lenza a pub­blico uffi­ciale. Sei le asso­lu­zioni; le pene inflitte vanno da 4 anni e sei mesi di reclu­sione a 250 euro di multa. La Pro­cura di Torino aveva, invece, chie­sto com­ples­si­va­mente 193 anni di car­cere. La Corte ha rico­no­sciuto prov­vi­sio­nali per circa 150 mila euro, accor­date in favore delle parti civili. Poco meno della metà andrà al mini­stero dell’Interno, il restante ai mini­steri della Difesa e dell’Economia, a Ltf, ai sin­da­cati di poli­zia e ad alcuni agenti feriti.

Finita la let­tura, è par­tito l’urlo «ver­go­gna» dal pub­blico seduto in fondo all’aula. Alcuni impu­tati hanno ini­ziato a leg­gere un pro­clama con­tro «lo sfrut­ta­mento e la deva­sta­zione in nome del Tav». Hanno gri­dato «Resi­stenza ora e per sem­pre No Tav» e insieme al pub­blico: «Giù le mani dalla Val Susa». Poi, è par­tito il canto di «Bella Ciao».

La delu­sione è alta. Tutti – impu­tati e espo­nenti del movi­mento – par­lano di «sen­tenza poli­tica». Gli avvo­cati annun­ciano ricorso: «Que­sta sen­tenza – ha sot­to­li­neato Gian­luca Vitale, uno dei legali – infligge con­danne spro­po­si­tate e rico­no­sce prov­vi­sio­nali assurde in totale assenza di prove». Per il col­lega Roberto Lamac­chia, «si tratta di una sen­tenza già scritta, con pene spro­po­si­tate rispetto alle nor­mali con­danne per que­sti reati in altri processi».

Nel movi­mento, Alberto Perino parla di un ver­detto che «sa più di ven­detta che di giu­sti­zia». Secondo Nico­letta Dosio, «l’era Caselli non è ancora finita». Tra i poli­tici, esulta il mini­stro Lupi: «Rista­bi­lito pri­mato della lega­lità». For­te­mente cri­tici sini­stra e M5S. Paolo Fer­rero di Rifon­da­zione: «Con­dan­nate anche me». Per Ezio Loca­telli, Prc, è un «ver­detto poli­tico», men­tre Gior­gio Airaudo, Sel, lo defi­ni­sce «pre­giu­di­ziale». Oggi toc­cherà a Erri De Luca, l’amico di Mario al Barbé, difen­dere la libertà di espressione.

No TAV, il giorno del giudizio: il mostro è servito

trio

Scelto, preparato, arricchito di dettagli e poi servito con cura, al momento giusto, il mostro tanto atteso è finalmente arrivato, è l’antagonista, o meglio, l’anarchico, il cattivo NO TAV per lo più arrivato da fuori, quello che sin dall’inizio nel teorema di Caselli avrebbe trasformato il “movimento” in un terreno di scontro con le forze dell’ordine, nel quale i manifestanti, secondo le parole usate dalle due PM nella requisitoria finale del maxi processo per lo sgombero del 27 giugno e la manifestazione del 3 luglio, sfogarono “i loro istinti primordiali”.
<<SI PUÒ DIRE  che il Tav – ormai sempre più e irreversibilmente – sembra diventato un pretesto per professionisti della violenza assortiti (le persone “per male”), affluiti nella Valle da varie città italiane ed europee per sperimentare metodi di lotta incompatibili con il sistema democratico, costruendo una specie di laboratorio che si spera non abbia mai a rivelarsi come incubatrice di vicende ancor più gravi. Sono fatti che non si possono non vedere. Invece, fra politici, amministratori, intellettuali e opinionisti si trovano ancora – purtroppo – personaggi che a prendere le distanze, condannandola senza riserve, dalla commissione di reati (anche violenti) gli viene l’orticaria. Per cui preferiscono tacere o addirittura manifestare indulgenza. Inglobando in questo “generoso” atteggiamento un catalogo di attacchi scomposti contro il doveroso accertamento delle responsabilità penali. In realtà per esprimere radicale insofferenza verso la prospettiva che i violenti possano essere soggetti – come qualunque altro cittadino – all’obbligo di rispondere delle illegalità commesse.>>. Lo scriveva l’ex procuratore di Torino, Caselli, su Il Fatto Quotidiano il giorno dopo il corteo romano del 19 ottobre 2013. Perché il mostro, servito ieri, è stato preparato da tempo.
E come nella migliore delle tradizioni  la voce del padrone oggi diffonde la buona novella,   su La Stampa in un articolo a firma Tropeano ecco che “ l’ala dialogante si riprende il movimento”,“Dopo la fase “militare”, tornano protagonisti i sindaci No Tav” , poi una foto del corteo di ieri sera a Bussoleno, con la didascalia “la manifestazione pacifica di ieri sera a Bussoleno”. PACIFICA.  Si, in effetti… a parte qualche carica, inseguimento, lancio di lacrimogeni, e qualche fermo…
Che il dialogo tra sindaci e istituzioni sia ripreso è cosa certa, la scorsa settimana a Roma un incontro con il ministro Lupi ha sicuramente aperto una nuova fase, pur senza spostare un granché la posizione politica sul TAV, quel “si deve fare e si farà” ripetuto come tormentone da governi di ogni epoca e colore, che però sembra giungere ad uno sconto del 50% perché i soldi non bastano e allora il tunnel si fa, ma solo metà. Si potrebbe ridere, per non piangere, ma la lettura della voce del padrone è interessante ed è imperdibile l’immancabile editoriale di Cesare Martinetti, dal titolo “I VIOLENTI E GLI ERRORI DELLA POLITICA”.  Un più attento uso degli spazi del cartaceo avrebbe potuto ispirare una migliore sintesi, del tipo I VIOLENTI ERRORI DELLA POLITICA ma Martinetti ha voluto abbondare e nell’editoriale spiega i due pregi della sentenza. Il primo, secondo l’autore, è che non si tratta di un sanzione GENERICA contro un gruppo di persone, ma diretta e individuale per fatti “commessi e provati attraverso filmati e testimonianze”, cosa che Martinetti sa bene perché sicuramente ha seguito ogni fase del processo, ha analizzato con cura il materiale, ha ponderato, come abbia fatto senza mai mettere piede in quell’aula non ci è dato di saperlo, ma avrà le sue fonti, per contribuire alla costruzione del MOSTRO. Il mostro da ESPELLERE.
L’editorialista prosegue la sua illuminante analisi invitando “il movimento popolare di PROTESTA LEGITTIMA E NON VIOLENTA a ESPELLERE gli INFILTRATI che avrebbero “trasformato il cantiere di Chiomonte nel simulacro di tutti gli orrori contemporanei” (e su quest’ultima valutazione sugli orrori contemporanei, sebbene da prospettive diverse, potremmo anche essere d’accordo).
Così, ora che il mostro è servito, nei tanti significati che questo implica, è ora di espellerlo.
Un aiutino in questo senso arriva certamente dalla sentenza, che sugli attivisti “normali” e “locali”, auspica Martinetti, potrebbe avere un effetto dissuasivo. Certo, punirne qualche decina per educarne qualche migliaia, come faceva notare l’avv. La Macchia nella sua arringa conclusiva il 20 gennaio (e in questo senso erano necessari anche imputati valsusini, che siano d’esempio).  Di lombrosiana memoria, poi , questo definire gli attivisti “normali”, e in questo senso suggerisco una rilettura dell’arringa finale dell’avv. Novaro che cita alcuni audio dei video forniti dalla procura, sul 3 luglio, con dialoghi tra gli agenti che sorvegliano alcuni punti della valle e che, all’arrivo di gente visibilmente “normale”, rea magari di avere un piercing o un tatuaggio, commenta con “maròòò quante zecche, questi sono anarchici, quanti saranno? 100, 200, 300? “, surreale se accostate alle immagine di famiglie e giovani assolutamente “normali”.
A dissuadere i locali-normali, poi, dovrebbe servire soprattutto il panico da risarcimenti, non è un caso infatti che proprio il giorno prima Perino, Bellone e Vair abbiano depositato un assegno da oltre duecentomila euro a LTF, mentre il conto di ieri si aggira (ed è solo l’inizio) sui 150 mila euro, più le spese processuali.
Ed è nella conclusione dell’editoriale che troviamo la massima perla, perché sarebbe proprio affidato a questa sentenza il compito di trasmettere la sensazione che il processo di costruzione del TAV Torino-Lione sia incanalato su binari irreversibili. Ma come, la giustizia non doveva assolvere a ruolo ben diverso? Insomma, il TAV si deve fare e si farà.
Parliamone pure, ma l’opera deve andare avanti.
Lo dicono i GIUDICI. Punto.

Uno sguardo ai TG di ieri sera, mi è bastato a far salire la carogna, tutti identici persino nella scelta delle immagini sul 3 luglio, ovviamente tra ore e ore di scontri è un caso che abbiano scelto tutti di mostrare i frammenti nei quali gli unici manifestanti che si vedono hanno abbigliamento scuro e lanciano pietre verso le forze dell’ordine, è un caso che abbiano totalmente ignorato quegli atti arbitrari da parte delle forze dell’ordine che, secondo gli avvocati, avrebbero scatenato la reazione legittima dei manifestanti. Un vero peccato che non abbiamo usato neanche 10 o 20 secondi dei tanti video che abbiamo pubblicato, peccato che non abbiano notato che tra gli imputati che hanno avuto una condanna più alta rispetto alla richiesta dei PM ci siano, ad esempio, SORU e NADALINI, proprio due degli arrestati in quel 3 luglio che furono pestati e trascinati per decine di metri, come bestie, quell’anomala vicenda circondata da una rete di omertà della quale parla Novaro nella sua ultima arringa, anche questa ignorata, come sempre, da tutti i media. Ma questa sembra tanto una vendetta nella vendetta.

E se la loro è una vendetta legale potete stare certi che, come hanno sempre fatto in passato, la nostra solidarietà sarà schedata, catalogata e al momento giusto “servita” in quel banchetto dove spesso li lasciamo troppo soli a sbranare le briciole e gli avanzi di ciò che resta della nostra libertà.

Ma se la vendetta di ieri è stata compiuta, fermo restando che si tratta del primo atto, è perché gliel’abbiamo permesso. La sproporzione di forze e mezzi in campo è evidente ma è anche nota, tra l’altro noi forse non brilleremo di grande fantasia nelle nostre iniziative ma faccio notare che anche le loro tattiche sono sempre le stesse. Il 27 giugno e il 3 luglio 2011 lo Stato ha organizzato, con una militarizzazione mai vista, un attacco senza precedenti, per lo più indiscriminato e contro manifestanti ai quali è stato impedito di esprimere quel dissenso che dicono essere “legittimo”. Chi c’era sa esattamente come sono andate le cose. Chi non c’era oggi ha la possibilità di informarsi e di arrivare il più possibile vicino alla fonte.

Dunque mi resta una domanda, solo una domanda: se il 3 luglio eravamo 80 mila a manifestare in quell’assedio, almeno nelle nostre intenzioni pacifico, al cantiere, sapete dirmi dov’erano ieri gli altri 79.800?

Simonetta Zandiri