Lo strano caso del senatore Ciampi: percepisce tutta la diaria con il 100% di assenze

È un tecnico responsabile, moralmente superiore ed imparziale quanto estraneo alla logica di agio dei politici…..

Di Eugenio Cipolla, il 26 gennaio 2015

ciampi

Ci sono un paio di domande che sin dal 1948 turbano i sogni dell’italiano medio: quanto servono i senatori a vita? Sono davvero utili per il paese? Dare la risposta corretta ovviamente non è facile. Questo perché spesse volte la verità altro non è che un mero punto di vista. E questo è uno di quei casi. Quando nel nostro paese si apre la polemica sul ruolo dei senatori a vita, di solito si sfidano due fazioni: quelli contrari (destra) e quelli favorevoli (sinistra). I primi sostengono che i senatori a vita non hanno nessuna funzione, se non quella di appoggiare i governi di sinistra in difficoltà con i numeri, mentre i secondi asseriscono che non si può svilire con mere illazioni i meriti di coloro che, secondo quanto sancito dall’articolo 59 della nostra Costituzione, «hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario».

Ora, pur di evitare ulteriori sterili polemiche, si potrebbe bollare il tutto come una questione di opinioni. Si potrebbe, ma i numeri della loro attività in Senato forniti da Openpolis, associazione che da anni si occupa di monitorare l’attività dei Parlamentari italiani, invitano a fare il contrario. Vediamo perché. Attualmente in Senato ci sono sei senatori a vita, quattro di nomina presidenziale e due di diritto (ossia ex presidenti della Repubblica cessati dal mandato): Elena Cattaneo, Mario Monti, Renzo Piano, Carlo Rubbia, Carlo Azeglio Ciampi e il fresco dimissionario Giorgio Napolitano. E, a giudicare dai numeri della loro attività, non si danno proprio un gran da fare.

Prima di entrare nel dettaglio, è bene precisare che anche i senatori a vita, così come tutti i senatori ordinari, ricevono un trattamento economico composto da indennità, spese per l’esercizio del mandato, rimborsi e soprattutto diaria. Quest’ultima si quantifica in 3.500 euro al mese, ma varia a seconda di alcune condizioni. Scrive il sito del Senato: «Sono previste decurtazioni per ogni giornata di assenza dai lavori parlamentari. In particolare è penalizzata l’assenza dalle sedute delle Commissioni e delle Giunte in cui si svolgano votazioni; per quel che riguarda i lavori dell’Assemblea, la decurtazione della diaria si applica se il Senatore non partecipa almeno al 30 per cento delle votazioni effettuate nell’arco della giornata». Tuttavia, se un senatore risulta in missione per conto del gruppo di appartenenza o di una Commissione che presiede, è come fosse presente ai fini del calcolo della diaria. E questo è un particolare non da poco.

Ciò significa che se Mario Monti non partecipa al 100% delle votazioni, non percepirà tutti i 3.500 euro, ma solo una parte. Ed effettivamente è così, perché l’ex presidente del Consiglio, nominato senatore a vita in pompa magna da Giorgio Napolitano qualche giorno prima di prendere il posto di Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi, in Senato, nel corso della XVII° Legislatura, ha partecipato solo al 15,18% delle votazioni (contro una media del 75,50%), risultando assente 21,41% delle volte (contro una media del 17,66%) e in missione il 63,40% (contro una media del 6,84%). Queste percentuali pongono due problemi piuttosto seri: la scarsa presenza di Monti in Aula e il fatto che l’ex premier percepisca la gran parte della diaria per essere perennemente in missione (6 volte su 10). Cos’abbia di così importante da fare, non è lecito saperlo, ma a guardare i dati relativi ai suoi colleghi senatori a vita, sembra che il problema sia piuttosto comune.

Elena Cattaneo, ad esempio, si mantiene pressappoco sui livelli di Mario Monti: 17,27% di presenze, 45,71% di assenze, 37,02% di missioni. Mentre Renzo Piano, uno dei più grandi architetti di fama mondiale, sbaraglia tutti, avendo partecipato solo allo 0,12% delle votazioni (8 su 6515), risultando assente nel 9,27% dei casi e in missione il 90,61% delle volte. Solo Carlo Rubbia, almeno sotto il profilo diaria, è l’unico che ha usufruito pochissimo dello strumento delle missioni: solo il 3,98% delle volte, anche se ha una percentuale di assenze dell’83,85% e un tasso di presenze di appena 12,17%.

E i senatori a vita di diritto, ossia gli ex presidenti della Repubblica? Su Napolitano, essendosi dimesso da qualche giorno, c’è poco da dire, perché l’ex capo dello Stato si starà godendo sicuramente un periodo di “meritato” riposo, anche se in molti assicurano che continuerà a partecipare alla vita democratica del paese. Diverso, invece, il discorso per Carlo Azeglio Ciampi. Dallo scorso anno l’ex presidente della Repubblica è afflitto da diversi problemi di salute che gli rendono impossibile partecipare alle sedute in Senato. Eppure, spulciando i dati relativi alle sue presenze, si nota un’anomalia: in questa Legislatura Ciampi risulta sempre in missione, con una percentuale record del 100%. Su 7719 votazioni elettroniche, l’ex governatore della Banca d’Italia è stato 7719 volte in missione.

Un dubbio assale chiunque si trovi a consultare questi dati: come è possibile essere sempre in missione? Come è possibile nel caso specifico di Ciampi, convalescente da lungo tempo? Tra l’altro il regolamento del Senato, così come quello della Camera, non prevede la registrazione del motivo dell’assenza al voto del parlamentare. Non si può distinguere, pertanto, l’assenza ingiustificata da quella, ad esempio, per ragioni di salute. Tanto più se il senatore è in missione. A questo punto delle cose, onde evitare anche facili illazioni, è sicuramente d’obbligo fare una riflessione: che uno come Ciampi a 94 anni possa aver architettato direttamente tutto questo, dopo essere stato premier, ministro del Tesoro, governatore di Bankitalia e Presidente della Repubblica, è piuttosto difficile. Anzi, forse è addirittura impossibile. Ma che dietro ci sia la mano di qualcuno che nel gruppo Misto (quello al quale è iscritto Ciampi) intende compiacere l’ex Presidente della Repubblica, magari anche a sua insaputa, è piuttosto probabile. Sta di fatto che, almeno nella Legislatura in corso, gli italiani hanno già pagato a Ciampi ben 73.500 euro che si potevano benissimo risparmiare.

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Lo strano caso del senatore Ciampi: percepisce tutta la diaria con il 100% di assenzeultima modifica: 2015-01-30T08:41:57+01:00da davi-luciano
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