La Sicilia rischia di diventare un gigantesco forno a microonde

muos microonde

“Il Muos si snoda con un raggio di 170 Km. per tutta la Sicilia: non è solo un problema di Niscemi.” Così esordisce all’inizio della nostra chiacchierata Guglielmo Panebianco attivista niscemese “No Muos” autore del documentario “MUOSTORY” , proiettato nel corso di una iniziativa tenutasi a Siracusa questo fine settimana promossa da alcuni cittadini attivi siracusani. Il M.U.O.S. (Mobile User Objective System) è un moderno sistema di telecomunicazioni satellitare della marina militare statunitense(US Navy), composto da cinque satelliti geostazionari e quattro stazioni di terra, una delle quali a Niscemi(CL), dotate di tre grandi parabole del diametro di 18,4 metri e due antenne alte 149 metri. Verrà utilizzato per il coordinamento capillare di tutti i sistemi militari statunitensi dislocati nel globo terrestre, soprattutto i droni, gli aerei senza pilota prossimamente dislocati anche a Sigonella(CT). Panebianco così inquadra il periodo storico che favorì l’installazione di questo apparato militare americano:” Ci sono 43 antenne a Niscemi che sono attive dal 1991, in un territorio alla mercé dei signorotti mafiosi, dal momento che la base nacque in un periodo quando il consiglio comunale niscemese venne sciolto per mafia”. Guardando la carta geografica della copertura radio del Muos verrebbe ad essere interessata buona parte della Sicilia, tranne le province di Trapani e Messina “aggiungo anche una parte della provincia di Palermo, – precisa Panebianco – comunque tutta la Sicilia verrebbe colpita dall’inquinamento elettromagnetico. Tutto questo è accertato da Arpa Sicilia(Agenzia regionale protezione ambiente, ndr.), che ha registrato nei suoi rilievi il superamento dei 6 Volt/metro da parte del sistema di antenne esistenti. Le misurazioni realizzate da Arpa attestano un livello di 9-11 Volt/metro, quando la normativa nazionale impone che il limite debba essere di 6 Volt/metro.” In buona sostanza, Panebianco ci dice che rischiamo di essere tutti oggetto delle radiazioni di un grande forno a microonde, con le conseguenze che è facile immaginare, qualche esempio come si può leggere dalla letteratura scientifica in materia: effetti biologici su esseri umani, flora e fauna in un territorio non limitato alla sola cittadina di Niscemi. Effetti sanitari dovuti alla prolungata esposizione a campi elettromagnetici di tale intensità potrebbero essere, per citarne alcuni, insorgenza di tumori, leucemia, cataratta, riduzione della fertilità, con maggior rischio per i tessuti poco vascolarizzati (più sensibili agli effetti termici). I soggetti maggiormente esposti sarebbero i bambini e gli anziani. Tutto questo non solo nella zona della Sughereta e di Bosco di Santo Pietro, ma nell’intera nostra regione. Immaginiamo che sia stato possibile in qualche modo avere un incontro con le autorità americane. Panebianco ci risponde così: “abbiamo avuto un colloquio con il precedente console americano Moore nel marzo 2013, il quale ci spiegò che loro erano molto più propensi a dare delle compensazioni al territorio, noncuranti del fatto che comunque, i comitati, i movimenti, i cittadini della zona e del territorio, erano e sono pronti a difenderlo perché è una battaglia che colpisce tutta la Sicilia. In merito a questo aspetto, il console americano ci ha rassicurato con una superficialità disarmante, come se dovessimo ancora accettare quell’occupazione del territorio dopo 70 anni, perché loro si sentono ancora come i liberatori che portano benessere. Penso che i tempi siano maturi per il popolo siciliano per comprendere che questo non è vero, non è più così, non lo è mai stato; anche negli anni ’40 nel periodo dello sbarco, gli alleati hanno distrutto la costa del Siracusano, di Gela, attraverso bombardamenti che spesso finivano in mare oppure colpivano persone indifese. La cosa triste è che sembra quasi uno scenario iracheno: il ‘43 siciliano è l’Iraq dei giorni nostri. Gli americani continuano a fare il comodo loro sfruttando la sudditanza della nostra politica siciliana, che non riesce a fare in modo che il proprio territorio venga rispettato e che i propri cittadini, vengano tutelati dalle varie forme di inquinamento.” A proposito della politica di casa nostra, la nostra impressione è che il presidente Crocetta si trovi in una situazione non troppo chiara. “Il presidente Crocetta, viene definito storicamente da chi lo conosce come un voltagabbana: fa fughe in avanti per poi rimangiarsi tutto quello che ha fatto in precedenza. Ha promosso la revoca della revoca, che è un atto dal punto di vista amministrativo inesistente, perché non puoi revocare una cosa che già è revocata; la cosa disarmante è che tutti gli altri politici seguono questa forma di sudditanza nei confronti dell’imposizione del partito unico: non si parla solo di politica, ma anche di poteri occulti, di massoneria, di mafia: quando determinate persone che sono a capo dei governi, vengono sponsorizzate dalle consorterie mafiose più variegate e da massonerie svariate, ovvio che chi governa debba seguire un copione che viene indicato da chi comanda, dal governo ombra. La cosa triste che disarma è il fatto che un presidente della Regione, che guardando al dato elettorale vince con il 47% degli aventi diritto al voto, prendendo circa il 30%, quindi, governa più o meno con il consenso di un siciliano su dieci che gli ha dato il voto: di conseguenza, non è legittimato minimamente a prendere decisioni su questa vicenda. Ritengo che la questione Muos, si possa risolvere semplicemente portando i siciliani ad un referendum dove essi stessi possano decidere veramente quello che vogliono fare del loro territorio.” Vediamo allora quali saranno le prossime iniziative del movimento “No Muos” per i prossimi giorni e mesi. “Oltre all’intervento al ricorso che promosse il comune di Niscemi nel 2011 sotto la pressione costante del nascente all’epoca movimento “No Muos”, abbiamo impugnato la revoca della revoca del presidente Crocetta, a nome del movimento “No Muos” Sicilia; abbiamo anche preparato un esposto contro l’ultimo regalo del governo Lombardo agli americani, il decreto Aricò: il quale non vincola più il limite dei 6 Volt/metro nei siti terapeutici, diagnostici e militari. In difformità alla legge quadro nazionale n. 36 del 2001, che sancisce il limite di 6 Volt/metro, il quale non può essere superato solo nel campo diagnostico e terapeutico: si fa quindi un regalo alla marina statunitense, all’esercito americano, all’industria bellica, che in Sicilia può tranquillamente fare ciò che vuole, quando anche una certa politica va a fare un decreto un mese prima delle elezioni, perché poi di fatto, così è stato. Comunque, continueremo a lottare perché la legge venga rispettata ed il limite dei 6 Volt/metro sia tenuto nel debito conto“.

Giuseppe Notaro

http://www.reteregione.it/sicilia-rischia-diventare-gigantesco-forno-microonde/

Giappone: riscontrate anomalie ematiche nelle scimmie che vivono nei boschi vicino Fukushima

quando c’è da propagandare la vivisezione i dati sono estrapolabili ed appicabili all’uomo, ma quando c’è da evidenziare anomalie dovute a inquinamento e peggio, nucleare per giunta ALLORA I DATI NON SONO APPLICABILI. Ergo, l’uomo è immune….che razza di scienza. dall’11 marzo 2011 questi macachi saranno diventati adulti?

I livelli di globuli bianchi, globuli rossi, emoglobina ed ematocrito nel sangue dei macachi che vivono nei boschi vicini all’impianto in cui è avvenuto il disastro nucleare sono più bassi del normale. Negli esemplari giovani, inoltre, sono inversamente proporzionali ai livelli di cesio radioattivo presente nei tessuti muscolari. Il nesso causale fra i due fenomeni però non è dimostrato e i risultati non sono estrapolabili all’uomo

I macachi che vivono allo stato naturale
nei boschi intorno a Fukushima, a una settantina di chilometri dall’impianto nucleare di Fukushima Daiichi, presentano alcuni parametri ematici – conteggio dei globuli bianchi (WBC), dei globuli rossi (RBC), emoglobina (Hb) ed ematocrito (Ht) – molto più bassi di quelli riscontrabili nelle popolazioni di scimmie selvatiche che vivono più a nord, nella penisola di Shimokita, a circa 400 chilometri da Fukushima Daiichi. Lo studio – condotto da ricercatori della Nippon Veterinary and Life Science University a Tokyo e pubblicato su “Nature Scientific Reports] I macachi che vivono allo stato naturale nei boschi intorno a Fukushima, a una settantina di chilometri dall’impianto nucleare di Fukushima Daiichi, presentano alcuni parametri ematici – conteggio dei globuli bianchi (WBC), dei globuli rossi (RBC), emoglobina (Hb) ed ematocrito (Ht) – molto più bassi di quelli riscontrabili nelle popolazioni di scimmie selvatiche che vivono più a nord, nella penisola di Shimokita, a circa 400 chilometri da Fukushima Daiichi. Lo studio – condotto da ricercatori della Nippon Veterinary and Life Science University a Tokyo e pubblicato su “Nature Scientific Reports” – ha escluso che il cambiamento di questi valori ematici possa essere imputato a malattie infettive o malnutrizione e suggerisce che a esso possa aver contribuito l’esposizione a materiali radioattivi successiva al disastro nucleare di Fukushima, anche se la causa precisa della loro alterazione resta ancora da dimostrare. Cambiamenti nel sangue delle scimmie di Fukushima© Yoshiteru Takahashi/Corbis Nello studio Shin-ichi Hayama e colleghi hanno confrontato i valori dei parametri ematici e i livelli di cesio radioattivo nel tessuto muscolare di 61 esemplari di Macaca fuscata di Fukushima con quelli di 31 esemplari di Shimokita scoprendo, oltre alla riduzione dei valori sopra ricordata, che negli esemplari immaturi delle scimmie di Fukushima il conteggio dei globuli bianchi era correlato negativamente con i livelli di radiocesio muscolare. Dato che questa correlazione non si manifesta negli esemplari adulti, questo suggerisce, secondo gli autori, che le scimmie più giovani siano più vulnerabili ai materiali radioattivi. Tuttavia, poiché l’emivita biologica del cesio nelle scimmie è di circa 21 giorni, osservano Shin-ichi Hayama e colleghi, anche se il danno da radiazione fosse la causa dei valori ematici ridotti, è difficile dimostrare un nesso causale tra l’assorbimento del materiale radioattivo e la comparsa di danni da radiazioni. L’importanza di essere molto cauti nell’interpretazione dei risultati è stata sottolineata anche da tutti gli studiosi non coinvolti nella ricerca che hanno avuto occasione di leggere in anteprima l’articolo, soprattutto per quanto riguarda possibili estrapolazioni dalla scimmia all’uomo. “Quando si cerca di estrapolare questi risultati agli esseri umani che vivono in questa zona, è importante ricordare – ha per esempio osservato Geraldine Thomas, dell’Imperial College di Londra – che alla popolazione umana si raccomanda di non consumare prodotti locali che non soddisfino i rigorosi limiti di protezione radiologica del Giappone. E’ già stato documentato che seguire questo consiglio riduce il radiocesio nell’uomo a livelli non rilevabili. Le scimmie non sono soggette a simili interventi dietetici, e quindi ci si può aspettare che abbiano bassi livelli di Cesio 137 nei loro tessuti del corpo. Peraltro, le dosi effettive di radiazione ricevute dai tessuti di questi animali sono molto piccole in confronto a quelle dovute all’esposizione alle radiazioni del fondo naturale, e inferiori a quelle che si potrebbero ricevere durante un volo da Londra a Tokyo.”

http://www.lescienze.it/news/2014/07/24/news/scimmie_fukushima_cesio_radiazioni_conta_globuli_rossi_biachi_sangue-2223785/

http://thelastsigns.blogspot.it/2014/07/abnormalities-in-japanese-monkeys.html

Al momento dell’abbattimento del volo Mh17 malese in Ucraina nel Mar Nero erano in corso esercitazioni segrete NATO

gli altri dettagli (sullo sciacallaggio) ci sarebbe parecchio da indagare, ma è sempre dal mainstream e non potendo tacere dell’esercitazione nato in corso dovevano arricchire con dettagli poi usati per dar addosso ai filorussi, AMMESSO che siano stati loro a rubare tali effetti personali SE DAVVERO ne avessero trovati di integri E NON BRUCIATI.Un caccia ucraino che volava accanto al Boeing 777 della Malaysia Airlines abbattuto. Un esercitazione navale segreta nel Mar Nero. Interferenze alle comunicazioni radar nel Donetsk, la regione contesa dai filorussi all’Ucraina. La tragedia del volo MH 17, precipitato con 298 persone a bordo, è ormai un intrigo internazionale. Soltanto ieri, dopo cinque giorni dall’abbattimento del jet ad opera di un missile, il team di investigatori malese
composto dal direttore dell’ente dell’aviazione civile di Kuala Lumpur Naemy Fahimy Mustapa Mohd, dal capitano Philip Joseph Selvaraju e dall’ingegnere Azahari Dahlan è riuscito a raggiungere Hrabove e a effettuare i primi rilievi nell’area del disastro aereo inevitabilmente contaminata. Con molte prove probabilmente distrutte dalle incursioni degli sciacalli che hanno rubato carte di credito, portafogli, effetti personali delle vittime. Le scatole nere sono risultate intatte e, dopo l’accordo di lunedi tra il premier malese Mohammad Najib Razak e il capo dei ribelli Alexander Borodai, sono state consegnate al team di investigatori sbarcato da Kuala Lumpur mentre i corpi di 252 passeggeri e 87 resti umani sono stati trasportati in treno da Torez a Kharkiv e oggi voleranno ad Amsterdam con un Hercules C 130 scortati da investigatori malesi e olandesi. Mentre in Ucraina si completava la pietosa raccolta delle vittime, all’Onu l’ambasciatore russo Vitaly Churkin ha accusato l’Ucraina di aver falsificato le prove relative allo schianto del volo MH 17. «Il Ministero della Difesa della Russia ha formulato tutta una serie di questioni, e ci auguriamo altre questioni saranno poste dagli investigatori internazionali», ha sottolineato il diplomatico, sostenendo che il video presentato con il viaggio dei sistemi missilistici Buk dalla Russia verso le aree del Donetsk in mano ai separatisti era in realtà registrato sul territorio controllato da Kiev e se «da lì si e sparato non sono state le milizie». L’Ucraina ha accusato dell’abbattimento i ribelli addetti al checkpoint di Chernukhinsk.

Il presidente Usa ha insistito che il colpo è partito dalla zona controllata dai separatisti. «Kiev deve spiegare perche i suoi controllori del traffico aereo hanno mandato fuori rotta di 350 miglia e facendolo finire nell’area dove erano i battaglionBuk17», ha aggiunto l’ambasciatore russo. «Kiev dovrebbe spiegare perché un caccia Su-25 volava nel corridoio aereo riservato ai voli civili poco prima dell’incidente del Boeing 777 delle Malaysia Airlines, a soli 5 chilometri di distanza», ha rincarato la dose il Tenente-Generale dello Stato Maggiore russo Andrej Kartapolov. «A che scopo questo aereo da combattimento volava nel corridoio dell’aviazione civile, quasi contemporaneamente e alla stessa quota di un aereo civile?». Il jet da combattimento Su-25 può arrivare alla quota di 10mila metri e può essere armato di missili aria-aria R-60 in grado di colpire un bersaglio a 12 chilometri. Nessuna prova concreta, però. Ad infittire il mistero c’e la guerra elettronica simulata. Dal 4 luglio era in corso nel Mar Nero l’esercitazione militare Sea Breeze con l’intervento di Usa e altri sei Paesi Nato. Anche in questo, come nelle esercitazioni aeree sul Baltico, pare siano state effettuate interferenze alle comunicazioni e ai segnali radar per testare nuove armi ad alta tecnologia. Lo scorso aprile il parlamento ucraino aveva sconsigliato il training. L’esercitazione si è invece svolta e ha verificato la piena collaborazione sul campo delle forze alleate. I russi in quei giorni non sono stati certo a guardare e ora sostengono di aver raccolto «immagini satellitari dei luoghi in cui la difesa aerea ucraina era situata, nel sud-est del Paese» il 17 luglio quando il Boeing malese è stato abbattuto. La prima immagine mostra un veicolo semovente e due lanciatori dei sistemi missilistici Buk, a 8 chilometri a nord-ovest di Lugansk. Un’altra rivela una stazione radar e un sistema di presso Donetsk. Il presidente ucraino Petro Poroshenko ha mobilitato i riservisti e l’Iran è pronto ad aprire il proprio spazio aereo ai voli diretti dall’Europa in Estremo Oriente per permettere di aggirare l’Ucraina. ————————————————————- Dal tragico schianto di un aereo della Malaysia Airline nell’Ucraina orientale, i politici ed i media occidentali hanno cercato di trarre dal disastro il massimo vantaggio propagandistico, scrive Ron Paul. E’ stata la Russia; è stato Putin, hanno detto. Il presidente Obama ha tenuto una conferenza stampa per dichiarare – ancora prima di un’indagine – che la responsabilità era dei ribelli filo-russi. Il suo ambasciatore alle Nazioni Unite, Samantha Power, ha fatto lo stesso al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite – appena un giorno dopo l’incidente! Mentre i media occidentali si affrettano a ripetere la propaganda governativa, ci sono alcune cose che non sono state riportate, precisa Paul. Non riportano che la crisi in Ucraina è iniziata alla fine dello scorso anno, quando i manifestanti sostenuti da UE e USA hanno rovesciato il presidente eletto ucraino, Viktor Yanukovich. Senza questo “cambio di regime”, centinaia di persone non sarebbero state uccise nei disordini che ne sono seguiti e l’incidente della Malaysian Airlines non sarebbe avvenuto. I media hanno riferito che l’aereo è stato abbattuto dalle forze russe o dai separatisti filo-russi perché il missile che avrebbe abbattuto l’aereo era di fabbricazione russa. Ma gli stessi non riportano che anche il governo ucraino utilizza le stesse armi di fabbricazione russa. Ancora, essi non riportano che il governo di Kiev, secondo gli osservatori dell’OSCE, ha ucciso 250 persone nella regione di Lugansk da giugno, di cui 20 uccisi dalle forze governative che hanno bombardato il centro della città il giorno dopo l’incidente aereo! La maggior parte di questi sono civili e insieme eguagliano il numero di morti nell’incidente aereo. Al contrario, la Russia non ha ucciso nessuno in Ucraina, e i separatisti hanno colpito obiettivi in gran parte militari, non civili. Essi non riportano che gli Stati Uniti hanno fortemente sostenuto il governo ucraino in questi attacchi contro i civili, che un portavoce del Dipartimento di Stato ha definito “misurati e moderati”. Essi non riportano che né la Russia né i separatisti in Ucraina orientale hanno nulla da guadagnare ma tutto da perdere nell’abbattere un aereo di linea pieno di civili. Essi non riportano che il governo ucraino ha molto da guadagnare dall’addebitare l’attacco alla Russia, e che il primo ministro ucraino ha già espresso il suo piacere che la Russia sia incolpata per l’attacco. Essi non riportano che il missile che a quanto pare ha abbattuto l’aereo proveniva da un sofisticato sistema missilistico terra-aria che richiede una expertise che i separatisti non hanno. Essi non riferiscono che i separatisti nell’Ucraina orientale hanno inflitto gravi perdite al governo ucraino la settimana prima dell’abbattimento dell’aereo Non riportano quanto questa situazione sia simile a quella vissuta la scorsa estate, con gli Usa che accusavano il governo di Assad in Siria di aver usato gas asfissianti contro i civili in Ghouta. Assad stava guadagnando terreno nella sua lotta con i ribelli e gli Stati Uniti hanno sostenuto che l’attacco proveniva dalle posizioni del governo siriano. Questo ci ha portato sull’orlo di una nuova guerra in Medio Oriente. All’ultimo minuto l’opposizione pubblica ha costretto Obama a fare marcia indietro – e abbiamo saputo che le affermazioni degli Stati sull’uso dei gas erano false. Naturalmente è del tutto possibile che l’amministrazione Obama e i media abbiano ragione questa volta e che la Russia o i separatisti in Ucraina orientale abbiano volutamente o involontariamente abbattuto questo velivolo. Il punto è che è molto difficile ottenere informazioni precise e così tutti si impegnano nella propaganda. A questo punto non è però saggio dire che è stata colpa dei russi, degli ucraini o dei separatisti. È così difficile esigere semplicemente una vera e propria indagine?
http://www.iltempo.it/mobile/esteri/2014/07/23/prove-di-guerra-nato-dietro-la-tragedia-1.1273886 http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=8450

LA CIBLE AFRICAINE : DU TERRORISME DJIHADISTE A L’ISLAMLAND

Gilbert NKAMTO pour ALAC & ELAC Website / 2014 07 26 /

ALAC - GIL djihadisme. la cible africaine (2014 07 26) FR 3

Engagée dans une lutte qui n’est pas la sienne, dans une guerre qu’elle n’a jamais déclarée, l’Union Africaine, en fait celle qui existe dans sa forme actuelle, a enrôlé plus de 22.000 soldats africains pour accompagner les impérialismes occidentaux, l’ONU en particulier, dans leur « sale » guerre en Somalie.  Qui paie le prix ? bien évidemment l’Afrique.

 LA « GUERRE AU TERRORISME » ALIBI-PRETEXTE OCCIDENTAL

 Les soldats africains du Kenya, du Burundi, de l’Ethiopie, du Cameroun, de la Sierra Leone, de Djibouti, de l’Ouganda, du Swaziland, du Sénégal, du Nigeria et du Ghana mènent une difficile bataille en Somalie contre les islamistes des Shebaah qui ont, depuis quelques années, fait allégeance à Al-Qaeda.

 Il n’est plus un secret pour personne que l’organisation terroriste – que je nomme « The International Al-Qaeda Network – a souvent collaboré avec la CIA, bras séculier de l’impérialisme américain, au service des impérialismes occidentaux dans le monde, pour organiser des prétextes pour de fausses « interventions humanitaires », notamment la fameuse « guerre contre le terrorisme », alibi des guerres de prédation et d’envahissement des Etats souverains.

ALAC - GIL djihadisme. la cible africaine (2014 07 26) FR

 L’ISLAMLAND C’EST QUOI ?

 Au nom du djihad, de la guerre sainte, des hordes de barbares, des monstres écervelés, des aventuriers de l’apocalypse, des tueurs à sang froid, des égorgeurs et éventreurs d’humains, la pire espèce humaine qui puisse exister sur terre à notre ère, se lancent à la conquête de nouveaux territoires en Afrique pour créer un nouveau monde, l’« Islamland ».

Cet « islamland » n’est pas, s’il faut s’en tenir à la doctrine de l’islam, la terre promise, la terre sainte pour un islam saint, c’est plutôt la création d’une excroissance de la géhenne où les défenseurs de ce concept devraient créer l’abîme pour les humains épris de paix, de tranquillité, de lumière et de créativité. Ces êtres cruels ont des parrains, qui comme le Qatar et l’Arabie Saoudite, ne lésinent sur aucun moyen pour financer, à hauteur de millions de dollars, ces missions expéditives et punitives contre les « koufar », les mécréants ou les « afarka », les impies et incorrigibles (les nègres).

 Pour concevoir cet « islamland », les renseignements impérialistes, après leurs fourberies en Asie, notamment en Afghanistan, en Iraq et au Pakistan, ont trouvé meilleur encore de se rabattre dans le « no man’s land » africain qui s’étend de la Mauritanie au nord du Sahara au Liberia plus au sud, traversant tout le corridor saharien jusqu’à l’est de l’Afrique, partant de la Somalie au nord et allant à l’Ethiopie au sud. Ici, se devrait se constituer l’ « Islamland » pour les djihadistes affiliés à Al-Qaeda. Aqmi, Mujao, Ansar Dhine, Boko Haram et d’autres petits groupes encore moins réputés comme la Seleka, Antibalaka ont la lourde tâche de mener à bien cette mission. Ils ne sont pas seulement constitués d’Africains, on retrouve parmi eux des yéménites, des afghans, des iraquiens, des pakistanais, des saoudiens, etc.

ALAC - GIL djihadisme. la cible africaine (2014 07 26) FR 2

 A QUI PROFITE VRAIMENT LE DJIHADISME ?

 D’après l’information recueillie de nos sources au sein de la Mission de la Force africaine en Somalie, la menace exercée par les mouvements djihadistes est bien plus réelle qu’on ne le croyait et ce d’autant plus qu’ils ambitionnent de créer leur territoire en Afrique pour transporter le terrorisme d’al-Qaeda de l’Asie vers l’Afrique.

 A qui profiterait cet enlisement des pays africains au dessous ou au dessus du Sahara ?

On pourrait déjà se forger une idée en Libye, avec le pétrole et le gaz aujourd’hui illicitement et frauduleusement surexploités par les prédateurs de tout bords. Nommons-les, la Grande Bretagne, la France, le Qatar et les USA.

 Il y a quelques temps, cette force africaine de l’AMISOM avait interpellé deux ressortissants tanzaniens et zanzibarites à Mogadiscio. Interrogés par le B2 AMISOM et le B2 NISA (National Intelligence of Somali Army), il en était ressorti que : ces deux terroristes avaient pour destination initiale le Nigeria mais ayant perdu leurs documents officiels de voyage, ils étaient clandestinement entrés en RCA pendant le conflit qui opposait et continue d’opposer la Seleka aux Antibalaka. Ils ont ensuite migré au Soudan du Sud, puis au Kenya avant de se retrouver en Somalie. » Ces personnes interpellées, n’ont pas manqué de souligner qu’ils étaient nombreux en Afrique et dans la région sahélo-saharienne, avec pour mission, de créer un « islamland » en Afrique qui va de la Mauritanie à la Somalie, un projet préparé depuis de longue date.

 LA REALITE DU TERRAIN

 Il convient de rappeler que derrière la scission du Soudan en Soudan du nord et Soudan du sud, il n’y a rien d’anodin. Elle permet d’accompagner tout simplement le projet d’extension de l’ « Islamland » avec bien évidemment le soutien étranger qui fournit recrutement, armements, entraînements, formation et, endoctrinement aux groupes djihadistes.

 Le couloir du Tchad et du Cameroun étaient des lignes vertes pouvant accélérer le processus, mais avec la guerre ouvertement déclarée par le président camerounais Paul Biya, elle a marqué un frein au plan d’extension du territoire djihadiste, mais pas un arrêt du projet.

 Qu’on ne soit pas surpris, la France avec ses nouveaux déploiements militaires qu’elle ambitionne dans le Sahel et le Sahara, devrait redonner du souffle à ce mouvement qui semble pour l’instant avoir reçu un coup de frein, qu’il n’attendait pas au niveau de la sous-région d’Afrique centrale.

 Les milliers de combattants Seleka sont des forces en attente dans le nord de la RCA, la rancune contre les chrétiens du sud ne s’est pas estompée et ce n’est que partie remise. Il faut le savoir, Seleka et Antibalaka combattent tous pour le même maître : la France. Les éléments de la Seleka seront bientôt prêts pour l’assaut au Kenya par l’ouest et au Cameroun par son septentrion à l’est. Ils sont tout aussi aidés en ravitaillement en armes depuis le Soudan du Sud, ravitaillés par la CIA et couvert par l’Afrikom d’une part et d’autre part, l’armée française stationnée en RCA équipe et réarme les deux combattants rivaux à leur insu.

 Les camps d’entraînements sont toujours actifs dans les différentes zones favorables au terrorisme comme celle du rebelle Kony, « le boucher », en Ouganda, le chef de l’ « Armée nationale du seigneur » retranchée dans la forêt.

 CES MONSTRES QUI NOUS MENACENT

 Les armées du djihad sont constituées aussi bien d’hommes que de femmes bien formés en maniements des armes à feu et armes blanches. Ces femmes constituent non seulement l’appât pour nos forces armées loyalistes (imprudentes) ; elles sont aussi cruelles que les hommes.

 Les femmes sur nos photos sont une illustration de la femme guerrière du Sud Soudan, entraînée et formée pour tuer. Il revient à la vigilance des autorités tchadienne, centrafricaine, camerounaise, nigériane et nigérienne de toujours rester en état d’alerte maximum. Ces femmes comme les hommes de l’ « Armée du djihad », qu’ils soient musulmans ou chrétiens portent en eux les germes de la cruauté d’un même parent : l’impérialisme.

Ils sont utilisés pour des fins qu’ils ne connaissent pas, ne comprennent pas et ne réalisent pas. Ils sont l’ignorance de leur propre nature car ils sont restés à l’état d’oppression et d’opacité à la vie, que leur seule résurgence est de porter les armes contre leurs bourreaux.

 Ces bourreaux, c’est nous… nos dirigeants… notre société en perte de morale africaine… Nos dirigeants ont depuis les lendemains des guerres occidentales appelées « guerres mondiales » trahi nos peuples en gardant nos sociétés dans l’obscurantisme, en croyant protéger leur pouvoir. Ils ont créé des monstres et ces monstres se retournent aujourd’hui contre nous, aidés par les mêmes fauves d’hier.

 En déclarant ouvertement la guerre au terrorisme, le Président du Cameroun aurait bien pesé ses mots, cependant aura-t-il les capacités de tenir aussi longtemps quand on sait que ces inhumains savent prendre leur temps et savent réagir au moment où l’on pense qu’ils sont hors jeu. En tout cas, les menaces qui pèsent réellement sur nos pays sont bien réelles, ceci d’autant plus que ceux qui communiquent avec ces hordes de barbares, sont aussi ceux qui contrôlent nos pas …

 Gilbert NKAMTO (*)

 Photos : miliciens du Boko Haram, femmes guerrières du Sud Soudan

Carte du djihadisme en Afrique saharienne et sub-saharienne.

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 (*) www.gilbertrocheteau.blogspot.com

Correspondant du CEREDD à Tripoli, puis Yaoundé.

Secrétaire général du Conseil Panafricain du MDPR /

Mouvement démocratique panafricain pour la renaissance

www.mdpr.populus.ch

Administrateur d’EODE Zone Afrique

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NOUVELLE VICTOIRE RUSSE AU 6e SOMMET DES BRICS

Mikhail Gamandiy-Egorov pour EODE Think Tank /

Avec La Voix de la Russie – EODE Press Office / 2014 07 27 /

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EODE TT - MGE 6e sommet des brics (2014 07 27) FR

 Le 6ème sommet des principales puissances émergentes, celui des BRICS, réunissant le Brésil, la Russie, l’Inde, la Chine et l’Afrique du Sud, qui s’est tenu dans la très belle ville balnéaire brésilienne de Fortaleza, a coïncidé avec la tournée en Amérique latine de Vladimir Poutine, qui s’est justement clôturée au Brésil.

 LES BRICS : UNE REALITE GEOPOLITIQUE

 Que dire de plus si ce n’est que ce sommet a confirmé une fois encore que les BRICS sont bien plus qu’un simple « club » de puissances économiques dites émergentes, mais bien une réalité géopolitique, ainsi que vraisemblablement la véritable grande alternative au diktat occidental de l’ère unipolaire post-guerre froide qui s’est achevée récemment.

 Plusieurs rencontres et discussions ont été organisées lors de ce sommet. Aussi bien portant sur des questions globales que concernant les relations bilatérales entre les pays membres des BRICS et les pays sud-américains, invités d’honneur du sommet, d’autant plus que l’événement se déroulait sur le sol d’Amérique latine.

 LA BANQUE DE DÉVELOPPEMENT DES BRICS :

UNE VRAIE ALTERNATIVE AU SYSTÈME DU FMI ET DE LA BANQUE MONDIALE

 Sur le bilan, plusieurs choses à dire. Tout d’abord la Banque de développement des BRICS n’est plus qu’un projet, mais désormais une réalité. Le siège de ladite banque sera basé dans la capitale économique chinoise, Shanghai. Les pays des BRICS se sont également mis d’accord pour créer une réserve de change commune. Comme l’a bien souligné la présidente du Brésil, Dilma Rousseff, « Il s’agit d’une contribution importante pour la reconfiguration de la gouvernance économique mondiale ».

 Une reconfiguration que beaucoup attendent depuis un bon bout de temps. Et bien évidemment une vraie alternative au système du FMI et de la Banque mondiale. Par ailleurs, la Banque des BRICS compte jouer un rôle important non seulement au niveau des pays membres, mais également à travers un grand nombre de projets dans différentes régions du monde, notamment en Amérique latine et en Afrique.

EODE TT - MGE 6e sommet des brics (2014 07 27) FR 2

 LE PARTENARIAT DES BRICS AVEC LES PAYS D’AMÉRIQUE LATINE

 Pour revenir au partenariat des BRICS avec les pays d’Amérique latine, une grande rencontre a eu lieu entre les chefs d’Etat du Brésil, de la Russie, de l’Inde, de la Chine et de l’Afrique du Sud avec les leaders de 11 pays sud-américains. A ce titre, plusieurs rencontres bilatérales ont également eu lieu. Le président russe, Vladimir Poutine, a pour sa part eu des discussions aussi bien avec ses homologues des BRICS, mais également avec les présidents de l’Uruguay, de la Bolivie et du Venezuela, lors du sommet. Pour rappel et avant le sommet des BRICS, Vladimir Poutine, dans le cadre de sa tournée latino-américaine, a visité Cuba, le Nicaragua, l’Argentine et le Brésil.

 CONTRE LES DIKTATS AMERICAINS

 Durant les rencontres et mis à part l’aspect économique, la politique était elle aussi omniprésente, ce qui est peu étonnant compte tenu de l’actualité internationale. En premier lieu les discussions ont concerné les événements au Sud-Est de l’ex-Etat ukrainien et bien évidemment la situation au Moyen-Orient, en Irak et bien sûr en Palestine, tous à feu et à sang…

 Le leader russe n’a pas manqué de rappeler la nécessité d’œuvrer tous ensemble, aussi bien dans le cadre des BRICS que de l’Union des nations sud-américaines (UNASUR), afin de protéger les Etats qui mènent une politique indépendante et qui ne se conforment pas à la pression des USA et de leurs satellites. Probablement le mot « diktat » aurait été plus approprié mais le message a été bien compris et entièrement soutenu par les participants de ce grand sommet.

 LE PROJET BRICS SE CONFIRME DONC

 Au départ, et pour reprendre les termes employés par bon nombre de spécialistes occidentaux, le « club des BRIC » serait une « union artificielle, composée de pays trop différents et que rien ne peut unir ». Et un projet qui « au fil de quelques années » viendrait à disparaître. Cela se disait par des « experts » respectables du monde occidental aussi bien 2009 qu’en 2010.

 Mais que s’est-il passé depuis ? Un nouveau membre est venu rejoindre en 2011 ledit projet, en l’occurrence la République d’Afrique du Sud, leader du continent africain, ajoutant ainsi la lettre « S » à l’acronyme de l’organisation. Aujourd’hui d’autres pays et nations aspirent à rejoindre les BRICS, notamment l’Argentine. Et ce qu’il convient une fois de plus de noter, car c’est bien de cela qu’il s’agit, c’est que les BRICS désormais ne représentent plus uniquement une union économique (même si l’aspect économique est tout aussi primordial).

 Les BRICS partagent également aujourd’hui soit une vision commune, soit très proche, sur les principaux problèmes des relations internationales, ainsi que face aux défis majeurs de notre planète. Tout cela évidemment ne ravit en rien les élites politiques, financières et médiatiques occidentales qui réalisent aujourd’hui à quel point leurs « prévisions » par rapport aux BRICS se sont avérées fausses.

 En ce qui concerne les dernières « sanctions » étasuniennes, ainsi que de leurs satellites de l’UE, qui visent la Russie, le président russe a bien rappelé que toute sanction aura un effet boomerang. Une position soutenue par les partenaires aussi bien des BRICS, que par l’écrasante majorité des Etats d’Amérique latine. Les BRICS et leurs alliés ont de beaux jours devant eux !

 Mikhail GAMANDIY-EGOROV

 http://www.eode.org/eode-think-tank-geopolitique-la-russie-isolee-sur-la-scene-internationale/

Titre et intertitres de la Rédaction.

Article original:

http://french.ruvr.ru/2014_07_18/6eme-sommet-des-BRICS-bilan-d-une-nouvelle-victoire-geopolitique-0511/

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