Sondaggio: “Gli italiani hanno paura del fascismo”. Nicola Porro sputtana Repubblica: “Ma sapete che…?

bandiera imperosotto: Il pericolo farsista
Quasi la metà degli italiani, per la precisione il 46%, pensa che il fascismo oggi sia (molto o abbastanza) diffuso nel Paese. E’ quanto emerge dal sondaggio di Demos”, scrive Ilvo Diamanti su Repubblica. Continua: “Secondo i dati suscita molta inquietudine“. Ma questo nel sondaggio non c’è. “Il fascismo, infatti, viene percepito come un fenomeno diffuso da quasi il 60 per cento degli studenti”. Insomma, Repubblica nei titoloni di prima pagina e pagina 2 parla di “paura” e “pericolo fascismo” ma nell’articolo non ce n’è traccia, si parla solo di “diffusione”.
 
Nicola Porro, su Twitter, li sfotte: “Repubblica: fascisti un italiano su due ha paura. La paura a pag.2 diventa pericolo. Poi leggi il testo del sondaggio e paura e pericolo non ci sono. Boh”. Già…
9 Dicembre 2017
Il pericolo farsista

Siamo alla paranoia ideologica virale. Una bandiera del Secondo Reich, che era una monarchia costituzionale ottocentesca, tenuta in caserma da un ragazzo carabiniere di vent’anni, diventa il pretesto del giorno per gridare al Nazismo risorgente, che non c’entra un tubo con la bandiera e con la storia del secondo Reich.

L’uso fake della storia sconfina nel delirio persecutorio.

Ma non basta. In pieno autunno del 2017, un benemerito compagno ha scoperto una cosa tremenda: il 20 maggio del 1924, la città di Crema conferì su proposta della giunta locale la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini.

L’orrenda scoperta ha subito compattato il valoroso popolo de sinistra – enti, associazioni, partiti e sindaca, oltre l’ineffabile Anpi – che ha intimato di provvedere subito a ritirare l’atto osceno in luogo pubblico.

Togliendo la cittadinanza onoraria di Crema a Mussolini avremo finalmente un Duce scremato. Tempestivo, non c’è che dire, se ne sentiva l’urgenza, 93 anni dopo.

Ma come dice un proverbio politicamente corretto, Chi va piano va Fiano e va lontano. E’ tutta una gara in Italia per scoprire e revocare la cittadinanza onoraria al Duce in un sacco di comuni.
Pensavo a questo eroico atto di ribellione al fascismo da parte della città cremosa mentre leggevo per il terzo giorno consecutivo commenti, anatemi e mobilitazioni contro il pericolo fascista dopo la sconcertante “azione squadrista” compiuta a pochi chilometri da Crema, a Como.

La Repubblica, per esempio, ha schierato il suo episcopato per condannare il fascismo risorgente e chiamare a raccolta l’antifascismo eterno. Sui tg c’è stato un tripudio di demenza militante a reti unificate. Non avevo intenzione di scriverne, mi pareva immeritevole d’attenzione, ma la paranoia mediatico-politica non accenna a scemare.

1) Ora, per cominciare, quell’irruzione in un’assemblea pro-migranti non è di stampo squadrista semmai di stampo sessantottino. Gli squadristi, come i loro dirimpettai rossi, non irrompevano per leggere comunicati e andarsene senza sfiorare nessuno.

L’abitudine di interrompere lezioni, assemblee, lavori è invece tipicamente sessantottina e poi entrò negli usi degli anarco-situazionisti, della sinistra rivoluzionaria, dei centri sociali, ecc. Gli “skin” in questione ne sono la copia tardiva, l’imitazione grottesca.

2) Secondo, i comunicati. Trovate pure demente e mal recitato, quel comunicato che gli impavidi neofascisti hanno letto interrompendo la riunione filo-migranti. A me fa sorridere, se penso ai comunicati degli anni di piombo.

Vi ricordate? Davano notizie o annunci di assassini, accompagnavano attentati ed erano a firma Br, Primalinea e gruppi affini. Quando penso a quei comunicati, deliranti ma corrispondenti ad azioni deliranti e sanguinose, trovo farsesco il remake a viso aperto di quattro fasci e l’allarme mediatico che ne è seguito.

3) Terzo, la violenza di irrompere e interrompere. Succede ancora, nelle università, in luoghi pubblici, verso chi non piace ai movimenti di sinistra radicale, lgbt, centri sociali o affini. È capitato anche a me, girando l’Italia, di trovare aule universitarie e luoghi pubblici in cui non riesci a parlare o parli sotto scorta, tra interruzioni, proclami e incursioni.

Di questo teppismo i giornali e i tg non ne parlano mai. E nessuna di queste anime belle che gridano indignate al pericolo fascista, ha mai espresso una parola di solidarietà e di condanna.

Lo dico anche al pinocchietto fiorentino che esorta la comunità nazionale a indignarsi tutta e non solo la sua parte politica, per l’episodio di Como, anzi per la strage virtuale: lui non ha mai speso una parola per stigmatizzare episodi di segno opposto, assai più numerosi e più violenti e pretende che l’Italia insorga compatta per una robetta del genere?

Diamine, ci sono ogni giorno storie di violenza e di morti, aggressioni in casa, e la comunità nazionale intera deve mobilitarsi unita di fronte a un episodio verbale così irrilevante?

In realtà, voi informazione pubblica, voi governativi, voi giornaloni e associati, siete i primi spacciatori di bufale o fake news. Perché prendete una minchiata qualsiasi e la fate diventare La Notizia della Settimana, ci imbastite teoremi, prediche, rieducazioni ideologiche, campagne e mobilitazioni antifasciste.

Se il pericolo che corrono le nostre istituzioni ha tratti così farseschi, allora il primo pericolo è la ridicolizzazione della storia e della democrazia da voi operata quando sostenete che sono messe a repentaglio da episodi così fatui e marginali.

Non sapete distinguere tra una bomba e una pernacchia. E finirete spernacchiati.

di Marcello Veneziani – 03/12/2017

L’Espresso vs Diego Fusaro

Lespresso-vs-Diego-Fusaro-copertinaIl settimanale L’Espresso ha recentemente dileggiato Diego Fusaro dandogli del filosofo da talk show. Abbiamo simpaticamente deciso di rispondere agli amici di De Benedetti.
Era purtroppo inevitabile. Dalle parti di La Repubblica e L’Espresso hanno una specie di preoccupante coazione a ripetere: non essendo abbastanza obiettivi da schifarsi l’un l’altro, quando si incontrano durante le riunioni di redazione, si compiacciono di spalmare il fango che li lorda sul volto altrui. Ciò non stupisce. Chi non ha niente da dire e, quando parla, non è in grado di articolare alcun tipo di pensiero compiuto, passa solitamente la vita a criticare l’operato altrui.
Un nemico è del resto necessario e utilissimo per nascondere la propria nefandezza, oltre che la miseria intellettuale. Soprattutto se si è costruita la propria fortuna demonizzando gli altri, nella logica del che s’ha da fa’ pe’ campà.
L’hanno fatto con Berlusconi – avendo gioco facile, sia ben chiaro! Poi, essendo venuto a mancare l’ex Cavaliere, che avrebbero potuto combinare? Diventare grandi e trovarsi un lavoro vero? Magari dimostrare di poter andare a costituire un’alternativa credibile? Il sentiero risultava impervio e piuttosto ripido. Si sono pertanto guardati in faccia, col sudore che gli colava lungo le tempie, dicendosi: “Signori, qui dobbiamo trovare un altro da mettere alla gogna”. Detto fatto: Diego Fusaro. Tanto sta sulle scatole a tutti… quelli che essendo troppo poco si consumano nel livore contro chi è migliore di loro. I più non possono certo permettersi di dire con Nietzsche: “Voi, quando dovete elevarvi, guardate verso l’alto, io verso il basso: sono sopraelevato”.
 
Naturalmente, però, queste sono tutte argomentazioni di un pennivendolo a libro paga di Diego Fusaro. È bene, invece, soppesare la logica stringente delle argomentazioni avanzate da Guido Quaranta (secondo me, più trenta denari che quaranta!), il giornalista che si è fatto carico di sbrigare l’obbrobriosa pratica. Analizziamole dunque con ordine:
Fusaro appare spesso in televisione. In effetti, entrare in quel rettangolo di pixel, che di solito occupa il salone delle case degli italiani, non è esattamente motivo di gran vanto. Tutti ci vogliono, o vorrebbero, andarci, ma è comunque oramai assunto dal comune sentire che la cosa sia esecrabile. Solo, non si capisce perché la stessa reprimenda non venga mossa nei confronti di Mario Calabresi; del fu Ezio Mauro, dal carisma di uno sportellista delle Poste Italiane; o, prima ancora, di Massimo Giannini, con quella sua faccia impettita da primo della classe che segnala alla maestra i bambini che hanno fatto chiasso, mentre lei era in bagno.
Non parliamo poi di Sua Eminenza (Occulta?) Nostro Signore Eugenio Scalfari. Rammentate quella sua aria a metà tra il saggio stoico e il vecchio lupo di mare scampato a mille naufragi? E la sua rubiconda gioia quando la Gruber, come una figlia che accolga il vecchio padre solo la notte di Natale, lo riceve nel suo studio? Meglio non aggiungere altro.
“Fusaro è un bel giovanotto sui trent’anni, torinese, dagli occhi azzurri e dal ciuffo bruno. Non sorride mai, di solito, quando parla, sogguarda i presenti in studio con aria sufficiente e, dal tono monocorde della voce, sembra voler dare lezioni a tutti”Eh no, caro il mio burlone di un Quaranta! Uno, il giovane Diego non è un giovanotto, ma un professore universitario di filosofia. Capìta l’antifona? Non si deve vergognare come la maggior parte di voi giornalisti! Quindi, ne stia certo, lui non solo sembra voler dare lezioni, ma è pagato da un’università, e tra le più prestigiose, per farlo. E poi, scusi, cosa ci sarebbe di male nell’essere giovani e piacenti? Ci avete fatto due palle così con la storia che Renzi era giovane e cool e adesso vorreste tirarvi indietro?
Notate poi la finezza logica di Quaranta: “Fusaro non sorride”. Caspita, certo che sarebbe credibile un filosofo che va in televisione a parlare di disoccupazione, poteri occulti e neoliberismo, con il sorriso da idiota stampato in faccia. “E il tono monocorde?”, soggiungerà lei. Personalmente non l’ho notato, ma ho idea che Scalfari legga anche la bolletta della luce con tono grave, più o meno come faceva Gassman in televisione. Solo che quella di Gassman era una provocazione, mentre secondo me nonno Eugenio è serio quando lo fa. Dott. Quaranta, ma sul serio non si vergogna a essere così meschino?
Andiamo infine alla mirabile chiusa del pezzo:
 
“Ripudia l’euro e considera euroservi o euroinomani coloro che lo difendono. Avverte che l’emigrazione è una deportazione di massa che giova ai signori della mondializzazione capitalistica. Aborre l’aristocrazia bancaria e la talassocrazia del dollaro. Rampogna la tv per il suo effetto anestetizzante sulle coscienze. Deplora l’insinuarsi crescente di vocaboli inglesi nel lessico italiano. Diversi politici, durante i suoi dotti sermoni, approvano. Altri si urtano, qualcuno ridacchia. Lui, lì per lì, piccato, reagisce con battute sferzanti. Poi, imperturbabile, riprende a esecrare tutto o, quasi, tutto.”.
Ma ci volete prendere per i fondelli, o cosa? All’Europa ci crederanno sì e no cinque ingenui, il resto si sottomette perché in un modo o nell’altro ci guadagna. Ergo, sì, sono dei servi. Che l’immigrazione sia necessaria ai signori della mondializzazione capitalistica, mi rendo conto, Dott. Quaranta, a furia di stare chiuso in redazione, le deve essere sfuggito. Provi a fare un giro nei cantieri edili e in campagna. Come scusi, non sa cosa siano? Lo supponevo! E l’attacco alle televisioni che anestetizzerebbero le coscienze? Sa che lo diceva anche un certo Pasolini e ancora nessuno è riuscito seriamente a smentirlo? E la presa di posizione contro l’inglese?
Quanta malafede c’è in lei, Dottore! Ciò che Fusaro critica è un uso strumentale e manipolatorio di un’altra lingua per confondere l’opinione pubblica. Lei sa benissimo che si dice Spending Review, ma si legge ti taglio i viveri e la sanità pubblica. Lei lo sa ed è colpevole perché non lo ammette. Si vergogni e taccia, per favore. Sostiene che Fusaro passa sopra le critiche e procede oltre imperturbabile? E fa bene! Grazie al cielo ci pensa lui a svolgere attività di denuncia, pur non essendo il suo mestiere, ma quello che dovrebbe appartenere a lei Dott. Quaranta, che crede di scrivere dieci righe – forse addirittura meno – ed essersi guadagnato il pane che ha impunemente messo in tavola.
Matteo Fais -09.06.2017