Gentiloni, ricostruzione sisma 2016 e “corretta informazione”

La-CoopNonSeiTuSicuramente gli sporadici video sulle condizioni dei terremotati sono fruttto di “propaganda fascista” contro il governo dei giusti. Gentiloni chiede la censura e nessuno si indigna. Decisamente percepibile la differenza di attenzione rivolta alle vittime del terremoto dell’Aquila rispetto alle vittime del sisma del 24 agosto 2016 E SEGUENTI, nessun comitato delle cariole etc. Effetto governo amico?

TG5 VIDEO Casette? Invivibili! Lo scandalo delle casette inutilizzabili consegnate ai terremotati. del 29 DIC 2017

TGCOM24 Terremoto: consegnate casette difettose e sporche nelle Marche di Luca Pesante 26 DIC 2017

STUDIO APERTO
Nelle casette, a meno dieci Amatrice, Capodanno difficile per le famiglie nelle casette.
30 DIC 2017 Caldaie montate all’esterno congelate

VEDI ANCHE PRECEDENTE SULLE CONDIZIONI DEI TERREMOTATI E SUGLI APPALTI

300 CASETTE POST SISMA NON SALDATE DALLE COOP AL COSTRUTTORE, MA I POLITICI LE INAUGURANO CON ENFASI. IMPERVERSA IL MONOPOLIO COOP NEGLI APPALTI PUBBLICI, SALTANO ALTRI 50 POSTI DI LAVORO“

Terremoto, Gentiloni: «Segnali di ripresa»

Umbria, il presidente del Consiglio ne ha parlato in occasione della conferenza di fine legislatura: «Sono meno tranquillo sui ritardi e sul ‘corpo a corpo’ con gli intoppi burocratici»

L’occasione per parlarne – poco meno di due minuti – è stata la conferenza di esposizione del bilancio di fine legislatura. E il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha dedicato parte del suo ampio discorso anche alla scia sismica del 2016 e alle diverse zone del centro Italia ancora in difficoltà a oltre un anno dalla scossa più forte, quella del 30 ottobre: «I segnali di ripresa sono tanti».

Tranquillo, ma non su tutto Il ‘premier’ ha sottolineato in primis la «sequenza senza precedenti di eventi sismici, così come le risorse e le norme che abbiamo messo in campo». Bene, poi il giudizio sintetico sugli aspetti positivi e negativi: «Di questo – in riferimento all’impegno del governo – sono tranquillo. Meno invece sui ritardi, sui tempi di realizzazione e sul ‘corpo a corpo’ continuo che facciamo noi e i sindaci con le strozzature e gli intoppi burocratici».

I segnali di ripresa Infine – Gentiloni si rivolge ai giornalisti – il presidente del Consiglio ha chiesto aiuto ai media per far passare un messaggio: «Ma non perché – ha specificato – ci sia qualcosa da silenziare, si deve informare. Bensì per mettere in luce i tantissimi segnali di ripresa di vita nelle zone colpite dal sisma. Credo che non sia solo un dovere del governo: penso che il dare una speranza ed evidenziare i segnali di ripresa di vita e delle attività economica sia un dovere dell’intera comunità nazionale».
28 Dic 2017 12:06 FONTE

Arriva la stangata: +952 euro a famiglia da gennaio

Gentiloni si vive megliotanto gli italiani stanno benissimo, solo le banche soffrono ed i poveri dobbiamo importarli. I 10 milioni di indigenti in Italia? SOLO UNA FAKE NEWS. Il regime kompagno che difende i deboli e gli ultimi (si si certo, prima bisogna eleggerli per contenere i destri, poi fanno le porcate e basta dire “ah ma mica è sinistra quella”)

Arriva la stangata: +952 euro a famiglia da gennaio

Pubblicato il: 26/12/2017 12:50

Dalle bollette della luce ai pedaggi autostradali. Passando per assicurazioni, servizi bancari, prodotti per la casa e spese scolastiche. Con il nuovo anno arriva anche la consueta stangata di prezzi e tariffe che toccherà quota +952 euro annui per una famiglia media. “Mentre, secondo le ultime stime Istat, cresce il rischio povertà o esclusione sociale – sottolinea in una nota Elio Lannutti di Adusbef – con la popolazione esposta a rischio pari a 18.136.663 individui, superiore di 5.255.000 unità rispetto al target UE previsto, una disuguaglianza dei redditi maggiore rispetto alla media dei Paesi europei, si profilano ulteriori salassi per le tasche dei cittadini dal 1 gennaio 2018, stimati da Adusbef in 952 euro a famiglia”.
“Dalle bollette della luce, destinate ad aumentare – come segnalato al Governo e dall’Autorità per l’energiaper 22 milioni di famiglie dal 1 gennaio 2018, in previsione del processo di riforma delle tariffe, che penalizza gli utenti con minori consumi, specie se residenti, quantificati in 22 milioni di abitazioni su 29 totali, quindi con un potenziale impatto redistributivo tutt’altro che irrilevante, al gas, ai pedaggi autostradali, alle assicurazioni, ai servizi bancari, al caro assicurazioni, alla spesa alimentare, ai ticket sanitari, ai trasporti, servizi idrici, alla tassa sui rifiuti”.
“Il nuovo anno è alle porte, ma a giudicare dai primi segnali sul fronte dei prezzi nulla di buono aspetta i consumatori italiani, che nel 2018 – spiega – subiranno la consueta stangata di prezzi e tariffe che toccherà quota +952 euro annui, per una famiglia media, con il traino verso l’alto di trasporti, alimentazione, Rc Auto, servizi bancari, Tari (invece di essere restituita dato l’errato calcolo), i prodotti per la casa, le spese per la scuola, le tariffe professionali”.
La previsione di aumenti per il 2018 “è aggravata non solo dalla crescita dei costi energetici, ma anche da alcuni fenomeni speculativi o derivanti da inefficienze di sistema, con aumenti implacabili dei costi delle assicurazioni e dei servizi bancari”. “Tali incrementi per molte famiglie risultano insostenibili, per questo – conclude – è urgente una seria azione del Governo per controllare e contrastare ogni aumento ingiustificato, e porre un argine ad aumenti surrettizi di pochi euro, con la certezza dell’impunità data l’assenza di una class action (approvata all’unanimità dalla Camera dei Deputati il 3 giugno 2014, bloccata al Senato per espresso veto di Confindustria e banche recepita dal ministro Maria Elena Boschi, che taglieggiano e saccheggiano i redditi) formidabile deterrente contro i predatori”.

Italia va in guerra in Libia: navi sotto la minaccia dei bombardamenti

Ghedafi non andava bene, ora c’è la democrazia in Libia no?

I taxi Soros italianiROMA (WSI)Mentre il Parlamento ha dato il via libera alla missione di supporto navale in Libia, il generale Kalifa Haftar, l’uomo forte del governo di Tobruk minaccia l’Italia.
A Roma la Camera ha votato a favore della missione con 328 sì e 113 no così al Senato con 191 sì e 47 no e il Pd ha ottenuto l’appoggio di Forza Italia. A votare contro la lega Nord  e il Movimento Cinque Stelle. Astenuti Fratelli d’Italia che tramite Giorgia Meloni parlano di un timido intervento additando il nostro paese come il campo profughi d’Europa.
“I francesi si beccano il petrolio mentre l’Italia i barconi”.
E’ il duro commento di Alessandro Di Battista in merito alla situazione libica, tutto questo mentre da Tripoli arriva una minaccia chiara e precisa diretta alò nostro paese.
 
“Bombardate le navi italiane” avrebbe detto il generale Kalifa Haftar suoi uomini come riporta l’emittente panaraba Al Arabiya. Una dichiarazione che segue di poche ore quella espressa nel parlamento di Tobruk contro l’operazione navale italiana accusando il premier di Tripoli, Fayez Sarraj di aver concluso l’accordo con l’Italia portando navi straniere, il che rappresenterebbe una “violazione della sovranità nazionale” libica.
 
Ma Roma minimizza e il premier Paolo Gentiloni sottolinea l’importanza della missione:
Sappiamo tutti quanto i cittadini italiani si attendano risultati nella lotta dei trafficanti di esseri umani e nel controllo sui flussi migratori irregolari. Il contributo delle forze armate in questa direzione è assolutamente strategico e determinante: questa non è certo una missione aggressiva ma di sostegno alla fragile sovranità di quel Paese”.
3 agosto 2017, di Alessandra Caparello
Libia, la svolta anti scafisti di Sarraj: “Pronti a bombardare le loro navi”
La mossa del premier è un messaggio all’Ue: disposti a misure estreme. Il governo minacciato dall’avanzata di Ghwell. Oggi Minniti a Tripoli
 
Migranti soccorsi in Libia dall’intervento della Guardia costiera
Pubblicato il 13/07/2017
Usare l’aviazione contro «l’emigrazione illegale». Cioè bombardare le navi degli scafisti che partono dalle coste libiche dirette verso l’Italia. Non è una provocazione ma un ordine diretto del premier Fayez al-Sarraj alle sue forze armate. Un’accelerazione improvvisa nella lotta ai trafficanti di uomini arrivata alla vigilia delle visita del ministro dell’Interno Minniti, atteso oggi a Tripoli per una missione che ha come scopo principale frenare l’afflusso dei migranti dalle frontiere meridionali della Libia. Minniti – che ieri è stato a Berlino dove ha incontrato l’omologo Thomas De Maiziere – vedrà oggi 13 sindaci del Sud della Libia per convincerli a mobilitarsi contro i trafficanti di uomini.
 
Il primo ministro riconosciuto dall’Onu, e che ha nell’Italia il suo principale alleato, cerca così di dare il suo contributo in un momento difficile per Roma, che si è ritrovata sola in Europa di fronte a una crisi epocale. Al-Sarraj, anche capo supremo delle Forze armate, chiede l’uso delle forze aeree contro «l’emigrazione illegale» e il «contrabbando di carburanti», una piaga che crea malcontento fra la popolazione. Ma questo è il «messaggio interno». Quello all’esterno è rivolto all’Italia e all’Europa: siamo pronti anche a misure estreme.
 
Il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani ha invece invocato l’aiuto della Guardia costiera libica per fermare le partenze: «Dobbiamo assolutamente bloccarle utilizzando tutti gli strumenti che abbiamo. Attraverso i satelliti si vede esattamente quali barche stanno caricando le persone e, con l’impegno della Guardia Costiera Libica, si può bloccare la partenza degli immigrati». Sul piano pratico è difficile capire come funzionerà il piano di Al-Sarraj. Affondare imbarcazioni con i cacciabombardieri non è un’operazione chirurgica. Il rischio di fare un massacro è alto. Il governo Al-Sarraj poi non dispone di una «sua» aviazione. Sono le milizie di Misurata ad avere a disposizione alcuni Mig-23, che sono stati usati nella battaglia di Sirte contro l’Isis. Non sono però dotati di bombe di precisione a guida laser, un’altra controindicazione.
 
A naso l’ordine sembra più una mossa propagandistica. Al-Sarraj ha un grosso debito di riconoscenza nei confronti dell’Italia. La base di Abu Sitta, dove di solito risiede a Tripoli, è protetta dalle nostre forze speciali. I militari della Folgore sono a guardia dell’ospedale da campo di Misurata, che ha curato i feriti nei combattimenti a Sirte ed è un importante presidio a protezione anche della capitale. Il premier ne ha più che mai bisogno. L’ex primo ministro islamista Khalifa Ghwell ha orchestrato da Khoms, a metà strada fra Misurata e Tripoli, una massiccia offensiva. Oltre ai suoi uomini, partecipano la milizia Samoud del colonnello Sala Al-Badi, comandante dell’operazione «Alba Libica», e miliziani affiliati alle Benghazi Defence Brigades, un cartello di gruppi islamisti in prima linea nella lotta contro il generale Khalifa Haftar in Cirenaica. Segno che il fronte di Ghwell si è ancor più radicalizzato.
 
L’assalto di Ghwell è stato fermato ieri dopo una battaglia di tre giorni a Garabulli, conosciuta anche come Castelverde, 60 chilometri a Est di Tripoli. Le forze islamiste si sono dovuto ritirare, dopo aver subito la perdita di quattro uomini, più altri 21 feriti. Ma hanno ripiegato verso Tarhuna, dove si sono di nuovo raggruppate con l’obiettivo di avanzare verso Tripoli da Sud. Fonti locali parlano di «500 veicoli armati» coinvolti. A sbrogliare la situazione è intervenuta la Brigata Tripoli, la più potente milizia alleata di Al-Sarraj, che ha «ripreso il controllo di tutte le vie di comunicazione» attorno a Garabulli. Al-Sarraj si è anche consultato con il consigliere militare speciale dell’Onu, Paolo Serra. Il generale ha invitato a mettere in primo piano «la salvaguardia dei civili» e l’instaurazione di «un cessate-il-fuoco». Ma non è quella l’aria che tira, quanto piuttosto di una resa dei conti fra Ghwell e Al-Serraj.

Gentiloni riceve la visita di George Soros a Palazzo Chigi. Un atto di “cortesia”?

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Molti osservatori si sono chiesti quale sia stato il motivo della visita effettuata “riservatamente” da George Soros al premier Gentiloni lo scorso 3 di Maggio a Palazzo Chigi, proprio in un momento di polemiche e sospetti che coinvolgono, guarda caso, alcune delle ONG da “trasporto express” migranti, che sono finanziate da Soros attraverso la sua “Open Society Foundations (OSF), capofila delle iniziative “filantropiche” del magnate.
Le visite fatte di Maggio potrebbero avere lo scopo di “fare coraggio” , come recita un vecchio adagio e sopratttutto, quando sono fatte dai grandi pluri miliardari (e Soros è uno di questi) ad un paese indebitato, privo ormai di sovranità e quasi in bancarotta come l’Italia.
 
Dopo il segnale di “dominio”, vistosamente dato della mano di Trump sulla spalla di Gentiloni, in occasione della visita di questi a Washington, poteva mancare al conte Gentiloni, primo ministro (nominato) del Governo Italiano, una visita “di cortesia” di George Soros? No, certo che no.
 
Puntualmente questa visita è avvenuta e non ci è dato sapere se dovuta ad un moto spontaneo del magnate di origine ungherese o se fosse un appuntamento prefissato nell’agenda del primo ministro italiano.
Bisogna sapere che George Soros, nonostante la sua veneranda età di 87 anni, è ancora molto attivo e, tra le sue attività, oltre ad aver cofinanziato (in perdita) la campagna di Hillary Clinton negli States, assieme ai sauditi ed alle banche di Wall Street, è da anni un personaggio centrale nella campagna di finanziamento dell’immigrazione clandestina in Europa, come da lui stesso ammesso pubblicamente, tanto che il premier ungherese Viktor Orban gli ha dichiarato apertamente guerra, trovando il sistema di imbrigliare le sue ONG che operano in Ungheria e mettendo sotto inchiesta l’Università di Soros, una Università privata da cui escono i “globe trotter” del globalismo radicale formati dai guru di Soros.
Possiamo immaginare che Soros, disponendo di un patrimonio valutato in circa 25,2 miliardi di dollari (ufficialmente), sia alla ricerca di buoni affari di investimento da realizzare in Italia, visto che risulta avere già in mano uno studio approfondito sull’Italia fatto dal suo advisor Shanin Vallèe, che riguarda non soltanto gli aspetti finanziari ma anche quelli economici, industriali e di assetto politico del paese.
Inoltre Soros non solo opera a titolo personale o con la propria struttura, ma risulta anche fondatore del fondo “Quantum Group of Funds” e, soprattutto, advisor di “Blackrock”, uno dei colossi dell’investimento made in Usa, particolarmente esposto sull’Italia, che possiede di partecipazioni per quasi 2 miliardi nel sistema bancario come anche nelle società quotate sul listino principale, a partire da Eni, Enel, Generali, Telecom Italia, Mediaset e così via.
Soros potrebbe essere stato interpellato da Gentiloni e da Carlo Calenda per quelle svendite del patrimonio pubblico che consentirebbero al Governo di fare un pò di cassa per ridurre il debito e rientrare nei parametri richiesti da Bruxelles. Una ipotesi molto probabile, secondo vari osservatori.
 
D’altra parte si sapeva che, prima o poi, con il ricatto del debito e del declassamento del rating, l’Italia dovrà cedere almeno qualcuno dei suoi “gioielli” rimasti, che sia l’ENI, l’Enel, le Poste Spa, la Telecom o altro. Questo prima di arrivare a parcellizzare anche le isole, le coste e parte del territorio italiano per ripagare il debito.
Territorio italiano sul quale stanno sbarcando centinaia di migliaia di migranti provenienti dalla Libia ed in buona parte trasportati sulle navi delle ONG di proprietà di Soros. Questo non può essere trascurato e sicuramente sarà al centro dei colloqui di Soros con il Governo Gentiloni che avrà cura di ringraziare Soros per la sua “preziosa” collaborazione nell’invio di tante importanti “risorse” che avranno il compito di ripopolare l’Italia, rialzare il tasso demografico del paese, pagare le pensioni agli anziani e omologare l’assetto sociale secondo le direttive delle centrali di potere sovranazionale a cui Soros è stretttamente collegato.
 
A questo proposito possiamo immaginare che il Governo Gentiloni assicurerà a Soros tutta la collaborazione e prometterà, tramite il Ministero della Giustizia, il prossimo trasferimento del fastidioso magistrato, capo della Procura di Catania, Carmelo Zuccaro, che ha osato metter in dubbio l’operato delle ONG di Soros e creato qualche intralcio alla “meritevole” attività di invasione migratoria che le ONG stanno così efficacemente svolgendo. Un trasferimento in Sardegna o un collocamento in pensione anticiapata al dr. Zuccaro, possono essere i sistemi per neutralizzare il magistrato impiccione.
Se poi ci dovessero essere altri intralci a questo piano di invasione programmato da Soros e dalle centrali di potere transnazionali, allora ci sono altri metodi già sperimentati che consentono di eliminare gli elementi dissidenti (stesse attento Salvini e gli altri come lui).
 
Quindi ricapitolando, la visita di Soros ha molteplici obiettivi:
1)assicurarsi del buon funzionamento del piano di invasione migratoria programamto sull’Italia,
2)verificare possibilità di investimenti profittevoli (esentasse) da parte dei fondi finanziari di proprietà di Soros,
3)articolare un “report” sulla situazione delle banche italiane e dei debiti irrecuperabili per valutare se acquisire alcuna delle banche più esposte, magari con pochi spiccioli (sembra che i Governo stia perorando la causa del Monte de Paschi di Siena).
 
Questi ed altri motivi hanno consigliato al premier Gentiloni di non dare troppa pubblicità alla visita del magnate/filantropo ed inoltre Gentiloni si riserva, nel caso qualche trattativa con i fondi di Soros andasse in porto, di dare lui per primo la buona notizia, cosa che servirebbe anche a fortificare la sua posizione politica di fronte ad un Matteo Renzi che già, come dicono voci di corridoio, avrebbe inviato strani messaggi al premier, del tipo “stai sereno” Paolo.
 
di  Luciano Lago  – Mag 04, 2017

ODDIO!? ARIECCO I SINISTRATI….

operazione riciclo, se veramente andremo ad elezioni prepariamoci al fracassamento di zebedei con le sinistre tanto tanto rivoluzionarie ed alternative, quelle che cambiano brand ad ogni tornata elettorale per nascondere le solite porcate. Ovvio che Left anna-falcone-510-psponsorizzi quest’altra sceneggiata, Left la voce del dip di stato Usa delle guerre di Obama.
ODDIO!? ARIECCO I SINISTRATI….
Che la schiacciante vittoria del NO avrebbe, come effetto collaterale, ringalluzzito la sinistra sinistrata —non solo quella intruppata in parvenze di partiti (quella sellina e rifondarola)— era facilmente prevedibile. Oltre alle due conventicole di cui sopra c’è a sinistra una costellazione di associazioni, correnti, soggetti che pensa di entrare o rientrare in partita —ove per partita s’intende (appare meschino ma così è) la competizione elettorale. E siccome le elezioni incombono è tutto un tramestio di iniziative, appelli, tentativi di dare vita ad un cartello elettorale per andare a coprire lo spazio elettorale a sinistra di Pd e M5S.
 
Vi ricordate RIVOLUZIONE CIVILE Ingroia candidato? E la sberla elettorale che quella lista subì nel 2013? Vi ricordate L’ALTRA EUROPA CON TSIPRAS? I cascami di quei mondi, in autonomia apparente sia da Sel che da Prc, stanno tentando di rimettere in piedi un carrozzone elettoralistico.
Prendete ad esempio l’assemblea svoltasi a Bologna il 18 dicembre. Da lì dovrebbe partire una “carovana per l’alternativa di sinistra in Italia”. Di mezzo ci sarebbe anche De Magistris, che ha inviato un suo emissario. Contenuti zero, la solita aria fritta. Rompere con l’euro non se ne parla nemmeno.
L’assemblea di Bologna era stata preceduta da un incontro svoltosi a Roma l’11 dicembre, aperto da Sandro Medici (c’erano Ferrero, Fratoianni, Fassina…) col titolo freudianoRICOMINCIAMO DA NO (i)“.
Poi è venuta un’intervista di Anna Falcone, che per aria fritta e zero contenuti è davvero niente male. Se non ci credete e non avete cose più interessanti da fare, ve la alleghiamo qui sotto. Siamo alle solite, alle prese con una sinistra incorreggibile, che non riesce a cambiare né paradigma, né linguaggi, né postura. Il fatto che merita di essere sottolineato è la mossa tattica a cui la Falcone allude: dare vita ad una lista elettorale di sinistra passando per il Coordinamento Democrazia Costituzionale, l’organismo dei giuristi a cui va dato il merito di essersi battuto per il NO, ma i cui errori clamorosi non si debbono dimenticare.
Che la Falcone e i sinistrati che gli stanno dietro riusciranno nel loro tentativo di trascinare il Coordinamento dei giuristi —quindi le centinaia di Comitati per il NO  che a quel coordinamento han fatto riferimento— ne dubitiamo. Di sicuro essi ci proveranno in occasione dell’assemblea nazionale di quei comitati che si svolgerà a Roma il prossimo 21 gennaio.
Un’assemblea che ha la sua importanza, non fosse perché si farà sentire la componente migliore, quella che mentre difende la Costituzione ne segnala la sua incompatibilità con l’Unione europea. Che quindi pone il problema della conquista della sovranità popolare-nazionale.
Anna Falcone: “Né Pd né M5S, esiste un nuovo spazio politico”
intervista a Anna Falcone di Giacomo Russo Spena
Partiamo dal 4 dicembre. Qual è il segnale principale che si evince da quel voto? Come si spiega una così alta affluenza?
I cittadini partecipano al voto quando hanno la possibilità di incidere realmente sulla res publica, così come è stato sulla Costituzione. Al contrario, l’astensione aumenta quando il consenso è direzionato verso opzioni chiuse e non soddisfacenti. Dal 4 dicembre giunge un messaggio di grande partecipazione unito al desiderio di libertà e “liberazione” dalle vecchie pratiche della politica politicante.
Una vittoria della Costituzione ma anche un chiaro segnale politico di sfiducia nei confronti del governo Renzi, il quale è stato costretto a dimettersi. E’ stato un voto politico?
Il contesto politico influenza sempre i referendum ma la motivazione principale che ha spinto i cittadini alle urne è stato il voto “per” la Costituzione e non “contro” il governo Renzi. Il nostro “Comitato per il No” ha rifiutato ogni tentativo di strumentalizzazione e personalizzazione politica del voto, respingendo al mittente la strategia renziana e puntando all’informazione sulla riforma e sui suoi effetti di indebolimento del sistema democratico. Ciò detto, è innegabile che il governo Renzi abbia deluso molti prima del voto, per il fallimento delle sue politiche sociali ed economiche, e continui a deludere adesso, per l’assoluta incapacità di fare un’analisi obiettiva e costruttiva della bocciatura referendaria.
Siamo al tramonto del renzismo o è ancora presto per sancire la sua fine?
Non so se siamo di fronte al suo definitivo declino, di certo la sua sconfitta non è stata un problema di comunicazione – come sostiene Renzi – ma di contenuti. Aggiungerei di umiltà e di coerenza con la matrice progressista a cui il Pd dice di ispirarsi. Invece di ascoltare la disperazione popolare, si è cercato prima di demolire, con le riforme sul Jobs Act o la “buona scuola”, quei diritti – appunto il lavoro, l’istruzione, la salute – che rendono i cittadini protagonisti e soggetti liberi di uno Stato di diritto, poi di approfittare di quella stessa disperazione per estorcere un voto su una riforma della Costituzione, su cui la propaganda renziana spostava la causa di tutti mali del Paese. Gli italiani non ci sono cascati e, con grande coraggio e dignità, hanno saputo dire No a questa riforma truffa e ne hanno approfittato per rilanciare quei valori costituzionali che rappresentano, al contrario, l’ultimo baluardo per la difesa dei loro diritti sociali, civili e di libertà. Il programma della nostra democrazia è scritto tutto lì.
Il governo Gentiloni è un Renzi bis? E, secondo lei, quanto durerà?
Lo è nei fatti e nella fonte da cui promana la sua legittimazione. Del resto, abbiamo sempre sostenuto, e i fatti ci danno ragione, che la vittoria del NO non avrebbe determinato alcun stravolgimento politico: viste le maggioranze in Parlamento e la solida supremazia renziana nel Pd, non sarebbe stato possibile aver alcun governo non sostenuto da Renzi. Siamo alla copia di un vecchio governo caratterizzato sempre dagli stessi limiti. La modernità e il futuro del Paese viaggiano su altre corde e non può che passare dalla progressiva attuazione di una democrazia partecipativa: quello di cui il governo ed i poteri che lo sostengono hanno più paura. Forse hanno ragione.
Passiamo alla legge elettorale. Il Pd ha proposto il Mattarellum, un sistema maggioritario che favorisce le coalizioni. Che ne pensa? La convince la proposta?
Sicuramente visto l’esito referendario, il Parlamento ha il dovere di dare agli italiani una legge elettorale nuova che rappresenti un salto di qualità e una discontinuità rispetto al passato. Non più solo e prioritariamente la governabilità – il che sarebbe in contrasto con il principio sostenuto dalla Corte costituzionale nella ormai nota sentenza n. 1/2014 che dichiarato la parziale incostituzionalità del “Porcellum” – ma soprattutto una legge elettorale che responsabilizzi gli eletti nei confronti dell’elettorato, non che ne vincoli il mandato all’obbedienza verso il segretario/presidente del partito da cui dipende la rielezione. E andando oltre, una legge che consenta agli elettori di scegliere i propri rappresentanti e partecipare alla selezione delle candidature. La governabilità passa, innanzitutto, dalla qualità dei nostri rappresentanti e dalla capacità di lavorare insieme per il bene dal Paese, al di là delle convenienze politiche e dai desideri del “capo”.
Il prossimo 21 gennaio si terrà a Roma un’assemblea pubblica nazionale a cui parteciperanno tutti i comitati territoriali del “No” alla riforma. Qual è la proposta politica in discussione?
Siamo un’organizzazione plurale e democratica: decideremo insieme su come proseguire e su quali priorità. Insisto: molti, se non tutti, ci chiedono di andare avanti per rilanciare l’azione politica su un doppio binario: attuazione della Costituzione e riaffermazione dei diritti sociali, a partire dal lavoro. Per questo abbiamo già annunciato il nostro impegno per il prossimo referendum sul Jobs Act promosso dalla Cgil.
 
Un bel salto per i comitati del No: dalla difesa della Costituzione alle questioni riguardanti il lavoro e la precarietà…
L’attuazione di un modello pienamente democratico passa dall’attuazione dei diritti fondamentali e dalla garanzia dei diritti sociali, prima ancora che dagli equilibri fra i poteri. Non è un caso che nella Costituzione la parte sul riconoscimento e la tutela di tali diritti, preceda quella sui poteri e l’organizzazione dello Stato: senza i primi non può esservi una declinazione democratica dei secondi.
E’ favorevole all’introduzione del reddito di cittadinanza?
Si può discutere sulle forme ma è innegabile che una società fondata, ormai, sulle diseguaglianze e sul tramonto del lavoro come fonte di reddito ed emancipazione sociale non possa fare a meno di misure redistributive della ricchezza, che garantiscano, almeno, la dignità, quando sia tanto pervicacemente inibito il diritto al futuro.
 
E per quando auspica il ritorno al voto? A settembre, dopo il referendum?
Non appena ci sarà una nuova legge elettorale, auspicabilmente ispirata ai principi di cui parlavo sopra, che dia cioè valore alle scelte popolari e spazio ai suoi migliori rappresentanti, non ai più servili vassalli del leader di turno o di altri poteri che ne siano espressione. Però, a meno di una vittoria del Sì al referendum sull’abrogazione del Jobs Act, o di altri scossoni politici, temo non si tornerà a votare prima del prossimo autunno, se non nel 2018.
 
A livello nazionale il Pd perde consensi e il M5S non sembra approfittare del governo Gentiloni vedendo come si è impantanato a Roma con la sindaca Virginia Raggi: sembrano due soggetti in forte crisi. Pensa che alle prossime elezioni nazionali ci sarà un alto tasso di astensionismo? La gente ormai non è del tutto sfiduciata nei confronti delle istituzioni?
Dipende da quanto i cittadini penseranno di poter contare con il prossimo voto politico: se si continuerà a reiterare modelli politici ed elettorali di mera ratifica o investitura di governi preconfezionati e candidati opachi, o che brillano solo per l’altissimo tasso di “fedeltà al capo”, ma il cui valore o passione civile e politica restano ignoti, l’astensionismo non potrà che aumentare.
Per Lei c’è spazio per la nascita di un nuovo soggetto, a sinistra, alternativo sia al Pd che al M5S capace di dare la speranza di cambiamento ai cittadini?
La politica non sopporta vuoti, e in questo momento, più che mai, un soggetto che sapesse interpretare la “fame” di diritti, la volontà di partecipazione attiva dei cittadini e selezionare una classe dirigente all’altezza del Paese, avrebbe praterie aperte davanti a sé.
Che pensa della prospettiva dell’ex sindaco di Milano, Pisapia, di un “campo progressista” capace di dialogare col Pd e far nascere un nuovo centrosinistra nel Paese? I Comitati del NO possono essere attratti da tale progetto?
Prima di parlare di progetti, bisogna guardare alla credibilità di chi li propone e agli obiettivi politici reali, quelli, ancora una volta, calibrati sulla riconquista dei diritti, più che sulle strategie di potere. Non è dalla sommatoria di tanti che può nascere una nuova sinistra larga, nei consensi, prima ancora che nel nome, ma dal coraggio di rilanciare battaglie innovative e decise contro un’ideologia – il “turboliberismo” – che ha decapitato libertà e diritti, in nome di un fantomatico progresso materiale, riuscendo solo a distribuire ricchezza per pochi e miseria per tanti. Il declino dello Stato democratico e di diritto è iniziato da lì. Non vedo in quel campo, ancora (forse), tale coraggio.
Infine, qual è il rapporto coi partiti e volti storici della sinistra classica? Non è giunta l’ora che emergano nuove forze dalla società civile?
E’ un rapporto di rispetto, ma critico. Siamo tutti consapevoli dei limiti del modello partito che si è sviluppato a dispetto del “metodo democratico” sancito in Costituzione, e delle responsabilità di chi quel modello minimo e ipocritamente insofferente a ogni regolamentazione conforme a Costituzione. Quanto alla società civile, il salto di qualità sta nell’annullare la separazione fra società civile e società politica: la democrazia partecipativa impone un impegno costante di tutti e la fine della delega di potere in bianco che metta nelle mani di pochi le decisioni sul futuro di tanti. Penso sia già emersa una forte volontà di partecipazione, che può convogliarsi in una nuova stagione di attivismo politico, ma serve, adesso, dimostrare di saperla coniugare con un altrettanto grande senso di responsabilità. Sono processi che richiedono tempo e impegno da parte di tutti. Eppure, mai come adesso, è necessario che questo salto di qualità si realizzi.
Adesso Lei è in procinto di partorire ma è proprio sicura che, nei prossimi mesi, non sarà interessata a “scendere in campo”? In molti sembrano volerla tirare per la giacchetta…
Sono già scesa in campo. E nel modo, credo, più libero e utile a quella res publica a cui teniamo in tanti, senza paura di definirci indomabili, quanto pragmatici, idealisti. Perché, vede, non c’è niente di più innovativo e rivoluzionario di un ideale, di un impegno condiviso e portato avanti da tanti per cambiare il corso degli eventi e – a volte – della Storia di un Paese. Questo referendum lo ha dimostrato contro ogni previsione. Noi cercheremo di trasformare questa vittoria in un nuovo inizio per la “discesa in campo” non di singoli leader, ma dei cittadini tutti, i veri protagonisti di questa vittoria e gli unici che possono animare, insieme, una nuova stagione politica. Saranno loro, devono essere loro a sceglierne i volti e gli obiettivi che vi daranno corpo e concretezza.
(28 dicembre 2016)

LE TRE TESTE DELL’IDRA

Dic 15, 201

 

Per vincere l’idra, bisogna tagliarle via tutte insieme, proprio come fece Eracle con l’idra di Lerna (che aveva ben nove teste), nella sua seconda fatica. Cioè bisogna (anche se non basta) che la futura maggioranza, se alternativa, induca Mattarella ad abdicare. Con la moral suasion, naturalmente. Per ragioni di merito, ma anche di legittimità, cui sotto accennerò.

Anche Napolitano era una testa dell’idra. Approssimandosi la fine della sua presidenza, mise a Palazzo Chigi una nuova testa, cioè Renzi, che poi a sua volta ha scelto e fatto votare Mattarella. Così L’idra ha sempre almeno due teste attive.

Le teste dell’idra ora stanno lavorando per neutralizzare la volontà popolare espressa col chiaro voto referendario, per ritardare il ritorno alle urne e portare avanti un governo politico replica del precedente, con Boschi (“se vince il no, mi ritiro”), Lotti e tutti i più screditati, per trascinare il Paese verso nuove situazioni e verso la maturazione dei vitalizi dei parlamentari, cioè settembre.

E le due camere hanno votato la fiducia a un governo che si presenta come intenzionato a durare finché avrà la loro fiducia vitaliziesca ed esercitando pieni poteri politici, come se godesse della fiducia popolare, mentre si è visto il contrario.

Il voto popolare ha costretto Renzi a defilarsi, ma Renzi aveva messo sul Quirinale Mattarella a portare avanti il suo programma e riciclare lui stesso in caso di caduta. Ora infatti Mattarella gli sta dando il tempo di farsi conferire un nuovo mandato con le primarie del suo partito per potersi ripresentare a capo del centro sinistra nelle prossime elezioni politiche, come candidato premier, benché Renzi stesso abbia, come la Boschi, promesso di ritirarsi dalla vita politica in caso di sconfitta referendaria. Ma è un mentitore professionale.

La cosa più grave è che Mattarella fa tutto ciò senza essere realmente egli stesso legittimato come presidente della Repubblica, perché è stato eletto da una maggioranza parlamentare non corrispondente a una maggioranza elettorale, e frutto di una legge incostituzionale, e ora per giunta sfiduciata direttamente dal popolo. E Mattarella ha mandato tale governo a farsi legittimare da quella medesima maggioranza incostituzionale di un parlamento di nominati dalle segreterie partitiche, e che quindi rappresenta queste stesse, più gli elettori.

Ecco perchè, se si vuole ridare legittimità e legittimazione allo Stato, bisogna non solo rinnovare le camere con elezioni generali, ma anche sostituire Mattarella con un presidente della Repubblica eletto in modo pienamente legittimante da un parlamento pienamente legittimo.

Ma da dove vengono la vitalità inesauribile dell’idra e il suo attaccamento al potere? La risposta è nella sua agenda, l’agenda dei governi della partitocrazia degli ultimi infausti decenni: procurare il trasferimento ai capitali forti stranieri delle industrie e delle banche strategiche italiane, spartendosi quanto possibile del resto e liquidando ogni spazio di indipendenza nazionale.

FonteMarco Della Luna

http://www.controinformazione.info/le-tre-teste-dellidra/#

I potentati finanziari designano Gentiloni per proseguire l’opera di spoliazione ed invasione dell’Italia

Nonostante il chiaro ed inequivocabile pronunciamento della grande maggioranza dei cittadini italiani a favore del NO, nel referendum sulla riforma costituzionale voluta dal Governo Renzi/Boschi/Gentiloni, il Presidente Mattarella ha dato incarico ad una controfigura di Renzi, del fronte del SI, per formare un nuovo governo che prosegua le stesse politiche di spoliazione ed invasione dell’Italia.

Un governo senza scadenza, dichiarano, indifferenti a qualsiasi problema di consenso e rappresentanza sostanziale da parte dei cittadini.Gentiloni con la Clinton
Un gioco molto pericoloso quello della classe politica al Governo che ancora una volta, nonostante sia priva di qualsiasi legittimità democratica, si ostina ad operare alle spalle degli interessi e delle necessità dei cittadini chiudendosi a riccio rispetto alle legittime richieste di andare al voto, agitando i soliti pretesti della emergenza finanziaria, dei mercati e degli impegni internazionali.

Facile prevedere che il regime cercherà di creare nuove “emergenze” per giustificare una prosecuzione a tutti i costi dell’attività del governo ed evitare una consultazione popolare da cui il PD, il partito che rappresenta gli interessi del Grande Capitale,  uscirebbe sicuramente sconfitto.

Mentre Renzi ha da poco portato via i suoi scatoloni dagli uffici che occupava come primo ministro, a stretto giro arriva il nuovo sostituto, grazie alla veloce designazione fatta del Presidente Mattarella.
In realtà, come si può capire, il nome di Gentiloni è stato suggerito dai potentati finanziari, da Bruxelles e da Washington come persona di provata fedeltà alle centrali di potere sovranazionale che dirigono il sistema Italia.

Non per nulla il “conte” Gentiloni (il personaggio ha delle ascendenze nobiliari) aveva manifestato la sua subalternità a queste centrali dimostrandosi un fervente sostenitore della NATO, di Washington, un grande entusiasta della subalternità alla oligarchia europea di Bruxelles tanto da dichiarare la “necessità di consegnare ogni sovranità dello Stato Italiano a beneficio dell’Unione Europea”.

Quando nel 2011 avvenne il primo colpo di mano, un vero e proprio golpe, con la destituzione dell’ultimo premier eletto, Silvio Berlusconi, ad opera della Troika, grazie alla complicità di Napolitano, quello che oggi è il nuovo premier nominato , il conte Gentiloni, conversando con Carlo Cattaneo, plaudeva al colpo di mano e scriveva su Twitter: “Esatto, dobbiamo cedere sovranità a un’Europa unita e democratica”. (vedi Libero.it)

Per quanto riguarda le sue posizioni manifestate come Ministro degli esteri, Gentiloni è noto per essere un fedele esecutore delle politiche dettate da Washington, tanto da ripetere a pappagallo tutti i dispacci inviati dal Dipartimento di Stato USA, senza mai discostarsi di un millimetro dalla linea di Washington: questo accadeva ad esempio sulla questione delle sanzioni alla Russia e sulle politiche di provocazione della NATO con le concentrazioni di truppe ed esercitazioni alle frontiere russe. Fu lo stesso Gentiloni a dichiararsi a favore dell’invio di militari italiani in Lettonia a seguito dei reparti NATO.

Allo stesso modo è nota la sua posizione anti Assad sulla Siria che gli aveva fatto manifestare “grande preoccupazione” quando nel Settembre del 2015 la Russia schierò le sue forze in Siria in aiuto ed a sostegno del governo di Damasco. ““Complicato se la Russia pensa di risolvere a mano armata la situazione”, disse Gentiloni in quell’occasione.

“Spero che le notizie sulla presenza russa siano meno gravi di quanto appaiono”: se Mosca “avesse l’illusione di risolvere mano armata la situazione sarebbe una complicazione del quadro, uno sviluppo negativo”. Così dichiarava il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni a Sky Tg24 sulla presenza russa in Siria nel 2015.

Le previsioni di Gentiloni si è visto quanto erano adeguate, considerando che la Russia, con il suo decisivo appoggio, è riuscita a risolvere il conflitto annientando la presenza dei terroristi ad Aleppo ed in tutte le città siriane. D’altra parte Gentiloni ha dimostrato di essere apertamente schierato dalla parte dei gruppi terroristi di ispirazione salafita/saudita.

A questo proposito, noi di controinformazione, scrivevamo nel 2015: “……Ancora più grave è il fatto che l’Italia, oltre a fare affari con i paesi che sostengono il terrorismo, in ossequio alle direttive del Dipartimento di Stato USA, partecipa alle sanzioni contro la Siria, negando anche la fornitura di medicinali e generi di necessità alla popolazione siriana stremata da quasi 5 anni di conflitto. Lo stesso governo italiano partecipa all’embargo contro lo Yemen, per consentire alle forze degli “amici” sauditi di massacrare meglio la popolazione locale”.

“Questa è la politica estera dell’Italia dei Renzi e Gentiloni, quelli che si riempiono poi la bocca del rispetto dei “diritti umani” (nei paesi non conformi agli interessi USA) e fanno affari ed alleanze con i peggiori ceffi del Medio Oriente, con le mani in pasta nel terrorismo e delle persecuzioni contro la propria popolazione”. Vedi: Il Governo italiano di Renzi/Gentiloni a fianco dei paesi che sostengono il terrorismo

Adesso Paolo Gentiloni ex ministro degli esteri, i quarto premier non eletto dal popolo, nominato da Mattarella è un personaggio che risulta ancora più servile di Renzi, ancora più spregiudicato nel richiedere l’annullamento di ogni sovranità dello Stato Italiano a beneficio dell’Oligarchia di Bruxelles rispetto al suo predecessore.

Risulta fra l’altro che Gentiloni è un fervente sostenitore di Israele, l’anno scorso aveva partecipato al meeting della Trilateral Commission, quell’organismo dell’elite che lavora per un “Governo Mondiale”
Lo stesso ex ministro ha partecipato ad un Workshop dove erano presenti i noti criminali come Kissinger e Soros e supermassoni come Draghi, Monti, Amato e Letta. Inoltre il “conte” è solito partecipare ed essere invitato ai convegni dell’Aspen Insitute e della lobby mondialista dei Rockefeller, lui stesso risulta avere stretti collegamenti di parentela con noti massoni.

Nel corso delle elezioni presidenziali statunitensi Gentiloni non ha esitato a coprirsi di ridicolo implorando un incontro a tu per tu con la candidata democratica Hillary Clinton, dichiarandosi un suo fervente sostenitore, si è recato personalmente a New York per per tifare per la Clinton e farsi fotografare con lei.

Naturalmente adesso il “conte” si trova a disagio dovendosi confrontare con Donald Trump, come nuovo padrone, il personaggio che aveva aspramente criticato. Non ci sono dubbi che sarà pronto ad “adeguarsi” come sempre ha fatto nella sua carriera.

Dic 13, 2016 di  Luciano Lago

http://www.controinformazione.info/i-potentati-finanziari-designano-gentiloni-per-proseguire-lopera-di-spoliazione-ed-invasione-dellitalia/#