POPULISTI ANTE PORTAS, GLOBALISTI NEL PANICO: E POI DICONO CHE SONO I RUSSI A INTERFERIRE NELLE ELEZIONI — UE: VERSO IL BIO-TECNO-FASCISMO

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MONDOCANE

MERCOLEDÌ 30 MAGGIO 2018

 

Ci si può illudere e nascondere dietro la formula della “crisi sistemica” del capitalismo, prodromo dell’inesorabile quanto follemente deterministica palingenesi dell’umanità. Ci si può consolare con la visione di un tagliateste (Cotarelli) senza maggioranza che poco avrebbe potuto fare prima che nuove elezioni oppongano al golpe morbido un contraltare elettorale dell’80%. Qualcuno ripiegherà verso il “meno peggio”, inteso come superamento del pericolo mortale “fascioleghista e populista”. Lo scambio tra carnefice e vittima (organico ai nostri tempi) gli consente di convivere con il faux pas mattarelliano per cui la poco istituzionale giustificazione adotta per l’annientamento di una maggioranza di governo, espressa dalla sovranità popolare sancita dalla costituzione, sarebbe “l’irritazione dei mercati”. Quelli che, a loro amici, secondo gli eurofeudatari tedeschi dovrebbero insegnare agli italiani a votarsi contro. E guai a irritare Giove. Per placarlo tocca sgozzare qualcuno sull’ara, fossero anche 17 milioni di elettori. E’ la ciambella di salvataggio che lanciano all’uomo di Castellamare del Golfo (ministro della Difesa che bombardò Belgrado) i progressisti delle varie squalificazioni: dai “comunisti “ sorosiani del manifesto, ai Liberi e Uguali sottopancia del PD, ai benemeriti Cia  di tutta quanta la democratica stampa coloniale.

No Tap e capisci tutto

Era domenica sera a Melendugno, cittadina a cui il gasdotto mafio-amerikano TAP vorrebbe squarciare San Foca, la più bella spiaggia del Salento, prima di sradicare, in combutta con un falso batterio ulivicida, migliaia di ulivi, ossa, pelle e anima della Puglia, per risalire la penisola lungo la faglia sismica che ha raso al suolo il Centroitalia e sistemare miliardi di tonnellate di gas sottoterra nella bassa padana, in una concentrazione demenziale di stoccaggi, a sollecitazione di altre potenzialità sismiche. Gas che serve al Nordeuropa (noi ne siamo saturi) e ai vari tangentari lungo il percorso dall’Azerbaijan.

Insieme alla mia guida pugliese, Francesco, nel bel cinema “Paradiso”, presentavamo il mio documentario “O la Troika o la Vita – Epicentro Sud”, una specie di compendio audiovisivo della guerra che i poteri globalisti conducono contro il Sud d’Europa e del mondo, a forza di Grandi Opere, guerre e migrazioni coatte o indotte. Con sottotitolo: “Non si uccidono così anche le nazioni?”.

La madre di tutti i Mattarella e Cotarelli

Mentre stavo sul palco, via smartphone arriva la notizia della rinuncia del premier incaricato, Conte, causa veto al suo ministro economico di un Mattarella mutato in Mitterand, o Trump, o Poroshenko e, un istante dopo, il minaccioso annuncio che a pensare a noi, e in particolare ai 17 milioni di elettori M5S e Lega, ci sarebbe stato Carlo Cotarelli. A ciò nominato da Mattarella, ma a ciò demandato da una catena decisionale che da Draghi (BCE) risale al FMI dell’inquisita Lagarde, alla Trilateral, il cui fondatore Rockefeller era appena stato beatificato al Quirinale dal nostro pontefice siculo-laico, dunque a Bilderberg, via GoldmanSachs, scuola quadri di tutti loro, per culminare nei siderali spazi dorati dei signori della moneta. Il tutto, come ci insegna Mattarella, si chiama “mercati”. E, come tale, è indiscutibile, inesorabile, implacabile.

In platea c’era un centinaio di persone a rappresentanza di un popolo che, guidato da un Comitato di attivisti, scienziati, giuristi e da un sindaco, Marco Potì, di quelli che ce ne fossero, da quasi due lustri lotta contro lo stupro che prosseneti del gangsterismo capitalistico vogliono infliggere alla loro terra. Popolo che, a sentire gli esiti della manovra quirinalesca, evidentemente pianificata fin dal primo exitpoll favorevole ai “populisti”, non ha esitato a esplodere, come un sol uomo, in un ruggito di consapevole indignazione e collera. Quando tu, radicato nel territorio e nella Storia, da anni ti devi confrontare con aggressori che ti rivolgono contro le armi del sopruso, dell’inganno, delle blandizie, dei diritti interpretati a rovescio, dello strangolamento economico, per sostituirsi a te, alla tua gente, al tuo futuro, le armi oggi brandite contro chi hai eletto, è difficile che un quirinalizio qualsiasi ti possa fregare. Sai cosa c’è dietro, come hai capito cosa ci fosse dietro alle escavatrici, ai manganelli, al “gas per lo sviluppo della tua regione”.

Mondialismo versus sovranità popolare

Tante le analisi della “crisi sistemica”,  del presidente fedele alla, o traditore della, Costituzione,  del Draghi, drago che sputa spread tossici non comprando più titoli italiani, del Mattarella commissariato dall’UE che commissaria governo, parlamento e voto democratico, del Cottarelli virgulto tagliateste FMI che, avendo iniziato, e non terminato, con la “spending review”,  a trasferire in alto e lontano  ricchezza e risparmio degli italiani, è ora incaricato di farla finita con il welfare, la sanità, l’istruzione, l’ambiente, il lavoro. Tutto qui. E’ bastato il sindaco di Melendugno, Marco, a farci allungare lo sguardo ricordando, tra una Napoli e una Margherita, che la cosa forse più importante da fare, dettata da quelli in alto a Cotarelli,  sono le nomine. E’anche e molto da chi metti a capo di Leonardo, Fincantieri, le varie partecipate dello Stato, i servizi, la RAI, che dipende la svendita dei saldi nazionali,  la morbida prosecuzione della grecizzizazione dell’Italia e quindi della desovranizzazione del paese-chiave per Mediterraneo, Africa-Medioriente nel processo di mondializzazione (scusate i tre brutti termini assonanti).

Venendo all’ambaradan allestito al Quirinale in questi giorni per bloccare l’avvento dei “populisti”  e imporre, insieme a un blocco di costoro, che si vorrà in qualche maniera definitivo (vediamo quali altri golpe e golpetti si inventeranno), il sicario voluto dai poteri forti, mi pare ovvio che il nodo “Savona” sia stato un trasparente pretesto per detto blocco e che il furbo Salvini lo abbia condiviso per arrivare a nuove elezioni. Elezioni annunciate dai sondaggi  per lui redditizie, tanto da farlo prevalere definitivamente sul volatile Di Maio, all’affannosa ricerca di captationes benevolentiae e su un deludente e politicamente frastagliato M5S.

A sinistra i ragazzi di bottega

Comunque, qui la questione è infinitamente più grande e testimonia della sclerosi delle sedicenti sinistre il non avvertirne la portata strategica globale. I grandi poteri storici che si esprimono nella finanza e nel militare e utilizzano alcuni Stati forti, come Usa, UK, Germania, per eliminare dalla scena elementi di contrasto che pretendono di avvalersi di costituzioni e sovranità, dalla fine della seconda guerra mondiale manovrano, complottano, drogano, ricattano, invadono, per arrivare a un dominio mondiale che si può ben definire bio-tecno-fascismo. Si chiama globalismo, globalizzazione, mondialismo. Uno dei frutti più riusciti, tali da ridurre ai minimi termini le sovranità democratiche e sociali sorte dalla guerra antifascista, promosso e finanziato dagli Usa fin dal 1948, è l’Unione Europea, modello di anti-democrazia,  con lo strumento valutario della sua dittatura economica, l’euro. Si capisce, allora, l’infingarda strumentalità di certe campagne di distrazione di massa, come quell’ “antifascismo militante”  che se la prende con un infimo folklore, pretende di difendere una democrazia che è un mero simulacro e non vede l’ombra nera del totalitarismo che incombe su noi, sul mondo.

Destra – sinistra

Nazionale o sovranazionale?

Ogni organismo sovranazionale è una piede di porco del mondialismo, dall’UE alla Nato, dal WTO al FMI, dalla BCE al G7, all’ UNHCR che, insieme alle Ong private, governa l’operazione mondialista “migranti” e ai vari trattati transnazionali come TTIP o CETA, e ha per fine l’annientamento della sovranità popolare. Sovranità che rappresenta un ostacolo sia quando si esprime a livello nazionale, nello Stato autodeterminato in legge, economia, socialità, cultura, territorio, sia quando rappresenta il controllo delle popolazioni su territorio, e relativi patrimonio storico, economia, produzione, cultura, progettualità. Vedi gli assalti transnazionali con le Grandi Opere alla Val di Susa, al Salento, a Sardegna e Sicilia con le basi militari, vedi lo svuotamento coatto dei territori terremotati con la rinuncia a ogni ricostruzione e, in generale, dell’improduttivo Sud italiano, vedi la fine della nostra indipendenza alimentare con l’abbandono dell’agricoltura di qualità a vantaggio dello scadente import delle multinazionali. La gigantesca concentrazione di stoccaggi di gas nella bassa padana, in cui lavorano poche decine di tecnici, oltre a costituire un rischio spaventoso per le popolazioni, ha preso il posto di campi che davano lavoro alla regione  e cibo a mezza Italia.

In questi anni abbiamo visto, e in parte ho filmato e raccontato, una serie di “regime change”, colpi di Stato militari, parlamentari, di piazza, guerre e terrorismi: Ucraina, Georgia, Jugoslavia, Honduras, Paraguay, Brasile, Iraq, Libia, Siria, Egitto…In parallelo hanno funzionato i tentacoli economici della piovra, i cannibali dei cosiddetti “mercati” e i loro sicari delle agenzie di rating.

Il Regime change del Quirinale

Tutti della stessa matrice, tutti finalizzati a distruggere autodeterminazione e sovranità. Tutti e tanti altri complotti chiamati rivoluzioni colorate, o sradicamento di popolazioni collocate su depositi di risorse utili al capitale, definito “fughe da fame e guerre”, accompagnati dal plauso di quinte colonne mondialiste, mimetizzate da difensori dei diritti umani. E non è un regime change quello a cui abbiamo assistito in questa primavera arroventata, più che dai gradi, dai degradi della vita politica, civile?  Non lo è quando, subite ingiunzioni da fuori di casa nostra, l’amministratore del condominio butta fuori 17 milioni di inquilini e lo consegna a uno che manco paga l’affitto?

Il laboratorio di Frankenstein

Noi siamo da sempre un laboratorio per operazioni globali. Perlopiù criminogene, sempre antipopolari. Un caso di scuola è la coabitazione tra criminalità organizzata e criminalità politica. Impostaci dagli Usa nel 1945 e felicemente vissuta dai successivi governi di sostanza, o anima, democristiana. Poi adottata a largo raggio. E’ bastata l’incrinatura, provocata da elementi spuri, nella placida consociazione storica tra dominanti e opposizione di sua maestà, consolidatasi in Nato e UE, perché si scatenasse il trambusto cui assistiamo. E’ bastato che qualcuno avesse, alle elementari, espresso qualche dubbio sulla divinità mammonica dell’euro,  è bastato che riecheggiasse al di sotto delle Alpi la formula “prima gli italiani”, che si prendesse sul serio un possibilissimo reddito di cittadinanza. E’ bastato che si sfiorasse la parola “ambiente”, si sospettasse che quest’Europa dell’austerity non serve che a trasferire grana e grano dal basso in alto, che i migranti servissero a farci pagare con le noccioline. Basta e avanza alla grande che si sia osato esprimere riserve sulle missioni militari, come sulla guerra alla Siria.

Mamma li russi!

E qui entriamo in un capitolo che alle sinistre è ostico da quando, con il crollo del muro, è finito il loro punto geopolitico di riferimento e si sono accomodati sotto quello uccidentale. Assolutamente terrorizzante rispetto a un piano strategico coccolato da Yalta in poi era il profumno geopolitico che aleggiava sopra il contratto Salvimaio: un rapporto con la Russia non basato su russofobia a 360 gradi, minacce nucleari, terroristi e provocatori False Flag, satanizzazione di Putin. E che rifiutava le sanzioni, cosa che, vista l’unanimità richieste in queste cose dall’UE, minacciava di far saltare un accerchiamento all’orso russo ininterrottamente progredito da Bush Senior a Trump. Possiamo giurarci che qui, sul negoziato al Quirinale, si è abbattuta, come un rigore di Ronaldo, la gamba tesa di Washington.

Ma, più di ogni altra cosa, è bastato a sconvolgere l’élite il riecheggiare da un capo all’altro della penisola del termine anatemizzato, intollerabile, funesto, coda del diavolo: sovranità. Che poi è sinonimo di libertà. Parole brevi, secche, tronche. Ma ci sono morti in troppi per dimenticarle.

A prescindere dalla maggiore o minore qualità dei politici che hanno dato voce a queste “impertinenze”, quello che ha fatto aprire le porte dell’inferno sono stati i 17 milioni di italiani che,  coscienti perché dotati della maschera antigas dell’intelligenza, hanno dato la maggioranza a un impeto di contrasto e cambiamento. E non sono neanche i soli. Vediamo, ora, cosa si inventeranno per fermarli. Quegli altri sono pochi, ma capaci di tutto. E, visto che la Chiesa si è subito sbracciata in difesa dell’uomo al Quirinale, cioè della divinità parallela Mercati,  hanno dalla loro anche il papa.

 Sguardo innocente

Pubblicato da Fulvio Grimaldi alle ore 18:53

Corte dei Conti, il costo allo Stato di ogni richiedente asilo è di 203 euro al giorno. (altro che 35)

ma no, è solo buon cuore e spirito di solidarietà, mica business colossale che coinvolge tante cosche/coop ma non solo, lobbies tipo gli avvocati che trattano le pratiche, operatori telefonici che incassano per le utenze, anche i fornitori di energia elettrica e gas…affitto degli alberghi

E’ solo per bontà d’animo, i terremotati possono stare nelle casette in mezzo alla neve, le famiglie possono essere sfrattate e vivere in macchina con i bambini, loro non fruttano soldi alle mafie dell’immigrazione. La corte dei conti ora sarà additata come un covo di nazisti, fascisti, leghisti, razzisti etc etc etc
Corte dei Conti, il costo allo Stato di ogni richiedente asilo è di 203 euro al giorno. (altro che 35)
Per l’accoglienza degli immigrati sul territorio italiano, nel 2016, il Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo, gestito dal Ministero dell’interno, senza includere i costi c.d. “indiretti”, ha registrato impegni finanziari per complessivi 1,7 miliardi di euro.
Anche l’Unione europea, per la stessa annualità, ha contribuito con finanziamenti per 46,8 milioni di euro che rappresentano però solo il 2,7 per cento rispetto all’onere gravato sul bilancio dello Stato e sulle spalle dei cittadini italiani.
A ciò deve aggiungersi che per il Paese il costo delle mancate ricollocazioni di migranti negli altri stati europei, alla data del 15 ottobre 2017, ammonta a non meno di 762,5 milioni.
Il documento tecnico contabile ha analizzato, specificatamente per il triennio 2013/2016, la prima accoglienza ossia i servizi resi agli stranieri dallo sbarco fino alla sistemazione nei Cas e successivamente nei Cara. Sono emersi costi elevati a fronte di servizi scarsi, assenza di controlli fiscali adeguati, tempi lunghi per identificazione e domande di asilo, governance territoriale carente da parte del Viminale nei centri di raccolta.
Insomma secondo la corte dei conti il sistema dell’accoglienza sarebbe costoso, inefficace e sommario. Il sistema di gestione dell’accoglienza agli immigrati finito sotto la lente della Corte dei conti ha messo in luce, in un compendio di 150 pagine, tutte le evidenti criticità del fenomeno.
Quando si vanno ad esaminare i costi per le suddette disamine dei documenti per le richieste di asilo viene fuori che nel 2016 sono stati impegnati ben 13,4 milioni di euro mentre, dal 2000 a oggi ben 54,5 milioni.
Vale a dire che in media per valutare l’ipotesi di protezione di ogni immigrato, tra il 2008 e il 2016, si sono spesi 203,95 euro al giorno.
Troppo a fronte del fatto che meno del 10 per cento viene classificato di fatto un rifugiato.
magistrati contabili inoltre dopo aver puntato l’indice hanno anche comminato la dovuta sanzione sulle inadempienze contabili di alcune prefetture che accertavano le spese avvalendosi di autocertificazioni a firma di coop e onlus che si occupavano del servizio di accoglienza.
L‘indagine puntuale è stata svolta in 4 prefetture campione: Treviso, Prato, Avellino e Reggio Calabria.
Nella struttura di Avellino il costo di un migrante è arrivato a toccare i 50,39 euro al giorno + iva ovviamente (a fronte dei 35 + iva); quanto presso il Cas di Reggio Calabria sono emersi una serie di affidamenti diretti troppo agevoli rispetto alle modalità consuete che prevedono invece appositi bandi di gara. Un’attenzione ulteriore ha riguardato il Cie di Modena (Centro identificazione ed espulsione): il costo quotidiano per ogni immigrato detenuto è stato valutato da 56,16 euro fino a 167,81.
Nel 2016, 123.600 persone ….
Leggete il resto su La Voce del Trentino

Bannon attacca Mattarella: “Tolta la sovranità all’Italia, è disgustoso”

gu

eppure certi italioti danno ragione a Mattarella….se davvero tale impeachment era infondato come sostiene qualcuno, che vuol far cadere nel dimenticatoio questo golpe bianco, come mai al ritiro di Di Maio di tale opzione, Mattarella riapre il tavolo?

Roma, 29 mag 2018 – In questi giorni Steve Bannon è in Italia e ha dunque potuto seguire da vicino gli ultimi sviluppi politici del nostro Paese, con Mattarella che ha impedito a Lega e M5S di formare il governo. E l’ex braccio destro e artefice della campagna elettorale vittoriosa di Donald Trump, nell’analisi degli eventi, ci va giù pesante: «Ciò che è successo ieri è disgustoso, è stata violata la sovranità dell’Italia, ad opera di poteri stranieri, media stranieri, capitali stranieri», ha detto durante un incontro pubblico con la stampa a Roma. «L’Italia era in un momento storico – prosegue Bannon – perché il suo popolo voleva riprendersi il suo Paese, come gli inglesi votando per la Brexit. Ma invece gli è stata tolta la sovranità. Hanno rifiutato un governo scelto dal popolo con oltre il 60% per metterci un altro burocrate che arriva dal Fondo monetario internazionale [Cottarelli, ndr]. Inconcepibile».
Secondo Bannon, l’azione di Mattarella avrebbe volutamente favorito quello che lui chiama il “partito di Davos”, cioè il fronte compatto dei poteri forti e dei mercati finanziari. La stoccata al presidente della Repubblica, seppur non nominato, è forte: «L’Italia è in una crisi di sovranità, non provocata dal popolo italiano ma dal “partito di Davos”. Combattono il popolo mentre questo cerca di riprendersi la sua sovranità. E come scusa usano lo spread, è disgustoso». Bannon fa inoltre mostra delle sue simpatie per Lega e M5S: «Movimento Cinque Stelle e Lega, un partito populista di sinistra e uno populista di destra hanno fatto insieme qualcosa di straordinario, qualcosa mai fatto prima nella storia, riuscendo a unire populisti di diverso orientamento, lavorando su un programma comune che ha senso e mettendo da parte le proprie posizioni personali, mostrando grande abilità e saggezza».
«I loro leader – prosegue Bannon – avevano anche fatto un passo indietro, avevano messo da parte le loro differenze per formare un governo populista. Per capire la difficoltà della sfida è stato come mettere assieme Bernie Sanders e Donald Trump. Noi in America non ci siamo riusciti, voi in Italia stavate per riuscirci, anzi, c’eravate riusciti. Ma il governo del cambiamento è stato stoppato prima». Bannon, però, è tutt’altro che pessimista per quanto riguarda il futuro: «Il partito di Davos, di Berlino, di Londra, di Wall Street vuole impedire un governo populista e nazionalista in Italia. E da qui alle prossime elezioni l’intensità degli attacchi, politici, giornalistici e finanziari aumenterà. Ne vedremo delle belle. Ma per il partito di Davos sarà tutto inutile. Aver impedito la nascita del governo Conte è stato fatale, ha creato i prodromi della sua sconfitta».
Vittoria Fiore

Cottarelli con la lista dei ministri 12 ore dopo l’incarico. Il colpo di Stato era già pronto

Mattarella sa benissimo che Cottarelli non avrà la fiducia, così potrà sciogliere le Camere e azzerare la maggioranza di Lega e M5

Questo era ieri, pare che ora le trattative si riaprono creando un governo sterile, stessa maggioranza MA SENZA PROGRAMMA, un capolavoro. Che lo scopo di quei sondaggi sia di frantumare l’alleanza con i 5S? Visti i risultati oggi 30 maggio…
Roma, 29 mag 2018 – Le “nuove elezioni” fanno parte del colpo di Stato fin dal principio. Tutti ci siamo chiesti che senso aveva mandare Cottarelli in Parlamento dove non avrà la fiducia, “obbligando” così il presidente della Repubblica a sciogliere le Camere. Ma era proprio questo il fine ultimo: azzerare la maggioranza M5S-Lega, che è la saldatura politica della piccola e media borghesia del Nord e del Sud prima divisa, e quindi sterilizzata, fra centrodestra e centrosinistra. E quindi il colpo di Stato non si è esaurito sabato, è in pieno svolgimento e finalizzato a cancellare un Parlamento regolarmente eletto, perché senza la sua eliminazione non sarebbe possibile altro governo se non quello “rifiutato” dal Quirinale.
Nel frattempo mezzibusti, spread, borsa in calo etc. avranno il compito di confondere e intimidire l’elettorato e, se non proprio riportarlo alla Seconda Repubblica, almeno riportare Lega e M5S su posizione divise, l’uno preda di Berlusconi e l’altro del Pd. Andare a votare ad agosto invece che a ottobre serve a mascherare il colpo di Stato all’opinione pubblica (appena Cottarelli manca la fiducia sciogliamo le Camere, siamo democratici), ad eliminare da subito il Parlamento uscito il 4 marzo e, nello stesso tempo, chiudere con lo spread pilotato e la borsa in calo, cosa insostenibile per oltre due-tre mesi.
Solo così si spiega Cottarelli con la lista dei ministri stile Monti-Bis già pronta 12 ore dopo l’incarico. Sono le “menti raffinatissime” che citava Falcone. In realtà a scompaginare il losco disegno c’è il balzo della Lega al 27,5% e il crollo di Fi all’8%, e se il trend continua in questo senso a votare proprio non ci si va, almeno fino a quando Salvini con le spalle al muro non rompe con M5S e accetta di fare il leader del centrodestra. Magari a Berlusconi gli fanno credere che sarà il prossimo presidente della Repubblica. Andreotti non è morto mai.
Luigi Di Stefano

Solo i servi e gli ignoranti sono ancora europeisti

Solo i servi e gli ignoranti sono ancora europeisti

Sentirsi europeisti oggi implica coraggio e incoscienza. Più semplicemente, serve tanta, tantissima ignoranza, sia dei processi che dei fenomeni.

Se per l’uomo della strada – che è ignorante per forza di cose data la quotidianità, il lavoro, i mass media che disinformano e via discorrendo – l’Europa è bella perché ti permette di viaggiare senza passaporto, non devi cambiare la moneta, o perché ti permette l’Erasmus, per molti cittadini – più informati e consapevoli – quest’Europa dei banchieri, ormai, sta diventando un vero e proprio incubo.
Già, perché è da qui che bisogna partire per ragionare: l’Europa dei popoli non esiste più, forse non è mai esistita, esiste solo l’Europa della finanza, della tecnocrazia e dei banchieri.
L’uomo della strada o magari il giovanotto di belle speranze costretto ad emigrare a Londra o a Dublino per fare il lavapiatti o il cameriere ignora – per esempio – che è proprio quest’Europa coi suoi meccanismi monetari a indurlo a tale gesto.
Se solo intuisse, per esempio, che la scarsa quantità di moneta che la BCE presta (anche) alla nostra nazione determina la crisi economica che lo costringe a partire, forse inizierebbe a guardare il tutto con molto più sospetto.
E se capisse anche che ciò avviene in tutto il mondo o quasi, dato che i banchieri centrali, controllando i rubinetti del denaro – aprendoli e chiudendoli – determinano “crisi” o “espansioni”, be’ i giovani e non solo, a questo punto, sarebbero sulla via maestra per un personalissimo risveglio umano e personale.
Ma torniamo all’Europa, anzi alla metastasi europea.
Questo centellinamento dell’Euro è stato imposto alle nazioni col Trattato di Maastricht del 1992 che prevede appunto, tra le varie cose, un limite di emissione del 3% della moneta rispetto al PIL (che si sapeva sarebbe decresciuto in Italia in virtù di una moneta praticamente doppia rispetto alla precedente nonché “prestata” a debito).
Non contenti i banchieri, tramite i loro camerieri ovvero le “nostre forze politiche”, sono arrivati negli ultimi anni a farci inserire in Costituzione, all’art.81 per l’esattezza, il pareggio di bilancio, vale a dire la riduzione di tale percentuale di emissione allo 0,5%, e ciò per nessuna ragione economica particolare, se non il “pretesto” di essere più responsabili e di non creare debito pubblico.
Già, ma come nasce questo debito, come si forma questo debito nazionale in cui siamo sprofondati?
Il denaro, in realtà, nasce già alla fonte come un debito, viene prestato alla nostra nazione in questo modo, anche quando si tratta di mere cifre virtuali. Il punto è che questo denaro viene creato dalla BCE dal nulla, ex nihilo, ed è su questo “nulla” che lo stato emette titoli di debito che poi verranno comprati dalle banche d’affari o dalla stessa banca centrale europea (leggasi quantitative easing) che così potranno ricattarci con lo spread – il tasso di interesse sugli stessi – non appena il paese non fa le leggi restrittive che loro ci impongono.
Parliamo di leggi – pardon “riforme” – che prevedono privatizzazione di beni pubblici, salvataggi di istituti bancari sulla pelle dei cittadini, svalutazione del lavoro, della pensione, della sanità e via discorrendo, in quanto bisogna “dimagrire” per far ingrassare i loro profitti.
L’Euro dunque – in sostanza – è una truffa, un metodo di governo occulto, così come lo è il debito pubblico, che è sic et simpliciter la quantità di denaro in circolazione in una determinata nazione (quantità che dovrebbe appartenere ai cittadini e non costituire un debito).
Tagliare una porzione di debito – quella detenuta per esempio dalla banca centrale – come proposto proprio dalla bozza del programma di governo Lega-5Stelle (si parlava di 250 miliardi circa) in realtà sarebbe sacrosanto, ossia il minimo quando sai come nasce il denaro: tuttavia i giornaloni (anzi i giornalini) e i mass media – che non sanno nulla di economia e straparlano a caso – hanno subito azzannato i due partiti.
La loro complicità è frutto di ignoranza ma soprattutto di malafede.
Il bello – anzi l’incredibile – in tutto questo è che l’Italia, nonostante questo scellerato sistema di gestione del denaro a monte, avrebbe ancora un avanzo primario, vale a dire un attivo di gestione (in pratica le entrate sono superiori alle uscite) solo che questi interessi sul debito… ci portano a uno scoperto!
Ecco perché chi oggi difende l’Euro difende tutto questo marciume, consapevole o meno.
Ecco perché se tutto in realtà viene pagato dai banchieri (compresi i nostri stipendi) e se lo spread sale appena facciamo i cattivi, forse il presidente vero della nostra “Repubblica” non è Sergio Mattarella, ma quello della BCE, ovvero Mario Draghi.
Ridiscutere i trattati – come qualche forza politica suggerisce – è impossibile, ci vuole tempo, soprattutto occorre un’Europa unita, cosa che non esiste, dato che i banchieri hanno pensato bene di creare due poli opposti, un blocco di paesi creditori (per i quali il denaro è sempre debito, ma, avendo adottato una moneta più debole rispetto alla precedente o comunque affine, hanno accumulato un surplus di bilancio attraverso le esportazioni) e un blocco di paesi debitori (che si sono ritrovati invece con una moneta praticamente raddoppiata, cosa che ha determinato un crollo dell’export, un’ondata crescente di importazioni nonché la desertificazione industriale).
Anche chi vi parla di Eurobond mente sapendo di mentire. Questi sarebbero titoli europei che dovrebbero mettere insieme tutti i debiti di tutti i paesi dell’Eurozona: secondo i voi i paesi creditori lo faranno? Voi ce la vedete la Germania accollarsi il debito pubblico italiano?
Ma veniamo a un altro cancro dell’Europa: le istituzioni.
A Bruxelles abbiamo un parlamento che ratifica leggi emesse da una Commissione Europea… non eletta dai cittadini. In che modo i governi – ormai in mano alla finanza – scelgono i commissari? Non ci è dato sapere.
L’intero processo legislativo è inquinato da lobby di ogni sorta, che promettono soldi e lavoro agli “eletti” in cambio di leggi favorevoli.
Le lobby più attive sono quelle finanziarie e farmaceutiche: le banche internazionali spendono qualcosa come 120 milioni di euro l’anno per il lobbismo, ecco perché non ci sono leggi che dividono le banche commerciali da quelle speculative, ed ecco perché i salvataggi delle stesse devono effettuarli i cittadini e non gli istituti.
Per quanto riguarda le lobby dei farmaci, Big Pharma spende qualcosa come 40 milioni l’anno, seguita da altre multinazionali minori come Glaxo, Novartis e Bayer con rispettivi 2,5 milioni: è per questo che i vaccini – al pari di tanti altri farmaci – non possono mai essere messi in discussione, pur provocando chiaramente in molti bambini (e non solo) diversi effetti collaterali… in alcuni casi permanenti?
Si calcola che intorno ai palazzi della Commissione e del Parlamento ci siano qualcosa come 2600 società di lobby: ciascuna – in media – spende 2,5 milioni di euro ogni anno. C’è di tutto, da Google ad Apple fino a Walt Disney e perfino l’industria del porno!
Ecco perché le politiche europee, dall’agricoltura alla pesca fino ai vari settori industriali, sono tutti a favore delle multinazionali, mentre le piccole e medie imprese soffrono gravemente. L’obiettivo – anzi il pretesto – è che il protezionismo è superato, mentre la concorrenza – il neoliberismo– è la regola.
Il CETA, per esempio, è stato uno dei negoziati meno trasparenti in assoluto. Esso comporta una competizione sfrenata tra aziende, favorendo le aziende più grandi almeno 20 volte la dimensione delle nostre aziende agricole medie, le quali già beneficiano di economie di scala totalmente differenti e hanno normative molto meno stringenti delle nostre. Che cosa andremo a raccontare al piccolo imprenditore quando nei prossimi anni si vedrà erodere le sue quote di mercato in Europa, visto che la maggior parte di loro non ha la forza di approcciare il mercato americano, canadese o asiatico? Questi trattati ultraliberisti, ormai, sono dei veri e propri crimini economici, proprio come lo è il mercato finanziario già trattato.
Anche i piccoli pescatori stanno soffrendo: mentre le grandi società di pesca, per esempio, possono permettersi dei veri propri imbrattacarte con tutta la burocrazia che la commissione impone al settore, i piccoli sono costretti ad arrangiarsi o a pagare per poter lavorare e compilare i numerosi moduli previsti. Pensate che, tra le tante scartoffie, occorre compilare una scheda nella quale il dentice si chiama “dec”, il cappone “gun”, la seppia “ctc”, il polpo “occ” e così via. Dicono che serva per la tracciabilità del pescato e dunque per la qualità, ma così rendono la vita impossibile ai piccoli pescherecci.
E che dire dell’industria? In Europa la tassazione tra nazioni è profondamente diversa, il che comporta una vera e propria fuga verso chi ti fa pagare meno tasse (cosa che, unita alla questione “Euro” di cui parlavamo prima, per noi diventa un cocktail micidiale).
Insomma, essere contro questa Europa, ormai, è un dovere civico e morale. Significa essere veri cittadini, informati e consapevoli.
Il giorno in cui scenderemo tutti in piazza, senza inutili e superflue divisioni, per chiedere di uscire da questa gabbia e riprenderci la sovranità monetaria (è da lì, a cascata, che nascono tutti gli altri problemi) sarà sul serio il giorno della sconfitta del “sistema”, nonché di questa piccola élite che continua a governarci in modo subdolo.di Gabriele Sannino – 23/05/2018 Fonte: controinformazione

L’ACTUALITE QUI CONFIRME L’ANALYSE : AU CŒUR DE L’AGRESSION DE L’OTAN À L’EST, LA POLOGNE VEUT ABRITER UNE BASE U.S. PERMANENTE !

 

LM DAILY / 2018 05 28/

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

ART.COMPL.GEOPOL - Pologne base us (2018 05 28) FR (3)

« Pologne: la participation ce 28 mai 2018 du secrétaire général de l’OTAN à la session de l’Assemblée parlementaire de l’OTAN en République de Pologne est un signe avant-coureur des épisodes à venir » -Fars (ce 28 mai).

Les journalistes qui croient comprendre la géopolitique sont tournés vers le passé, c’est la « géopolitique du rétroviseur ». Ainsi l’accent est toujours mis en « MittelEuropa » (ce concept germanique) sur l’Allemagne. L’état à suivre, et je vous en ai souvent parlé (voir le Dossier ‘Pologne’ ci-dessous), c’est pourtant la Pologne.

Où Varsovie est plongée à la fois dans la Russophobie et dans la nostalgie géopolitique de la « Grande-Pologne » des XVe-XVIIe siècles, puissance qui dominait un vaste espace « entre les trois mers » (« Intermarum » de la Baltique à l’Adriatique et la Mer noire) et occupa même Moscou … Les USA, dans leur politique de la « Kleinstaterei » (diviser pour régner) « à la Richelieu » agitent ces nostalgies à Varsovie, rêvant d’un nouvel « Intermarum », bloc géopolitique intégré à l’OTAN aux frontières de la Russie !

Varsovie est aussi le noyau dur du ‘Groupe de Visegrad’ :

Le groupe de Visegrad est le cheval de Troie des américains dans l’Union Européenne, cette « nouvelle Europe » (sic) chargée de mettre au pas la « vieille Europe » devenue rétive à la domination de Washington. Le groupe des pays de Visegrad résiduel, le V4 (Hongrie, Pologne, République tchèque, Slovaquie), n’a pas fini de faire parler de lui, tant il aura donné du fil à retordre aux institutions européennes ces dernières années. Engagé dans un bras de fer avec l’Union Européenne (UE) sur plusieurs fronts, comme la politique migratoire, la conception de l’Etat de droit, et la souveraineté nationale des Etats membres, le V4 s’est constitué une réputation de frondeur de l’Europe, au point de s’attirer les faveurs des partis eurosceptiques. Le groupe de Visegrad fut créé en 1991 sous les auspices du Premier ministre hongrois Jozsef Antall, du président tchèque Vaclav Havel et de son homologue polonais Lech Walesa, soit trois figures emblématiques de la droite radicale et de la lutte anti-soviétique. « Ces pays étaient concernés par l’ouverture des négociations d’adhésion à l’Union européenne, mais aussi par la volonté de faire sortir définitivement l’Union soviétique et ses armées de leur territoire », précise Georges Mink, directeur de recherche émérite au CNRS, spécialiste de l’Europe centrale et orientale. Les pays du V3 – devenu le V4 après la scission de la Tchécoslovaquie en 1993 – intègrent l’Otan en 1999, avant d’entrer dans le giron de l’UE en 2004.

L’ « Euroscepticisme » a ravivé le Groupe de Visegrad. A noter le rôle joué par la Hongrie de Victor Orban, victime d’une tentative de « révolution de couleur » initiée par Berlin, allié au Likoud de Netanayuh et au millliardaire israélien Steinmetz (alors qu’on le dit « antisémite ») … contre les réseaux Sorös (le milliardaire est aussi d’origine juive et hongroise). Les choses ne sont pas simples …

A noter le rôle joué par Varsovie dans les scénarios des géopolitilogues américains :

Dans son livre « THE NEXT HUNDRED YEARS », George Friedman, alors patron de ‘Stratfor’ et qui dirige aujourd’hui ‘Geopolitical Futures’, évoque la « troisième Guerre mondiale » « vers 2050-2070 » : la Russie et la Chine ont implosés et ont été démembrées en petits états (voir le destruction de l’URSS et de la Yougoslavie dans les Années ’90, ce n’est nullement une vue de l’esprit). Trois grandes puissances émergent de ces ruines : un Japon réémergent en Asie, une « Grande-Turquie » en Asie centrale et dans les Balkans … et une « Grande-Pologne » en MittelEuropa. L’UE, réduite à ses dix membres originels et sous direction allemande, sort de l’Histoire, sorte de « grande Suisse » vieille et sans ambition. La 3e guerre mondiale oppose la Pologne alliée aux USA, qui en sortent vainqueurs, à un Japon (qui termine à nouveau écrasé) allié à la Turquie (qui termine la guerre sur une demi-victoire : Elle reçoit aux traités de paix le contrôle des Balkans et … de la Roumanie, retour à la domination ottomane du début du XIXe siècle).

LM

# « LA POLOGNE SOUHAITE LE DÉPLOIEMENT D’UNE BASE PERMANENTE US SUR SON TERRITOIRE » (FARS, 28 MAI 2018)

« La Pologne est prête à payer de 1,5 à 2 milliards de dollars pour le déploiement d’une base militaire américaine permanente sur son sol. « La présence des militaires américains en Pologne assure non seulement la sécurité de la Pologne, mais aussi la doctrine de la défense nationale des États-Unis qui prend la Russie comme une menace pour ce pays », selon le site web polonais ONET. « Ensemble, les États-Unis et la Pologne peuvent construire un lien encore plus fort, garantissant la sûreté, la sécurité et la liberté de leurs peuples pour les générations à venir », comme le prétend le site.

Du point de vue du ministère polonais de la Défense, « le déploiement des troupes américaines en Pologne enverrait un message à la Russie indiquant que Washington est prêt à protéger ses alliés en Europe de l’Est ». L’OTAN a considérablement renforcé sa présence en Europe de l’Est notamment après la crise entre l’Ukraine et la Russie en 2014.

Moscou a, à maintes reprises, exprimé ses protestations contre le renforcement militaire de l’OTAN dans sa sphère d’influence, affirmant que « ce projet saperait la stabilité régionale et qu’il conduirait à une nouvelle course aux armements ». « »

# DOSSIER

‘LA POLOGNE AU CŒUR DE L’AGRESSION DE L’OTAN À L’EST’

SUR LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY :

* LE FANTOME GEOPOLITIQUE DE LA MITTELEUROPA (III). LA GRANDE-POLOGNE NOUVEL ALLIE PRINCIPAL DES USA EN EUROPE

sur http://www.lucmichel.net/2017/09/29/luc-michels-geopolitical-daily-le-fantome-geopolitique-de-la-mitteleuropa-iii-la-grande-pologne-nouvel-allie-principal-des-usa-en-europe/

* LE FANTOME GEOPOLITIQUE DE LA MITTELEUROPA (II). NOSTALGIES DE PUISSANCES DEFUNTES INSTRUMENTALISEEES AU SERVICE DE LA DOMINATION AMERICAINE

sur http://www.lucmichel.net/2017/09/27/luc-michels-geopolitical-daily-le-fantome-geopolitique-de-la-mitteleuropa-ii-nostalgies-de-puissances-defuntes-instrumentaliseees-au-service-de-la-domination-americaine/

* AVEC SES NOSTALGIES GEOPOLITIQUES DE LA GRANDE-POLOGNE, VARSOVIE SEME LA DIVISION EN MITTEL-EUROPA

sur http://www.lucmichel.net/2017/11/22/luc-michels-geopolitical-daily-avec-ses-nostalgies-geopolitiques-de-la-grande-pologne-varsovie-seme-la-division-en-mittel-europa/

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* Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

Géopolitique – Géoéconomie – Géoidéologie – Géohistoire – Géopolitismes – Néoeurasisme – Néopanafricanisme (Vu de Moscou et Malabo) :

PAGE SPECIALE Luc MICHEL’s Geopolitical Daily https://www.facebook.com/LucMICHELgeopoliticalDaily/

LUC MICHEL PAGE OFFICIELLE I/

https://www.facebook.com/Pcn.luc.Michel/

WEBSITE http://www.lucmichel.net/

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DEBAT : Y A-T-IL UN ‘PARTI DE LA GUERRE’ A WASHINGTON ET TEL-AVIV ?

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Luc MICHEL pour EODE/

Quotidien géopolitique – Geopolitical Daily/

2018 05 30/

LM.GEOPOL - Débat parti de la guerre (2018 05 30) FR 3

« La Géopolitique, je le dis, et c’est une affirmation personnelle, est la science majeure du XXIe siècle. Au XIXe siècle, la science majeure était l’économie politique. L’économie politique de Marx.

L’économie politique de Friedrich List qui est le père du Nationalisme économique. La science également d’Adam Smith, le père du libéralisme.

A l’époque, l’économie politique expliquait le monde. Aujourd’hui, et vous pouvez faire le tour des laboratoires idéologiques, il n’y a que la Géopolitique qui explique le monde. Mais il faut que cela soit une Géopolitique scientifique. Il faut que cela soit une Géopolitique pragmatique. Actuellement, la Géopolitique est passée du statut de science maudite en 1945, en un ornement du discours de la plupart des commentateurs politiques »

– Luc MICHEL (Colloque d’Abidjan sur le Panafricanisme, avril 2016).

# Ce débat, ouvert avec nos Cdes du Québec, a un intérêt qui va bien au-delà de son point de départ conjoncturel (la crise ouverte entre Trump et l’Iran) parce qu’il aborde des thématiques fondamentales comme : la nature de l’impérialisme, le stade ultime de l’impérialisme américain, la nature de « l’empire américain » (Rome ou Carthage ?), la façon dont son oligarchie WASP le gouverne, la globalisation américaine, la science capable de « lire » et de « prévoir » le Monde actuel (de l’Economie politique à la Géopolitique), le rôle que jouent les hydrocarbures dans l’impérialisme, ce que sera (ou pourra être) la IIIe Guerre mondiale inévitable (c’est la « paix » relative actuelle qui est anormale) …

Extrait de la critique (marxiste classique) des ‘7 du Québec’ (1) :

« Nous reproduisons ci-dessous une série d’entrevues que Luc Michel a donné sur  Press-TV Iran portant sur le retrait de l’administration américaine de l’accord sur le nucléaire iranien. Cependant, nous ne partageons pas l’opinion qu’il y aurait un parti de la guerre américano-israélien.  Une telle vision de l’affrontement entre les différentes puissances économiques mondiales mystifie les sources du conflit qui ne sont pas idéologique, ethnique, religieux, pas même politique mais strictement économique. La différence entre l’administration Obama et l’administration Trump dans l’affrontement au Moyen-Orient est purement tactique. Obama-Clinton pensait pouvoir déstabiliser cette contrée par une guerre limitée contre DAESH,  leur créature maléfique, et contre la Syrie, l’alliée de la Russie, alors que l’administration Trump croit que c’est en s’attaquant à la puissante Iran qu’elle atteindra ses objectifs de faire monter le prix du pétrole. »

MA REPONSE :

DEUX VISIONS DU MONDE NON PAS ANTAGONISTES MAIS SUR DEUX PLANS DIFFERENCIES …

Nous avons ici deux positions diamétralement opposées. Non pas qu’elles s’opposent mais parce que qu’elles s’expriment sur deux plans différenciés, deux univers qui correspondent à deux époques …

LA GEOPOLITIQUE SCIENCE MAJEURE DU XXIe SIECLE

Les guerres pour le pétrole ou les matières premières, ou encore la conquête des marchés, sont la marque des deux siècles passés. V. I.

Lenine et son « Impérialisme stade suprême du capitalisme » a eu raison pendant tout le XXe siècle (2) (3).  Mais aujourd’hui l’économie n’explique plus tout. On notera que l’éditorialiste québecquois évoque des « sources du conflit (…) idéologique, ethnique, religieuse, politique, strictement économique ». Mais que la Géopolitique en est absente (science naissante au XIXe siècle, qui connaît une nouvelle vie depuis la fin des Années ’70).

L’Economie politique a été la Science du long XIXe siècle (de 1815 à 1918), celle de Marx, mais aussi de Adam Smith ou de Friedrich List (théoricien du « Nationalisme économique). Et elle explique encore largement le court XXe siècle. Mais l’Economie politique n’est plus la science du XXIe siècle. La science du XXIe siècle c’est précisément la Géopolitique ! Elle seule explique le monde présent. (4) Et ce nouveau siècle, s’il ne néglige pas les enjeux économiques (mais soumis aux impératifs géopolitiques, la Géoéconomie est une sous-division de la Géopolitique), voit surtout des guerres pour des enjeux de puissance géopolitique pure.

QUELLE EST LA VERITABLE NATURE DU SYSTEME AMERICAIN ?

Par ailleurs, les USA sont un système dirigé par une élite globale – oligarchique, financière, politique, militaire – (l’étude de l’oligarchie carthaginoise – Washington étant, après Londres, la nouvelle Carthage – lors des guerres puniques, affrontement géopolitique historique, est révélatrice du fonctionnement de la Thalassocratie US).

Mais cette oligarchie a ses factions, au-delà des éléments de cohésion du système US (qui est encadré de manière bi-partisane et au niveau du Congrès et des agences fédérales, les présidents passent, le Système avance). La faction Obama-Clinton-Sorös avait des intérêts fondamentaux (et non pas « tactiques ») divergents de la coalition qui a porté Trump au pouvoir, syndic de ces lobbies. Jusqu’à tenter une « révolution de couleur » aux USA, la « Purple Revolution ») (5).

Précisément, ces deux fractions de l’oligarchie divergeaient sur l’Iran. Et c’est bien un « parti de la guerre » (Likoud, lobby pro-israélien US AIPAC, lobby militaro-industriel, généraux faucons anti-iraniens et anti-russes du Pentagone, neocons), voulant celle-ci, qui a porté Trump au pouvoir.

LA TENTATION D’UN « BANCO GEOPOLITIQUE »

Cette fraction de l’Oligarchie yankee (WASP) croit qu’elle dispose d’une fenêtre d’opportunité pour tenter ce que j’appelle un « banco géopolitique » : un « nouveau XXIe siècle américain ». Lire George Friedman, l’ancien patron de Stratfor, qui dans son livre « The Next Hundred Years » (6) explique cyniquement, froidement, ce programme de domination mondiale (7).

Ce qui permet cette « fenêtre d’opportunité » (de 10 à 15 ans), ce sont les moyens renforcés dont dispose l’impérialisme américain (centre de force à la fois du Bloc atlantiste, de la globalisation – je dis que la Globalisation US est le stade ultime de l’impérialisme, qui passe à sa phase universelle (lire le Jünger de « L’Etat Universel » (8) – et de l’économie dollarisée). Les thèses dites « déclinistes » (Emmanuel Todd, Tony Negri et cie et leur « fin de l’empire ») n’avaient pas prévu ces moyens renforcés qui redonnent aux USA les moyens de la domination mondiale. Outre une grille d’analyse erronée, qui confond les USA et l’Empire romain, alors que Washington c’est la « nouvelle Carthage » (9) …

LES CONSEQUENCES GEOPOLITIQUES DE LA « REVOLUTION DES HYDROCARBURES DE SCHISTE » EN AMERIQUE DU NORD

D’ou viennent ces moyens renforcés : de la production des hydrocarbures de schiste (rendue rentable au prix d’un immense saccage écologique à courte vue), pétrole (qui sert au marché interne) et surtout gaz. Dont les USA sont aujourd’hui le premier exportateur mondial. D’où un « nouveau marché mondial des hydrocarbures » dominés par les USA (10) (qui contrôlent aussi le Canada ultra-libéral), qui en fixent les prix (ils sont devenus le « swinging state »).

ET précisément la stratégie US n’est pas du tout de « faire monter le prix du pétrole ». MAIS au contraire de le maintenir bas. Ce qui anémie les économies de ses ennemis, qui sont majoritairement des états pétro-gaziers : Russie, Iran, Vénézuela, Républiques ex-soviétiques liées à Moscou, pays africains (qui veulent s’émanciper via le Néopanafricanisme – le cœur de celui-ci étant la Guinnée Equatoriale et le Tchad -, et sont suivis par certains de leurs voisins). Ce ne sont pas les USA qui veulent le retour à des prix forts des hydrocarbures, ils ont au contraire tout fait depuis dix ans pour les faire s’effondrer dans le cadre de leurs guerres économiques.

Mais les ennemis des USA : Russie qui a tenté de relancer l’OPEP (allant jusqu’à s’allier avec Riyad) et rêve d’une « OPEP du Gaz », états pétroliers avec la nouvelle OPPA (11).

DES ANNEES DECISIVES

Il y a en géopolitique comme en politique des “années décisives”

(selon les termes de Spengler). Nous sommes entrés dans une décennie décisive. C’est la volonté de Washington d’engager un cycle historique dont le but est de faire du « 21e siècle un nouveau siècle américain ». Selon les termes mêmes, et identiques, de tous les géopolitologues et idéologues américains, que ce soit Georges Friedman de STRATFOR (dans son LES CENT PROCHAINES ANNEES) ou les Neocons (dans la ligne du manifeste du PNAC, le « Project for a New American Century ») de retour sur le devant de la scène.

La machine américaine s’est donc lancée dans une logique de confrontation avec ses deux grands ennemis désignés : Russie et Chine.

Et l’Iran, si il est l’ennemi principal de Tel-Aviv, n’est qu’une cible secondaire vu de Washington, pour atteindre la Russie. Et dans le même mouvement une vague de changements de régime a été planifiée, en Eurasie et en Afrique, via la machinerie bien réglée des « révolutions de couleur ». Ce qui est la continuation de la guerre par les moyens de la politique, les stratèges de Washington ayant inversé la perspective de Clausewitz … Le temps nous est partout compté. Une décennie décisive dit-on à Washington. Ne sous-estimons pas l’ennemi, il progresse partout, fort de nos faiblesses, fort de notre désunion, fort de nos atermoiements. Sa « doctrine de Monroe » il l’a proclamée il y a deux siècles déjà, son unité économique, financière et politique, il l’a faite il y a 150 ans déjà. Ce sont ses flottes, ses armées, ses bases, ses alliances politico-militaires qui dominent le monde.

L’Amérique de Trump, qui de son point de vue (il faut lire les médias conservateurs US et israéliens, et pas se bercer au « ronronnement » des médias russes ou iraniens) est en train de réussir son pari ou plutôt celui de ceux qui l’ont choisi (mais c’est aussi l’avis des médias likoudniks israéliens) (12), a besoin de la guerre pour réussir son pari. Ou plutôt d’une série de guerres. Ajoutons pour conclure que si la Guerre a ruiné l’Europe ou l’URSS, elle a fait lors des deux guerres mondiales la prospérité des USA. Et à nouveau lors de la guerre froide. La course à la guerre et aux armements réouvre déjà les usines de Chicago ou de Pittsburg …

NOTES ET RENVOIS :

(1) Voir sur ‘Les 7 du Québec’ (très influent site québecquois, une gauche marxiste, mais ouverte) : LE PARTI DE LA GUERRE

AMÉRICANO-ISRAELIEN: COMMENT CHANGER LE RÉGIME EN IRAN,

sur http://www.les7duquebec.com/7-dailleurs-2-2/le-parti-de-la-guerre-americano-israelien-comment-changer-le-regime-en-iran/

Je suis moi post-marxiste, aux confluents de deux grands courants, l’Ecole néo-machiavélienne (notamment la science politique de Machiavel et la sociologie politique de Pareto, Roberto Michels, etc) et du Marxisme-Léninisme. Le grand Gramsci s’inscrit dans la même filliation avec son « parti révolutionnaire Prince collectif ». Je mène une analyse froide, sans passion superflue, sans tomber dans les pièges de l’idéologie, de la propagande ou de l’histoire partisane.

(2) La Théorie léniniste de l’impérialisme, telle que nous l’avons révisée au milieu des Années ’60, reste un concept opérationnel pour l’organisation de la lutte mondiale. Mais elle n’explique plus le monde du XXIe siècle.

Notre Ecole géopolitique a développé depuis les années 60 une autre théorie de l’impérialisme qui prend en compte la question ouest -européenne et qui prône donc non plus une tricontinentale mais un « front quadricontinental » contre l’impérialisme et l’exploitation.

La base de notre révision tient dans une analyse correcte de la subordination de l’Europe à l’impérialisme américain. L’Europe est « le deuxième poumon de l’impérialisme américain » et si on retire la puissance industrielle et militaire de l’Europe occidentale, on fait à nouveau des Etats-Unis une puissance régionale de second ordre. Notez qu’un géopoliticien américain, Zbigniew BRZEZINSKI développe exactement la même thèse dans LE GRAND ECHIQUIER (1997).

Au début des années 80, nous animions l’ « Ecole euro-soviétique de géopolitique ». Nous voulions une « Grande-Europe de Vladivostok à Reikjavik » (en Islande, donc sur l’Atlantique), organisée autour de Moscou comme capitale et s’opposant à l’hégémonie atlantique de la grande puissance maritime que sont les USA, héritière de l’impérialisme anglo-saxon britannique. C’est cette idée qui est la base de l’Eurasisme actuel, tel qu’il existe en Russie. C’est un enfant naturel de notre théorie qui a été conçue au début des années 80.

Nous avons depuis élargi notre vision avec « l’Axe Eurasie-Afrique », tout simplement parce que la caractéristique de la géopolitique c’est que la nécessité pour un état de rester indépendant requiert des dimensions de plus en plus grandes.

* Sur notre ecole géopolitique – de la « Grande-Europe » (1964) à « l’Axe Eurasie-Afrique » (2013), en passant par « l’Ecole géopolitique euro-soviétique » (1982-91) et « l’Axe Paris-Moscou » (1992) – :

Cfr. PCN-TV /

NOTRE ECOLE GEOPOLITIQUE ET SA VISION DU MONDE (PARLONS DE NOUS – 1) / LUC MICHEL VOUS EN DIT PLUS – 002

sur http://www.lucmichel.net/2015/02/22/pcn-tv-notre-ecole-geopolitique-et-sa-vision-du-monde-parlons-de-nous-1-luc-michel-vous-en-dit-plus-002/

(3) Nous avions d’ailleurs introduit cette théorie dans les années 90 en Libye et Mouammar Kadhafi définissait la Libye « comme un pont entre l’unification africaine et l’unification européenne », les deux devant se dégager ensemble de l’impérialisme américain, et c’est à nouveau notre conception, la Méditerranée servant de point de rencontre et de « Mare nostrum » (comme au temps des romains) entre les unifications panafricaine et paneuropéenne agissant en symbiose.

La destruction de la Jamahiriya libyenne et la sujestion de l’Union Européenne maintenant complètement vassalisée aux États-Unis via l’OTAN (qui n’est pas le « bouclier de l’Europe » mais son harnais) n’ont pas du tout rendu cette théorie obsolète, elle est toujours valable pour les rapports futurs entre l’Eurasie et l’Afrique.

* Cfr. Luc MICHEL, « VISIONARY AFRICA », DIALOGUE DES CULTURES ET COOPERATION ENTRE LES UNIONS EUROPEENNE ET AFRICAINE !, in LIBYA NEWS & FACTS, bulletin du CEREDD, N° 2.150, 10 octobre 2010, En Pdf

sur : http://ceredd.free.fr/accueil.htm

Sur l’influence du PCN dans la Jamahiriya :

Le « 3e Congrès des Géopoliticiens polonais » – III Zjazd Geopolityków Polskich –, organisé à Wroclaw (Pologne, 21 et 22 octobre 2010), a été l’occasion d’une brillante intervention de Kornel SAWINSKI intitulée « ZNACZENIE LIBII W GEOPOLITYCZNYCH KONCEPCJACH NACJONAL-EUROPEJSKIEJ PARTII KOMUNITARNEJ (PCN) », « La Libye dans les concepts géopolitiques du PCN ». Géopolitologue, sociologue, analyste à l’ « Europejskiego Centrum Analiz Geopolitycznych », Sawinski est Doctorant à l’Uniwersytetu Śląskiego – Université de Silésie –, il prépare une thèse sur « Les idées géopolitiques de Jean Thiriart ».

Le géopoliticien et chercheur polonais développe longuement dans « La Libye dans les concepts géopolitiques du PCN » l’action générale transnationale du PCN et la mienne pendant plus de 25 ans, amplifiée et continuée dans celle du MEDD-MCR (le réseau pan-européen du MCR libyen, resté organisé en Europe). Ainsi que ses fondements dans l’action du géopoliticien et théoricien paneuropéen Jean THIRIART dans les années 60. Il expose le rôle important et influent joué par l’Organisation transnationale du PCN en tant qu’Ecole de pensée et « think tank » (comme l’entend la politique anglo-saxonne).

Enfin, il en arrive au cœur de son exposé : les liens tissés avec la Jamahiriya libyenne, la proximité des thèses géopolitiques de Moammar KADHAFI, des miennes (je devenais en 2004 Coordinateur-général du MCR en Europe) et du PCN sur la Grande-Europe eurasiatique, la nécessaire émergence d’un monde multipolaire, la Méditerranée conçue comme un lieu de civilisation commune, ou encore le rôle de Pont de la Libye entres les Unions européenne et africaine.SAWINSKI évoque enfin le thème de la Démocratie Directe (dans ses versions libyenne et européenne), le rôle qu’il joue dans ma pensée et celle du MEDD-MCR en tant qu’alternative fondamentale au Parlementarisme bourgeois.

* La version polonaise de cette conférence – avec des résumés français et anglais -a fait l’objet d’un numéro de LIBYA NEWS & FACTS (n° 2054,

17 nov. 2010), le Bulletin du CEREDD ;

Disponible en Pdf sur : http://ceredd.free.fr/accueil.htm

 (4) A la base de notre réflexion, il y a d’une part un axe géopolitique et d’autre part un axe idéologique. Tout d’abord l’axe géopolitique. Nous pensons que la géopolitique est la base d’une véritable réflexion pour l’action politique lorsque l’on entend la mener au niveau transnational et international. Nous envisageons la géopolitique comme une science et la véritable manière de voir le monde, de lire l’actualité, mais aussi de lire le passé. On ne peut pas comprendre la géopolitique si on ne maîtrise pas l’Histoire.

Ensuite la géopolitique n’existe pas dans le vide, mais vue de quelque part et défendant les intérêts d’un état ou d’un projet d’état. La géopolitique est une science dont le fondement, et on l’oublie trop souvent, c’est la puissance des états, leurs viabilité et leurs rapports de force. Il y a donc une géopolitique vue de Washington, une vue de Moscou, une autre de Pékin, ou encore d’Afrique. La nôtre est une géopolitique vue de Moscou, mais du futur de Moscou, parce que nous pensons que la Russie est le coeur de la résistance à l’impérialisme mondial et parce que aussi notre projet est un projet intégré à la fois eurasiatique et panafricain, articulé sur un « Axe Eurasie-Afrique » La géopolitique telle que nous l’appréhendons repose également sur la maxime du grand géopoliticien allemand, le général Karl Haushofer : il disait que « c’est un honneur de se faire enseigner par l’ennemi ». C’est ce que nous faisons. Ma réflexion géopolitique se base aussi sur une lecture quotidienne des géopoliticiens américains, de leur manière de voir le monde et de leur façon de concevoir le projet impérialiste américain dans le monde. »

(5) L’élection de Trump a vu le choc de deux fractions de l’establishment américain. Celle des Obama-Clinton et leur mentor Söros contre celle des lobbies qui ont porté Trump au pouvoir (club des 121 généraux et amiraux républicains, AIPAC, quatre lobbies des Armes (NRA) – du Charbon – des Hydrocarbures de schiste – militaro-industriel). Le trio Obama-Clinton-Söros, fort de la longue expérience du milliardaire dans la déstabilisation des régimes, a refusé la victoire de Trump (l’alternance, faites-moi rire !?) et lancé … une « révolution de couleur » aux USA ! Appelée « Purple Revolution ». Son but :

déstabiliser Trump et utiliser ses erreurs à répétition pour arriver à le démettre (procédure dite « d’impeachment » par les deux chambres du Congrès US), comme jadis Nixon ! Tout le cirque médiatique sur « l’ingérence russe » (sic), y compris aussi sur celle prétendue dans la Présidentielle française, n’a pas d’autre but …

* Voir sur PCN-TV/

PRESS TV (IRAN) INTERVIEWE LUC MICHEL:

UNE REVOLUTION DE COULEUR EN AMERIQUE ? ‘PURPLE REVOLUTION’ LE ROI EST NU

sur https://vimeo.com/201248168

(6) Georges FRIEDMAN, THE NEXT 100 YEARS: A FORECAST FOR THE 21ST CENTURY (2009). Doubleday, ISBN 0-385-51705-X.

(7) Cfr. Luc MICHEL sur EODE THINK TANK / LA GEOPOLITIQUE VUE DES USA : LES ANALYSES GEOPOLITIQUES ET GEOSTRATEGIQUES DE “STRATFOR INTELLIGENCE” SUR EODE

sur http://www.lucmichel.net/2015/02/11/eode-think-tank-la-geopolitique-vue-des-usa-les-analyses-geopolitiques-et-geostrategiques-de-stratfor-intelligence-sur-eode/

(8) L’Etat universel est une notion développée par Ernst JÜNGER à l’époque où celui-ci travaillait et militait aux limites de la galaxie national-bolchévique allemande ; il a développé le thème de l’Etat universel dans deux livres fondamentaux : DER ARBEITER (LE TRAVAILLEUR), publié en 1932 et L’ETAT UNIVERSEL, publié en français en 1960 (10), mais dont on oublie trop souvent qu’il était en fait une base programmatique pour l’Allemagne nouvelle qui aurait dû naître, si les patriotes du 20 juillet 1944 avaient réussi à renverser le nazisme. Jünger a été un des grands opposants au Nazisme, il ne faut pas l’oublier.

Quel est le concept de l’Etat universel chez Jünger ? JÜNGER pense que au XXIème ou au XXIIème siècle, le combat politique va se résumer au combat pour deux ou trois visions du monde incarnées dans des Etats :

la civilisation américaine, probablement une civilisation collectiviste (qu’il voyait à l’époque en Russie ou en Chine), et une civilisation européenne – celle que nous défendons –, qui prône la primauté de l’individu mais dans un cadre socialiste. Que dit Jünger ?

C’est qu’à la fin, la lutte verra un des systèmes s’imposer sur la planète et arriver alors l’Etat universel.

La raison négative tient à la subordination de l’Europe à l’impérialisme américain. THIRIART estimait que l’Europe était « le deuxième poumon de l’impérialisme américain » et que si on retirait la puissance industrielle et militaire de l’Europe occidentale, on faisait à nouveau des Etats-Unis une puissance régionale de second ordre. Notez qu’un géopoliticien américain, Zbigniew BRZEZINSKI développe exactement la même thèse, mais à l’envers vue de Washington (comment assurer la superpuissance américaine) dans LE GRAND ECHIQUIER (1997).

(9) Je peste souvent contre cette absurdité historique et géopolitique sans nom !  Beaucoup d’écrivains aujourd’hui à l’extrême-gauche commettent un contresens de même nature que celui des Spartakistes allemands en 1916-19, se déclarant « spartakistes », et qui relève de la même erreur d’analyse sur l’Empire romain. Parce qu’ils ne connaissent mal l’Histoire et la géopolitique. Et parce que le Gauchisme développe, singulièrement depuis Mai 1968 en France, Italie ou Belgique, un discours anti-étatique et anti-jacobin. Notamment, des gens comme l’idéologue italien Toni NEGRI, qui parlent des Etats-Unis comme « d’un nouvel Empire romain » (sic). Contresens copié-collé de chez les Altermondialistes par certains idéologues néofascistes ou pro islamistes français et italiens.

Les Américains, c’est Carthage !!! Avec l’impérialisme carthaginois, ils partagent le recours à des armées de mercenaires, la domination par une oligarchie, non pas politique, mais économique et une vision qui consiste non pas à diffuser une culture, mais à piller la planète.

Cela n’a rien de nouveau. Dès 1967, THIRIART pouvait déjà s’emporter:

« Nous avons lu, sous la plume d’un journaliste du régime, que les Etats-Unis semblaient devenir la « nouvelle Rome ». C’est là un échantillon de l’inculture historique – crasse –. Les Etats-Unis sont essentiellement un Empire maritime, comme le fut longtemps l’Angleterre, comme tenta de l’être le Japon, entre Tsushima et Hiroshima. Le modèle parfait d’empire maritime demeure Carthage et le modèle parfait d’Empire continental reste Rome » Sur ce sujet capital, Jean THIRIART écrivait encore (« USA : un empire de mercantis.

Carthago delenda est », LA NATION EUROPEENNE, n° 21, Bruxelles & Paris, octobre 1967) : « Actuellement la lutte titanesque qui se profile en filigrane et qui s’inscrira dans le siècle à venir, sera la lutte pour l’hégémonie, entre une puissance maritime étalée et une puissance terrestre compacte, entre les Etats-Unis et la Grande-Europe. Les conditions continentales et maritimes ont fait naître des styles extrêmement opposés. Rome a été, malgré ses duretés et ses cruautés (…) une puissance civilisatrice tandis que Carthage n’a été qu’une puissance mercantile. De Rome partaient des hommes qui allaient pacifier, organiser, construire, unifier. De Carthage partaient des marchands, des représentants de commerce ; ils partaient pour aller rapidement s’enrichir (…) De Carthage, il ne reste rien :

littérature, style architectural, pensée philosophique, pensée politique : c’est le vide. On ne peut s’empêcher de faire un rapprochement avec les Etats-Unis où s’observe aujourd’hui ce même phénomène d’une civilisation sans culture. Le navigateur revient toujours chez lui, le continental s’implante. On peut, sans exagération, affirmer que la géographie ou la géopolitique a créé un style politique ».

Les révolutionnaires allemands Karl LIEBKNECHT et Rosa LUXEMBOURG – dont LENINE jugeait les vues étroites et qui ont politiquement échoué là où les Bolchéviques ont triomphé – ont eu une vision historique complètement faussée en choisissant Spartacus et la Révolte des esclaves pour emblème. Les esclaves révoltés n’étaient nullement le prolétariat antique. Celui-ci, c’est précisément la plèbe, dont les intérêts s’exprimaient dans le Parti populaire et qui formaient l’ossature des Légions de Marius à César. Le légionnaire est obligatoirement un citoyen romain sous la République, héritage de l’ancienne Démocratie directe des origines romaines. La vision des révolutionnaires français de 1789, imprégnés de l’Histoire romaine, a été plus claire. Ce n’est pas sans raison que BABEUF, le « premier communiste de l’Histoire moderne » selon Marx, avait choisi comme prénom révolutionnaire celui de « Gracchus » ! Précisément les Gracques, les deux leaders martyrs du parti populaire, les tribuns de la plèbe assassinés de la République romaine.

La Géopolitique de la Grande-Europe – qui est aussi la base et la matrice des thèses néo-eurasistes – ne fait qu’exprimer une vision globale, politique, éthique, de civilisation que l’on peut résumer par la formule lapidaire « Rome contre Carthage » ! Une formule par laquelle les théoriciens du Jacobinisme dès 1792 – encore eux – exposaient déjà le combat – lui aussi de civilisation, celui de l’Europe révolutionnaire des Lumières, contre l’Ancien régime des Rois et des Religions – contre leur ennemi principal : l’impérialisme anglo-saxon … Sur l’utilisation du thème « Rome contre Carthage » par la France jacobine, à propos du conflit contre la Grande-Bretagne, illustration du conflit classique géopolitique typique de la Terre – Rome – contre la Mer – Carthage – , il faut lire Louis MADELIN et son remarquable livre LE CONSULAT ET L’EMPIRE !

(10) Tout le monde connait la chute du prix de baril de pétrole, qui frappe durement non seulement la Russie, mais bon nombre d’état latino-américains et africains. Le Géopoliticien Luc MICHEL  va donc parler de GEO-ECONOMIE. Il va notamment nous résumer les plus récentes analyses des spécialistes économistes et pétroliers, ceux du ‘Groupe Forbes’ notamment, qu’il partage.

Ou va le marché mondial du pétrole aujourd’hui ?

La maîtrise de ce marché qui semble être passée dans les mains américaines va-t-elle se maintenir ?

Et dans l’optique du géopoliticien, qui ne perd jamais de vue la Géopolitique mondiale, il va non seulement nous expliquer la « chute du prix du baril » et l’émergence d’un « nouveau marché mondial du pétrole », mais en anticiper les conséquences géopolitiques … Géopolitique et géo-économie sont étroitement liées .

Quelle vont être les conséquences pour la Géopolitique mondiale de ce « nouveau marché du pétrole », encore impensable il y a cinq ans, dominé par les hydocarbures de schiste américain ?

* Voir sur PCN-TV/

GEOECONOMIE & GEOPOLITIQUE:

LUC MICHEL DECRYPTE LA CRISE DU PETROLE ET LES MUTATIONS DE SON ‘NOUVEAU MARCHE MONDIAL’

sur https://vimeo.com/208195737

(11) Cfr. sur WEBTV-TCHAD/

TCHAD : VERS UNE REVANCHE PÉTROLIÈRE DE L’AFRIQUE AVEC L’ORGANISATION DES PAYS PRODUCTEURS DE PETROLE AFRICAINS (OPPA) ?

sur http://www.lucmichel.net/2018/03/28/webtv-tchad-tchad-vers-une-revanche-petroliere-de-lafrique-avec-lorganisation-des-pays-producteurs-de-petrole-africains-oppa/

(12) Quelle est la vision de l’évolution de la Géopolitique mondiale qui prévaut dans les milieux radicaux israélien ? Et tout porte à croire que cette vision prévaut aussi à la Maison Blanche ou au Congrès US. Loin d’un Trump chaotique, chimérique, allant d’échecs en échecs, qui prévaut dans les médias russes, iraniens ou alternatifs, c’est la vision d’une Amérique gagnante, en route vers un « nouveau XXIe siècle américain ». Vision qui était déjà celle des géopolitologues US de ‘Stratfor’, de ‘Geopolitical Futures’ (George Friedman), ou encore des idéologues neocons du PINAC.

L’Amérique à nouveau « en position de force » ?

C’est la thèse du CAPE israélien : « Le retrait américain de l’accord a brouillé toutes les cartes et a remis en ordre une nouvelle stratégie mondiale. Le lien qu’a fait le président Trump avec la Corée du Nord et ses contacts fructueux avec la Chine prouvent que l’Amérique se retrouve en position de force. Elle revient en effet à sa grandeur et à sa puissance réelle, sur le plan diplomatique, militaire et économique ».

Une UE qui sort de l’Histoire ?

C’est ce que pronostique aussi le CAPE : « Les Européens se trouvent loin en arrière et perdent tout rôle d’influence. Trump a infligé un véritable camouflet à leur prestige et a donné un coup dur à leurs affaires commerciales. Après le choc, ils devront se réveiller et se ranger du côté américain et non choisir obstinément le camp islamiste des ayatollahs, surtout pour essayer de récupérer des contrats faramineux et éviter le risque qu’ils s’envolent en fumée. Soulignons que depuis l’accord de Vienne, la France a multiplié par trois son excédent commercial avec l’Iran. Il s’agit donc pour elle d’une affaire d’argent et non un souci sécuritaire et stratégique comme le perçoit et le souligne le gouvernement israélien. Un CAPE qui annonce l’échec de l’UE : « Les tentatives désespérées de Macron de sauvegarder l’accord seront probablement vouées à l’échec, et les cris alarmants sur les risques de guerre mondiale sont bien exagérés. Seul un nouveau traité robuste mené et orchestré par Trump en coordination avec Israël pourra écarter les intentions belliqueuses de l’Iran et sortir de la crise actuelle. » Cfr. CAPE (Israël), « Israël mène le jeu international avec vigilance et brio », 9 mai 2018,

sur http://jcpa-lecape.org/israel-mene-le-jeu-international-avec-vigilance-et-brio/

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

* Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

Géopolitique – Géoéconomie – Géoidéologie – Géohistoire – Géopolitismes – Néoeurasisme – Néopanafricanisme (Vu de Moscou et Malabo) :

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I DEMOCRATICI GOLPISTI HANNO TRASFORMATO LA LEGITTIMISSIMA RICHIESTA DI IMPEACHMENT

costituz 3

I DEMOCRATICI GOLPISTI HANNO TRASFORMATO LA LEGITTIMISSIMA RICHIESTA DI IMPEACHMENT COME MINACCIA/INSULTO/INTIMIDAZIONE AL CAPO DELLO STATO QUINDI REATO.
Da quando chiedere l’uso di uno strumento giuridico è reato????????????????
Costituzionalisti inchiodano Mattarella: “Non avrebbe dovuto, questo è colpo di stato.”
“Il Presidente della Repubblica – si legge nel testo dei costituzionalisti – ha un ristretto margine di discrezionalità nella scelta del presidente del Consiglio, mentre non ne ha alcuno nella scelta dei ministri, formalmente demandata al presidente del Consiglio”.
Ergo, se Mattarella insiste, si mette nelle condizioni di un Parlamento – questo o il prossimo – che può metterlo in stato di accusa: impeachment.
In realtà, nella storia repubblicana, ci sono stati presidenti che si sono imposti, ma si trattava di governi senza maggioranza. Un esempio su tutti, il più recente, vede protagonisti Giorgio Napolitano, Matteo Renzi e il procuratore Nicola Gratteri che l’ex sindaco di Firenze avrebbe voluto al ministero della Giustizia.
E Calderoli ricorda “l’illustre costituzionalista Costantino Mortati, uno dei padri della nostra Costituzione, uno che la nostra Costituzione l’ha scritta”. Ebbene, “nel suo ‘Istituzioni di diritto pubblico, ed. 1975, a pagina 568 scrive che ‘la proposta dei ministri (fatta dal premier, ndr) deve ritenersi strettamente vincolante pel capo dello Stato’.
“È bene ricordare che su quel testo si sono formati i migliori giuristi italiani – conclude Calderoli – Chi sa parli. Chi non sa taccia. O meglio ancora studi”.
Anche Alessandro Di Battista torna ad attaccare il Quirinale poi annuncia: «Se si andasse di nuovo a votare perché non fanno nascere questo governo, io tornerei dal mio viaggio negli Stati Uniti e mi ricandiderei. Ci metterei la faccia».
«Il Quirinale si è comportato in maniera eccellente fino a qualche giorno fa, ultimamente ritengo inaccettabile che pensi di porre veti politici a un ministro dell’Economia come Savona», ha detto a Sky Tg24 l’ex deputato grillino. «Il presidente della Repubblica – ha proseguito – non si può permettere di dare indirizzi politici a un ministro o a un presidente del Consiglio, questo va oltre il suo ruolo. L’indirizzo politico lo dà il Parlamento. È normale che il ministro dell’Economia, il più politico per eccellenza, colui che deve trovare le risorse economiche per fare in modo che le proposte presentate in campagna elettorale possano diventare leggi dello Stato, sia espressione delle forze politiche, concertandolo col presidente del Consiglio incaricato. Il veto su un ministro dell’Economia, non per ragioni di curriculum o scandali, ma per opinioni, peraltro condivise dalla maggior parte degli italiani, è del tutto inaccettabile».
«Perché si dovrebbe tornare a votare se c’è una maggioranza in Parlamento? Se due forze politiche hanno trovato un accordo su un programma di Governo? Sarebbe una cosa inaccettabile», ha detto ancora Di Battista.
«Mi auguro che Lega e M5S resistano, la strada che hanno intrapreso queste due forze politiche è giusta. Io ho criticato tanto la Lega in passato, non lo nego, ho criticato anche Salvini», ha detto ancora l’ex deputato del M5S. «A Salvini – ha proseguito – si può dire tutto, ma sono anni che veramente si è impegnato in maniera incredibile. Piaccia o non piaccia ha portato la Lega ad un risultato storico».
Quanto al suo giudizio su Luigi Di Maio e il premier incaricato Giuseppe Conte, Di Battista ha detto: «Di Maio non è soltanto un amico, anzi direi un fratello, è una persona di una onestà intellettuale e di una dignità fuori dal comune. Un altro, al posto suo, avrebbe ricevuto Berlusconi, gli avrebbe stretto la mano e oggi sarebbe Presidente del Consiglio. Conte è appena arrivato, per cui è inutile valutare adesso».

MAGISTRATI ROSSI VOGLIONO “ARRESTARE” DI MAIO E SALVINI: “ATTACCHI A MATTARELLA IPOTESI REATO”

è una SQUALLIDA INTIMIDAZIONE per impedire loro di proseguire nell’impeachment.

anche qui per i giornali ed i democratici golpisti RICHIEDERE IMPEACHMENT è tradotto con MINACCIARE/INSULTARE MATTARELLA
Secondo il giudice Roia, “gli attacchi violenti e irresponsabili ricevuti da Mattarella potrebbero integrare anche ipotesi di reato”. L’opinione è stata espressa da Roia nella mailing list dell’Associazione Nazionale Magistrati (Anm). In queste ore, decine di toghe stanno esprimendo la propria solidarietà al capo dello Stato per gli attacchi ricevuti dalle forze politiche che sostenevano la formazione di un governo guidato da Conte.

“Condivido pienamente l’interpretazione del ruolo costituzionale del presidente della Repubblica svolto da Mattarella – sono le parole di Roia, già componente del Csm – al quale esprimo piena e convinta solidarietà per gli attacchi violenti e irresponsabili ricevuti che potrebbero integrare anche ipotesi di reato“.

Visto che Mattarella è anche capo del CSM, altro conflitto di interessi.

“I mercati insegneranno agli italiani come votare”. Dichiarazione choc del commissario Ue al Bilancio Oettinger

Oettinger

DEDICATO A CHI CIANCIA DI DEMOCRAZIA, chi si oppone alla dittatura dei mercati è fascista, grazie ANPI e sindacati e Cazzola per aver chiarito cosa sia il fascismo per voi. Ma non era l’europa dei popoli tanto tanto solidale? Ah già dire popoli è una BESTEMMIA PER I DEMOCRATICI TANTO TANTO TOLLERANTI

Francois Lenoir / Reuters
“I mercati insegneranno agli italiani a votare nel modo giusto”. Lo dice il commissario europeo al Bilancio, Gunther Oettinger, secondo quanto anticipa su Twitter il giornalista Bernd Thomas Riegert, che ha intervistato il Commissario Ue a Strasburgo per l’emittente Dwnews. L’integrale dell’intervista andrà in onda questa sera.
“Lo sviluppo negativo dei mercati porterà gli italiani a non votare più a lungo per i populisti”. È quello che “spera” il commissario al Bilancio europeo Guenther Oettinger, secondo un tweet di Bernd Thomas Riegert, che anticipa sul social network i contenuti di un’intervista per Deutsche Welle, che sarà diffusa in serata.
Visco: ”Non ci sono giustificazioni per ciò che sta avvenendo sui mercati”
Diverso il tono, molto più diplomatico, del commissario agli affari economici Pierre Moscovici: “Gli italiani hanno bisogno di scegliere il loro destino ed avanzare con le loro regole democratiche verso il destino che si sceglieranno e allo stesso tempo di restare nell’ambito delle regole comuni e nell’euro, che è positivo per tutti noi”. “Per quello che mi riguarda lavorerò con intelligenza, armonia e fiducia nella volontà di trovare delle soluzioni comuni con quello che sarà il governo italiano qualunque sia la situazione politica”, ha aggiunto. Sull’andamento dei mercati, “non faccio commenti”, ha concluso.
Salvini: “Oettinger minaccia l’Italia, io non ho paura”. “Pazzesco, a Bruxelles sono senza vergogna. Il Commissario Europeo al Bilancio, il tedesco Oettinger, dichiara “i mercati insegneranno agli italiani a votare per la cosa giusta”. Se non è una minaccia questa… Io non ho paura, #primagliitaliani”. Lo scrive su Twitter il leader della Lega Matteo Salvini.
M5s: “Juncker smentisca Oettinger”. “Chiediamo al presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker di smentire immediatamente il Commissario Oettinger. Le sue parole sono di una gravità inaudita e sono la prova delle evidenti manipolazioni che la democrazia italiana ha subito negli ultimi giorni”. È quanto si legge in una nota della delegazione al Parlamento europeo del M5S.”Juncker deve intervenire e difendere la volontà popolare, la democrazia e il voto libero di tutti i cittadini europei. Non deve essere un Commissario tedesco a dire come gli italiani devono votare, nè qualche speculatore finanziario. Oettinger ha gettato la maschera e deve dimettersi”, aggiunge la nota della capodelegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo Laura Agea. “Gli europarlamentari del Pd e Forza Italia, per caso, condividono le parole di Oettinger? Il loro silenzio è imbarazzante e dimostra quanto poco sia a cuore l’Italia a questi due partiti”, conclude Agea.
Orfini: “Se vere, parole offensive e stupide”. “Se è vera è una dichiarazione offensiva, irricevibile, stupida”. Lo scrive il presidente del Pd, Matteo Orfini, su Twitter commentando le parole del commissario Ue al Bilancio Oettinger.
Martina: “Oettinger rispetti gli italiani”. “Nessuno può dire agli italiani come votare. Meno che mai i mercati. Ci vuole rispetto per l’Italia”. Lo scrive il segretario reggente del Pd, Maurizio Martina, su Twitter commentando le parole del commissario Europeo al Bilancio, Oettinger.