ECCOLO IL VERO VOLTO DELLA VOSTRA DEMOCRAZIA, POPOLI PIGNORATI DALLA BCE

Il senso del discorso di Mattarella : io rispondo agli operatori economici e all’Unione europea, non ai cittadini.
Ma nella Costituzione non c’è scritto. Disgusto.

Marcello Foa
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In Russia Putin vince le elezioni col 73% dei voti e per l’occidente è un Dittatore, in Italia un legittimo Governo viene cancellato da un solo uomo e siamo in Democrazia!

~ Джермано Тони

la sovranità appartiene al popolo recita la costituzione sulla quale il mattarella avrebbe giurato

CAZZOLA: 
Cazzola“a me fa paura la degenerazione di chi ha votato questo governo, per fortuna che Mattarella (da organo monocratico) ha salvato la democrazia dal fascismo del terzo millennio (i populismi) che con Savona stavano marciando su Roma”
mattarella risparmi italiani
si preoccupa dei risparmi degli italiani, COME NEL CASO MPS????? COME NEL CASO BANCA ETRURIA???
AHhhhh QUELLE SI CHE SON PERSONE CON LE CREDENZIALI GIUSTE EH ?
IMPEACHMENT
peccato che l’attuale f….a al governo, QUELLA SI CHE HA LE CREDENZIALI GRADITE A MATTARELLA MAI lo chiederà, da bravi servi ed in spregio alla COSTITUZIONE CHE NON CONFERISCE AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI SCEGLIERE CHI VUOLE

i pentaleghisti spaventano la nato: 007 preoccupati – ministri senza nulla osta segretezza

TRANQUILLI IL GOLPISTA DESPOTA MATTARELLA HA ESEGUITO ANCHE  I VOSTRI ORDINI

“VOGLIAMO EVITARE CHE I SEGRETI FINISCANO NELLE MANI SBAGLIATE” – LA NATO TEME LE POSIZIONI FILO-PUTIN DI MATTEO SALVINI, QUELLE CANGIANTI DI LUIGI DI MAIO E QUELLE TERZOMONDISTE DI DI BATTISTA E POTREBBE NEGARE IL “NULLA OSTA DI SEGRETEZZA” PER I MINISTERI CHIAVE DA CUI SI ACCEDE AI DOSSIER “TOP SECRET” – OLTRE ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, SONO TRE I MINISTRI CHE  DIVENTANO DEPOSITARI DI INFORMAZIONI MILITARI E STRATEGICHE: DIFESA, INTERNO, ESTERI – L’EX MINISTRO RINO FORMICA SVELA L’ESISTENZA DELLA “CIRCOLARE TRABUCCHI”...
base Nato Napoli
base Nato Napoli
Nelle ultime ore attorno al nuovo governo, ancor prima che nasca, si sta stendendo una “rete di sicurezza”, una pressione immateriale destinata a salvaguardare qualcosa di molto concreto: un’ alleanza militare e strategica come la Nato, che da 69 anni lega l’ Italia ai principali Paesi dell’ Occidente. Oltre alla presidenza del Consiglio, sono tre i ministri che, una volta insediati, diventano depositari di informazioni militari e strategiche top-secret: Difesa, Interno, Esteri.
PUTIN SALVINI
PUTIN SALVINI
Per evitare che di queste informazioni segretissime entrino in possesso persone non del tutto affidabili anche stavolta verrà attivata una procedura estremamente riservata ma molto precisa: il Nulla Osta di Sicurezza. Una procedura a suo tempo richiesta dai vertici della Nato, oggi espletata dai Servizi e che vale in modo particolare per coloro che vanno ad occupare le quattro poltrone strategiche. Ruoli nei quali si accede a informazioni classificate come «segretissime» che hanno sempre richiesto la massima affidabilità.
Mai come stavolta per l’ Italia, si è attivata un’ allerta Nato: le posizioni filo-Putin di Matteo Salvini, quelle cangianti di Luigi Di Maio e quelle terzomondiste di Di Battista hanno acceso i riflettori. E nelle ultime 48 ore i riflettori hanno attivato l’ allerta: nella bozza, certo superata, di Contratto sono stati inseriti due obiettivi destinati a suscitare allarme altissimo: ritirarsi da tutte le missioni militari all’ estero, porre fine rapidamente e unilateralmente alle sanzioni nei confronti della Russia.
I prescelti per i ministeri dovranno ricevere il Nos, un’ abilitazione a poter trattare informazioni classificate su diversi livelli di segretezza, attribuiti sulla base dei criteri seguiti nelle relazioni internazionali: segretissimo, segreto, riservatissimo, riservato. Da quel che trapela dal tavolo del Contratto i prescelti per i tre ministeri-chiave saranno personalità affidabili, ma sull’ atteggiamento della comunità internazionale uno dei personaggi più addentro alla storia “parallela” della Repubblica come l’ ex ministro Rino Formica prevede uno scenario originale.
Di Maio e Varricchio a Washington
Di Maio e Varricchio a Washington
«Il Nulla osta di sicurezza non mancherà. Ma stiamo entrando in una situazione internazionale molto delicata, il Mediterraneo sta diventando una pentola in ebollizione e ora con questo nuovo governo il rischio sarà quello di restare emarginati dalla sfera decisionale delle grandi organizzazioni internazionali e sul piano militare di trovarci davanti al fatto compiuti,
Diversi anni fa, su suggerimento di Andreotti, scoprii la “Circolare Trabucchi”, un ministro democristiano che nel 1956 consentì l’ ingresso di qualsiasi cosa nelle basi americane al di fuori di qualsiasi controllo italiano. Non fidandosi del nuovo governo, è quasi ineluttabile che quella licenza nei fatti si allargherà».
17.05.2018 
Fabio Martini per “la Stampa”

ecco il garante DELLA COSTITUZIONE E DELLA DEMOCRAZIA,

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ecco il garante DELLA COSTITUZIONE E DELLA DEMOCRAZIA, a chi HA DETTO NO DI FATTO INSULTANDO IL VOTO DEGLI ITALIANI, ANDANDO FUORI DAL SUO MANDATO COSTITUZIONALE INSTAURA UNA DITTATURA. Dedicato a chi ciancia di europa diversa
Piaccia o meno (a me, non fa certo impazzire), questa è la posizione ufficiale di Savona. Vi sembra vi sia una ragione buona (costituzionale) per porre veti? o è solo una scusa per far saltare il banco, con tutto ciò che ne consegue? JANOS DEX
Comunicato Prof. Paolo Savona
[27 maggio 2018 h.13.20]
“Non sono mai intervenuto in questi giorni nella scomposta polemica che si è svolta sulle mie idee in materia di Unione Europea e, in particolare, sul tema dell’euro, perché chiaramente espresse nelle mie memorie consegnate all’Editore il 31 dicembre 2017, circolate a stampa in questi giorni, in particolare alle pagine 126-127. Per il rispetto che porto alle Istituzioni, sento il dovere di riassumerle brevemente:
– Creare una scuola europea di ogni ordine e grado per pervenire a una cultura comune che consenta l’affermarsi di consenso alla nascita di un’unione politica…
– Assegnare alla BCE le funzioni svolte dalle principali banche centrali del mondo per perseguire il duplice obiettivo della stabilità monetaria e della crescita reale…
– Attribuire al Parlamento europeo poteri legislativi sulle materie che non possono essere governate con pari efficacia a livello nazionale…
– Conferire alla Commissione Europea il potere di iniziativa legislativa sulle materie di cui all’art. 3 del Trattato di Lisbona…
– Nella fase di attuazione, prima del suo scioglimento, assegnare al Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo compiti di vigilanza sulle istituzioni europee per garantire il rispetto degli obiettivi e l’uso dei poteri stabiliti dai nuovi accordi.
Per quanto riguarda la trasposizione di questi miei convincimenti nel programma di Governo non posso che riferirmi al contenuto del paragrafo 29, pagine 53-55, del Contratto stipulato tra la Lega e il M5S, nel quale vengono specificati gli intenti che verranno perseguiti dal Governo che si va costituendo “alla luce delle problematicità emerse negli ultimi anni“; queste inducono a chiedere all’Unione Europea “la piena attuazione degli obiettivi stabiliti nel 1992 con il Trattato di Maastricht, confermati nel 2007 con il Trattato di Lisbona, individuando gli strumenti da attivare per ciascun obiettivo” che nel testo che segue vengono specificati.
Anche per le preoccupazioni espresse nel dibattito sul debito pubblico e il deficit il riferimento d’obbligo è il paragrafo 8 di pagina 17 del Contratto in cui è chiaramente detto che “L’azione del Governo sarà mirata a un programma di riduzione del debito pubblico non già per mezzo di interventi basati su tasse e austerità – politiche che si sono rivelate errate ad ottenere tale obiettivo – bensì per il tramite della crescita del PIL, da ottenersi con un rilancio della domanda interna dal lato degli investimenti ad alto moltiplicatore e politiche di sostegno del potere di acquisto delle famiglie, sia della domanda estera, creando condizioni favorevoli alle esportazioni.”
Spero di aver contribuito a chiarire quali sono le mie posizioni sul tema dibattuto e quelle del Governo che si va costituendo interpretando correttamente la volontà del Paese.
Sintetizzo dicendo : Voglio un Europa diversa,più forte, ma più equa.”

Def: nel 2019 tasse su per 62 miliardi. E sempre più ingiuste: giù per i ricchi, su per i poveri

sentite le.dichiarazioni di Mattarella, oggi 27 maggio 2018 È un vero colpo di stato. Un giudizio e un veto politico chiaro. NON SI PUÒ ESSERE CONTRO EURO E UE

IL GARANTE DELLA COSTITUZIONE?????
MATTARELLA CI HA RESI OSTAGGIO DELLE SANGUISUGHE DELLA TROIKA, SIAMO SOLO CARNE DA SPREMERE
Passo per passo “dentro” il documento che decide chi mangia e chi no. Pressione fiscale invariata nel medio periodo, tuttavia riduzioni ingenti delle imposte dirette (commisurate alla ricchezza) e pari aumento per le imposte sui consumi (che colpiscono ugualmente benestanti e indigenti)
def
Def 2017, totale entrate e pressione fiscale
Cerchiamo di capire cosa dice il “Def”, acronimo che sta per “Documento Economia e Finanza“. Nome ostico forse per molti, ma è in queste righe, firmate dal Presidente del Consiglio Gentiloni e dal Ministro dell’Economia Padoan, che si decide chi mangia e chi no. Un documento di macro-economia nel quale non si elenca precisamente quanto pane assegnare a ciascuna classe o settore della società, ma si mette nero su bianco quanto è l’ammontare del pane che verrà poi suddiviso dalla società italiana nel suo complesso.
Quanto saranno le imposte quante le spese, quanto l’utile effettivo (avanzo primario), quanta la remunerazione dei prestatori di capitale. Perché oggi lo Stato italiano è stato interamente aziendalizzato. Come una azienda che si rivolge ad una banca per ottenere finanziamento, così lo Stato Italiano si rivolge a dei prestatori internazionali (ad esempio Barclays, Goldman Sachs, Unicredit, Suisse Bank) e per ottenere i prestiti deve presentare utili aziendali. Nel caso dello Stato Italiano, l‘utile aziendale è dato dalla differenza tra imposte e spesa pubblica. Infatti dal 1992, anno di introduzione dell’austerità in Italia, le tasse sono superiori alla spesa pubblica.
Fatta questa premessa, studiamo alcuni aspetti del Def, prima di una visione complessiva. Partiamo dal tema dell’imposizione fiscale, per un motivo importante: la propaganda politica liberista gioca tutte le sue carte nel tema della riduzione/aumento della tassazione. L’analisi è monca volontariamente, poiché il livello della tassazione deve essere sempre confrontato con il livello della spesa pubblica. Se con la mano destra mi togli 100 soldi (tasse) sono interessato a sapere quante me ne restituisci con la sinistra (spesa). Se la propaganda gongola perché la mano destra toglierà, l’anno prossimo, 98 soldi anziché 100, è importante sapere come cambia anche il gioco della mano sinistra.
ANDAMENTO IMPOSIZIONE FISCALE FINO AL 2019
Secondo il Def nel 2016 il livello di imposizione fiscale è stato pari a 788,5 miliardi di euro. Nel 2017 il dato dovrebbe salire a 799,6 miliardi (+11,1 miliardi rispetto all’anno precedente), quindi si prevedono 826,5 nel 2018 e 850,6 miliardi nel 2019. Nel 2019 in livello assoluto l’imposizione fiscale sarà di 62,1 miliardi superiore rispetto al 2016.
ANDAMENTO PERCENTUALE PRESSIONE FISCALE FINO AL 2019
Più che il dato assoluto sarà importante il dato a confronto con il Pil. Sulla base di quanto scritto nel Def, la pressione fiscale è stata del 42,9% del Pil nel 2016. Le aspettative per gli anni seguenti non sono molto differenti: 42,3 nel 2017, 42,8 nel 2018, 42,8 nel 2019.
IMPOSIZIONE SEMPRE PIU’ REGRESSIVA
Un grave problema che si ravvisa è lo spostamento della tassazione dalle imposte dirette a quelle indirette. Dall’Irpef e l’Irpeg, per dire, all’Iva. Le imposte dirette variano al variare del reddito, mentre l’Iva colpisce indifferentemente i ricchi e i poveri sulla base dei consumi e per questo motivo è una imposta più regressiva. Il Def prevede che le imposte dirette scendano dal 14,9% del 2016 al 13,9% del 2019 (da 248,5 miliardi a 251,2) mentre le imposte indirette saliranno da 242,2 a 281,1, quasi 40 miliardi in più, con un equivalente incremento dell’1% in rapporto al Pil (dal 14,5 al 15,5%).
SINTESI
Rispetto al 2016 non si ravvede una particolare riduzione dell’imposizione fiscale e anzi c’è da registrare un inasprimento dell’imposizione meno equa (imposte indirette) a detrimento dell’imposizione diretta.

C’è una spiegazione per l’ostracismo assurdo, inconcepibile e incostituzionale che colpisce Paolo Savona.

C’è una spiegazione per l’ostracismo assurdo, inconcepibile e incostituzionale che colpisce Paolo Savona. E va ricercato proprio in quel curriculum che i più furbi, quelli disincantati, che hanno capito tutto, meglio e prima degli altri, continuano a sciorinare in pillole, spiegandoci come il non più giovane economista e politico (cagliaritano come me) sia uno organico alll’establishment. “Dieci anni fa tifafa svendita del demanio e dei beni pubblici itali…ani per pagare il debito!”Febe Polluce

 
“È stato ministro nel governo Ciampi!”
 
“Ci sono suoi scritti in cui parla di Ue e cessione di sovranità!” Ci spiegano quelli per cui o il ministro dell’economia lo fa Maradona con la maglietta del Che, oppure il governo giallo-verde è solo una farloccata finto sovranista. Non si capisce, o si finge di non capire, che sono proprio i trascorsi e il c.v. di Savona a renderlo infido e pericoloso per lo status quo e i suoi fedeli gendarmi. Poteva andar bene la proposta di un outsider, magari di un grillino di primo o secondo pelo o di un leghista che da sempre sbraita contro Ue e Roma ladrona. Si avrebbe avuto gioco facile a sminuirne le pretese e le azioni con i rimandi “Alle scie chimiche!!” o “alle ruspeeee!!!” Si sarebbero spulciati i titoli di studio, le sparate pregresse, l’inconsistenza di pensiero. E’ esattamente la stessa malafede di chi si è visto scompigliare le carte dalla scelta di Conte come premier al posto del bibitaro Di Maio. Savona non sbaglia i congiuntivi, non ha organizzato “vaffanculo day” e non colleziona ampolle con l’acqua del Po. È uno studioso autorevole, un politico scafato, un attore tutt’altro che giovane e ingenuo della scena parlamentare italiana. E, soprattutto, è uno che ha mutato le sue posizioni, con l’autorevolezza del suo pensiero di studioso e di osservatore disincantato. È con quella autorevolezza che oggi dice “L’ Europa non esiste, esiste una Germania circondata da pavidi.” Sarebbe un ministro difficile da liquidare con snobbistico atteggiamento di superiorità, antropologica e culturale. Sarebbe impossibile tacciarlo di essere, nel peggiore dei casi un esaltato che vuole rovinare l’Italia e nel migliore un sognatore, più appassionato che informato. E la scaltrezza dei due leader giallo-verde e di quelli che stanno dietro di loro e li consigliano sta proprio nell’insistere a volere un personaggio di tale calibro e tali trascorsi all’economia. E nello stanare Mattarella e tutto il circo anti nazionale, che si ostina a rigettare un nome che non ha alcun motivo, se non di matrice ideologica, per essere rigettato.
 
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Janos Dex
Gli uomini al governo sono il mezzo per applicare le idee per le quali si è votato. Se non le condividono e non vi corrispondono, non rappresentano il voto. Se il non votato dal popolo, ma nominato da un parlamento, decaduto e sfiduciato, non riconosce i diritto espresso dalla volontà popolare, è un usurpatore e viola il buon senso e costituzione. Vietare politiche sgradite al Tesoro e agli Esteri, significa chiaramente controllare la (non) sovranità dello stato italiano. Questo è il punto vero, non solo un nome o un’altro. E questo si sta cercando di fare e si rifarà quando le idee sgradite saranno altre da queste.
Ogni passo indietro, stavolta è una sconfitta che va ben oltre le idee e gli schieramenti. Se non lo capiamo tutti così, meritiamo la dittatura o la guerra civile.
L’ingerenza di Mattarella su questo Governo nascente e il veto su Savona sono assurde e ingiustificate.
 
Dicesse chiaro e tondo che siamo (da Monti) commissionati, così evitiamo queste pagliacciate “per il bene del Paese”
Non è mai successo che un Presidente della Repubblica (in coma per anni tra l’altro) imponga in maniera decisa le cariche dei Ministri e che vada contro Partiti votati dal popolo.
Chi pensa di vivere ancora in una democrazia o è uno stolto o un colluso
«Staremo attenti alla salvaguardia dei diritti degli africani in Italia». Così parlò Juncker. Questa la priorità dell’Unione Europea. La terzomondizzazione dell’Italia è il loro obiettivo. Per sfruttare meglio, per creare competitività al ribasso nella classe che lavora.
DF
“In ogni caso, però, il Presidente della Repubblica non può prescindere dalla proposta del Presidente del Consiglio ed imporre ministri di suo esclusivo gradimento”
Cosa non è chiaro di queste cristalline parole di Aldo Bozzi, Padre Costituente?
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ECCO COME MATTARELLA HA “FATTO BRUCIARE” IL NOME DEL PROF. SAPELLI: VATTI A FIDARE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Prima di tutto, lo sapevate che i rispettivi figli di Napolitano e Mattarella, Giulio e Bernardo, hanno un’azienda insieme a Roma, che ha lavorato come consulente in questioni diciamo istituzionali – non ho detto strettamente statali-  decisamente importanti? (…) Tenetelo a mente.

Dunque, gli amici sono qui ad aiutare gli altri amici, che hanno scritto ieri. Abbiamo letto stanotte come lo stimato prof. Giulio Sapelli sia stato bruciato per aver proposto Domenico Siniscalco al ministero dell’economia, nome obiettivamente irricevibile fosse solo per il fatto che assieme a Grilli e Cannata è tutt’ora sotto indagine della magistratura contabile per la gestione fallimentare dei derivati (che hanno causato perdite miliardarie all’Italia). Oltre ad essere andato a lavorare a fine mandato ministeriale proprio per una delle banche – Morgan Stanely International a Londra, dove sedeva anche nel CdA – che ha tratto maggior profitto dalla colossale perdita nazionale nella scommessa sui derivati.
Fin qui tutto chiaro, meno la ragione per cui Sapelli si sia spinto a proporre tanto pubblicamente quanto improvvidamente il nome di Siniscalco. Premetto che non ritengo assolutamente che Sapelli sia massone, sebbene tutti o quasi nelle istituzioni italiane lo siano. Mi spiego meglio: a Dogliani, nelle dimore Einaudi (un altro massone) c’è stato un evento importante lo scorso fine settimana a cui ha partecipato il Presidente Mattarella. Ed a cui ha partecipato anche Siniscalco, altro soggetto possibilmente massone (notasi, non c’è nulla di male ad esserlo, anzi). Mi ricordo anzi il prof. Sapelli mazzulare duro anni fa a Geminiello Alvi, uno che sembrerebbe non fare mistero di far parte della Fratellanza, per eventuali conflitti di interessi nel redigere alcuni suoi preziosissimi libri. Ossia, anche a non essere massone bisogna sapersi interfacciare con loro, ma con cautela: se non lo sei non vieni aiutato, anzi il contrario visto che bisogna “favorire” altri. Forse è stato proprio il caso di Sapelli (che faceva molta paura…).
Il problema è il potere ed il denaro; infatti se una cosa si può dire è che i massoni si aiutano tra di loro, mandando avanti i loro rispettivi progetti. Dunque, secondo una dialettica che sta prendendo piede, a Sapelli è stato recapitato domenica sera il messaggio che Mattarella nell’incontro a Dogliani con Siniscalco ha proferito parole di enorme e smisurato (molti dicono eccessivo) elogio per un piemontese come l’ex ministro dell’economia sotto indagine della magistratura contabile. Parole per altro strane per un siciliano come Matterella verso un piemontese come Siniscalco: tutt’ora in terra sicula il Piemonte è quasi universalmente considerato come la terra della “razza padrona” responsabile degli scempi nel post Regno delle Due Sicilie, per altro con una certa dose di ragione, parlo da piemontese.
Dunque – sigh – Sapelli è caduto nella trappola: sapendo che Mattarella gioca per una fazione, quella EUropea, dunque il professore dell’Università di Milano, certamente mal consigliato, ha pensato bene di avallare Siniscalco per ingraziarsi chi dovrà decidere, ossia Mattarella stesso. Dimenticando però due cose: la prima, Mattarella non dovrebbe decidere i ministri, è anticostituzionale. Due, Mattarella favorisce molto probabilmente i massoni se non i filo EUropei, non Sapelli. Ed infatti indirettamente lo ha bruciato.
Ecco dunque la genesi dell’improvvida uscita del professore, davvero incauta. La mia stima per lui rimane intatta, uno dei pensatori italiani geostrategici più imponenti degli ultimi 30 anni. Peccato l’errore. Anzi, peccato a fidarsi di chi lo ha convinto a proporre Siniscalco.
Sapelli dovrebbe ricordarsi bene chi gli ha riferito dei complimenti di Dogliani da parte dell’inquilino del Quirinale, gli servirà per capire quali sono i nemici di cui si circonda. E magari chi gli ha bellamente suggerito di fare il nome di Siniscalco, obiettivamente irricevibile.
Dico solo, peccato: Sapelli sarebbe stato un’ottima scelta.
MD

Perché la BCE può cancellare 250 miliardi (e chi lo nega è ignorante o in malafede)

Il motivo lo ha spiegato  – in un articolo del  giugno 2013 –  Paul De Grauwe, attualmente docente alla John Paulson Chair in European Political Economy,   nella London School of Economics, già membro del parlamento belga dal 1991 al 2003, autore di ricerche e libri fondamentali  sulla politica monetaria, di cui è considerato fra le  massime autorità.

De Grauwe ha scritto l’articolo perché  il governatore Weidmann della Bundesbank, la banca centrale tedesca,  s’era appellato alla Corte Costituzionale  tedesca, sostenendo che gli acquisti a palate di titoli di debito pubblico  dei paesi dell’eurozona che sta  operando la BCE, esponevano i contribuenti tedeschi al rischio di dover  pagare con le tasse le “perdite” che avrebbe subito la BCE in caso di insolvenza  dell’Italia, Spagna, Grecia, Portogallo.
Paul De Grauwe, London School of Economics.
De Grauwe mostra che la Bundesbank è ignorante, come quasi tutti gli economisti italiani (e non parliamo dei giornalisti) a ventilare una simile spaventosa ipotesi. Il motivo: applicano alle banche centrali i criteri di solvibilità e insolvenza di una banca privata, o di una qualsiasi impresa privata.
Il livello di confusione è così alto  – scrisse appunto –  che il presidente della Bundesbank si è rivolto alla Corte Costituzionale Tedesca sostenendo che il programma OMT  della BCE esporrebbe i cittadini tedeschi al rischio di dover pagare tasse per coprire potenziali perdite generate dalla BCE”.
Tale paura è mal posta”. Anzi: “In realtà, i contribuenti tedeschi sono i principali beneficiari del programma di acquisto di titoli di debito”.
“Le società private si ritengono solvibili quando il valore del loro patrimonio netto è positivo, ossia quando il valore dei loro asset è superiore a quello del debito. La solvibilità di una società privata può anche essere espressa come il massimo ammontare di perdite che una società può assorbire in un dato momento. Pertanto, una società privata si dice solvibile quando le sue perdite non sono superiori al patrimonio netto” .
Ma “questi vincoli di solvibilità non dovrebbero essere applicati alle banche centrali; le banche centrali non possono fallire”.
 
Oddio, e perché?
 
Perché  “una banca centrale può emettere tutta la moneta che vuole e chi gli serve per ripagare i suoi “creditori”.
E chi sono i creditori della banca centrale?
Sono “i detentori della sua moneta. Per la banca centrale, il loro “ripagamento”  consisterebbe semplicemente nel sostituire la moneta vecchia con moneta nuova”.
Non siamo più nel  sistema del tallone aureo, quando una banca centrale prometteva di convertire la moneta che emetteva in oro.
 
“Al contrario delle società private, i debiti delle banche centrali non rappresentano un diritto sugli asset delle banche centrali. Quindi, il valore degli asset della banca centrale non ha influenza sulla sua solvibilità.
“La sola promessa che una banca centrale fa  […] mercato è che il denaro sarà convertibile in un paniere di beni e servizi a un prezzo più o meno fisso. In altri termini, la banca centrale fa una promessa di stabilità dei prezzi. Tutto qui.
La banca centrale assorbe qualsiasi perdita
(…) . La banca centrale può assorbire qualsiasi perdita, a patto che questa perdita non comprometta la stabilità dei prezzi.
Non è nemmeno corretto affermare che la banca centrale ha bisogno di mantenere un patrimonio netto positivo per “restare solvibile”. Una banca centrale non necessita di un patrimonio netto.  Dunque l’affermazione che una banca centrale con un patrimonio netto negativo necessiti di essere ricapitalizzata dal Tesoro non ha alcun senso”.
Visto che qualcuno ancora non capisce, De Grauwe spiega di nuovo:
“Per essere chiari:
  • La banca centrale (che non può fallire) non ha bisogno di alcun sostegno fiscale dal governo (che invece può fallire)
  • L’unico sostegno di cui la banca centrale necessita da parte del governo è che essa possa mantenere il monopolio sull’emissione di moneta in tutto il territorio su cui il sovrano ha giurisdizione. Una volta che abbia  dal sovrano tale potere, la banca centrale è libera da ogni limite di solvibilità”.
Chiarito ciò, De Grauwe  illustra il caso più semplice, di una banca centrale che emetta moneta per un solo stato. Lo fa comprando i Buoni del Tesoro  di quello Stato ed emettendo moneta.
“Acquistando i titoli di debito statali, la banca centrale trasforma  la natura del debito pubblico.
Quando la banca centrale compra il debito del proprio governo, il debito viene trasformato:
  • Il debito governativo, che porta con sé un tasso di interesse e un rischio di default, diventa una passività della banca centrale (base monetaria); che è priva di rischio default,  ma soggetta a rischio di inflazione”.
Per capire  cosa sia questa trasformazione, e  come agisca nel bilancio, supponiamo  che Banca Centrale e Governo siano tutt’uno (come dopotutto sono: due rami separati del settore pubblico, ed erano prima del “divorzio” fra Tesoro e Bankitalia).
Attenzione attenzione, perché nelle righe seguenti troviamo spiegato perché 250 miliardi di debiti possono essere “cancellati”:
dunque seguiamo il ragionamento.
“Dopo la trasformazione, il debito governativo detenuto dalla banca centrale viene cancellato. Esso è un attivo in un ramo dello stato (la banca centrale) e un passivo nell’altro ramo (il governo). Quindi, scompare”.
E attenti, non è ancora finita:
“La banca centrale può ancora tenerlo a bilancio  [come fa la BCE coi nostri  250 miliardi], ma esso non ha più alcun valore economico. Di fatto la banca centrale può sbarazzarsi di questa FINZIONE ed eliminarla dal suo bilancio, e il governo può quindi eliminarlo dall’ammontare del suo debito. Esso non ha più valore in quanto è stato rimpiazzato da una nuova forma di debito, ossia la moneta, che comporta un rischio inflattivo, ma NON  un rischio di default”.
Dunque non ha senso – come voleva far credere la Bundesbank –  che le banche centrali,  quando il prezzo di mercato dei titoli di stato scende, ci perdono. Se ci fosse una perdita per la banca centrale, essa sarebbe compensata alla pari da un guadagno equivalente da parte del governo (perché il valore di mercato del suo debito è sceso in uguale proporzione). Non ci sono perdite per il settore pubblico”.
Chiaro o no? L’esperto sottolinea:
“Arriviamo a una conclusione importante: Quando una banca centrale ha acquisito titoli di stato, un declino nel prezzo di mercato di questi titoli non ha alcuna conseguenza fiscale. La perdita in un ramo (la banca centrale)  è compensata dal profitto nell’altro (lo Stato)”.
Che se poi ancora non fosse chiaro ai vari “economisti” dei miei stivali che strillano, De Grauwe riprende:
“Un altro modo di vedere questo effetto, è guardare ai flussi degli interessi sottostanti ai titoli pubblici. Poniamo ad esempio che la banca centrale abbia comprato un miliardo di euro in titoli di stato. Questi hanno una cedola, diciamo, del 4%. Perciò la banca centrale che ha in portafoglio i titoli riceve 40 milioni di euro all’anno da parte del governo. Nella pratica della contabilità, questo viene contato come un profitto per la banca centrale. Alla fine dell’anno, la stessa banca centrale girerà  i propri profitti al governo. Assumendo che il costo marginale della gestione di questi bond sia pari a zero, la banca centrale girerà al governo i 40 milioni di euro. E’, per così  dire,  la mano sinistra  che  paga la mano destra”.
La classica partita di giro.
“La tecnicalità della tenuta dei libri contabili ha potuto far credere a qualcuno che tali interessi siano signoraggio  (ossia profitto per la banca centrale). Non lo sono. Non c’è alcun profitto nel settore pubblico.  Il profitto della banca centrale è esattamente compensato da una perdita del governo”.
Capito? L’economista vuol essere ancora più chiaro.
“L’uno e l’altra potrebbero eliminare questa convenzione contabile perché in queste perdite e profitti non  c’è alcuna sostanza economica”.
“La BCE può distruggere i titoli di stato, senza nessuna perdita”
Ma, probabilmente temendo che questo sia al disopra delle possibilità intellettuali del governatore Weidmann della Bundesbank, il belga insiste:
“E’ letteralmente  vero che la banca centrale potrebbe distruggere i titoli di Stato nel trituratore della carta: niente sarebbe perduto”.
Vogliamo copiare la frase in inglese:
It is literally true that the central bank could put the government bonds ‘into the shredding machine’; nothing would be lost.
“Nel nostro esempio, la banca centrale non riceverebbe più 40 milioni di euro l’anno,  e non dovrebbe più girarli al governo ogni anno.
Cosa succede se il governo fa default sui suoi bond in scadenza? Il default causa delle perdite ai detentori privati dei titoli.
Ma è irrilevante per i titoli detenuti dalla banca centrale: infatti essi adesso non valgono più nulla, ma erano già privi di valore anche prima del default. Si tratta della mano destra che paga la sinistra.
Per il settore pubblico, non è successo nulla. Perciò la perdita della banca centrale a causa del default non ha alcuna conseguenza fiscale”.
Nel caso dell’eurozona,  una unione monetaria imperfetta (che non è anche una unione di bilancio), le cose sono alquanto più complesse. Ma all’osso, ci limitiamo a riportare l’esempio di De Grauwe:
“Immaginiamo che la BCE acquisti 1 miliardo di titoli spagnoli a un tasso del 4%. Le conseguenze fiscali sono ora le seguenti.
  • La BCE riceve 40 milioni di euro in interessi annuali dal tesoro spagnolo.
  • La BCE restituisce questi 40 milioni di euro non alla sola Spagna, ma  a tutti gli anni alle banche centrali nazionali dell’eurozona.
La distribuzione avviene proporzionalmente alla quota di capitale nella BCE (vedere BCE 2012).
  • La banca centrale nazionale trasferisce quanto ricevuto al proprio tesoro nazionale.
Per esempio, la BCE trasferirà l’11.9% dei 40 milioni al Banco de España. Il resto andrà alle banche centrali degli altri paesi membri. Chi riceverà di più è la Bundesbank tedesca; che con una quota di capitale del 27.1%, riceverà quindi 10.8 milioni di euro”.
Ecco perché, all’inizio del discorso il nostro monetarista diceva che,  anziché essere danneggiati, “i tedeschi sono i principali beneficiari del programma di acquisti di debiti pubblici  avviato da Draghi.
L’effetto paradossale è questo:
“In un’unione monetaria che non è  anche un’unione fiscale,  un programma di acquisto di titoli di stato porta a trasferimenti all’interno dell’unione – ma non a quelli a cui pensa l’opinione pubblica tedesca
  • “Un programma di acquisto titoli della BCE porta a un trasferimento annuale dai paesi i cui titoli vengono acquistati verso tutti gli altri”
Cioè dai paesi più indebitati e poveri a quelli non indebitati e ricchi.
“Un trasferimento fiscale dai paesi più deboli (debitori) verso i paesi più forti (creditori)”.
La  Germania lucra anche su questo.
Mario Draghi e  Jens Weidmann  Presidente  Bundesbank .
Che cosa serve ancora per realizzarla perversione  del sistema euro?  E di chiamare chi lo sostiene in Italia un traditore? Perché la protesta di Weidmann contro gli acquisti della BCE, anche se non escludo possa essere dovuta ad ignoranza (non sarebbe il primo banchiere a non sapere come si crea il denaro),   serve piuttosto ad uso interno, per rafforzare nei cittadini tedeschi l’impressione che essi stanno pagando per i debtii italiani, spagnoli, greci. Il che pone il problema dei tecnocrati non eletti: non c’è niente di peggio di un tecnocrate incompetente. Anzi di peggio c’è, ed è un tecnocrate che fa’ politica e propaganda contro un paese  alleato, fondatore, e dellas tessa zona monetaria.   Ma che dire dei giornalisti ed economisti italiani che tifano per  la bancarotta  dell’Italia in odio al govenro Salvini-Di Maio?
 
  • Dal testo qui sopra si vede anche che i tassi d’interesse sul nostro debito non dipendono dai “mercati” e se è aumentato lo spread   a causa del governo Lega-Cinque Stelle, è un avvertimento artificiale delle  banche centrali ostili. Ricordiamo che quando Sarko e Merkel vollero  rovesciare Berlusconi,  aumentarono lo spread vendendo – non loro,  le loro banche centrali per carità, sono indipendenti – a vagonate titoli di Stato italiani. Draghi  dispose poi che li comprassero le banche italiane, che per questo vengono accusate ogni giorno da Weidmann di essersi riempite di Bot e BTP.
Post Scriptum:
Il testo dell’economista prosegue, per smentire, “come si  sente dire spesso nei paesi creditori che, nel caso di default di un paese i cui titoli di stato sono nel bilancio della BCE, essi (i creditori) sarebbero i primi a rimetterci. Questa è una conclusione sbagliata”.
Al massimo, il contribuente tedesco dovrebbe rinunciare alla rendita annua degli interessi che percepisce dal paese debitore.
Potete constatarlo da voi leggendo l’originale inglese qui:

ZH – SBALORDITIVA AMMISSIONE DI DRAGHI: UN PAESE PUÒ LASCIARE L’EUROZONA, MA DEVE PRIMA “PAGARE IL CONTO”

Mario Draghi – sul quale è stata recentemente aperta un’inchiesta dell’Ombudsman della UE per “conflitto d’interessi” – ha platealmente sconfessato il “whatever it takes” di quattro anni fa: in una lettera di qualche giorno fa ha candidamente ammesso che un paese membro può lasciare l’eurozona, a patto che saldi le sue posizioni sul sistema Target2.  La caduta dell’ultimo tabù da parte della BCE suona contemporaneamente come uno spettacolare “liberi tutti” per i paesi deboli dell’eurozona e una quasi minaccia per l’Italia, il cui altissimo passivo Target2  costituirebbe una tremenda perdita per il principale creditore, la Germania, che non tarderà a valutare quanto valga la pena prevenirla. Da ZeroHedge.

Meno di 4 anni fa, e poco dopo la famigerata minaccia agli speculatori del “whatever it takes“, Mario Draghi rispondeva a una domanda dei lettori di Zero Hedge, affermando che non esiste un piano B” per quel che riguardava i piani di emergenza nel caso una nazione della zona euro uscisse dall’unione monetaria. Il ragionamento era semplice:  concepire un tale scenario significava ammettere la possibilità che si verificasse, ed è per questo che la BCE voleva disperatamente dare l’impressione che la coesione dell’Europa fosse indistruttibile, a qualsiasi costo.
Facciamo un veloce passo avanti a quattro anni dopo, quando non solo questa particolare strategia è stata completamente rigettata, ma per la prima volta il Governatore della BCE ha fornito un quadro, per quanto vago, che mostra cosa potrebbe accadere in caso di Exit.
 
In una lettera a due deputati italiani al Parlamento europeo pubblicata venerdì, e riportata per la prima volta da Reuters, Mario Draghi ha ammesso che un paese potrebbe uscire dalla zona euro – e questo è quanto per il suo “non esiste un Piano B” – ma prima di chiudere dovrebbe saldare i debiti col sistema di pagamenti Target2 dell’eurozona.
 
Se un paese dovesse lasciare l’Eurosistema, i crediti o le passività della sua banca centrale nazionale verso la BCE dovrebbero essere risolti in toto“, ha detto Draghi nella lettera, senza specificare in quale valuta dovrebbe aver luogo la “liquidazione”. Non è chiaro nemmeno quale sarebbe la reazione della BCE se un paese non“regolasse integralmente i suoi conti”: in definitiva, la BCE non dispone di un esercito che garantisca il  rispetto delle sue politiche.
Come conferma Reuters, il commento di Draghi costituisce “un vago riferimento da parte del Governatore della BCE alla possibilità che l’eurozona perda dei membri“. Noi diremmo non solo un “riferimento”, ma l’ammissione che un’Italexit è fin troppo possibile, e che tuttavia l’unico modo in cui la BCE lo permetterebbe sarebbe quello di far prima pagare all’Italia il suo conto Target2 di 357 miliardi di euro (sul quale diversi sprovveduti professori di economia hanno sostenuto negli ultimi 5 anni che non sarebbe mai stato utilizzato dalla BCE come merce di scambio nei negoziati sull’”exit” e che non ha implicazioni politiche; oops).
A dire il vero, il beneficiario di questo pagamento sarebbe il paese che fa più affidamento sul persistere dello status quo: la Germania, che ha qualcosa come 754 miliardi di euro di “attività” nel sistema Target2, che potrebbero essere azzerate se uno o più paesi della zona euro dovessero uscire senza soddisfare i propri obblighi di pagamento.
 
Nella lettera, Draghi ha ribadito che gli squilibri sono dovuti al programma di acquisto titoli della BCE, nel quale molti dei venditori sono investitori stranieri con conti in Germania, e al conseguente riequilibrio dei portafogli.
 
L’ammissione di Draghi che il “QuItaly” – o UscIta come è chiamata all’interno del paese – è una possibilità fin troppo reale, coincide con un’ondata di sentimenti anti-euro in Italia e in altri stati dell’eurozona, alimentati in parte dalla decisione senza precedenti della Gran Bretagna nel giugno scorso di lasciare l’Unione europea.
La minaccia di default sui debiti transfrontalieri è stata spesso ritenuta un elemento di coesione della zona euro durante la crisi finanziaria. Poiché questi pagamenti generalmente non sono saldati, le economie più deboli, tra cui l’Italia, la Spagna e la Grecia, hanno accumulato enormi debiti verso Target2, mentre la Germania si distingue come il più grande creditore, con crediti netti per 754,1 miliardi di euro.
 
Gli squilibri Target2 sono peggiorati negli ultimi mesi, quando l’economista di Harvard Carmen Reinhart  ha lanciato l’allarme su una fuga di capitali dall’Italia. Lo si può vedere nel grafico sottostante,  il quale conferma come sotto la calma apparente dei bassi rendimenti dei titoli italiani – anche se recentemente risultano in crescita –  si stanno accumulando enormi squilibri di capitali.
target 2
 
Crediti e debiti nel sistema Target2 – in verde la Germania e in rosso l’Italia – dal 2003 al 2016
 
L’ammissione di Draghi, da intendere quasi come una minaccia all’Italia, potrebbe aver aperto un nuovo vaso di Pandora per la stabilità europea, in aggiunta alle preoccupazioni per Trump, perché non solo Draghi ha confermato che l’uscita dalla zona euro è stata esplicitamente prevista dalla banca centrale, ma definisce anche le condizioni alle quali sarebbe presa in considerazione e consentita.
 
Ancora più importante, ancora una volta fornisce la base per una “negoziazione” aggressiva, che potenzialmente può degenerare in una escalation di rancorose trattative tra l’Italia e la Germania, poiché la BCE ha messo di colpo in chiaro che il guadagno dell’Italia in una “ipotetica” uscita dalla zona euro costituirebbe una tremenda perdita per Berlino e per la Merkel. Siamo sicuri che in tempo brevissimo emergerà anche la questione di “quanto” valga la pena per la Merkel prevenire tale perdita. Quanto al significato della dichiarazione di Draghi per i paesi con un debito Target2 molto inferiore, che potrebbero anche prendere in considerazione l’uscita dall’unione monetaria, la risposta è racchiusa in due parole: “via libera”.
AggiornamentoCome ci è stato fatto giustamente notare da @KellerZoe, dalla lettera di Draghi ai parlamentari Marco Zanni e Marco Valli non risulta la necessità di saldare i conti Target2 “prima” di un’uscita, ma semplicemente  si dice che in caso di uscita i conti dovranno essere regolati integralmente.  L’articolo di Zero Hedge quindi si rifà a una interpretazione estensiva da parte di Reuters e non al testo originale. 
di  Tyler Durden, 21 gennaio 2017

Mattarella si inchina ai poteri forti ed elogia David Rockfeller

mattarella rockfeller

ecco le credenziali che contano, le logge che pensano tanto tanto al bene di tutti no?
Sergio Mattarella presidente della repubblica italiana incontra al Quirinale i poteri forti e durante il suo discorso elogia in modo plateale il fondatore della Commissione Trilaterale.Per chi avesse dei dubbi ora potra’ ricredersi...