Alla guerra a passi da gigante: gigante demente

“Sia chiaro: la Turchia è membro della NATO e nostro alleato”, ha detto Obama a Parigi a margine del vertice sul clima. Le prove (schiaccianti) portate da Mosca che Erdogan e famiglia trafficano il petrolio di DAESH? “Totalmente assurde, ha risposto Steve Warren, portavoce del Pentagono. Ha deciso di posizionare batterie di Patriot al confine tra Turshia e Siria, come voleva Erdogan (e non aveva finora ottenuto). Contemporaneamente, la NATO – su raccomandazione del comando americano dell’alleanza – invita il microscopico Montenegro (630 mila abitanti) e conduce esercitazioni militari in Ucraina col regime di Kiev. A cui ha fornito già armi letali. Yatseniuk, il governante del regime di Kiev che è in bancarotta e tenuto in piedi da miliardi di finanziamenti FMI ed europei dal canto suo, si offre di fornire alla Turchia “mais e girasole e petrolio” (sic) ad Erdogan per aiutarlo nella lotta
 
Cameron ha ottenuto dal suo parlamento il via a “bombardare le basi ISIS” in Siria e lo fa’ senza coordinarsi con i russi. In pratica, un atto di ostilità. contro la Russia.
E la UE ha deciso – a porte chiuse, senza consultare i parlamenti per volontà di Angela Merkel – di prolungare le sanzioni contro Mosca. Che cosa precisamente la UE rimproveri alla Russia, non si sa più. Una cosa è evidente: “E’ la NATO a determinare totalmente la politica estera della UE”, commenta Deutsche Wirtschaft Nachrichten.
 
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Kerry e Stoltenberg istruscono Kllimkin (ministro di Kiev) al vertice NATO di mercoledì
Berlino s’impegna per la prima volta a mandare i suoi Tornado a bombardare la Siria – ormai chiaramente una operazione occidentale per ostacolare la vittoria russa contro l’ISIS – anche se dei 93 Tornado che aveva in origine acquistato ne restano operativi solo 29, aerei vecchi anche di 34 anni, considerati obsoleti. Dei 68 Eurofighter piàù moderni, ne restano operativi 37. Però anche Berlino ha annunciato che bombarderà “senza coordinarsi con la Russia”.
 
La miserabile debolezza con cui gli europei si prestano a queste dementi provocazioni anti-Putin è dimostrata dal fatto che da quando Mosca ha posizionato gli S-400 per contrastare gli aerei turchi, la francese Charles De Gaulle ha smesso di “bombardare l’ISIS”. Otto, nove giorni senza incursioni sulla Siria; senza il permesso di Assad – che non vuol chiedere – Hollande (che aveva promesso una “risposta spietata”) non osa rischiare la sua unica portaerei. Per giorni, anzi, la Charles De Gaulle è stata introvabile. Poi si è scoperto che aveva lasciato il Mediterraneo orientale “per rifugiarsi dietro i Patrios Usa in Turchia”. Erdogan, a cui non par vero di trovare ogni giorno più membri della NATO coinvolti nella sua sporca guerra, ha subito consentito ai caccia francesi di andare a “bombardare l’ISIS” (intralciare i russi) dalla base turca di Incirlik.
 
Insomma tutto l’Occidente, in perfetta malafede, è schierato a dar ragione ad Erdogan e a sostenere di fatto DAESH che cede sotto i colpi russi.
 
Il numero delle provocazioni che emergono in questi giorni è troppo, per non vedere una volontà precisa. Energe che quando gli F-16 turchi abbatterono il Sukhoi, erano appoggiati da F-16 americani come deterrente per una rappresaglia russa. “Se è vero, significa che Obama non ha alcuno scrupolo a cominciare un conflitto diretto con Mosca”, ha commentato Michael Jabara Carley, docente di politica internazionale alll’Università di Montreal.
 
L’ultima per il momento e forse la più inquietante provocazione: due sommergibili turchi (Dolunay e Burakreis) scortati dall’incrociatore americano USS Carney che porta missili balistici Aegis, stanno tallonando la nave da guerra Moskva, armata di missili S-300, al largo di Cipro, in acque internazionali.
 
La cosa è allarmante perché può essere il preludio alla ritorsione da Mosca più temuta fin dai tempi degli Zar: che la Turchia chiuda alla navigazione russa il Bosforo e i Dardanelli. Voci non confermabili che Erdogan lo sta già facendo – il traffico delle navi russe negli stretti viene vistosamente rallentato. Non c’è dubbio che il regime turco ci pensi, ne sia tentato. Il ministro Davutoglu ha minacciato: “Anche la Russia ha da molto da perdere” da controsanzioni.
 
Se Erdogan chiudesse gli stretti, commetterebbe un atto di criminalità internazionale con pochi precedenti, una violazione della libertà di navigazione sancita – per gli Stretti – dalla Convenzione di Montreux del 1936.
Mosca potrebbe far valere la Convenzione ed ottenere una condanna della cosiddetta comunità internazionale. Ma in quale sede? L’Onu? L’Europa? E’ chiaro che la “comunità internazionale” è dominata dall’impero del caos, e gli darebbe torto.
 
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gli Stretti
Impedita di passare con le navi per gli Stretti, la Russia non potrebbe più facilmente rifornire le sue forze in Siria. Peggio: ogni tipo di commercio russo verrebbe praticamente  paralizzato, reso difficle e costoso.
A quel punto, la guerra contro la NATO per Putin non diventerebbe un’opzione, ma una necessità. Esattamente come le sanzioni di Roosevelt che lasciavano il Giappone con riserve di petrolio per otto mesi, convinsero a quel tempo Tokio che la guerra era una necessità, altrimenti sarebbe stato lo strangolamento: e fu l’attesa, auspicata, desideratissima Pearl Harbour. Come un caso di scuola, gli Stati Uniti “si fanno aggredire” per cominciare le guerre mondiali, e quelle locali.
Maurizio Blondet

HOMS TOTALEMENT LIBEREE PAR L’ARMEE ARABE SYRIENNE !

SYRIA COMMITTEES/

Avec IRIB/ 2015 12 10/

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HOMS

Avec l’intervention militaire russe en Syrie, la donne militaire a changé et partout l’Armée Arabe Syrienne est en position offensive …

Le gouvernement syrien a repris ce mercredi le contrôle de la totalité de la troisième ville de Syrie, Homs, alors que les derniers « miliciens rebelles » ont évacué le dernier quartier dans lequel ils étaient retranchés,

Selon le correspondant d’al-Manar en Syrie, sont concernés par cette évacuation 320 miliciens, dont la majeure partie appartient à la branche d’Al-Qaïda en Syrie, le FRONT AL-NOSRA. Selon l’AFP, à 12H00 (10H00 GMT), « le convoi de dix autobus blancs où avaient pris place des femmes, des enfants et des personnes âgées avec des sacs et des valises a quitté l’entrée nord-ouest du quartier de Waer. Ils étaient accompagnés de cinq autres autobus avec à bord des combattants, dont certains portaient leur kalachnikov. Le convoi était escorté par dix voitures des Nations unies et dix ambulances ainsi que plusieurs véhicules de l’armée gouvernementale, lourdement équipés pour éviter des incidents sur la route. Une quinzaine de blessés figurent parmi les personnes évacuées ».

SYRIA COMMITTEES / COMITES SYRIE
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VERS UN ‘PATRIOT ACT A L’EUROPEENNE’: LA LDH BELGE CONTRE LA LIMITATION DES LIBERTES PUBLIQUES SOUS PRETEXTE DE ‘GUERRE AU TERRORISME’

# LUCMICHEL. NET/  Luc MICHEL/ En Bref/

avec LLB/ 2015 12 09/

LM.NET - EN BREF ldhb ctre repression (2015 12 09) FR

La LDH a épluché les dix-huit propositions de mesures. Elle conteste à la fois le bien-fondé et l’efficacité de la plupart d’entre elles.

Au lendemain des attentats meurtriers commis à Paris, le 13 novembre, le gouvernement belge a adopté 18 mesures visant à lutter contre le terrorisme.

La Ligue des droits de l’homme a passé ces mesures au crible. Elle reconnaît que la lutte contre le terrorisme est une nécessité mais part du principe “que cette lutte ne peut se faire au détriment des libertés fondamentales propres à tout Etat démocratique”.

Concernant le déploiement de 520 militaires dans les rues des villes belges, la Ligue relève comme nous que “l’armée exerce là une tâche régalienne qui relève des services de police, l’efficacité de son intervention n’est pas établie et l’opération coûte cher. La présence massive des militaires provoque une confusion entre état de guerre et état de paix. La mesure prévue pour pallier une situation d’urgence risque de devenir pérenne. Quel responsable politique osera revenir en arrière?”

La LDH met aussi en cause les législations d’exception, style « état d’urgence » : « Possibilité de mesures temporaires et exceptionnelles garantissant la sécurité publique. il est indispensable d’évaluer les mesures anti-terroristes déjà adoptées. L’urgence doit rester une urgence, elle doit être prévue pour un délai déterminé et relativement court et doit prendre fin dès que ce n’est plus nécessaire. Le lockout d’un pays pendant 6 jours se justifie-t-il au regard des résultats engrangés, qui semblent à ce stade minimes, pour ne pas dire risibles ? »

On notera que la plupart des mesures prises par le gouvernement belge – et inspirées de celles prises en France, mais aussi du ‘Patriot Act’ américain du régime Bush II – ne font que doubler des dispositions existantes, mais que si celles-ci ne s’appliquent qu’à des activités criminelles, les nouvelles dispositions frappent tous les citoyens. On est bien face à un super “patriot act à l’européenne” !

Luc MICHEL

* Lire sur LLB /

http://www.lalibre.be/actu/belgique/plan-federal-anti-terrorisme-la-ligue-des-droits-de-l-homme-tres-critique-5667f70f35708494c9621050

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Putin e la guerra all’Is: “Spero non siano necessarie armi nucleari”

09/12/2015

Il presidente russo Vladimir Putin si augura che non sia necessario ricorrere alle armi nucleari nella guerra contro lo Stato islamico. In un incontro al Cremlino con il ministro della Difesa Sergey Shoigu, che lo ha aggiornato sugli ultimi sviluppi delle operazioni russe in Siria contro l’Is, Putin ha detto: “Dobbiamo analizzare tutto quello che avviene sul campo di battaglia, come funzionano le armi”.

Al momento, ha sottolineato, “i Kalibr (missili da crociera lanciati dalle navi) e i KH-101 (missili da crociera sparati dagli aerei) si sono dimostrati moderni e altamente efficaci e adesso lo sappiamo per certo, sono armi di precisione che possono essere dotate di testate convenzionali e speciali, vale a dire nucleari”. “Naturalmente – ha concluso – questo non è necessario quando si combattono i terroristi e io spero che non lo sarà mai”.

Putin oggi ha anche annunciato che è stata ritrovata la scatola nera dell’aereo da combattimento russo abbattuto dalla Turchia due settimane fa. “Chiedo di aprirla con esperti stranieri e documentare tutto”, ha detto il capo del Cremlino nell’incontro con il ministro della Difesa, il quale ha spiegato che il registratore di volo del Su-24 è stato trovato dai militari siriani nel luogo in cui l’aereo è caduto.

 

NoTAV: nasce il Collettivo Chiomonte Comunità Futura

http://frontepopolare.net/2015/12/09/notav-nasce-il-collettivo-chiomonte-comunita-futura/Dichiarazione fondativa

chiomonte

Chiomonte, il nostro paese, versa in una grave crisi che si dispiega sotto gli occhi di tutti. Case vuote e fredde, vie dalle quali non risuonano se non poche voci, vigne e orti in stato di abbandono. Assenti le prospettive di vita e di lavoro, soprattutto per i giovani. Senza energia e vitalità alcuna, la comunità chiomontina si trascina stancamente nel susseguirsi dei giorni, privandosi di una prospettiva di riscatto e di nuova nascita e con la gran parte dei propri componenti intenti nella perseguire il proprio particulare anziché il bene generale.

Non ci troviamo tuttavia di fronte ad una crisi circoscritta alla sola Chiomonte. Infatti, si tratta innanzitutto della crisi generalizzata a tutte le aree montane e rurali, dissanguate a vantaggio delle aree urbane a causa di ineguali rapporti di forza, facitori di diseguaglianze tra i territori. Chiara espressione, sul piano istituzionale, della forbice tra città e campagna – forbice di cui si assiste all’amplificazione – è costituita dalla instaurazione, a sostituzione delle antiche province, delle nuove città metropolitane attraverso le quali si è sancito de iure ciò che già sussisteva nei fatti: le montagne e le aree rurali considerate al pari della periferia di una metropoli, in totale posizione subalterna.

Ma si tratta altresì della crisi generalizzata del sistema capitalista vigente, incapace di risolvere le proprie contraddizioni, in realtà insanabili permanendo all’interno della gabbia del capitalismo stesso. A tutto vantaggio del grande capitale finanziario, aumenta il divario tra i ricchi, sempre più ricchi, e i poveri, sempre più numerosi e sempre più poveri.

Tuttavia, per quanto riguarda Chiomonte, la situazione è resa più grave da alcuni ulteriori fattori che non permettono alla Comunità di fare sistema e che condurranno entro breve al compimento totale ed irreversibile del già avviato processo di rattrappimento. Innanzitutto, la tanto vergognosa quanto umiliante occupazione militare di parte del territorio chiomontino – frazione di territorio che, tra l’altro, sarebbe tra le più fruttuose e redditizie per la Comunità, considerata la (ex) presenza dell’area archeologica neolitica della Maddalena, delle rocce adibite per gli allenamenti degli arrampicatori e delle vigne tra le più soleggiate e le più fruttuose del paese – non permette ai chiomontini di fruire pienamente e liberamente del loro territorio, con il conseguente abbandono di vigne (e non solo), la frustrazione generalizzata di molti e l’impossibilità di fare della passata ricchezza del territorio ora occupato il volano della Chiomonte di domani.

In secondo luogo, le tante realtà attive della società civile chiomontina, potenziale incommensurabile ricchezza del paese, non solo non comunicano le une con le altre e non costruiscono insieme ma, anche e soprattutto, non riescono a dotarsi esse stesse di una progettualità costruttiva di lunga durata capace di incidere, per quanto riguarda il settore di competenza, nella vita del paese. Divengono dunque, salvo poche eccezioni, organismi autoreferenziali completamente slegati dalle dinamiche reali di Chiomonte.

Infine, dal punto di vista politico, Chiomonte soffre la presenza di una amministrazione comunale, in completa continuità con le amministrazioni comunali precedenti, incapace ad imprimere una svolta progressiva al paese – svenduto a sciacalli della peggior specie che non hanno fatto altro che distruggerlo ed umiliarlo – e che rifiuta la responsabilità di rappresentare e difendere i diritti dei propri concittadini. Inoltre, non è chiaro il rapporto intercorrente tra la maggioranza consiliare che esprime l’amministrazione comunale e l’organizzazione privata degli imprenditori, l’Imprend’oc, che ormai agisce in luogo del Comune e la cui gruppo dirigente sta preparando la propria scalata alla conquista dell’amministrazione comunale. Ma purtroppo, fino ad ora, Chiomonte ha sofferto altrettanto, se non maggiormente, per l’assenza di una qualsiasi altra forza organizzata ponentesi dialetticamente in rapporto con coloro i quali hanno gestito e gestiscono il Comune, considerata anche la completa inadeguatezza della settaria ed elettoralista minoranza consiliare al ruolo cui avrebbe invece dovuto assurgere: l’organizzatore collettivo della costruzione della Chiomonte Futura.

Preso atto della situazione, convinti fermamente che, per evitare delusioni, non ci si debba aspettare nulla da terzi, né che la situazione possa migliorare con il continuo e noioso piagnisteo del “così non va”, consapevoli che si possa prendere in mano la costruzione dell’avvenire della Comunità chiomontina solo agendo collettivamente senza delegare e coscienti del dovere di non accettare il misero stato di cose presenti, la parte più avanzata della cittadinanza di Chiomonte e delle Ramats si unisce in Collettivo e si attribuisce il nome di «Chiomonte Comunità Futura».

Ecco le ragioni del nome. Abbiamo deciso di accostare il nome del nostro paese, Chiomonte, ai termini «Comunità» e «Futura». Il primo esprime il nostro rigetto di qualsiasi forma di atomismo e di individualismo e il nostro anelito al comune solidarismo tra i cittadini tutti sulle cui basi deve sorgere la Chiomonte nuova. Nessun rimpianto verso un ipotetico idillico passato, in realtà mai inveratosi. Il secondo implica speranza per l’avvenire, significa sguardo fiducioso al domani anziché il rimuginare rivolto al passato e comporta impegno per costruire ciò che verrà anziché abulia, indifferenza e menefreghismo.

Il Collettivo «Chiomonte Comunità Futura» si pone come difficile obiettivo la costruzione di una Chiomonte nuova, viva e solidale. Precondizione necessaria per il raggiungimento di tale scopo è ergersi a organizzatore collettivo delle energie più autentiche presenti nella società chiomontina. Precisiamo subito che il nostro progetto non è e non vuole essere una lista elettorale. Di queste ne abbiamo viste già troppe, sempre incapaci di individuare un proprio ruolo utile, una propria funzione al di là del momento istituzionale. Tra l’altro siamo convinti che, anche considerate le poche competenze lasciate alle amministrazioni comunali ingabbiate dal criminale patto di stabilità, il momento prioritario della nostra azione debba essere costituito dalla società civile chiomontina. Per raggiungere il nostro obiettivo, la nuova nascita di una viva Chiomonte, è necessario da parte nostra gestire e far rinascere frazioni di territorio e di comunità, promuovere in ogni istanza il coordinamento fruttuoso delle tante realtà della società civile chiomontina che aspirano al meglio per il proprio paese e contribuire a costruire quel blocco sociale che dovrà contrapporsi all’attuale blocco dominante, promuovendo lo sviluppo di forme embrionali di democrazia consiliare che abbiamo il dovere di far germogliare.

No smog? No Tav!

Questa volta la “zona rossa” non è quella imposta dal Prefetto a Chiomonte ma una vasta area inquinata che soffoca Torino e buona parte del Piemonte. Con relativi effetti sulla salute.

Oggi e domani bus, tram e metro gratis. Due giorni di festeggiamenti per celebrare il nuovo primato di : capitale italiana dell atmosferico. “Un’iniziativa straordinaria per migliorare la qualità dell’aria”: questo è l’annuncio fatto dalla Giunta Comunale della Smart City.

In effetti “A Torino il Natale è nell’aria”, come recitano gli slogan turistici. Peccato sia un’aria inquinata dalle polveri , che hanno sfondato tutti i livelli di allarme per la salute. Questa volta la “zona rossa” non è quella imposta dal Prefetto a Chiomonte ma una vasta area inquinata che soffoca Torino e buona parte del Piemonte. Con relativi effetti sulla salute.

Una novità? Niente affatto. La valle padana è una delle aree più inquinate del pianeta. E Torino vince il primo premio in questo triste festival dello . In Città Metropolitana lo sanno da anni e conoscono anche la causa: il traffico stradale che produce l’80% delle emissioni di PM10.

Individuato il problema, ora troviamo il colpevole.

Da vent’anni Torino (o meglio i suoi politici) smania di andare a Lione ad alta velocità. Mentre si perde tempo con il TAV l’inquinamento cresce e i cittadini contribuenti soffocano. Giornalmente al Frejus transitano 4.800 veicoli da e per la Francia. Sulla Tangenziale di Torino passano 240.000 veicoli al giorno in tangenziale: più di 50 volte tanto, con relativo “omaggio” di emissioni inquinanti.

Negli stessi vent’anni Lione ha messo in servizio 30 km di metropolitana con la quale si muovono 740.000 persone al giorno. Oggi Torino, malgrado abbia il doppio di abitanti rispetto a Lione, ha solo 13 km di metropolitana con meno di 100.000 viaggiatori al giorno.

Con i soldi di 10 km di TAV si fanno 16 km di nuova metropolitana. Quindi tocca ai torinesi scegliere: Si TAV o No Smog?

da Notav.info

La potenza militare di Putin in Siria: sottomarini, elicotteri da guerra Mi-24P e nuovo Jet T-50

09/12/2015  

Non c’è solo la Siria. La potenza militare di Vladimir Putin è sapientemente dispiegata in tutto lo scacchiere mediorientale. Perché la partita non si gioca solamente in Siria, dove i tagliagole dello Stato islamico seminano il terrore su ampi territori sottratti al governo di Bashar al Assad.

 Dal Mediterraneo all’Iran, dalla Turchia all’Iraq il capo del Cremlino sa molto bene che per vincere la guerra al terrorismo islamico è obbligato a muoversi su più fronti perché il nemico non è solo il Califfo Abu Bakr al Baghdadi. Dopo che Recep Tayyip Erdoğan ha fatto abbattere un Su-34 russo che bombardava le postazioni dell’Isis in Siria, l’orizzonte ha iniziato a farsi molto più chiaro.

Lo scacchiere siriano

Questa mattina, mentre i raid russi continuavano a spianare le posizioni delloStato islamicoin Siria, il sommergibile “Rostov sul Don” della flotta russa del Mar Nero è entrato nel Mediterraneo orientale.

Ora si trova non lontano dalla costa siriana. Secondo l’agenzia Interfax, che cita“una fonte ben informata”, il sottomarino trasporterebbe missili da crocieraKalibr-Pl. Missili in tutto e per tutto simili a quelli usati dalla flottiglia del Caspio contro gli obiettivi dello Stato islamico. Proprio per il pericolo rappresentato dai missili da crociera lanciati dalle navi russe nel Mar Caspio verso la Siria, tutti i voli da e per gli aeroporti della regione autonoma del Kurdistan iracheno sono stati cancellati dalla mezzanotte di ieri fino alla stessa ora di oggi. È la seconda volta dalla fine di novembre che Tellar Fayek, direttrice dell’aeroporto internazionale di Erbil che con quello di Sulaimaniya è il principale scalo della regione, si è vista costretta a prendere questa misura viene. Prima di raggiungere la Siria, i missili lanciati dalle navi di Mosca devono attraversare i cieli dell’Iran e del nord dell’Iraq. Il 21 novembre scorso era stato cancellato anche un quarto dei voli da e per l’aeroporto internazionale di Beirut a causa di esercitazioni navali russe nelle acque del Mediterraneo vicino alla costa libanese.

Lo Zar contro il Sultano

Oltre allo Stato islamico, Putin deve tenere a bada le mire espansionistiche della Turchia che fa affari proprio con i tagliagole del Califfato e che nelle ultime ore ha addirittura invaso l’Iraq. Dopo la crisi scoppiata per l’abbattimento del jet di Mosca al confine con la Siria, stavolta a mettere i due Paesi ai ferri corti è il passaggio di una nave da guerra russa sul Bosforo con missili pronti al lancio.

Nelle immagini mostrate domenica dalle televisioni locali, la nave militare “Caesar Kunikov” ha attraversato lo stretto di mare che divide Istanbul, diretta nel Mediterraneo. A bordo è stato visto un soldato con in spalla un lanciamissili terra-aria, apparentemente pronto all’uso. A infiammare il braccio di ferro tra Erdogan e Putin è stato il dispiegamento la scorsa settimana di truppe e mezzi militari pesanti turchi nella base di addestramento di Bashiqa, 32 chilometri a nord della roccaforte dell’Isis a Mosul. In tutta risposta la Russia ha rafforzato con sette elicotteri militari la sua base di Erebuni, in Armenia, non lontano dal confine con la Turchia. Secondo l’ufficio stampa del distretto militare meridionale, citato da Ria Novosti, si tratta di elicotteri d’attacco Mi-24P e di elicotteri da trasporto Mi-8MT ed entro fine anno arriveranno altri elicotteri. L’assemblaggio dei velivoli sarà effettuato entro un mese, dopodichè i piloti potranno iniziare i voli.

L’asse sciita

In Siria Putin ha stretto legami molto forti con Hezbollah e l’Iran. Queste due forze sono intervenute spontaneamente nel conflitto siriano in funzione anti-sunnita: con l’abbattimento del regime di Assad, infatti, si sarebbe creata un’ampia zona a maggioranza sunnita che avrebbe potuto far piazza pulita degli sciiti. Ma con l’Iran Mosca tiene importanti relazioni economiche e militari. Ultima, in ordine di tempo, la fornitura all’Iran dei sistemi di difesa aerea missilistica S300, come ha annunciato l’agenzia Tass.

In arrivo i super caccia

Dal 2016 i russi potranno inoltre utilizzare i caccia di quinta generazione T50, lo ha annunciato ieri il ministro della Difesa russo Yuri Borisov.

Come riporta Difesa Online, “il T50 rappresenta la prima esperienza per i russi con i materiali radar assorbenti (Ram), rispetto a quella trentennale maturata dagli americani con l’F-117. Cinque ad oggi i prototipi completati per più di 400 ore di volo. Altri quattro velivoli saranno consegnati a breve all’esercito russo. Tutti i caccia sono stati dotati di radar AESA e controllo vettoriale tridimensionale della spinta”. Un notevole passo avanti per l’aviazione russa che dovrebbe permettere la superiorità aerea per i prossimi 40 anni.

Fonte

Putin: «Difendo il mio popolo, vietato aumentare i prezzi di cibo e medicine»

07/12/2015 
I bisogni della gente, la difesa del popolo, i rischi che qualcuno approfitti della situazione economica. Vladimir Putin passa subito al contrattacco: «I prezzi del cibo e delle medicine non si aumentano». È stato perentorio, il leader del Cremlino, che ha così dato il via alla “guerra all’inflazione”, che nel 2015 in Russia si dovrebbe attestare attorno al 12-13 per cento rispetto all’11,4 dello scorso anno. Proprio per evitare trappoloni e per salvaguardare le famiglie, Putin ha chiesto al servizio federale antimonopolio di monitorare da vicino i mercati alimentare e farmaceutico del Paese per «impedire decisioni sottobanco sulle tariffe ed evitare l’aumento dei prezzi». Una scelta ferma e per certi versi coraggiosa, controcorrente rispetto a quello che da decenni accade in Europa.

Putin, dalla lotta all’inflazione alla lotta all’Islam

Ma la difesa del cittadino, oltre che sul piano economico, avviene sul piano della sicurezza. Inaugurando la nuova moschea di Mosca, Putin ha difeso la vera fede musulmana attaccando «i terroristi dell’Isis» che «compromettono la religione mondiale dell’Islam, seminano discordie, distruggono monumenti come barbari, uccidono anche personalità religiose musulmane», con una «ideologia basata su menzogne, sulla perversione dell’Islam».

«Cercano di arruolare gente anche nel nostro paese», ha ammonito Putin riferendosi all’Isis. «Voglio esprimere immenso rispetto ai nostri leader musulmani che resistono, perdendo le loro vite, come eroi. Sono sicuro che continueranno il loro lavoro», ha aggiunto ricordando che la Russia è un Paese multietnico e multiconfessionale e che i musulmani, presenti nel Paese sin dal Medioevo, sono un importante elemento di pace. Ma non finisce qui. Mosca ha “minacciato” di installare nell’enclave russa di Kaliningrad, i missili Iskander, utilizzabili anche con testate nucleari, se la Germania accettasse di modernizzare l’arsenale dei propri Tornado con una ventina di bombe atomiche Usa di nuova generazione B61-12, ritenute 80 volte più potenti di quelle usate contro Hiroshima. Uno scenario che per certi versi rievoca gli spettri della crisi degli euromissili.

Fonte: Secoloditalia.it

RUSSIA VS TURCHIA – Medvedev: con abbattimento Su-24 Turchia ha dato motivo per scoppio guerra

Con l’abbattimento dell’aereo russo Su-24 Ankara ha creato un motivo per far scoppiare una guerra, ma le autorità russe non hanno risposto simmetricamente, ha dichiarato il primo ministro Dmitry Medvedev rispondendo alle domande dei giornalisti dei canali televisivi russi nel programma tradizionale “Conversazione con il primo ministro.”

 

“Nel 20° secolo come agivano solitamente i Paesi a casi simili? Iniziavano una guerra,” — ha detto Medvedev.

Medvedev ha sottolineato che Mosca non intende avviare azioni militari di risposta, tuttavia vuole dimostrare alla Turchia la durezza della sua posizione.

L’ex capo del Secret Service, M16: L’Arabia Saudita ha creato l’ISIS per sterminare gli sciiti

09/12/2015

Il giornale britannico “The Independent” ha pubblicato ieri un lungo reportage basato in una conferenza pronunciata dall’antico capo del servizio di intelligence estero britannico (M16) e attuale docente all’Università di Cambrige, Richard Dearlove, la scorsa settimana nel Royal United Services Institute. In questa conferenaza Dearlove ha indicato che l’Arabia Saudita ha aiutato l’ISIS nel nord dell’Iraq come pate di una grande operazione per sterminare gli sciiti in questo paese. Che questa sarebbe una operazione “similare a quella che attuarono i nazisti contro gli ebrei”.

“L’ora della morte promessa agli sciiti da Bandar Bin Sultan (capo servizi di intelligence saudita) è suonata”, E già non soltanto attraverso le operazioni di sterminio portate a compimento in tutto il mondo attraverso i ripetuti attentati suicidi che hanno causato la morte di migliaia di sciiti dal 2003. L’Arabia Saudita ha aiutato l’ISIS a prendere il controllo del nord dell’Iraq dove sono stati massacrati le donne ed i bambini sciiti e yazidi, senza contare il massacro degli studenti della Facoltà dell’Aria (la base Spiker) il 10 di Giugno scorso, ha detto Dearlove.

L’ex responsabile del M16 ha aggiunto: “a Mosul, i mausolei e le moschee sciite sono stati distrutti. In una città turkomena vicino Talafar, l’ ISIS ha sequestrato 4.000 case come bottino di guerra. Così è accaduto che la vita degli sciiti in Iraq, degli alawiti in Siria e dei cristiani e di altre minoranze in quei paesi sia diventata molto più pericolosa di quella degli ebrei nelle regioni controllate dai nazisti nel 1940 “.

Arabia Saudita e Qatar finanziano lo Stato Islamico

Secondo Dearlove, non esiste alcun dubbio che l’Arabia Saudita e Qatar finanziano e continuano a finanziare lo Stato Islamico. Che questi paesi fanno in modo che questo gruppo terroristico possa prendere possesso delle regioni sunnite dell’ iraq.Questo genere di cose non avviene in forma spontanea. La Cooperazione tra molti sunniti in Iraq e l’ISIS non avrebbe potuto verificarsi senza linee guida e fondi da questi due paesi.

Al contrario di Al Qaeda, che si era concentrata a minacciare gli interessi occidentali, lo Stato Islamico si è concentrato (almeno fino ai recenti attacchi a Parigi e altre città dell’Occidente), soprattutto nell’attuazione del piano di Bandar bin Sultan per uccidere tutti coloro che non sono considerati come “Musulmani” ,dal punto di vista di estremista della dottrina wahhabita.

“Il pensiero strategico saudita si basa su due pilastri profondamente radicati. Essi credono che ogni sfida al loro ruolo di custodi dei luoghi santi dell’Islam non può essere ammessa e ritiene che tutte le altre scuole islamiche (ad eccezione di wahhabismo) siano eretiche e i suoi membri devono essere eliminati”, ha detto Dearlove.

A cosa si riferisce la strategia Saudita sulla sua lotta contro il terrorismo, Dearlove ha detto che i sauditi reprimono i terroristi quando tornano nell’Arabia Saudita, ma li esorta ad agire quando sono all’estero e, in particolare, per uccidere gli sciiti secondo i precetti della scuola wahhabita.

Fonti: The Independent

Al Manar

Traduzione: Luciano Lago