Al cuore del lavoro

Di: Domenico Tambasco
Fonte: Megachip
 
È vorace il neoliberismo, come tutti gli “ismi” avendo, nel suo patrimonio genetico, un cromosoma totalitario che pretende il completo asservimento della persona e della sua esistenza. [Domenico Tambasco]
 
Riceviamo e volentieri pubblichiamo il nuovo contributo di Domenico Tambasco sul modo del lavoro. Al centro dell’analisi l’ultimo attacco dell’attuale Governo ai diritti dei lavoratori e alle garanzie costituzionali che dovrebbero tutelarli: l’orario di lavoro e l’art. 36 della Costituzione. L’articolo è stato pubblicato oggi su MicroMega online. Buona lettura. (pfdi)
 
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È vorace il neoliberismo, come tutti gli “ismi” avendo, nel suo patrimonio genetico, un cromosoma totalitario che pretende il completo asservimento della persona e della sua esistenza.
È suadente il neoliberismo, sussurando continuamente alle orecchie dei cittadini dell’ormai globale villaggio la parola “libertà” che, nella cruda realtà dei fatti, cela il tintinnio di nuove catene.
Raggiunto pienamente il traguardo della libera licenziabilità attraverso le “tutele crescenti”, la lotta di classe da alcuni decenni promossa dall’1% della società[1] si dirige determinata, ora, verso il cuore della prestazione lavorativa: l’orario di lavoro. Ecco dunque che qualche perlustratore in avanscoperta “spara” i primi colpi di avvertimento, dichiarando che “L’ora-lavoro è un attrezzo vecchio che non permette l’innovazione. dovremmo immaginare contratti che non abbiano come unico riferimento la retribuzione oraria”[2], trattandosi di “un tema culturale su cui lavorare”, poiché “il lavoro oggi è un po’ meno cessione di energia meccanica ad ore e sempre più risultato”. Del resto “per molti anni i ritmi biologici e di vita si sono piegati agli orari fissi, ma con la tecnologia possiamo guadagnare qualche metro di libertà”. Di qui l’invito alle giovani schiere di economisti e giuslavoristi ad “immaginare il futuro su questo tema”.
Lo schema adottato è quello classico: si attacca l’obbiettivo definendolo “vecchio”, d’ostacolo all’innovazione e alla libertà dei “moderni”: nel caso di specie, al fattore “tempo” del rapporto di lavoro viene contrapposto il “risultato”, “l’apporto dell’opera”.
Il campo d’azione oggi scelto dagli strateghi neoliberisti, tuttavia, non è dei piu’ agevoli. Stiamo parlando, infatti, di un tema di rilevanza costituzionale nel nostro ordinamento[3], oggetto di specifica protezione e di stringente tutela da parte dei padri costituenti che, memori dei disastri compiuti dalle teorie liberiste a cavallo tra il XIX e il XX secolo, evidenziarono la necessità di impedire che fosse affidato “all’arbitrio del privato lo stabilire sia la durata del lavoro, sia la retribuzione del lavoro stesso, evitando così che i lavoratori, soprattutto donne e bambini, potessero essere ancora oggetto di quello sfruttamento inumano e senza limiti che oggi, in determinate circostanze e in determinati rapporti di forze, sarebbe ancora giuridicamente possibile”[4].
La centralità del tempo nel rapporto di lavoro che si sostanzia nell’orario massimo giornaliero, nel riposo settimanale e nelle ferie annuali, infatti, è solennemente sancita dal secondo e dal terzo comma dell’art. 36 della Costituzione, secondo cui “La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge. Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi”.
La prestazione lavorativa, dunque, è inscindibilmente legata al tempo di lavoro che il legislatore costituente scandisce quotidianamente, attraverso il diritto all’orario massimo giornaliero, settimanalmente attraverso il diritto al riposo, annualmente attraverso il diritto alle ferie.
Una visione, quella definita dall’art. 36, che è tutta focalizzata sulla protezione delle esigenze personali e familiari del lavoratore, allo scopo di “assicurare a sé e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa”. Ciò attraverso l’imposizione, alla “libertà contrattuale” dei privati, di precisi limiti e di specifici confini entro il cui ambito si esplica l’esistenza individuale e sociale del lavoratore che viene precipuamente considerato quale persona attivamente inserita nel contesto familiare e collettivo.
Il tempo di lavoro è definito per contrasto, dunque, dal tempo di vita del lavoratore.
Ecco quindi la prima funzione attribuita costituzionalmente al tempo, nell’alveo del rapporto lavorativo: quella di limite all’autonomia dei privati e, in particolare, di argine all’impetuoso arbitrio del datore di lavoro che “in assenza di prescrizioni limitative. tende a prolungare la giornata lavorativa, scavalcando non solo i limiti massimi morali, ma anche quelli puramente fisici della giornata lavorativa”[5].
Il tempo, tuttavia, nel tessuto della parte economico-sociale della Costituzione e, più in generale, dell’ordinamento giuridico italiano assume un ulteriore e decisivo rilievo che il recente attacco del Ministro del Lavoro intende scardinare: e’ quello di principale fattore determinante della retribuzione, che il costituente definisce come “diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro ed in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa”[6].
E’ noto, infatti, come nel sistema italiano di determinazione dei “minimi retributivi” affidato ai contratti collettivi, gli stessi siano definiti sulla base di due coordinate: l’ora di lavoro ed il livello di inquadramento delle mansioni svolte, dalla cui combinazione deriva l’unità di misura del salario, ovvero la “retribuzione oraria”. Sistema consolidato attraverso il “diritto vivente” che, in decenni di pronunce giurisprudenziali, ha sempre applicato quale parametro di giudizio i minimi retributivi orari dei contratti collettivi di riferimento, citando l’art. 36, 1° comma quale “norma di immediata valenza precettiva”, ovvero direttamente applicabile ai rapporti individuali di lavoro attraverso la mediazione dall’art. 2099, 2° comma c.c.
Una domanda sorge spontanea: i primi attacchi al cardine temporale del rapporto di lavoro non preludono alla proposta, da parte del Governo, di un futuro salario minimo legale fondato sullo schema del risultato e dell’apporto dell’opera? E’ forse allo studio, da parte della schiera degli economisti e dei giuslavoristi al servizio del Principe, lo strumento del moderno “cottimo legale”?
Una risposta, forse, può essere trovata fra le righe di una recente dichiarazione del presidente della neonata Agenzia nazionale del Lavoro, Maurizio Del Conte[7], il quale ha evidenziato come le attenzioni governative siano recentemente catturate dal “lavoro agile”, ovvero da “un modo nuovo di organizzare il vecchio contratto subordinato..un lavoro fuori dal tempo, dai luoghi, dal cartellino”, per cui è in via di approvazione un disegno di legge collegato alla Legge di Stabilità dove “potremmo prevedere, per questo tipo di lavoro, svolto non in sede e con orario libero, lo stesso trattamento di vantaggio riservato al premio di produttività”.
Un’azione coordinata, dunque, che da un lato attacca ideologicamente il cardine temporale del rapporto di lavoro e, dall’altro, introduce silenziosamente nuove tipologie di lavoro oggetto di “peculiare” retribuzione, destinate ad espandersi a macchia d’olio nell’oceano del mercato del lavoro, nuovo regno dell’ “autonomia dei privati”.
Cosa sia in concreto il lavoro agile o smart working, al di là delle etichette e dei “brand” di facciata, è presto detto: basta porre mente alle recenti forme di lavoro digitale quali il “crowdworking”, per rendersi conto che si tratta di vero e proprio “cottimo digitale”, “forma definitiva di precariato nella quale i lavoratori sono puri postulanti, privi di diritti o sicurezza”[8].
La “libertà di fare” delle dichiarazioni ministeriali dunque, fa il paio con la “libertà di lavorare finché lo si desidera” farisaicamente affermata dalla Suprema Corte Statunitense nel 1905[9]: è un’autentica mistificazione, costruita nella piena coscienza che “nella macchina industriale nessuno è libero delle proprie azioni”[10]; è la facciata di cartapesta dietro la quale “se vieni, vedrai l’uomo delle caverne, in abito di società, difendere coi denti, ringhiando, il suo osso”[11].
È la barbarie del lavoro.
 
(30 novembre 2015)

I notav resistono tutta la notte ( e ancora adesso). Oggi alle 14 da Giaglione

post — 5 dicembre 2015 at 10:17

IMG_2976Una notte di Resistenza, con lo stesso spirito di 10 anni fa, non ancora terminata. Ancora adesso ci sono più di una decina di notav decisi a resistere fino all’arrivo della passeggiata in Clarea convocata per le 14.

La polizia ha chiuso i sentieri, utilizzato gli idranti e i lacrimogeni, fermato 4 notav per “violazione dell’ordinanza prefettizia” e dalle 8.00 sta tentando un identificazione di massa, ma intanto i alcuni notav resistono sul luogo. Al momento sono 11 i No Tav che da ieri sera continuano a mantenere il presidio vicino ai jersey.

Una grande prova che dimostra come lo spirito combattivo dei notav sia sempre quello, anche dopo 10 anni da quell’8 dicembre 2005.

Mattina: la polizia ha cercato convincere i No Tav ad uscire facendosi prima identificare. Nonostante la stanchezza, poichè il blocco della polizia ha impedito i cambi e l’approvigionamento, in 11 si è deciso di mantenere il presidio ai jersey mentre la restante parte ha preso la via dei boschi aggirando il blocco della polizia.

Durante la notte: verso le 4.00 idranti e lacrimogeni contro chi presidiava, ma si è resistito e la loro azione di disturbo si è interrotta dopo circa un’ora. Alle 6.00 del mattino la polizia è scesa al bivio, occupando con la celere il sentiero principale. I due presidi No tav sono stati quindi divisi con circa 30 persone che sono rimaste ai jersey fino al mattino.

Seguiranno aggiornamenti,  qui la cronaca completa

‘LE BOUQUET SPECIAL’ DE CE SAMEDI 5 DECEMBRE 2015 : LE SOMMET CHINE-AFRIQUE DE JOHANNESBOURG

# SUR AFRIQUE MEDIA TV/

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Vers 19H30 (Douala/Ndjamena/Malabo) et 19H30 (Bruxelles/Paris/Berlin)…

Présenté par Manuela Sike depuis Douala

Duplex avec Ndjamena

Luc MICHEL en duplex de Bruxelles (par EODE-TV)

 REDIFFUSION ce dimanche matin …

Avec tous les panelistes de Douala et Ndjamena

En direct sur streaming sur http://lb.streamakaci.com/afm/

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 # LES THEMES DE L’EMISSION DE CE 5 DECEMBRE

* Sujet central :

Le SOMMET CHINE-AFRIQUE DE JOHANNESBOURG

Que peut-on attendre de la chine en Afrique ?

 * Sujet complémentaire :

NSECURITE DANS NOS FRONTIERES :

Quel rôle peut jouer la police nationale ?

# GEOPOLITIQUE/ INTERVENTION DE LUC MICHEL /

PEKIN ENTEND RELIER L’AFRIQUE ET SA ‘ROUTE DE LA SOIE’ :

VERS L’AXE EURASIE-AFRIQUE …

 * Les arrière-plans géo-économique et géopolitique du Sommet de Johannesbourg :

Pékin entend relier son grand projet géo-économique de la « route de la soie » à l’Afrique et unir les trois continents Afrique-Asie-Europe (de Vladivostok à l’Atlantique).

Luc MICHEL analysera les racines historiques et la vision géopolitique qui sous-tend ce vaste projet, dans lequel il voit la concrétisation du grand concept géopolitique qu’il a lui-même défini début 2014 : l’AXE EURASIE-AFRIQUE, l’alternative géopolitique du futur, unifiant vers 2050-2100 les deux continents dans un seul BLOC GEOPOLITIQUE ET GEO-ECONOMIQUE …

Il expliquera aussi comment ce projet est en synergie avec la vision et le plan d’unification eurasiatique de Vladimir Poutine et la réalité du BLOC GEOPOLITIQUE de l’ORGANISATION DE COOPERATION DE SHANGHAI.

 * Le projet de la “Route de la soie” c’est quoi ?

Pékin va prêter 60 milliards de dollars à l’Afrique pour la mettre sur sa « route de la soie ». La Chine a donc triplé ses engagements et va annoncer, à Johannesburg, le lancement d’un projet de grands travaux avec des objectifs ambitieux, des moyens illimités et une appellation grandiloquente. Il s’agit des « Trois réseaux d’infrastructures et industrialisation », nous révèle Charmarke Abdoulkader, un consultant djiboutien installé à Shanghai qui a travaillé sur la définition de ce programme. C’est en fait un gigantesque projet qui mêle réseau ferroviaire à grande vitesse, réseau autoroutier et réseau d’aviation régional. “Un maillage serré financé par Pékin et qui doit contribuer au développement économique de l’Afrique. Mais aussi, plus prosaïquement, à faciliter le transport et les exportations des matières premières africaines vers la Chine”.

“Ce programme est la clef pour améliorer la compétitivité de l’Afrique et, pour cela, le continent a besoin de renforcer sa coopération avec la Chine”, écrivait, à la veille du sommet, le très officiel Quotidien du Peuple qui y voit “un plan Marshall pour l’Afrique”.

Mais l’objectif principal de Pékin consiste surtout à relier le continent et ses futurs « trois réseaux » à la “route de la soie” tissée par le président chinois :

– Une route terrestre allant de Yiwu, au sud de Shanghai, à Madrid, en Espagne,

– Et une route maritime qui traverse l’Asie du Sud-Est en direction des côtes africaines via le Sri Lanka.

« La route de la soie doit connecter trois continents et le président chinois a associé une soixantaine de pays à son projet », précise l’expert Charmarke Abdoulkader.

AMTV/ avec EODE Press Office et PANAFRICOM /

Photo : l’équipe de NDJAMENA du DEBAT PANAFRICAIN …

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Diretta della passeggiata notturna al cantiere…verso l’8 dicembre No Tav!

post — 4 dicembre 2015 at 20:20

La diretta in aggiornamento:

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Da ieri sera si lotta in Clarea, nonostante le ripetute violenze della polizia. Al momento sono 11 i No Tav che da ieri sera continuano a mantenere il presidio vicino ai jersey.

In attesa del corteo che alle 14 partirà da Giaglione per raggiungere il cantiere…A sarà dura!

Mattina: la polizia ha cercato convincere i No Tav ad uscire facendosi prima identificare. Nonostante la stanchezza, poichè il blocco della polizia ha impedito i cambi e l’approvigionamento, in 11 si è deciso di mantenere il presidio ai jersey mentre la restante parte ha preso la via dei boschi aggirando il blocco della polizia.

Durante la notte: verso le 4.00 idranti e lacrimogeni contro chi presidiava, ma si è resistito e la loro azione di disturbo si è interrotta dopo circa un’ora. Alle 6.00 del mattino la polizia è scesa al bivio, occupando con la celere il sentiero principale. I due presidi No tav sono stati quindi divisi con circa 30 persone che sono rimaste ai jersey fino al mattino.

ore 01.30: dopo essere avanzata a colpi di lacrimogeni in direzione del sentiero su cui si trovano i No Tav, la polizia è nuovamente arretrata e la situazione è tornata tranquilla. L’invito rimane quello di raggiungere il presidio attorno al jersey, anche con cibo e bevande calde per affrontare tutti/e assieme la nottata… a sarà dura!!

ore 01.00: ancora lacrimogeni sparati ad altezza uomo da una distanza di poche decine di metri, la polizia dà segni di nervosismo di fronte alla tenacia dei No Tav che dopo ore sono ancora a centinaia sul sentiero.

ore 00.45: continua la raffica di lacrimogeni da parte della polizia, che ora sta avanzando sul sentiero. I No Tav resistono!

ore 00.30: la serata di lotta va avanti e i No Tav sono attrezzati per resistere ancora a lungo. Mentre prosegue il presidio ai jersey, sui sentieri si costruiscono barricate. Poco fa la polizia ha di nuovo sparato lacrimogeni, continuando a lanciare ad altezza uomo. Alcuni candelotti sono finiti nel bosco appiccando degli incendi prontamente estinti dai No Tav. La situazione resta tranquilla e proseguono i cori: “Resisteremo anche solo un minuto più di loro!”.

ore 23.15: durante la costruzione di una barricata sul sentiero la polizia ha ripreso a sparare lacrimogeni ad altezza uomo e un giovane No Tav è stato colpito al petto da un candelotto, fortunatamente senza essere ferito. Si continua a resistere tra fuochi e cori di lotta.

ore 23: nuova pioggia di lacrimogeni contro chi prova ad avanzare sul sentiero; oltre il jersey la polizia sta preparando l’idrante ma tra i No Tav la parola d’ordine resta sempre la stessa: resisteremo!

ore 22.45: i No Tav si stanno attrezzando per resistere tutta la notte! La polizia, probabilmente infastidita dal corteo che nonostante divieti ed ostacoli continua ad affollare i sentieri, poco fa ha sparato alcuni lacrimogeni dai sentieri in alto verso i manifestanti. La situazione comunque resta tranquilla e il presidio non arretra.

ore 22.30: il corteo si è diviso in tre: una parte dei No Tav è ferma al bivio del sentiero, una al jersey prima della centralina e un’altra in mezzo ai primi due. In tutti e tre i punti si accendono fuochi per riscaldarsi. Dai boschi attorno si intravedono le luci della polizia che presidia la zona.

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ore 22.15: anche sul sentiero che da Giaglione porta verso la Clarea le forze dell’ordine hanno posizionato dei new jersey per bloccare l’avanzata dei No Tav. Per ora il corteo si è fermato all’altezza del jersey ma non si fa scoraggiare, si alzano forti i cori dei No Tav.

ore 21.30: appena partito il corteo da Giaglione: centinaia di No Tav in direzione del cantiere, pronti a rompere i divieti dell’ordinanza prefettizia!

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ore 21: già tanti e tante No Tav al concentramento di Giaglione, nonostante i posti di blocco che la polizia ha predisposto lungo le strade della Valle per tentare di rallentare l’arrivo dei manifestanti… ci fate solo perdere tempo! In attesa della partenza della passeggiata ci si scalda tutti assieme con cibo e bevande nel piazzale di Giaglione.

ore 20: alla centrale di Chiomonte è iniziata una battitura sui jersey posizionati dalla polizia, il presidio di No Tav è sempre più numeroso: come sempre la paura qui non è di casa!

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CVZnxCTWUAAL1ojSi aprono oggi con la passeggiata notturna al cantiere le 5 giornate di mobilitazione No Tav che culmineranno nella manifestazione nazionale di martedì 8 dicembre, per celebrare i 10 anni dalla riconquista di Venaus e riaffermare che oggi come ieri è ancora tempo di resistenza.
Questura e Prefettura corrono ai ripari emanando i soliti divieti a orologeria e decretando l’interdizione al cantiere di Chiomonte da oggi fino al 9 dicembre. L’ordinanza ha portato nel pomeriggio allo sgombero della tettoia in Clarea dove periodicamente i NPA si ritrovano per cenare di fronte alle reti; 4 No Tav che si trovavano sul posto sono stati portati in caserma e successivamente rilasciati (proprio poco fa sono usciti dal commissariato sventolando con orgoglio la bandiera No Tav…).
Come sempre, tutto ciò non basterà a scalfire la determinazione del popolo No Tav, che già da questa sera è pronto a rimettersi in marcia rompendo i divieti per dirigersi verso il cantiere.
Dalle 18 decine di persone sono riunite nei pressi del cancello di Chiomonte per il consueto apericena; la polizia è presente in forze e ha posizionato un jersey sul ponte per impedire ai No Tav di posizionarsi di fronte al cancello ma il presidio continua a ingrossarsi.
L’appuntamento per la passeggiata è alle 21 a Giaglione muniti di pile, scarponi, acqua e tutto il necessario: partecipiamo numerosi!

Seguiranno aggiornamenti..