TAV saper dire NO con convinzione e coraggio

Posted on 17 dicembre 2015. 
progetto_tav

di Davide Amerio per Scenarieconomici.it 

Breve storia del perché in Val Susa esiste una forte opposizione alle line ad Alta Velocità.

Per chi è lontano dalla Valle di Susa risulta poco comprensibile la caparbietà e l’ostinazione con la quale, in questa valle stretta che si protende verso il territorio francese attraverso i passi del Moncenisio e del Monginevro, ci si oppone alla linea TAV (Treno Alta Velocità) per collegare Torino con Lione.

Se 20 anni fa qualcuno mi avesse chiesto se fossi stato favorevole o meno a una linea AV per recarmi in Francia avrei certamente risposto in modo affermativo; anzi, avrei dichiarato il mio stupore nei confronti dei suoi oppositori!

In Italia, ne siamo consapevoli in molti, ciò che appare non è sempre – o quasi mai – ciò che è nella realtà. Quando ci viene propinato qualche cosa come “strategico”, “imprescindibile”, “assolutamente necessario” non possiamo più esimerci dal domandare “cui prodest?”. La storia dell’Euro ci insegna molto a riguardo. Ma quella del TAV non è da meno. I libri che documentano cosa rappresentino davvero le linee AV in Italia, scritti da giornalisti, ricercatori, ingegneri, specialisti, magistrati, non si contano più. A dispetto di quanto si vuol far credere nei mainstream nazionali, quelli che – non a caso – ci tengono al 73° posto nelle classifiche internazionali sulla libertà dell’informazione, le ragioni della “lotta” valsusina contro la TAV sono ampiamente documentate. [1]

La storia della dis-informazione sulla Tav Torino-Lione si perde nella notte dei tempi. Significativo a riguardo uno studio pubblicato nel 2006 [2] da parte del prof.Antonio Calafati mirante a individuare, sui mezzi di informazione principali (La Stampa, Repubblica, Il Corriere della Sera) le ragioni del “si” al progetto AV. [3] La ricerca, condotta nell’ambito di un corso sulle Politiche Pubbliche, si riprometteva di individuare – e dimostrare – come le scelte pubbliche assunte dagli organi istituzionali avessero carattere razionale e documentato. Le forti contestazioni al progetto da parte dei cittadini della Val Susa stimolarono la curiosità del docente convinto che:

Il fatto che una decisione venga delegata non significa che non debbano essere rivelate nei dettagli le ragioni della decisione, se viene richiesto.

Una contestazione a una politica pubblica così energica, prolungata, condivisa come quella messa in atto dai cittadini della Val di Susa equivaleva alla richiesta di dar conto delle ragioni del sì, di mantenere la promessa di poter esercitare il diritto di comprendere le ragioni del sì e, eventualmente , ri-discuterle [2]

Con stupore docente e allievi si resero conto di come le “ragioni del sì” fossero assenti dai giornali esaminati e le tesi degli autori degli articoli che trattavano l’argomento si aggrovigliavano in fumosi ragionamenti:

Se l’oggetto sul quale gli editorialisti si esprimevano sembrava avere contorni indefiniti, le argomentazioni con le quali veniva sostenuto il giudizio favorevole erano ancora più singolari –quando qualche argomentazione veniva proposta. In effetti, spesso gli articoli contenevano opinioni senza agomentazioni. Ancora più spesso, tuttavia, contenevano opininioni senza pensiero, giustificate con paralogismi, nessi causali improbabili, tautologie senza significato [2]

Nel 2014 il “Controsservatorio della Val Susa” ha presentato uno studio condotto da Massimo Bonato e Irene Pepe sul rapporto tra Tav e informazione. L’analisi linguistica condotta sulle stesse testate ha evidenziato la forzata rappresentazione del movimento No Tav come elemento negativo e pericoloso per la democrazia. Usando il criterio del “sensazionale” la logica delle notizie viene rovesciata:

Il comunicare perché importante viene sopraffatto dall’importante perchè comunicato [2bis]

L’uso dei termini utilizzati dai giornali nei confronti dei No Tav, e degli accadimenti in Valle, prefigura e forza un pre-giudizio di valore anteposto alla notizia e ai fatti realmente accaduti.

La contrapposizione tra la “Valle” e lo “Stato” si è fatta nel tempo sempre più accesa. Alle obiezioni degli oppositori i governi hanno contrapposto la militarizzazione del territorio e ingaggiato una lotta giuridica attraverso la Procura di Torino. Stessa tecnica “dissuasiva” è stata condotta nei tribunali da parte della società LTF con irragionevoli richieste di danni per presunti blocchi ai lavori a seguito delle manifestazioni. Le ragioni degli oppositori avrebbero dovuto trovare spazio di discussione nell’organismo denominato “Osservatorio sulla Torino-lione” costituito con lo scopo di creare un dialogo con la popolazione. L’Osservatorio esiste a tutt’oggi e viene ancora utilizzato dal governo come strumento di propaganda per riproporre un dialogo che si è interrotto anni fa con la cacciata dall’assemblea di qualunque voce discordante; come ha ampliamente documentato l’avvocatoMassimo Bongiovanni (del team difensori dei No Tav) in un convegno tenutosi l’anno scorso a Torino [4]

Durante questo convegno il contributo dell’ ing. Ivan Cicconi e del Presidente della Suprema Corte di cassazione Ferdinando Imposimato diedero conto, secondo le rispettive esperienze, del significato politico ed economico delle linee Tav ( e della Torino–Lione in particolare) nonché della corruzione insita nei progetti. Nello specifico Imposimato fu il primo magistrato a indagare sulle irregolarità e la corruzione della linea Roma-Napoli scoprendo, tra le tante porcherie, il traffico di rifiuti tossici riciclati sotto il basamento della linea ferroviaria.

Per essere compresa la questione dell’Alta Velocità deve essere inquadrata nell’ambito delle Grandi Opere e della famigerata “Legge Obiettivo”, promulgata dal II governo Berlusconi. In essa con la scusa di semplificare le procedure per realizzare le opere pubbliche il governo inventò la figura giuridica del General Contractor:

La chiave del sistema è in questa legge che consente deroghe importanti rispetto al quadro normativo che era stato creato con la legge Merloni (legge quadro sui lavori pubblici) dopo gli eventi di Tangentopoli. Le norme europee prevedono due tipi di appalto. Uno convenzionale nel quale l’ente committente paga un prezzo pattuito per la realizzazione di un’opera commissionata ad un appaltatore. L’altro è un contratto di concessione nel quale il committente ha due facoltà: lasciare che il costo sia a totale carico dell’appaltatore, il quale però acquisisce un diritto di gestione per un determinato periodo (ex 30 anni) che gli consentirà di rientrare dell’investimento e di acquisire un profitto; oppure, oltre al diritto (di gestione) corrispondere una quota qualora il tipo di realizzazione commissionata abbia dei costi che non possono essere assorbiti nell’arco ragionevole del periodo della gestione. In questo caso la Legge Merloni stabiliva che questo “prezzo” non dovesse essere superiore al 50% del costo complessivo dell’opera.

Questa struttura della legge era funzionale a consentire una netta ripartizione tra le figure del committente e dell’appaltatore nonché a tenere separati i rispettivi interessi. Nel caso dell’appalto tradizionale il direttore dei lavori è nominato dal committente che in questo modo sorveglia e vigila sulla corretta esecuzione del cantiere. Nel caso del concessionario il direttore sarà nominato da quest’ultimo in quanto è suo interesse fare in modo che l’opera sia ben realizzata, nei tempi stabiliti e con i preventivi concordati poiché dovrà farsi carico della gestione successivamente.

Con la Legge Obiettivo italiana è stata creata invece la figura del Contraente Generale che viene definito come concessionario ma che in realtà non gestirà l’opera mentre può assumere completamente la direzione dei lavori! Quindi il diaframma che separava gli interessi tra i due ruoli viene a cadere e il controllato diventa controllore di sé stesso! Nel contratto di appalto tradizionale il controllo spetta di dovere – e di diritto – al committente, nella nuova configurazione i diritti sono tutti del “concessionario” e l’ente che ha commissionato i lavori può solo pagare.

Nel 2001 accade di peggio. Il vincolo del 50% da riconoscere al concessionario da parte dell’ente committente viene eliminato e da allora il project financing diventa lo strumento con il quale i costi delle grandi opere possono crescere a dismisura e senza più alcun controllo.

La Tav ne è un esempio ma la Sanità è l’altro settore sul quale il gioco dei costi senza limiti diventa evidente con aumenti di 800/900 volte sui costi dei servizi. Questo meccanismo genera debito pubblico occulto che viene inserito come debito nelle società concessionarie ma è tutti gli effetti debito dello Stato in quanto sono gli enti (dello Stato) committenti ad essere garanti al 100% dei costi.

Il potere assoluto così demandato alle concessionarie crea i fenomeni dei sub-appalti al ribasso che schiacciano la piccole e media impresa. [4] e [5]

Nell’ Ordinanza di custodia cautelare per Ercole Incalza, grande faccendiere degli appalti pubblici, si trova, nell’atto d’accusa dei Pm, questa tesi sugli effetti perversi della Legge Obiettivo.

Recentemente il Presidente dell’Autorità Anticorruzione Raffaele Cantone in merito alla Legge Obettivo ha dichiarato:

Una legge ben scritta sugli appalti serve molto di più che 2 milioni di intercettazioni. La Legge Obiettivo del 2001 che concedeva il potere al direttore dei lavori di essere nominato dall’impresa è una legge criminogena [6]

Su questa sollecitazione il senatore del M5S Marco Scibona ha presentato in Senato un disegno di legge, scritto in collaborazione con il WWF Italia, per ripristinare le condizioni di gestione degli appalti pubblici nei termini antecedenti alla legge Obiettivo [7]

Come si può dedurre da questo breve (veramente breve rispetto a una vicenda che dura da 20 anni) la questione No Tav è ben più complessa delle semplicistiche riduzioni offerte dai mainstream italiani. La Val Susa non è composta da malati della sindrome di Nimby, tantomeno da “terroristi”, bensì da cittadini che lottano contro un sistema politico e economico, corrotto e malavitoso. Lo stesso sistema che avvelena il nostro paese e la nostra economia nel suo complesso. Avremo modo di approfondire altri aspetti prossimamente.

Davide Amerio (12.09.15)

[1] Lettera a un amico sulla Val Susa e i cattivi No Tav di D. Amerio – Dubitoergocogito

[2] Dove sono le ragioni del sì? – La Tav in Val di Susa nella società della conoscenza di A. Calafati edizioni SEB27

[2 bis] Controsservatoriovalsusa.org – ricerca su tav e media

[3] Dis-informazione sul Tav: la storia insegna di D. Amerio  Tgvallesusa.it

[4] Imposimato: la Val Susa sarà la prossima terra dei fuochi di D. Amerio – Tgvallesusa.it

[5] Ferrovie: grandi affari per i concessionari di D. Amerio e C. Giorno – Tgvallesusa.it

[6] Senato della Repubblica – Conferenza Stampa. Un disegno di legge per superare la legge Obiettivo.

[7] Legge Obiettivo un regalo alla corruzione di D. Amerio – Tgvallesusa.it

LUC MICHEL: QUI EST PLUS DANGEREUX BOKO HARAM OU DAECH ? (INTERVIEW EXCLUSIVE SUR SAHAR TV, 14 DEC. 2015)

PCN-TV & SAHAR TV (Iran)/

2015 12 14/PCN-TV - LM vers un patriot act européen (2015 12 13)  FR  (2)

Interview exclusive de Luc MICHEL ce 14 dec. 2015 

sur la TV iranienne francophone d’Etat SAHAR TV :

« Qui est plus dangereux Boko Haram ou Daech ? »

 * Video sur : https://vimeo.com/149208694

 Video sur le Website de SAHAR TV /

http://francophone.sahartv.ir/infos/interview_exclusif-i11772-qui_est_plus_dangereux_boko_haram_ou_daech

PCN-SPO / PCN-TV

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LUC MICHEL: VERS UN SUPER « PATRIOT ACT A L’EUROPEENNE » (INTERVIEW EXCLUSIVE SUR SAHAR TV, 13 DEC. 2015)

PCN-TV & SAHAR TV (Iran)/

2015 12 13/

PCN-TV - LM vers un patriot act européen (2015 12 13)  FR  (1)

Interview exclusive de Luc MICHEL ce 13 dec. 2015 

sur la TV iranienne francophone d’Etat SAHAR TV :

« Vers un super « Patriot Act à l’européenne » »

 * Video sur : https://vimeo.com/149208695

PCN-TV - LM vers un patriot act européen (2015 12 13)  FR  (2)

Video sur le Website de SAHAR TV /

http://francophone.sahartv.ir/infos/interview_exclusif-i11770-vers_un_super_patriot_act_%C3%A0_l’europ%C3%A9enne

 PCN-SPO / PCN-TV

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AVAKOV VS SAAKHACHVILI. LES PIEDS-NICKELES DE LA JUNTE DE KIEV SE DECHIRENT !

PCN-TV / 2015 12 16/

https://vimeo.com/pcntv

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PCN-TV - Parlement de kiev II (2015 12 16)  FR

Молния!

Аваков обнародовал видео конфликта с Саакашвили …

* Video sur : https://vimeo.com/149186031

AVAKOV VERSUS SAAKACHVILI !

UNE NOUVELLE VIDEO DES PIEDS-NICKELES DE LA JUNTE DE KIEV FAIT LE BUZZ …

* Voir aussi :

# PCN-TV/ LA FARCE TRAGIQUE DE LA SOI-DISANT ‘DEMOCRATIE UKRAINIENNE’ (MADE IN USA) : LES PIEDS-NICKELES DE KIEV DESCENDENT AU PARLEMENT UKRAINIEN … https://vimeo.com/149196673

La vidéo de la querelle entre l’ex-président géorgien Mikheïl Saakachvili, devenu gouverneur régional en Ukraine (c’est la bandera du NATO) , et un ministre dans laquelle ce dernier a lancé un verre d’eau sur son adversaire a fait un carton sur internet mercredi. La vidéo de l’incident ayant opposé le ministre de l’Intérieur ukrainien Arsen Avakov (un escroc international « dans le civil ») et Saakachvili lors d’une réunion à huis clos à la présidence lundi soir a été visionnée plus de 300.000 fois dans les deux premières heures ayant suivi sa publication par M. Avakov sur sa page Facebook.

Sur ces images, publiées peu après aussi par M. Saakachvili, les deux responsables s’insultent et s’accusent de divers maux, lors d’un vif échange, malgré les appels au calme du chef de l’État Petro Porochenko. “Je vais prouver que vous êtes un voleur, vous personnellement (…). Tout le pays le sait”, a ainsi lancé au ministre l’ex-président géorgien, ce qui a poussé son adversaire a lui jeter un verre d’eau à la figure. “P… de salaud!”, a rétorqué M. Avakov. “Tu as mené ton pays à bout, fiche le camp du mien !” a-t-il poursuivi sous les regards ahuris d’autres responsables participant à cette réunion consacrée aux réformes en Ukraine.

“De ton pays ? Je suis Ukrainien !”, a enchaîné M. Saakachvili, qui a reçu le passeport ukrainien avant sa nomination en mai au poste de gouverneur d’Odessa (sud) et qui, poursuivi en Géorgie pour de nombreux délits, a été déchu récemment de sa nationalité géorgienne. “Je suis Ukrainien moi aussi”, a hurlé le ministre, arménien de souche. “Et toi, tu es un menteur, un clown, bordel !”

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Gli Stati Uniti possono “salvare” la vittoria degli jihadisti in Siria: come e perchè

Dic 13, 2015
Milicianos-jihadistas-de-Siria
di Eric ZUESSE
 
Secondo quanto scritto dal giornale Britannico” The Telegraph”, in una recente informativa, i missili anticarro TOW made in USA, che il presidente statunitense Barack Obama ha inviato in Ottobre ai gruppi dei miliziani islamici sunniti che combattono in Siria per utilizzarli contro le forze non settarie dell’autorità al governo, Bashar al-Assad, sono stati tanto efficaci contro le forze di Assad e le forze russe (quelle che il governo di Assad aveva invitato a propria difesa), che il governo siriano, per difendere le proprie forze attaccate dai jihadisti infiltrati in Siria da parte dei sauditi e dei paesi occidentali, si vede obbligato a far inviare in battaglia dalla Russia i costosi carri T-90, che sono molto meno vulnerabili ai missili.
 
Lo schieramento dei carri T-90 sembra riflettere su Mosca la frustrazione di questo fallimento (“presagisce una costosa e posssibilmente lunga guerra”), così come la preoccupazione per il danno causato dai ribelli con i missili anticarro, che a loro volta sono finanziati dai regimi rivali degli Stati del Golfo (in particolare Saudi Arabia, Qatar, UAE, e Kuwait) e la Turchia. Tutti gli invasori (a parte gli USA) sono controllati dalle aristocrazie sunnite, patrocinatori ed esecutori quali Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi,  miliziani jiadisti che sono uniti dalla legge islamica, i quali (con l’appoggio degli USA) hanno intenzione di prendere il controllo del paese e rovesciare il governo laico della Siria, che è impersonato da Bashar al-Assad ed imporre la legge della Sharia.
 
“The Telegraph”, quale  strumento  di propaganda dell’aristocrazia britannica, che è alleata come un “cane fedele” con l’oligarchia di potere degli Stati Uniti, non menziona mai il fatto che questi missili sono stati inviati in Siria dagli USA ,attraverso la Turchia, precisamente per proteggere i loro terroristi contro le forze della Russia e della Siria. I missili di fabbricazione USA sono stati acquistati ed adesso sono di proprietà degli Stati del Golfo, in concreto dalle famiglie reali di Arabia Saudita, Qatar, Emirati Árabi Uniti e Kuwait,- che sono quegli stessi Stati che finanziano i terroristi ( vedi: Al Qaeda’s Bookkeeper Spills the Beans ).  Vedi anche: WikiLeaks cables portray Saudi Arabia as a cash machine for terrorists
 
Tuttavia l’articolo dell’ eminente giornale, “The Telegraph”,  fa tenere in conto che “lo spiegamento dei carri T-90 è l’ultimo segnale che il Cremlino viene forzato ad una “escalation” nel suo intervento dall’aria per  realizzare anche un intervento terrestre”.
 
Il costo di un sistema TOW di missili anticarro corrisponde soltanto a 180.000 dollari
Il costo di un carro armato  T-90 è di 4,5 milioni di dollari che è di 25 volte di più. Pertanto questa è una strategia da campo di battaglia disegnata per far dissanguare l’economia della Russia fino alla morte. Questo corrisponde a come Obama si propone adesso di conquistare la Russia, sui campi di battaglia in Siria- utilizzare la Siria contro la Russia, nello stesso modio in cui “fu utilizzato l’Afghanistan contro l’Unione Sovietica.
 
L’uomo che ne parla è Zbigniew Brzezinski, un vecchio amico personale e consigliere di Obama. Si ripete la stessa strategia, però questa volta senza lo splendore ideologico del conflitto tra il comunismo ed il capitalismo. Si tratta della conquista basilare che vuole l’oligarchia degli USA e che sono decisi ad ottenere. Le aristocrazie wahabite e sunnite lavorano in stretta relazione con l’America – e, di sicuro, acquistano le loro armi negli USA, tale come avviene in questi casi (vedi : Reuters.com ). Aggiungendo anche l’alleanza con la NATO, diretta dagli Stati Uniti, questa è una combinazione impressionante che stanno utilizzando contro la Russia. La strategia e le armi provengono essenzialmente dagli Stati Uniti, il denaro proviene principalemte dalla famiglia dei Saud. Tuttavia niente di questo viene neppure menzionato nell’articolo del ” The Telegraph”.
 
Isis-cia
ISIS Made in USA
 
Questo articolo di propaganda del The Telegraph quindi passa per anti-jihadista per incolpare sottilmente il Presidente siriano Assad, della guerra degli jihadisti che stanno cercando di rovesciare il suo governo. Scrive il giornale britannico:  “Gli esperti dicono che l’intervento russo avrà l’effetto di prolungare il conflitto che già ha prodotto vittime per circa un quarto di milione siriani, facendo fuggire all’estero milioni di rifugiati come una serie di potenze del mondo si sono unite per l’escalation della guerra civile”.
 
In altre parole, secondo The Telegraph : se soltanto la Russia non fosse intervenuta nella lotta contro gli jihadisti (che sono stati inviati dagli USA e dalle aristocrazie sunnite) in Siria, allora l’Unione Europea non sarebbe stata inondata dai profughi e rifugiati dalla Siria, quando in realtà il flusso dei rifugiati era iniziato da molto prima dell’intervento russo.
 
L’articolo del “The Telegraph” (come quelli di  altri opininisti occidentali dei media filo atlantisti, vedi Il Corriere della Sera, Repubblica o La Stampa) costituisce un magnifico esempio di propaganda professionale, che sfrutta abilmente la stupidità dei suoi lettori ed il basso livello culturale (basicamente tuttti pro- americani) la ottusità ed i pregiudizi : inverte la responsabilità del conflitto alla vittima reale (il governo non settario della Siria) ed occulta i reali colpevoli (da cui The Telegraph riceve le sovvenzioni e gli annunci pubblicitari per le sue imprese). D’altra parte, l’articolo del The Telgraph implica (senza apportare alcuna prova in assoluto) che le vittime dell’alleanza degli USA nell’invasione della Siria, il Presidente siriano anti jihadista e le sue forze, siano invece i “persecutori” e la causa dell’invasione laggiù (illegale- che ignorano) da parte dell’America.
 
(Naturalmente un lettore deve essere abbastanza tonto per cadere in questa trappola ma la stampa “main stream” deve sempre sfruttare la stupidità della gente – che è quello che fa normalmente- e che è come funziona il sistema e come e stato progettato per funzionare”).
 
In un scuola di giornalismo, citerei questo articolo del The Telegraph come un esempio di come si sviluppa in forma sofisticata l’operazione di propaganda contro la Russia da parte dell’Occidente e dei suoi alleati. Gli studenti di giornalismo (sopratutto quelli che hanno come proprio obiettivo quello di lavorare nei media finanziariamente ben dotati ) necessitano di sapere come farlo, perchè è quello che ti faranno fare e ti pagheranno per questo, una volta entrati nel mondo dei “giornalisti asserviti” per guadagnarsi la pagnotta (in realtà per servire le oligarchie). Informalmente questo si chiama semplicemente “compiacere i propri finanziatori”.
 
I contrattisti militari sono ogni volta più importanti e lo fanno specialmente bene in questo tipo di media – ma non sono gli unici che lo fanno. Per esempio le grandi “corporations” che vogliono anche avere il controllo di tutte le risorse naturali vitali , e la Russia è il paese più ricco del mondo in risorse naturali. (Incluso la Banca Mondiale riconosce la “maledizione delle risorse naturali”), per quanto senza menzionarla e tuttavia senza ignorare che la  base (di questa affermazione) è la minaccia e la realtà delle invasioni straniere dirette dalle oligarchie – gli Stati Uniti, “in primis”- un qualche cosa che è innominabile per una istituzione che, come la Banca Mondiale,- indirettamente viene finanziata in gran parte da tali invasioni.
 
La funzione della propaganda non viene effettuata soltanto dalla stampa; si trova anche nell’ambito accademico e lungo tutta l’oligarchia che ha fondato la stampa e l’accademia. Come generalmente è il caso quando si leggono le notizie, questo articolo del “The Telegraph” è molto più affidabile ed informativo, in quello che rivela dietro le sue linee, che nelle sue stesse linee scritte. Quello che rivela dietro le sue linee è il modo in cui funziona il mondo.
Mettendo insieme il tutto in questa forma: l’America può salvare la vittoria dei jihadisti in Siria ed in questo senso la verità viene rilevata in forma evidente. Questo però non viene scritto nelle linee dei media occidentali sulle news. Si ricava soltanto da dietro le lineee, dove si trova il senso reale delle cose.
 
Il 15 di Dicembre, i trappresentanti di tutti i molti gruppi degli jihadisti che compongono la coalizione occidentale per rovesciare Assad e contrastare la Russia, si riuniranno a Riyad, in Arabia Saudita, dove la famiglia dei Saud selezionerà (con il consenso degli Stati Uniti) i gruppi di “terroristi moderati” e che in questo modo potranno essere appoggiati dall’Occidente per farli impadronire della Siria.
 
 
Traduzione: Luciano Lago

Pronta la nuova coalizione contro lo Stato Islamico guidata dai patrocinatori del terrorismo: l’Arabia Saudita

dic 15, 2015
 
Rebeldes-moderados-sirios
Ribelli mpoderati in Siria
 
Si è svolta a Riyad, capitale dell’Arabia Saudita, la riunione di tutti i gruppi dei denominati “ribelli moderati” che combattono in Siria per rovesciare il governo di Bashar al-Assad e istituire uno stato islamico (califfato) sotto la protezione dell’Arabia Saudita e degli USA.
Tutti i media occidentali hanno dato ampio risalto alla notizia di questa “convention” dei gruppi delle milizie anti Assad, una sorta di internazionale ” jihadista moderata” organizzata dallo Stato che più di ogni altro è il diretto responsabile (assieme al Qatar, al Kuwait ed alla Turchia) ed ispiratore della creazione e finanziamento dei principali gruppi terroristi che hanno portato distruzione e morte in Siria ed in Iraq.
 
Si  potrebbe  considerare questa riunione una sceneggiata o meglio ancora una farsa se non fosse che non fa ridere, vista la tragedia e l’immane numero di vittime che l’opera di questi gruppi fanatici ha prodotto nei paesi arabi coinvolti, tuttavia il fatto più incredibile  è che questi elementi vengano considerati quali interlocutori privilegiati dagli Stati Uniti e dai loro alleati occidentali.
 
I giornali occidentali danno la notizia considerando questo un avvenimento importante per decidere “il dopo Assad” in Siria: così ad esempio scrive la Stampa: “….Sono oltre cento i leader sunniti siriani, militari e politici, riuniti a Riyad su invito di re Salman perché l’intento dell’Arabia Saudita è, come dice il ministro Adel Al-Turaifi, «risolvere la crisi».
 
Sulla carta l’invito è teso a formare un «blocco politico» destinato a essere protagonista della fase della transizione disegnata dalla conferenza di Vienna. Ma basta guardare alla lista degli invitati per accorgersi che c’è molto di più.
Attorno al tavolo presieduto dal ministro degli Esteri Adel Al-Jubeir siedono i rappresentati di «Ahrar al-Sham», la milizia salafita armata da Ankara che appartiene all’Esercito della conquista (“Jaysh al-Fatah”) nato grazie all’intesa fra re Salman e Recep Tayyp Erdogan. Sono le milizie islamiche contro cui si concentrano i raid russi. Si tratta dei  gruppi terroristici  turcomanni  che  sono appoggiati dalla Turchia attraverso la regione di frontiera in cui risiedono e che è la stessa dove  è stato abbattuto il Sukhoi-24 russo  dagli F16 turchi. A Riyad è presente anche il «Jaysh al-Islam», l’Esercito dell’Islam di Zahran Alloush che opera nella provincia di Damasco, fautore di un proprio Stato Islamico”. Vedi: In Siria nasce l’armata saudita anti russi
 
Tutti questi gruppi sono stati invitati dal re saudita Salman in persona , visto il ruolo che si è autoassegnata l’Arabia Saudita di essere il patrocinatore della “nuova Siria” dopo Assad. Si tratta essenzialmente di gruppi integralisti islamici ispirati dall’ideologia wahabita e salafita professata dai Saud, assieme a questi, Riyad ha riunito attorno al tavolo l’Alleanza del Sud, un gruppo che opera nel Sud della Siria, una dozzina di alti ufficiali della “Coalizione Nazionale siriana”, il maggior gruppo dell’opposizione filo-occidentale guidato da Khaled Khoja, i Comitati di coordinamento regionale, l’”Esercito di Liberazione siriano” (ELS)  composto di disertori ed ex baathisti laici, ed il movimento trasversale «Costruiamo lo Stato siriano» di Louay Hussein.
 
Le varie sigle dei miliziani jihadisti, dismessa per un momento la veste terroristica in modo da presentare ai media un volto accettabile di “oppositori moderati”, vorrebbero rappresentare il popolo siriano, una popolazione che in realtà , nella sua maggioranza ha dimostrato di appoggiare il governo di Bashar al-Assad, come argine al terrorismo ed al radicalismo islamico. Unica assente, il Fronte di “Al Nusra”, per i suoi evidenti legami con Al Qaeda, la cui importanza militare però si è ridotta a seguito dei raid dei russi e dell’avanzata dell’Esercito siriano. Non sono stati invitati neppure i curdi che pure rappresentano uno dei gruppi che combatte con maggiore efficacia contro la Stato Islamico. Non sarebbero comunque venuti in quanto acerrimi nemici dei sauditi e dei gruppi takfiri riuniti a Riyad.
 
Siria-Oposicion-Congres
Sirian oposicion congres
 
In pratica mancano i gruppi più importanti sul piano militare  mentre sono presenti tutti quelli rappresentati da esponenti legati a doppio filo con la Monarchia Saudita.
In realtà la convention dell’Internazionale jihadista è fallita già in partenza in quanto hanno rifiutato di presentarsi anche uno dei gruppi invitati e considerati  importanti della costellazione jihadista: quello di ” Ahrar al-Sham”, un gruppo che rappresenta una accozzaglia di estremisti wahabiti e fanatici che si sono ritirati dalla riunione in quanto “offesi” per non essere state considerate le loro proposte.
 
In sostanza  i grandi media occidentali ( rispondendo ad una regia propagandistica creata a Washington ed a Londra) hanno dato risalto all’avvenimento per far credere che esista realmente un fronte di “oppositori moderati” al governo di Assad ma si sono ben guardati di descrivere nel merito le richieste di questi gruppi per non rivelare la vera natura dei “moderati” che in realtà, ben lungi dall’essere moderati, sono di fatto dei fanatici jihadisti,assassini, maniaci, decisi a rovesciare un governo secolare per sostituirlo con un Califfato islamico ispirato al wahabismo ed al salafismo saudita.
 
Questo particolare il pubblico occidentale non dove saperlo, striderebbe con la narrazione  fittizia dei “ribelli che lottano per rovesciare il regime tirannico”,  si deve pensare che il tiranno sia quell’Assad che è stato l’unico a difendere ed a proteggere tutte le varie confessioni esistenti in Siria, incluse le comunità cristiane d’Oriente per la cui difesa nessuno in Europa ha neppure alzato un dito.
Alla fine delle conversazioni, le proposte della convention degli jihadisti moderati, per il dopo Assad in Siria, sono le seguenti:
1- Tutti gli Iraniani ed i militari russi devono fuoriuscire dalla Siria;
2- L’Esercito arabo siriano (SAA) deve essere disciolto, assieme con le unità paramilitari;
3-La Siria deve essere trasformata in uno Stato islamico;
4- Non ci saranno negoziati con il Governo siriano;
5- La lotta contro l’ISIS è un obiettivo secondario perchè i ribeli hanno perso familiari a causa della guerra con l’Esercito siriano;
6- Una Siria secolare (laica) soltanto favorisce l’ISIS;
Il maggiore dei gruppi ribelli richiede l’istaurazione di uno Stato Islamico in Siria (secondo Almasdarnews).
 
Ahrar al-Sham, uno dei principali gruppi ribelli, è tutto meno che un gruppo “moderato”. Questo gruppo, secondo il “The Telegraph”, fu formato dagli islamisti ed originariamente aveva collegamenti con Al Qaeda. Il gruppo ha ricevuto appoggio finanziario dall’Arabia Saudita che è un paese che si oppone nettamente a qualsiasi forma di governo democratico, che ha una storia di appoggio e finanziamento ai gruppi terroristi, dove i cittadini vengono condannati per “pratiche di stregoneria” con pena della decapitazione, le donne per adulterio e vengono lapidate. Risibile quindi pensare di celebrare questi falsi negoziati una delle principali capitali terorriste del pianeta. Obama ed il suo staff considerano questi gruppi come “legittimi interlocutori” da sostenere.
Il New York Times ha scritto che “tutte le parti hanno firmato una dichiarazione finale che richiama al mantenimento dell’unità della Siria e per realizzare un governo civile, con un loro rappresentante che avrebbe l’incarico di governo dopo un periodo transitorio, con previsione dell’abbandono di Assad ed i suoi associati dal potere a Damasco. (“I ribelli dovranno formare un nuovo blocco per un nuovo ciclo di conversazioni di pace”, secondo il Times di New York). I giornali USA ed occidentali omettono di menzionare quali siano le reali richieste della coalizione jihadista sponsorizzata dall’Arabia Saudita.
 
Secondo il New York Times : “….In due giorni di riunioni ,organizzate dal governo saudita ,che sono terminate il Giovedì. I leader dei vari gruppi hanno deciso di creare un “Alta Commissione “ per verificare i negoziati con il governo…l’alta Commissione contiene 33 componenti, in terzo dei quali rappresentano fazioni armate. Questa selezionerà un equipe di negoziatori di 15 persone per fare fronte al Governo di Assad nei negoziati che potranno iniziare a Gennaio”.
Mohammed Baerakdar, un rappresentante dell’Esercito dell’Islamm una delle brigate armate, ha detto che l’aiuto militare straniero non è stato sufficiente per assicurare la vittoria per cui il gruppo deve cercare una soluzione politica. “Abbiamo preso le armi non per versare il sangue ma per risparmiare il sangue”, ha dichiarato, secondo il New York Times.
 
Una affermazione che suona del tutto falsa considerando le attività di attentati, sgozzamenti vari, decapitazioni, autobombe ed attacchi contro obiettivi civili che hanno svolto questi gruppi di “ribelli moderati”.
 
Nella realtà l’”Alta Commissione” non va a tenere importanza nei futuri negoziati perchè i suoi dirigenti non rappresentano i gruppi più forti che combattono sul terreno e che non hanno partecipato alla convention jihadista di Rijadh. Di fatto la maggior parte dei combattenti attivi che operano in Siria sono stranieri, quasi tutti mercenari, di varie provenienze, finanziati, armati ed addestrati dall’Arabia Saudita, dalla Turchia e dagli Stati Uniti. Il loro obiettivo è quello di ridurre il paese a pezzi e di rovesciare il governo di Assad , sostituirlo con un burattino obbediente e smembrare il paese nel modo che meglio risulti conveniente agli interessi economici e strategici dei tre principali stati patrocinatori del terrorismo.
 
L’idea che vogliono dare i media occidentali è del tutto distorta dalla realtà come se si possa considerare affidabile il ruolo di coordinamento dei negoziati dell’Arabia Saudita, un paese che da 30 anni persegue l’obiettivo di ispirare e finanziare le peggiori forme di terrorismo fanatico jihadista in tutto il mondo.
La realtà dei fatti è quella che l’avanzata dei gruppi jihadisti in Siria è stata fermata dall’intervento diretto russo-iraniano nel paese arabo e questi gruppi, per disposizione dei loro patrocinatori, sono passati al piano B, una strategia politica per unificare i gruppi di opposizione anti Assad, per darsi una “veste moderata”, in modo da migliorare le possibilità di successo nel prossimo turno di negoziati che si terrà a Vienna. Si tratta di una cortina di fumo per occultare le vere intenzioni dei patrocinatori del terrorismo e dei loro protetti: rovesciare il governo Siriano e spartirsi la Siria.
 
Qualcuno crede veramente che i russi e gli iraniani si faranno ingannare da questa farsa del Congresso dell’opposizione svoltasi a Riyad ?
Non è nel novero dei fatti che i siriani, con il sostegno dei russi e degli iraniani, vadano a consentire a questi stranieri provenienti dalla Libia, dalla Cecenia dall’Arabia Saudita e da tutti gli altri paesi di decidere il futuro della Siria. Sarà il popolo siriano a dover decidere del proprio futuro, come ha detto Putin, in base a quanto anticipato a Ginevra, sulla base di autodeterminazione, sovranità ed elezioni libere.
 
Sono questi i blocchi fondanti su cui si basa la ricostruzione dello Stato siriano e non possono essere sostituiti dalle ingerenze straniere ma dovranno essere costruiti sulla base di un onesto dialogo nazionale fra i diferenti attori sul percorso da seguire.
 
Fonti: Information Clearing House             Al Mayadeen.net

Ungheria: Presidente Orban parla di una élite occulta che attenta all’esistenza delle nazioni e conferma tutto quello che finora è stato definito “cospirazionismo

cattivo Orban, lo dice la società civile che ama l’euro e le banche.
 
dic 15, 2015
 
Viktor-Orban-fonte
Viktor Orban leader Ungheria
 
BUDAPEST- Viktor Orban“Viviamo in una prigione totale e molti ancora non se ne rendono conto, plagiati dai media di regime.
 
Tutti i fantasmi che qualcuno pensava fossero stati fugati – sulla scia di testi di storia completamente distorti, falsi ed alterati – stanno prendendo corpo, e sotto le mentite spoglie di agnelli che lavorano per una presunta e miracolistica unificazione europea, i mostri e gli spettri più cupi del passato stanno tornando minacciosamente a galla per una sorta di attacco finale ai popoli”.
 
L’uomo della sovranità, l’uomo che ha osato NAZIONALIZZARE LA BANCA CENTRALE e vietare i distruttivi OGM nel proprio Paese, l’uomo che è diventato un esempio e modello per centinaia di milioni di europei distrutti dall’usura internazionale e dal golpe masso-mafioso dei poteri occulti che dominano l’Europa, ha preso la situazione di petto ed ha parlato alla Nazione in diretta TV.
 
Senza peli sulla lingua, Orban, ha esordito parlando del Nuovo Ordine Mondiale e di cosa gli stati devono fare per liberarsi da questo diabolico cancro mondialista, proteso a distruggere non solo le nazioni e le costituzioni, ma le famiglie, “la Famiglia”, e gli stessi uomini. Orban ha parlato di “debiti fittizi e inestinguibili” creati per espropriare la proprietà privata a milioni di cittadini occidentali e di guerre spacciate per missioni di Pace.
 
Orban nell’occasione ha chiamato a raccolta tutta la Nazione, tutti gli ungheresi di buona volontà sono stati chiamati a dare il proprio contributo in termini pratici e di idee, per contrastare il male assoluto che vuol distruggere e schiavizzare la Nazione, come è già avvenuto con la Grecia ed in buona parte con Spagna, Portogallo, Irlanda, Cipro e Italia.
Forza Orban! Forza Ungheria! L’Italia e gli Italiani ora hanno un modello da seguire. E non esistono più alibi e mezze misure per nessuno.
 
Tratto da: Italian Irib

Tav, l’Antitrust boccia Virano

http://www.lospiffero.com/buco-della-serratura/tav-lantitrust-boccia-virano-24858.html

Pubblicato Mercoledì 16 Dicembre 2015, ore 22,20

L’Autorità garante della concorrenza rileva un conflitto di interessi nella nomina dell’ex presidente dell’Osservatorio alla direzione di Telt, la società incaricata di costruire la Torino-Lione. Giallo sugli atti finora sottoscritti, a rischio di nullità

L’Antitrust ha accertato il conflitto di interessi nella nomina dell’architetto Mario Virano, ex presidente dell’Osservatorio sulla Tav e commissario del governo, a direttore generale di Telt, la società incaricata di costruire e gestire il tunnel della futura Torino-Lione ad alta velocità. Il garante della concorrenza e del mercato si è mosso dopo la segnalazione di Francesca Frediani, consigliere regionale M5s del Piemonte, rilevando una situazione di incompatibilità. Virano è stato designato a capo di Telt lo scorso 23 febbraio, lo stesso giorno in cui ha abbandonato la carica di commissario del governo. A quanto pare secondo l’Antitrust  è stata violata la legge 215 del 2004 nominandolo prima che fossero passati 12 mesi dalle sue dimissioni da commissario straordinario di governo per la Tav e numero uno dell’Osservatorio sulla Torino-Lione. “Il titolare di cariche di governo – è ricordato nel provvedimento del Garante – non può ricoprire cariche o uffici o svolgere altre funzioni ovvero esercitare compiti di gestione in società aventi fine di lucro o in attività di rilievo imprenditoriale”.

Al momento dell’avvio del procedimento Virano – difeso da Antonio Catricalà – aveva commentato dicendo: “Da buon soldato ho obbedito agli ordini ricevuti: fino al 23 febbraio il governo mi ha detto che dovevo fare il commissario e quel giorno che dovevo assumere l’incarico di direttore generale di Telt. Presumo che il governo abbia fatto ogni cosa nel rispetto delle normative vigenti. Ed ora i miei avvocati stanno preparando tutta la documentazione da consegnare all’Autorità Garante”. Documentazione, evidentemente, non convincente. Se sul piano formale il pronunciamento del garante non è vincolante, non sfugge il peso politico dell’atto e le sue ripercussioni. Per questa ragione è probabile che anche Palazzo Cighi affianchi Virano nel ricorso al Tar. Ora si apre la questione della validità degli atti sottoscritti in questo lasso di tempo da Virano, a partire dagli accordi europei e transnazionali: a rigore di diritto potrebbero essere dichiarati nulli. Una bella grana per il governo.

La Russia sarà il primo produttore mondiale di alimenti non OGM e biologici. Lo vuole Putin…

che mostro questo Putin, che ci salvino i ns amati salvatori, ora perfino guidati da un premio nobel per la pace….che vogliamo di più…..
 

russia-ogm

 

Putin vuole che la Russia diventi autosufficiente e il più grande esportatore mondiale di cibo non OGM e biologico,ecologicamente pulito e di alta qualità .
 
La Russia potrebbe diventare il più grande fornitore al mondo di alimenti biologici ecologicamente pulito e di alta qualità, ha detto il presidente Vladimir Putin il Giovedi. Egli ha anche invitato il paese a diventare completamente autosufficiente nella produzione alimentare entro il 2020.
 
Non siamo solo in grado di nutrirci, tenendo conto delle nostre terre e risorse idriche – La Russia è in grado di diventare il più grande fornitore mondiale di cibo sano, ecologicamente pulito e di alta qualità che i produttori occidentali hanno perso da tempo, soprattutto in considerazione del fatto che la domanda di tali prodotti nel mercato mondiale è in costante crescita “, ha detto Putin, rivolgendosi al Parlamento russo il Giovedi.
 
Secondo il Presidente, la Russia è ora un esportatore, non un importatore di cibo.
 
Dieci anni fa, abbiamo importato quasi la metà del cibo dall’estero, ed erano dipendenti dalle importazioni Ora la Russia è tra gli esportatori L’anno scorso, le esportazioni russe di prodotti agricoli è ammontato a quasi $ 20.000.000.000. Quarto più che il gettito del vendita di armi, o di un terzo delle entrate provenienti da esportazioni di gas “, ha detto.
 
Putin ha detto che tutto questo rende la Russia pienamente in grado di rifornire il mercato nazionale con cibo coltivato in loco entro il 2020.
 
Nel mese di settembre, il Cremlino ha deciso il blocco della produzione di prodotti alimentari contenenti organismi geneticamente modificati (OGM).
 
La Russia ha imposto inoltre un embargo sulla fornitura di prodotti da parte dell’UE e degli Stati membri in risposta alle sanzioni occidentali. Dopo che la Turchia ha abbattuto il caccia bombardiere russo Su-24, le autorità russe hanno deciso di vietare l’importazione di frutta, verdura e pollame dalla Turchia. Il divieto entrerà in vigore il 1 ° gennaio.
 
Fonte: rt.com
Tratto da : unaliraperlitalia