Tutti i legami del trio Renzi-Boschi-Verdini

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Tutti i legami del trio Renzi-Boschi-Verdini

Nell’editoriale contro il premier, Ferruccio de Bortoli aveva in mente i legami chiacchierati che ruotano attorno all’epicentro “fiorentino” del potere? Subbuglio giudiziario in vista?

Gran parte del mondo politico e della pubblicistica ne è convinta. Il Patto del Nazareno siglato da Matteo Renzi e Silvio Berlusconi non è un accordo su una mediocre riforma elettorale e su una controversa revisione del bicameralismo parlamentare. Ma costituisce un’intesa di potere contenente segreti inconfessabili avvolti dall’atmosfera di oscure trame massoniche.

Un patto dal sapore massonico?

La più recente e autorevole espressione di tale consapevolezza viene dall’editoriale sferzante scritto da Ferruccio de Bortoli sul Corriere della Sera. Una riflessione che nel passaggio cruciale sullo “stantio odore di massoneria” continua ad alimentare le più svariate letture e interpretazioni.

Alcune riguardano i rapporti discussi tra figure molto legate al leader del Partito democratico, importanti banchieri e uomini d’affari, esponenti di spicco di Forza Italia. Tutti accomunati dal robusto radicamento fiorentino e toscano.

Il rilancio del piano P2

È il caso dell’analisi dello storico ministro delle finanze socialista Rino Formica, che nei giorni dell’ascesa a Palazzo Chigi dell’ex fautore della Rottamazione accostò il patto stretto con l’ex Cavaliere al famigerato Piano di Rinascita Democratica messo a punto dalla loggia massonica segreta P2 guidata da Licio Gelli.

Concetto rimarcato sulla rivista “Critica sociale”, e argomentato in un’intervista rilasciata a Il Sussidiario.net. Formica parla di “maggioranza occulta e in sonno Renzi-Berlusconi, tesa a neutralizzare i corpi intermedi e la democrazia partecipativa per semplificare in modo brutale”.

Il ruolo nebuloso delle fondazioni

Ragionamento recuperato e sviluppato sul blog di Gad Lerner da Andrea Mollica. Il quale riprende un articolo-inchiesta scritto da Davide Vecchi sul Fatto Quotidiano riguardo l’attività e il finanziamento delle fondazioni legate al premier nel corso della sua ascesa politica nazionale.

Si tratta – rileva il giornalista – delle associazioni “Festina Lente”, “Link” e “Big Bang”, poi trasformata in “Open”. Complessivamente le 3 fondazioni hanno raccolto più di 4 milioni di euro, ufficialmente grazie a eventi promozionali e cene elettorali.

Figure chiave della raccolta di fondi del giovane e ambizioso Renzi fin dal 2007 sono Marco Carrai e Alberto Bianchi. Nessuno dei quali, precisa Vecchi, ha voluto spiegare nel dettaglio la provenienza dei finanziamenti.

La benevolenza di Verdini

Altro capitolo dell’inchiesta pubblicata sul giornale diretto da Antonio Padellaro concerne le relazioni dell’ex sindaco di Firenze con il senatore di Forza Italia Denis Verdini, plenipotenziario di Berlusconi nella trattativa su Italicum e revisione costituzionale.

“Nel 2009 – ricorda Vecchi – Renzi sedette al tavolo d’onore, a fianco del parlamentare ‘azzurro’ e della moglie alla festa de Il Giornale della Toscana. Pubblicato dalla Società Toscana di Edizioni che faceva capo proprio a Verdini, coinvolto in un’indagine giudiziaria per truffa a causa del suo fallimento”.

Sempre nel 2009, prosegue Vecchi, il Popolo della libertà candidò per scelta dell’allora coordinatore nazionale l’ex calciatore Giovanni Galli contro Renzi per Palazzo Vecchio: “Un regalo fatto da chi non ha mai negato la propria simpatia per il numero uno del Nazareno”.

Le clausole segrete del Patto del Nazareno

Ben oltre si spinge il parlamentare Cinque Stelle Riccardo Fraccaro parlando di “pizzini segreti del Patto del Nazareno e di riforme come merce di scambio per la cricca”. L’esponente penta-stellato individua in Verdini “la perfetta incarnazione dell’inciucio Renzi-Berlusconi, l’uomo ideale per portare avanti tanti gli interessi di Forza Italia quanto del Pd oltre ai propri”.

Figura che agli occhi del deputato M5S “condivide con il premier e Maria Elena Boschi l’origine nella Toscana degli istituti di credito e delle logge. Un’impronta che non caratterizza solo una legge elettorale e una revisione del Senato contraria allo spirito della Costituzione repubblicana, ma contempla la promessa di non intaccare il conflitto di interessi dell’ex Cavaliere e di non recepire la direttiva europea sui tetti alle pubblicità”.

Un avvocato di prestigio

Un ruolo chiave nell’entourage del leader del Partito democratico sarebbe esercitato dall’avvocato Umberto Tombari. Professore di Diritto commerciale all’Università di Firenze, è tra i legali civilisti più stimati d’Italia.

Nel 2001 è stato nominato membro della Commissione per la riforma del diritto societario istituita presso il Ministero di Giustizia, occupandosi di struttura finanziaria delle società per azioni. Nel 2012 ha collaborato al decreto-legge Sviluppo messo a punto da Corrado Passera curando il tema delle aggregazioni tra imprese.

È presidente del Consiglio di amministrazione di Sviluppo Imprese Centro Italia, partecipata da istituti finanziari come Fidi Toscana, Mps Capital Services, Banca Cr Firenze, Cassa di Risparmio di San Miniato e Banca Etruria. Riveste il ruolo di consigliere indipendente di Ferragamo e Prelios. E guida il cda di Firenze Mobilità, legata alla Firenze Parcheggi il cui amministratore delegato fino al 2013 era l’imprenditore e consigliere politico di Renzi Marco Carrai.

Una testa di ponte per neutralizzare Bazoli?

A riprova dello stretto legame con il capo del governo vi sarebbe la sua nomina il 27 maggio a presidente dell’Ente Cassa di risparmio di Firenze, la fondazione che controlla la banca toscana. La quale detiene il 3,4 per cento di Intesa San Paolo, l’istituto creditizio capitanato da Giovanni Bazoli che lo stesso Renzi avrebbe in mente di “rottamare”.

Il percorso di Maria Elena Boschi

Frequentazione e rapporti dell’avvocato civilista con l’inner circle renziano trovano un ultimo rilevante anello di congiunzione, messo in luce da Alessandro Da Rold e Marco Fattorini su Linkiesta.it. Si tratta dell’attuale responsabile per le riforme istituzionali Boschi, che iniziò la propria carriera professionale in uno degli studi legali più blasonati di Firenze: il Tombari Corsi D’Angelo e associati.

“Realtà – scrivono i due giornalisti – nella quale la futura consigliera giuridica di Renzi e co-protagonista della Leopolda 2013 ha capito in fretta come funziona il mondo. E soprattutto l’Italia”.

 29/09/2014

SUSA, TENSIONI ALL’AUTOPORTO PER LA TRIVELLA DELL’ELETTRODOTTO. INTERVENTO DEI CARABINIERI

http://www.valsusaoggi.it/susa-tensioni-allautoporto-per-la-trivella-dellelettrodotto-intervento-dei-carabinieri/

ValsusaOggi

Giornale online indipendente – Diretto da Fabio Tanzilli – redazione@valsusaoggi.it

     12/11/2015    Cronaca

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SUSA – Blitz contro una trivella dell’elettrodotto di Terna, oggi pomeriggio, a Susa. Momenti di tensione tra una decina di no tav e i carabinieri, presso la zona dell’autoporto, dove una delle trivelle di Terna stava terminando gli scavi, in vista della realizzazione del nuovo elettrodotto in Val di Susa. All’arrivo dei no tav, le operazioni erano già state concluse e l’operaio ha smantellato l’area di lavoro.

SIRIA, PUTIN: “ORDINO LA DISTRUZIONE DI QUALSIASI OBIETTIVO CHE POSSA MINACCIARE I MILITARI RUSSI, ATTENTI A NON PROVOCARCI!”

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(di Franco Iacch)
11/12/15 

Da questo momento ordino ai nostri militari di distruggere qualsiasi tipo di obiettivo che possa minacciare le forze armate russe in Siria. Ordino di eliminare ogni minaccia contro i militari o le infrastrutture russe. La risposta dovrà essere dura ed immediata.

Il Pentagono ci avverte di non armare i nostri caccia. Io invece ribadisco il messaggio a coloro che ancora una volta cercheranno di organizzare eventuali provocazioni contro i nostri militari. Abbiamo già adottato misure aggiuntive per garantire la sicurezza dei nostri militari. Abbiamo rafforzato la nostra flotta con gruppi di aviazione supplementari e sistemi di difesa missilistica. Tutti i raid sono effettuati sotto la scorta di caccia da combattimento armati per lo scontro aria-aria.

Voi dite di non armarci, io vi dico di stare attenti a non provocarci. Ho dato mandato al ministero della Difesa di coordinare tutte le azioni in Siria con Israele e la coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti. Le nostre azioni non sono guidate da interessi geopolitici poco chiari o dal desiderio di sperimentare i nostri nuovi sistemi d’arma. Noi siamo in Siria anche per difendere gli interessi del nostro paese. L’obiettivo è quello di scongiurare una futura minaccia per la Federazione russa”.

E’ quanto ha dichiarato il presidente russo Vladimir Putin durante una sessione estesa del collegio del Ministero della Difesa.

Processo ai No Tav. The Day of Novaro

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VALSUSA NOTIZIE

Voci indipendenti dalla Val Susa 

Un’energica arringa di Claudio Novaro spiana le tesi del Procuratore Maddalena e ottiene che la Corte respinga tutte le richieste dell’accusa. Acquisita la sentenza di Cassazione che nega l’aggravante del terrorismo.

Inserito il 11 dicembre 2015

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di Fabrizio Salmoni

Si vedeva subito che era carico e, confessava, anche un po’ esasperato dall’accanimento del Procuratore Generale nel tentare di riaprire una fase dibattimentale sulla base di “nuove evidenze”. Ma ha dovuto aspettare tutta la mattinata prima di lanciarsi con un un’arringa impetuosa all’attacco delle tesi dell’accusa per demolirle una ad una.

 L’udienza era stata introdotta dall’eccezione del collega difensore avv. Pelazza per un ennesimo tentativo di rispedire il  processo in Tribunale contestando le pressioni dei Carabinieri sul Tribunale per presunte ragioni di ordine pubblico. Respinta dopo dieci minuti di Camera di Consiglio.

Fremeva sul suo scranno Novaro, come un bronco da rodeo trattenuto nella chute, ma toccava prima al Consigliere Bianco “riassumere” in un paio d’ore (!) la storia del processo di primo grado con tanto di antefatti “storici”. Poi allo stesso Procuratore Maddalena che illustrava le sue richieste con eloquio incerto e un po’ contorto, quasi sapesse di giocare con carte basse: le sue richieste erano di acquisire insieme alla sentenza di Cassazione del 16 Luglio scorso e all’ordinanza del Tribunale della Libertà in cui si rimodulavano le misure cautelari, il ricorso della Procura per la Cassazione e l’ordinanza del Gip per ottenere una base da cui prendere spunto per le sue tesi. Il corpo delle richieste però riguardava la riproposizione di carteggi e testimonianze già respinti in primo grado su fatti risalenti all’8 Dicembre 2005 fino a dopo il 13 Maggio 2013 (notte dell’azione di sabotaggio) “a illustrazione del contesto composto dai fatti precedenti e successivi tenuto conto che le vicende sotto esame sono anelli di una liunga catena non terminata di fatti criminosi e che anche fatti successivi danno rilevanza a tutta la vicenda per comprendere la portata  delle condotte degli imputati…“: in sostanza, poter portare un attacco politico a tutto il movimento No Tav e coinvolgervi gli imputati come protagonisti di uno dei tanti atti illegali commessi dal 2005 a oggi facenti parte di un unico piano criminoso e terroristico in quanto volto, nel suo insieme, a fermare un’opera decisa dallo Stato. A sostegno delle sue richieste, Maddalena chiedeva di ammettere a testimoniare due vicequestori, il Capitano dei CC Pieroni, Virano, Bufalini, Brinkhorst, Bresson e di acquisire una relazione dell’Università Bocconi sui presunti danni inferti al progetto dall’attività dei valsusini.

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Foto: Maddalena in aula

E finalmente Novaro ha avuto facoltà di parlare. Con foga contenuta ma decisamente percepibile ha contestato ogni punto sottolineandone i paradossi prendendo velocità e efficacia in progressione per trattenersi infine a stento:”Ma che cavolo c’entrano queste argomentazioni con il principio di responsabilità personale? E’ giuridicamente agghiacciante! Inoltre, nel 2005 tutti gli attuali imputati erano minorenni!”. Non ci sono nè prove nè fatti nuovi e tutto quanto citato dal Procuratore è irrilevante. Se si vuole riaprire il dibattimento con quei testimoni Novaro chiede di acquisirne tanti altri (e ne cita otto solo per cominciare) per ristabilire parità giudiziale ma questo vorrebbe dire riprendere in esame tutta la vicenda Tav (cosa che deve aver terrorizzato la Corte): “Insomma, facciamo processi o ricostruzioni storiche?” Sullo studio della Bocconi fa rikevare che neanche è firmato e che, dopo breve ricerca si è accertato che l’autore è un certo Oliviero Baccelli, un docente che oggi fa parte del CdA di Telt, la società incaricata di realizzare la Torino-Lione. Più che di una testimonianza si tratta di una “consulenza” cosi come quelle degli altri, coinvolti a vario titolo negli interessi o nella realizzazione del progetto. Esemplare la posizione di Virano, prima “mediatore del governo”, ora Dg di Telt. Quale obiettività può esserci in una sua testimonianza quando è già in conflitto di interessi? Un fiume in piena, Novaro, per dirla con un luogo comune.

Quando finisce quasi scatta l’applauso del pubblico. Pacche sulla spalla. Sorrisi degli imputati. Lui, ancora lanciato, deve fare un giro dei banchi prima di sedersi vicino all’assistente.

Il collega milanese avv. Losco non può far altro che associarsi e aggiungere qualche altro elemento a sostegno. Segue pausa di un’ora poi rientra la Corte: tutte le richieste del Pg respinte: irrilevanti. Niente terrorismo, per la quinta volta. Si potrà procedere molto più serenamente partendo dalla discussione sulle pene comminate in primo grado. Altra musica. Ma che avvocati!

Si riprende lunedi con la requisitoria del Pg (F.S. 11.12.2015)

SUR AFRIQUE MEDIA TV/ ‘LE BOUQUET SPECIAL’ DE CE SAMEDI 12 DECEMBRE 2015 : LE PROGRAMME COMPLET

Vers 19H30 (Douala/Ndjamena/Malabo) et 19H30 (Bruxelles/Paris/Berlin)…

Présenté par Armanda ELOKA depuis Douala

Duplex avec Ndjamena

Luc MICHEL en duplex de Bruxelles (par EODE-TV)

REDIFFUSION ce dimanche matin …

Avec tous les panelistes de Douala et Ndjamena

En direct sur streaming sur http://lb.streamakaci.com/afm/

AMTV - BOUQUET du 12 dec (2015 12 12) FR

# LES THEMES DE L’EMISSION DE CE 12 DECEMBRE

I-  LUTTE CONTRE LA CORRUPTION EN AFRIQUE

Le Libéria et le Cameroun en bonne position parmi les Etats les plus corrompus au niveau de :

1.      La Police

2.      Des Impôts

3.      La Magistrature

4.      Le Gouvernement

5.      Des partis Politiques

 II – CONFLIT RUSSO-TURQUE : Quelle lecture?

 III – Retour de l’armée Tchadienne du  Niger et du Nigéria.

 AMTV/ avec EODE Press Office et PANAFRICOM /

 Photo : Une partie de la grande équipe de Douala …

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ALERTE ROUGE/ HANNIBAL KADHAFI LIBERE !

ELAC & ALAC Committees/

Avec AFP – PCN-SPO/ 2015 12 12/

https://www.facebook.com/elac.committees

ELAC - Hannibal libéré au Liban (2015 12 12) FR

BEYROUTH. SAMEDI O1H. Un des fils de l’ancien dirigeant libyen Mouammar Kadhafi enlevé par un groupe armé non identifié au Liban, a été libéré vendredi soir, a indiqué à l’AFP une source de sécurité quelques heures après l’annonce de son rapt. La police libanaise a récupéré Hannibal Kadhafi et va l’interroger, a dit cette source, sans préciser où le fils de Kadhafi a été libéré. Une autre source de sécurité a affirmé à l’AFP que Hannibal a été “enlevé par un groupe armé dans la région de la Bekaa (est) alors qu’il venait de Syrie avant d’être relâché dans la nuit de vendredi dans la même région”.

Né en 1975, Hannibal, dernier fils de Kadhafi non emprisonné par le pouvoir fantoche post-jamahirien, est marié avec une libanaise.

Hannibal est apparu vendredi soir sur une vidéo diffusée par la chaîne privée libanaise al-Jadid, pour affirmer qu’il “se portait bien”. La provenance et la date de la vidéo n’ont pas été précisées. Dans cette vidéo, Hannibal Kadhafi appelle “tous ceux qui ont des preuves sur le dossier de Moussa Sadr à les présenter sans tarder”, en référence au chef du haut conseil superieur chiite libanais qui a disparu en Libye en 1978.

Après la chute en 2011 du colonel Kadhafi, certains de ses fils comme Hannibal, Mohammed, sa fille Aicha et sa femme Safia s’étaient dans un premier temps réfugiés en Algérie. Puis ils avaient du quitter l’Algérie mise sous pression pour Oman.

ELAC & ALAC

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ALERTE ROUGE/ HANNIBAL KADHAFI ENELEVE AU LIBAN !

ELAC & ALAC Committees/

Avec AFP – PCN-SPO/ 2015 12 11/

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ELAC - Hannibal enlevé au Liban (2015 12 11) FR

Un des fils Du dirigeant libyen Mouammar Kadhafi « a été enlevé vendredi par un groupe armé au Liban’, a annoncé à l’AFP une source de sécurité. “Hannibal Kadhafi qui se trouve au Liban, a été enlevé vendredi par un groupe armé”, a indiqué cette source sans donner davantage de détails sur les auteurs ni sur les circonstances du rapt. Une enquête a été lancée, a ajouté cette source.

Né en 1975, Hannibal, dernier fils de Kadhafi non emprisonné par le pouvoir fantoche post-jamahirien, est marié avec une libanaise.

Hannibal est apparu vendredi soir sur une vidéo diffusée par la chaîne privée libanaise al-Jadid, pour affirmer qu’il “se portait bien”. La provenance et la date de la vidéo n’ont pas été précisées. Dans cette vidéo, Hannibal Kadhafi appelle “tous ceux qui ont des preuves sur le dossier de Moussa Sadr à les présenter sans tarder”, en référence au chef du haut conseil superieur chiite libanais qui a disparu en Libye en 1978.

Après la chute en 2011 du colonel Kadhafi, certains de ses fils comme Hannibal, Mohammed, sa fille Aicha et sa femme Safia s’étaient dans un premier temps réfugiés en Algérie. Puis ils avaient du quitter l’Algérie mise sous pression pour Oman.

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Francia, Valls: “La vittoria del Front National può portare alla guerra civile”

Il solito esempio democratico, quando il popolo sbaglia a votare, FUOCO E FIAMME vedasi i referendum nei vari paesi europei sull’euro o Europa o sull’indipendenza della Catalogna come ultimo, la democratica ed antifascista Spagna se ne frega di tale volontà popolare.
Il popolo non sa mai decidere bene per sé stesso, per fortuna ci pensano le élite illuminate a guidare i popoli nella retta via, le elité sanno quello che è giusto per il popolo, come togliere le pensioni, cancellare la sanità etc. Se poi uno schieramento si propone la fuoriuscita della Francia dalla Nato e la fine delle guerre coloniali tanto care a Hollande si può capire lo sdegno e vai con il solito cliché…..
 
LO SCHIERAMENTO MORALMENTE SUPERIORE MINACCIA LA GUERRA CIVILE. E lo si trova normale ed ineccebile, (mica si vorrà far salire al potere i “fascisti”), d’altronde in Italia si è cantato Bella Ciao all’insediamento di MONTI, un banchiere, a mezzo colpo di stato, quando il popolo sbaglia a votare i moralmente superiori si sacrificano per un colpo di stato o guerra civile. Ah ovviamente è colpa del cattivo “fascista” però….
 
Il premier socialista interviene a due giorni dai ballottaggi delle elezioni regionali, dopo il successo al primo turno dell’estrema destra di Marine Le Pen. 
Salvini: “E’ uno scemo!”
 
11 dicembre 2015
Francia, Valls: “La vittoria del Front National può portare alla guerra civile”
Manuel Valls (afp)
 PARIGI – L’ipotesi di una vittoria del Front National nel ballottaggio delle elezioni regionali francesi, domenica, domina le ultime ore di campagna elettorale con toni anche molto accesi. Come quelli usati dal primo ministro socialista, Manuel Valls, secondo cui l’affermazione dell’estrema destra guidata da Marine Le Pen potrebbe portare a una “guerra civile” in Francia: “Ci sono due visioni per il nostro Paese. Una, quella dell’estrema destra, in fondo, predica la divisione – ha detto Valls intervistato da France Inter – .Questa divisione può condurre alla guerra civile”. Sul versante opposto, ha detto Valls, c’è la “visione della repubblica e dei valori”, che invece promuove l’unità del paese.
 
Il premier, in primissima fila contro il fronte nazionale dopo il primo turno delle amministrative, non ha mai citato direttamente il Front National, preferendo l’espressione “estrema destra”. Un commento quello di Valls che non piace a Matteo Salvini, segretario della Lega, e in sontonia con Marine Le Pen. “Il premier socialista francese, Valls, dice che ‘se vince Marine Le Pen ci sara’ il rischio di una guerra civilè. Bel concetto di democrazia. Questo è tutto scemo… Forza Marine!”, ha detto Salvini.
 
I risultati di un primo turno storico alle elezioni regionali danno l’estrema destra largamente primo partito di Francia con circa il 30% dei voti e in testa in sei regioni. Ma a due giorni dal voto, gli ultimi sondaggi confermano la tendenza della settimana. Nonostante l’exploit del primo turno, il Fn dovrebbe essere ridimensionato dalla destra di Sarkozy, complice il ritirarsi dalla partita dei socialisti. E forte di questi sondaggi, oggi su le Figaro, l’ex presidente non sembra avere dubbi: “Siamo l’unica alternativa credibile. Sono profondamente convinto che i repubblicani e il centro siano i soli a poter incarnare un’autentica alternativa nelle regioni…. Dopo quattro anni di potere socialista la Francia non è mai stata tanto divisa”. E ha aggiunto: “Il nostro messaggio è questo: si uniscano tutte le forze che non vogliono che la repubblica e i valori repubblicani siano fatti arrestare. E per essere in grado di unire i francesi, bisogna prima riuscire a unire le proprie forze”.

Dove esploderanno le bombe ucraine?

dicembre 10, 2015 
Oriental Review 8 dicembre 2015
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Il 7 dicembre CyberBerkut pubblicava altre prove che denunciano preparativi di attentati sotto falsa bandiera in Siria da parte del ministero della Difesa del Qatar. Secondo una e-mail di Anton Pashinskij, funzionario della SpetsTechnoExport (agenzia ufficiale per il commercio di armi ucraine), del 21 ottobre 2015 scritta al partner polacco Level 11: “Buon pomeriggio! C’è una nuova proposta. I militari del Qatar vogliono comprare 2mila bombe a frammentazione ad alto esplosivo OFAB 250-270. Il problema è urgente, sono pronti a pagare 2100 dollari USA al pezzo. Considerate di consegnarle al più presto. Il destinatario è il ministero della Difesa del Qatar. EUC in allegato”.
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L’OFAB 250-270 è una bomba da 250 kg attualmente utilizzata dagli aviogetti russi Su-25 e Tu-23M3 per colpire le posizioni di SIIL e simili gruppi sovversivi in Siria:
La Qatar Emiri Air Force è composta da aerei da combattimento multiruolo Mirage francesi e aviogetti d’attacco leggeri Alphajet che non possono essere dotati delle OFAB 250-270. Quindi la domanda è legittima: “Perché il ministero della Difesa del Qatar vuole comprare un enorme arsenale di bombe aeree, non solo inadatte ai propri aerei ma ad un prezzo 3 volte (!) superiore a quello di mercato? (normalmente l’OFAB 250-270 è venduta a 700-800 dollari al pezzo). La risposta è orribilmente semplice: per fare esplodere le OFAB 250-270 non è necessario sganciarle da un aereo, lo si può fare a terra. Qualsiasi gruppo terroristico collegato al Qatar può usarla in una zona densamente popolata in Siria inscenando un “attacco spietato dell’Aeronautica russa“. Non c’è dubbio che numerosi esperti assolutamente indipendenti concluderebbero rapidamente che tale tipo di bomba è ampiamente usato dall’Aeronautica russa in Siria. Infine va notato che alcuni blogger pro-Kiev insistono nell’accusare “l’Aeronautica russa che incautamente bombarda presso aree civili in Siria” dall’inizio di ottobre. Di seguito è riportato il certificato sull’utente finale (EUC) esibito dal venditore ucraino all’importatore.
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PS: Anton Pashinskij è figlio di Sergej Pashinskij, noto per il ruolo controverso nella sparatoria durante il colpo di Stato a Kiev del febbraio 2014. Quest’ultimo è attualmente membro della Verkhovna Rada (parlamento) d’Ucraina.
Traduzione di Alessandro LattanzioSitoAurora

Missile contro il gasdotto

manifesto
di Manlio Dinucci – 07/12/2015
 
Fonte: Il Manifesto
 
gasdotto
Il missile Aim-120 Amraam lanciato dall’F-16 turco (ambedue made in Usa) non era diretto solo al caccia russo impegnato in Siria contro l’Isis, ma a un obiettivo ben più importante: il Turkish Stream, il progettato gasdotto che porterebbe il gas russo in Turchia e, da qui, in Grecia e altri paesi della Ue.
Il Turkish Stream è la risposta di Mosca al siluramento, da parte di Washington, del South Stream, il gasdotto che, aggirando l’Ucraina, avrebbe portato il gas russo fino a Tarvisio (Udine) e da qui nella Ue, con grandi benefici per l’Italia anche in termini di occupazione. Il progetto, varato dalla russa Gazprom e dall’italiana Eni e poi allargato alla tedesca Wintershall e alla francese Edf, era già in fase avanzata di realizzazione (la Saipem dell’Eni aveva già un contratto da 2 miliardi di euro per la costruzione del gasdotto attraverso il Mar Nero) quando, dopo aver provocato la crisi ucraina, Washington lanciava quella che il New York Times definiva «una strategia aggressiva mirante a ridurre le forniture russe di gas all’Europa».
Sotto pressione Usa, la Bulgaria bloccava nel dicembre 2014 i lavori del South Stream affossando il progetto. Contemporaneamente però, nonostante Mosca e Ankara fossero in campi opposti riguardo a Siria e Isis, la Gazprom firmava un accordo preliminare con la compagnia turca Botas per la realizzazione di un duplice gasdotto Russia-Turchia attraverso il Mar Nero.
Il 19 giugno Mosca e Atene firmavano un accordo preliminare sull’estensione del Turkish Stream (con una spesa di 2 miliardi di dollari a carico della Russia) fino alla Grecia, per farne la porta d’ingresso del nuovo gasdotto nell’Unione europea. Il 22 luglio Obama telefonava a Erdogan, chiedendo che la Turchia si ritirasse dal progetto. Il 16 novembre Mosca e Ankara annunciavano, invece, prossimi colloqui governativi per varare il Turkish Stream, con una portata superiore a quella del maggiore gasdotto attraverso l’Ucraina. Otto giorni dopo, l’abbattimento del caccia russo provocava il blocco, se non la cancellazione, del progetto. Sicuramente a Washington hanno brindato al nuovo successo. La Turchia, che importa dalla Russia il 55% del gas e il 30% del petrolio, viene invece danneggiata dalle sanzioni russe e rischia di perdere il grosso business del Turkish Stream.
Chi allora in Turchia aveva interesse ad abbattere volutamente il caccia russo, sapendo quali sarebbero state le conseguenze? La frase di Erdogan — «Vorremmo che non fosse successo, ma è successo, spero che una cosa del genere non accada più» — implica uno scenario più complesso di quello ufficiale. In Turchia ci sono importanti comandi, basi e radar Nato sotto comando Usa: l’ordine di abbattere il caccia russo è stato dato all’interno di tale quadro.
Qual è a questo punto la situazione nella «guerra dei gasdotti»? Usa e Nato controllano il territorio ucraino da cui passano i gasdotti Russia-Ue, ma la Russia può fare oggi meno affidamento su di essi (la quantità di gas che trasportano è calata dal 90% al 40% dell’export russo di gas verso l’Europa) grazie a due corridoi alternativi. Il Nord Stream che, a nord dell’Ucraina, porta il gas russo in Germania: la Gazprom ora lo vuole raddoppiare ma il progetto è avversato nella Ue dalla Polonia e altri governi dell’Est (legati più a Washington che a Bruxelles). Il Blue Stream, gestito alla pari da Gazprom ed Eni, che a sud passa dalla Turchia ed è per questo a rischio. La Ue potrebbe importare molto gas a basso prezzo dall’Iran, con un gasdotto già progettato attraverso Iraq e Siria, ma il progetto è bloccato (non a caso) dalla guerra scatenata in questi paesi dalla strategia Usa/Nato.