In Clarea per la prima volta la mascherina

 

 Polveri e ancora polveri. Anche i militari con la mascherina.
di Gabriella Tittonel

Settimana di gran lavoro la scorsa settimana al cantiere del tunnel geognostico in val Clarea, con gran macinare di pietre all’interno della galleria e deposito nei siti di raccolta, da dove poi i grandi cucchiai meccanici hanno ripreso la farina di pietra, le pietre, per caricarle sui camion e portarle nella zona terrazzata a sud.

Terra e pietre. Polvere. Mescolata, uscendo dalla galleria, con una serie di getti d’acqua posti ad inizio del nastro trasportatore. Con l’intento di neutralizzare, nascondere, riportare a terra le finissime particelle.

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Che tra goccia e goccia scendono, le più pesanti, mentre le più leggere, le più piccine, le più insidiose salgono, verso le zone più alte del cantiere e poi si conquistano l’aria di valle. Contribuendo a nascondere orizzonti dietro metropolitane nebbie. Nebbie che sicuramente presenteranno prima o poi il conto sulla salute degli abitanti.

E per la prima volta, lo scorso venerdi, qualcosa di nuovo è avvenuto nell’aria, perché per un paio d’ore i militari posti a guardia dei confini, hanno indossato le mascherine. Allarme? Poi rientrato? Non è  dato saperlo. Perché il cantiere della irrinunciabile, costosissima ed inutile opera viaggia su binari top secret.

No a chi si vuole avvicinare ai confini, si ai costanti controlli su chi transita tra strada e sentieri.

Questo per gli umani. Perché alle polveri nulla è richiesto. E così viaggiano, anonime e indisturbate. Facendo a pioggia “regali” a scadenza variabile. Nessuno, su questo,  ha nulla da obiettare?

G.T. 04.11.14

600 acquirenti per la campagna No Tav di acquisto terreno

  Pubblicato: Lunedì, 03 November 2014 17:04
 Scritto da Giada Vicenzi
campagna acquisto terreno no tav
ilfatto24ore.it

Grande successo per la campagna di acquisto terreno contro il Tav del Brennero. La campagna si è conclusa ufficialmente venerdì 31 ottobre con ben 600 acquirenti.

Privati cittadini di tutte le età che nel corso dei mesi precedenti hanno acquistato, al costo di 30 euro, un metro quadro di terreno per ciascuno (che non ha alcun valore in sede di dichiarazione dei redditi), che adesso andrà a formare unaproprietà indivisibile posta nei punti di passaggio del Tav in Vallagarina. Molti altri, invece, hanno fatto donazioni per lo stesso scopo. Un’accelerazione cui hanno contribuito, nelle ultime settimane, gli avvenimenti di Marco di Rovereto, con i tentativi di carotaggio, che forse per la prima volta hanno fatto capire a molte persone che la minaccia è incombente e reale. E soprattutto, sta per iniziare da un momento all’altro.

L’iniziativa di acquistare un terreno è simbolica e non bloccherà, da sola, il progetto. Ne rallenterà, però, la fase iniziale, visto che ad ogni singolo proprietario dovrà essere notificato l’esproprio, e nel frattempo consentirà agli oppositori di guadagnare un po’ di tempo per dar voce alle loro idee.

Sul terreno sorgerà, infatti, un presidio permanente contro il Tav aperto a tutti, un punto prima di tutto diinformazione e poi, naturalmente, di opposizione. Ma ci sarà spazio anche per un orto collettivo e per altre iniziative di intrattenimento costruttivo.

Ora che la campagna di adesione si è conclusa, gli attivisti passeranno alla fase di acquisto. Per il momento si preferisce non far trapelare il luogo esatto, per evitare complicazioni nella trattativa col privato. Più o meno a metà novembre, concluso l’acquisto, ci sarà una grande festa per tutti, acquirenti, attivisti e simpatizzanti.

Un modo per fare il punto sulle iniziative da mettere in campo prima della fine dell’anno, ma anche un modo per ritrovarsi e per allargarsi ulteriormente. Un po’ come hanno dimostrato le ultime due iniziative che hanno chiuso col botto la campagna di acquisto, ovvero la cena di autofinanziamento alla Sacra Famiglia di Rovereto il 25 ottobre e ilconcerto degli Apocrifi all’Auditorium di Lavis il 26 ottobre: 180 persone alla cena e 200 e passa spettatori al concerto. In entrambe le occasioni, banchetti informativi, interventi, proposte, atmosfera accogliente e occasioni di amicizia.

 Giada Vicenzi

Il Governo è diviso, si prepara lo scontro sul Tav Torino-Lione

post3 novembre 2014 at 21:04

«Gli esperti economici di Palazzo Chigi vogliono imporre l’analisi costi-benefici mai fatta. Dimostrerebbe che sono soldi buttati. Lobbisti del cemento in allarme». Il Fatto Quotidiano, 2 novembre 2014 (m.p.r.)

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di Giorgio Meletti Un tecnicismo è il detonatore e la bomba sta per esplodere sulla scrivania di Matteo Renzi. Ancora una volta – come ai tempi di Prodi – un governo guidato dal centro-sinistra sta per spaccarsi sulle grandi infrastrutture, rilanciate con entusiasmo dal decreto Sblocca Italia. Il tecnicismo è una strana mossa di Rfi, la società Fs che gestisce la rete ferroviaria. Nel nuovo contratto di programma con il ministero delle Infrastrutture ha corretto da 8,4 a 12 miliardi di euro il costo previsto del Tav Torino- Lione, con un’impennata del 40 per cento. In realtà è stata solo applicata al preventivo originario, stilato a prezzi 2012, l’inflazione degli anni occorrenti alla realizzazione, calcolata al tasso pessimista del 3,5 per cento annuo. Tanto che Mario Virano, commissario governativo della Torino-Lione, ha subito minimizzato: il costo previsto per il governo italiano (2,9 miliardi se arriva un cospicuo finanziamento europeo) non aumenterà di un euro. MA TANT’È, quel numerino scritto da Rfi ha toccato nervi scopertissimi. Stefano Esposito, sostenitore acceso della Torino- Lione – tanto da essere nel mirino di frange violente dei No Tav – considera la correzione verso l’alto un siluro all’opera, tanto da aver ottenuto per l’11 novembre prossimo la convocazione dei vertici di Rfi alla commissione Trasporti del Senato. Il parlamentare piemontese punta a stroncare subito ogni resistenza facendo uscire allo scoperto i frenatori delle grandi opere. Solo che stavolta la lobby del cemento non se la dovrà vedere con localismi e ambientalismi, bensì con un’agguerrita pattuglia di economisti piazzati proprio a palazzo Chigi. Il Tav Torino-Lione è solo la prima stazione di una via crucis destinata a toccarne numerose, soprattutto ferroviarie, come il terzo valico Genova-Tortona, il nuovo tunnel del Brennero e l’alta velocità Napoli-Bari, investimenti più celebrati che finanziati nel decreto Sblocca Italia, approvato alla Camera e in attesa del voto del Senato. Il fatto è che la tesi principale degli oppositori della Torino-Lione –sono soldi buttati –ha sempre convinto anche Renzi. Ancora un anno e mezzo fa diceva: “Prima lo Stato uscirà dalla logica ciclopica delle grandi infrastrutture e si concentrerà sulla manutenzione delle scuole e delle strade, più facile sarà per noi riavvicinare i cittadini alle istituzioni. E anche, en passant, creare posti di lavoro più stabili”. Sulla Torino-Lione la bocciatura era quasi sprezzante: “Non credo a quei movimenti di protesta che considerano dannose iniziative come la Torino- Lione. Per me è quasi peggio: non sono dannose, sono inutili. Sono soldi impiegati male”. Poi la politica ha imposto i suoi prezzi e Renzi, conquistando palazzo Chigi, ha confermato Maurizio Lupi al ministero delle Infrastrutture per non perdere l’appoggio parlamentare del Ncd e quello lobbistico del potente e trasversale partito del cemento. Il decreto Sblocca Italia è stato il trionfo di Lupi e dei suoi sostenitori, con grandi opere a strafare e ampi varchi per cementificazioni di ogni tipo. Adesso però sono proprio i lobbisti del cemento e delle imprese di costruzione a notare con preoccupazione che tra gli esperti economici che Renzi ha portato a palazzo Chigi ci sono autorevoli avversari dello spreco di miliardi in nome delle imprescindibili infrastrutture. Il più insidioso è il bocconiano Roberto Perotti, uno che già sei anni fa pubblicò sul Il Sole 24 Ore rasoiate del seguente tenore: “Che cosa sarebbe più utile per l’immagine del Paese: ripulire i treni utilizzati da milioni di turisti stranieri o fare una galleria di dubbia utilità a costi esorbitanti? (…) Nonostante i loro eccessi, gli ambientalisti hanno ragione: deturpare una vallata per ridurre le emissioni dell’1% al costo di 16 miliardi è un buon investimento per le imprese appaltatrici, ma non per il Paese”. SOLDI BUTTATI, dunque, come diceva Renzi finché ha potuto. E come pensa un altro esperto di palazzo Chigi, il deputato Pd ex McKinsey Yoram Gutgeld, che già in tempi non sospetti definiva le nuove linee ad alta velocità “opere faraoniche, miliardarie e inutili”. Per adesso la legge di Stabilità andrà liscia, e vedrà la conferma di tutti i finanziamenti previsti per la Torino- Lione e le altre grandi opere. Ma lo scontro è solo rinviato. Gutgeld e Perotti pensano all’arma totale, a uno scherzetto che per il partito del cemento è come l’aglio per i vampiri: imporre al Cipe – l’opaco comitato interministeriale dove si fanno i giochi per i grandi investimenti, una cosa che in Italia nessuno ha mai fatto, la cosiddetta analisi costi-benefici. Un esercizio che serve agli economisti per sapere se si sta spendendo bene o male. Domande come: serve davvero questa nuova ferrovia? Quanti posti di lavoro crea? È possibile spendere gli stessi soldi in qualcosa che dia risultati più interessanti? Siccome in Italia l’analisi costi-benefici non è mai stata adottata, a domande del genere si è risposto finora con slogan come “è per la competitività” o “ce lo chiede l’Europa”. Ma oggi l’unico argomento politicamente solido per andare avanti con la Torino-Lione è anche il più antipatico: non darla vinta ai No Tav. IL NODO ADESSO sta per arrivare al pettine. Già la Corte dei Conti francese ha fatto notare che i miliardi di euro per la nuova ferrovia Torino-Lione sono sostanzialmente soldi buttati. Gli esperti di palazzo Chigi adesso si preparano a dare una spallata nella stessa direzione, scommettendo che nella difficile situazione dei conti pubblici si potrebbero risparmiare o spendere meglio decine di miliardi. Per adesso l’operazione è tenuta sotto traccia. Il momento propizio, superato lo scoglio della Legge di stabilità, potrebbe essere l’inizio del 2015, per evitare un duello con la lobby del cemento in un momento politicamente complicato. Nello scontro frontale tra il partito anti- spreco e quello del cemento guidato da Lupi è proprio Renzi che rischia di trovarsi schiacciato, se non si inventa una delle sue mosse.

Tav ma quanto ci costi: Mario Virano convocato dal Consiglio Comunale

Tav ma quanto ci costi: Mario Virano convocato dal Consiglio Comunale
novembre 03 2014
 
Mario Virano, presidente dell’Osservatorio e Commissario di Governo per la Torino-Lione, verrà presto convocato a Palazzo di Città, su proposta del capogruppo del Partito Democratico Michele Paolino. La notizia arriva oggi dallaSala Rossa, dove in queste ore si svolge il Consiglio Comunale. 

La bufera Tav arriva così a Palazzo Civico. Da qualche giorno infatti, “l’abbaglio” preso dai politici sulla realizzazione dell’opera in Val di Susa, dilaga sulle pagine dei giornali perché a quanto pare, dopo anni, anche i maggiori sostenitori dell’alta velocità Torino-Lione hanno dovuto cedere di fronte all’evidenza, riconoscendo le difficoltà e i costi troppo elevati per la realizzazione dell’opera e oggi, il capogruppo in Comune di Sel, Michele Curto, (da sempre contro la realizzazione della line Torino-Lione), durante il Consiglio Comunale ha presentato un’interrogazione per conoscere i costi effettivi del Tav, chiedendo chiarimenti all’assessore dei Trasporti Claudio Lubatti.
Ovviamente, Lubatti, che si occupa prevalentemente della Viabilità torinese non è stato in grado di rispondere alla richiesta del consigliere di Sel. Così, la Sala Rossa ha deciso di convocare nei prossimi giorni a Palazzo di Città,Mario Virano,  insieme alla seconda commissione Trasporti, per maggiori delucidazioni sulla quatione.

TAV. Siamo alla vigilia del 25 aprile?

Sovrap­porre la lotta NOTAV alla lotta di libe­ra­zione del 43–45 — anche se è una for­za­tura, lo rico­no­sco — mi ha però  sem­pre molto faci­li­tato le cose. I com­por­ta­menti dei gover­nanti e dei boiardi, da una parte, e quelli dei resi­stenti, dall’altra, erano facil­mente ricon­du­ci­bili a momenti della lotta di liberazione.

Adesso mi pare siamo alla vigi­lia dell’insurrezione gene­rale. Truppe alleate (in que­sto caso l’europa dei ban­chieri)  strin­gono i cor­doni della borsa e asse­diano il castello di carte del TAV, pic­cola repub­blica delle coop rosse basata sulla men­zo­gna, sullo spreco e sulle pre­va­ri­ca­zioni poli­ti­che. Così come l’insurrezione di popolo del 25 aprile 1945 si sca­tenò quando gli alleati riu­sci­rono a sfon­dare la linea gotica, credo che ora sia il momento — per i NOTAV vec­chi e recenti (su quelli novis­simi, dirò fra poco) — di insor­gere paci­fi­ca­mente, con le parole, gli scritti, le voci, le pre­senze fisi­che. Abbiamo già tutto pronto da anni. Ora atten­diamo  ALDO DICE 26 x 1.

Mi onoro da qual­che anno di far parte del Comi­tato Scien­ti­fico di Pro Natura Torino (http://​torino​.pro​.natura​.it) e di essere vec­chio amico di bat­ta­glie NOTAV del suo pre­si­dente, dott. Mario Cavargna.

Ora, sap­piamo tutti il dramma che stanno vivendo in que­ste set­ti­mane i soste­ni­tori del TAV Torino — Lione. Il tono delle loro dichia­ra­zioni e le espres­sioni delle loro facce val­gono più di ogni dato o fatto.

L’avevamo detto in tutte le salse, da almeno dieci anni: se dite “ce lo chiede l’europa” per taci­tare ogni oppo­si­zione, prima o poi — essendo un’europa delle ban­che — l’europa lo chie­derà a voi, signori del TAV: vi chie­derà “ce li avete, i soldi?”. Per quanta finanza crea­tiva pos­siate fare (attiro la vostra atten­zione, tra l’altro, sui recenti guai giu­di­ziari dell’inventore del ter­mine, il prof. Giu­lio Tre­monti), è dif­fi­cile tirar fuori un coni­glio grande come una mon­ta­gna da un cap­pello a cilin­dro grande come un ditale.

E’ più facile che la mon­ta­gna della Val Susa par­to­ri­sca un topo­lino, cioè i vostri Sogni di: Glo­ria e Pre­bende e Con­si­gli d’amministrazione e Posti distri­buiti ai cari Amici e Foto sui gior­nali con il casco e Monu­menti e Tar­ghe ricordo nelle vostre città natali e Com­messe alle vostre Coo­pe­ra­tive rosse e Car­riera poli­tica e Ospi­tate da Vespa e dall’Annunziata e Pre­mia­zioni di libri e Foto su New­sweek con Bono ed Elton John e Titoli da Cumenda e Legion d’onore e Ordine di Gran Croce di Malta Cemento e Ton­dino e le vostre fami­glie di san­gue e ami­cali e poli­ti­che siste­mate per tutta la vita e oltre. TUTTI INFRANTI.

Mario Cavar­gna non ha pro­ba­bil­mente il mio senso della mise­ria umana. E’ un giu­sto, un one­sto, e come tutti i giu­sti, chiede giu­sta­mente RISPOSTE. Ci scrive:

“Chie­diamo all’arch. Virano di spie­garci come fa i conti per il TAV Torino– Lione.  Abbiamo recu­pe­rato la pagina rias­sun­tiva della richie­sta di finan­zia­mento pre­sen­tata da Ita­lia e Fran­cia all’Unione Euro­pea il 18 luglio 2007 per acce­dere al con­tri­buto finan­zia­rio 2007–2013 che fu con­cesso per un importo di 671 milioni di euro.

CostoTAV

Come si vede chia­ra­mente, il costo del pro­getto della parte inter­na­zio­nale comune era di 13 miliardi di euro a valore cor­rente all’1 gen­naio 2006. Da que­sta cifra occorre togliere 2,4 miliardi per il fatto che la tratta fra Susa e Chiusa San Michele i cui costi pas­sano inte­ra­mente a carico dello Stato ita­liano, ma è neces­sa­rio aggiun­gere la riva­lu­ta­zione dei costi per gli anni inter­corsi da quella data.

Per fare un esem­pio l’adeguamento prezzi per il tun­nel geo­gno­stico della Mad­da­lena di Chio­monte fu cal­co­lato nella misura del 29,5% per il solo periodo 2004–2009. Il Com­mis­sa­rio Virano era già Com­mis­sa­rio il 17 luglio 2007? Come giu­sti­fica que­sta cifre con quanto afferma ora?

Inol­tre occorre cal­co­lare il costo della tratta nazio­nale ita­liana da Susa a Set­timo che, con il tra­sfe­ri­mento a carico dell’Italia della tratta Susa – Chiusa di San Michele, è salito a 9 miliardi di euro. Si tratta di cifre a preventivo.”

Va beh, mal­con­tati: 24 miliardi di euro.

Pro Natura scrive que­sto comu­ni­cato a tutti i media. Nes­suno tranne que­sta mode­sta testata chia­mata Il Mani­fe­sto lo pub­blica, e que­sto non stu­pi­sce: se leg­giamo i quo­ti­diani ita­liani del 25 aprile 1945, essi pub­bli­ca­vano ancora in prima pagina la let­tera (ultima) di Hitler a Mus­so­lini, men­tre la popo­la­zione ita­liana insor­geva con­tro gli occu­panti nazi­fa­sci­sti. Hanno una grande tra­di­zione di ser­vire i loro padroni fino all’ultimo secondo, per poi sal­tare istan­ta­nea­mente tutti sul carro del vin­ci­tore. Nes­suno è bravo, in que­sto sport, come i gior­na­li­sti ita­liani. Anche nei poli­tici si sta pale­sando lo stesso feno­meno, alcuni più sagaci — o almeno pen­sano di esserlo — già sono NOTAV da pochi minuti, pro­prio come i par­ti­giani arruo­la­tisi in massa il 26 aprile.

Abbiamo in archi­vio tut­ta­via le loro dichia­ra­zioni: Mario Cavar­gna ha un Cor­pus diso­no­rum, con tutte le loro parole e ester­na­zioni e su come i loro servi le hanno ripor­tate sui gior­nali di regime, che va dal 1989 in avanti. Fra poco ne uscirà un volume di 600 pagine.

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Anche io, nel mio pic­colo, rido amaro pen­sando a quando — nel 1991 — il Pre­si­dente di Con­fin­du­stria e quello della Giunta Regio­nale del nostro povero Pie­monte asse­ri­vano che la linea fer­ro­via­ria Torino-Lione era “quasi satura” e che “il costo pre­vi­sto dell’opera è 7200 miliardi”. C’era la lira, eran 23 anni fa: vuol dire poco meno di 4 miliardi di euro.

E’ tutto coe­rente: la pre­vi­sione di spesa per la Alta Velo­cità Torino — MIlano si è mol­ti­pli­cata per sei volte dalla pre­vi­sione alla rea­liz­za­zione. Allora: sei per quat­tro, ven­ti­quat­tro. 24 miliardi di euro, come scritto sopra. Se fosse mai per disgra­zia stata rea­liz­zata, 24 per 6 avrebbe fatto 150 mal­con­tati. Miliardi di euro.

Caro Mario Cavar­gna di Pro Natura, abbiamo però un po’ di pietà. Lo vedi: non sanno più come uscirne. Anni di fin­zioni, dati e numeri assurdi, cre­di­bi­lità scien­ti­fi­che, tec­ni­che, poli­ti­che finite nello strame: i cumuli di bugie stanno rovi­no­sa­mente crollando.

I Lupi stanno agi­tan­dosi come pecore matte. Archi­tet­tano insieme ad Archi­tetti ed altri inu­tili boiardi agi­ta­tis­simi ope­ra­zioni di alchi­mia finan­zia­ria per fare ulte­riori debiti che dovreb­bero poi pagare i nostri figli.

I ratti abban­do­nano la nave che affonda.

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Pec­cato che, appunto, cer­chino di por­tar con se’ quelle quat­tro lire o milioni di euro che hanno spre­cato o si sono messi in tasca, ruban­dolo all’Italia e quindi a noi.

Nostro com­pito è quindi simile a quello del 25 aprile: insor­gere per libe­rarci prima dell’arrivo degli alleati, e vigi­lare affin­ché i par­ti­giani dell’ultimo secondo,i pro­fes­sio­ni­sti del tua culpagli spe­cia­li­sti dell’io mai stato, non la fac­ciano franca.

Aosta: Serata informativa: Rifiuto a Chi?

Scarica la locandina:
http://www.alpvda.org/images/allegati/Serata7Rifiuti.pdf

Venerdì 7 novembre, ore 20:30, all’Hostellerie du Cheval Blanc ad Aosta.

Serata di informazione e dibattito sulla gestione dei rifiuti, a livello locale, nazionale ed Europeo.

Parteciperanno alla serata l’europarlamentare del MoVimento 5 Stelle Eleonora Evi, Jeanne Cheillon e Paolo Meneghini di Valle Virtuosa, i consiglieri regionali M5S Roberto Cognetta e Stefano Ferrero, Manuel Voulaz, attivista del MoVimento 5 Stelle Valle d’Aosta.

Spiegheremo in questo incontro i cambiamenti in corso sulla gestione delle risorse (perché così dovrebbero essere chiamate, non rifiuti), le difficoltà, i problemi, ma anche le sfide e le grandi opportunità che possiamo e dobbiamo riuscire a cogliere.

Parole come “rifiuto”, “discarica” e “inceneritore” devono essere consegnati al passato, alla storia. Verrà un giorno in cui saranno studiati nei libri e nei musei. Assieme vedremo qual’è la strada migliore perché quel giorno arrivi il prima possibile.

ELECTIONS EN DNR ET LNR: LE DONBASS DEFINITIVEMENT SEPARE DE L’UKRAINE !

LM /En Bref  / avec RIA Novosti – PCN-SPO/ 2014 11 03/

LM.NET - EN BREF élections en LNR et DNR (2014 11 03) FR

Les élections présidentielles et législatives dans la République populaire de Donetsk (DNR) ont « définitivement consacré la séparation du Donbass de l’Ukraine », a déclaré ce lundi le chef de la Commission électorale centrale (CEC) de la DNR Roman Liaguine lors d’un point de presse à Donetsk.

« Les élections se sont déroulées légitimement et sans aucun incident capable d’en influencer les résultats. Actuellement, nous disposons d’un pouvoir légitime. Le Donbass ne fait plus partie de l’Ukraine, que cela plaise aux autres ou non », a déclaré le chef de la CEC.

Le nouveau chef de la république sera investi dès ce 4 novembre. La cérémonie d’investiture devra se dérouler d’une “façon intéressante”, des metteurs en scène professionnels mettant au point son scénario.

Les élections présidentielles et législatives à Lugansk, en LNR, vont évidemment dans le même sens.

 LES RESULTATS EN DNR ET LNR : LES CHEFS DE LA DNR ET DE LA LNR ET LEURS PARTIS PLEBISCITES

 L’actuel premier ministre de la DNR, Alexandre Zakhartchenko, arrive en tête des élections, ayant recueilli 765.340 votes, selon la Commission électorale centrale (CEC) à l’issue du décompte de 100% des scrutins. Alexandre Kaufman, premier vice-président du Parlement de de l’Union des Républiques de Novorossiya (DNR et LNR), arrive en deuxième position, avec 111.000 votes. Au total, 1.012.162 personnes ont pris part aux élections, dont 104.540 ont voté à distance. Aux législatives, le parti “République de Donetsk”, dirigé par le premier ministre Alexandre Zakhartchenko, ayant recueilli 662.000 scrutins, a obtenu la majorité au parlement de Novorossia. Les élections clarifient aussi la situation politique et éliminent du jeu politique divers groupuscules et chefs de milice, bruyants médiatiquement mais qui n’ont même pas été capables de se présenter selon le prescrit légal fixé par la CEC. Selonla CEC, les élections se sont déroulées sans incident majeur capable d’influencer les résultats.

 L’actuel chef de la République populaire de Lugansk, Igor Plotnitsky a obtenu 63,8 % des suffrages aux élections, après le dépouillement de 100 % des bulletins de vote, a déclaré la CEC de la LNR. Son mouvement « La paix à Lugansk » qui reçoit 69,42 % des suffrages (y compris les résultats du scrutin mené sur le territoire de la LNR et dans les centres d’hébergement temporaires dans la Fédération de Russie), ainsi que l’Union économique de Lougansk entrent au Conseil populaire de la République. Le taux de participation était de 68,71 %

 LM

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Luc MICHEL /

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