Il trasporto con gas fossile è dannoso per il clima quanto il diesel, la benzina e il carburante navale – il rapporto

24 ott 18 Transportenvironment :

Comunicato Stampa di Transport & Environment – Greenpeace Italia – Cittadini per l’Aria

Secondo un nuovo rapporto, l’uso del gas fossile nei trasporti è dannoso per il clima quanto quello di benzina, del gasolio o dei carburanti navali convenzionali.

La ricerca dimostra anche che bruciare gas nelle auto produce un inquinamento atmosferico uguale a quelle alimentate a benzina, mentre il limitato vantaggio rispetto alle auto diesel si elimina con le nuove norme previste…..

https://www.transportenvironment.org/press/il-trasporto-con-gas-fossile-%C3%A8-dannoso-il-clima-quanto-il-diesel-la-benzina-e-il-carburante

6 marzo 14 Aspoitalia :

Il metano dà una mano al clima?

Di Dario Faccini

https://aspoitalia.wordpress.com/2014/03/06/il-metano-da-una-mano-al-clima/

Ovviamente la Snam dice il contrario:

Utilizzo del gas naturale

Il gas naturale è un combustibile amico dell’ambiente. Infatti a parità di energia utilizzata ha un minor impatto inquinante rispetto agli altri combustibili fossili

http://www.snam.it/it/sostenibilita/responsabilita_verso_tutti/utilizzo_del_gas_naturale.html

Comunicato Stampa Pro Natura : Torino-Lione, alcune precisazioni a notizie diffuse recentemente

http://torino.pro-natura.it/torino-lione-alcune-precisazioni/

18 genn 19

Le affermazioni su presunti oneri e penali che l’Italia dovrebbe pagare in caso di abbandono del progetto TAV Torino-Lione, diffuse in questi ultimi mesi dal Commissario del Governo, il cui mandato è ora scaduto, sono assolutamente fuori della realtà e richiedono una severa smentita.

Rileviamo anzitutto che quando, a luglio del 2017, il presidente francese Macron e la ministra dei Trasporti, Elisabeth Borne, proclamarono una “pausa di riflessione” di un anno, sospendendo tutti gli appalti in progetto, né il Commissario, né il suo predecessore, che è direttore generale di TELT (la società di diritto francese che dovrebbe costruire la linea), hanno mai, e sottolineiamo mai, ipotizzato che la Francia dovesse pagare oneri o penali per il suo ritiro.

La Francia non ha poi sciolto la sua riserva, ma a maggio 2018, appena il nuovo Governo italiano ha prospettato una analoga riflessione sul progetto, il Commissario ed il suo entourage hanno immediatamente tuonato che l’Italia avrebbe dovuto pagare 2 miliardi di penali ed oneri in caso di fermo dei lavori; cifra che, recentemente, hanno aumentato a 3 miliardi.

La disparità di comportamento è già la miglior smentita per queste affermazioni: se non c’erano oneri per la Francia non ce ne saranno neppure per l’Italia.

Nel dettaglio, per quanto riguarda la questione delle penali, il Grant Agreement, cioè l’accordo di garanzia firmato tra Italia, Francia ed Unione Europea il 25 settembre 2015, a valere dall’anno precedente, stabilisce chiaramente all’articolo 16 che: “nessuna delle parti in causa ha diritto di chiedere compensi (cioè denaro o qualsiasi altra forma di vantaggio) a causa della rescissione dell’accordo di una altra parte in causa” (che, per assurdo, potrebbe anche essere la Commissione Europea). Più chiari e sintetici di così non si potrebbe essere!

Per quanto riguarda la messa in sicurezza dei tunnel geognostici esistenti, basta chiudere l’ingresso con un muro di cemento armato di un metro di spessore

E’ stato fatto così per la grande galleria abbandonata della centrale di Pont Ventoux a Venaus che, dietro di se, ha una enorme quantità di acqua, e per il tunnel geognostico del Ciriegia, nelle Alpi Marittime, che fu abbandonato quando si scelse il traforo autostradale del Frejus. Forse si dovranno spendere 50.000 euro in tutto, fatte salve le opere di bonifica e ripristino che però devono essere fatte comunque.

Per quanto riguarda la messa in liquidazione della Lion Turin Ferroviarie, i costi sono minimi, essendo una società amministrativa con pochi beni reali. Nulla sarebbe dovuto alle imprese perché non è ancora stato fatto alcun appalto.

Per adeguare il tunnel attuale del Frejus, l’Italia deve spendere quasi nulla, perché dal 2002 al 2007 ha già abbassato il piano dei binari di 70 centimetri pur potendone utilizzare meno della metà, in quanto la Francia per la metà di tratta di sua competenza, nei lavori fatti con ritardo, dal 2005 al 2011, ha abbassato il piano dei binari di solo 30 centimetri; inoltre ha discutibilmente avvicinato i binari di 15 centimetri. creando in tal modo qualche limitazione ad un’opera modernissima, che le Ferrovie Italiane si son sempre rifiutate di mostrare ai giornalisti affinché qualcuno possa dire che il tunnel attuale è ancora quello antico.

Il costo dell’adeguamento della linea di bassa valle è già stato fissato tra Italia e Francia in 81 milioni, quello dell’alta valle è già stato fatto nel 2000 – 2007 ed ulteriori interventi sono in quell’ordine.

I 9 km in corso di scavo della galleria di St. Martin La Porte, in Francia, sono solo una opera geognostica: è prassi comune che la galleria geognostica sia tra i due tubi dell’opera definitiva, e che poi serva solo per esigenze di cantiere o come galleria accessoria di sicurezza. L’anomalia è piuttosto una galleria geognostica fatta a Chiomonte per un tunnel che dovrebbe uscire a Susa.

Nella sostanza: uscire dalla Torino Lione, all’Italia non costa 2 -3 miliardi, ma quasi niente, proprio come alla Francia!

E se ha già fatto l’errore di sprecare 350 milioni, non c’è ragione di sprecarne 50 volte di più, per coprire le responsabilità del primo!

Il presidente (Mario Cavargna)

13 ott 18 Repubblica 

“ Frejus ormai fuori norma” Ecco il dossier dei francesi per sbloccare la Tav

Il documento La galleria dell’ 800 a rischio sicurezza

Paolo Griseri, Torino

https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2018/10/12/news/frejus_tav_torino_lione_francia_italia_fs_rfi-208822949/

La lettera del 19 settembre scorso è firmata da Thomas Allary, direttore regionale delle ferrovie francesi (Sncf) per la regione Rhon-Alpes, al confine con l’Italia. Il testo è chiaro: con le nuove norme di sicurezza la vecchia galleria ferroviaria del Frejus, tra Italia e Francia, quella ottocentesca che oggi unisce Bardonecchia a Modane, è vicina al punto di saturazione e finirà presto fuori norma.

Secondo una interpretazione più restrittiva delle stesse norme, la vecchia galleria non riuscirebbe neppure a garantire le punte di traffico di oggi.

Dunque il nuovo tunnel Torino-Lione, quello della contestata Tav, è indispensabile per tenere aperti i traffici tra i due paesi.

La lettera è uno dei documenti che vengono inviati in questi giorni ai tecnici del ministero che devono prendere una decisione sul futuro della Tav. E sembra essere uno degli elementi, non l’unico, che spingono per far concludere almeno lo scavo della galleria di base, oggi arrivato a 6 dei 57 chilometri complessivi.

Il direttore regionale delle ferrovie francesi risponde a una domanda di Jacques Gounon, presidente della Transalpine, l’associazione di Lione promotrice della nuova linea ferroviaria.

Il responsabile delle ferrovie invia un documento di lavoro in cui riferisce che nei primi sei mesi del 2018 la punta massima di traffico sotto la vecchia galleria è stata di 45 treni, il 17 gennaio scorso.

Di questi 6 erano passeggeri, quelli della linea Milano-Parigi, e 39 merci.

Gli oppositori alla Tav sostengono che la vecchia galleria è perfettamente in grado di far passare 120 treni al giorno, molto più del picco dei 45 registrato a gennaio e che quindi non sarebbe necessario realizzare la nuova. Ma il dirigente delle ferrovie francese sostiene che non è così. Anzi. E spiega perché. «L’attuale galleria del Frejus è regolata dalle norme di sicurezza della legge italiana ed è sotto la responsabilità di Rfi», la società di Fs che si occupa delle reti. «In una recente lettera – scrive il dirigente francese – Rfi sostiene che le future norme di sicurezza sui nuovi treni merci di terza generazione» farebbero scendere «la capacità massima del tunnel a 94 treni al giorno».

Ancora il doppio, comunque, della punta massima registrata quest’anno. Ma nel vecchio tunnel, 12 chilometri a una sola canna e senza vie di fuga (è stato realizzato nel 1871), la legge italiana impedisce l’incrocio di un treno passeggeri con un treno di merci pericolose. Così come impedisce l’incrocio di due treni di merci pericolose.

Con queste regole la capacità di utilizzo della vecchia galleria scende da 94 a 62 treni al giorno che calano ancora a 54 se si introduce il principio per cui non possono incrociarsi comunque un treno merci (di qualsiasi tipo) e uno passeggeri.

«Se le esigenze di sicurezza diventeranno più stringenti, impedendo comunque il transito di due treni contemporaneamente nella galleria, ecco che la capacità totale scende a 42 treni al giorno», sotto il picco massimo di 45 registrato quest’anno, conclude la lettera di Allary.

Le nuove norme di sicurezza sono in queste settimane allo studio di una commissione tecnica mista italo-francese che dovrà decidere quali nuovi obblighi imporre per la circolazione nella vecchia galleria.

Mentre le regole di garanzia contro gli incidenti riducono al lumicino la capacità di assorbire traffico della vecchia galleria, aumenta il numero dei Tir che ogni anno attraversano la val di Susa per andare in Francia. Secondo un recentissimo studio del dipartimento francese della Savoia, sono stati 741 mila i camion transitati nel 2017, in crescita del 5 per cento rispetto all’anno precedente.

Se si arriverà alla riduzione ulteriore del traffico sui treni nella vecchia galleria e se non si realizzerà più la Tav, il numero dei Tir che inquinano la val di Susa sarà destinato inevitabilmente ad aumentare.

Ci sono infine altri due elementi allo studio dei tecnici che consiglio di non bloccare lo scavo della Tav. Il primo è che sul versante francese sono già stati scavati 6 chilometri di tunnel di base e che bloccare vorrebbe dire riempire 20 chilometri di gallerie già realizzate (oltre al tunnel di base anche le gallerie di servizio). Il secondo è che l’Unione Europea ha annunciato nelle scorse settimane che è disposta ad aumentare la sua quota di spesa, facendo scendere di 490 milioni il costo per l’Italia. Il governo di Roma avrebbe anche sconti sulla parte nazionale del percorso. Insomma costerebbe meno concludere il nuovo tunnel della Torino-Lione che bloccarlo.

Per i contrari all’opera nel vecchio tunnel possono passare 120 treni al giorno

Sncf: è impossibile

Torino-Lione, ma quanto ci costi? – Il regalo alla Francia

Comunicato Stampa

PresidioEuropa

Movimento No TAV

21 gennaio 2019

www.presidioeuropa.net/blog/?p=18315

Torino-Lione

Ma quanto ci costi?

La Banca Dati Torino-Lione

SE L’ITALIA CONFERMASSE LA TORINO-LIONE FAREBBE UN REGALO DI OLTRE 2 MILIARDI DI € ALLA FRANCIA

In questi giorni, mentre sale l’attesa della decisione governativa sulla Torino-Lione, molti personaggi politici e media comunicano dati, alcuni di fantasia, sul costo di questa Grande Opera, per la quale l’Unione europea fornisce oggi assistenza finanziaria solo per le prospezioni geologiche per  il Tunnel di base di 57,5 km dato che ad oggi nessun chilometro del tunnel di base è stato scavato, come certificato dalla stessa Commissaria ai Trasporti dell’Unione Europea Violeta Bulc il 30 aprile 2018.

Mentre il costo totale della nuova linea Torino-Lione di 115,5 km, oggi previsto in circa € 29 miliardi (importo attualizzato secondo i criteri indicati nel 2017 dal CIPE), sarà conosciuto dai contribuenti solo quando la linea sarà costruita ed in esercizio, i cittadini hanno oggi il diritto di conoscere il costo del Tunnel di base che i decisori politici stanno valutando per dare il via o fermare la sua costruzione.

Il CIPE, con sua Delibera n. 67/2017, ha valutato che l’investimento totale per realizzare il Tunnel di base è di € 9,6 miliardi, mentre la ripartizione di questo importo, stabilita all’Art. 18 dell’Accordo di Roma del 30 gennaio 2012, è la seguente:

E’ stato annunciato che la decisione governativa terrà in conto il risultato dell’ACB, gli Accordi tra Italia e Francia e i Regolamenti europei TEN-T e CEF.

E’ bene intanto precisare che non esiste alcun accordo internazionale sottoscritto dall’Italia nei confronti della Francia o dell’Europa che preveda l’esborso dipenali” in caso di ritiro unilaterale italiano.

Egualmente non vi saranno penali da parte dell’Europa perché è noto che l’Unione europea non vincola gli Stati Membri nelle loro decisioni di programmazione.

I decisori politici degli Stati Membri e la Commissione Europea sanno che la decisione di attuare la Torino-Lione spetta unicamente all’Italia e alla Francia sulla base della loro capacità di finanziamento pubblico e dalla fattibilità socio-economica del progetto (Analisi Costi Benefici).

L’unica penale deriverebbe invece dall’iniqua ripartizione dei costi, perché non basata sui km di proprietà del tunnel (Italia 12,5 km, Francia 45 km), che determina che l’Italia finanzierebbe la Francia per 2,2 miliardi di €.

Per dare un’immagine immediata del risultato di questa asimmetria dei costi tra Italia e Francia, proponiamo questo mini grafico:

Costo del tunnel di base al km (in milioni di €)

Nel caso in cui la decisione governativa italiana fosse positiva, occorre inoltre ricordare che l’Art. 16 dell’Accordo di Roma del 30 gennaio 2012 tra Italia e Francia stabilisce che l’inizio dei lavori per lo scavo del tunnel di base potrà avvenire solo al momento in cui questi due Stati abbiano confermato la disponibilità dei fondi per completare integralmente l’opera. Oggi questa disponibilità non esiste.

Nemmeno l’Unione europea ha confermato il suo contributo, dato che il Bilancio pluriennale 2021-2027, nel quale potrà essere inserito il cofinanziamento al tunnel della Torino-Lione, sarà approvato dopo le Elezioni europee di maggio 2019.

Coloro che desiderano approfondire l’inutilità della Torino-Lione, i traffici, le ragioni dell’opposizione, le ragioni di Confindustria, i costi, la cantierabilità del progetto, gli Accordi, i Regolamenti europei, ecc. , possono consultare questa Banca Dati Torino-Lione.

REGARD SUR LA CRISE UKRAINIENNE (I): MISSILES RUSSES DEPLOYES A KRASNODAR A LA FRONTIERE AVEC L’UKRAINE !

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Flash Info Géopolitique/ Geopolitical Flash News/

2019 01 21/

LM.GEOPOL - Regard ukraine I (2019 01 21) FR (2)

‘Geopolitical Futures’ (GPF), le Website de Georges Friedman (l’ex patron du Think Tank US ‘Stratfor’) consacre sa Lettre quotidienne – ‘Daily Memo – de ce 18 janvier aux « Déploiements de missiles russes » :

« La Russie a déployé deux batteries de lance-missiles Iskander à courte portée à Krasnodar, près de la frontière ukrainienne, et à Ulan-Ude, près de la frontière mongole. Le déploiement à Krasnodar place Sébastopol, un port stratégique situé en Crimée, à portée des missiles. »

GPF, qui annonçait il y a peu « un nouveau partage de l’Ukraine » (1), anticipe visiblement une dégradation de la situation en Ukraine :

« La Russie se prépare peut-être à défendre la Crimée en prévision des troubles résultant des prochaines élections en Ukraine. La Russie se prépare peut-être aussi à mieux contrôler la mer d’Azov, sa porte d’entrée vers la mer Noire. Dans le même ordre d’idées, le président russe Vladimir Poutine a accepté d’autoriser des observateurs allemands et français à surveiller le détroit de Kertch, où les forces navales russes ont tiré sur des navires ukrainiens en novembre. L’Allemagne et la France auraient tenté d’inclure l’Ukraine dans l’accord, mais la Russie a jusqu’ici refusé. »

La crise du Donbass dans l’Est ukrainien – avec la sécession au printemps 2014 (suite au Putsch victorieux à Kiev des ultra-nationalistes soutenus par l’Occident) des Républiques auto-proclamées de « Novorossiya » (2), la DNR de Donets et la LNR de Lugansk – est avec la Syrie le second point chaud de la « nouvelle Guerre froide 2.0. J’annonce pour ma part un troisième en 2019 : Taiwan.

NOTES ET RENVOIS :

(1) Voir Jacob L. Shapiro, “The Second Partition of Ukraine?”, ‘Geopolitical Futures’, Dec. 31, 2018.

(2) Cfr. Luc MICHEL, PCN-SPO/ GEOPOLITIQUE/ C’EST QUOI LE NOUVEAU CONCEPT GEOPOLITIQUE DE « NOVOROSSIA » QUI SURGIT DANS LE SUD-EST UKRAINIEN ?

sur http://www.lucmichel.net/2014/05/14/pcn-spo-geopolitique-cest-quoi-le-nouveau-concept-geopolitique-de-novorossia-qui-surgit-dans-le-sud-est-ukrainien/

(3) Cfr. sur LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

TAIWAN : LA PROCHAINE CRISE GEOPOLITIQUE EN ASIE (I). PEKIN VS LES ‘SEPARATISTES’ DE TAIPEI

sur http://www.lucmichel.net/2019/01/03/luc-michels-geopolitical-daily-taiwan-la-prochaine-crise-geopolitique-en-asie-i-pekin-vs-les-separatistes-de-taipei/

(Source : ‘Geopolitical Futures’ – PCN-SPO – EODE Tk Tank)

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* Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

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