Foietta in audizione alla Camera: “Una volta per tutte, la Torino-Lione non è una linea ad alta velocità”

https://torino.repubblica.it/cronaca/2019/01/16/news/foietta_in_audizione_alla_camera_una_volta_per_tutte_la_torino-lione_non_e_una_linea_ad_alta_velocita_-216690952/?fbclid=IwAR2lBwQ13XCLRTSLdMLmAZ6-xzpV0eGafSvKoFqbETzc-kxO-ogWYsozSik

L’ex commissario dell’Osservatorio Tav: “Il governo ha vietato di incontrarmi al capo della commissione costi benefici”

16 gennaio 2019

 

 Si deve chiarire “una volta per tutte tra Sì Tav e No Tav che almeno dal 1993″ la Torino Lione “non è una linea ad alta velocità e non vi viaggeranno treni a standard alta velocità”. Lo dice Paolo Foietta in audizione alla Commissione trasporti della Camera sull’attività svolta in qualità di commissario straordinario del governo per l’asse ferroviario Torino-Lione.

“Stiamo parlando di linea ferroviaria moderna a standard europei in grado di portare in sicurezza treni che per standard Ue devono essere lunghi, pesanti, larghi e alti – spiega Foietta- una sagoma che permette di trasportare semirimorchi che viaggeranno alla stesa velocita alla quale viaggino oggi i treni merci, vanno a 120-150 chilometri all’ora”.

Insomma, “è una favola che le merci andranno veloci – sottolinea il commissario straordinario del governo il cui mandato è formalmente scaduto a fine 2018 – viaggeranno a una velocità commerciale ragionevole e aumentando la capacità attuale che non esiste, perché linea attuale è satura, una linea vecchia che non funziona più”.

Per quel che riguarda gli altri convogli, “la velocità dei treni passeggeri sarà di 220 kmh, assolutamente ragionevole visto che la variante di valico è attraversata dal Tgv a 62 kmh, la stessa velocità dei servizi del sistema ferroviario metropolitano”, dice foietta. “Per alcuni il Tgv a 62 kmh è un successo – aggiunge -.  Anche una Ferrari passa su una carrareccia, bisogna vedere a che condizioni”.

Insomma, “almeno per una volta sono d’accordo con Travaglio, almeno una, parlare di alta velocità è una patacca – dice il commissario – io mi sono sforzato di parlare di sostituzione di una linea ferroviaria costruita nell’800 che ha finito la sua vita, costruita quando le condizioni erano strutturalmente diverse dalle attuali”.

“La tipologia dei treni è cambiata – ha spiegato -. I treni convenienti sono quelli lunghi e pesanti, il traforo del Frejus non è in grado di farne, obbliga a salire a mille metri di quota e poi a scendere. Il motivo per cui si fanno tunnel di base in Europa è proprio per evitare questo, tunnel come il Gottardo, il Brennero, il Semmering, rispondono tutti a queste logiche”. Lo dice Paolo Foietta in audizione alla Commissione Trasporti della Camera sull’attività svolta in qualità di commissario straordinario del governo per l’asse ferroviario Torino-Lione.

Ci sono “limiti di peso legati alla quota e alla pendenza”, ad esempio sul Frejus “con un locomotore porto 650 tonnellate mentre al gottardo ne porto 2mila”, dice foietta, “il costo di un’unità trasportata sul Frejus è doppio rispetto al Gottardo. Proprio per queste ragioni, di abbassamento della quota del traforo per ridurre l’energia necessaria a issare i convogli e aumentarne la portata riducendo il costo unitario per tonnellata di merci, “tunnel di base ne stanno facendo 7 in Europa”, spiega il commissario, “in Svizzera 4 tunnel base, tre sono già finiti, poi c’è il Brennero e gli austriaci stanno facendo Koralpe e Semmering”. Insomma, “stanno alacremente lavorando a modificare le gallerie dell’800 e a rendere il treno un sistema competitivo”, conclude Foietta, “non capisco perché quello che vale per l’austria non valga per l’arco alpino occidentale”.

All’audizione Foietta ha anche ricordato di non aver mai parlato sulla Tav con il governo in carica: “Ho scritto 12 lettere via pec ma non ho ricevuto nessuna risposta. E’ una cosa gravissima, visto che sono commissario e il governo è il mio interlocutore. Si tratta di una situazione paradossale. A Ponti (capo del team incaricato di realizzare l’analisi costi-benefici sulla Tav ndr) è stato vietato di incontrarmi. E’ una scelta del governo quella di non rispondermi”.

“La Tav si deve fare – ha concluso -. Lo ha deciso il Parlamento e la scelta di non farla spetta al Parlamento attraverso un atto di ricusazione di un trattato internazionale ratificato il primo  marzo del 2017”. Per tornare indietro sulla decisione presa sulla Tav “il passaggio in Parlamento è un atto obbligatorio. La Costituzione non prevede che un trattato internazionale sia oggetto di referendum, che potrebbe, se mai, essere consultivo”.

Sulla decisione per la Tav pesa un clima da stadio

https://mobile.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2019-01-15/sulla-decisione-per-la-tav-pesa-un-clima-da-stadio/AEANxVEH

15 genn 19 Sole 24 ore 

di Gianfilippo Cuneo

 

È stupefacente che qualcuno prenda sul serio un’analisi costi/benefici fatta da una commissione nominata da un ministro contrario alla Tav; qualunque ministro non sarebbe così incompetente da darsi la zappa sui piedi nominando una commissione che non gli assicuri il risultato voluto.

Ma anche se la commissione fosse nominata da un’autorità super partes, è il concetto stesso di attendersi un risultato automatico da un’analisi costi/benefici che non ha senso quando i costi sono soprattutto monetari mentre i benefici sono soggettivi e l’equilibrio dipende dai pesi che si danno a elementi immateriali o non quantificabili in euro quali il minor inquinamento o «l’inserimento del Paese in corridoi intermodali est-ovest».

Una decisione razionale rispetto al continuare o meno la Tav sarebbe comunque auspicabile.

Si tratta di una scelta fra alternative: non spendere assolutamente niente, spendere gli stessi soldi in altre opere pubbliche o spenderli in assistenzialismo, come il reddito di cittadinanza.

I soldi per completare la Tav (come per le alternative) provengono nel breve termine da un aumento del debito pubblico ma alla fine devono provenire dalle tasse; è certo che se questo concetto fosse chiaro gli italiani voterebbero in massa contro tali spese.

In un Paese in declino è illogico continuare ad aumentare il debito pubblico perché domani più di oggi sarà ancor più difficile ripagarlo.

Ma se proprio si vuole continuare a credere alla favola che spendendo di più si ha un effetto moltiplicatore positivo cosicché il rapporto debito/Pil decrescerà, allora ci si deve domandare se i soldi da spendere per la Tav non siano meglio spesi altrove; per esempio in infrastrutture che migliorino il trasporto locale che però richiederanno anni per esser progettate e cantierizzate; quel poco effetto di contributo al Pil attuale che può dare la Tav è invece un effetto immediato.

Se invece l’alternativa è di spendere i soldi in reddito di cittadinanza, il risultato è che spendendoli in una Tav anche poco utile ma con simile impatto sul Pil, alla fine rimane comunque un’opera pubblica funzionante, mentre nell’altro caso non rimane niente, solo un maggior debito pubblico.

In un caso i soldi si spendono al Nord, nell’altro prevalentemente al Sud.

Il clima da stadio che si è catalizzato interno al sì/no Tav impedisce un’analisi serena di cosa sia meglio fare per il Paese.

La realtà è che si tratta di un’opera pensata inizialmente per incrementare il traffico merci su rotaia fra Italia e Francia, traffico che oggi sappiamo esser in calo; si può sempre dire che in futuro, aumentando la velocità del trasporto su rotaia, ci saranno più merci che prenderanno quella strada, sgravando autostrade e riducendo l’inquinamento.

Ma le merci che vanno in Francia o Gran Bretagna non hanno in genere grandi esigenze di velocità, e la riduzione di qualche ora su un percorso di oltre un giorno non fa molta differenza.

Comunque, quando si parla di traffici che potrebbero esistere fra dieci anni dare dei numeri è proprio un esercizio di fantasia.

Ma i favorevoli alla Tav potrebbero sempre dire “e allora la utilizzeremo anche per l’alta velocità passeggeri” sperando in un effetto positivo come quello dei Frecciarossa fra Milano e Roma; nell’era dei viaggi con arei low cost che portano i torinesi a Parigi in un’ora spendendo meno di cento euro, poterci andare in treno in 5 ore spendendo gli stessi soldi non sembra poter attrarre delle folle di passeggeri.

Si potrebbe continuare ad esaminare se le ipotesi tecniche che erano alla base della decisione di fare la Tav siano ancora attuali, se sia possibile ridurre la dimensione e il costo dell’opera rinunciando a qualche vantaggio, e quali ipotesi di costi, ricavi e traffico sia ragionevole considerare in caso di ridimensionamento del progetto.

In Italia c’è comunque sempre il sospetto (fondato) che per far approvare un’opera i costi e i tempi siano sempre sottostimati, anche perché le imprese sopravvivono solo sui ricavi provenienti dalle varianti in corso d’opera.

In altri Paesi non è così; la Svizzera ha completato il tunnel del Gottardo spendendo i 12 miliardi di franchi previsti nei 17 anni previsti.

In Italia c’è anche l’abitudine di fare progetti faraonici perché risparmiare non accontenta chi intravede una fonte inesauribile di ricavi e ha appoggi politici; poi alla fine si scopre che non ci sono i soldi per fare un progetto faraonico, come è stato il caso del ponte sullo stretto di Messina, che avrebbe potuto esser realizzato economicamente solo rinunciando a farne anche un ponte ferroviario (soluzione che comporta enormi extracosti).

Un ragionamento informato e sereno potrebbe portare alla conclusione che sia meglio non spendere soldi né per completare la Tav né per fare assistenzialismo fine a se stesso, ma se proprio si vuole spendere allora meglio una spesa diffusa in tutto il Paese in infrastrutture certamente utili e in molti caso improcrastinabili.

In conclusione: se un’analisi costi benefici s’ha da fare, allora per coerenza, che i criteri siano omogenei fra tutti i tipi di spesa.

Lettera Aperta alle Madamine – razionalità vs tifoseria tribale

Comunicato Stampa

PresidioEuropa

Movimento No TAV

16 gennaio 2019

http://www.presidioeuropa.net/blog/?p=18484

Lettera Aperta alle Madamine

razionalità vs tifoseria tribale

Un gruppo di docenti universitari propone di fare qualche passo avanti su una questione che rischia di basarsi su una tifoseria tribale più che su elementi razionali.

Care Madamine,

abbiamo letto e ascoltato vostri interventi riguardo alla nuova Linea Ferroviaria Torino-Lione. Ci sembra che attribuiate a quest’opera un valore del tutto simbolico, non ritroviamo nelle vostre parole né dati tecnici né scenari di futuro basati sulla realtà fisica, mentre compaiono soltanto aspettative generiche che nulla hanno a che vedere con un traforo sotto il massiccio dell’Ambin. Chi si oppone a tale opera lo fa da oltre vent’anni basandosi su grandezze fisiche e previsioni analitiche. Proviamo pertanto, come docenti universitari a proporre di fare qualche passo avanti su una questione che rischia di basarsi su una tifoseria tribale più che su elementi razionali.

Isolamento

Le affermazioni riguardo al “rompere l’isolamento” del Piemonte suonano paradossali e prive di fondamento. Nel 2017 le tonnellate di merci che hanno varcato il confine italo-francese sono state circa 44 milioni, pari approssimativamente ad un quinto di tutto quello che attraversa le Alpi ogni anno (216 milioni di tonnellate).  All’aeroporto di Caselle sono transitati 3.814.000 passeggeri; sui treni Milano-Parigi che toccano Torino e transitano dal Fréjus c’è stata una presenza complessiva di circa 500.000 viaggiatori. Aggiungiamo il transito di autovetture ai valichi alpini da Ventimiglia al Monte Bianco ed è difficile capire in che senso il Piemonte e Torino siano “isolati”. Negli atenei torinesi ci sono quasi 10.000 studenti stranieri, circa il 9% del totale degli iscritti: per una città “isolata” non è male. Nell’era di Internet parlare di isolamento è sempre più un concetto marginale.

Sostenibilità

Se dunque non è l’isolamento di merci e passeggeri a caratterizzare il Piemonte, si potrebbe invocare la scarsa sostenibilità ambientale del traffico aereo e su gomma, quindi vedere il TAV Torino-Lione semplicemente come sostituzione di modalità di trasporto. Ma sostenibile non è un aggettivo magico da affiancare a qualsiasi cosa. La sostenibilità sta soltanto in un’economia circolare, promossa dalla stessa UE, che riduca i flussi di energia e materia, quindi con una minor circolazione di merci. Per la nuova linea Torino-Lione la narrazione favorevole ipotizza invece un cospicuo e duraturo aumento delle tonnellate da trasportare. A prescindere dalla realtà che si incarica di smentire sostanziali tendenze alla crescita quantitativa dei flussi attraverso la frontiera italo-francese, l’economia della crescita delle quantità materiali non è sicuramente circolare e si trova agli antipodi della sostenibilità perché è in conflitto con vincoli e leggi fisiche. Tutto ciò è ben noto alla comunità scientifica internazionale ed illustrato in documenti delle Nazioni Unite o nell’enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco. La NLTL per essere realizzata consuma inoltre molta energia e materie prime, produce imponenti emissioni di gas climalteranti che promette di cominciare a recuperare solo dopo una ventina d’anni dall’apertura dei cantieri: per contenere i cambiamenti climatici dobbiamo ridurre le emissioni subito, non tra vent’anni, e il denaro stanziato per l’opera potrebbe essere diretto verso altre opere trasportistiche con ricadute immediate, anche occupazionali, come l’estensione della mobilità elettrica e il miglioramento di quella urbana e ferroviaria esistente.

Disuguaglianze

Le statistiche dell’OCSE e delle Nazioni Unite dicono che da decenni le disuguaglianze di reddito sono in crescita, sia all’interno delle nazioni che fra di loro. Ciò indica che si tratta non di un fenomeno congiunturale, ma strutturale. Di certo non sono i meccanismi della crescita materiale competitiva a poter perseguire l’equità sociale, né si può sperare di curare la malattia lasciando campo libero a multinazionali guidate esclusivamente dalla massimizzazione del profitto e che spostano i propri investimenti da un paese all’altro in cerca del luogo in cui incontrino meno vincoli ambientali e sociali mirando a minimizzare i costi. Quella logica non mitiga gli impatti ma li scarica sugli altri e di certo non ottimizza, anzi minimizza, la retribuzione del lavoro; l’occupazione è comunemente gestita come un ricatto nei confronti dei pubblici poteri onde poter avere mano libera. Certamente la soluzione al problema delle disuguaglianze non sono uno o più buchi nelle montagne, ma semmai la diffusione di nuovi modelli economici e sociali che contemplino sostenibilità e resilienza.

Futuro

Il futuro va costruito in maniera solidale, tenendo conto dei limiti e dei vincoli del sistema Terra-biosfera che oggi sono ben evidenti. Un ruolo chiave ce l’ha certamente l’innovazione e la frontiera possiamo trovarla nella chimica verde, nella biomimicry (biomimesi), nei processi circolari per minimizzare la produzione di rifiuti e massimizzare l’efficienza energetica, nell’internet of things (internet delle cose) e magari nel quantum computing (computazione quantistica); non nel movimento terra e nel cemento. Se il sistema imprenditoriale ha difficoltà a muoversi in questi campi non è certo perché manchi una galleria. La strada non è quella di guardare al passato riproponendo i vecchi modelli che hanno portato alla situazione presente di insostenibilità globale. Partendo da una base materiale che è comunque molto vasta, bisogna puntare sull’intelligenza e sull’immateriale, sulla qualità personale e sociale della vita piuttosto che su un impossibile aumento delle tonnellate da spostare qua e là.

Un’illusione proposta come soluzione

Ma a suscitare la curiosità più grande è proprio l’accostamento tra quest’opera e la salvifica risoluzione di problemi presenti e futuri. Anche lanciando oggi i lavori definitivi di costruzione (finora mai partiti) dovremmo attendere decenni prima di vedere transitare un treno sulla nuova linea ferroviaria da Torino a Lione. Il tunnel di base non sarebbe attivo prima della metà degli anni ’30 e i collegamenti nazionali non prima della fine degli anni ’40. E nel frattempo? Gli imprenditori dovrebbero attendere fino ad allora quest’unica ipotesi di rilancio dell’economia? Torino e il Piemonte continuerebbero a restare isolate (ammesso e non concesso che oggi lo siano)? I nostri giovani continuerebbero ad emigrare, con l’unica consolazione di un biglietto di ritorno datato 2050? Rimarremmo tutti per vent’anni in trepidante attesa, certi del miracolo?

Nel nostro lavoro siamo abituati a ragionare in termini concreti, saldamente ancorati ad elementi di realtà valutabili. Il progetto di nuova linea ferroviaria Torino Lione è notoriamente basato su presupposti proposti alcuni decenni fa, oggi rivelatisi errati e anacronistici. Pensare di puntare tutto su quest’opera ha più a che fare con il gioco d’azzardo che con la visione strategica. Per uscire tutti insieme dalle difficoltà presenti non solo il nuovo tunnel di base non c’entra nulla, ma è d’impedimento in quanto vorrebbe catturare risorse che dovrebbero molto più produttivamente essere impiegate altrove.

Seguono firme

Alessandra Algostino, docente universitario

Mauro Bonaiuti, docente universitario

Marina Clerico, docente universitario e membro della Commissione Tecnica Torino Lione

Elisabetta Grande, docente universitario

Sergio Foà, docente universitario

Ugo Mattei, docente universitario

Luca Mercalli, Associazione Meteorologica Italiana

Dario Padovan, docente universitario

Livio Pepino, già magistrato

Alberto Poggio, docente universitario e membro della Commissione Tecnica Torino Lione

Angelo Tartaglia, già docente universitario e membro della Commissione Tecnica Torino Lione

VERS LA FIN DU REGIME OUATTARA !

LM pour Panafricom-News/

Avec AFP/ 2019 01 15/

Gbagbo-Bédié-Soro :

PANAF-NEWS - LM recomposition en rci (2019 01 15) FR

vers une nouvelle alliance électorale en Côte d’Ivoire contre le président Ouattara !

On assiste depuis quelques mois à une recomposition de la scène politique ivoirienne depuis la rupture entre le président Ouattara et son principal allié Henri Konan Bédié. Ce dernier évoque désormais une alliance électorale avec Laurent Gbagbo. Et souhaite y adjoindre Guillaume Soro, président de l’Assemblée nationale ;

* Voir aussi sur EODE-TV/

LUC MICHEL : CPI – GBAGBO – SORO. SEISME POLITIQUE EN RCI

(DIRECT AFRIQUE SUR ‘APPEL SUR LE CONTINENT’, 26.07 2018)

sur https://vimeo.com/285892878

A DEUX ANS DE LA PRESIDENTIELLE IVOIRIENNE DE 2020

A deux ans de la présidentielle ivoirienne de 2020, l’ex-président Bédié a décidé d’accélérer les choses. Pour la première fois, il évoque une alliance électorale avec l’ex-président Laurent Gabgbo. Il affirme même avoir obtenu son accord pour réunir leurs forces contre le camp du président Alassane Ouattara. “Je l’ai informé et il m’a donné son accord pour contacter le Front populaire ivoirien”, a déclaré Henri Konan Bédié dans une interview à la chaîne de télévisions française France 24.

Le Front populaire ivoirien (FPI) de Laurent Gbagbo est considéré comme la troisième force politique ivoirienne. L’annonce de son rapprochement avec le Parti démocratique de Côte d’Ivoire (PDCI), principal parti d’opposition, marquerait un tournant décisif dans la politique ivoirienne. Henri Konan Bédié compte sur le retour à Abidjan de son ancien frère ennemi, Laurent Gbagbo, pour préparer la campagne de la présidentielle de 2020. “J’espère vivement qu’il soit libéré. Cela fait sept ans que Laurent Gbagbo est en prison. Quels que soient les crimes qu’il a commis, cela suffit pour la justice”, a-t-il plaidé au micro de France 24.

Gbagbo a été acquitté ce jour par la CPI. Jugé depuis sept ans par la Cour pénale internationale de la Haye, Laurent Gbagbo n’a jamais caché son intention de peser sur la vie politique de son pays. Il l’a dit au journaliste et écrivain François Mattei qui lui a rendu visite dans sa prison de La Haye. Notre confrère vient de publier un livre-entretien (Pour la vérité et la justice, aux éditions Max Milo) avec l’ex-président ivoirien.

“Evidemment, Gbagbo redescendra dans l’arène politique qu’il n’a d’ailleurs jamais quittée. Il a intégré la prison dans son combat politique. Il a été opposant politique pendant 20 ans. Il pense qu’il a une mission pour la Côte d’Ivoire”, a déclaré François Mattei à RFI. Les contacts engagés entre le PDCI de Bédié et le FPI de Gbagbo, en vue de la création d’une nouvelle plateforme électorale contre Alassane Ouattara, ont été confirmés par un porte-parole du Front populaire ivoirien.

MAIN TENDUE A GUILLAUME SORO

L’opposant Henri Konan Bédié souhaite associer à sa démarche une autre figure de proue de la scène politique ivoirienne. Il a tendu la main au président de l’Assemblée nationale de Côte d’Ivoire, Guillaume Soro. Qu’il appelle « mon brillant fils ». Officiellement membre du parti au pouvoir, ce dernier est en froid avec le président Alassane Ouattara.

UNE RECOMPOSITION POLITIQUE QUE JE PRONOSTIQUAIS DES 2015 !

Depuis 2015, mes analyses prévisionnelles expliquent et annoncent ces événements …

* Voir sur EODE-TV/ LUC MICHEL :

LA CRISE POLITIQUE EN CÔTE D’IVOIRE ET SES PERSPECTIVES A LONG TERME

SUR AFRIQUE MEDIA TV

Sur https://vimeo.com/126745083

* Et voir sur PANAFRICOM-TV/

PROCES GBAGBO : LUC MICHEL CARBONISE LA CPI ET PRONE LA RECONCILLIATION EN RCI

(SUR AFRIQUE MEDIA, 17.1.2016)

sur https://vimeo.com/152075952

Photo :

Les ex-présidents ivoiriens Henri Konan Bédié (à gauche) et Laurent Gbagbo (à droite) lors d\’une rencontre à Yamoussoukro, le 4 mars 2008.

REVUE DE PRESSE PANAFRICAINE …

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LAURENT GBAGBO, L’ANCIEN PRÉSIDENT DE LA CÔTE D’IVOIRE, ET CHARLES BLE GOUDE ACQUITTÉS DE CRIMES CONTRE L’HUMANITÉ PAR LA COUR PÉNALE INTERNATIONALE

LM pour PANAFRICOM/ 2019 0115/

Déroute de la Procureur Ben Souda à La Haye !

PANAF-TV - LM gbagbo acquitté I (2019 01 15) FR

Lâchée par Trump et les USA, Laurent Gbagbo, l’ancien président de la Côte d’Ivoire, et Charles Blé Goudé sont acquittés de crimes contre l’humanité par la Cour pénale internationale …

Premier ancien chef d’Etat traduit devant la Cour, Laurent Gbagbo était en détention depuis sept ans.  Il va retrouver la liberté après sept années de détention. Laurent Gbagbo a été acquitté, ce mardi 15 janvier, de crimes contre l’humanité par la Cour pénale internationale, qui a également ordonné la mise en liberté immédiate de l’ancien président de la Côte d’Ivoire.

Avec son ancien allié, l’ex-chef des Jeunes Patriotes, Charles Blé Goudé, 47 ans, Laurent Gbagbo, 73 ans, était jugé depuis 2016 à La Haye pour de prétendus « meurtres, viols et persécutions commis pendant la crise post-électorale de 2010-2011 ».

Les défenseurs de l’ex-président avaient souligné lors des débats que si des crimes avaient bien été commis durant cette période, rien ne permettait d’en imputer la responsabilité à l’ancien chef de l’Etat. “La Chambre fait droit aux demandes d’acquittement présentées par Laurent Gbagbo et de Charles Blé Goudé”, l’ex-chef du mouvement des Jeunes patriotes, fidèles à Laurent Gbagbo, “concernant l’ensemble des charges” retenues contre eux et “ordonne la mise en liberté immédiate des deux accusés”, a déclaré le juge président  la cour.

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PRESIDENTIELLE RDC. TSISEKEDI ELU OU LE GAMBIT ANTI-OCCIDENTAL DE KABILA

* Voir la video sur PANAFRICOM-TV/

LUC MICHEL: PRESIDENTIELLE RDC.

TSISEKEDI ELU OU LE GAMBIT ANTI-OCCIDENTAL DE KABILA

(‘ZOOM AFRIQUE’ DE PRESS TV)

sur https://vimeo.com/311395399

PANAF-TV - LM tsisekedi gambit kabila ZOOM (2019 01 14) FR

* PRESS TV :

L’élection de Tshisekedi analysée par le géopoliticien Luc Michel.

LES DONNÉES DE L’ANALYSE :

« “Président protocolaire”, qui “règnera mais ne gouvernera pas”, “sans réel pouvoir”, extrêmement “vulnérable” aux manoeuvres du camp de Joseph Kabila, tels sont les commentaires d’observateurs avertis de la situation en République démocratique du Congo (RDC) après l’annonce – provisoire – de l’élection de Félix Antoine Tshisekedi Tshilombo à la tête de cet immense pays et des résultats des élections législatives et provinciales du 30 décembre », telle est l’analyse de ‘La Libre Belgique’ (quotidien belge anti-kKabila).

LES RÉSULTATS DES LÉGISLATIVES, publiés dans la nuit de vendredi à samedi, donnent près de 350 sièges de députés à l’Assemblée nationale – qui compte 500 élus de 181 circonscriptions, mais quinze d’entre eux restent à élire dans les régions en crise où tous les scrutins ont été reportés au mois de mars – pour la coalition Front commun pour le Congo (FCC) du président sortant Joseph Kabila. La coalition Cap pour le changement (Cach) de M. Tshisekedi, alias “Fatchi”, vainqueur de la présidentielle, n’a obtenu qu’une cinquantaine des 485 sièges mis en jeu. La coalition Lamuka de l’autre opposant, plus radical, Martin Fayulu compte quelque 80 députés. C’est le parlement qui choisi dans sa majorité le premier ministre. Une hypothèse qui circule en RDC est que le dauphin de M. Kabila, Emmanuel Ramazani Shadary – le grand perdant de la présidentielle avec 23%, selon les résultats provisoires de la Céni – soit nommé Premier ministre. Le futur chef du gouvernement devra en effet être choisi parmi les forces fidèles à son prédécesseur car issu de la majorité parlementaire.

AUX LÉGISLATIVES PROVINCIALES, dont les résultats ont été annoncés avant la fin de la “compilation” des votes, le FCC a remporté plus de 80% des sièges dans 22 des 26 provinces, ce qui lui assure une large majorité au Sénat – les 108 sénateurs sont élus au second degré par les 26 assemblées provinciales. Ce sont les députés provinciales qui élisent au scrutin indirect les Sénateurs.

LE SÉNAT SERA KABILISTE ! Or, M. Kabila, qui ne pouvait briguer de troisième mandat, deviendra après la prestation de serment de son successeur, sénateur à vie, selon la Constitution de 2006. Fort de sa confortable majorité, il pourrait, spécule-t-on à Kinshasa, briguer la présidence du Sénat et devenir ainsi protocolairement le second personnage de l’Etat et, en cas d’empêchement définitif du chef de l’Etat (a priori M. Tshisekedi), les “fonctions de Président de la République”, comme le stipule la Constitution.

“Le nouveau chef de l’Etat (Félix Tshisekedi) régnera mais ne gouvernera pas”, en conclut le professeur Omasombo (résidant en Belgique et anti-Kabila). “L’Assemblée nationale et le Sénat seront kabilistes, comme le gouvernement et l’armée”, a-t-il ajouté. “Felix Tshisekedi sera un président sans pouvoir. Un président fantoche. Kabila lui a cédé la présidence tout en conservant l’effectivité du pouvoir”, a pour sa part commenté l’avocat Guylain Mafuta Laman, un ex-proche de Fatshi. »

Il faut aussi savoir que Félix Tshisekedi est sous pression depuis un moment, depuis que des rumeurs affirment que son diplôme obtenu en Belgique est un faux. Une info qui a pu être vérifiée par ‘La Libre Belgique’ (devenue depuis quelques jours anti-Tsisekedi, après l’avoir longuement soutenu) : « Les documents officiels qui le prouvent sont arrivés avant-hier. Il pourrait donc encore être disqualifié ».

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L’EUROPE VASSALE SOUMISE DES USA. LE CAS DU DOSSIER IRANIEN …

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Flash Vidéo Géopolitique/ Geopolitical Flash Video/

2018 01 14/

 Le Flash Vidéo du jour …

Le géopoliticien Luc MICHEL dans LE DEBAT du 11 janvier 2018

sur PRESS TV (Iran)

vignetteEUROPPEVASSALE 2

« Les positions affichées par de nombreux responsables français sont la risée du monde entier et même parfois celle de leurs alliés. Celui qui s’est cantonné à un rôle de petit et de marginalisé ne peut plus parler comme un grand ! »

– Ayman Soussan, vice-ministre syrien des Affaires étrangères

(ce 13 janvier).

J’ai traité sur PRESS TV dans LE DEBAT de la question centrale de la vassalisation de l’Union Européenne et de ses états, France et Allemagne en tête, aux USA, via l’OTAN. Débat consensuel où mon co-paneliste à traité du fond du sujet, les dernières sanctions de Bruxelles contre l’Iran. J’ai moi traité l’aspect géopolitique qui est la trame de fond de ce dossier : la sujétion des Européens de l’Ouest aux Etats-Unis.

Dossier longuement traité il y a 25 ans par le grand géopoliticien autrichien Jordis von lohausen (disciple de Jean Thiriart) (1), dont je partage intégralement l’analyse.

L’Europe-croupion de l’UE – qui est devenue tout sauf l’Europe et dont le projet géopolitique est aujourd’hui mort-né (2) – participe avec le sang de ses fils et l’argent de ses économies en crise aux guerres des USA contre la ‘Grande-Europe’, c’est-à-dire contre l’avenir de ses peuples …

Sources :

* Voir la Video sur PCN-TV/

PRESS TV (IRAN) DEBAT AVEC LUC MICHEL:

L’EUROPE VASSALE SOUMISE DES USA.

LE CAS DU DOSSIER IRANIEN (‘L’UE A LA SOLDE DU TANDEM ISRAELO-US’)

sur https://vimeo.com/310946883

* L’article sur :

« Iran : l’UE à la solde du tandem américano-israélien ? (Débat) »

https://www.presstv.com/DetailFr/2019/01/11/585501/Iran–lUE–la-solde-du-tandem-amricanoisralien-

* Que dit PRESS TV :

« Iran: l’UE à la solde du tandem américano-israélien ?

Citant le ministère danois des Affaires étrangères, le journal Wall Street Journal a fait part de nouvelles sanctions de l’Union européenne contre l’Iran à partir du mardi 8 janvier, sous prétexte d’implication dans des actes de sabotage à Paris en France et à Copenhague au Danemark.

Le ministre danois des Affaires étrangères, Anders Samuelsen, a prétendu que cette mesure n’était pas en contradiction avec l’appui européen à l’accord sur le nucléaire iranien, « mais il est impératif que l’Union européenne transmette un message fort pour défendre ses valeurs européennes et sa sécurité ».Il a aussi prétendu que l’Union européenne allait sanctionner deux personnes physiques et une personne morale iraniennes. Sur sa page Twitter, le ministre des Affaires étrangères du Danemark a écrit que l’UE venait d’accepter de sanctionner un service de renseignement iranien pour ce qu’il a appelé des « complots d’assassinat » sur le sol européen.

Précédemment, le gouvernement français avait prétendu que l’Iran était derrière une tentative d’attentat en juin dans la banlieue de Paris, allégation énergiquement rejetée par Téhéran.

André Chamy, juriste international, et Luc Michel, géopoliticien, s’expriment sur le sujet. »

ALLER PLUS LOIN :

L’EXEMPLE DU DOSSIER DE L’ACTION DE LA FRANCE EN SYRIE

Sur la même thématique de la vassalisation aux USA, Damas affirme que « les positions adoptées par Paris sont la risée du monde entier » (SANA, ce 13 janvier). Le vice-ministre syrien des Affaires étrangères conseille aux dirigeants français « de sortir de leur dépendance vis-à-vis des États-Unis et d’adopter des positions claires, dignes d’un État souverain ». En effet, Ayman Soussan, tout en rappelant que « les Européens avaient pour coutume de suivre les Américains », a conseillé aux dirigeants français « de s’occuper de leurs affaires et crises internes au lieu de s’immiscer dans celles des autres ».

Le vice-ministre syrien des Affaires étrangères, Ayman Soussan, s’est aussi félicité de la réouverture d’ambassades arabes et occidentales à Damas, mais a également déclaré que son pays « ne supplierait aucun État pour qu’il rouvre son ambassade en Syrie » : « Nous accueillons favorablement la réouverture des ambassades, mais nous n’exerçons aucune pression en ce sens. De nombreux diplomates occidentaux en Syrie disent de bonnes choses, reconnaissant notamment le fait que Damas aujourd’hui est plus sûr que Beyrouth et que [leurs collègues partis de Syrie] voudraient y revenir. Mais la décision reste entre les mains de leurs gouvernants. »

« L’Europe ne prend pas de décision indépendamment des États-Unis et c’est pour cette raison qu’elle s’isole chaque jour un peu davantage. […] Les positions américaines sont contradictoires. Le jour où ils auront une position claire, nous leur répondrons aussi clairement », a ajouté le diplomate syrien. « Les positions affichées par de nombreux responsables français sont la risée du monde entier et même parfois celle de leurs alliés. Celui qui s’est cantonné à un rôle de petit et de marginalisé ne peut plus parler comme un grand ! Il est préférable que la France se concentre sur le sort de son peuple et qu’elle résolve ses problèmes avant d’intervenir dans les affaires des autres », a souligné Ayman Soussan.

NOTES ET RENVOIS :

(1) Le général et géopolitologue autrichien Lohausen (1907-2002), ancien membre de l’Etat major du Maréchal Rommel, proche des patriotes anti-nazis du 20 juillet 1944, s’inscrit dans la suite des thèses géopolitiques de Jean Thiriart sur « l’Europe de Vladivostok à Dublin ». Jordis VON LOHAUSEN a écrit des pages élogieuses sur le projet européen de THIRIART dans les Années 1960-75, sous le titre « REICH EUROPA », en Français « L’EMPIRE D’EUROPE ». Nous avons largement diffusé cette longue analyse publiée en Allemand et l’avons traduite en Français, Anglais, Italien, Espagnol et Russe.

Le livre principal de géopolitique du général, « MUT ZUR MACHT. DENKEN IN KONTINENTEN » (Vowinckel, Berg am See, 1979), traduit pour la petite histoire en Français par une des secrétaires de THIRIART, s’inscrit dans l’Ecole d’HAUSOFER, mais reprend aussi de nombreuses conceptions de THIRIART.  LOHAUSEN parle notamment de « l’Europe de Madrid à Vladivostok ». Dans l’exemplaire offert par LOHAUSEN à THIRIART en 1983 (et qui m’a été légué avec sa bibliothèque en 1999)  figure la dédicace suivante : « En respectueux hommage à un grand Européen ».

LOHAUSEN a aussi visiblement été influencé par le concept du « Grand Espace continental de Flessingue à Vladivostok » de Ernst NIEKISCH. Dont on méconnaît profondément l’influence sur les jeunes officiers allemands des Années 1930-34, qui recherchaient une alternative au Nazisme (notamment avec les initiatives du Général SCHLEICHER, le « général rouge »  qui voulait barrer la route à HITLER avec un Front uni des syndicats, de la Reichwehr et des nationalistes à la gauche du NSDAP », le « Quer front », le Front Transversal).

Pour Lohausen, « l’Europe puissance passe par la réunion de la grande communauté de peuples européens au sein d’un espace continental allant de ‘Cadix à Vladivostok’, il s’agit donc de construire une ‘Europe grand-eurasienne’. »

(2) Le projet géopolitique de l’unification continentale de Vladivostok à Lisbonne (ou plutôt Reykjavik) est aujourd’hui celui de la « Seconde Europe » : l’unification eurasiatique autour de Moscou !

Cfr. Luc MICHEL sur EODE THINK TANK/ GEOPOLITIQUE / THESES SUR LA « SECONDE EUROPE » UNIFIEE PAR MOSCOU

sur http://www.lucmichel.net/2013/11/24/eode-think-tank-geopolitique-theses-sur-la-seconde-europe-unifiee-par-moscou/

# L’ANALYSE DE REFERENCE SUR

LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY :

* Voir GEOPOLITIQUE RETROSPECTIVE :

LES GUERRES DES USA SONT DES GUERRES CONTRE LA ‘GRANDE-EUROPE’ ET POUR LA DOMINATION DE L’EURASIE AU XXIe SIECLE.

OU COMMENT LES POLITICIENS DE L’UE ET DE L’OTAN FONT CES GUERRES CONTRE LES INTERETS VITAUX DE LEURS PEUPLES …

sur http://www.lucmichel.net/2017/11/26/luc-michels-geopolitical-daily-geopolitique-retrospective-les-guerres-des-usa-sont-des-guerres-contre-la-grande-europe-et-pour-la-domination-de-leurasie-au-xxi/

(Sources : Press TV – PCN-TV – Pars Today – SANA – EODE Think Tank)

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

(Flash Vidéo Géopolitique/

Complément aux analyses quotidiennes de Luc Michel)

* Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

Géopolitique – Géoéconomie – Géoidéologie – Géohistoire –

Géopolitismes – Néoeurasisme – Néopanafricanisme

(Vu de Moscou et Malabo) :

PAGE SPECIALE Luc MICHEL’s Geopolitical Daily

https://www.facebook.com/LucMICHELgeopoliticalDaily/

________________

* Luc MICHEL (Люк МИШЕЛЬ) :

WEBSITE http://www.lucmichel.net/

PAGE OFFICIELLE III – GEOPOLITIQUE

https://www.facebook.com/Pcn.luc.Michel.3.Geopolitique/

TWITTER https://twitter.com/LucMichelPCN

* EODE :

EODE-TV https://vimeo.com/eodetv

WEBSITE http://www.eode.org/

Ue, Juncker: “Grecia? Austerità troppo avventata”. Di Maio: “Le lacrime di coccodrillo non commuovono nessuno”

https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/01/15/ue-juncker-grecia-austerita-troppo-avventata-di-maio-lacrime-coccodrillo-non-commuovono/4898802/?fbclid=IwAR3QBThfu9yxp5tZfMDK1MCkijFoWt-K8pJSryIscIxjK7ucUZpxr1NVBtU

Ue, Juncker: “Grecia? Austerità troppo avventata”. Di Maio: “Le lacrime di coccodrillo non commuovono nessuno”

Il presidente della Commissione Ue ha parlato in aula a Strasburgo per la celebrazione dei vent’anni dell’euro. E si è rammaricato di aver “dato troppa importanza all’influenza del Fondo monetario internazionale”: “C’è stata una mancanza di solidarietà”. Il vicepremier M5s sul Blog: “Teme l’arrivo delle Europee”. L’eurodeputata grillina Agea: “Ipocrita autocritica dall’alto del suo stipendio da nababbo”

Una vero e proprio mea culpa sulla gestione della crisi in Grecia, fino ad arrivare a dire che “l’austerità fu avventata”. Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, intervenendo in aula a Strasburgo per la celebrazione dei vent’anni dell’euro, ha ammesso errori nella strategia d’intervento per Atene. Parole che arrivano a meno di cinque mesi delle elezioni Europee e che hanno fatto molto scalpore perché pronunciate da uno dei più strenui difensori delle misure di austerità. “Non siamo stati sufficientemente solidali con la Grecia e con i greci” durante la crisi del debito, è stata la dichiarazione testuale. Non solo: Juncker ha anche riconosciuto che durante la crisi del debito “c’è stata dell’austerità avventata, ma non perché volevamo sanzionarechi lavora e chi è disoccupato: le riforme strutturali restano essenziali”. E si è rammaricato che la Commissione abbia “dato troppa importanza all’influenza del Fondo monetario internazionale” perché “al momento dell’inizio della crisi molti di noi pensavano che l’Europa avrebbe potuto resistere all’influenza del Fmi”. A lui ha replicato direttamente il vicepremier M5s Luigi Di Maio: “Le lacrime di coccodrillo non mi commuovono”, ha scritto sul Blog delle Stelle. Mentre la capadelegazione M5s in Europa Laura Agea ha attaccato: “Autocritica ipocrita da chi prende uno stipendio da nababbi”.

Juncker ha proprio detto che il ricorso al Fmi è stato un errore: “Se la California è in difficoltà, gli Stati Uniti non si rivolgono” al Fondo monetario internazionale e “noi avremmo dovuto fare altrettanto”, ha detto. Invece “c’è stata una mancanza di solidarietà“, “abbiamo coperto di contumelie la Grecia”. Ma “mi rallegro nel vedere che la Grecia e il Portogallo hanno ritrovato un posto, non dico un posto al sole, ma un posto tra le antiche democrazie europee”. L’euro, secondo Juncker, è comunque un progetto che ha avuto “successo“, un progetto a cui all’inizio credevano in pochi. “Quando abbiamo lanciato il processo verso la moneta unica, ci prendevano per pazzi, dicevano che l’unione monetaria non avrebbe potuto funzionare”. “Ne sentiamo di meno oggi. Deputati, giornalisti, professori di diritto ed economisti, soprattutto in Germania, tutti dicevano che sarebbe stata un’avvenutra che avrebbe condotto l’Ue al bordo dell’abisso. Ebbene, siamo ben lontani dall’abisso, perché possiamo constatare che il percorso intrapreso da vent’anni è stato coronato da successo”. Anche se “la convergenza economica e sociale tra gli Stati membri lascia tuttora a desiderare“. Ci sono “dei punti deboli: è una grande debolezza che il coordinamento delle politiche economiche non sia perfetto. Non sarà mai perfetto, ma dobbiamo fare di più in materia di coordinazione delle politiche economiche, di bilancio e fiscali. E’ una debolezza che rimane e non possiamo abbassare la guardia”.

Di Maio ha replicato sul Blog delle Stelle: “Juncker e tutti i suoi accoliti hanno devastato la vita di migliaia di famiglie con tagli folli mentre buttavano 1 miliardo di euro l’anno in sprechi come il doppio Parlamento di Strasburgo. Sono errori che si pagano”, ha scritto. “Dopo anni in cui ha benedetto i tagli in nome dell’austerità adesso parla di ‘austerità avventata’ e di aver dato ‘troppo influenza al Fondo Monetario Internazionale’ e ‘poca solidarietà nei confronti della Grecia’. Insomma l’austerità è stata fatta per sbaglio, è stata avventata ‘non certo perché volevamo colpire chi lavora o chi è disoccupato’. Invece è proprio quello che hanno fatto con le loro politiche economiche scellerate e ingiustificate”. Poco prima era intervenuta anche la capadelegazione del M5s al Parlamento Ue Agea: “Juncker, dall’alto del suo stipendio da nababbo di 27.000 euro al mese, non è credibile quando parla di austerità”, ha detto in una nota. “La sua ipocrita autocritica è uno schiaffo agli oltre 100 milioni di poveri europei. La Commissione europea in questi anni ha imposto i vincoli di bilancio. Con la manovra del cambiamento abbiamo già cambiato registro: dopo le elezioni europee rimetteremo mano a Trattati e regolamenti europei che penalizzano lavoratori, disoccupati e imprese. Il cambiamento è vicino e partirà dal taglio degli stipendi dei Commissari europei”.