ECCO IL 10° SEGNALE DELLA RIPRESA: ITALIA, IL SISTEMA FISCALE PEGGIORE D’EUROPA

evasori, chi non è felice di subire una pressione fiscale del 75% per poter redistribuire il reddito ai meno abbienti? Infatti disoccupati ed altre categorie deboli non sono tutelati come si deve in questo paee tanto democratico e solidale?

 Di Leonardo , il 15 gennaio 2015

di LUIGI CORTINOVIS

Oggi, vi riporterò direttamente uno studio realizzato dal “Centro Studi Impresa Lavoro”, al quale non serve aggiungere alcun commento.

L’Italia resta la matrigna d’Europa per quanto riguarda le tasse sulle imprese. Lo dimostra un’elaborazione del Centro studi “ImpresaLavoro” sui nuovi dati riferiti al 2014 contenuti nel rapporto Doing Business 2015. Nel rank generale che misura la facilità per le imprese del sistema fiscale l’Italia si classifica ultima a livello continentale e 141esima nel mondo, riuscendo a fare addirittura peggio dell’anno scorso quando si classificò 137esima. Un risultato determinato da un mix micidiale composto da pressione fiscale elevata, sistema fiscale complesso, tempi lunghi anche per pagare quanto dovuto allo Stato. Tra i Paesi dell’Europa a 28 la palma di miglior sistema fiscale va all’Irlanda, seguita dalla Danimarca e dal Regno Unito. Dietro, ma comunque meglio dell’Italia, tutte le tradizionali economie dell’area euro: l’Olanda è sesta, la Germania 18esima, la Spagna 20esima e la Francia 25esima.

In termini di Total Tax Rate sulle imprese l’Italia fa leggermente meglio dello scorso anno e passa da un prelievo complessivo del 65,8% ad uno del 65,4%. Una cifra comunque inferiore alla sola Francia (66,6%) e che distanzia di molto tutti i principali partner europei. Anche volendo tralasciare sistemi di particolare favore verso le imprese come quello croato (Total Tax Rate al 18,8%) e Irlanda (25,9%), non si può fare a meno di notare come, tranne la Francia di cui si è detto, nessuno dei nostri partner tradizionali a livello comunitario sconti una pressione fiscale cosi asfissiante: la Germania si ferma a 16,6 punti percentuali di Total Taxe Rate in meno (48,8%) e anche Grecia (49,9%), Portogallo (42,4%) e Spagna (58,2%) fanno meglio di noi. Per tacere di una grande economia matura come quella del Regno Unito che riesce comunque a garantire alle sue imprese un prelievo statale complessivo del 33,7%.

Al prelievo elevato, nel nostro Paese, si associa anche un sistema burocratico particolarmente complicato. Tra IRES, IRAP, tasse sugli immobili, versamenti IVA e contributi sociali in Italia un imprenditore medio effettua in un anno 15 versamenti al fisco, 6 in più di un suo collega tedesco, 7 in più di un inglese, di uno spagnolo o di un francese e 9 in più di uno svedese. Anche per essere in regola con il fisco le nostre aziende sono costrette ad occupare una parte consistente del loro tempo: con 269 ore l’anno impiegate per adempimenti fiscali, l’Italia è sesta in Europa e prima tra le grandi economie. Un’azienda tedesca ha bisogno di “sole” 218 ore all’anno (51 in meno) e fa comunque peggio di Spagna (167 ore, 102 in meno dell’Italia) e Francia (137 ore, 132 in meno). Particolare la situazione del Regno Unito: a un sistema fiscale già leggero in termini quantitativi si accompagna un sistema di pagamento molto semplice. Gli imprenditori inglesi effettuano in un anno una media di 8 versamenti al fisco, occupando “solo” 110 ore del loro tempo, meno della metà di un imprenditore italiano.

Anzi no, solo un commento: guardate che le cose stanno anche peggio di così.

SCARICA LE TABELLE SUL SITO DI IMPRESALAVORO

http://www.rischiocalcolato.it/2015/01/ecco-il-10-segnale-della-ripresa-italia-il-sistema-fiscale-peggiore-deuropa.html

Un Ragionamento a Freddo: La Svizzera ha Sostanzialmente Sfiducia nell’Euro

 Di  FunnyKing , il  15 gennaio 2015 

 A freddo la mossa della BNS è una ammissione di sconfitta di fronte all’evidenza.

 Ovvero che l’Euro è una moneta troppo debole e dunque il rischio assunto nel costruire enormi attivi in Euro per difendere il cambio è potenzialmente maggiore del beneficio ottenuto nel mantenere la valuta svizzera relativamente calmierata.

 E lo ripeto è una sconfitta, non è affatto un abile mossa dei furbi svizzeri. Per niente. Basta ascoltare le reazioni in Radio su RSI (e domani sui giornali). La BNS ha creduto che alla fine l’economia Europea si stabilizzasse e con essa l’Euro mantenesse una sua forza, e altresi’ la BNS ha confidato sul rigore e il rispetto del mandato della BCE (che non ha affatto nessun obbiettivo di inflazione al 2% ma solo una stabilità dei prezzi).

 Entrambe le aspettative, o previsioni si sono rivelate sbagliate.

 Quello che però mi stupisce è il modo: tornare al libero mercato dopo anni di PEG ed avere accumulato circa il 100% del PIL Svizzero in attivi in Euro è una follia a prima vista.

 Forse esiste qualche piano che ancora non è stato svelato, non saprei. Però perdonatemi a prima vista a me questa mossa pare un stupidaggine bella e buona e causerà danni, molti danni all’economia svizzera. Tutta la pianificazione aziendale dell’industria Svizzera (orientata all’export ancora più che in Italia) è andata a farsi benedire e la reazione potrebbe essere piuttosto violenta.

 Peraltro… con l’enorme massa di denaro messo in giro, chi impedirà al Franco di andare regolarmente a 0.80€ per dire?

 Mah!, probabilmente c’è qualcosa che non riesco a vedere nella strategia della BNS, stiamo a vedere.

 Rimane un fatto la Svizzera ha appena detto chiaramente che l’Euro NON è una valuta affidabile, il che dovrebbe fare riflettere.

http://www.rischiocalcolato.it/2015/01/un-ragionamento-freddo-la-svizzera-ha-sostanzialmente-sfiducia-nelleuro.html

La Russia sta per tagliare il gas che transita dall’Ucraina alla UE

Posted by Massimiliano Rupalti

Daeuobserver”. Traduzione di MR (h/t Luìs de Souza)

L’unione Europea deve cominciare “oggi” a costruire o il gas russo andrà in altri mercati, ha detto Gazprom (Foto: Mitya Aleshkovsky)

 
Il commissario per l’energia della UE Sefcovic a Mosca
– “molto sorpreso”. (Foto: Commissione Europea)

Di Peter Teffer

La Russia ha detto che fermerà il gas della UE che transita dall’Ucraina e lo farà passare invece dalla Turchia, nel secondo annuncio-shock sull’energia in altrettanti mesi. Mercoledì (14 gennaio), la Russia ha detto che l’UE deve costruire una nuova infrastruttura per collegarsi con un futuro gasdotto Russia-Turchia o perderà l’accesso alle forniture. Il capo della Gazprom Alexei Miller ha emesso l’ultimatum durante una visita in Russia del commissario per l’energia della UE Maros Sefcovic, che ha detto di essere stato “molto sorpreso” dalla dichiarazione. L’ultimo annuncio arriva dopo che la Russia a dicembre ha detto che non costruirà il cosiddetto gasdotto South Stream attraverso la Bulgaria e l’Ungheria verso l’Italia a favore di un nuovo progetto con la Turchia.

La Commissione Europea ha bloccato la costruzione del South Stream sulla base della non conformità con le leggi energetiche della UE. Ma sia il South Stream sia il “Turkish Stream” hanno implicazioni strategiche, perché aggirano l’Ucraina, che guadagna miliardi con le tasse di transito e che è sull’orlo del fallimento. Miller ha osservato: “il Turkish Stream e la sola via attraverso cui possono essere forniti 63 miliardi di metri cubi di gas russo, che al momento transitano in Ucraina.

Non ci sono altre opzioni”, riporta la AFP. Miller ha avvertito Sefcovic di cominciare a costruire “l’infrastruttura di trasporto del gas necessaria dal confine Greco e Turco”. “Avete un paio d’anni al massimo per farlo. E’ una scadenza molto, molto stretta. Per soddisfare la scadenza, il lavoro di costruzione del nuovo troncone di gasdotti nei paesi dell’Unione Europea deve cominciare immediatamente, oggi”, ha aggiunto. “Altrimenti, quei volumi di gas potrebbero finire su altri mercati”. Sefcovic – che si trovava nella sua prima visita in Russia per incontrare Miller, il vice ministro russo Arkady Vladimirovich Dvorkovich e il ministro dell’energia Alexander Novak – ha reagito freddamente alla notizia. “Credo che possiamo trovare una soluzione migliore”, ha detto. “Noi non lavoriamo così… il sistema e le abitudini commerciali – come lo facciamo oggi – sono diversi”. Circa l’80% delle importazioni di gas della UE dalla Russia passano dall’Ucraina. Ma le dispute politiche fra Kiev e Mosca hanno visto l’interruzione delle forniture alla UE in due occasioni negli ultimi anni, con Mosca che giustifica la decisione della Turchia dicendo che l’Ucraina è “inaffidabile”. Nel frattempo, la Bulgaria ha chiesto a Sefcovic di usare la sua visita in Russia per lanciare un piano per la costruzione di un hub del gas sulla costa bulgara del Mar Nero. Ma non è chiaro se Sefcovic sia riuscito a proporre il tema coi ai interlocutori russi.

http://ugobardi.blogspot.it/2015/01/la-russia-sta-per-tagliare-il-gas-che.html?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews

E PER I DERIVATI DI STATO GARANZIE MILIARDARIE DATE DAL GOVERNO QUASI DI NASCOSTO

15 gennaio 2015 da Pino Nicotri

 [Non intendo certo rinunciare a dire la mia sulla strage di Parigi. Ho però preferito evitare di scriverne a botta calda, sotto la violenta spinta del dolore e dell’orrore priva però di qualche dato in più. Sull’accaduto scriverò prossimamente. Intanto pubblico questo intervento dei nostri due economisti su tutt’altro argomento]

 Garanzie miliardarie per i derivati di Stato

  Mario Lettieri* Paolo Raimondi**

 Le polemiche roventi causate dal decreto legge in materia di fisco adottato lo scorso 24 dicembre dal governo hanno indotto Renzi a rinviare il testo al Consiglio dei Ministri del 20 febbraio per trasmetterlo poi alle competenti commissioni parlamentari. Purtroppo le polemiche sul famoso 3% di franchigia dalle sanzioni penali delle evasioni fiscali, rischiano di coprire altri aspetti e provvedimenti della legge di Stabilità che, ignorati dalla grande stampa, potrebbero passare nella più totale indifferenza. In essa “il Tesoro è autorizzato a stipulare accordi di garanzia bilaterale in relazione alle operazioni in strumenti derivati»fatte con le banche”.

 Il governo giustifica tale decisione affermando che trattasi di una facoltà, non di un obbligo. Ma, come è già avvenuto in Irlanda e in Portogallo, lo Stato italiano potrebbe essere chiamato ad accantonare e bloccare somme molto consistenti a garanzia dei suoi derivati su cui le banche potrebbero valersi in caso di rischio default. Si tratta di un vero favore alle banche perché si modifica, sostanzialmente, il contratto a suo tempo sottoscritto. Ciò non avviene per nessun altro accordo bancario.

 Secondo le stime ufficiali del governo, gli strumenti derivati per la gestione del debito pubblico emesso dalla Repubblica Italiana ammontano a circa 161 mld di euro di valore nozionale. In gran parte, sono swap su tassi di interesse accesi per garantirsi contro possibili loro variazioni. Tale cifra non comprende i derivati degli enti locali.

 Secondo l’ultimo bollettino della Banca d’Italia del 6 novembre 2014 il loro valore di mercato, aggiornato al secondo trimestre 2014, è negativo per 34,428 mld . In altre parole, se detti derivati dovessero essere liquidati oggi, lo Stato italiano dovrebbe sborsare oltre 34 mld di euro! Si ricordi che nel 2013 le operazioni in derivati hanno già generato un esborso netto superiore a 3 mld. Nel 2012, invece, la ristrutturazione di un singolo derivato fatto con l’americana Morgan Stanley è costata all’erario ben 2 mld e mezzo di dollari.

 Naturalmente i cantori della «bellezza dei derivati»ci dicono che però tutto è momentaneo e dipende dall’attuale andamento dei tassi di interesse che sono scesi vicino alla zero. Domani potrebbe andare diversamente. Potrebbero ritornare a salire anche se, dicono sedicenti esperti e approssimativi governanti, ciò non è auspicabile in quanto sarebbe deleterio per la creazione del credito e per la stessa ripresa economica.

 È davvero stupefacente constatare che nelle leggi finanziarie Usa e di tutti i paesi Ue, Italia compresa, non vi sia stata una puntuale riflessione sulla pericolosità dei derivati. Eppure la bancarotta del sistema bancario del 2007-8 e le crisi di molti paesi sono state causate proprio dai derivati finanziari altamente speculativi.

 È evidente che il debito pubblico non si può risolvere con trucchi contabili e con giochi finanziari. Lo si riduce soltanto attraverso la crescita economica e il taglio drastico delle spese correnti, spesso inutili. L’esposizione creditizia delle Stato non è, di per sé, negativa purché sia finalizzata allo sviluppo e alla creazione di ricchezza reale e di occupazione.

 Non vi è quindi una finanza magica né vi sono derivati che possano rendere comunque roseo il futuro. Purtroppo i derivati vengono sempre presentati come se fossero dei toccasana, un guadagno sicuro, per i sottoscrittori e per le banche. Non è stato e non è così. A rimetterci sono quasi sempre gli stati e gli enti pubblici. Se a perdere sono le banche, allora gli stati intervengono con operazioni di salvataggio a spese di tutti i contribuenti.

 *Sottosegretario all’Economia del governo Prodi ** Economista

http://www.pinonicotri.it/2015/01/e-per-i-derivati-di-stato-garanzie-miliardarie-date-dal-governo-quasi-di-nascosto/?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews