Rimborsopoli, tutti assolti: le spese pazze non costituiscono reato

Rimborsopoli, tutti assolti: le spese pazze non costituiscono reato
gennaio 15 2015

Tutti assolti gli ex consiglieri regionali del Piemonte che per il processo sui rimborsi avevano scelto il rito abbreviato. Il gup Daniela Rispoli ha accolto così le richieste del Procura e ha deciso di assolvere perché il fatto non costituisce reato. Tra i nove consiglieri della passata legislatura sul banco degli imputati sono saliti anche due assessori dell’attuale giunta Chiamparino: Aldo Reschigna, assessore al Bilancio e Monica Cerutti, assessore alle Pari opportunità. Insieme a loro anche il segretario regionale del Partito Democratico Davide Gariglio. Tutti accusati di peculato per delle spese rimborsate.

Charlie Hebdo : La justice belge enquête sur d’éventuels liens entre Coulibaly et un trafiquant de Charleroi


Charlie Hebdo : La justice belge enquête sur d’éventuels liens entre Coulibaly et un trafiquant de Charleroi

La justice belge cherche à déterminer s’il existe des liens entre Amedy Coulibaly, l’un des trois auteurs des attaques de Paris, et un trafiquant d’armes présumé domicilié en Belgique, a indiqué jeudi le parquet fédéral belge.

 “La question des armes est sous enquête“, a déclaré Éric Van der Sijpt, porte-parole du parquet fédéral, au lendemain de l’inculpation pour “trafic d’armes”

d’un homme domicilié à Charleroi, Neetin Karasular.

Selon le parquet fédéral en charge des questions de terrorisme et qui s’est saisi de l’affaire, il est établi que Neetin Karasular, déjà connu de la justice pour
divers trafics, avait racheté la voiture de Hayat Boumeddiene, la compagne de Coulibaly. Le parquet fédéral, en collaboration avec la justice française, cherche à établir s’il y a un “possible lien” supplémentaire avec les événements de Paris, a ajouté M. Van der Sijpt.

Plusieurs contacts avec le terroriste

 Neetin Karasular s’était présenté lui-même mardi à la police, expliquant avoir eu “ces derniers mois” des contacts avec Amedy Coulibaly dans le cadre de l’achat d’un véhicule. Il avait ajouté avoir voulu “escroquer” le Français et, ayant pris peur après les attentats de Paris, avoir souhaité informer la police.

Lors d’une perquisition, les enquêteurs ont trouvé à son domicile des documents prouvant un marchandage relatif à ce véhicule, mais aussi des documents faisant état d’une négociation avec le tueur français à propos d’armes et de munitions.

L’homme comparaîtra lundi devant la chambre du conseil de Charleroi, une juridiction d’instruction, qui devra décider de son maintien ou non en détention
préventive. Dans les documents saisis, “il était notamment question d’un calibre peu courant, qui correspond au pistolet Tokarev que détenait Amedy Coulibaly” lors de l’attaque de la supérette, selon l’agence Belga.

 Neetin Karasular “est intervenu comme intermédiaire dans une transaction portant sur l’achat d’un véhicule. Et le lien (…) est que le véhicule qui a été acquis appartenait à la compagne de Coulibaly“, a confirmé à la télévision publique RTBF son avocat, Michel Bouchat.

Mais dans le dossier, il n’est pas question de cession d’armes avec qui que ce soit“, a ajouté l’avocat, en qualifiant de “fantasmes” les informations avançant que la voiture avait été échangée contre des armes. 

La presse belge a aussi rapporté que les auteurs des attentats de Paris avaient acheté une partie de leur arsenal à Bruxelles, une information qui n’a pas été confirmée par les autorités belges.

belgio1

Condanna della manifestazione NO TAV 6 gennaio 2015

Il documento, nemmeno votato da tutta la maggioranza, “condanna” la goliardica rappresentazione a cui ha partecipato anche il consigliere Francesca Frediani. Vestendo gli inediti panni della befana, l’unica colpa di Frediani sarebbe quella di aver effettuato cinque canestri su cinque tiri con palline di carta 

 CS del 14/01/2015
 

Oggi il Consiglio regionale del Piemonte si è coperto di ridicolo approvando un ordine del giorno sulle manifestazioni No Tav avvenute in centro a Torino il 6 gennaio scorso.

Il documento, nemmeno votato da tutta la maggioranza, “condanna” la goliardica rappresentazione a cui ha partecipato anche il consigliere Francesca Frediani. Vestendo gli inediti panni della befana, l’unica colpa di Frediani sarebbe quella di aver effettuato cinque canestri su cinque tiri con palline di carta centrando un sacco retto da un attivista No Tav che indossava la maschera di Chiamparino.

Lo stesso presidente della Regione, così come l’ex procuratore Caselli, hanno accolto l’iniziativa con battute cogliendo quindi in pieno lo spirito goliardico dell’iniziativa.

Alcuni consiglieri regionali “più realisti del Re” (tra cui il capogruppo Pd Gariglio e il consigliere Ferrentino) hanno invece visto in questa manifestazione un improbabile attacco personale ad esponenti politici ed istituzionali. Un fatto da “condannare fermamente”.

Siamo allibiti di come si possa arrivare a simili picchi di ipocrisia proprio in questo momento storico in cui il diritto di satira e la libertà d’espressione sono pericolosamente minacciate.

Mai come in questo momento ci sentiamo di affermare Je suis Charlie, a Parigi come a Torino.

Gruppo regionale M5S Piemonte

Posto di blocco in tangenziale: se sei NOTAV può succedere di tutto…Una notte, in autostrada, in val Susa….

NoTAV? Favorisca patente, libretto e pipì… storie di ordinaria follia.

Drug_test

ORMAI SIAMO IN UNO STATO DI POLIZIA DOVE IL SOPRUSO È ALL’ORDINE DELLA NOTTE (E DEL GIORNO)

Riceviamo e diffondiamo il racconto di una disavventura, esprimendo massima solidarietà e complicità alle compagne milanesi ed al simpatico cane nero!

Tre compagne milanesi notav e un simpatico cane nero ieri notte, terminata l’assemblea del coordinamento comitati in valle, rientravano verso il capoluogo lombardo. Casello di Torino, Falchera, posto di blocco della polizia. “No, no, no… dai che non fermano noi… ” Paletta: fermano noi. 

“Documenti. Documenti del cane. Libretto. Ah, sì, signorina, mi dia anche la patente”

E il collega: “Ha bevuto? Facciamo l’alcool test?” Facciamo l’alcool test.

Negativo.

Si chiudono in macchina, i due sbirri: controllo del terminale. Quasi pazientemente aspettiamo, in macchina, ché fa freddo. Aspettiamo 10 minuti, 15 minuti… alla fine 50 minuti ferme al casello e intanto le due volanti non fermano più nessuno. Almeno a qualcosa è utile la nostra attesa! Finalmente scende il capo, pieno di vanagloria da ometto in divisa si rivolge alla conducente: 

“Lei, è disponibile a seguirci a Torino, in un ospedale, per effettuare delle analisi antidroga?”

Ehh??

“Ma certo che no!”

“Allora devo sequestrarle il veicolo”

Immaginate la scena: tre di notte, casello della tangenziale torinese, due volanti della polizia, quattro idioti in divisa, tre donne e un cane. Ne esce un’accesa discussione sul perché di questa ormai evidente provocazione. Uno spettacolo teatrale, teatro dell’assurdo, è chiaro.

“Due di voi e cane rimangono qui e lei viene con noi da sola in volante all’ospedale”

“Ve lo scordate!”

“Se non volete che la vostra amica venga da sola con noi chiamiamo un taxi per tutte e tre più il cane” 

“Va bene, paga la questura di Torino?”

Al signor agente viene un dubbio… ritratta. – Situazione di stallo.

“Allora noi chiamiamo i nostri amici” E chiamiamo qualche compagno di Milano e di Torino…cosa che all’inizio rincuora i poliziotti incapaci di intendere e volere, ma un’ulteriore chiamata in questura per chissà quale accertamento fa accendere la lampadina del ohi ohi qui se arrivano altri compagni delle tre si mette male.
Allora accettano la seguente proposta: guiderà l’auto un’altra delle tre compagne, diversa dalla conducente, che deve sottoporsi alle analisi.
Notate bene che questo viene accettato su nostra garanzia verbale e senza ulteriore verifica di patente di guida della nuova conducente o accertamenti di alcooltest o altro, con due sbirri nel pallone più totale, ma cocciuti nel portare avanti gli ordini impartiti dalla questura.
È il momento di togliere il velo e svelare l’arcano: “Siamo tre compagne notav e voi lo sapete che stiamo subendo tutto questo perché gli ordini che vi hanno impartito hanno questa causa”. Da quel momento uno dei due sbirri, nonostante le paroline non sempre gentili che gli verranno rivolte nell’arco della nottata, non proferirà praticamente più verbo e il suo sguardo rimarrà goffamente fisso in basso.

Pronto soccorso di un ospedale torinese nei pressi di corso Giulio Cesare, alle tre e mezza della notte, con alcuni compagni venuti a tenerci compagnia. La nostra compagna di sventura viene fatta entrare in codice verde, ma con la via preferenziale, davanti a malati, incidentati, feriti presenti in sala d’aspetto, per delle analisi del sangue e delle urine,
pagate dalla questura di Torino.

Il piantone muto rimane a far guardia silenziosa al gruppetto di compagni e amici a quattro zampe in attesa che finisca la pantomima. Il personale dell’ospedale è basito e sorpreso; qualcuno, in una pausa sigaretta, ci dice: “Mi dispiace, pensate che ho dovuto togliere l’adesivo no tav altrimenti la polizia mi fermava sempre.”
Nel laboratorio delle analisi, un’attonita dottoressa, spiega allo sbirro che lei le analisi le può anche fare, ma di solito la procedura è differente. “E poi, lo sa che le analisi che faremo non avranno valore legale? Per avere quelle utili ci vorrà una settimana… ”

Non importa. Il solerte agente ribadisce solo: “Drug test”.

E facciamo queste analisi! E anche il drug test è negativo.
Sconfortato, ormai, il povero sbirro fa la richiesta che lo seppellirà di ridicolo:

“Almeno posso portare con me, come prova, il campione delle urine?”

Sguardo basito della dottoressa. “Se vuole, ma le ho detto che non ha valore legale?”
Non importa, lui vuole il tampone delle urine e se lo porta appresso tutto fiero in un sacchettino, seguito da un codazzo di persone che gli ricorda quanto sia feticista e guardone.

Prima di sgommare, coperti di vergogna, i due sbirri, rilasciano a due di noi un avviso di comparizione: “Da terminale risulta che bisogna notificare degli atti giudiziari e fare accertamenti. Presentatevi entro il 21 gennaio a Torino per ritirarli”.

5 di mattina, si torna a Milano, e si traggono, ridendo, le seguenti conclusioni:

  • se sei notav e vieni fermato ad un posto di blocco, hai le analisi del sangue e delle urine pagate dalla questura di Torino e salti pure la fila. Ma questo, attenzione, vale solo per il conducente.
  • un posto di blocco, all’uscita del casello della tangenziale torinese per barriera milano e in più svincolo direzione milano…mhm…a quell’ora, dopo un assemblea di coordinamento dei comitati notav in valle…mhm…è una bella rete per chi vuole pescare pesci che nuotano controcorrente
  • visto che da terminale risultava necessario notificare a due di noi degli atti… perché invece delle analisi ospedaliere non portarci in questura per le notifiche? Forse si sarebbe creato troppo casino alla notizia notturna? 
  • Magari volevano approfittarne per logorarci un po’i nervi… in tal caso facciano attenzione ai loro: i nostri godono di ottima salute e sono abituati ad una buona e caparbia resistenza.
  • un amarcord: le stesse tre più cane, all’indomani degli arresti del 9 dicembre del 2013 di Mattia, Chiara, Niccolò e Claudio, furono fermate ad un altro posto di blocco torinese, quella volta messo all’uscita dal casello autostradale di Chivasso. Allora, si arrivava da Milano, direzione Torino, e si era in modo palese attese. Finimmo in una caserma dei carabinieri per altro tipo di accertamenti: perquisizioni personali, perquisizioni degli oggetti in nostro possesso e dell’auto, rilasciate molte ore dopo con un pugno di mosche in mano per la questura torinese e attraverso la voce di chi ubbidisce agli ordini ci fu detto: “ci dicono che voi dite che la polizia nei cie stupra e per questo vi portiamo dai carabinieri.”

La certezza è che continueremo a dirlo.

Incidente nel cantiere della Tav a Trasta, grave operaio

http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2015/01/16/ARR6AqCD-incidente_operaio_cantiere.shtml

I cantieri di Trasta

I cantieri di Trasta

Genova – Un operaio di 53 anni è rimasto gravemente ferito questa sera durante alcuni lavori notturni all’interno del cantiere per la costruzione della Tav a Trasta in Valpolcevera.

Secondo quanto ricostruito l’addetto che stava lavorando all’interno di una galleria avrebbe riportato lo schiacciamento del braccio finito all’interno di alcuni macchinari. A dare l’allarme sono stati alcuni colleghi.

Sul posto sono intervenuti i medici della Genova Soccorso che dopo aver stabilizzato l’operaio lo hanno trasportato d’urgenza, in codice rosso, al pronto soccorso dell’ospedale San Martino.L’operaio rischia l’amputazione parziale di una mano. Sull’incidente è stata aperta un’inchiesta da parte dell’unità operativa per la sicurezza sul lavoro della Asl.

LUC MICHEL ANALYSE LE TERRORISME DJIHADISTE EN SYRIE, AU CAUCASE ET EN EUROPE

TV SYRIA & EODE-TV/ 2015 01 16/

EODE-TV - LM sur TV SYRIA analyse du djihadisme (2015 01 16)  FR

(Rediffusion)

Images brutes non montées, interview de la TV SYRIA (Télévision d’Etat) filmée « backstage » par EODE-TV à Damas, Syrie, le 30 novembre 2014. L’interview est destinée à un DVD et un reportage sur la Conférence la « Conférence internationale Terrorisme et Extrémisme religieux »

 PARTIE 1/

Video sur :  https://vimeo.com/113173923

 PARTIE 2/

Video sur :  https://vimeo.com/113179918

 PARTIE 3/

Video sur :  https://vimeo.com/113226705

EODE-TV - LM sur TV SYRIA analyse du djihadisme (2015 01 16)  FR 2

 Spécialiste reconnu en Russie, en Iran ou au Proche-Orient (mais ostracisé totalement dans les médias de l’OTAN), des phénomènes djihadistes, Luc MICHEL, qui dirige le Conseil des Experts de l’Ong EODE, est à Damas pour participer à la « Conférence internationale Terrorisme et Extrémisme religieux » (*). Il analyse le terrorisme djihadiste en Syrie, dans le Caucase et en Union Européenne et dénonce les responsabilités des USA, de l’OTAN et de l’UE dans la cristallisation de ce cancer qui menace aujourd’hui l’Eurasie et l’Afrique.

 Prémonitoire, il pose sans détour la question de la menace du retour des djihadistes en Union Européenne : « la question n’est plus de savoir si il y aura un 11 septembre européen. Mais où et quand il aura lieu » …

 EODE-TV / EODE Press Office /

 (*) Conférence internationale sur le terrorisme et l’extrémisme religieux, sous les auspices du ministre syrien de la Justice Dr. Najim Hamad Al-Ahmed, du 29 novembre au 2 décembre 2014, à l’Hôtel DamaRose, Damas.

Luc MICHEL, administrateur général de EODE, participait à cette conférence, avec une équipe de EODE-TV.

Cfr. http://www.eode.org/eode-bureau-de-presse-republique-arabe-syrienne-ministere-de-la-justice-conference-internationale-sur-le-terrorisme-et-lextremisme-religieux/

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EODE-TV sur Vimeo: https://vimeo.com/eodetv

DOPO CHARLIE HEBDO. La dissacrazione dei valori religiosi o della divinizzazione del Capitale

di Diego Fusaro

15 gennaio

 «L’anti-islamismo e l’anti-cristianesimo conducono dritti dritti all’apologia del capitale. La Lega Nord ci è dentro fino al collo e rivela così la sua vera natura di partito organico al nuovo ordine mondiale neoliberale».

Premetto che fino a qualche giorno fa non conoscevo neppure nominalmente il comico Dieudonné, prima che venisse arrestato per apologia di terrorismo. Premetto anche che, ascoltandolo, non lo trovo neppure poi divertente, e nemmeno condivido larga parte delle cose che dice, con un’ironia che anzi trovo piuttosto volgare e crassa.

Ma non è questo il punto. Il punto sta invece altrove. La vicenda del comico Dieudonné, arrestato per apologia di terrorismo, la dice lunga sull’ipocrisia dell’ordine neoliberale e sulla sua libertà di espressione a corrente alternata. La libertà di espressione è difesa fintantoché esprime liberamente ciò che il nuovo ordine mondiale vuole che sia espresso: volgare presa in giro delle religioni, delegittimazione degli Stati sovrani, identificazione senza riserve tra Islam e terrorismo, ecc. Non appena si devia dal percorso preordinato, si è puniti con l’accusa di terrorismo, la nuova arma con cui si metteranno a tacere le voci fuori dal coro. L’apologia di terrorismo costituirà, da qui in avanti, la nuova frontiera del politicamente corretto e della sua criminale strategia di diffamazione, persecuzione e silenziamento di ogni prospettiva non allineata.

La tragicomica vicenda di Dieudonné è, allora, davvero istruttiva: ci insegna che nell’occidente capitalistico è possibile dileggiare liberamente Dio e/o Allah, ma non si possono toccare altre divinità, pena l’arresto. Il terrorismo si dice in molti modi, a quanto pare. E talvolta la caccia al terrorismo diventa essa stessa terrorismo. Se le parole conservano ancora un senso (ed è discutibile, in effetti, nel tempo dell’orwelliana “neolingua” gestita univocamente dai dominanti al solo scopo di rendere finanche impronunciabile la contraddizione), non mi è chiaro perché non siano qualificate come operazioni terroristiche le invasioni imperialistiche della Libia e dell’Iraq, dell’Afghanistan e della Serbia; o, ancora, le riforme del lavoro che rendono precaria la vita delle nuove generazioni, causando morti invisibili sul lavoro. Si sa: i dominanti gestiscono univocamente le grammatiche, inducendo gli oppressi stessi ad amare gli oppressori ed accanirsi, come nella caverna platonica, contro gli eventuali liberatori.

Mi domando, tuttavia, dove siano finiti coloro che scendevano in piazza, pochi giorni prima, con la matitina alla mano a manifestare in nome della libertà d’espressione: forse che tale libertà d’espressione vale solo per alcuni? O per certe idee? Libertà d’espressione, a rigore, vuol dire libertà di pensare e dire tutto, anche – supponiamo – le cose più sbagliate e più false: le quali debbono essere confutate sul piano delle idee, e non certo dell’uso terroristico della lotta al terrorismo. La quale lotta diventa facilmente – è chiaro come il sole – strumento di repressione di tutto ciò che si doscosta dal coro virtuoso, millimetricamente calibrato, del pensiero unico politicamente corretto. Il caso di Dieudonné ne è la prova lampante.

Non è forse il francese Voltaire ad aver insegnato che anche se non si condivide una tesi, occorre lottare fino alla morte per il diritto di poterla liberamente sostenere? Strano paese, dunque, la Francia, che scende in piazza per la libertà d’espressione e il giorno dopo punisce chi esprime un’opinione non allineata, peraltro nel silenzio generale. Premesso che non condivido le opinioni spesso volgari di Dieudonné, come peraltro non condivido la linea altrettanto volgare e di cattivo gusto della rivista Charlie Hebdo (espressione dello spirito animale del capitalismo postborghese), riconosco al primo come alla seconda la libertà di espressione: né mi è chiaro perché si debba riconoscerla alla seconda e non al primo. Condannare Dieudonné crea un precedente: con l’accusa di apologia del terrorismo si potrebbero silenziare non solo tutte le voci critiche rispetto all’ordine neoliberale, ma addirittura le voci del passato (perché, in fondo, non proibire la lettura di Lenin, Marx e Machiavelli come terroristi in pectore?).

Occorre esserne consapevoli. La vicenda dell’attentato di Charlie Hebdo apre un nuovo ciclo. Un ciclo di restrizioni della libertà, e non solo di quella d’espressione: restrizione giustificata in nome del sacro dogma della sicurezza. Questo dogma permette di imporre norme che, in situazioni normali, i cittadini mai accetterebbero e, di più, facilmente identificherebbeo nella loro autentica natura autoritaria e antidemocratica. È questo il punto decisivo.Il potere usa schemi prestabiliti: tramite l’urgenza e lo stato d’eccezione“, si fa accettare ai cittadini ciò che essi, in situazioni normali, mai accetterebbero.

Ci vuole più Europa, ci vogliono più bombardamenti umanitari, ci vuole più sicurezza e meno libertà, ci vuole meno religione della trascendenza e più religione atea del mercato, ci vuole più libertà di espressione (se si dice ciò che è permesso e coerente con il pensiero unico) e ci vuole meno libertà di espressione (se si dice ciò che va contro il pensiero unico, tipo Dieudonné): ecco alcune delle conseguenze di Charlie Hebdo. Insomma, si è trattato di un terribile attentato che, tuttavia, in fondo finisce, guarda caso, per rafforzare il potere e il processo di integrazione coatta nell’ordine neoliberale. Non bisogna, certo, cedere al complottismo – almeno se si vuole essere allievi, per quanto eterodossi, di Marx – , ma la domanda da porsi, in tutta franchezza, è una sola: cui prodest? A chi ha giovato questo atto terroristico?  Non alle vittime, certo. E neppure all’Islam, oggetto di una montante rabbia indiscriminata da parte dei soliti utili idioti del capitale. Ognuno tragga le conseguenze che vuole. Sul fatto che a trarre giovamento dall’attentato sia stato il potere, e solo quello, credo sia arduo dubitare.

Dall’attentato di Charlie Hebdo nel futuro più prossimo credo che seguiranno more geometrico tre punti, oltre al già citato restringimento delle libertà (di cui l’affaire Dieudonné è un prezioso indizio): a) rinsaldamento dell’ideologia europea, sull’onda lunga del „ci vuole più Europa“ come via di superamento dei drammi terroristici; b) nuovi bombardamenti umanitari (dopo Iraq, Libia, ecc.) sempre in nome della terroristica ideologia antiterroristica; c) nuova ondata di diffamazione delle religioni ad opera dell’ateismo religioso pudicamente detto laicismo, formazione ideologica di fondamentalismo illuministico che, dietro l’apparente lotta per la laicità, difende la lotta di quel monoteismo del mercato che deve neutralizzare ogni religione che non sia quella del capitale, delle omelie neoliberali e della teologia economica.

Per quel che concerne il punto (a), sappiamo che la grande macchina della propaganda e della fabbrica dei consensi si è già attivata: è stato a dir poco osceno veder sfilare in piazza a Parigi, tra lacrime e abbracci, coloro che nei loro rispettivi Paesi stanno massacrando i popoli e i lavoratori in nome dei sacri dogmi “ce lo chiede il mercato” e “ce lo chiede l’Europa”. La strage viene già artatamente impiegata in nome dell’ideologia europeista. E lo sarà ancora di più prossimamente. Addirittura già si parla di controlli alle frontiere dei Paesi europei. Il solo aspetto positivo dell’Unione Europea era la possibilità di muoversi da Berlino a Roma, da Atene e Parigi: toglieranno anche questo? Non v’è di che stupirsi. L’Unione Europea in cui circolassero liberamente solo le merci, e non gli uomini, sarebbe l’immagine perfetta dell’odierna Europa neoliberale, l’Europa del capitale e delle banche.

Per quel che concerne il punto (b) – altrettanto telegraficamente –, sappiamo che nel quadro dell’odierna quarta guerra mondiale“ (cfr. il mio Il futuro è nostro“, cap. VI) ogni qual volta si è sventolata la bandiera della lotta al terrorismo e all’integralismo islamico ne sono seguite guerre: Iraq, Afghanistan, ecc. L’analogia storica con l’11 settembre è, in questo caso, feconda. Nell’epoca della terza guerra mondiale (“Guerra Fredda”) il nemico era identificato nel comunista; oggi, nella quarta guerra mondiale, diventa il terrorista. Si legga il surreale discorso del presidente Bush all’indomani dell’11 settembre e si capirà cosa intendo. Il terrorismo diventa il casus belli per le ipocrite politiche di aggressione imperialistica da parte dell’Occidente, sempre in nome dei diritti umani, della libertà, ecc. Presto verrà bombardato qualche nuovo Stato, con la roboante retorica dei diritti umani e della lotta al terrorismo: l’imperialismo sa sempre nascondersi e legittimarsi, già lo sappiamo.

Per quel che riguarda il punto (c), occorre essere chiari e precisi: se al tempo della terza guerra mondiale il nemico era il comunismo, ora che esso si è estinto (Berlino, 9.11.1989), il nuovo nemico diventa la religione. La religione infatti – sia islamica, sia cristiana – costituisce un impedimento per l’estensione illimitata (reale e simbolica) della forma merce: la religione insegna che il senso del mondo non si esaurisce nei perimetri della società reificata; di più, mostra come la sola divinità sia quella trascendente e non quella immanente (il monoteismo del mercato).

La religione – lo ripeto, sia cristiana sia islamica – costituisce un potente fattore di resistenza alla logica illogica della mondializzazione capitalistica, ed è per questo che essa è oggi sotto permanente scacco da parte di Monsieur Le Capital. “Ogni limite è per il capitale un ostacolo che deve essere superato”, scriveva Marx nei Grundrisse. Uccisa l’etica borghese (1968), uccisa la potenza catecontica sovietica (1989), dissolti gli Stati sovrani con primato del politico (UE), resta ora la religione come ultimo impedimento per il capitalismo absolutus, cioè pienamente realizzato e del tutto „sciolto“ da ogni limite. Per questo essa è già da tempo nel mirino del capitale e del pensiero unico planetario. In Italia, è il caso della ridicola armata Brancaleone dei laicisti che lottano contro ogni religione che non sia il mercato e contro ogni superstzione che con sia quella dell’economia.

L’analfabetismo di partitini come la Lega Nord è, sotto questo profilo, palese: il nemico è da essi identificato non con il finanz-capitalismo, bensì con l’Islam – in una ridicola identificazione dell’Islam con il terrorismo (identificazione analoga a quella di chi volesse istituire l’identità tra Cristo e l’Inquisizione). I maestri della Lega, del resto, non sono Marx e Lenin, bensì Samuel Huntington e la signora Fallaci: l’emancipazione non è pensata come lotta contro il capitale in nome dell’emancipazione umana, bensì come transito per le donne dal burqua alla minigonna occidentale; l’emancipazione è, dunque, concepita come passaggio a Occidente del mondo intero.

Che lo si sappia oppure no, l’anti-islamismo conduce more geometrico alla capitolazione nell’ultracapitalismo magnificato come “valori occidentali”, “civiltà buona“, ecc. L’anti-islamismo conduce dritti dritti all’apologia del capitale. La Lega Nord ci è dentro fino al collo e rivela così la sua vera natura di partito organico al nuovo ordine mondiale neoliberale. Quest’ultimo – lo ripeto – deve necessariamente destrutturare le religioni, lasciando unicamente il monoteismo del mercato: sarà forse un caso che l’attentato si sia rivolto contro una rivista – Charlie Hebdo – che faceva della volgare satira antireligiosa la propria bandiera? Immediatamente, complice la manipolazione organizzata, la contrapposizione cessa di essere quella tra capitale e umanità, e diventa quella tra difesa del laicismo e difesa dell’Islam inevitabilmente terroristico. L’alternativa che il potere ci vuole offrire è quella tra il terrorismo islamico e le patetiche Femen che bruciano il Corano. Di modo che tutti, in modo irriflesso, siano indotti a pensare che libertà ed emancipazione siano sempre e solo quelle delle ridicole Femen e della pornografia capitalistica del godimento individuale senza freni, il meglio che la religione del capitale possa vendere.

È questo il punto: ridicolizzazione del fenomeno religioso qua talis (assunto come intrinsecamente terroristico e autoritario), con l’obiettivo di accelerare il processo – peraltro già ampiamente in corso – di “sdivinizzazione” (Heidegger), di modo che l’individuo senza identità, senza famiglia, senza valori e anche senza religione sia integralmente plasmato dal capitale e dalla sua fantasmagorica macchina dei desideri.

Per concludere queste note sparse, sulle menzogne diffuse dal pensiero unico, sui vili poteri che giocano con le nostre vite, valgano sempre le parole di Pasolini: non potranno mentire in eterno. Dovranno pur rispondere, prima o poi, alla ragione con la ragione, alle idee con le idee, al sentimento col sentimento. E allora taceranno: “il loro castello di ricatti, di violenze, di menzogne crollerà”.

* Fonte: L’intellettuale dissidente

GENEALOGIA DEL “FALSE FLAG”

e poi, ovviamente per eccesso di solidarietà, come volevasi dimostrare, fingendo di non sapere che le morti in Siria contro i civili sono causate dai loro amici tagliagole, al secolo valorosi ribelli democratici contro Assad, rilanciano la guerra imperialista controuno stato sovrano addebitando ogni accussa ad Assad, roba che non fa manco più l’Onu che riconobbe la responsasbilità di quegli angelici ribelli nell’attacco di armi chimiche ed altre atrocità. Da il FQ per eempio si odono grida “se non si piange per le vittime in Siria, ovviamente causate da Assad .…toh, come il copione di Dip di Stato Usa

 Di comidad del 15/01/2015

L’attentato della scorsa settimana al giornale satirico parigino “Charlie Hebdo” è stato considerato da alcuni commentatori al di fuori dell’ufficialità, come un “11 settembre francese”. In realtà l’11 settembre appare per molti versi un evento ancora unico per l’apertura di credito di cui ha potuto giovarsi l’amministrazione statunitense. Un terzo grattacielo non colpito da alcunché, che crolla senza un motivo apparente; una difesa aerea che fa cilecca clamorosamente, ed i cui responsabili vengono immediatamente promossi; un “Patriot Act” fatto approvare a scatola chiusa dal Congresso, con l’effetto di riversare fiumi di denaro pubblico nelle casse delle aziende legate al carro del vicepresidente Cheney e del segretario alla Difesa Rumsfeld; indagini sull’attentato sottratte alla magistratura e ad ogni procedura legale: soltanto agli Stati Uniti si sarebbe potuta concedere una così assoluta sospensione del senso critico. Una credulità confermata dalla grottesca coda della “uccisione” del presunto responsabile dell’attentato, un episodio di cui non è stata esibita alcuna prova.
Uno Stato figlio di un dio minore, come la Francia, non potrebbe mai godere di tali privilegi. Oltretutto l’attentato, dal punto di vista tecnico, rientra in quella tipologia dell’eccidio “facile”, contro la quale nessuno Stato – neppure gli Stati Uniti d’Europa invocati da Eugenio Scalfari – potrebbe mai opporre alcuna difesa, ciò in base al rapporto esistente tra obiettivi inermi e diffusione di armi automatiche. Ciò nonostante la propaganda ufficiale è andata immediatamente in soccorso del presidente francese Hollande, con il consueto atteggiamento autocelebrativo ed autoassolutorio che è d’obbligo ogni volta che il Sacro Occidente si senta sotto attacco.
L’opinione pubblica viene così chiamata a partecipare a quel senso di superiorità morale e razziale nei confronti dei popoli inferiori, incapaci di apprezzare le “libertà” occidentali; tutto ciò con l’ovvia appendice di dibattiti demenziali sul carattere violento o meno dell’Islam. Ci si attende persino il riciclaggio in grande stile di Magdi Allam. L’opinione pubblica si lascia irretire nel razzismo occidentalista, senza considerare che il razzismo non è questione solo di bianchi e di neri, o di popoli di serie A e di serie B, ma funziona anche ad uso interno; e l’odio di classe che la propaganda ufficiale diffonde contro i lavoratori, assume i contorni di un avvilimento razziale dei lavoratori stessi.
Quasi nessuno si è quindi ricordato dei guai combinati dall’attuale presidente francese e dal suo predecessore. Sarkozy e Hollande hanno fornito uno smaccato appoggio a gruppi jihadisti contro i governi laici di Gheddafi in Libia e di Assad in Siria. Sulla questione della Siria, Hollande ha fatto da battistrada agli Stati Uniti, concedendo nel 2012 all’opposizione siriana un pieno riconoscimento diplomatico, con tanto di ambasciatore a Parigi; sebbene si sapesse benissimo già allora che i jihadisti, armati e finanziati dal Qatar e dall’Arabia Saudita, costituissero la parte preponderante di quell’opposizione. Ma, anche se qualcuno se ne ricordasse, i commentatori ufficiali non mancherebbero di spiegare il tutto come dettato da eccessivo amore per la democrazia ed i diritti umani, che avrebbe offuscato il giudizio. Gli affari della multinazionale francese Total con le petromonarchie del Golfo, ovviamente non c’entrano nulla.
L’ipotesi dell’attentato “false flag” rimane comunque in piedi, sebbene non vi siano ancora riscontri che consentano di adottarla pienamente. Il fattore di confusione che si è ingenerato in questi giorni riguarda però l’artificio polemico di collegare l’ipotesi del “false flag” alle cosiddette “teorie del complotto”. Si tratta di un falso storico, dato che il “false flag” non è necessariamente determinato da manovre cospirative a largo raggio, ma è uno schema comportamentale ricorrente, tipico dei gruppi politico-criminali, che non richiede nessuna particolare lucidità di concezione ed attuazione, e risale addirittura ai primordi del capitalismo/imperialismo.
Nel Natale del 1600 venne legalizzata in Inghilterra una società di pirati, divenuta talmente ricca da potersi comprare la rispettabilità. Quella società assunse la forma di società per azioni e prese il nome ufficiale di Compagnia delle Indie Orientali. Considerata la prima corporation, l’antenata delle attuali multinazionali, la Compagnia delle Indie nel corso dell’800 si arricchì ulteriormente con il traffico di oppio, ma l’imprinting criminale della Compagnia era costituito dalla pirateria. Una volta legalizzata, la Compagnia delle Indie si assunse la sacra missione di “proteggere” il commercio navale dalla pirateria, estorcendo in cambio privilegi commerciali e politici ai Paesi “protetti”. In realtà la Compagnia delle Indie era la prima organizzatrice della pirateria da cui poi “proteggeva” le vittime della pirateria stessa. L’espressione “false flag” in origine si riferiva appunto alla pirateria sotto falsa bandiera.
A proposito di bandiere, quella della Compagnia delle Indie era a strisce orizzontali, e divenne poi il modello della bandiera americana. L’emulazione/competizione nei confronti della Compagnia delle Indie fu infatti uno dei fattori principali dell’indipendenza americana.
Alla stessa Compagnia delle Indie toccò di subire un attentato “false flag” da parte dei suoi discepoli americani. Nel 1773 un gruppo di coloni americani in rivolta, travestiti da indiani Mohawk, irruppe nel porto di Boston su una nave della Compagnia e gettò in mare il carico di tè. Fu il famoso “Boston Tea Party”. Quell’episodio di rappresaglia fiscale, commesso sotto mentite spoglie, è stato poi santificato nell’iconografia e nell’agiografia americana, e considerato il primo atto della guerra d’indipendenza. Il “false flag” è quindi insito nel DNA statunitense.

http://www.comidad.org/dblog/articolo.asp?articolo=651

LUC MICHEL SUR RADIO SPUTNIK (MOSCOU) ANALYSE L’AFFAIRE CHARLIE HEBDO

PCN-TV & Radio Sputnik/ 2015 01 13/

PCN-TV - LM sur RADIO SPUTNIK l'affaire Charlie (2015 02 13)  FR

Interview de Luc MICHEL par Igor YAZON sur RADIO SPUTNIK (Rossiya Segodnya) le 13 janvier 2015 : “Paris, sera-t-il à la tête de la lutte contre le terrorisme international” …

Luc MICHEL analyse l’Affaire CHARLIE HEBDO :

Les vraies responsabilités, les vrais clivages, la récupération de l’attentat, les manipulations …

 Podcast audio sur : https://vimeo.com/116722717

 RADIO SPUTNIK / PCN-TV /

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https://vimeo.com/pcntv

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TENSIONS AU SEIN DE L’OTAN SUR LES ATTENTATS DE PARIS ET L’AFFAIRE CHARLIE HEBDO: DES NOTABLES AKP ACCUSENT LE MOSSAD !

# LUCMICHEL. NET/  LM/ En Bref/ 2015 01 16/

Londres versus Istanbul. Ambiance au sein de l’OTAN sur les attentats liés à l’Affaire Charlie Hebdo. Des personnalités turques accusant … le Mossad israélien !

 En Turquie, le « double jeu » affiché par certaines personnalités est « dangereux », a fait observer au FINANCIAL TIMES Aron Stein, du Royal United Services Institute, un think-tank britannique. Tolérer « les opinions les plus folles » de votre base politique pose problème pour les condamnations qui se « jouent à l’échelle internationale », a-t-il expliqué.

 « LE MOSSAD EST DERRIERE LES ATTENTATS DE PARIS »

LM.NET - EN BREF akp mossad et charlie (2015 01 16)  FR

(LE MAIRE AKP D’ANKARA)

 En cause pas un excité, mais une personnalité turque de premier plan, de la majorité islamo-conservatrice du président Erdogan ? Pas moins que le maire AKP d’Ankara !

Melih Gokcek, le maire d’Ankara affilié au parti au pouvoir AK, a ainsi assuré lundi que « le Mossad (NDLA : les services de renseignement extérieurs israéliens, spécialistes des coups tordus et des false flags) est certainement derrière ces incidents ». Il a également lié les attentats survenus en France « à la reconnaissance de l’Etat palestinien ».

 Un autre notable turc, Ali Sahin, membre du Parlement turc et porte-parole du parti AKP, la semaine dernière, a pour sa part indiqué qu’il soupçonnait que ces massacres aient été commis dans le but de « blâmer les musulmans et l’islam » …

 LM

 Photo : Erdogan et le maire d’Ankara.

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