Ecco chi finanzia Chiamparino

Pubblicato Giovedì 06 Novembre 2014, ore 9,00

Farmacisti, trasportatori, manager, costruttori: è lunga la lista dei sostenitori del governatore che hanno messo mano al portafoglio per la campagna delle Regionali. E non mancano le sorprese. In tutto hanno versato quasi mezzo milione di euro

Dimmi chi ti finanzia e ti dirò chi sei. È lunga, lunghissima la lista dei sostenitori di Sergio Chiamparino che alle ultime elezioni Regionali hanno messo mano al portafoglio. Imprenditori di ogni settore, politici di destra e sinistra, amici di vecchia data dell’ex sindaco hanno raggranellato complessivamente  418.358 euro, confluiti nella “Associazione Chiamparino Presidente”. Tra i più generosi c’è l’azienda eporediese Manitalidea Spa, che versa in un botto 50mila euro. E’ una branca del gruppo Manital, un colosso da oltre 300 milioni di fatturato e 6mila dipendenti che opera nel settore dei servizi integrati. Al vertice c’è Graziano Cimadom, ex sindaco di Ivrea sotto le insegne dei Ds e ormai da vent’anni imprenditore di successo, con la passione per lo sport, giacché risulta essere anche il main sponsor della squadra cittadina di basket, la Pms. E per un imprenditore che si è affacciato nel mondo dello sport ce n’è uno che l’ha appena abbandonato, quel Valter Lannutti che ha portato al vertice del volley nazionale e internazionale la squadra pallavolistica diCuneo. Anche lui, con la sua omonima azienda di autotrasporto ha sostenuto il presidente delPiemonte, con 10mila euro. Sempre dalla provincia Granda, più precisamente da Saluzzo, arrivaEnrico Galleano, amministratore delegato dell’Ati Trasporti Interurbani e recentemente eletto al vertice dell’associazione dei giovani imprenditori di Cuneo. Cugino di Federica, consorte del segretario regionale Pd Davide Gariglio, la sua azienda (un tempo composta da tutti i rami della famiglia) ha versato 15mila euro.

Nel lungo elenco compaiono anche Vittorio Guido Ghisolfi. Il primo è il fondatore della Mossi & Ghisolfi, azienda chimica con sede a Tortona, la patria dei Gavio (e del fido Fabrizio Palenzona), imprenditore di dichiarata fede renziana, sostenitore della Leopolda negli anni passati e al fianco di Chiamparino con 30mila euro, il doppio di quanti ne ha messi il figlio Guido, rampollo della famiglia alessandrina. In tutto fanno 45mila euro. E a proposito di imprenditori folgorati sulla via di Palazzo Vecchio, ecco anche Ambrogio Tarditi, numero uno dell’impresa di costruzioni Lauro, tra coloro che hanno già prenotato un posto per la cena di questa sera con Matteo Renzia Milano (per l’ex sindaco più amato d’Italia ha versato 10mila euro). Ma non è l’unico tra i costruttori: più generoso è stato infatti Giovanni Vigna, amministratore unico della Ivies di Pontey (Aosta), azienda di impiantistica idraulica e di edilizia stradale, capace di scucire per la causa ben 40mila euro. Una fiche da 20mila euro è quella invece messa da Federfarma, l’associazione dei farmacisti, coinvolta nello scandalo dei pannoloni durante la passata legislatura e al momento in polemica con l’assessorato alla Sanità di Antonio Saitta per la gestione delle nuove gare. Si diceva del mondo renziano. Tra chi sarà questa sera a tavola col presidente del Consiglio e la primavera scorsa era al fianco di Chiamparino c’è anche Alessandro Perron Cabus, della Sestrieres Spa (10mila euro), società di cui è presidente Giovanni Brasso, uomo al vertice della Publigest che fino al 2000 gestiva lo stadio comunale Delle Alpi, vecchia conoscenza della politica torinese, invischiato più volte in vicende giudiziarie.

Tra i supporter del “Chiampa”, come ama chiamarlo il suo amico premier, ci sono anche aziende impegnate nel settore dell’energia, come l’Asja Ambiente di Rivoli, guidata da Agostino Re Rebaudengo, imprenditore, già supporter del governatore berlusconiano Enzo Ghigo (che lo nominò alla presidenza del Teatro Stabile) e marito di Patrizia Sandretto, la donna dell’arte torinese. L’Asja ha versato 10mila euro. E se Chiamparino dovesse decidere di far costruire dalla Regione un canile si ricordi di Valle Grande, società romana, specialista nella gestione di strutture e pensioni per animali domestici (15mila euro).

 E veniamo ai nomi noti dell’establishment nostrano, dove non mancano le sorprese. Incredibile ma vero, con tre candidati di centrodestra in campo un ex parlamentare del Pdl come Aldo Scarabosio ha deciso di versare a Chiamparino ben 20mila euro. E dire che  ha anche sbrigato le pratiche notarili delle accettazioni delle candidature per Ncd, mentre la moglie, Patrizia Polliotto, che accidentalmente siede nel board della Compagnia di San Paolo, ex esilio dorato dell’attuale presidente, aveva organizzato addirittura un rinfresco per il candidato alfaniano Michele Coppola. Intrecci di potere. Un altro alessandrino,Lorenzo Mondo, giovane imprenditore e numero uno della Star Srl, società di traduzioni e redazione tecnica, ha versato 20mila euro e chissà se ha influito il fatto che l’attuare responsabile delle relazioni esterne sia l’ex consigliere regionale Luca Robotti.

 Tutti quelli appena citati sono i grandi sostenitori, ovvero coloro che hanno versato cifre superiori ai 5mila euro, il cui elenco è stato spedito, secondo le norme di legge, alla Tesoreria della Camera dei deputati. C’è poi un esercito di piccoli sostenitori, amici di vecchia data dell’ex sindaco, suoi ex collaboratori, qualche politico che hanno fatto pervenire il proprio aiuto per lo più con cene di autofinanziamento o attraverso catene di sant’antonio. Un esercito di micro-donatori che complessivamente hanno contribuito per 143.358 euro. Tra loro figurano l’ex capo di gabinetto di Palazzo Civico Renato Cigliuti (1000 euro), l’uomo dei conti di Chiamparino e Bresso Paolo Peveraro (2.200 euro), l’avvocato Alberto Mittone, marito dell’ex assessore allo Sport del Comune Elda Tessore (500 euro), il ciellino e antiquario Roberto Cena, presidente del Banco Alimentare (200 euro).

Stazione Tav Bologna, parcheggio troppo basso: “I pompieri non entrano”

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11/04/stazione-tav-bologna-parcheggio-troppo-basso-i-pompieri-non-entrano/1191241/Stazione Tav Bologna, parcheggio troppo basso: “I pompieri non entrano”

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Ancora problemi per la nuova stazione sotterranea dell’alta velocità. I vigili del fuoco contestano l’apertura della zona sotterranea per le soste veloci

di David Marceddu | 4 novembre 2014
I vigili del fuoco è da settimane che protestano: “I nostri mezzi antincendio devono poter attraversare quel tunnel, altrimenti non vi diamo l’ok per aprirlo”. La galleria in questione è quella del parcheggio kiss & ride della nuova stazione sotterranea per la Tav di Bologna, il sottopassaggio per le soste veloci dedicate a chi accompagna in auto i viaggiatori. È praticamente l’ultimo pezzo della grande opera che manca all’appello, dopo l’apertura, a giugno 2013 dei binari riservati ai treni ad alta velocità. I tempi si allungano: nel febbraio 2013 il gruppo Ferrovie dello stato italiane assicurava che avrebbe aperto a dicembre di quello stesso anno, poi si era parlato della fine di questa estate. I residenti della zona, dopo anni di disagi attendono fiduciosi l’apertura del sottopassaggio che dovrebbe ‘interrare’ tutto il traffico che ora intasa via Carracci. Ma ora chissà quanto tempo ci vorrà.

Sia chiara una cosa: i problemi evidenziati dai pompieri non c’entrano nulla con la sicurezza della stazione Tav che da un anno e mezzo funziona a pieno regime coi treni che arrivano da nord e sud italia a decine ogni giorno. Il problema è l’altezza del kiss & ride in alcuni punti. Nei giorni scorsi, dopo una ulteriore esercitazione di sicurezza che avrebbe dovuto dare il via all’apertura, il problema è stato di nuovo segnalato dai Vigili del fuoco. I mezzi di soccorso riescono ad entrare solo nelle imboccature del tunnel (che si trova a -7 metri di profondità), ma non possono andare oltre. Mentre nell’ultima nota tecnica inviata al Prefetto di Bologna Ennio Mario Sodano i pompieri chiedono di poter attraversare il tunnel in tutta la sua lunghezza, cioè entrare da via Serlio e uscire da via Carracci o viceversa.

 

Un bel grattacapo. Tre le ipotesi ventilate per venire incontro ai rilievi emersi: una vera e propria fresatura del solaio, trenta centimetri da ‘scalpellare’ via, anche se l’ipotesi non sembrerebbe percorribile in poco tempo; l’idea di autobotti più piccole che il gruppo Fs metterebbe in dotazione dei Vigili; infine l’ipotesi di un posto fisso per i Vigili del fuoco proprio nel parcheggio sotterraneo. Tuttavia dall’azienda ritengono che tutto sia in regola: “Non esiste alcuna necessità né di modifiche strutturali né di acquisto di speciali mezzi ad uso dei Vigili del Fuoco”, ribadiscono ancora dal gruppo Fs, che nei prossimi giorni dovrebbe incontrarsi di nuovo con i Vigili del fuoco.

In attesa di capire che cosa succederà alla prossima riunione e quali saranno le richieste, l’azienda dribbla le critiche, dopo anni di lavori: “Non c’è stato alcun errore di progettazione e realizzazione – spiegano dal gruppo Fs – la strada sotterranea è stata realizzata in conformità alla normativa antincendio”. Anche perché i progetti sono stati “approvati da tutti gli organismi competenti fin dal luglio 2000, non prevedono e non hanno mai previsto il transito al piano ‘kiss and ride’ dei mezzi di pronto intervento (autobotti) dei Vigili del Fuoco”.

A far transitare dentro il parcheggio le autobotti ci sarebbe peraltro da valutare, secondo Fs, un’altra questione: “La strada è il solaio di copertura dei binari della stazione AV e consente il passaggio solo di mezzi con peso non superiore alle 3,5 tonnellate. La sua altezza, inferiore a 3,5 metri nei punti di intersezione con i sottopassaggi della stazione storica determinata dai rivestimenti protettivi applicati, non ostacola l’attività delle squadre dei Vigili del Fuoco”. Ma le autobotti rimarranno agli ingressi anche perché, spiegano ancora da Fs i dispositivi di sicurezza ci sarebbero già tutti: 40 idranti alimentati da quattro vasche di accumulo (ognuna con una portata di circa 450 metri cubi d’acqua), che garantiscono un’autonomia di oltre un’ora; sette lame d’acqua a protezione delle scale mobili; 100 estintori; un impianto che erogazione acqua in automatico quando la temperatura supera i 70 gradi; 1.200 rivelatori di fumo. Inoltre, spiega ancora l’azienda “per l’intervento al piano binari è previsto che le squadre dei Vigili del Fuoco possano accedere attraverso le due estremità del tunnel utilizzando gli appositi montacarichi”.

Kiev: 32 carri armati russi sono entrati nella regione di Lugansk

venerdì, 7, novembre, 2014

 ucraina-Andriy-Lysenko

Ricomincia il piagnisteo dell’invasione russa in Ucraina. “Una colonna composta da 32 carri armati e armi pesanti e’ entrata dalla Russia in territorio ucraino.”.

Lo denuncia un portavoce militare Andriy Lysenko, precisando che la colonna ha sconfinato nella regione di Lugansk. Nel convoglio ci sono inoltre 16 cannoni d’owitzer a lunga gittata e 30 camion per il trasporto di truppe ed equipaggiamenti militari. Un altro convoglio con camion e tre stazioni radar mobili ha attraversato il confine in un altro punto nella stessa regione. (AGI) .

Eurogendfor, la Gestapo europea non risponde ai giudici

novembre 05 2014
I Paesi Bassi sono il luogo dove l’Italia ha cambiato la propria storia negli ultimi 25 anni, non solo legandosi al Trattato di Maastricht, con la cessione della sovranità monetaria e legislativa, ma per poter definitivamente abbandonare la veste di Stato sovrano era necessario rinunciare all’esclusività delle funzioni delle forze armate sul proprio territorio, con l’istituzione di una milizia sovranazionale. Questo passaggio è avvenuto nel 2007 a Velsen, piccola municipalità dei Paesi Bassi, dove è stato firmato un trattato congiuntamente a Francia, Spagna, Paesi Bassi e Portogallo che istituisce la gendarmeria europea, l’Eurogendfor, che andrà ad esautorare le forze dell’ordine nella gestione dell’ordine pubblico. Uno scenario irrealistico, ma che è stato messo nero su bianco con la legge di ratifica numero 84 del 14 maggio 2010, votata dal Parlamento con 443 voti favorevoli su 444 presenti, solamente un astenuto. L’Eurogendfor sarà la milizia che si incaricherà della gestione delle crisi (scioperi, manifestazioni) sul territorio italiano, e non risponderà più direttamente alle istituzioni parlamentari.
Addio all'Arma dei carabinieri?

La nuova super-polizia, scrive Cesare Sacchetti su “L’Antidioplomatico”, non risponderà più neppure al presidente della Repubblica, che è il comandante in capo delle forze armate secondo la Costituzione italiana. Eurogendfor obbedirà solo agli ordini del Cimin, l’alto comando interministeriale composto dai rappresentanti dei ministeri delle parti firmatarie, che ha il compito di governare la gendarmeria europea. «Nelle democrazie costituzionali il controllo delle forze armate deve rispondere a criteri di trasparenza e sono previsti precisi meccanismi di controllo sul loro operato», ricorda Sacchetti. Eurogendfor, invece, «si colloca gerarchicamente al di sopra delle forze di polizia italiane, indirizzandone le attività ordinarie e persino d’intelligence». Potrà infatti «condurre missioni di sicurezza e ordine pubblico, monitorare, svolgere consulenza, guidare e supervisionare le forze di polizia locali nello svolgimento delle loro ordinarie mansioni, ivi compresa l’attività d’indagine penale». Inoltre potrà assolvere a compiti di sorveglianza pubblica, gestione del traffico, controllo delle frontiere e attività generale d’intelligence. «I servizi segreti italiani potranno trovarsi tagliati fuori nella gestione dell’intelligence, con gravi rischi per la sicurezza nazionale».

Ma l’aspetto più inquietante, secondo Sacchetti, è l’immunità penale che questo trattato attribuisce ai membri della gendarmeria europea: «I membri del personale di Eurogendfor – recita la normativa – non potranno subire alcun procedimento relativo all’esecuzione di una sentenza emanata nei loro confronti nello Stato ospitante o nello Stato ricevente per un caso collegato all’adempimento del loro servizio». Super-polizia sovrana, al di sopra della magistratura: niente informazioni, controlli, perquisizioni, indagini. «Le autorità delle parti non potranno entrare nei locali e negli edifici senza il preventivo consenso del comandante Egf o, ove possibile, del comandante della Forza Egf», si legge. «Gli archivi di Eurogendfor saranno inviolabili». E l’inviolabilità degli archivi «si estenderà a tutti gli atti, la corrispondenza, i manoscritti, le fotografie, i film, le registrazioni, i documenti, i dati informatici, i file informatici o qualsiasi altro supporto di memorizzazione dati appartenente o detenuto da Eurogendfor, ovunque siano ubicati nel territorio delle parti».

Eurogendfor esautora il presidente della Repubblica

In linea teorica, segnala Sacchetti, «Egf potrebbe avere già un archivio (illegale) dove vengono schedati cittadini che per qualche motivo sono sotto osservazione». Archivio ovviamente «precluso l’accesso alle autorità italiane». L’obbligatorietà dell’azione penale, alla quale è tenuta la magistratura italiana? «In questo modo è annullata, e viene meno uno dei principi fondamentali del nostro ordinamento costituzionale, attraverso il trapianto di una milizia sovranazionale sul territorio italiano con sede a Vicenza, le cui spese sono a carico dello Stato italiano come previsto dall’articolo 10 del trattato». Milizia che «non risponde all’autorità giudiziaria dello Stato, e non è tenuta ad osservare le sentenze emesse dai suoi tribunali». L’inviolabilità delle sedi e l’impossibilità di intercettare le comunicazioni della gendarmeria europea «è una situazione di extra legem, ovvero la completa inefficacia degli atti giuridici nazionali». Per Sacchetti, «il Trattato di Velsen rappresenta una chiara violazione della Carta, poiché le forze armate non debbono e non possono possedere un’immunità penale nell’esercizio delle loro funzioni, né tantomeno sono escluse dalla possibilità di essere intercettate e le loro sedi possono essere perquisite su mandato della magistratura». Di fatto, «la gendarmeria di Velsen non risponde alle leggi italiane e alla sua Costituzione».

Chi ha concepito e firmato quel trattato «ha pensato di istituire una forza di polizia che non appartenesse direttamente agli Stati nazionali, da poter utilizzare violando le fondamentali procedure di controllo democratiche». Storia: «Gli esempi di polizie che non rispondono a principi democratici sono da rintracciare nel passato come la Gestapo dellaGermania nazista, o la Ceka dell’Unione Sovietica, vere e proprie polizie politiche incaricate di perseguire gli avversari dei rispettivi regimi», scrive Sacchetti. «La gendarmeria europea è stata utilizzata ad Atene nel 2010 durante le manifestazioni contro la Troika, e non è da escludersi che possa operare prossimamente sul nostro territorio per reprimere il dissenso montante nei confronti delle politiche di austerità». Col pretesto dei tagli alla spesa, l’Italia di Renzi torna a parlare di riordino delle forze dell’ordine (troppi corpi di polizia) ma definisce fantascienza la sparizione dell’Arma dei carabinieri, assorbita da altre strutture. Sicuri che siano solo fantasie? L’articolo 3 della legge di ratifica di Velsen dice chiaramente che «la forza di polizia italiana a statuto militare per la forza di gendarmeria europea è l’Arma dei carabinieri».