Maxiprocesso, abuso di potere. Prosegue la difesa, udienza 4 novembre 2014

Ore 9:15, dopo l’appello inizia l’arringa dell’avv. Ghia, difesa Fissore, che si rifà a quanto escusso dall’avv. Novaro, argomentazioni che quindi condivide.

 La parola all’avv. Danilo GHIA

“L’avv. Novaro ha detto che in questo processo non possiamo assolutamente dimenticarci del contesto, i 25 anni del Movimento Notav, ma proprio all’inizio voglio riappropriarmi di un punto, ovvero le dichiarazioni spontanee di Fissore, supportate da video. Il sig. Fissore ha detto che “quella mattina sapevamo che l’apertura del cantiere era illegale… eravamo autorizzati dal comune di Chiomonte ad essere lì fino al 4 luglio… eravamo lì per difendere non solo la nostra valle ma tutto il paese, opera illegale quando si tagliano fondi a sanità istruzione ecc.. Opera inutile, costi insostenibili, rischi salute, devastazione ambiente… Ormai le adesioni al movimento sono molteplici, persone più diverse, anziani, giovani, intellettuali, persone normali. Vado a riprendere quel che ha detto il prof. Revelli sul movimento oggetto di studio in tutto il mondo, transgenerazionale, di democrazia diretta, molto partecipato. Così altri docenti, altri scienziati, ma non voglio ripetere quanto già detto da Novaro, cito invece il prof. Angelo Tartaglia sul calo costante trasporto merci e inefficienza sistema ferroviario nazionale. Così Rèmy, professore università di Parigi sui costi che superano i benefici. Marco Ponti, docente universitario di Milano ha parlato di stupidità fondamentale dell’opera, e che i manifestanti, fenomeno raro, per una volta hanno ragione.” Avv. Ghia cita altri docenti di tutte le discipline compreso Dirittto Costituzionale di grande esperienza e fama che concordano sull’inutilità dell’opera, e rileva come “piano piano anche soggetti che fino a poco tempo erano grandi sostenitori dell’opera, tra cui il sen. Esposito che in questi giorni ha criticato documenti nei quali sembrerebbe che, a differenza di quanto sostenuto in precedenza, il costo sarebbe non di 2,9 miliardi ma di 7, e che pretende risposta chiara, altrimenti presenterà mozione parlamentare per rinuncia opera.” Sono anni , prosegue l’avv., che i manifestanti parlano di sperpero di denaro nostro, di denaro pubblico: i signori giudici, lette le migliaia di pagine di documentazione in questo processo, per mille ragioni dovranno tenere ben presenti i diritti quali la libertà di manifestare, il diritto al dissenso che sempre + spesso viene contrastato e cita manifestazione operai di Terni della situazione scorsa. Poi parla della stigmatizzazione da parte dell’avvocatura di stato degli avvocati presenti a chiomonte il 27 giugno e 3 luglio.

Ghia

Io ero uno di quelli che si trovavano alla Maddalena, il 27 giugno, e indossavo la pettorina del legal team. Io credo, e lo dico con assoluta convinzione, credo che se l’avvocatura avesse dedicato meno attenzione e meno tempo a trattare una questione che non fa parte di questo processo ed a richiedere un risarcimento di danni che non fa parte di questo processo, anche insegnando alla procura che cosa deve fare senza rendersi conto che la SA bene cosa deve fare (visto che disse che era tutto coperto da segreto istruttorio), ebbene se la procura avesse letto i verbali, avrebbe visto che l’8/11 il Capitano Mazzanti ad un certo punto dice “il legal team è un insieme di avvocati che affiancano il movimento in alcuni momenti per evitare che si arrivi a momenti di tensione” e mi pare che le fdo abbiano avuto modo di apprezzarlo. Cito l’avv. Vittorio Negro che il primo giorno mi disse “io non sono l’avv. Vittorio Negro, io sono il signor Vittorio Negro che di professione fa l’avvocato”.La mia professione è avvocato ma questo non significa che io non possa esprimere un parere, una posizione.
La Procura, per bocca della dr.ssa Pedrotta ha stigmatizzato il comportamento del pubblico degli importati dicendo “se qui si comportano così pensate fuori”. Ebbene, signori giudici, io ritengo che in alcuni momenti il pubblico, gli imputati, abbiano posto in essere dei comportamenti assolutamente non condivisibili e credo che questa difesa abbia più volte ripreso i propri assistiti e abbia anche invitato il pubblico a comportarsi in modo differente. Però, per quanto questi comportamenti non sono assolutamente giustificabili sono comunque comprensibili, visto che ci troviamo in un luogo particolare, in un processo particolare, con dei fatti, dei reati di una certa portata, è un processo che coinvolge il movimento no tav, quindi non lo giustifico ma riesco a comprenderlo.
Osservo però come in numerosi momenti anche la Procura, per bocca di alcuni, ha formulato delle espressioni che io definisco fuori luogo. Ne cito una “E’ proprio tonto”, mentre interrogava un teste, era il consigliere Davide  Bono. Salvo poi dire, l’ho letto su un giornale, “no ma noi non ci rivolgevamo ad un avvocato”. Ebbene anche queste espressioni non si giustificano, si comprendono però… è stato un processo faticoso, alcune volte si tagliava con il coltello la tensione.. Però riesco a comprendere con più facilità le intemperanze del pubblico piuttosto che quelle di alcuni procuratori. E, terza osservazione, l’avvocato Bertolino la volta scorsa in modo suggestivo ha detto una cosa… ovvero che in qualche modo ha subito delle azioni assolutamente deprecabili e io credo che sia assolutamente vero. Dico che sia io che altri facenti parti di questo collegio difensivo abbiano espresso la solidarietà a Bertolino. Devo però aggiungere che in questi anni, da quando mi dedico alla difesa dei no tav, anch’io sono stato oggetto di interesse di questo genere. Una mattina ho posteggiato la mia auto a S.Antonino e uscendo l’ho trovata completamente rigata, sui quattro lati e sul tettuccio, e con le quattro ruote tagliate. Il mese successivo davanti al mio studio di Torino ho trovato la mia autovettura aperta e poi richiusa, non so come abbiano potuto staccare l’antifurto, mi è stata sottratta la toga dal bagagliaio e un oggetto personale all’interno dell’abitacolo. E’ di pochi mesi fa il fatto che di fronte a casa mia abbiano, con una bomboletta, e sono stati sufficientemente attenti perché hanno utilizzato un colore sangue, hanno stilizzato un soggetto con un colpo al cuore, sul mio citofono. Non credo sia stato un balordo e tengo ad escludere che siano stati soggetti appartenenti al movimento NO TAV.
Io credo che in questo processo la procura abbia commesso un grave errore, un errore fondamentale che ha poi portato all’elaborazione di quelle che sono state le richieste di riconoscimento di responsabilità in capo agli imputati. Mi permetto di citare un noto filosofo e psicologo austriaco, che ha scritto un testo considerato pietra miliare nel quale ha parlato dei conflitti, “la convinzione che la propria realtà costituisca l’unica visione della realtà è pericolosissima”. C’è la storiella della moglie e del marito, il marito che rientra a casa ubriaco tutte le sere e la moglie che lo picchia, fino a quando vanno dal consulente. Il consulente ascolta i coniugi separatamente e la moglie dice “cosa posso fare? Mio marito rientra tutte le sere ubriaco…. “ e il marito dice “cosa posso fare, tutte le sere mia moglie mi picchia con il matterello, quindi tutte le sere mi ubriaco”. Io credo che la Procura abbia aderito ad una realtà che non è la realtà, ed abbia poi portato avanti le indagini al fine di trovare elementi di prova che sostenessero la realtà individuata in precedenza. Sono processi inconsci, molte volte condizionati da fattori esterni. Noi sappiamo perfettamente qual è la posizione di questo governo nei confronti del tav e del movimento del tav, così come la posizione dei media, e tutto questo può condizionare e sicuramente ha condizionato questa procura. E lo dico perché ho degli elementi, che adesso andrò ad elencare. E credo che questa posizione abbia portato poi, proprio in questa sede, al riconoscimento di responsabilità nei confronti di tutti gli imputati e alla richiesta di pene assolutamente elevate, e mi richiamo a quanto detto la volta scorsa dall’avv. Novaro. Dicevo molteplici indicatori… Il dott. Di Pace in questa sede ci ha detto che in una riunione di coordinamento tenutasi a giugno 2011 partecipò anche il procuratore della repubblica, io ho cercato di comprendere il motivo di quella presenza ma non l’ho compreso e non mi è stato detto da alcuno, ma mi pare sia già abbastanza incredibile. Secondo elemento: questo è un processo strutturato in modo suggestivo, perché noi ci siamo trovati, e questo ha creato enormi difficoltà, a discutere di situazioni assolutamente differenti. Abbiamo discusso di fatti che si sono verificati il 27 giugno e il 3 luglio 2011, fatti assolutamente differenti. Io ho come l’impressione che in qualche modo si volesse in modo direi strano trasmettere il messaggio “guardate che il movimento è questo, è quello che fa sempre caos”.. Ma bastava separare i due fatti, andavamo a discutere, non avremmo usato quest’aula, non avremmo fatto decine di udienze, non avremmo dei faldoni così voluminosi. E ancora: la procura ha, nella propria capitolazione, richiesto di sentire i testimoni anche su dei precedenti e io ricordo che a più testi, soprattutto ai dirigenti, sono stati chiesti dei dati su quanto era avvenuto il 23 maggio 2011. Attenzione, questa capitolazione generica non ha permesso alla difesa di portare dei testimoni perché non lo sapevamo, non abbiamo compreso che la Procura avrebbe formulato domande anche sul 23 maggio, in caso contrario avremmo fornito voi dei testi che vi avrebbero spiegato cos’era successo, ma la Procura è riuscita a formulare domande su questo fatto e perché? Per fornire una certa immagine del movimento…
Ricordo le ripetute istanze dei difensori… formulate perché avevano il desiderio e l’intenzione di fornire a voi delle prove per comprendere quale fosse la realtà di quei giorni, che cosa fosse capitato e tutte le istanze ci sono state rifiutate. E’ stato più volte tentato di produrre in questa sede il documento sull’uso dei lacrimogeni, è importante comprendere se sono stati utilizzati in modo corretto o no, come mai la procura, che è un compito che va oltre quello dell’accusa, si è opposta? La Procura si è anche opposta alla produzione delle indagini effettuate dalla procura di Torino in relazione alle infiltrazioni mafiose, io mi chiedo perché la Procura su questo punto si è opposta, potevano opporsi le parti civili, ma perché la procura? Si è opposta alla produzione delle documentazione peraltro prodotta da altri soggetti della procura in relazione alle infiltrazioni mafiose che ci sono effettivamente state.
Apro una parentesi perché uno dei temi sostenuti da tempo dal movimento no tav è quello relativo alle infiltrazioni mafiose e alle aziende che si sono aggiudicate i lavori dell’opera. Chiedo , e vi dico subito che andremo a vedere alcuni brevi filmati, poi li abbiamo scaricati tutti su un DVD che andrò a produrvi. Vedrete che abbiamo provveduto, nella parte iniziale, a inserire da dove sono stati fatti questi filmati, ad esempio questo, RAI TECHE 26/11/2011 . La Geomont è fallita nel 2011. E’ durata la bellezza di sei mesi e un’altra azienda è stata incaricata, che ha percepito centinaia di migliaia di euro, su questo è più preparato l’avv. Bongiovanni… La Martina srl, costituita il 14/4/2011, con socio unico la moglie di Martina Claudio, quindi costituita un mese prima di ottenere la commessa . Probabilmente nasce sulle ceneri di altre due aziende, i fratelli Martina… uno dei quali è marito della titolare, è stato condannato in primo grado per bancarotta fraudolenta. Faccio partire un altro filmato e poi chiudo la parentesi.
(si vede un’intervista a Ferdinando Lazzaro, titolare dell’Italcoge) . L’azienda è fallita nel 2011, lo stato passivo era di circa 14 milioni, ebbene questa azienda prima ancora di prendere l’incarico da LTF aveva un passivo nei confronti dello stato di cinque milioni di euro, quando un povero artigiano che ha un minimo debito verso lo stato non ha il DURC e non può svolgere questi lavori. Ebbene, andiamo avanti… torno alla mia elencazioni precedente, perché ritengo che la Procura abbia commesso un errore. Io ho sentito la volta precedente un’affermazione della Pedrotta che ha sostenuto che i difensori hanno limitato le domande ai propri testi in modo da non permettere al PM in sede di controesame di approfondire le questioni. Ma io ricordo bene che questa era un’eccezione che era stata formulata dalle difese, quando tentarono di approfondire alcuni aspetti, l’accusa si oppose, il tribunale pronunciò un’ordinanza nella quale NON SI AUTORIZZAVA la formulazioni di domande se non formulate da CHI aveva INDICATO IL TESTE. Quindi sentirmi contestare una cosa che LORO HANNO RICHIESTO mi ha fatto drizzare i capelli.
La Procura dice, proprio nelle prime battute della sua requisitoria “questo è un processo per certi aspetti semplici potremmo  anche non dire nulla, ci sono le immagini”. Ma il problema sta a monte, cosa scegliamo di far vedere e cosa scegliamo di NON far vedere. L’immagine è sì neutra, ma non è neutra la scelta di cosa far vedere e cosa no. Signori giudici, i difensori, attraverso l’acquisizione di alcuni filmati prodotti sono riusciti in qualche modo a supplire a questa carenza, a fornirvi alcuni aspetti della realtà di cosa si è verificato in quei giorni e in quei luoghi ma dai filmati della polizia  giudiziaria non abbiamo visto le fdo lanciare alcuna pietra, che abbiamo visto in altri filmati, lo stesso per il lancio di lacrimogeni ad altezza uomo, l’uso dei bastoni, il lancio della pentola e, credo che sia uno dei fatti direi suggestivi, abbiamo visto il… la fase iniziale del trascinamento il giorno 3 luglio del manifestante Soru, per poi, ricordiamo a tutti e credo che Novaro l’abbia sottolineato, l’operatore ci ha deliziato facendoci vedere le bellezze della Val Clarea. Riconosco a quest’operatore la capacità di averci fornito un documento storico, perché al posto di quelle bellezze oggi c’è solo devastazione per i lavori del cantiere, ho sentito dire dalla Pedrotta che i manifestanti sono talmente estremi che abbiamo anche letto sul giornale alcune affermazioni gravissime, qualche manifestante ha detto ”purtroppo abbiamo le truppe d’occupazione nazifasciste. Si è dimenticata però la dr.ssa Pedrotta di dirci che per questa affermazione c’è stato anche un processo contro il signor Perino perché questa contestazione è stata formulata a Perino, un processo iniziato dopo che l’allora ministro della difesa Severino aveva chiesto di procedere, e si è dimenticata di dire che il signor Perino è stato assolto, non soltanto perché non vi era la prova, ma perché secondo il giudice non sussisterebbe neanche il reato, perché altro non era che una manifestazione del libero pensiero. Attenzione, questa sentenza è stata pronunciata dal tribunale di Torino da un giudice della sezione IV, la vostra stessa sessione. La Procura ha formulato altre affermazioni gravi, ha detto che i testi delle difese si potevano sostanzialmente dividere in tre categoria: prima categoria quelli non presenti, di conseguenza inutili. Quelli presenti che non hanno assistito al fatto, quindi indifferenti, e quelli presenti, ha detto la procura “sono tutti falsi”. Queste sono le tre categorie all’interno delle quali la procura ha ritenuto di elencare i testi della difesa. Io ho quest’impressione che quest’affermazione della procura in qualche modo tentasse di suggestionare, perché in caso contrario io credo che tutti questi testi che secondo la procura erano presenti e hanno dichiarato il falso dovrebbero essere iscritti nel registro degli indagati, tutti. Perché se ciò non avviene ho ragione io, ovvero è un’affermazione formulata sostanzialmente per suggestionare questo tribunale e io di questo sono certo. Perché la procura ha detto queste cose? La Procura dice che i manifestanti non avrebbero visto dei lanci di oggetti vari dei manifestanti nei confronti delle fdo. “Tutti i testi presenti alla Maddalena non sono assolutamente credibili perché sono venuti a dire che non hanno visto alcun lancio, mentre i lanci verso le fdo sono stati copiosi” ha detto la Procura. Ebbene signori giudici abbiamo chiesto e insistito affinché si effettuasse un sopralluogo, ma il tribunale ha sbagliato a non accogliere l’istanza, il tribunale avrebbe avuto la possibilità di apprezzare lo stato dei luoghi e avrebbe colto come i testimoni abbiano detto la verità perché quelli sul piazzale non potevano vedere alcunché, perché le distanze son quelle che si vedono là, non si vedono nei filmati che non hanno una profondità corretta. Con un sopralluogo avreste verificato lo stato dei luoghi ma la procura si è opposta, perché altrimenti avremmo apprezzato come stavano le cose. La Procura dice anche che i testi sono falsi perché ci hanno raccontato delle fandonie sulle barricate in via dell’Avanà il 27. Dico subito che se la procura avesse voluto sapere quale fosse la situazione avrebbe potuto chiedere alla Digos perché il Dott. Petronzi sappiamo o essere persona assolutamente capace, allora io tendo ad escludere che non ci fosse alcun agente della Digos e all’assemblea e alla fiaccolata del giorno prima, non sarebbe così bravo il dott. Petronzi che invece è persona capace e intelligente. Come fosse quella strada lo sapevano tutti.. ma le barricate non c’erano, signori giudici, le barricate ce lo dice anche Fissore, in modo sereno, sono state collocate al mattino, ma la sera non c’erano, lo dice Meotto, Giorno, Zamburro, Mattei, la sera tutti sono saliti senza alcun ostacolo, e quella sera sono transitate anche le autovetture che voi vedete nei filmati su, nel piazzale. Ma il prof. Mattei ci dice anche che è andato via verso l’1- l’1:30 quella notte, come avrebbe potuto farlo? Perché sono state messe al mattino, l’unica cosa che c’era era il traliccio di tubi innocenti aperto nel quale potevano transitare tranquillamente. Ma la cosa, anche abbastanza strana, è che in tutto questo processo la procura non abbia avuto modo di apprezzare come molti agenti siano venuti qui per raccontarci delle fandonie, delle falsità. Di Gaetano, udienza 8/3/2011. Il dirigente che ha diretto tutta l’attività al cancello, ci dice “il cancello è stato tirato per abbatterlo, non certamente abbattuto”. E tutti abbiamo visto che è avvenuto il contrario, si è tentato di tirarlo ma è stato abbattuto spingendolo, eppure Di Gaetano ci dice l’esatto contrario, ma come può di fronte ad un fatto evidente raccontarci una cosa sbagliata e poi essere considerato pilastro? Non è attendibile! Raimondi… Raimondi vede Fissore dalle 6:30 alle 8:00 alla barriera Stalingrado, vede Fissore alla barriera Stalingrado.. ma come può questo teste essere poi considerato attendibile? Fissore era al cancello, l’abbiamo visto tutti, eppure più volte Raimondi ci dice questo. E quali sono i testi…. credibili? Sono quelli che non hanno visto alcun lancio di pietre da parte delle fdo? Sono i testi che non hanno visto i lanci di lacrimogeni ad altezza uomo? Sono i testi che son venuti a dirci, e anche su questo la procura si è opposta ai quesiti, sono i testi che nonostante abbiano predispostoannotazioni di servizio COPIATE e assolutamente IDENTICHE, e le difese hanno cercato di inserire questo dato di fronte all’opposizione della procura, che avrebbe dovuto porsi il problema, come mai questi soggetti hanno fatto annotazioni assolutamente identiche? Ma hanno negato e hanno detto che le hanno scritte loro e ai nostri tentativi di chiarire c’è sempre stata opposizione della Procura. Ci hanno anche detto di aver visto numerosissimi lanci di pietre e oggetti sulla via dell’Avanà durante il transito delle forze dell’ordine. La Procura ci formula anche un’altra affermazione suggestiva, sulle prime anche condivisibile, ovvero la procura ci ha detto “noi abbiamo indagato solamente i manifestanti violenti, non ci siamo assolutamente interessanti degli altri”. Ma c’è un particolare che dobbiamo risolvere, dobbiamo intenderci sul concetto di violenza, mi spiego. E’ violento il soggetto che in uno stato d’ira ritiene di prendere una pietra e di scagliarla per terra? E’ violento un soggetto che prende una pietra in mano e poi la posa? E’ violento il soggetto che prende la pietra in mano e vedendo le fdo a decine di metri di distanza ritiene di fare un lancio, pensando “vorrei far questo ma non lo faccio”… Dobbiamo intenderci sul concetto, perché non ritengo proprio che un soggetto che ritiene di prendere la pietra in mano e scagliandola verso quella direzione sapendo che non sono raggiungibili le fdo, beh questi non sono atti violenti o tali da portare alla condanna.
Il taglio della pianta, vi dico anche due cose su questo, perché è una delle azioni che avviene vicino a dove era collocato Fissore. Si è detto di tutto o di più, quei quattro ragazzi o forse due non vorrei offenderli ma mi sono parsi patetici, perché una taglia di quella grandezza non si riesce assolutamente a tagliare in quel modo, ci avrebbero messo ben più di mezza giornata… in quel modo avrebbe danneggiato solo i soggetti che la stavano tagliando, basta chiedere a chiunque abbia una qualche competenza sul punto . E poi attenzione, con il taglio della pianta avviene il primo lancio di lacrimogeni e il primo lancio di lacrimogeni è già un lancio assolutamente inadeguato, perché il primo lacrimogeno lanciato al cancello è quello diretto verso quei manifestanti che tagliavano la pianta… ? Il primo lacrimogeni VIENE lanciato AD ALTEZZA UOMO… Ce lo dice Petronzi, alla prima udienza, bastava lanciare quel lacrimogeno a mano, erano a pochi metri di distanza e hanno cercato di dirci in questa sede che non c’era altra possibilità? E’ FALSO! La procura aderisce anche alla tesi, facendo proprie quelle che sono state le affermazioni di molti testimoni, fdo, che al cancello abbiano assistito ad un innumerevole lancio di oggetti, lo dicono Benelle, Sorrentino, Di Gaetano, che è quello del cancello che sarebbe caduto tirandolo, e che dice che il taglio dell’albero è stato contestuale alla caduta del cancello, ma il taglio dell’albero è ben precedente. L’unica cosa interessante che ci dice Di Gaetano, e gliel’ho chiesto io espressamente, è se le forze dell’ordine erano dotate di scudi e a che cosa servivano e Di Gaetano sul punto è stato abbastanza chiaro e abbiamo compreso a cosa servono gli scudi, ci dice che servono per ripararsi dai lanci di oggetti. Devo dire che il teste più credibile ancora una volta è il Dott. Mazzanti, che non si spinge avanti come hanno fatto altri. Ci dice “ogni tanto al cancello c’era un lancio”, quindi già va a smentire gli altri testi, non dice una “copiosa quantità di oggetti “. Revelli, Bono, Cancelli, ci hanno detto “noi questi lanci non li abbiamo visti”. Allora signori giudici io adesso voglio farvi vedere in un filmato che durerà alcuni minuti che cosa è effettivamente successo  quel giorno in quel luogo.
Fissore alle 7:20 è sul cancello, è aggrappato al cancello quando stanno arrivando le forze dell’ordine. Questo è alle 7.48 vedrete poi che alle 7:49, ecco li’ apprezzate la presenza dell’ispettore Benelle che è quello con le maniche corte, giubbotto con le maniche corte, vedete che si sta avvicinando il famoso bulldozer, e non c’è alcun lancio di pietre, sembra una situazione di assoluta serenità, almeno fino alle 7:48. Ecco, Fissore alle 7:49 inizierà a muovere la famosa stampella, si vede nella figura in basso a destra, perché in quel momento stanno tentando di agganciare il cancello per trascinarlo. Ci sono tutte le forze dell’ordine, stanno tentando di agganciare il cancello e non viene lanciato nulla, le fdo NON STANNO usando gli scudi per ripararsi da qualsivoglia lancio. Vi dico subito una cosa importante, Fissore sta muovendo quella stampella semplicemente per disturbare coloro i quali cercano di agganciare la corda al cancello, non vi era alcuna intenzione e io credo sia oggettivamente visibile, di far male a qualcuno, ovvero di colpire alcuno. Anche perché se così fosse stato il Fissore non avrebbe impugnato la stampella così come l’ha fatto ma a mò di clava, e così non è stato!
Alle 7:20 vedremo un’azione un po’ più comica, guardate il tentativo di taglio di questa corda, permettetemi ma è un film comico… questo ha in mano un coltellino e cerca di tagliare la corda. C’è un’organizzazione? C’è chissà che cosa? C’è un tentativo di un manifestante di opporsi, questa scena andrebbe in un film comico.

Alle 7:50 il famoso lacrimogeno – e fa vedere il filmato – ad altezza uomo, con volontà chiara di colpire manifestanti almeno da parte di qualcuno, che i manifestanti reagissero, altrimenti l’avrebbero lanciato a mano, che si poteva fare. 7:51 nessun lancio, ciononostante grandi quantità di lacrimogeni, per terra nessuna pietra, nessun lancio copioso nessuno scudo alzato come dicono le immagini, questa la ricostruzione corretta, questa è la verità. I testimoni ci hanno detto il falso.

Vediamo poi un bossolo rilanciato contro le forze dell’ordine, 7:51:30, ma lassù non c’è più Fissore, non è più agganciato, e viene lanciata la famosa vernice rossa, 7:52 lancio di un bastone. La Procura ci ha anche detto che vi è stato un copioso lancio di pietre lungo tutta via dell’Avanà quando le Ffo, risalivano verso il piazzale, facendo propria la testimonianza dei testi Di Gaetano, da Sorrentino. Invece avrete modo di vedere come lungo questa via mai le forze dell’ordine non  hanno  mai usato scudi, mai è stata lanciata una pietra, nessun sasso è per terra. Addirittura ci sono soggetti senza caschi tra le FDO, che non so cosa volessero dire brandendo i manganelli verso l’alto. Questo è un filmato neutro.

Andate a risentire le espressioni di testi e procura su quanto avvenuto in queste riprese dove invece vediamo manifestanti tranquilli e nessun lancio, e anche altre affermazioni sono assolutamente infondate. Verso il piazzale invece cominciano i lanci di lacrimogeni.

Vediamo ora di ricostruire quanto successo al cancello il 27 giugno. Le fdo arrivano intorno alle 7, c’è un dialogo con alcuni amministratori e alcuni avvocati, Di Gaetano dice che ha spiegato a tutti (udienza 8/11) perché comunque avrebbero dato luogo allo sgombero. Ce l’ha riferito Fissore, ma ce lo disse Di Gaetano, che non cita alcuna ordinanza, forse ne ha parlato con amministratori e avvocati ma non l’ha comunicato ai manifestanti e non fa riferimento ad alcuna prescrizione, ovvero Di Gaetano non ci dice, sul punto ha già detto tutto l’avv. Novaro, non abbiamo assistito ad alcun suono di tromba.. i manifestanti sono sul cancello, c’è il taglio della pianta, viene lanciato il primo lacrimogeno ad altezza uomo, c’è il tentativo di agganciare il cancello, c’è l’opposizione dei manifestanti, l’operazione è pericolosa perché tirare il cancello sarebbe stato devastante per i manifestanti attaccati dietro il manufatto, è talmente pericolosa che anche gli operatori se ne rendono conto e infatti cambiano strategia e hanno fatto quello che avrebbero dovuto fare prima, lanciare qualche lacrimogeno, far sì che i manifestanti si allontanassero….
Abbiamo il tentativo di tagliare la fune e il disturbo di Fissore, il lancio della vernice e qui vi invito a leggere la deposizione del teste Valentina Cancelli che vede il soggetto che lancia vernice e gli dice “non devi fare questo, non lanciare vernice contro le fdo” e costui le risponde “ma la vernice non fa male a nessuno”… in capo a questo soggetto c’era questa condizione, la vernice non fa male a nessuno. Poi ci dice la Cancelli che quel manifestante se ne va via… ma la vernice ha attinto anche alcuni manifestanti. C’è il lancio di una pietra, Fissore se ne va alle 7:51:30, inizia la risalita e di Fissore non abbiamo più traccia. Perché avendo il problema del dolore al piede e dell’utilizzo di questa stampella, Fissore prima di altri si allontana dal cancello e risale, cerca poi di raggiungere il piazzale che non riesce a raggiungere perché il piazzale è pieno di fumo, viene poi richiamato da Vair quando ormai era stato raggiunto un accordo con i dirigenti delle fdo per raccogliere le tende e lasciare il luogo. Di Fissore non abbiamo più traccia, in nessun filmato relativo alla risalita da parte delle fdo di via dell’Avanà voi avrete modo di vedere Fissore.
Devo dire che sono stato veramente scosso, c’è stato un tentativo da parte della procura di dipingere le fdo come degli eroi che hanno dovuto affrontare chissà quali azioni e quali eventi per difendere un territorio, lasciamo stare le pietre lanciate da loro, la padella, i lacrimogeni ad altezza uomo , l’uso dei bastoni, ma quello che mi ha colpito… guardate in questo video, le tende… sappiamo che il 27 era poi stato raggiunto un accordo tra i dirigenti delle fdo ed alcuni manifestanti. L’accordo prevedeva che anzitutto i manifestanti potessero lasciare le macchine parcheggiate in quei luoghi potessero caricare le macchine con alcune tende e smontare altre tende lasciandole lì per poi tornare il giorno dopo a ritirarle. Queste sono le tende che i manifestanti hanno trovato il giorno dopo nonostante l’accordo: tende tagliate, con escrementi e urina, dentro. e questo l’hanno posto in essere le forze dell’ordine quando erano da sole li’, e nessuno si è posto questo problema? Ma chi sono questi? Certamente non tutti, probabilmente pochi, probabilmente pochi scalmanati ma questo è quanto hanno trovato il giorno dopo, queste sono le fdo che hanno cercato di dipingerci come soggetti che non hanno posto in essere alcuna azione negativa, hanno fatto questo in un momento in cui c’erano solo loro li’…
Entro nel merito della difesa di Fissore, consigliere comunale di Villarfocchiardo, e presidente di un’associazione di volontariato che fornisce supporto materiale e psicologico a soggetti difficoltà (cita produzioni documentali). Ma di Fissore ci parlano numerosi testi, non m’interessano i testi della difesa sarebbe troppo facile allora vado a leggere cosa dice Petronzi. “Fissore è il soggetto con il quale abbiamo interloquito diverse volte, non ha atteggiamenti ostili”… Dott. Ferrara “Fissore è persona molto disponibile, ha un buon rapporto, non ricordo episodi di violenza riferibili  Fissore”. Udienza 8/3/2011 (???) capitano Mazzanti “non ho visto Fissore in atteggiamenti violenti”. Questo è Fissore…

E andiamo a vedere quelli che sono i reati contestati al signor Fissore, partiamo dal reato 9: travisamento. E qui cito testimoni che hanno detto, con assoluta certezza (Villa, Cancelli, etc.) che Fissore era li’ con il viso scoperto e che solo ad un certo punto, ovvero quando ha visto che le fdo iniziavano a caricare i GL per lanciare i lacrimogeni, ha coperto la propria bocca ed il naso con il fazzoletto. Ma ce lo dice anche un teste dell’accusa “Fissore è arrampicato sul cancello e appare a volto scoperto”. Questo è un filmato prodotto dalla pubblica accusa, sempre al cancello, voi vedrete  Fissore che oltretutto non sta neanche utilizzando la stampella, è assolutamente a volto scoperto, vedete perfettamente il viso e qui ci sono anche le fdo perché queste sono le loro riprese…  e qui si vede che tira su il fazzoletto perché, come ha detto in interrogatorio di garanzia, questo è avvenuto perché le fdo caricavano i lacrimogeni.
Il capitano Mazzanti riconosce queste fotografie e ci dice “questo è avvenuto durante l’arrivo del caterpillar al cancello”. E signori giudici vi dico subito che per quanto attiene il capo 9 andrò a richiedervi l’assoluzione per non aver commesso il fatto, non riesco a comprendere come in fase di richiesta di condanna la procura, di fronte a queste immagini, abbia potuto chiedere la condanna anche per il capo 9, mi sarei aspettato un’assoluzione, ma neanche di fronte all’evidenza ha avuto il coraggio di chiedere un’assoluzione. Capo 7: violenza aggravata. Ebbene io credo che qui bisogna fare un attimo mente locale a quello che è stato il 26 sera, tutti i testi ce l’hanno riferito, ci hanno detto che vi fu un’assemblea il 26 in cui furono assunte alcune decisioni: tentare di rallentare in modo assolutamente non violento l’ingresso delle fdo, distendersi poi sul piazzale dove tutti si sarebbero raccolti perché tutti sapevano che quel piazzale era nella disponibilità della Comunità Montana, ed eventualmente farsi portare via… resistenza passiva e nessun atto di violenza. Ma vi è di più, vi era in capo al signor Fissore, come in capo a tutti i manifestanti, che in nessun modo si sarebbero mai potute fermare le forze dell’ordine, in nessun modo i manifestanti avrebbero potuto impedire ad alcuno di occupare quella zona. Petronzi ci dice che erano impegnati 1000 agenti e circa 100 mezzi, 1000 agenti vestiti come ben sappiamo, muniti di strumenti, manganelli, caschi, scudi, lacrimogeni contro qualche centinaia di manifestanti. Tutti avevano la consapevolezza che nessuno avrebbe mai potuto impedire alle fdo quanto avrebbero voluto porre in essere. La parola d’ordine era cerchiamo di rallentare simbolicamente questa marcia, distendiamoci e facciamoci portare via. Fissore era sul cancello per rallentare la marcia, nelle battute iniziali non usa quella stampella, non la usa per tentare di disturbare l’aggancio del cancello, il suo scopo iniziale era b en altro, perché usa questa stampella? Perché le fdo stavano ponendo in essere qualcosa di pericoloso… volevano tirare il cancello, e Fissore ne era consapevole e cercava di disturbare, ma che l’azione fosse pericolosa e inadeguata l’hanno capito dopo anche le fdo perché hanno cambiato strategia, hanno capito che quel cancello non si doveva tirare, si dovevano lanciare i lacrimogeni per fare allontanare i manifestanti e poi attaccare il cancello, che  è quello che poi è avvenuto. Fissore era li’ perché riteneva di essere legittimato, perché aveva chiesto una anzi due autorizzazioni per l’utilizzo del suolo pubblico, perché quest’autorizzazione era stata accolta, perché era stato pagato il prezzo stabilito dal comune e perché nessuno, neanche Di Gaetano , ha detto loro che quest’autorizzazione era stata revocata. E Fissore utilizza la stampella non come una clava ma semplicemente per disturbare, tira piccoli colpetti su caschi e scudi e altro non fa. Leggiamo il capo d’imputazione “agendo previo concerto lanciando secchi di vernice rossa, letame, pietre, bombe carta, estintori o altri oggetti contundenti”. Ma Fissore non fa proprio nulla di tutto ciò, primo perché nulla di tutto ciò è avvenuto secondo perché Fissore non c’era più, è rimasto su quel cancello UN MINUTO e TRENTA SECONDI. Poi Fissore non c’era più, né questi oggetti sono stati lanciati, si, il teste di vernice è stato lanciato, ricordiamoci cos’ha detto la teste Cancelli sul punto. Fissore voleva rallentare l’aggancio, tutto quello che ha fatto Fissore quel giorno ed è tutto quello che è documentato ed è quello che ha riconosciuto fin dall’interrogatorio di garanzia, ha passato una notte in carcere e non di più perché forse il giudice ha colto cosa fosse stato posso in essere. Gli aggravanti del 339, e non mi soffermo, non vi è travisamento, non vi sono condotte violente, non vi è il concorso di cui all’art. 110, non dico nulla sul punto perché ha già detto tutto l’avv. Novaro, ma non c’è neanche il concorso anomalo di cui al 116, lasciamo stare tutte le altre considerazioni ma il 116 richiede comunque l’adesione psicologica… ricordiamoci come Fissore è stato riferito dai dirigenti delle fdo, ricordiamoci perché era li’ Fissore e quali sono state le decisioni dell’assemblea, Fissore era li’ per ritardare la risalita delle fdo e poi per distendersi su quel piazzale dove poi, causa quantità di lacrimogeni, non ha potuto assolutamente restare. Solo un accenno e non vado oltre… qualora si ritenesse in qualche modo riconducibile questo capo d’imputazione per Fissore (NON SI SENTE)…. Sta semplicemente usando questa stampella perché vi è in corso un’azione pericolosa, gravemente pericolosa, perché se il cancello fosse stato tirato molti manifestanti avrebbero subito delle lesioni, tant’è che gli agenti cambiano strategia,e Fissore è li’ perché ritiene di subire un’ingiustizia.

Capo 8, lesioni aggravate. Fissore resta li poco più di un minuto… poi si allontana. Vediamo i quattro soggetti che sarebbero stati danneggiati da Fissore per lo meno in concorso. Barbato, 30 gennaio 2014, ci dice di aver ricevuto le pietre verso le 9 al cancello. Fissore al cancello alle 9 non c’è più perché lascia la zona alle 7:51:10, ma signori giudici, al cancello alle 9 non viene lanciata nessuna pietra, nessun oggetto. Avrete modo di apprezzarlo dai filmati, ci sono alcuni manifestanti tutti sereni e pacifici ma pochissimi, il più delle fdo ha già attraversato il cancello e nulla viene lanciato. Di Barbato non abbiamo nessun certificato medico anche perché Barbato non ha alcun certificato medico, voi non avete assolutamente alcuna prova della lesione patita da Barbato…. che un teste si permetta di dire “si sono stato lesionato” senza fornire alcun elemento… penso non si possa arrivare a nessuna pronuncia di responsabilità.
PALMA: ci dice che era di una squadra, di Padova, molto indietro rispetto al cancello. Dice di aver patito la lesione allo sbarramento vicino alla centrale, anche lui ci dice che il tutto è avvenuto alle 9:00.Alle 9 in quel luogo non è stato lanciato nulla, ci hanno raccontato delle fandonie! Palma non ha prodotto alcun documento, non abbiamo certificato medico, la prova non sussiste e non possiamo basarci sulle dichiarazioni di costui che per altro ci dice una cosa non vera!
BENELLE: è la figura più curiosa perché va oltre. Ci racconta una storia non vera. Io non voglio dire che non si sia fatto male al piede perché ha subito una dolorosa contusione e qualcosa di più perché gli hanno dato 3 punti di sutura… ad un dito del piede. E allora vi dico subito che Benelle sicuramente non si è fatto male al cancello. Innanzitutto sappiamo chi è Benelle perché ce lo dice lui, è quello con il maglione con le maniche corte.. lo riconosciamo perché è stato in parte attinto dalla vernice rossa. Ebbene, a parte il fatto che Benelle ci racconta una storia impossibile… Benelle ci dice che fissore è collocato alla sua destra, che rispetto all’asfalto è ad un metro e mezzo, noi vediamo quel minuto e mezzo in cui Fissore usa la stampella e ad un certo punto ci viene a dire “si non so bene cosa mi abbia colpito al piede perché non vedevo, ma escludo che possa essere stato… Ma se non vedeva? Non poteva essere Fissore perché dovrebbe distendersi per attingere quel piede con la stampella, ma al massimo Fissore ha colpito il casco di Benelle con la stampella, questo si, ma non alle mani…. Non è opera di Fissore, ma non è neanche vero che ha ricevuto una pietra perché i filmati ci sono e li’ non arriva nessuna pietra!Come avrebbe potuto questa pietra non colpire alcuno e raggiungere solo il piede di Benelle? Doveva essere telecomandata… ma ci sono i video, Benelle non si è fatto male li’. E se tutto questo non bastasse abbiamo i filmati di Benelle, ve lo facciamo vedere, lo apprezziamo anche quando risale Via dell’Avanà, non dimentichiamoci che ha scarpe molto pesanti, molto rigide, ha subito una contusione al piede e 3 punti di sutura al piede.. guardate… ecco Benelle, non cammina ma CORRE, vi sembra che zoppichi? Qui è alla prima barricata, ma lo vediamo anche dopo.. vedrete Benelle che mai, durante tutta la risalita… dimostra di essere sofferente al piede, perché Benelle non s’è fatto male lì, perché Benelle ci ha raccontato una storia non vera. E fortunatamente abbiamo degli elementi per poterlo provare, utilizzando i filmati della pubblica accusa abbiamo potuto dimostrare che Benelle non s’è fatto male li’… ha continuato a correre…  Andiamo all’ultimo agente.
VITALINI: Udienza 30 gennaio 2014, ci dice “sono stato colpito da numerose pietre all’addome” dopo lo sfondamento del cancello. “sono stato colpito” (gliel’abbiamo chiesto più volte) da tante pietre intorno alle 9:30-10:00 all’attesa delle balle di paglia (lo dice lui). Le uniche balle che abbiamo visto qui sono quelle narrate da Vitalini… perché ricordate bene come alle balle di paglia non sia stato lanciato nessun oggetto perché non c’era alcun manifestante. Io dico che se si è fatto male NON SI E’ FATTO MALE LI e voi non avete nessuna prova per sostenere che si è fatto male li, e la lesione patita non è in alcun modo riferibile a Fissore che a quell’ora stava trattando con alcuni dirigenti delle fdo per capire come recuperare le tende e poter rientrare. Avrei terminato, devo solo formulare alcune osservazione in relazione alle richieste delle parti civili e non posso che richiamare tutto quanto detto dall’avv. Novaro, sia sulla quantificazione che sulle altre osservazioni. Devo però precisare alcuni aspetti che ritengo fondamentali. Perché ho detto all’inizio che qui si sta discutendo non di un fatto ma di più fatti avvenuti in luoghi differenti e avvenuti in giorni differenti. Anche il concorso contestato agli imputati non è un concorso complessivo, a Fissore è stato contestato il concorso con altri soggetti non identificati in quel luogo, pertanto lui è l’unico indagato riferibile agli eventi verificatisi al cancello… E mi permetto di osservare come la costituzione di parte civile in un procedimento penale altro non sia se non il trasferimento in sede penale di una domanda civile. Pertanto l’eventuale richiesta di danni soggiace alle stesse norme. E allora, come detto, il concorso non è stato contestato ai singoli imputati, non è un concorso unico per tutti gli eventi ma è diviso per giorni e luoghi. Io credo che ci sia un errore di fondo, che le parti civili abbiano, per lo meno quelle che hanno formulato alcune richieste, abbiano commesso un gravissimo errore che voi giudici non potete superare, né sanare perché non vi è data questa facoltà, non potendo modificare nulla. Molte parti civili hanno chiesto il risarcimento dei danni a tutti gli imputati in concorso, non hanno distinto, non si sono resi conto che non potevano formulare questa domanda, non hanno distinto i fatti del 27 dai fatti del 3, né i fatti verificatisi al cancello da quelli verificatisi in altro luogo, questa domanda è assolutamente inammissibile e voi non avete giuridicamente alcun tipo di possibilità di sanare questo errore, non potete dividere il risarcimento richiesto in concorso a tutti i  manifestanti e riferirlo ai singoli eventi, né potete accogliere una domanda di risarcimento a tutti i manifestanti perché neanche la pubblica accusa ha formulato una cosa di questo tipo quindi queste domande di risarcimento danni dovranno essere tutte rigettate. Stessa considerazione per le domande relative alla liquidazione del danno. Ha ragione Novaro, non si può formulare una richiesta per ogni singolo soggetto… avrebbero dovuto le parti civili che hanno chiesto il risarcimento dei danni formulare più domande, cioè attenersi a quanto contestato dalla pubblica accusa,allora andiamo a vedere le domande nei confronti del signor Fissore.

Anche qui c’è stato un errore, primo perché il danno non è stato quantificato e poi perché l’avvocatura di Stato ha chiesto una cifra (non dimostrata) a tutti gli indagati…

L’Avvocatura non ha fornito alcun tipo di prova. Ha chiesto la condanna in via solidale tra tutti gli indagati, qui son stati riuniti + fatti avvenuti in tempi e luoghi diversi per i motivi suddetti, ma la richiesta danni andava personalizzata, non è stato fatto e voi ora non potete supplire.
La prova portata è una dichiarazione della polizia di stato: la stessa parte lesa mi dà un documento da lei redatto e dice questi sono i danni. MA SCHERZIAMO? Poi non c’è nessuna prova, ma dichiarazione rilasciata dagli stessi soggetti che avrebbero subito il danno. QUANDO MAI? Osservo poi circa la costituzione parte civile del sig. Benelle che dovrebbe essere di 11 giorni e non di 15, osservo poi come sia incongrua. Ci sono altri errori su richieste parti civili contro sig. Fissore, per incongruenze delle date per danni del 27 giugno ma il 3 luglio.  Assolto perché non ha commesso il fatto e in subordine attenuanti generiche e minimo pena. Permettemi di chiudere con ultima osservazione su probabilità di fatto di sopravvivere al potere, io spero che in questo processo esse possano aumentare.

11:50 il giudice concede 5 minuti di pausa.

12:00 si riprende, la parola all’avv. Bongiovanni che introuce una serie di documenti relativi all’iter dell’opera.

L’avv. Massimo BONGIOVANNI

Bongiovanni

Dopo i fatti di Venaus del 2005 ci fu una fiammata di paglia di democrazia, paglia e null’altro. In un documento del 2006 si parla di una riunione del 2006 con regione piemonte ed enti interessati ad un tavolo politico nazionale dell’ente esecutivo tendente ad “assicurare la più ampia partecipazione alle popolazioni locali”, che prevedeva l’istituzione dell’Osservatorio Torino-Lione e, cosa fondamentale, lo stralcio alla Legge Obiettivo e ricondurla alle procedure ordinarie. Si prevedeva partecipazione consultiva ma anche decisoria, di comunità montane e comuni interessati alla tratta.

Dopo l’8 gennaio 2010 non vi era alcuna sede istituzionale ove svolgere democraticamente un dibattito sulla necessità, sull’esigenza e sul se fare questa linea

8gen2010Fissore ha partecipato con grande attenzione a questi passi, come consigliere comune Villarfocchiardo ma la fiammata si arrestò completamente, e c’è una data precisa, riportata in un comunicato stampa presidenza Consiglio Ministri, dell’8 gennaio 2010, in cui il potere esecutivo attraverso uso distorto del proprio potere, principi costituzionali imparzialità e partecipazione popolazione, il comunicato comunicaesclusione dall’osservatorio della nuova comunità montana e dei sindaci che non fossero d’accordo con l’opera. E’ qualche cosa di ABERRANTE, vi si parla di“sensibilità istituzionale non idonea” della nuova comunità montana. Seguiva il tentativo anch’esso vergognoso il 9 giugno 2009 di cambiare struttura comunità montane Val di Susa inserendo Valsangone, per nulla interessata e per nulla sensibile a Tav.

Una volta vi erano la comunità montana della bassa e dell’alta val di susa, con una mossa sorpresa nel giugno 2009 vengono estinte queste due comunità e viene creata una nuova comunità con l’inserimento di comuni non riferibili alla val di susa, quelli della val SANGONE per nulla interessata alla questione, ben lontana dal loro territorio. Nonostante l’annacquamento delle posizioni contrarie nell’ambito, prevalse sempre, sempre nella comunità montana il numero di amministratori contrari al TAV. Ed è per questo che l’amministrazione provvide in modo poco democratico a riformulare l’osservatorio, allontanando la comunità Montana Val di Susa e Val Sangone e i sindaci chenon avessero espresso parere favorevole alla nuova linea Torino Lione. E’ chiaro che dopo l’8 gennaio 2010 non vi era alcuna sede istituzionale ove svolgere democraticamente un dibattito sulla necessità, sull’esigenza e sul se fare questa linea.
Non vi era possibilità da parte degli enti territoriali di essere rappresentati nelle procedure che hanno poi portato all’approvazione del progetto del tunnel geognostico.Al Fissore non rimaneva altro che manifestare il proprio pensiero, la propria contrarietà alla procedura decisoria salendo su questo cancello, il cancello che abbiamo visto. Nel corso di questo dibattimento per darvi una rappresentazione più esatta e semplice, perché mi sono molto limitato, abbiamo prodotto alcuni documenti avente natura amministrativa, alcuni di questi avente natura regolamentare, di secondo grado. E su questi documenti mi preme osservare che è compito del giudice ordinario, che è autonomo e indipendente rispetto a questo potere esecutivo ,che sta completamente soggiogando, eliminando quasi in radice il potere legislativo in questo momento storico. Ebbene nella vostra autonomia, nella vostra indipendenza costituzionale avete anche il compito di accertare e dare una valutazione, anche in via incidentale, sulla conformità alla legge dei provvedimenti amministrativi posti a base dell’intervento delle forze di polizia il 27 giugno. E’ chiaro che la vostra valutazione, la vostra cognizione non avrà ad oggetto il merito perché non può essere oggetto della vostra posizione, ma oggetto della vostra posizione è quella violazione di legge e quell’eccesso di potere utilizzato ampiamente nel corso della procedura amministrativa che ha portato all’approvazione del tunnel geognostico della Maddalena. Vi parlo dell’eccesso di potere perché al di là della scatola formale bisogna andare a guardare le finalità delle norme che disciplinano il processo amministrativo e frustrare le finalità di una norma vuol dire di per sé stesso violarla. La vostra posizione avrà ad oggetto sia atti formali, sia quegli atti materiali e i comportamenti della pubblica amministrazione impersonata in quel momento in quel cancello dalle forze dell’ordine.

Abuso di potere

Richiamo la sentenza 16736 del 2013, gli articoli 101 comma due della costituzione, l’art. 113 della Costituzione ma in particolare l’art. 2 del codice di rito, primo e secondo comma. Vi ho indicato che la vostra cognizione avrà, vi sottoporrò atti amministrativi, quali la delibera del CIPE riferita al tunnel geognostico e l’ordinanza prefettizia. Per quanto riguarda gli atti materiali farò riferimento al comportamento della pubblica amministrazione, in questo caso le fdo, per violazione di legge in quanto vi sono stati atti che hanno superato l’autorità delle fdo, atti che fanno riferimento a situazioni di abuso di potere. Faccio riferimento alla posizione di Fissore sul cancello, a quanto avete già visto in ordine alle palesi modalità di sradicamento del cancello, agganciare ad una ruspa attraverso catene, si vede benissimo, per rovesciare e sradicare il cancello con la spinta all’indietro di questa ruspa, con ancora i manifestanti presenti sul cancello. Queste modalità sono tali che, se messe in atto, avrebbero pacificamente compromesso l’integrità fisica sia del Fissore che era sul cancello e sia degli altri due manifestanti, e sono in violazione di qualsiasi regola e norma di sicurezza, e di esperienza. Per quanto riguarda la regola di esperienza cito l’escussione del teste Benelle ,che si è vantato di essere un “maestro di corda” ed addetto alla sicurezza in luoghi di montagna. Il 30/11/2011 dice “siamo esperti in manovre di corse”, eravamo un nucleo addetto ad eventuali “soccorsi”, soccorsi di persone. E’ da considerare anche da voi l’agente modello per la sicurezza. Sono parole, su quanto va a indicare successivamente il Benelle, descrive esattamente quello che vi abbiamo detto. Il tentativo era quello di agganciare parte del cancello con quella corde, modalità in contrasto delle norme di sicurezza così come descritte nel DL 81 del 2008 e faccio particolare riferimento, per quanto riguarda questa manovra, all’art. 155 comma 1 e 3 in particolare il comma 3 descrive esattamente per l’abbattimento di strutture simile a quelle quali sono le modalità e in particolare prescrive le modalità per questo tipo di sradicamento, ossia per spinta all’indietro.

L’uso illegittimo della legge obiettivo (443 del 2001)

Passiamo all’analisi di quali erano le contestazioni che venivano svolte da Fissore quale amministratore della valle, vi ho richiamato una valle intera che non solo nella libera repubblica si dibatteva sulla realizzazione del tav e sulle procedure decisorie, sono vent’anni che questi soggetti e questi amministratori partecipano a consigli aperti, disquisiscono, e una delle particolari contestazioni successive al 2006 era proprio quella riferita all’illegittimo utilizzo della legge obiettivo, 443 del 2001, quella legge che conteneva anche una legge delega al Governo, riferita alla regolamentazione delle opere strategiche. Gli amministratori e in particolar modo coloro i quali avevano impugnato la delibera CIPE 86 del 18/11/2010, documento 14, vi pregherei di leggerlo, ebbene l’utilizzo della legge obiettivo ha comportato un ulteriore esclusione degli enti territoriali alle procedure decisorie, in quanto non prevede assolutamente la partecipazione decisoria degli enti territoriali, degli enti locali, delle comunità. E ha consentito di approvare il tunnel geognostico della Maddalena (e questa è la follia) come semplice variante di un altro progetto, è ben indicato nella delibera del CIPE, si approva il tunnel della Maddalena attraverso il progetto esecutivo del tunnel geognostico di Venaus senza richiedere alcun progetto specifico per la Maddalena. Venaus dista 4 km da Chiomonte, ed è ad una determinata altezza, Chiomonte ad un’altra, uno è in Val Cenischia, l’altro in Val Clarea. E doveva, per il progetto definitivo, correre parallelamente al tunnel di base che mai si è spostato nella previsione dei decisori. Sulla problematica rispetto alla questione della legge obiettivo che è stata da voi autorizzata e ammessa all’escussione di un ingegnere di cui parleremo successivamente, ma che l’opera fosse stata eliminata dalla regolamentazione della legge obiettivo vi è una mole di documentazione che non viene assolutamente mai indicata e anche viene sottaciuta e viene anche erroneamente letta, ma in maniera palese, da parte dell’esecutivo.

CIPE

Ebbene, citerò senza andare a fondo, vi ho letto quel documento dell’autorità di vigilanza dei contratti pubblici, mi spiace che non ci sia l’avvocato di LTF [ndr per la verità non c’è nessuno, lato Procura, c’è un solo PM, nessuna delle parti civili è rappresentata ], ma la stessa LTF successivamente ai fatti di Venaus, successivamente a quel tavolo politico dove si cercava di aumentare la partecipazione delle comunità locali, la stessa LTF rispondendo a 100 domande alla 58esima domanda indicava: con l’uscita della To-Lione dalla legge obiettivo , “verrà realizzato uno studio d’impatto ambientale sull’intera opera, non solo sul tunnel geognostico.” Ma porrò alla vostra attenzione solo alcuni documenti. Il primo in ordine cronologico è prodotto dall’avv. Bertone il 17 giugno del 2014. Questo documento reca la data del 23 marzo del 2007, durante l’escussione del teste Aldo Manto, direttore Generale della div. Trasporti della Regione Piemonte, l’ing. riconosce questo documento e riconosce anche il contenuto nonostante alcuni tentativi di deviare rispetto al messaggio contenuto in quel documento. In questo documento si indica esattamente che il progetto della torino lione è stato sottratto alle procedure autorizzative di legge obiettivo e ricondotta in proc. ordinaria ai sensi del dpr. (???). Un altro documento dal quale si rinviene che l’opera fuoriuscì dalla legge obiettivo è una sentenza del Consiglio di Stato del 23 agosto  del 2007 la 4482 prodotto all’udienza del 3 ottobre 2014. Il consiglio di stato accerta accidentalmente come il progetto della To-Lione sia stato stralciato dalla legge obiettivo e ricondotto ai meccanismi ordinari d’intesa. Questa sentenza è del consiglio di stato, che accerta l’uscita della torino lione dalla legge obiettivo, è stata emessa a seguito della presentazione di una nota emessa dal ministero delle infrastrutture il 12 luglio 2006. Altro documento, delibera CIPE n.10 del 6 marzo 2009, particolarmente importante perché ha come oggetto la ricognizione delle infrastrutture strategiche al 2009, l’elenco di quelle opere strategiche per le quali necessariamente si deve applicare la legge obiettivo la 443 del 2001. In questo documento, a pagina 3 e 4, si legge chiaramente che viene indicato lo stralcio del tav Torino Lione dalle opere strategiche, ossia dalla legge obiettivo. “il prospetto non include la linea ferroviaria torino Lione, cita la sentenza del consiglio di stato e cita anche quel documento del ministero infrastrutture di quel 12 luglio 2006. All’interno contiene un invito al ministero delle infrastrutture a redigere il nuovo programma delle infrastrutture strategiche, cosa che il ministero fa, redige il programma che viene chiamato allegato infrastrutture al settimo DPF, vi invito però anche a leggervi questo documento attraverso il cd che ho allegato e depositato il 3 ottobre in quanto ho stampato solo alcune pagine, sono più di 200, vi invito a leggerlo nella sua integralità.. Questo allegato infrastrutture contiene esattamente le infrastrutture strategiche normate dalla Legge Obiettivo. Prima di analizzare questo documento e anche qui mi spiace non ci sia LTF, LTF all’udienza del 3/10/2014 produce una serie di documenti, tra i quali due sentenze del TAR lazio. La sentenza che… per il quale voglio porre la vs attenzione è la 2372 del 2014, documento 3 della produzione LTF del 3/10/14. Faro’ riferimento alle pagine 27 e 28, è la sentenza che rigetta il ricorso della comunità montana avverso la delibera del CIPE, la nu. 86 del 18 novembre 2010, quella che approva il tunnel geognostico della Maddalena. Questa sentenza è passata in giudicato, nei confronti solo della Comunità Montana,non è stata impugnata dalla Comunità Montana perché è stata notificata solo 3 giorni a venire della successiva estinzione della comunità montana, venerdì 28 marzo 2014, il decreto di estinzione è per 3 giorni dopo. Nel week end. In questa sentenza vi è un’indicazione, nella motivazione, che per me è a dir poco scandalosa ed è l’indice di quale diligenza viene applicata quando si parla di TAV e quando si parla di esponenti contrari all’opera. In questa sentenza a pag. 28 si dice che il programma delle infrastrutture strategiche, questo documento , la TORINO LIONE è indicata quale opera essenziale per il paese. Questo è quanto scrive nella motivazione di rigetto di uno dei motivi di ricorso della comunità montana afferente proprio alla violazione di legge perché era stat applicata la legge obiettivo anziché la legge ordinaria. Sicuramente il TAR Lazio non ha letto questo documento e ve ne dò una prova, vi farò vedere esclusivamente due tabelle particolarmente importanti perché la prima è relativa alle strutture già deliberate dal CIPE, la seconda afferisce a quelle opere strategiche in fase di pre istruttoria al CIPE. Tab. num 7 pagina 81, se vedete bene al sistema valichi vi è un asterisco che riporta a una nota in fondo a questa tabella che fa riferimento alle infrastrutture strategiche già deliberate dal CIPE, alla nota viene indicato in maniera precisa che alla voce VALICHI NON E’ COMPRESA la TORINO LIONE. Stessa cosa alla tabella numero 8, particolarmente importante perché fa riferimento alle opere strategiche sempre riferite alla legge obiettivo in fase di preistruttoria CIPE. Alla voce sistema valichi vi è un asterisco che riporta, a fine tabella, a una nota a pag. 92, alla voce valichi NON E’ COMPRESA LA TORINO LIONE.

TAR del LAZIO: erroneità per colpa grave

La violazione di legge è palese, l’erroneità per colpa grave di questa sentenza del TAR LAZIO è palese anch’essa. Questo programma delle infrastrutture strategiche viene approvato dalla delibera n.52 del 2009 del CIPE. Nonostante l’evidenza, anche da atti dello stesso CIPE, il 18 novembre unitamente ad altre mi pare 27 delibere, il CIPE approva il progetto esecutivo del tunnel di VENAUS quale progetto definitivo del tunnel geognostico della Maddalena seguendo le procedure già adottate riferite alla legge obiettivo. Perché non è solo la procedura dell’approvazione che è regolamentata dalla legge obiettivo ma tutto il procedimento amministrativo di verifica dell’utilità dell’opera, ma su questo non voglio parlarne, ma sull’inclinazione, sulle verifiche dell’ambiente, le VIA, le SIA, tutte non applicate perché è stata utilizzata la legge obiettivo. Vi ricordo anche che all’epoca della preistruttoria di questa delibera, e questo mi ricollego alla premessa che non deve esistere nessun principio fideistico dell’attività del potere esecutivo, chi era delegato dalla presidenza del Conisglio dei Ministri al CIPE? Cosentino, fino al 15 luglio del 2010. Ma ancora. Accantoniamo se era legittimo o meno utilizzare la legge obiettivo ,abbiamo visto… NO. C’è un documento del ministero infrastrutture, è palese la violazione di legge. Ma poniamo il caso che non ci sia stata violazione, ma il 27 giugno le forze dell’ordine, la pubblica amministrazione, aveva l’autorità per sgombrare l’area per il cantiere? No, ma perché? Per espressa previsione della delibera CIPE 86/2010. Vi cito le parti propriamente lette dal teste DI PACE all’udienza dell’8 aprile di quest’anno. Il CIPE in questa delibera, che ben sapeva di approvare un progetto esecutivo del tunnel di VENAUS considerandolo come progetto definitivo della Maddalena, aveva indicato alcune prescrizioni. Il CIPE accerta una sorta di cronoprogramma a pag. 47 di questo documento. Prima fai la progettazione esecutiva, LA non LE progettazioni. Fai il progetto esecutivo, dopo fai.. inizi l’esecuzione dei lavori.Questo paragrafo è il primo elemento dal quale riusciamo a individuare che doveva esserci un progetto esecutivo, che doveva necessariamente recepire le prescrizioni.
E qui mi richiamo al paragrafo 1, che indica come condizioni di efficacia che cosa? L’inserimento nel progetto esecutivo delle proprie prescrizioni, è ben indicato li’… le prescrizioni cui resta subordinata l’approvazione del progetto. E il paragrafo 4.2 ci va a indicare in maniera specifica che il progetto esecutivo con il recepimento di queste prescrizioni doveva avvenire prima dell’inizio dei lavori e doveva essere comunicato al ministero delle infrastrutture il quale avrebbe dovuto darne assicurazione alla presidenza del consiglio dei ministri. Ebbene noi abbiamo la prova documentale, doc. 13, una comunicazione della LTF del 22 dicembre 2011. LTF, mesi, mesi dopo lo sgombero della Maddalena per l’installazione del cantiere dice “il progetto esecutivo non è ad oggi definito e formalizzato”. Ebbene, insieme alla presidenza del consiglio dei ministri stiamo ancora aspettando l’unitario progetto esecutivo.

All’epoca dello sgombero nessun cantiere poteva essere avviato perché NON ERA ancora EFFICACE la delibera del CIPE.


Passo  all’ultimo documento amministrativo, forse il più rilevante, perché consente alle fdo di sgomberare l’area e consegnare il territorio. Questa ordinanza è illegittima sia nelle forme che nella sostanza. Io vi richiamo non tutto il panorama delle sentenze della Corte Costituzionale che hanno parlato molte volte dell’esercizio del potere prefettizio, vi cito la n.8 del 1957 e la n.26 del 1961. Ve ne cito due perché è una progressione di decisioni della Corte Costituzionale molto studiate anche nelle facoltà. La prima sentenza viene individuata come “sentenza monito”, nel ’57 non vi erano ancora le sentenze interpretative di accoglimento, dove la corte costituzionale in considerazione della genesi costituzionale dell’art.2 TULPS confliggente alla funzione anche legislativa del parlamento, va a indicare e invita il legislatore a modificare l’art.2 TULPS indicandone limite formali e sostanziali dell’esercizio di questo potere prefettizio, ordinanze chiamate “ordinanze aperte”, tipiche dei sistemi dittatoriali dove il potere esecutivo può incidere sui poteri soggettivi.

A seguito dell’inerzia dopo questa sentenza, con altra sentenza del 1961… si va a emettere una sentenza interpretativa di accoglimento dichiarando illegittimo l’art.2 TULPS qualora venga utilizzato in spregio ai principi indicati in motivazione, la solita formula. Ad oggi non è ancora intervenuto nulla contro l’art.2 TULPS, che spesso viene usato contro diritti soggettivi che sono blindati dalla Costituzione: il primo è l’obbligo della motivazione, il secondo è la necessità della pubblicità, il terzo è la limitazione temporale in quanto incidente su diritti soggettivi, se non ha una limitazione temporale tipo una catastrofe andrebbe a violare la riserva costituzionale del Parlamento. Passiamo alla motivazione. L’ordinanza prefettizia l’avete anche da altre fonti, l’apparente motivazione dell’utilizzo di questo potere fa riferimento all’urgenza dell’avvio del cantiere in ragione dell’impegno internazionale assunto. Abbiamo sentito il prefetto Di Pace che ci ha confermato, ma con precisione, di NULLA SAPERE, né in riferimento all’autorizzazione del CIPE, né rispetto a quella sospensione di efficacia contenuta nella delibera del CIPE ossia sull’esistenza o meno del progetto esecutivo.

Di Pace dichiara di non averla mai letta, udienza 8 aprile, a domanda del difensore dichiara che non ne era a conoscenza, né della delibera CIPE, né del progetto esecutivo. Il Prefetto specifica che era competente solo a recepire le istanze di urgenza. E lo dice (pag. 11 trasrizioni). A mia domanda: no, ma ho avuto contezza dell’urgenza, così come mi veniva rappresentava (pag.12). Lo ripete ben due volte, lui indica di aver recepito le instanze di urgenza, ma indica anche di non conoscerle. Signori del tribunale ma è ontologico che l’esercizio del potere prefettizio ai sensi dell’art.2 TULPS presuppone l’urgenza, ma bisogna calarla CONCRETAMENTE, deve indicare perché c’è l’urgenza e per fare che cosa. Ma anche rispetto al perché, ossia gli impegni internazionale, il prefetto Di Pace, nulla ha fatto. “Non ho letto i trattati, non ho letto impegni tra italia e francia o tra Italia e UE”, pag. 16-17-18 udienza 8 aprile. Ad un certo punto io domando “ma allora lei ha avuto una prova per iscritto o oralmente” e anche lei sig. Presidente gli ha fatto la stessa domanda (pag.17) e lui risponde di aver sentito oralmente, gli chiedo se ha verificato e lui risponde “si ho verificato leggendo i relativi verbali” e conferma di aver ascoltato il sottosegretario, nell’esercizio di questo potere che va in conflitto con la Costituzione, conferma di non aver svolto alcuna istruttoria. L’avvocatura dello Stato se n’è accorto, e a seguito di domande e risposte, spiace che non ci sia… è veramente un processo monco, l’avvocatura dello stato per introdurre e dare una stampella all’ordinanza prefettizia, in riferimento alle ragioni di urgenza tenta di introdurre un documento. Era un post su NOTAV.INFO che riportava ad un articolo su un altro quotidiano. Questa è l’avvocatura dello Stato, che ha la disponibilità di tutti gli atti di più alta amministrazione essendo inserita nel consiglio dei ministri…  Poteva produrre una mole di documentazione sulla legittimità del cantiere o sugli impegni internazionali, una lettera, i finanziamenti, le decisioni sui finanziamenti… NO. L’avvocatura dello stato nulla ha potuto supplire alla mancanza di ragioni d’urgenza come ci ha indicato Di Pace, perché QUESTI DOCUMENTI, signor Presidente, NON ESISTONO.
Ma, ripeto, l’ignoranza di tutti coloro i quali si sono e si stanno occupando… non adesso, perché adesso sta mutando qualche cosa, abbiamo letto l’impennata di costi della tratta internazionale solo riferiti all’Italia, da 2,5 miliardi a 7,7 miliardi, documento preciso indicato nel contrato di programma tra le ferrovie dello Stato e il Ministero delle Infrastrutture.

Ma questa ignoranza va a colpire persino i parlamentari… abbiamo parlato della legge 12 novembre 2011, il parlamento ha votato una parziale fesseria: individua e istituisce come sito strategico nazionale anche il tunnel di base a Chiomonte ma chiunque sa che il tunnel di base non sarà mai a Chiomonte, ma questo vi dà l’indicazione che il principio fideistico in questa materia non ha alcuna dignità. Un altro documento, anzi una legge, si sono accorti in parlamento, di aver votato in parlamento una legge che esclude gli appalti della torino lione anche in territorio italiano dal codice antimafia.

Ritornando all’ordinanza appare chiarissimo che questa non ha assolutamente alcuna motivazione, non basta recepire un’urgenza, bisogna anche motivare, in un ordinamento democratico e costituzionale bisogna motivare. Passo al secondo criterio: la pubblicità. E’ la stessa corte Costituzionale che ci indica qual è il limite di utilizzo del potere prefettizio, deve essere garantita la conoscibilità a tutti, in particolar modo per quelle ordinanze che incidono su tutti i diritti soggettivi, che hanno efficacia su tutti.

Anche il Parlamento è vincolato, là dove voglia limitare la circolazione, esclusivamente a motivi di sicurezza. La prefettura di Torino l’ha reiterata per oltre tre anni, tre anni di violazione della Carta Costituzionale, violazione dei principi indicati da due sentenze e più…. non è ammissibile in un territorio sensibile.. non è possibile. Io ho concluso e credo che questo collegio possa, in riferimento alla posizione di Fissore, e rispetto agli atti e i comportamenti delle fdo, mandare il mio assistito Fissore assolto. Era su quel cancello ad esercitare il suo diritto a difendere il proprio pensiero e con quella stampella tutelava la propria integrità fisica minacciata dal comportamento delle fdo.

Avv. Maria Teresa RASULO per Martoia.

Rasulo

Martoia ha una posizione marginale rispetto a tutte le altre del 27 giugno, sia per la condotta posta in essere sia per le conseguenze sanzionatorie. Viene fermato, perquisito alle 11:10 del 27 giugno, e dal verbale apprendiamo particolari sulla fionda: impugnatura di materiale plastico, elastico tubolare in plastica di colore grigio. Dal dibattimento e in particolare dalla testimonianza del dott. Fusco emerge il resoconto preciso di come si giunge alla prequisizione del sig. Martoia , il PM chiede dove è stato perquisito e il teste risponde “mentre lui e altri andavano via in modo tranquillo da via dell’Avanà, ero insospettito dalla presenza dell’altro ragazzo, uno che il dott. Fusco conosce per ragioni d’ufficio, appartenente alla tifoseria della Juventus perché Fusco si occupa anche di questioni relative allo stadio”. Il verbale porta le firme di altri due, ma nessuno dei due, sentiti in dibattimento, riferisce su quanto accaduto a Martoia. Passo alla fionda, ne esistono due tipi, il frombolo che è un’arma assolutamente rudimentale costituita da una striscia di cuoio piegata a metà dove viene messo l’oggetto da lanciare, si roteano le braccia e si fa volare l’oggetto nella direzione desiderata. La norma di riferimento  è la legge 110 del 2004…. in ogni caso dovrà sempre valutare la portata lesiva dell’oggetto, le fionde possono essere quelle costruite dai bambini per giocare o ci sono quelle ad altissima precisione, è corpo del reato, non è stato mostrato, nulla viene riferito in merito alla portata ofensiva dell’oggetto. L’art. 585 n.2 del codice penale le definisce come armi improprie, espressione creata dalla dottrina per individuare oggetti che all’occorrenza possono avere una portata offensiva (penne, chiavi, etc) e causare lesioni anche drammatiche. (…)
Il discorso prosegue nel merito, evidenziando che bisogna anche considerare l’utilizzo EFFETTIVO dell’oggetto considerato offensivo. La norma di riferimento parla di una contravvenzione, ultimo comma art. 42 deve essere letto in combinato disposto dell’art.2 della medesima norma, nessuno può essere punito dalla legge per un fatto commesso come delitto se non l’ha commesso con dolo. (…).
In sintesi Martoia viene fermato alle 11, la situazione è già tranquilla, la fionda non viene descritta, del 27 giugno sappiamo tutto, c’è stato raccontato in modo dettagliato e minuzioso ogni accadimento, e abbiamo i filmati della polizia scientifica, abbiamo apurato nel corso del dibattimento che l’intera attività investigativa si è concentrata sull’esame degli stessi, Sorrentino parlò di un gruppo di lavoro per identificare gli imputati tra questi video, eppure nessun filmato nessuna foto e nessun teste riferiscono di aver visto Martoia utilizzare quest’oggetto.  Sembra evidente che la fionda non sia stata utilizzata, che ha una natura rudimentale e per altro nessuno in quest’aula è in grado di riferire elementi utili a comprendere l’idoneità offensiva e lesiva concreta dell’oggetto in questione.

Chiedo venga riconosciuta l’ipotesi al secondo comma art. 4, concessione attenuanti generiche, contenimento della pena nei minimi e doppi benefici di legge.

La parola passa all’avv. Stefano BERTONE.

Bertone

Motivazioni di particolare valore sociale, in relazione alla legittimità dell’opera e per contrastare infiltrazioni mafiose nel cantiere.

Proseguo la posizione Martoia, come anticipato dalla collega. Tratterò diffusamente dell’uso dell’arma lacrimogeno, non solo per la posizione Martoia ma per tutte le posizioni.  Vi anticipo i temi di cui parlerò, innanzitutto ci sar una premessa di ordine generale, tratterò delle questioni , delle attenuanti, in particolari sulla questione di motivazione di particolare valore sociale, e sotto diversi profili sia in relazione alla legittimità dell’opera che in relazione alle questioni di ordine pubblico derivanti dalla penetrazione mafiosa all’interno del cantiere. Premetto che ho partecipato svariate volte a più eventi nel corso della cosiddetta Libera Repubblica, e sono stato ritratto anche il 27 giugno, si è trattato per me di una splendida memoria, di giornate serene e chi parla di eversione è una persona ignorante, che IGNORA come sono andate le cose, le motivazioni di fondo, parla di eversione basandosi su rapporti investigativi accresciuti e cronache di stampa gonfiate. E’ importante che si sappia perché se non le si è vissute dal di dentro non si può comprendere l’attaccamento degli imputati odierni a ciò che si è difeso. Purtroppo per vicissitudini processuali non dipese da queste difese la discussione … In quegli anni nel 2011, 2012 si parlava di imputati che tendevano a fuggire dal dibattimento e cercare soluzioni alternative o, peggio ancora, misure per evitare il confronto giudiziario. Questi imputati invece hanno deciso di confrontarsi nel merito e di difendersi, facendo affidamento su cio’ che la carta costituzionale avvalora, cioè la parità di potere ma era una trappola perché tutte le istanze difensive della difesa sono state rigettate,con decisione del collegio.

Un’altra constatazione preliminare è che è agli atti che la procura non ha compiuto ciò che l’art. 358 del codice di procedura imponeva di fare, cioè indagini a favore degli imputati. Qui non ne abbiamo vista neanche una, nonostante numerose prove di condotte (da parte di agenti delle forze dell’ordine, entreremo dopo nel dettaglio) che avevano impatto sulla qualificazione giuridica degli atti. Bisogna poi pensare a tutte le opposizioni che la procura ha fatto alle istanze di queste difese, pensiamo all’acquisizione dell’ordinanza del questore, fondamentale per noi per capire la struttura dell’ordine pubblico di quelle giornate, documenti che non venivano acquisiti con opposizione della procura, e ordinanza pesantemente omissata. A pagina 15 della terza ordinanza si dice “superare con OMISSIS (PUNTINI) le azioni di resistenza”.. cos’era quell’OMISSIS? lacrimogeni? Violenza? Ad ogni costo? Lanciagranate? Altro? Non lo sappiamo, non possiamo discuterlo, perché c’è stata opposizione della controparte processuale e la dice lunga su quanto la difesa abbia potuto fare il proprio lavoro.

Sull’uso delle armi.

Il collegio, sulla questione armi, lacrimogeni, ha negato l’acquisizione di alcune documentazioni da me richieste ma faccio presente che lo stesso GIP aveva riconosciuto che le modalità d’impiego, quantità e comportamenti reciproci, dovessero costituire oggetto di approfondimento dibattimentale.Ci sono poi questioni che non sono propriamente legati (…) il mantenimento di questo processo nell’aula bunker, con il risultato che alcuni giornali titolavano NO TAV COME I MAFIOSI, AULA BUNKER. La falsità sui testi minacciati, in udienza il PM Rinaudo dice “i nostri testi sono stati minacciati” e per questo motivo non venivano considerati gli elenchi dei testi che sarebbero stati seguiti. Su tutto si innesca una fotografia che la pubblica accusa ha voluto fare del contrasto del movimento NO TAV alla Torino Lione, un’opposizione clamorosamente gonfiata nei numeri e nelle misure, si vede anche quando vengono annullati gli arresti di Rossetto e Cientanni, circostanze sovradimensionate ed eccedenti, questo dice la Cassazione 2012 . Allora uno potrebbe chiedersi perché non è stata fatta l’imputazione per terrorismo? I fatti del 27 giugno e del 3 luglio erano certamente più idonei ad arrecare danni all’Italia eppure non è stato fatto. Il dosaggio che è stato dato dalla Procura è chiaramente esagerato.

Scriminanti: la reazione dall’atto arbitrario, l’arma gas lacrimogeno. La frequenza e densità di lacrimogeni sparati in quelle date a Chiomonte NON HA PRECEDENTI in Italia.

La sintesi, che vi dico, è che l’utilizzo illegale, violento, spropositato, senza precedenti come quantità, di gas lacrimogeni rende scriminate le condotte di gran parte dei manifestanti, e dunque degli imputati, ai sensi dell’art. 393-bis, per avere i pubblici ufficiali ecceduto, con atti arbitrari non autorizzati i limiti, quindi i confini delle loro attribuzioni, in questo modo dando causa a molti dei fatti oggetto degli articoli richiamati dalle norme.
Sui lacrimogeni: stiamo parlando di 270 lacrimogeni sparati il 27 giugno e  4357 sparati il 3 luglio, uno ogni 20 secondi il 27 giugno e uno ogni 4,6 secondi il 3 luglio. Il calcolo è presto fatto, si prende la durata delle ore dei confronti, si divide per il numero di lacrimogeni e si vede quant’è la frequenza al secondo, da quando ho iniziato a parlare di questo argomento ne erano già stati sparati 5 o 6. Per farvi un esempio, Genova G8, 6.000 candelotti sparati in  2 giornate,  la media fu di un candelotto sparato ogni 5,4 quindi meno frequente, con due enormi differenze… le fdo hanno gasato i manifestanti del G8,  ma i manifestanti erano 500mila, e in una città come Genova con vie, vento, bordo mare, posti per scappare. Alla Maddalena di Chiomonte posti per sfuggire, come avete visto, non ce n’erano…. non era una città piatta, con vento, ma era una conca, un avvallamento, c’era fogliame, c’era il bosco. Quindi la proporzione è clamorosamente a sfavore di Chiomonte 2011, un elemento di cui bisogna tenere conto perché la frequenza e la densità di lacrimogeni sparati non ha precedenti in Italia.   Parliamo dai riconoscimento….per capire la sensazione, cosa si prova quando si sta sotto l’effetto dei gas lacrimogeni bisogna passarci, bisogna starci in mezzo, ecco perché bisogna seguire le testimonianze e apprendere il più possibile dagli elementi che abbiamo. I ministeri hanno rinunciato alla rivalsa nei confronti degli imputati sugli agenti intossicati. Quindi tutti gli agenti intossicati il ministero degli interni dice che non li attribuisce agli imputati perché è un fatto stesso della pubblica amministrazione. L’avvocatura ha parlato di uso ed abuso dei lacrimogeni, quindi c’è un’ammissione di un abuso… la stessa procura dice “nessuno nega che il numero dei lacrimogeni è stato veramente impotente”, l’avvocatura dice “c’è stata frustrazione per i lacrimogeni da parte degli agenti” e poi riconosce che è un’arma LETALE. Ci dice che è un’arma LETALE, che è stata utilizzata anche in guerra e riconosce che la tossicità dell’arma dipende dalla concentrazione. MA NOI NON LA CONOSCIAMO, questa difesa aveva chiesto più volte l’acquisizione dei dati tecnici, ci è stato risposto di no, e fa ridere che la procura dica che contengono “un quantitativo MINIMO”, ma CHE NE SA? NOI NON LO SAPPIAMO, non si può dire che contengono un quantitativo minimo, è una congettura che vale per quello che è.

L’avvocatura ci dice “non è vero che non sono stati usati in guerra, anzi, si, gli Stati Uniti li usavano per stanare i Vietcong dai cunicoli..” dove morivano, poi , e questo rafforza tutte le difese che abbiamo svolto. L’Avvocatura riconosce l’esistenza di tiri diretti, finlamente, ma non c’è la prova che i tiri siano stati fatti contro bersagli umani, la dimostrazione del tiro deliberato non l’ha trovata. Più tardi daremo la prova, anche con audio. Sempre l’avvocatura “l’episodio lamentato di spari dietro al museo sarebbe un episodio grave che addirittura potrebbe far scattare la valutazione di chiedere o no i danni… “. L’avvocato dello Stato ci dice che nessun pilota si alza in volo con lacrimogeni o armi.. (riferimento alle testimonianze che parlano di lacrimogeni lanciati da elicotteri). Eppure a Genova lanciavano lacrimogeni anche da elicotteri, quindi non è vero che la testimonianza di chi ha visto lanci dall’elicottero inficia quella di chi scappava per i boschi…

Che film ha visto la Procura?

Una dichiarazione in conclusione, in requisitoria finale della Procura, davvero fenomenale, dopo aver riconosciuto che ne è stato fatto un uso imponente di lacrimogeni si dice che hanno agito solo dopo ore di scontro… Io mi chiedo che film abbia visto la procura, forse ha visto il video di un altro processo, i lacrimogeni non sono stati sparati dopo ore, ma in tutte le circostanze sono stati sparati PRIMA di qualsiasi aggressione da parte dei manifestanti nei confronti delle fdo, parlo del 27 giugno, del 3 luglio, centrale e zona archeologica.

Innestare nel tempo chi abbia iniziato condotte lesive è importante al fine della qualificazione della giornata.
Nel 1969 a Derry in Irlanda (detta Irlanda del nord), nella famosa battaglia del Bogside,  la polizia inglese spara 1091 lacrimogeni in 3 giorni. Da questo scaturisce un putiferio mondiale, sicuramente europeo, sull’uso dei lacrimogeni e viene costituita una commissione d’inchiesta. Noi ne abbiamo sparati 5 volte tanto e nessuno tranne imputati e difesa si preoccupa di questo aspetto. Parliamo dalla questione di come vengono utilizzati e dei tiri diretti contro bersagli umani. Le prove da dove vengono? Vengono dai testi, non vi stò a indicare quanti testi hanno parlato di tiri diretti, di sensazione di panico, rabbia, paura, e neanche vi dirò quante persone hanno confermato che nessun tipo di assistenza è stata data dai manifestanti. Le prove vengono dagli stessi video dei manifestanti, poi ci sono Uberti, Tacchia, Gaia, e quelli che vedremo ora. Ne ho contati più di 35 di spari diretti contro le persone ma questi sono soltanto quelli che abbiamo potuto contare noi, e noi siamo privi di gran parte del girato delle fdo, che non necessariamente hanno girato quello che era descrittivo dell’evento, magari è stata fatta una scelta.

27 giugno in centrale c’è l’episodio del tronco, viene sentito il teste Bono, c’è un mio controesame, chiedo al teste se vede la scena dello sparo e poi c’è sovrapposizione di voce… [ stacco e vado a filmare, mi perdo un pezzo, sorry]

Bertone mostra, evidenziando le frasi pronunciate dalle fdo protagoniste degli spezzoni video che mostrano gli abusi commessi il 27 giugno d il 3 luglio, come può essere diversa la realtà quando si cambia prospettiva.
Passa poi ad evidenziare alcuni passaggi della testimonianza del Prof. Zucchetti sugli effetti dei lacrimogeni, effetto psicologico, rabbia intensa, un elemento di cui i giudici dovranno tenere memoria.

Produce un documento allegato alla perizia del Prof. Zucchetti,  articolo del Corriere della Sera 10 giugno 2012, Manganelli (capo della polizia) dice che “i gas lacrimogeni coinvolgono anche chi non c’entra niente provocando, tra l’altro, un effetto guerra” (lo dice il capo della polizia).

Prosegue Bertone: ripenso alle scene del piazzale, in cui ci sono persone che non comprendono perché vengono colpite, e di questo bisogna tenere conto. Passiamo all’effetto da impatto, SIMAD. Abbiamo visto che i proiettili vengono lanciati con diversi armamenti lanciagrmante, le cartucce pesano 120 grammi, sono in metallo, profili taglienti, vengono lanciati con diversi lanciagranate, il più utilizzato è il GL-40. Ed è il motivo per cui gli agenti vengono chiamati GieLlini.  Ci conferma Zucchetti che nei proiettili italiani c’è un’assenza totale di indicazioni e precauzioni sull’impiego, mentre in altri, straniero, ci sono raccomandazioni sul tiro (non tiro balistico), posto che sparare sopra lo sterno può causare perdita degli occhi ,frattura del cranio, e ci ha confermato l’uccisione di persone con quest’arma, sia all’estero che in un altro paese.  la perizia di Zucchetti non è stata discussa, non sono stati smentiti i contenuti della perizia, non è stata prodotta perizia contraria, non c’è un consulente che abbia detto l’opposto quindi dovete tenerne conto in maniera rilevante. Vi offro altri elementi sintomatici di una violenza inusitata, che ha influenzato il comportamento dei manifestanti. Sensazioni di panico,  aiuti della polizia di stato dopo l’interazione con i gas no.
Interessante che non si sia fatto briefing e/o debriefing, cosi’ rispondono a mie domande esplicite. Dopo vedremo che questo è un bel problema per la polizia di Stato. Video Lacrimogeni alla Centrale quello che abbiamo visto prima sulla quantità spropositata il 3 luglio. Il procurataore aggiunto Veconi dice “armi legittimamente in dotazione”, si, c’è una legge che li prevede ma sulla costituzionalità ho dei dubbi. Certamente non è legittimo l’uso che ne  è stato fatto. Dice “La quantità non può interferire con lo scenario”… eh no, lo modifica eccome.

(…14:30)

Prendete coraggio, signori giudici, e confermate che questi ragazzi stanno facendo un gran bene all’Italia..

Un’opposizione sana ad un’opera chiaramente inutile. E poi c’è l’attenuante mafia, non ne parla la procura ma il ministero, che dice “come si concilia il lancio delle pietre con la lotta alla mafia?”. Il 26 giugno del 2011, la notte prima del 27 giugno, alcuni difensori inviano una PEC di cui svariati testimoni hanno confermato la ricezione alla Procura di Torino, al comune di Chiomonte, al ministero delle infrastrutture, dicendo non solo del plateatico, ma soprattutto parlando di questioni di ordine pubblico di incertezza sulla legittimità che spiegavano …. nella delibera CIPE si faceva riferimento al CUP di un’altra linea, la Venezia-Trieste, quindi anche gli appalti vengono attribuiti alla società Italcoge con il CUP che riguarda un’altra linea ferroviaria, come mai? Sarà stato un errore? C’è tutta la questione che segue, per cui la Presidenza dei Ministri modifica il CUP soltanto quando l’avv. Bongiovanni manda una raccomandata. La presidenza dei consigli si accorge tardivamente che il CUP era sbagliato. Commentatevela come ritenete meglio.

Poi la questione della presenza della mafia è emersa,perché il teste Revelli ha riferito in quest’aula di aver sentito i manifestanti che gridavano “mafia! mafia!” verso uno dei mezzi, riferimento a Italcoge. Lotta alla mafia, parliamo di questo. Forse c’è l’idea che un magistrato non possa parlare con riferimento alla mafia di lotta… così come corre sotto traccia inconfessabile sentirsi richiamati al dovere di combattere contro questo nemico… e che dire di questa stessa procura ,di questo pool no tav che in questi anni si è opposta in tutti i modi all’ingresso di documenti contro la mafia, che ha avuto l’ardire di contestare le infiltrazioni mafiose su Italcoge e Martina  con tanto di annotazioni che avevano appurato proprio questo, come si fa, come si concilia? Italcoge ha avuto come dipendente il sig. Iaria, capo ‘ndrangheta. Si parla poi di un imprenditore che riesce ad entrare con un subappalto. Anche uno dei due titolari della ditta Martina aveva legami con la ‘ndrangheta, nell’informativa si parla di Martina che partecipa alla riunione a casa di Iaria. Sorrentino ricorda che i betafence sono stati messi da Italcoge, che la ruspa è di Italcoge, che le foto Lazzaro del fascicolo della Procura sono ovviamente foto di Lazzaro, che le due pinze sono Italcoge, allora noi non possiamo neanche escludere che per questi appalti ci siano state infiltrazioni.  Il CUP è sbagliato e non si può tracciare dove sono finiti i soldi di quegli appalti…. nella causale c’è un CUP diverso. Sono fatti recenti … la ‘ndrangheta è presente anche a livello di Expo… bisogna chiedersi se non sia addirittura nella fase concettuale che queste opere vengano quindi concepite per spartire i soldi… La comunità italiana deve ringraziare, perché ferma attività illecite..

Le conclusioni sulla posizione Martoia le ha già prsentate la collega Rasulo. Io credo che vengano trasmessi alla Procura gli atti per tutti i reati evidenziati nel corso di questo dibattimento commessi da agenti il 27 giugno e il 3 luglio. Che venga concessa una remissione in termini per quanto riguarda la prova dell’attenuante per particolare valore sociale, dichiarare non punibili gli imputati per risposta ad atto arbitrario, in subordine riconoscere attenuanti, rinnovo istanza 507 per gli omissis, chiedo  invio alla procura di Milano delle dichiarazioni fatte da Rinaudo quando parlava di testi minacciati (falso), (…) e poi se doveste dimostrare che una riunione sull’uso dei lacrimogeni si è tenuto, trasmettere gli atti sul dott. Scarpello.

L’avv. Valentina COLLETTA

Valentina

PREMESSA: LA LIBERA REPUBBLICA DE LA MADDALENA

Un  breve cenno di premessa per inquadrare quella che è stata denominata Libera Repubblica della Maddalena e che è il teatro dei fatti che sono stati addebitati agli imputati di questo processo. La Procura l’ha definita una realtà di sottrazione alla sovranità dello Stato democratico (pag. 3 della memoria ex art. 121 c.p.p. della Procura), qualificazione che, se fosse vera, avrebbe indotto alla contestazione di ben altri reati.
Fisicamente si tratta di un area in parte di proprietà della Comunità Montana ed in parte di proprietà del Comune di Chiomonte che lo stesso Comune aveva concesso al Movimento, in persona del sig. Fissore, a fini informativi e di divulgazione. In tale area sappiamo che per un mese circa si sono svolte una serie di attività informative, formative, ricreative e culturali con la partecipazione convinta di intellettuali di fama mondiale, tra cui docenti universitari, parlamentari, amministratori pubblici a vari livelli, giornalisti, filosofi, storici, politologi e giuristi d’eccellenza. Tra questi il professor Revelli che il 10.6.2014 ha riferito di “un atteggiamento, come dire, molto pacato, con un clima comunitario di convivialità (qui il video della testimonianza di Revelli) , non era un esercito che si preparava alla guerra, era una popolazione che trascorreva una notte difendendo ed affermando la propria opposizione ad un progetto che considerava distruttivo per la propria terra. Per quanto mi riguarda erano anche persone che si opponevano allo sperpero di pubblico denaro e questa è una delle ragioni che mi aveva portato lì.  A pag. 19 delle trascrizioni ha aggiunto: “non ho rilevato la presenza di un’ideologia unica e condivisa, ma la presenza di molte idee politiche, anche molto diverse, un comune sentire orientato a questi due elementi che indicavo prima, cioè la volontà di difendere un luogo che consideravano proprio e non giusto devastare e dall’altra parte il rifiuto di un’inutile sperpero di denaro pubblico. I due elementi erano fortemente legati.” E a pag. 22 delle trascrizioni: “Posso dire, visto che mi ha chiamato in causa come cultore di una disciplina che è la scienza politica, che il movimento No Tav è oggetto di studio in tutto il mondo ormai perché è sicuramente un grande fatto che riguarda la democrazia contemporanea: le sue forme, le forme della rappresentanza, le forme della partecipazione, il grado di ascolto e di non ascolto delle popolazioni. Quindi abbiamo una quantità di studi a livello internazionale sul movimento No Tav in Val di Susa  molto cospicuo e questo mi pare di per sé rilevante. Per quanto riguarda il caso specifico del radicamento è generalmente considerato una forma di cultura civica di cui si possono discutere le ragioni, le modalità e così via, ma è indubbio che questo movimento esprime una domanda molto diffusa di ascolto e di partecipazione di una popolazione rispetto al potere centrale, rispetto ai livelli decisionali europei: questa è la problematica. Quanto alla diffusione, io credo che tutti gli studi siano unanimi nel ritenere che non è fatto da ristrette avanguardie. È un movimento transgenerazionale, fatto molto importante il carattere transgenerazionale, è radicato nei luoghi, si muove per gruppi di paese, per reti locali molto ampie. Ogni volta che indice una partecipazione ottiene una partecipazione molto ampia. Questo mi pare il dato  condiviso. Poi ci si può dividere sui diversi episodi e sulle diverse forme che assume la protesta.   Sicuramente ha un carattere di comunità non solo perché si propone di difendere quello che considera un bene comune, ma anche perché mobilita un arco di soggetti molto ampio, molto articolato e produce una diffusa ricostruzione di relazioni sociali”. A pag. 27 delle stesse trascrizione, a domanda dell’Avvocatura dello Stato, il prof. Revelli conclude: “I miei studi riguardano gli aspetti socio culturali e politici in rapporto tra popolazione e democrazia. L’esistenza di forme di azione organizzata clandestina  sono frutto di notizie di cronaca, non ho visto finora evidenze empiriche sull’esistenza di organizzazioni clandestine direttamente legate al movimento No Tav. Se mi viene segnalato un qualche studio, ripeto, sono ben contento di prenderlo in considerazione. Ripeto, ho visto rapporti di polizia che ipotizzano questo, ma sono ipotesi. Non ho visto nemmeno sentenze che stabiliscano un rapporto diretto tra forme organizzate illegali ed il movimento No Tav. Io mi attengo alle evidenze empiriche ed agli studi scientifici”.
Il noto giurista professor Mattei, sentito il 13.5.2014 ha riferito di aver  frequentato la Libera Repubblica della Maddalena e di avervi tenuto lezione. Ci ha restituito di un clima, una civiltà, un’educazione, un impegno civico, civile e politico fuori dal comune, ha precisato: “Io resto dell’idea –poi queste sono ovviamente impressioni sempre di carattere personale- che si trattasse assolutamente di un assembramento pacifico, fortemente democratico ed ispirato a valori costituzionalmente protetti”.

I TESTIMONI

Prima di trattare specificatamente i fatti occorsi il 27.6.2011, e che hanno interessato anche il sig. Palumbo, per ragioni di metodo, dovendo e volendo utilizzare ai fini della discussione, non solo quanto è emerso dal materiale video prodotto, ma anche quanto emerso in sede di testimonianze, vorrei subito formulare alcune osservazioni sull’atteggiamento che nei confronti dei testimoni della difesa ha tenuto la Procura, financo in sede di discussione. Sostenere l’inutilità e, peggio, l’inattendibilità di tutti i testimoni della difesa è gioco semplice, e – credo – neppure molto corretto, se si è precedentemente passato il tempo a porre domande a quegli stessi testi volutamente partendo da presupposti errati. Mi spiego meglio: in sede di controesame reiterare domande relative a luoghi, circostanze ed accadimenti che i testimoni già in sede di esame avevano categoricamente affermato di non aver visto perché si trovavano in luoghi assolutamente diversi rispetto a quelli che venivano fatti visionare con l’ausilio dei video, non può consentire, anche per ragioni di onestà intellettuale e correttezza processuale, di asserire che tali testimoni abbiano affermato il falso. Ricordo che in questo processo i testimoni delle difese sono stati in più occasioni svillaneggiati ed intimoriti platealmente dalla Procura che è giunta a richiedere per alcuni di loro, peraltro in fasi processuali in cui ciò non è consentito, la trasmissioni degli atti. Ricordo che la Procura si è rifiutata di controesaminare un testimone della difesa asserendone l’inattendibilità durante l’escussione, perché indagato. Ricordo che, per quanto inascoltati, a fronte delle battute, delle insinuazioni e persino degli insulti più o meno velati, molti dei difensori, ed io tra questi, hanno dovuto chiedere, più volte, di ricondurre la dialettica processuale alla basilare regola del rispetto reciproco. Ricordo ancora che il 15.4.2014 il sig. Bertok ha dovuto rivolgersi al P.M. asserendo: “sono qui per rispondere alle sue domande, non per essere intimidito” (qui il video della testimonianza del sig. Bertok).
Ancora un’ultima  e brevissima questione di metodo: non è vero che non possono interessarci le questioni attinenti l’opportunità o la correttezza procedurale relative alla cantierizzazione de La Maddalena, perché tali questioni, essendo a mente di tutti coloro che il 27.6 ed il 3.7.2011 in quei luoghi si trovavano (v. tutte le dichiarazioni degli imputati), rilevano quanto meno sotto il profilo delle circostanze, che in materia processuale sono temi sostanziali e non di mero e suggestivo contorno.
Per le medesime ragioni non è vero che le testimonianze di coloro che sono stati chiamati a riferire sulle connotazioni e sulla qualificazione de la Libera Repubblica de La Maddalena  siano testimoni “irrilevanti”, perché anche questi testimoni, la cui “caratura” pubblica li rende particolarmente qualificati ed attendibili, consentono di circostanziare un contesto estremamente rilevante ai fini dell’individuazione dei motivi che hanno portato gli imputati ad essere presenti nei luoghi e nelle circostanze di tempo di cui ai capi d’imputazione.

L’ORGANIZZAZIONE DEI MANIFESTANTI

Passando più specificatamente al 27.6.2011 mi pare opportuno soffermarsi sull’organizzazione di quanto avvenne in tale data. Per organizzazione della giornata faccio riferimento sia a quanto previsto ed organizzato dai presidianti, sia a quanto previsto ed organizzato dalle ff.oo.
Per quanto attiene l’organizzazione dei presidianti, che la Procura ha definito (con una locuzione che ha ormai inflazionato) di carattere militare o paramilitare, mi pare che si possa far riferimento a coloro che alla Maddalena sono stati nei giorni antecedenti allo sgombero e più specificatamente a quanto occorso il giorno 26.6.2011. Sappiamo che ci fu una fiaccolata a cui parteciparono migliaia di persone e che tale evento era stato organizzato per sensibilizzare i valligiani e coloro che esprimevano simpatia e solidarietà al Movimento Notav. In tal senso mi pare che, anche solo a titolo esemplificativo, si possa far riferimento alla testimonianza del sig. Luca Abbà e perché si tratta di un soggetto storicamente inserito nel Movimento stesso e perché la sua testimonianza mi è sembrata particolarmente equilibrata e dettagliata. Naturalmente le sue dichiarazioni trovano conferma in tutti i testimoni che sul punto sono stati sentiti. Sappiamo che tale fiaccolata è partita dal centro di Chiomonte, ha percorso via Roma sino al cancello della Centrale idroelettrica e sappiamo che da lì è proseguita lungo via dell’Avanà sino al Piazzale della Maddalena. Vorrei subito sgombrare il campo da alcune perplessità che possono aver suscitato le reiterate domande che la Procura ha posto ai testimoni e grazie alle quali è poi riuscita a definirli inattendibili. Sappiamo, perché ce lo attestano i filmati che abbiamo visto, che lungo via dell’Avanà il 27.6.2011 erano stati posti alcuni impedimenti o barriere allo scopo, pacifico perché da tutti dichiarato, di rallentare l’avanzata delle ff.oo.. Si tratta di barriere rudimentali, costruite con materiale di risulta e per lo più facilmente reperibile in montagna, che lo stesso Questore, con l’ordinanza n. 93 del 25.6.2011, ha previsto ed espressamente qualificato come “forme di resistenza passiva”. Di tali sbarramenti solo alcuni erano stati preparati nelle giornate antecedenti al 27.6, evidentemente la cancellata costruita in prossimità della Centrale e quella all’ingresso de La Maddalena, mentre le altre, come serenamente ci ha confermato proprio il testimone Luca Abbà, sono state pensate e organizzate precedentemente ma collocate solo tra la notte del 26 e la mattina del 27.6 quando i manifestanti sono retrocessi dalla Centrale idroelettrica per dirigersi al Piazzale della Maddalena. Questa è la ragione per cui chi ha partecipato alla fiaccolata della sera del 26 giugno ha potuto percorrere via dell’Avanà senza incontrare ostacoli: gli sbarramenti erano o aperti o collocati a margine della stessa via. Ricordo poi che siamo in montagna e che la via non è provvista di illuminazione; i manifestanti che hanno partecipato alla fiaccolata erano muniti, e neppure tutti, di semplici fiaccole che hanno un potere illuminante molto ridotto. Ecco dunque perché, senza bisogno di insinuare che tutti i testimoni siano inattendibili o peggio reticenti o falsi, quasi nessuno dei manifestanti ha visto ostacoli lungo il percorso, ma non tutti, infatti qualcuno, forse più attento o forse semplicemente perché ci è passato più vicino, ha visto alcuni sbarramenti a margine della stessa via. A tale proposito, ed a scopo meramente esemplificativo, ricordo la testimonianza del sig. Giorno che ha testualmente riferito “L’abbiamo percorsa del tutto liberamente, però lungo questa strada erano state erette delle barricate abbastanza precarie per la verità, insomma, forse più simboliche che altro, per impedire quello che si riteneva potesse succedere, vale a dire lo sgombero che poi in effetti la mattina c’è stato” (ud. 11.3.2014). In ogni caso sarebbe stato sufficiente che la Procura visionasse le riprese effettuate nella prima mattinata (dalle h. 5,50 in avanti, v. sincronizzazione video Stalingrado 1 del consulente difese) dall’elicottero per scoprire che la via dell’Avanà era agevolmente percorribile sia evidentemente la sera del 26.6 che la mattina del giorno seguente sino all’ingresso delle ff.oo., quando, come riferito dal teste Abbà, gli sbarramenti vengono chiusi o dislocati al centro  della carreggiata.
Risolta allora la questione delle barriere lungo via dell’Avanà, che tanto ha occupato ed impensierito la Procura, e tornando all’organizzazione dei manifestanti in previsione dello sgombero del 27 giugno mi devo brevemente soffermare sull’assemblea che si è tenuta a seguito della fiaccolata. Sul tenore di quest’assemblea tutti i testimoni sono stati concordi: si è semplicemente convenuto che ove si fossero presentate le ff.oo. per consentire l’insediamento del cantiere TAV, i presidianti avrebbero passivamente interposto i loro corpi. Non vi è stata dunque alcuna organizzazione di carattere militare o paramilitare, come più volte suggestivamente affermato dalla Procura, né vi è stata l’assegnazione di ruoli, di compiti specifici. Bisogna non conoscere il Movimento Notav per sostenere qualcosa del genere: non ci sono ruoli, non ci sono compiti, non ci sono vertici, non c’è organigramma (quello stranamente omissato nelle ordinanze del Questore), non c’è chi comanda e chi esegue; c’è una comunità solidale, informata ed impegnata per il bene comune ed in quanto tale oggetto di interesse ed ammirazione da parte di tanti studiosi.
E che tale forma di resistenza passiva sia stata almeno tentata, secondo quanto condiviso e concordato, è documentato dalle centinaia di manifestanti, tra cui lo stesso Palumbo, che, nei video che abbiamo visionato, sono ripresi a ridosso della cancellata della Centrale idroelettrica e della barricata c.d. Stalingrado all’arrivo delle ff.oo.: si tratta di manifestanti rumorosi ma pacifici. E’ poi però evidente che tale forma di resistenza passiva si è trasformata in altro ed ho provato quindi, alla luce delle risultanze dibattimentali, a comprenderne le ragioni. E poiché le forze in campo il 27.6 non sono solo quelle dei manifestanti, mi pare ovvio dover affrontare anche il tema dell’organizzazione delle ff.oo. che con i manifestanti si sono relazionate.

L’ORGANIZZAZIONE DELLE FF.OO.

La gestione dell’ordine pubblico nella giornata del 27.6.2011 a Chiomonte, località La Maddalena, in previsione dello sgombero è stata prevista ed organizzata da n. 4 ordinanze del Questore di Torino.
Sappiamo già – e’ stato documentato e ne ha ampiamente parlato il collega Bongiovanni – che l’occupazione dell’area, che in questo processo abbiamo denominato per comodità IL PIAZZALE, era stata richiesta ed autorizzata dal Sindaco di Chiomonte. In quell’area si trovava il presidio No Tav. Di tale presidio e della correlata autorizzazione dà atto anche l’ordinanza del Questore n. 80 del 21.6.2011 e mi pare che quindi la si possa dare per assodata, dovendosene poi però ancora valutare l’impatto sull’evoluzione degli eventi che hanno caratterizzato quella giornata.
Torno alle ordinanze del Questore per evidenziare preliminarmente che l’acquisizione di tale documentazione è stata faticosa, controversa e, soprattutto, straordinariamente avversata dalla Procura e si è poi risolta in un’acquisizione del tutto parziale caratterizzata da una tale quantità di omissis che le ha rese di fatto inutilizzabili. Alla luce di quel poco che si è potuto leggere mi preme però evidenziare alcuni punti:
l’ordinanza n. 80 del 21.6.2011, al fine esplicito di giustificare l’imponente apparato militare (stiamo parlano di molte centinaia di Agenti convenuti alla Maddalena da tutta Italia) apprestato per lo sgombero, fa riferimento ad alcuni pregressi episodi, due in particolare: Venaus 2005 e La Maddalena il 24.5.2011 (pag. 15). Entrambi tali episodi sono poi stati riportati anche dal dott. Petronzi, capo della Digos di Torino, da altri funzionari sentiti quali testimoni e, soprattutto, sono stati recepiti, esattamente così come sono stati precedentemente riportati, dalla Procura anche in sede di discussione. Mi pare quindi sia opportuno fare velocemente chiarezza sul punto:
nel 2005 a Venaus, in previsione dell’apertura di un cantiere TAV, il popolo Notav aveva apprestato un presidio che le FF.OO. il 6.12.2005 si apprestavano a sgombrare. Ne nacquero gli scontri riferiti da Procura, Questura e Digos. Tuttavia, per chi avesse la memoria corta o per chi non si fosse sufficientemente informato, ricordo che per tali scontri nessun manifestante è stato processato, mentre esiste un provvedimento di archiviazione del G.I.P. di Torino del 16.6.2007 che dando atto dell’impossibilità di poter procedere all’identificazione degli autori dei reati denunciati dai manifestanti (non dalle ff.oo.!), riferisce di un presidio, di alcune barricate, di molti feriti tra i manifestanti e di agenti di Polizia che hanno posto in essere numerosi e reiterati comportamenti violenti, del tutto sproporzionati rispetto alla situazione in atto, assolutamente ingiustificati e contrastanti con le direttive in allora impartite dal Questore (in quella sede, peraltro, acquisite integralmente). Molti sono i punti di assonanza tra quanto avvenne allora e quanto è accaduto il 27.6.2011, perfino alcuni dei funzionari di p.s. allora impegnati a Venaus sono gli stessi che abbiamo ritrovato il 27.6.; il G.I.P. in allora ravvisò quella stessa reticenza tra i funzionari e gli agenti di Polizia che abbiamo avuto modo di osservare durante questo dibattimento, quando si è cercato di analizzarne i comportamenti, e che è anche stata causa, esplicitata, di molte archiviazioni relative a fatti denunciati dai Notav, sia in relazione a quanto occorso il 27.6 ed il 3.7.2011 che in successive analoghe occasioni. Queste circostanze però né il Questore, né la Digos, né la Procura ha ritenuto di riferirle. Né tampoco si e’ ricordato che la resistenza di Venaus ha salvato quei luoghi, tant’è che il cantiere lì non s’è  fatto.
il Questore nella stessa ordinanza già menzionata ha fatto riferimento anche ai fatti del 24.5.2011, in relaziona ai quali ci viene riferito del lancio di pietre da parte dei manifestanti all’indirizzo delle ff.oo.; anche qui mi pare opportuno evidenziare che per quanto qualcuno possa aver pensato utile tentare di suggestionarVi con la conta e la pesatura delle pietre, in relazione ai quei fatti non mi consta sia stato avviato alcun processo penale che possa restituirci una sia pur parziale ricostruzione dei fatti.
In ogni caso il Questore di Torino ha ben evidenziato tali due episodi così da poter prevedere un clima di ostilità dei presidianti Notav nei confronti delle ff.oo.. Bene: tale paventato clima di ostilità, ammesso e non concesso che possa essere così qualificato ed addebitarsi come elemento di pregiudizio in capo ai manifestanti, mi pare che possa avere comunque un suo eventuale legittimo fondamento sulla scorta di quanto ho appena riferito e dei numerosi casi di c.d. malapolizia a cui le cronache ci hanno purtroppo abituato, ma questa è una mia considerazione.
Tornando alle ordinanze, il Questore dà atto di numerose riunioni intervenute al fine di far ben conoscere a coloro che dovranno poi operare il 27.6 alla Maddalena il contesto ambientale, anche in considerazione delle peculiarità montane del luogo. E vedremo più avanti il livello di preparazione e di conoscenza dei luoghi degli Agenti di Polizia che lì hanno operato. Infine, prevede l’apertura di un solo varco autostradale, quello lato museo.
L’ordinanza n. 92 del 25.6.2011 è completamente omissata e pertanto la sua acquisizione è stata del tutto inutile.
L’ordinanza n. 93 ancora del 25.6.2011, per quanto ampiamente omissata, fornisce alcune interessanti indicazioni: dà atto dell’intervenuta ordinanza prefettizia del 22.6.2011 che pone l’area nella disponibilità delle ff.oo., anche se come abbiamo già sentito non è stata notificata tempestivamente e non era conosciuta da nessuno dei presidianti; prescrive che le tende ed il materiale del presidio (in parte istituzionale, v. tenda degli amministratori, della Comunità Montana e della Croce Rossa) non dovrà essere assolutamente danneggiato, prevedendo inoltre, un quadrante mattutino (con i responsabili dello sgombero), pomeridiano e serale, con l’indicazione dei responsabili della zona per tali fasce orarie, i cui nomi tuttavia sono stati omissati, ed è un peccato perché diversamente avremmo potuto sapere chi si era reso responsabile, così disattendendo agli ordini del Questore, del danneggiamento e dello sconcio imbrattamento delle tende sul Piazzale. L’ordinanza conclude poi, prevedendo le forme di resistenza passiva (quali sbarramenti, barricate ecc…) di cui si è già detto, raccomandando ancora di informare tutto il personale delle condizioni ambientali del luogo, invitando a condotte professionali ed equilibrate (invito evidentemente necessario se viene fatto),invitando ancora ad agevolare il deflusso dei manifestanti ed a favorire il dialogo con essi, evitando il coinvolgimento di persone inermi, non potendosi escludere la presenza di anziani, bambini e donne (pagg. 30 e 31) e prescrivendo l’uso dei lacrimogeni solo previa ordine del dirigente e secondo le istruzioni per l’uso.
L’ordinanza 94 del 26.6.2011 è ancora completamente omissata e la sua acquisizione è stata, pertanto, ancora una volta del tutto inutile.
Mi pare ora importante vedere, secondo quanto l’istruttoria dibattimentale ha potuto provare, quanto alle ordinanza del Questore sia stata data compiuta attuazione e quanto, invece, sia stato frutto di comportamenti non consoni ed arbitrari.

LA CENTRALE

Terrò a mente, ovviamente, la posizione del sig. Palumbo e procederò seguendo i suoi spostamenti. Il sig. Palumbo, così come ci è stato anche riferito da alcuni testi dell’accusa e come emerge inequivocabilmente dai video prodotti, nelle prime ore della mattinata e contestualmente all’abbattimento del cancello, si trova nei pressi della Centrale idroelettrica.

Il sig. Palumbo è appoggiato a margine del cancello, non è travisato e come gli altri è in attesa. Le ff.oo. non sono ancora a ridosso del cancello.
Vediamo ora cosa ci hanno riferito le ff.oo. in merito a quanto accaduto alla Centrale.
Il dott. Petronzi, sentito il 5.7.2013, per quanto attiene alla zona della Centrale, dove non era fisicamente presente ma su cui sarebbe stato informato avendo intrattenuto contatti con i dirigenti che operavano in quella zona (il dirigente dell’area era il dott. Di Gaetano), riferisce di lanci di pietre da parte di soggetti travisati. A pagina 79 della trascrizione troviamo il dott. Petronzi a specificare che nella zona sopraelevata a margine della Centrale vi erano inizialmente molti giornalisti ma successivamente solo manifestanti violenti e che il lancio di lacrimogeni è stato dettato dalla necessità di arginare le condotte di questi ultimi.
Il dott. Fusco, sulle medesime circostanze, ha specificato che il dott. Di Gaetano avrebbe avvisato i manifestanti delle intenzioni di sgombero invitandoli ad allontanarsi (pag. 107 trascrizioni ud. 25.10.2013) ricevendo in risposta solo insulti e pietre, così determinandosi all’intervento “forzoso”.
L’8.11.2013 viene sentito l’allora Capitano dei CC di Susa Mazzanti, il quale ha riferito di un interlocuzione con alcuni amministratori e legali davanti al cancello, poi, preso atto del fatto che i manifestanti non si allontanavano dal cancello, si è avvicinato unitamente agli altri agenti.
All’avvicinamento delle ff.oo. al cancello i manifestanti avrebbero reagito con un fitto lancio di pietre, bastoni, bottiglie ed altro (pag. 88 delle trascrizioni) a cui avrebbero risposto con il lancio di alcuni lacrimogeni a parabola. Lo stesso giorno viene sentito anche il dott. Di Gaetano, dirigente dell’area, il quale dopo aver specificato che l’ordinanza prefettizia era stata notificata ai sindaci di Chiomonte e Giaglione ed al presidente della Comunità Montana, nonché appesa nella zona e pubblicata nell’albo pretorio prima del loro intervento presso il cancello della Centrale, ha precisato che al loro avvicinamento al cancello è corrisposto il lancio di vari oggetti, tra cui pietre e bombe carta, da parte dei manifestanti al loro indirizzo e di aver ordinato il lancio lacrimogeni solo successivamente a tali condotte aggressive.
Il 19.11.2013 viene sentito il dott. Sorrentino che, presente alla Centrale il 27.6.2011, riferisce di lanci di pietre, petardi ed altri oggetti da parte dei manifestanti a cui hanno reagito con il lancio di lacrimogeni per poi provvedere ad abbattere il cancello. Il dott. Sorrentino, capitolato esclusivamente su riconoscimenti ed identificazioni effettuati il 3.7.2011, riferisce di aver identificato il sig. Palumbo, di averlo visto precedentemente alla Centrale a volto scoperto e poi intento a lanciare pietre a margine del Piazzale de La Maddalena.
Il 30.11.2013 Benelle, anch’esso presente alla Centrale il 27.6, riferisce del lancio di lacrimogeni solo in risposta ai manifestanti che avevano precedentemente lanciato numerose bottiglie.
Tralascio altri ed ulteriori testimoni delle ff.oo. che hanno tutti confermato la dinamica dei fatti come esposta dai colleghi e così come appena riportata.
A questo proposito mi pare opportuno fare un inciso che varrà anche per la zona ove era ubicata la barricata Stalingrado e, soprattutto per l’area del Piazzale. Lo sgombero, lo scioglimento di un assembramento, l’allontanamento di manifestanti sono tutte attività regolamentate e normate. L’avanzamento delle ff.oo. nella giornata del 27.6, su tutti i fronti in cui si è dipanato, non è mai stato preceduto da adeguate comunicazioni. Alla Centrale idroelettrica le ff.oo. hanno proceduto dopo un’informale interlocuzione con amministratori e legali ma in alcun modo sono stati informati i manifestanti, nonostante gli amministratori avessero posto il problema della reale conoscibilità delle loro intenzioni; presso la barricata Stalingrado, lo vedremo dopo anche con l’ausilio dei video, la comunicazione è stata del tutto inefficace ed anche lì si è registrata la protesta dei manifestanti che urlavano di non sentire quanto il dott. Annunziata stava comunicando con il megafono. Al Piazzale lo sgombero è stato attuato senza alcuna previa comunicazione, neppure tentata. Certo che le ff.oo. stavano per arrivare i manifestanti lo avranno dedotto dalla pioggia di lacrimogeni da cui sono stati investiti. In ogni caso è bene ricordare che quanto normativamente previsto in tema di avvisi da parte delle ff.oo., per quanto possa apparire vetusto, ha, come già detto dal collega Novaro, la funzione di garantire la reale conoscibilità delle intenzioni dell’Autorità Pubblica proprio al fine di evitare disordini e scontri. Tale normativa è stata, del tutto evidentemente, disattesa.
Vediamo ora cosa ci dicono invece i video ed i testimoni delle difese.
Sappiamo, ce lo dicono i video e le testimonianze sono in tal senso conformi, che intorno alle ore 7,00 del mattino c’è un’interlocuzione tra alcuni legali, amministratori e ff.oo.. Il video Cernecca 2° rappresenta infatti alcuni amministratori, muniti di fascia tricolore al braccio, che parlano con degli agenti. Un’amministratrice, dopo aver posto il problema della conoscibilità in capo ai manifestanti delle intenzioni di sgombero (h. 7,06,05 Cernecca 2°), alludendo evidentemente al Piazzale, chiede esplicitamente se “hanno possibilità di stare” i numerosi manifestanti ed in particolare gli anziani, ricevendo un riscontro positivo dall’Agente con cui interloquisce (h. 7,09,30 Cernecca 2°). Alle 7,14 del medesimo video i legali sollecitano la notifica dell’ordinanza prefettizia almeno alla Comunità Montana. Lo stesso video, ed ancor meglio l’elaborato del consulente Bachschmidt, attesta che 45 minuti dopo, alle ore 7,45 circa, le ff.oo. si avvicinano al cancello in tenuta antisommossa e con le maschere antigas calzate. Alcuni manifestanti indossano quindi delle protezioni, per lo più foulard, aspettandosi il lancio di lacrimogeni, che soli possono giustificare le protezioni indossate repentinamente dagli agenti.
Il sig. Palumbo ha calzato, quindi, degli occhialini e si trova dietro il signore sul cancello con la felpa rossa, che sappiamo essere il sig. Fissore. La circostanza è chiara: le ff.oo. stanno cercando di agganciare il cancello della Centrale, hanno indossato le maschere antigas ed a breve lanceranno dei lacrimogeni.
Altrettanto chiaro è che, contrariamente a quanto hanno affermato i testimoni appartenenti alle ff.oo., paraltro anche alle più alte cariche presenti, nessun manifestante ha lanciato alcunchè.
La manovra di aggancio del cancello avviene tra le proteste dei manifestanti, i quali urlano slogan ma non pongono in essere alcuna condotta attiva: non vengono lanciate pietre né altri oggetti, tant’è che si può apprezzare dai video che le ff.oo. non si proteggono con gli scudi.
Alle 7, 50 i video ci restituiscono due manifestanti intenti a tagliare un albero con una motosega. L’albero è adiacente, per quanto più in basso, alla cancellata. A questo proposito giova una precisazione. Il video mostra l’inizio del taglio dell’albero e tale circostanza è stata utilizzata dalla Procura per giustificare il successivo lancio di lacrimogeni, avendo ben evidenziato lo stesso materiale video della Procura che prima del lancio dei lacrimogeni non vi era stato alcun lancio da parte dei manifestanti. Tale giustificazione appare tuttavia evidentemente incongrua: l’albero è grosso, ha un diametro decisamente molto ampio e per poterlo abbattere sarebbero state necessarie alcune ore. Il lancio dei lacrimogeni alla Centrale, che inizia alle 7,50 con un ingiustificabile lancio teso e mirato alle persone, e prosegue poi ininterrottamente pure in assenza di comportamenti aggressivi da parte dei manifestanti (che si limitano a restituire i lacrimogeni) e dopo lo sfondamento del cancello, è quindi del tutto ingiustificato ed arbitrario. Solo dopo alcuni minuti di imponente “gasatura” alcuni manifestanti reagiranno con il lancio di qualche oggetto, peraltro indirizzato alla ruspa.
Alle 7,52,50 viene abbattuto il cancello della Centrale. Molti manifestanti stanno già risalendo via dell’Avanà a causa dei lacrimogeni che continuano ad essere sparati. Nei pressi di quello che fu in cancello, sul terrapieno, restano alcuni giornalisti, anche se il dott. Patronzi ci ha detto che lì si trovavano solo i manifestanti violenti. Che l’azione delle ff.oo. sia stata del tutto sproporzionata si evince chiaramente anche dalla reazione degli stessi giornalisti: alle 7,56, a cancello già abbattuto e ad area completamente satura di gas, un giornalista si rivolge alle ff.oo. qualificandosi ed invitando alla calma.
Sulle medesime circostanze sono stati sentiti anche alcuni testimoni delle difese, i quali, tutti (tra cui l’assessore Cancelli, il consigliere regionale Bono, il sig. Villa, la sig.ra Usseglio, il senatore Scibona, la sig.ra Rollero, la sig.ra Ponte, il sig. Fiorentini e molti altri, tutti definiti inattendibili dalla Procura), hanno riferito di dinamiche del tutto coincidenti con quanto emerge dai video ed abbiamo appena visto: si trovavano nei pressi del cancello della Centrale, non è stato intimato l’allontanamento, non è stato preavvisato il lancio di lacrimogeni né l’avanzata delle ff.oo. e non vi è stato alcun lancio di oggetti da parte dei manifestanti prima del lancio dei lacrimogeni che sono stati lanciati, spesso, con tiro teso ad altezza d’uomo.
Tra i presenti alla Centrale vi è anche il professor Revelli, che, sentito il 10.6.2014 (qui il video) , ha riferito di essersi trattenuto, dopo la fiaccolata del giorno antecedente, a causa delle insistenti voci che prevedevano uno sgombero per la mattina successiva. Revelli ha precisato di aver comunque diffidato delle voci che giravano in Valle, ritenendo lo sgombero del tutto improbabile perché “improvvido”, viste le condizioni del luogo e l’imponente assembramento di persone, e la presenza di donne ed uomini anziani. A pag. 8 delle trascrizioni dell’udienza del 10.62014, il prof. Revelli ha riferito di essere sceso alla Centrale, di aver visto il cancello chiuso e molte persone in atteggiamento passivo. Ha riferito di un grosso schieramento di ff.oo. e di una ruspa. E’ stato in particolare colpito dal fatto che i manifestanti urlassero “mafia mafia” all’indirizzo del mezzo meccanico, circostanza che lo ha spinto a chiedere agli stessi manifestanti la ragione di tali grida. Gli è stato risposto che si riferivano alle vicende giudiziarie di alcune famiglie e di alcuni titolari delle ditte che erano impegnate nella cantierizzazione dell’area. Tale scambio di battute offrì al professore lo spunto per una riflessione che credo varrebbe la pena condividere: il rovesciamento dell’immagine offerta dall’allora  Ministro dell’Interno Maroni che riferendosi a quell’operazione disse “qui si confrontano due mondi, da una parte l’illegalità organizzata (riferendosi evidentemente ai manifestanti), dall’altra parte le forze della legalità (riferendosi evidentemente alle ff.oo.)”. La ruspa ha poi abbattuto il cancello, sono stati sparati numerosi lacrimogeni nonostante non abbia visto attuare atteggiamenti offensivi da parte dei manifestanti.
A quei primi lanci di lacrimogeni sappiamo che ne sono seguiti molti altri nella medesima zona e che a causa di tali lanci i manifestanti sono arretrati, così come sappiamo che alcuni dei manifestanti, non più giovani, vengono colti da malore ed aiutati a risalire via dell’Avanà verso il Piazzale, area da tutti ritenuta, ed in tal modo riferita al Tribunale nel corso degli esami testimoniali, di sicuro rifugio, come peraltro abbiamo visto essere stato garantito anche dalle ff.oo. agli amministratori con cui vi era stata interlocuzione davanti al cancello della Centrale.
Tra i manifestanti in fuga dalla Centrale c’è anche il sig. Palumbo, che infatti rivediamo nel video Cernecca 2° al minuto 8,07,43 dietro le traversine in legno.
Non torno sulla questione delle barriere o degli ostacoli posti su via dell’Avanà su cui ho già fatto cenno e proseguo nel seguire la fuga dei manifestanti, tra cui il sig. Palumbo, verso il Piazzale.

LA BARRICATA “STALINGRADO”

Rappresento, per inciso ed affinché la mia ricostruzione tenga conto dei movimenti e delle dinamiche in atto anche in altre zone interessate dall’arrivo delle ff.oo., che, mentre alla Centrale prosegue indefesso il lancio dei lacrimogeni in direzione dei manifestanti in fuga sino alle ore 8,00 circa, all’uscita della galleria Ramat, là dove verrà poi aperto il varco sull’autostrada, dopo oltre un’ora di sostanziale stallo in cui i manifestanti sono assiepati nei pressi della c.d. barricata Stalingrado e le ff.oo. si trovano all’interno della galleria; dopo che un pacifista noto in tutta Europa (ma evidentemente non al dott. Fusco che, nel corso della sua deposizione, lo ha definito un manifestante “violento”) viene inseguito, trascinato per il collo e gratuitamente percosso da un Agente in borghese (h. 6,42,27 Gaia 1°); dopo che il dott. Annunziata, munito di un megafono, proferisce parole assolutamente incomprensibili ed inudibili all’indirizzo dei manifestanti (h. 7,44,59 Ulberti) (tanto gli stessi manifestanti gli chiedono di alzare la voce ed il dott. Fusco, a cui, in sede di controesame viene rammostrato il video che riprende il dott. Annunziata con il megafono afferma che non si sente nulla), e allora, dopo tutto ciò i manifestanti – che non pongono in atto alcuna condotta violenta e si trovano sopra ed a margine della galleria Ramat – tentano i più occasioni e con diverse modalità di impedire, o quanto meno rallentare, l’attività del mezzo meccanico che sta demolendo la barriera autostradale prima e la barricata Stalingrado poi. Il sig. Palumbo non assiste a questa attività, perché, come abbiamo visto, si trova in via dell’Avanà.
Tale attività è per me comunque importante perché i manifestanti che fuggono dalla Centrale verso il Piazzale, si ritroveranno poi proprio al Piazzale con coloro che fuggono dal margine autostradale e con coloro che, invece, sul Piazzale sono rimasti. Questi  manifestanti, al di là delle loro condotte, dei loro ruoli, delle loro età, del loro sesso e del loro posizionamento, saranno poi tutti indiscriminatamente attinti, per diverse decine di minuti, dal copiosissimo lancio di lacrimogeni sul Piazzale.
Sul versante della barricata Stalingrado, quindi, i manifestanti, dopo aver urlato la loro contrarietà all’azione che le ff.oo. stavano conducendo, dopo aver protestato per il trattamento riservato a Turi Vaccaro, dopo aver lanciato vernice e scaricato gli estintori sul mezzo meccanico quando lo stesso mezzo meccanico viene azionato sulla barricata dove stazionavano mettendone seriamente a rischio l’incolumità (h. 8,06,08; 8,06,58; 8,07,55; 8,14; 8,16,33; 8,48,56; 8,49,49 Gaia 2°), alle 8,51,31 (Gaia 2°) vengono raggiunti dai primi lacrimogeni. Poco dopo, da sopra la galleria, e non dalla barricata, vengono lanciate alcune pietre: nessun essere umano viene attinto da quelle pietre.
Tutti i lanci ad opera dei manifestanti di cui abbiamo parlato e che abbiamo visto vengono ricondotti dallo stesso testimone dott. Patronzi ad attività finalizzata semplicemente ad impedire la visibilità di colui che conduceva il mezzo meccanico che stava operando sull’autostrada.
Dopo il lancio dei primi lacrimogeni il numero dei manifestanti che resistono sulla barricata Stalingrado è decisamente ridotto. Nessuno di loro lancia alcunchè, alcuni hanno le mani alzate. Dalle 9,01,09 (Gaia 2°) sulla barricata Stalingrado vengono sparati numerosi lacrimogeni, alcuni dei quali chiaramente a lancio teso (Gaia 2° 9,01,10).  Poco dopo l’intera area viene completamente saturata dai gas lacrimogeni (h. 9.01.44 Gaia 2°) ed il mezzo, in condizioni di assoluta non visibilità, demolisce la barricata (h. 9,02,10 Gaia 2°); intanto alcune pietre vengono lanciate sul mezzo meccanico.
Tali operazioni, che ho cercato di descrivere in termini asettici, appositamente avvalendomi dell’ausilio dei video prodotti al fine di garantire l’oggettività della narrazione, si caratterizzano per l’irresponsabilità di chi ha autorizzato l’utilizzo del mezzo meccanico a ridosso dei manifestanti, mettendone in più occasioni in serio pericolo l’incolumità fisica, e per l’irresponsabilità di chi ha sparato i lacrimogeni contro soggetti che nulla stavano lanciando all’indirizzo del mezzo (i lanci provenivano del tutto evidentemente dall’alto) e meno che mai nei confronti delle ff.oo., con modalità di lancio assolutamente proibite da ogni manuale d’uso e da ogni più semplice criterio di buon senso.  La pinza meccanica, dunque, è stata azionata senza curarsi del fatto che i frammenti o le schegge del guardrail e della barriera antivento ben avrebbero potuto colpire i manifestanti, è stata poi azionata ai piedi e sulle teste degli stessi manifestanti, senza in alcun modo curarsi della loro incolumità ed, infine, è stata azionata in totale assenza di visibilità, senza preoccuparsi di sapere se avrebbe demolito la barricata o dei corpi umaniSono poi stati sparati lacrimogeni chiaramente mirati ai corpi dei manifestanti. E che il lancio ad altezza d’uomo fosse poi premeditato lo attesta ancora lo stesso operatore Gaia (2°) che all’ora 9.08.07 registra le indicazioni di un agente ad un lanciatore: “Sparagli in faccia”. E si è anche riusciti a stigmatizzare il fatto che alcuni dei manifestanti calzassero dei caschi protettivi.
A proposito di tale contesto il dott. Patronzi, a cui vengono mostrati alcuni stralci dei video che abbiamo appena visto e che rappresentano inequivocabilmente i lanci di lacrimogeni ad altezza d’uomo, nega l’evidenza rappresentando che non sa dire se siano lanciati ad altezza d’uomo non avendo la corretta visuale, precisando ancora di  non aver visto, nè di persona nè dai video, lanci di lacrimogeni tesi su manifestanti e neppure gli risulta che ci siano stati feriti attinti da lacrimogeni. E questo mi lascia intendere che non si sia occupato delle indagini – che immagino ci siano state – relative alla querele sporte dai manifestanti feriti in quelle circostanze ed in quelle giornate.
Il dott. Raimondi, sentito in data 21.11.2013 (durante il controesame del collega Milano, pag. 82 delle trascrizioni) ha sostenuto che il mezzo meccanico ha operato senza toccare i manifestanti e non ha operato sotto i loro piedi. Il collega l’ha poi anche interrogato sul lancio di lacrimogeni nella stessa zona e circostanza e gli ha fatto poi vedere dei video che rappresentano il fumo dei lacrimogeni sulla barricata Stalingrado: il testimone è riuscito a negare che si sia trattato di lacrimogeni, arrivando a sostenere che potrebbe invece trattarsi dell’acqua nebulizzata lanciata con gli idranti.  Nonostante la visione dei video già rammostrati al dott. Petronzi (h. 9,06,06 Ulberti) nega inoltre che siano stati sparati lacrimogeni ad altezza d’uomo ( e dire che al minuto 9,06,35 è possibile sentire distintamente un manifestante che chiede “ad altezza uomo?”) per poi sostenere che l’operatore che ha lanciato i lacrimogeni avrebbe addirittura calibrato il lancio avendo preventivamente calcolato la portata del vento (pag. 92 trascrizioni ud. 21.11.2013).
Diverse le testimonianze dei presenti nei pressi della barricata Stalingrado.
Il 31.3.2013 viene sentito il sig. Rizzo Davide  il quale ha riferito di essersi trovato a margine della galleria Ramat, di aver assistito all’arrivo delle ff.oo. e del mezzo meccanico e di aver visto che la pinza operava sulla barricata mentre su di essa si trovavano i manifestanti. La Procura ha definito tale testimone l’unico attendibile poichè ha riferito di aver visto il lancio di lacrimogeni solo successivamente all’apertura del varco. Abbiamo appena visto però che, almeno su questo, il testimone si è sbagliato, poiché i lacrimogeni sono stati sparati prima e contestualmente all’apertura del varco. Torneremo più avanti sulla testimonianza di Rizzo Davide approfittando della patente di attendibilià tributatagli dalla Procura.
Sulla pericolosità delle manovre del braccio meccanico sulla barricata e sui manifestanti ha anche testimoniato il sig. Sarzotti e, in data 28.4.2014, i sigg.ri Gamalero e Magliano che si è allontanato proprio temendo per la sua incolumità, oltre che per quella degli altri manifestanti.
E di fronte alle immagini del mezzo che pone a rischio l’incolumità dei manifestanti assiepati sulla barricata Stalingrado,  a poco valgono le considerazione del P.M. che sostiene di aver guardato le facce dei manifestanti non trovandoli spaventati ma anzi arroganti, perché le condizioni psicologiche dei manifestanti sono ben rappresentate dalle urla di protesta che levano proprio quando la pinza gli si avvicina e che sono perfettamente udibili nei video che abbiamo visto. Che dire poi dell’ulteriore affermazione del P.M. sul punto: se poi avevano paura avevano solo da scendere” che ben dimostra quanto poco la Procura sia disposta a comprendere il valore ed il senso di una protesta, che normalmente si spinge alla resistenza anche ponendo a rischio la propria incolumità.
Mentre quindi i manifestanti vengono allontanati dalla barricata Stalingrado a suon di mezzi meccanici, lacrimogeni ed idranti e si spostano sul Piazzale, verso lo stesso Piazzale, come poco fa accennato, stanno anche muovendo coloro che si trovavano alla Centrale: davanti i manifestanti, a seguire le ff.oo..
Non mi soffermo oltre su quest’area e torno al tragitto che sta compiendo il sig. Palumbo dalla Centrale al Piazzale.
STRADA DELL’AVANA’
Dopo il fitto lancio di lacrimogeni a cui si è assistito nei pressi della Centrale idroelettrica, ampiamente proseguito anche dopo l’abbattimento del cancello, le ff.oo. sono impegnate nella rimozione degli ostacoli che trovano su via dell’Avanà, senza incontrare alcun tipo di resistenza attiva da parte dei presidianti. Tele circostanza ben appare rappresentata dai video in atti e confermata dalle testimonianze di coloro che dalla Centrale si sono mossi alla volta del Piazzale.
Alle 8,45,19, dopo alcune pause nella registrazione, Cernecca (2°) riprende la sesta barricata (fumante) su via dell’Avanà e sul margine sinistro dello schermo si vedono già dei fumi di lacrimogeni, poco dopo se ne comprende il motivo: le ff.oo. stanno lanciando lacrimogeni in direzione di manifestanti inermi sul sentiero e del sovrastante Piazzale, senza che, tuttavia, se ne possa ravvisare una ragione. Il lancio di lacrimogeni è massiccio e non è preceduto da alcun atto di aggressione nei confronti delle ff.oo.. Solo dopo oltre un minuto di incessanti lanci dalla vegetazione compaiono alcune pietre che, tuttavia, non raggiungono gli Agenti. Il perdurare del lancio dei lacrimogeni verso il Piazzale de La Maddalena viene ben documentato anche dall’operatore Galasso che dalle 8,45 (così anche le riprese dell’elicottero h. 8,45,13; 8,47,29; 8,44,18; 8,51,04, 8,52,14, v. sincronizzazione) riprende innumerevoli lanci di lacrimogeni in direzione della sesta barricata e del Piazzale, pur in assenza di qualsivoglia minaccia od atto aggressivo da parte dei presidianti. Che in tale circostanza il lancio di lacrimogeni sul Piazzale sia ingiustificato lo si evince, oltre che dal fatto che non viene posto in essere alcun atto di minaccia o di aggressione nei confronti delle le ff.oo., anche dal fatto che le ff.oo. non solo non si stanno riparando in alcun modo, ma anzi, tra di loro vi sono alcuni soggetti completamente privi di protezioni e per nulla preoccupati, tanto che si sentono distintamente anche alcune risate e dialoghi tutt’altro che concitati (Galasso h. 8,57,55).
Fatto sta che il lancio di quei lacrimogeni provoca questa situazione (sullo schermo passano immagini con ripresa da lontano del piazzale ricoperto di gas ndr):

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Tuttavia gli Agenti impegnati nella risalita ed alcuni dirigenti testimoniano di un’altra realtà.
In particolare il dott. Petronzi (pag. 85 delle trascrizioni ud. 5.7.2013 ) testimonia, pur non essendo presente, che, lungo tutto il percorso di strada dell’Avanà, le ff.oo. sarebbero state bersagliate da pietre. All’udienza dell’8.11.2013 il Capitano Mazzanti, che era invece presente, riferisce che la salita verso il Piazzale è durata circa un ora e mezza, durante la quale, dalla boscaglia, piovevano pietre, bottiglie e “un po’ di tutto”.  Come ho accennato prima, tuttavia, i video girati dagli stessi operatori che hanno percorso via dell’Avanà rappresentano plasticamente l’assenza di qualsivoglia lancio di materiale, se non con le rare eccezioni cui ho già fatto riferimento e che sono, in ogni caso, successive al lancio dei lacrimogeni ad opera delle ff.oo..

IL PIAZZALE

Coloro che sono convenuti nel Piazzale de La Maddalena per sfuggire al lancio dei lacrimogeni alla Centrale e lungo il percorso di risalita, trovano quindi l’area satura di gas.
Mi soffermo su quest’area perché è lì che si trova il sig. Palumbo dopo essere salito dalla Centrale per via dell’Avanà ed è lì che verrà poi, in più occasioni, ripreso.
Sul Piazzale convergono quindi centinaia di manifestanti che si riuniscono ai tanti che sul Piazzale sono restati. Le condizioni dell’area sono state efficacemente descritte dai testimoni e dalle immagini.
Il sig. Vair, sentito l’11.3.2014 ha riferito di essersi trattenuto sul Piazzale nonostante l’arrivo dei lacrimogeni perché era sicuro che lì non avrebbe potuto succedere nulla e perché, comunque, non c’erano vie di fuga se non verso il bosco, il cui sentiero era però intasato dalle persone in fuga. Il testimone decise quindi di chiamare telefonicamente il Capitano Mazzanti rappresentandogli la drammatica situazione e chiedendo che cessassero i lanci di lacrimogeni sul Piazzale.
L’imputato Imperato, che la stessa Procura ha ritenuto attendibile, tanto da riconoscergli l’applicabilità delle attenuanti generiche, ha dichiarato, l’11.3.2014, che erano stati predisposti dei secchi con dell’acqua per spegnervi i lacrimogeni che fossero stati eventualmente lanciati, tuttavia non furono sufficienti a contenere la quantità di lacrimogeni che sul Piazzale furono sparati.
L’onorevole Ferrero, sentito il 24.3.2014 ha testualmente riferito: “a me è capitato più volte di stare in manifestazioni e di stare in manifestazioni che avessero degli elementi di scontro, o comunque dell’uso di lacrimogeni o di cariche di alleggerimento, cose di questo tipo e nel caso di cui stiamo parlando il punto fondamentale è che chi era lì, chi aveva passato la notte lì non era, tra virgolette, in condizioni di arrendersi. Non esisteva nessuna via di fuga o non esisteva la possibilità di ragionare in qualche modo per produrre un esito di compromesso, di… che è una cosa classica, diciamo, che avviene in una manifestazione, specie quando ci sono cariche o altro; cioè che si lavora da entrambe le parti a ridurre il livello di scontro diretto per tentare di trovare elementi di compromesso, che sia una via di fuga, che sia una roba che permetta di abbassare il livello di… lì era semplicemente impossibile.”, a mia esplicita domanda l’onorevole ha ancora precisato: “L’unica via di fuga era la montagna. Personalmente ho telefonato… ero stato Ministro negli anni precedenti e ho telefonato al Prefetto più volte mentre stavo sul piazzale, dicendo “scusi, ma mi spiega lei come cavolo si fa ad uscire da una situazione simile, in cui semplicemente non esiste la possibilità per il cittadino”, che era lì legalmente la sera prima, “di mettersi nelle condizioni di dire: ci arrendiamo?”. Perché c’erano signore che scappavano su per la montagna che erano in condizioni assurde. Adesso non so, a me è capitato di vedere il film “Fragole e sangue”, no? Uno si immagina che occupa un posto, arriva la Polizia e porta via i manifestanti. No, no, lì non era “Fragole e sangue”, lì era una situazione – diciamo – da… che ne so?!Cioè, da assedio medioevale, in cui la possibilità del chiudere la questione in qualche modo non era data, perché non c’era la possibilità di avere un canale di discussione, una via di fuga. C’è gente che è scappata attraverso le vigne. Insomma, è successo un po’ di tutto.”.

Dopo aver precisato di aver visto molte persone colte dal panico e stare male a causa dei lacrimogeni, ha aggiunto: “Il Prefetto da questo punto di vista si mostrò assolutamente disponibile e diciamo che il punto di osservazione mio all’interno dell’accerchiamento, del fortino e le informazioni di cui disponeva il Prefetto erano significativamente differenti. Quindi c’era difficoltà a riuscire a…”, “Perché ad esempio in una telefonata dicevo al Prefetto “Prefetto, ma qui stanno riempiendo di lacrimogeni tutto, compreso su per i boschi. Mi vuole spiegare a cosa serve questa azione di ordine pubblico, essendo che non c’è più via di fuga?”, nella visione del Prefetto, invece, non era così. Allora questo, lei capisce, rendeva complicato un qualsiasi elemento di…”. A tale proposito, in data 8.4.2013 è stato anche sentito l’allora Prefetto dott. Di Pace, il quale ha confermato di aver ricevuto la telefonata dell’Onorevole e di aver conseguenzialmente contattato il Questore che lo avrebbe rassicurato circa il corretto utilizzo dei lacrimogeni. L’onorevole comunque, riscontrando personalmente una situazione decisamente diversa, si allontanerà dal Piazzale incolonnandosi verso il bosco e farà rientro sul Piazzale più tardi trovandovi le ff.oo.. A loro chiederà ragione del comportamento appena descritto e si sentirà rispondere che anche i manifestanti hanno lanciato degli oggetti. Ferrero riferisce che in tali condizioni non lo stupisce che qualcuno dei manifestanti possa aver reagito ed ammette di aver visto soggetti travisati e qualche lancio di pietre.
Anche la sig.ra Ponte Eleonora, sentita il 24.3.2014, ha riferito di essersi trovata sul Piazzale dopo essere stata alla Centrale e descrive l’area come satura di lacrimogeni. Ha riferito che i lacrimogeni sono arrivati da via dell’Avanà e che lei con altri ha cercato di spegnerli buttandoli nei predisposti secchi d’acqua, dopo di che si è allontanata per il bosco soccorrendo chi in quella circostanza si è sentito male perché intossicato dai gas.
Considerazioni del tutto analoghe abbiamo sentito dal testimone Fiorentini che ha precisato, peraltro come altri, che chi si trovava al Piazzale non ha ricevuto nessun avviso di sgombero o intimazione ad allontanarsi.
Aloia Silvia, sentita il 31.3.2014 ha testualmente riferito: le persone “Urlavano, piangevano, vomitavano. C’era concitazione, c’era spavento; anche perché sinceramente non si vedeva niente. Era veramente nebbia e non si capiva nemmeno…Cioè, oltretutto chi come me sapeva che lì bisognava stare…non si sapeva nemmeno che cosa fare, cioè non si sapeva da che parte andare.” Ha poi riferito di essere scappata nel bosco e, ancora testualmente: “Cioè, a me ha impressionato, ero con persone settantenni che si tiravano su per gli alberi, per i rami, perché lì… non per il sentiero, proprio per il bosco e soprattutto perché si cercava di arrivare in un punto dove si potesse respirare, perché non si riusciva a respirare. Era in apnea questa cosa!”.
Il dott. Zamburru, medico psichiatra, anch’esso sentito in data 31.3.2014, si è occupato del soccorso dei manifestanti colti da malore presso la tenda della Croce Rossa ed ha così descritto le condizioni dei manifestanti sul Piazzale: “Senso di soffocamento, dolore terribile agli occhi e poi c’era tanta paura, tanta tensione. Difatti cercavo, per quanto anche io non è che fossi così… non è che sono un supereroe, anche io ero abbastanza spaventato, però l’adrenalina e tutto… Per cui, oltre all’aspetto tra virgolette medico, cercavo di parlargli, di dire, soprattutto quando venivo ragazze giovani, “stai tranquilla, non è niente. Adesso ti passa”. Facevo un po’ lo psichiatra.” Il medico ha poi aggiunto di aver visto molti ragazzi che cercavano di spegnere i lacrimogeni, alcuni di loro erano spaventati, altri erano “furibondi”, come lo era lui.
Il Consigliere Comunale Bertola, esaminato il 31.3.2014 ha riferito di essersi rifugiato sul Piazzale dopo essere stato raggiunto da un lacrimogeno nei pressi della galleria Ramat. Ha descritto un Piazzale avvolto in una nube di fumo che lo costringe alla fuga verso il bosco, dove si sente male e viene soccorso da un altro manifestante.
Analoghe circostanze ci sono state descritte, sempre all’udienza del 31.3.2014, dal Consigliere comunale Ponsero che chiamò il Presidente della Comunità Montana Sandro Plano affinchè contattasse il Prefetto per chiedergli di far cessare il lancio di lacrimogeni sul Piazzale, dai sigg.ri  Bonaudo Alberto, Brangetto e dalla sig.ra Gonella che, intossicata dai gas, viene soccorsa dal dott. Zamburru, mentre il suo compagno, sig. Muto Claudio che ci ha riferito di aver atteso la sig.ra Gonella fuori dalla tenda della Croce Rossa e di aver nel frattempo assistito all’arrivo di moltissimi lacrimogeni e ad una fuga di massa verso il bosco, ove, comunque, pure arrivavano i lacrimogeni.
Il Consigliere comunale di Vaie, sig. Valletti, sentito il 15.4.2014, ha riferito di essersi trattenuto presso la tenda della Comunità Montana sul Piazzale e di aver assistito all’arrivo di numerosi lacrimogeni provenienti da via dell’Avanà, di aver visto persone che freneticamente cercavano di spegnerli, mentre altri correvano in preda al panico o stavano male. All’arrivo delle ff.oo. vi si è avvicinando iniziando un interlocuzione volta a comprendere le ragioni del loro arrivo e del loro comportamento, comunicando loro che i manifestanti erano stati autorizzati alla permanenza sul Piazzale che era, peraltro, al di fuori dell’area del futuro cantiere. Mentre era in corso tale colloquio, però altri agenti li hanno superati ed hanno iniziato ad inseguire alcuni manifestanti verso il bosco.
Malandrino Maria, escussa il 15.4.2014, ha affermato di essersi sempre trattenuta sul Piazzale insieme a molti altri, ritenendo l’area del tutto sicura e la loro occupazione del tutto legittima. E’ scappata con altri verso il bosco quando l’aria è divenuta irrespirabile.
Di analogo tenore le dichiarazioni dei testimoni Carraro (sentito il 15.4.2014) e Gamalero (sentito il 28.4.2014).
Luca Abbà, alla cui testimonianza ho già fatto riferimento in relazione agli ostacoli su via dell’Avanà, il 28.4.2014, ha riferito di aver raggiunto il Piazzale quando vi era già in corso il lancio dei lacrimogeni dall’autostrada e da via dell’Avanà. Ha visto molte persone scappare per i boschi e molte altre colte da panico. Si è trattenuto sul Piazzale prestando soccorso ed ha assistito all’arrivo delle ff.oo., all’inseguimento di alcuni manifestanti ed al lancio di lacrimogeni ad altezza d’uomo. Ha assistito anche al lancio di oggetti da parte di manifestanti in preda a panico, rabbia e disperazione.
La sig.ra Lambert, infermiera, in data 28.4.2014, ha testimoniato di aver prestato soccorso ai manifestanti colti da malore ed ad una ragazza che giunse alla tenda della Croce Rossa con la testa sanguinante a seguito di un colpo di manganello (ricordo che della donna ci siamo occupati durante il dibattimento e che è stata sentita come testimone e che abbiamo visionato le immagini che la ritraggono mentre viene colpita da un agente sul lato opposto della barricata Stalingrado). La signora ha anche riferito che i lacrimogeni sono arrivati anche sulla tenda della Croce Rossa costringendola ad uscirne, in tale circostanza ha visto e soccorso numerose persone, soprattutto anziane, colte da malori, da difficoltà respiratorie e da vomito. Quando le ff.oo. sono arrivate sul Piazzale hanno continuato a sparare lacrimogeni.
Il 6.5.2014 è stata escussa anche l’Onorevole Laura Castelli che ha riferito che sul Piazzale hanno cominciato a confluire quelli che arrivavano dalla Centrale. Quando hanno cominciato ad arrivare i lacrimogeni il Piazzale era pertanto molto affollato. La gente ha cominciato a stare male e poi a fuggire verso il bosco. Ci ha riferito di aver aiutato molte persone, soprattutto anziane che stavano male e cadevano. Anche lei è poi fuggita per il bosco ed e’ riscesa al Piazzale solo quando erano cessati i lanci di lacrimogeni ed erano già giunte le ff.oo. Anche lei, così come tutti, ha riferito di aver avuto la certezza che sul Piazzale si potesse stare, perché era stata legittimamente occupata l’area, perché quella stessa area non era e non è destinata al cantiere ed ancora perchè non è mai stato chiesto da nessuno di abbandonare l’area.
Del tutto analoghe le circostanze riferite dai sigg.ri  Biolè e Bottesi che ha aggiunto di spari di lacrimogeni fin nel bosco dove la gente cercava di scappare e di ripararsi.
Particolarmente significativa mi è parsa la testimonianza del dott. Giulietto Chiesa resa il 13.5.2014. Ci ha riferito di conoscere molto bene il Movimento Notav per averlo studiato in quanto politologo, giornalista ed europarlamentare. Il 27.6. si trovava appunto sul Piazzale de La Maddalena dove ha assistito al lancio dei molti lacrimogeni già descritti da altri testimoni e che hanno costretto i tanti presidianti a cercare una via di fuga. Ha riferito dell’impossibilità di resistere passivamente come si erano tutti ripromessi a causa dei numerosi malori provocati dai gas. Ha descritto la situazione come drammatica, rappresentando inoltre di conoscere decisamente bene tale aggettivazione essendo stato per molti anni un corrispondente di guerra. Ha riferito infine di un dato temporale particolarmente importante: ha detto che il Piazzale è stato oggetto di lanci di lacrimogeni per circa 20/25 minuti.
Ricordo, come ricostruito con i video, che il lancio di lacrimogeni sul Piazzale ha inizio alle ore 8,45 circa e termina alle ore 9,17: più di 25 minuti.
Cito , da ultimo, la testimonianza del sig. Rizzo, di cui abbiamo in parte già parlato, ricordando che il P.M. l’ha ritenuto l’unico testimone delle difese attendibile e tenendo a mente, come dallo stesso P.M. osservato in sede di discussione, che se un testimone è attendibile lo è per tutte le parti del suo racconto, così come se non è attendibile non è attendibile mai. Ed allora il sig. Rizzo, che dopo essere scappato dalla barricata Stalingrado è tornato sul Piazzale, ha riferito che il Piazzale è stato inondato dai lacrimogeni, per poi aggiungere che quando sono arrivate le ff.oo., queste hanno continuato a sparare lacrimogeni ad altezza d’uomo ai manifestanti che indietreggiavano, tanto che lui stesso è stato intenzionalmente colpito da un agente che aveva davanti a pochi metri di distanza.
La sopra rappresentata condizione del Piazzale de La Maddalena, così come ricostruita con l’ausilio del materiale fotografico, di quello video e delle testimonianze di chi sul Piazzale si trovava, viene, tuttavia, negata, contrariamente a quanto riferito in discussione dal P.M., da alcuni esponenti delle ff.oo.,  così evidenziando l’ennesima discrasia tra dati fattuali e rappresentazione degli stessi.
Il dott. Petronzi, in sede di controesame (pagg. 151 e 152 delle trascrizioni ud. 25.10.2013) nega che siano stati lanciati lacrimogeni sul Piazzale, asserendo che al più i fumi vi sarebbero stati trasportati dal vento! Ancora all’udienza del  25.10.2013, a mia esplicita domanda, il dott. Petronzi conferma che nell’area del Piazzale il 27.6.2011 non sono stati lanciati lacrimogeni, pur ammettendo che dalla loro postazione (galleria Ramat) sono stati lanciati circa 280 lacrimogeni … che chissà dove sono finiti.
Sempre all’udienza del 25.10.2013 anche il dott. Fusco, dopo aver precisato che l’area della Maddalena era stata occupata dalle “frange estremiste del movimento no tav”, ha negato che sul Piazzale siano stati lanciati lacrimogeni. Sulla composizione degli occupanti La libera Repubblica de La Maddalena, rimando non solo alle numerose testimonianze che hanno riferito della composizione dei presidianti, ma alle stesse parole del Questore che prescriveva cautela prevedendo, evidentemente avendone contezza, la presenza di anziani, donne e bambini. Ed è lo stesso dott. Patronzi che ci dice che sul piazzale c’erano i “pacifisti”.

L’ARRIVO DELLE FF.OO.

Intanto, alle ore 9,05,07 (v. Gaia 2°) le ff.oo., abbattuta la barricata Stalingrado ed allontanati i manifestanti dall’area limitrofa, escono dall’imbocco della galleria Ramat per avviarsi al sovrastante Piazzale. Nel breve tragitto vengono raggiunti da numerose  pietre e da altri oggetti lanciati dalla balconata sovrastante la galleria e dal poco lontano terrazzamento prospicente il Piazzale, ove viene ripreso il sig. Palumbo.

Le ff.oo. sono costrette a rientrare  nella galleria Ramat.
Le testimonianze degli Agenti che sono stati impiegati in tale operazioni sono degne di nota, senza che per questo possa in alcun modo discutersi sulla materialità della condotta, in tale fase, posta in essere da alcuni manifestanti, tra cui il sig. Palumbo, e di cui tratterò a breve.
La “presa” del Piazzale avrebbe dovuto essere congiuntamente e contemporaneamente attuata dai contingenti provenienti dalla galleria Ramat e quelli provenienti dalla Centrale idroelettrica.  Il dott. Petronzi (pag. 53 trascrizioni ud. 5.7.2013) ha affermato che l’operazione era stata prevista dal Questore come il frutto del coordinamento tra il contingente del dott. Annunziata e quello del dott. Di Gaetano; il dr. Fusco (pagg. 163 e 164 trascrizioni ud. 25.10.2013) ha affermato che “Probabilmente c’è stata anche, tra virgolette, una certa discrasia rispetto al movimento contingente o comunque contestuale, che forse avrebbe potuto evitare che ci riempissero di massi e di pietre. Perché? Ad un certo punto noi siamo intervenuti, siamo usciti dalla galleria alle nove circa, perché? Perché avevamo contezza, e questo lo dico, non l’ho deciso io ma il Dirigente, dottor Annunziata, che anche lui ascoltava, ma questi ascolti li ho fatti pure io, perché dovevamo arrivare contestualmente sullo stesso posto”. Il dott. Raimondi all’udienza del 21.11.2013 ha riferito di ritenere che la prima uscita delle ff.oo. dalla galleria Ramat sia stata una “mossa sbagliata” perchè gli agenti erano “troppo esposti”, aggiungendo che l’uscita è stata ordinata dal dott. Annunziata, mentre quando sono usciti la seconda volta, dopo che l’altro contingente era già arrivato sul Piazzale da via dell’Avanà non ci sono stati problemi.
Sulle modalità di attuazione di tale operazione, e quindi sulla prima uscita del contingente dalla galleria Ramat, anche alcuni agenti hanno manifestato delle gravi perplessità: alcuni hanno lamentato di non essere stati sufficientemente preparati alle condizioni del luogo, altri hanno più o meno velatamente stigmatizzato l’utilizzo dell’idrante sul terreno su cui sono successivamente passati, altri ancora hanno rimarcato che quanto era stato loro riferito in sede di preparazione non corrispondeva alla realtà che si sono poi trovati ad affrontare.
All’udienza del 17.1.2013 l’agente Innocenti, appartenente al reparto mobile di Firenze ed impegnato presso la galleria Ramat, ha riferito che, una volta aperto il varco autostradale, sono stati lanciati i lacrimogeni per poi tentare la salita verso il Piazzale. Ha riferito di aver trovato un  pantano di fango a causa dell’acqua precedentemente usata dai vv.ff.. La sua annotazione, oggetto di domande in sede di controesame, conteneva esplicite lamentele circa le informazioni ricevute durante il briefing e nel corso della testimonianza ha specificato che durante il briefing non era stata data contezza sulle condizioni del terreno e che non era stato richiesto di uscire dalla galleria prima dello sgombero completo dell’area: “il briefing praticamente non aveva descritto bene il dislivello tra il piano stradale dove ci trovavamo noi e quello dove si trovavano (inintelligibile)…più avanti di quest’area. Nel briefing si era capito che c’era un dislivello di poco, facilmente superabile, e invece in quel tratto iniziale subito usciti dalla galleria si inizia con un muro e poi c’è una scarpata, ma è molto ripida non si riesce a salire con tutto il nostro… insomma con la divisa, il casco e quant’altro”. A proposito poi di una menzionata seconda barricata il testimone ha precisato: “la seconda barricata era sul tratto…quella che adesso è la strada che va dall’ingresso del cantiere verso gli uffici diciamo, era a trenta – quaranta metri, cinquanta metri ora non ricordo con precisione, dalla recinzione dell’autostrada. praticamente c’era la recinzione del muro in cemento dell’autostrada, una prima barricata, una trentina di metri e una seconda barricata, e la seconda non sapevamo che ci fosse, infatti è stata quella che ci ha bloccati poi quando siamo entrati la prima volta e siamo dovuti tornare indietro perché abbiamo trovato questa seconda barricata. il discorso della ruspa è che avevamo tutti un po’ capito che ci spianava un attimo la ruspa questo tratto che ho detto che era diventato un pantano, che c’era ancora materiale di risulta della barricata sgombrata, e cose di questo genere. Noi pensavamo che ci fosse un mezzo che spianava questi primi metri della…”; a mia domanda se si aspettassero di trovare l’area sgombra dai manifestanti, l’agente ha puntualizzato: “ma non dai manifestanti, dagli oggetti e da quant’altro c’era sopra, perché abbiamo trovato dopo aver scavalcato diciamo i resti della recinzione in cemento…”. L’agente Sfarra, sentito il 10.1.2014 ha dichiarato “usciti fuori ci siamo trovati in una situazione impossibile, credo che fosse stata descritta male perché siamo arrivati di fronte e ci siamo trovati quasi impossibilitati di proseguire nell’azione in quanto il percorso era ostruito e consentiva magari il passaggio di una persona alla volta ed era tecnicamente impossibile”.
Di analogo tenore la testimonianza di Lazzarini, che sentito all’udienza del 17.1.2014 ha detto “Siamo entrati dentro con la squadra, che praticamente dopo un primo briefing che ci avevano detto avremmo dovuto trovare determinate cose, in un determinato luogo, e invece siamo entrati e abbiamo trovato tutt’altro. Ci siamo fermati dopo aver superato una barriera di fango, detriti e tutto quanto, ci siamo trovati una griglia e lì ci siamo dovuti fermare e siamo stati fatti oggetto di lanci di pietre, estintori e quant’altro dall’alto”, e di Bagnano (sentito all’ud. del 30.1.2014) che ha lamentato di non essere stato messo in condizioni di sicurezza.
I medesimi concetti sono stati espressi da quasi tutti gli agenti presenti nella galleria Ramat, tra cui l’agente De Carolis del reparto mobile di Firenze sentito il 20.1.2014 ed i colleghi Tramacera, Maurizi, Torroni e Cave, tutti sentiti il 30.1.2014.
In effetti molti degli agenti risultati feriti si sono fatti male scivolando sul fango o rimanendo fermi per aver affondato un piede nel fango.
Nel corso di tale primo tentato accesso le ff.oo. lamentano 50 feriti, di cui 10 costituiti parte civile ed uno di questi, Tazzini, il 10.1.2014, ha revocato la propria costituzione. Sulle lesioni di costoro riporto le considerazioni del medico legale dott. Ferrero a cui integralmente mi richiamo
ANGELINI Luigi: dalla testimonianza resa in dibattimento emerge che il soggetto riferisce di essere stato colpito da un sasso sul casco e di essere stato visitato presso l’Ospedale di Susa in data 27/6/2011, con diagnosi di distorsione/distrazione del collo e prognosi di 7 giorni, e di aver avuto altri 23 giorni di prognosi dal medico della Polizia, per una prognosi complessiva di 30 giorni. Sotto il profilo medico-legale, le modalità di produzione della lesione appaiono piuttosto dubbie a fronte del modesto trauma da corpo contundente riferito, dal momento che i traumi distorsivi/distrattivi del rachide cervicale richiedono caratteristicamente un brusco e violento movimento di iperflessione e iperestensione del capo (come avviene tipicamente nel colpo di frusta da incidente stradale per effetto della notevole energia cinetica); inoltre, sia la diagnosi che la prognosi dichiarate non risultano documentate da alcuna certificazione medica agli atti da me visionati; in ogni caso,la prognosi complessiva dichiarata di 30 giorni appare alquanto incongrua e sproporzionata per il tipo di lesioni riferite, pervenendo di norma a completa guarigione le contusioni in capo a una decina di giorni e le distorsioni del rachide cervicale in capo a una quindicina di giorni.
ASCIONE Luigi: dal certificato di Pronto Soccorso (Ospedale C.T.O. di Torino) del 27/6/2011 risulta diagnosi di “contusione spalla sinistra, distrazione rachide cervicale” con prognosi di 10 giorni. Dalla testimonianza resa in dibattimento emerge che il soggetto riferisce di essere stato colpito da una pietra o un bullone alla spalla sinistra e da un grosso masso o un estintore alla schiena, di essere stato visitato da altri medici specialisti e di essere stato in malattia per tre mesi, rientrando in servizio il 26-27/9/2011. Sotto il profilo medico-legale, le modalità di produzione della lesione cervicale appaiono piuttosto dubbie a fronte del trauma da corpo contundente riferito, dal momento che i traumi distorsivi/distrattivi del rachide cervicale richiedono caratteristicamente un brusco e violento movimento di iperflessione e iperestensione del capo (come avviene tipicamente nel colpo di frusta da incidente stradale per effetto della notevole energia cinetica); in ogni caso, la prognosi complessiva dichiarata, pari a 91-92 giorni, peraltro non documentata da alcuna certificazione medica agli atti da me visionati oltre quella di P.S., appare del tutto incongrua e sproporzionata per il tipo di lesioni riportate, pervenendo di norma a completa guarigione le contusioni in capo a una decina di giorni e le distorsioni del rachide cervicale in capo a una quindicina di giorni.
Nel corso del dibattimento l’agente Ascione, a cui è stato contestato di aver relazionato soltanto sul colpo ricevuto alla spalla, ha provato a fornire ulteriori elementi tuttavia contraddicendosi  ed arrivando a sostenere il fermo del soggetto che l’avrebbe colpito sul Piazzale.
BELARDINELLI Enrico: dal certificato di Pronto Soccorso (Ospedale C.T.O. di Torino) del 27/6/2011 risulta diagnosi di “distorsione I grado caviglia sinistra e contusione base II-III metacarpo polso sinistro con ematoma” con prognosi di 20 giorni. Dalla testimonianza resa in dibattimento emerge che il soggetto riferisce di essere stato successivamente visitato dal proprio medico curante che gli ha prolungato la malattia per altri 30 giorni. Sotto il profilo medico-legale, la prognosi complessiva dichiarata, pari a 50 giorni, peraltro non documentata da alcuna certificazione medica agli atti da me visionati oltre quella di P.S., appare del tutto incongrua e sproporzionata per il tipo di lesioni riportate, pervenendo di norma a completa guarigione le contusioni in capo a una decina di giorni e le distorsioni della caviglia in capo a una ventina di giorni.
CENTOMANI Ciro: dal certificato di Pronto Soccorso (Ospedale C.T.O. di Torino) del 27/6/2011 risulta diagnosi di “ematoma contusivo polpaccio sin” con prognosi di 15 giorni. Dalla testimonianza resa in dibattimento emerge che il soggetto riferisce di aver avuto una prognosi complessiva di 37 giorni. Sotto il profilo medico-legale, la prognosi complessiva di 37 giorni dichiarata, peraltro non documentata da alcuna certificazione medica agli atti da me visionati oltre quella di P.S., appare alquanto incongrua e sproporzionata per il tipo di lesioni riportate, pervenendo le contusioni a completa guarigione di norma in capo a una decina di giorni.
A tali considerazioni appare utile aggiungere che l’agente, sentito durante il dibattimento, ha riferito di aver agito in abiti civili e privo di qualsivoglia protezione ad eccezione del casco.
FUSCO Domenico: dal certificato di Pronto Soccorso (Ospedale C.T.O. di Torino) del 27/6/2011 risulta diagnosi di “lesione apparato estensore anulare sin con deformità tipo mallet finger”, prognosi di 40 giorni e la seguente prescrizione: “manterrà tutore statico full time per 6 settimane alla rimozione non attività gravose per ulteriori 30 giorni”. Dalla testimonianza resa in dibattimento emerge che il soggetto riferisce di aver avuto un’ulteriore prognosi di 76 giorni. Sotto il profilo medico-legale, la prognosi complessiva dichiarata, pari a 116 giorni, peraltro non documentata da alcuna certificazione medica agli atti da me visionati oltre quella iniziale di P.S., appare del tutto incongrua e sproporzionata per il tipo di lesione riportata: le lesioni dei tendini delle dita non complicate pervengono infatti a completa guarigione di norma in capo a una sessantina di giorni.
Alle riportate considerazione del medico legale gioverà aggiungere che il dott. Fusco ha riferito di essere stato colpito da una pietra alla mano e di aver dimenticato di indossare i guanti protettivi. Dal dibattimento è inoltre emerso che lo stesso, nonostante la lunga malattia e nel corso della stessa ha comunque svolto attività lavorativa, frequentando l’ufficio e partecipando alle indagini relative a questo processo.
VADRUCCIO Giuseppe: Dal certificato di Pronto Soccorso (Ospedale C.T.O. di Torino) del 27/6/2011 risulta diagnosi di “frattura del corpo della scapola destra” con indicazione di “braccio al collo per 20 giorni” e prognosi di 30 giorni. Dalla testimonianza resa in dibattimento emerge che il soggetto riferisce di aver avuto un’ulteriore prognosi di 60 giorni dal medico della Polizia e di 18 giorni dal medico curante, e di lamentare tuttora disturbi alla scapola. Sotto il profilo medico-legale, la prognosi complessiva dichiarata, pari a 108 giorni, peraltro non documentata da alcuna certificazione medica agli atti da me visionati oltre quella iniziale di P.S., appare del tutto incongrua e sproporzionata per il tipo di lesione riportata: le fratture della scapola non complicate pervengono infatti a completa guarigione di norma in capo a una trentina di giorni; inoltre, le fratture scapolari, in particolare se extrarticolari come nel caso in oggetto, solitamente non lasciano postumi a carattere permanente.
COLACICCO Angelo Costantino: dal certificato di Pronto Soccorso (Ospedale C.T.O. di Torino) del 27/6/2011 risulta diagnosi di “frattura scomposta P1 pollice dx” con “riduzione della frattura e contenzione con apparecchio gessato” e prognosi di 35 giorni. Dalla testimonianza resa in dibattimento emerge che il soggetto riferisce di aver avuto un prognosi complessiva di 100 giorni, prolungata dal medico della Polizia. Sotto il profilo medico-legale, la prognosi complessiva dichiarata di 100 giorni, peraltro non documentata da alcuna certificazione medica agli atti da me visionati oltre quella iniziale di P.S., appare del tutto incongrua e sproporzionata per il tipo di lesione riportata: le fratture delle falangi delle dita non complicate pervengono infatti a completa guarigione di norma in capo a una trentina di giorni.
Considerazioni del tutto analoghe devono svolgersi anche il relazione alle PP.CC. Caiazzo e Brilli. L’agente Caiazzo ha lamentato una distorsione alla caviglia destra con una prognosi di giorni 10 a cui si sono aggiunti ulteriori 4 giorni su indicazione di altro medico. L’agente Caiazzo ha espressamente riferito di non essere stato colpito da alcun oggetto ma di aver riportato la lesione cadendo nel fango. L’agente Brilli ha riportato la lesione del ginocchio sinistro con una prognosi di giorni 10, riferendo in aula di essersi procurato la lesione sprofondando nel fango.
A seguito di tale primo fallito accesso e dopo l’arrivo sul Piazzale del contingente proveniente da via dell’Avanà, anche gli agenti provenienti dalla galleria Ramat giungono sul Piazzale senza incontrare resistenza attiva o passiva da parte dei manifestanti.
Le condotte antigiuridiche attribuite agli imputati, ed in particolare al sig. Palumbo, sono antecedenti all’arrivo delle ff.oo. sul Piazzale, ma quanto in tale luogo accade con l’accesso delle ff.oo. acquista comunque rilevanza ai fini di una valutazione complessiva del comportamento tenuto sia dai manifestanti che dagli agenti.
Anche ai fini di una corretta interpretazione di tale fase possiamo avvalerci della comparazione del materiale video con le testimonianze assunte.
Alle h. 9,18,47 (Cosenza e Caprio) il contingente proveniente dalla Centrale entra alla Maddalena, seguito a breve dal contingente agli ordini del dott. Annunziata. Il video dell’operatore Galasso (h. 9,19,03) mostra il lancio di numerosi lacrimogeni all’indirizzo dei manifestanti che stanno retrocedendo ed all’ora 9,19,36 lo stesso operatore riprende il lancio di un lacrimogeno a tiro teso che colpisce un manifestante in testa. Gli agenti, però, non si limitano al lancio di lacrimogeni, l’operatore Gaia (h. 9, 20,07 Gaia 2°) riprende un agente che lancia una pentola all’indirizzo dei manifestanti. Alle h. 9,21,06 lo stesso video registra la voce di un manifestante che invita gli agenti ad una maggiore calma rappresentando anche la presenza di bambini a cui un agente risponde “appunto, se ne vadano”, mentre altri agenti si lasciano andare ad una serie di insulti. L’intemperanza e l’aggressività delle ff.oo. appare ben rappresentata dai video: alle ore 9, 22,27 un agente si rivolge agli altri colleghi: “State fermi con quei sassi cazzo, porca puttana” e dal minuto 2,38 al minuto 2,44, del video prodotto dalle difese del Fatto Quotidiano “antefattoblog”. A tali condotte i manifestanti, inermi ed assiepati all’altezza del museo archeologico, reagiscono restituendo i lacrimogeni da cui sono stati raggiunti.
Tale fase si caratterizza per il continuo richiamo di alcuni funzionari rivolto agli agenti. Si tratta di plurimi ordini di stare fermi, di non muoversi, di non tirare pietre, a tenere la posizione (Galasso 9,19,17; 9,20,31; 9,20,55; 9,20,58; 9,21,05); i suddetti richiami, tuttavia, non sempre vengono ascoltati, tant’è che, come visto, si assiste al lancio di lacrimogeni ed altro materiale contro i manifestanti e l’operatore Galasso (h. 9,20,35; 9,20,49) registra, pur senza riprendere l’azione se non del tutto parzialmente, il rumore di stoviglie che vengono travolte e rotte.
Alle ore 9,24,10 (Gaia 2°) l’operatore riprende l’inseguimento ad opera di alcuni agenti, tra cui funzionari della Digos di Torino, di alcuni manifestanti che sono risaliti per il sentiero che porta a Ramat attraverso il bosco. Tale manovra è meglio ripresa dall’operatore Galasso, che all’ora 9,26,30 documenta il gratuito inseguimento dei manifestanti inermi nel bosco; la scena appare concitata ed accompagnata dalle urla di alcune donne che chiedono insistentemente che gli agenti si fermino. Naturalmente l’operatore interrompe  immediatamente le riprese ma le immagini sono esplicite anche nel video del Fatto Quotidiano “antefatto blog” (dai minuto 00,02 al minuto 00,12 e dal minuto 01,52 al minuto 2,18). A proposito di tale inseguimento, che ribadisco essere stato del tutto arbitrario, il dott. Fusco (pag. 139 trascrizione ud. 25.10.2013) riesce a rivendicare il tentativo di fermare ed identificare alcuni soggetti, asserendo di aver incontrato l’ostruzionismo di un avvocato e di “qualche onorevole” e, comunque negando che si sia trattato di un inseguimento e negando anche che alcuni agenti, sul Piazzale, possano aver lanciato bottiglie o altri oggetti.
Il Capitano Mazzanti, sentito l’8.11.2013 riferisce che una volta giunti sul Piazzale, mentre le ff.o. interloquivano con amministratori ed avvocati, i manifestanti avrebbero continuato a lanciare bombe carta e petardi (pag. 93 trascrizioni un. 8.11.2013), così costringendoli al lancio di lacrimogeni.
Il dott. Di Gaetano, sentito all’udienza del 8.11.2013 ha riferito che quando sono arrivati sul Piazzale c’e’ stato un fitto lancio di pietre, da parte di manifestanti da dietro le tende a cui hanno risposto con il lancio di qualche lacrimogeno, escludendo categoricamente, tuttavia, che i lacrimogeni siano stati indirizzati verso le tende. Altrettanto categoricamente ha negato che siano stati lanciati lacrimogeni ad altezza d’uomo. In sede di controesame al testimone è stato fatto vedere il video antefatto blog, prodotto dalle difese, che riprende il lancio di lacrimogeni nell’area occupata dalle tende, il dott. Di Gaetano ha commentato le immagini asserendo che l’attendamento ripreso avrebbe potuto trovarsi in qualsiasi parte del mondo e ribadendo che sulle tende non sono stati lanciati lacrimogeni, essendo più probabile che i fumi che il video rammostra in mezzo all’accampamento siano stati portati dal vento. Altrettanto perentoriamente ha negato che nel Piazzale siano stati lanciati lacrimogeni o altri oggetti.
Il dott. Petronzi (pag. 88 trascrizioni ud. 5.7.2011) ha negato che sul Piazzale verso il bosco siano stati inseguiti dei manifestanti, affermando che, anzi, sul Piazzale è stata svolta un’interlocuzione serena e proficua, consentendo ai manifestanti di recuperare i loro beni. Ha negato, nonostante la visione dei video, che sul Piazzale siano stati posti in essere comportamenti anomali o illeciti da parte degli agenti delle ff.oo., precisando, come già detto, (pag. 134 trascrizioni ud. 19.7.2013) che al loro arrivo sul Piazzale, sullo stesso erano rimasti solo più i manifestanti “pacifisti”. Sul lancio dei lacrimogeni nell’area di accampamento del Piazzale il dott. Petronzi è della stessa idea del dott. Di Gaetano e, pertanto, nega che siano stati lanciati lacrimogeni sul Piazzale, ben potendovi essere arrivati i fumi a causa del vento (pagg. 151 e 152 trascrizioni ud. 19.7.2013).
Non intendo soffermarmi sugli effetti dei gas lacrimogeni che tanto copiosamente sono stati lanciati alla Centrale idroelettrica di Chiomonte e sul Piazzale de La Maddalena, perché se n’è occupato diffusamente il collega Bertone, alle cui considerazioni mi richiamo integralmente; mi preme soltanto evidenziare quanto riferito in data 15.7.2014 dal prof. Zucchetti circa gli effetti psicologici di questi gas. Il professore ha riferito  (pag. 18 delle trascrizioni) di effetti di panico, irritazione, risentimento e rabbia intensa, tanto da imporre cure mediche ma soprattutto di carattere psicologico volte al contenimento dello stato di sconvolgimento.

Terminata la ricostruzione storica dei fatti come sono stati documentati da video, fotografie e testimonianze e prima di passare alla qualificazione della condotta dell’imputato che assisto, vorrei evidenziare le connotazioni che all’intera vicenda ha costantemente cercato di attribuire la Procura. Per farlo vi propongo uno stralcio della pronuncia n. 34300 del 7.9.2012 della VI sez. penale della Cassazione, che esprimendosi (a seguito di ricorso presentato da alcuni degli imputati di questo processo avverso la decisione del Tribunale del Riesame) ha esplicitamente asserito: “Nella esposizione dei fatti – come sintetizzata in narrativa – piu’ volte si fa riferimento alla circostanza che la vicenda complessivamente considerata, denota una ostentata “insofferenza e totale mancanza di rispetto per l’Autorita’ Costituita” e le singole condotte si connotano per “un forte e incondizionato assoggettamento a una volonta’ comune che risulterebbero avere caratterizzato”, il vincolo da ciascuno espresso nelle attivita’ delittuose che, per le finalita’ di “prevaricazione e di affermazione collettiva” non possono essere inquadrate in un “puro e semplice” intento “dimostrativo sociale”, bensi’ si caratterizzano per una “devastante e incontenibile violenza collettiva, preventivamente e strategicamente pianificata”, allo scopo di contrastare la legittima azione di tutela dell’ordine pubblico e della pubblica sicurezza demandata alle Forze dell’Ordine; condotta realizzata con modalita’ “tipicamente sovversiva e di elevata potenzialita’ lesiva per l’integrita’ fisica dei soggetti aggrediti”. Si e’ in presenza di affermazioni, rectius, di evidenziazione di circostanze che appaiono sovradimensionate ed eccedenti rispetto ai fatti esposti, quasi funzionali a sollecitare una diversa dimensione giuridica rispetto a quella oggetto dell’imputazione”.

LA CONDOTTA DELL’IMPUTATO PALUMBO

Cercherò ora di dare qualificazione giuridica e di circostanziare la condotta del sig. Palumbo che lancia degli oggetti a margine del Piazzale all’altezza del traliccio della corrente elettrica all’indirizzo delle sottostanti ff.oo.. La scena è ben documentata dal video Ernandes, parte 2°, all’ora 9,13,45. Il 2.2.2012 l’imputato ha risposto all’interrogatorio avanti il G.I.P. ammettendo di aver lanciato degli oggetti, anche se li ha ricondotti a dei lacrimogeni. Il sig. Palumbo ha precisato di aver partecipato al presidio per solidarietà con il Movimento Notav, di essere stato richiesto, in qualità di volontario della Croce Rossa, di collaborare agli eventuali soccorsi. Ha poi raccontato di essere stato prima alla Centrale, munito di una borsa contenente generi di primo soccorso, di essere poi risalito per via dell’Avanà scappando dai lacrimogeni che lì erano stati lanciati e di essersi poi trattenuto sul Piazzale de La Maddalena. In tale luogo il sig. Palumbo è stato colpito da un lacrimogeno alla spalla destra, in prossimità dell’incavo ascellare a cui ha reagito rabbiosamente con la condotta incriminata.
Mi richiamo, quanto al concorso, a tutte le considerazioni ed alle relative conclusioni già svolte dai colleghi Novaro e Ghia, mentre vorrei concentrarmi sull’applicabilità alla condotta del sig. Palumbo di eventuali scriminanti od attenuanti.

LA REAZIONE AGLI ATTI ARBITRARI DELLE FF.OO.

Il P.M. ha escluso l’applicabilità della scriminante della reazione agli atti arbitrari delle ff.oo. sostenendo che, semplicemente, le ff.oo. non hanno commesso alcun atto illegittimo.
Abbiamo visto come il sig. Palumbo sia stato oggetto, insieme ad altri, di un copioso lancio di lacrimogeni alla Centrale idroelettrica; abbiamo visto come in tale situazione i lanci di lacrimogeni siano stati del tutto ingiustificati ed illegittimi in quanto sparati ad altezza d’uomo e come nessuno dei manifestanti lì presenti abbia tenuto un comportamento minaccioso o lesivo dell’incolumità delle ff.oo.: i pochi lanci che i video hanno documentato sono successivi, e di non poco, allo sparo dei lacrimogeni. Abbiamo visto come il sig. Palumbo abbia ripercorso strada dell’Avanà sino a tornare al Piazzale ed abbiamo constatato come il Piazzale, prima dell’arrivo delle ff.oo. e in assenza di un qualsivoglia rapporto diretto tra queste ed i manifestanti, sia stato oggetto di un lancio di lacrimogeni impressionante. Il dott. Petronzi ha riferito dell’utilizzo di 280 lacrimogeni dalla postazione dove si trovava, senza contare, quindi, quelli lanciati dai carabinieri e quelli lanciati da via dell’Avanà verso il Piazzale. Per rendersi conto dell’imponenza e dell’assoluta sproporzione di tale manovra sarà sufficiente pensare che ad Hong Kong, nel corso delle proteste di fine settembre che hanno visto la partecipazione di migliaia di persone e l’indignazione di tutto il mondo occidente per il comportamento delle ff.oo., nell’arco di una settimana intera, sono stati lanciati ben 87 lacrimogeni.
Credo che anche solo questo dato possa dare l’idea della sproporzione tra il numero di lanci di lacrimogeni effettuato dalle ff.oo. e le condizioni oggettive e soggettive in cui versavano coloro che si trovavano sull’area del Piazzale. Il sig. Palumbo era in compagnia di centinaia di manifestanti inermi, donne, anziani e giovanissimi che sono stati indiscriminatamente gasati prima che ci fosse tra manifestanti e ff.oo. anche solo un contatto visivo. Abbiamo sentito in aula il consulente Maurizio Abbà che ci ha riferito dell’assoluta invisibilità del Piazzale della Maddalena sia dalla sottostante via dell’Avanà, sia dall’imbocco della galleria autostradale, che sono i due luoghi da cui i lacrimogeni sono stati sparati all’indirizzo del Piazzale.  Ma non solo: sappiamo che nessuna condotta antigiuridica è stata posta in essere dai presidianti che si trovavano sul Piazzale della Maddalena prima del lancio dei lacrimogeni. Sappiamo anche che tale area era stata considerata da tutti i manifestanti area di sicuro rifugio, tesi peraltro avvallata non solo dalla legittimità dell’occupazione, formalizzata da un atto pubblico mai revocato, ma anche dalla stessa esplicita rassicurazione fornita dalle ff.oo. nel loro dialogo con gli amministratori presenti davanti al cancello della Centrale prima del suo abbattimento. Ed ancora: sappiamo per certo, e su questo neppure i testimoni dell’accusa hanno potuto dire qualcosa di diverso, che nessuno di coloro che si trovava presso il Piazzale ha ricevuto, in nessuna forma, alcun invito ad allontanarsi ed a sgombrare l’area.
Sappiamo poi che chi sul Piazzale si trovava ha subito e patito gli effetti nocivi e destabilizzanti dei gas lì lanciati ed ha dovuto assistere impotente al panico ed ai malori di donne ed anziani, di amici e di parenti, dovendosi attivare convulsamente per cercare di spegnere i numerosi lacrimogeni e contemporaneamente soccorrere coloro che, più fragili, venivano colti da difficoltà respiratorie, da vomito, da tremori, da panico e da pianto. L’aver creato ingiustificatamente (perché nessuna condotta dei manifestanti vi ha dato causa), una situazione del genere, l’aver lanciato un tale numero di lacrimogeni su centinaia di persone inermi senza una adeguata via di fuga e l’aver sparato lacrimogeni ad altezza d’uomo siamo sicuri che siano atti legittimi?
Il P.M. ha sostenuto che i lacrimogeni sono stati sparati su ordine dei superiori e ricorrendone i presupposti, dovendo le ff.oo. reagire a manifestazioni di violenza collettiva. Qual è stata la violenza collettiva che ha costretto le ff.oo. a sparare i lacrimogeni ad altezza d’uomo alla Centrale? Non certo il sostenuto lancio di pietre da parte dei manifestanti che i documenti video riconducono, peraltro in misura estremamente ridotta, a momenti decisamente successivi al lancio di lacrimogeni.
E qual è stata la violenza collettiva che ha determinato il lancio di centinaia di lacrimogeni sul Piazzale dove si trovavano amministratori pubblici, parlamentari, donne ed anziani? Non c’è un video, non c’è una testimonianza, non c’è un documento che lasci anche solo intendere che dal Piazzale siano state poste in essere condotte aggressive nei confronti delle ff.oo.. Il Piazzale, ce lo ha detto anche il dott. Petronzi, era occupato da manifestanti pacifici ed il P.M., in sede di discussione (pag. 163 della memoria ex art. 121 c.p.p.), ha sostenuto che il lancio di lacrimogeni si è reso necessario per tutelare maestranze e dimostranti pacifici. Dubito che i manifestanti pacifici ringrazieranno per tanto riguardo.
Tali lanci, con le conseguenze drammatiche e penose che ci sono state raccontate durante il dibattimento, costituiscono atti arbitrari perché illeciti, illegittimi, ingiustificati ed ingiustificabili, frutto di immotivato accanimento e prevaricazione. E non si può onestamente sostenere che chi quegli atti ha posto in essere non l’abbia fatto consapevolmente. Non si può sostenere che chi ha sparato o lanciato dei lacrimogeni senza proiettarli in parabola e mirando direttamente ai corpi delle persone lo abbia fatto inconsapevolmente, né si può sostenere che chi ha concentrato il lancio dei lacrimogeni sul Piazzale non sapesse che lì vi era un assembramento di manifestanti pacifici ed inermi. Lo sapeva il dott. Petronzi e le comunicazioni tra i vari dirigenti e tra i vari contingenti, per quanto non acquisite al dibattimento, ci sono state, così come ci sono state le comunicazioni dall’elicottero che abbiamo visto ha sempre ripreso l’area del Piazzale e ci ha restituito le immagini dell’assembramento delle persone su quell’area.
Abbiamo quindi tutti gli elementi che consentono di definire come oggettivamente arbitrario l’atto delle ff.oo. così come lo abbiamo fino ad ora descritto; ed esistono tutti gli elementi che ci consentono di ritenere il consapevole travalicamento delle ff.oo. dei limiti e delle modalità entro cui le loro funzioni ed i loro compiti dovevano essere esercitati.
Il sig. Palumbo, prima alla Centrale idroelettrica e poi sul Piazzale della Maddalena subisce e vede subire quegli atti. Ed inoltre viene direttamente colpito da un lacrimogeno: così come aveva subito riferito in sede di interrogatorio e così come le stesse immagini prodotte dalla Procura attestano. Ho depositato un ingrandimento delle fotografie che hanno composto l’album fotografico del sig. Palumbo e che è stato prodotto dalla Procura e sulla spalla destra dell’imputato è ben visibile il segno lasciato dall’impatto di un artificio lacrimogeno. Se quel lacrimogeno fosse stato sparato secondo quanto previsto da norme e regolamenti non lo avrebbe potuto colpire in quel punto e meno che mai avrebbe potuto lasciare la vistosa traccia che ha lasciato.

Il sig. Palumbo ha allora reagito a quel colpo e dopo aver accumulato anche la rabbia e la frustrazione dovute dall’aver assistito impotente a quanto occorso alla Centrale ed alla tanto ininterrotta quanto ingiustificata gasatura di centinaia di persone inermi sul Piazzale, ha lanciato rabbiosamente ed istintivamente alcuni oggetti nei confronti delle ff.oo. che sul Piazzale stavano salendo, a nulla rilevando che si trattasse di lacrimogeni o di pietre raccolte a terra.
C’è proporzione tra l’offesa e la reazione? Il sig. Palumbo ha reagito fisicamente ad un’ immotivata aggressione fisica e dunque c’è proporzione.
Ed allora se la previsione codicistica di cui all’art. 393 bis c.p. richiede espressamente che il pubblico ufficiale ecceda i limiti delle sue attribuzioni, compiendo un atto oppure degli atti che non perseguono più l’interesse pubblico generale ma che con lo stesso si pongono in palese contrasto e se l’esigenza sottesa alla norma è quella conferire l’opportuna rilevanza alla particolare situazione psicologica in cui si trova il cittadino nei confronti di un illegittimo ed arbitrario atto di prevaricazione proveniente da un pubblico ufficiale, allora mi pare che, ricorrendo anche proporzionalità tra la reazione ed il fatto che l’ha determinata, al sig. Palumbo debba essere considerato non punibile.

L’ATTENUANTE DEI MOTIVI DI PARTICOLARE VALORE MORALE E SOCIALE

Vengo ora a discutere, perché ne richiederò l’applicazione in via subordinata, dell’attenuante di cui all’art. 62 n. 1 c.p..
L’attenuante dei motivi di particolare valore morale e sociale postula che, nell’intenzione dell’agente, l’azione delittuosa sia preordinata ad eliminare una situazione effettivamente esistente, ritenuta immorale o antisociale, e che tale movente sia oggettivamente conforme alla morale ed ai costumi del tempo del commesso reato.
Come dovrebbe ormai essere noto il Movimento Notav sostiene le proprie ragioni di opposizione all’opera per ragioni che trovano il loro fondamento in alcune disposizioni costituzionali, in tema di tutela dell’ambiente e della salute, del paesaggio, della prevalenza dei diritti della persona sui meri interessi economici, e  lotta contro gli sprechi pubblici, le mafie e per un diverso modello di sviluppo; ragioni che in sè trovano ampia condivisione nella collettività. Prova ne sia  che il Movimento Notav raccoglie ormai, in Italia e nel resto d’Europa, sempre più ampi consensi, coinvolgendo docenti universitari, studiosi ed intellettuali.
La condivisione dei valori etici e morali espressi dal Movimento Notav, inoltre, deve apparire chiara ed evidente a chiunque voglia considerare l’ampia adesione che lo stesso Movimento raccoglie ogni qual volta formula, attraverso i propri mezzi di informazione e nonostante l’ostracismo dei media generalisti, appelli od inviti. Si ricordi, a mero titolo esemplificativo, l’enorme successo della campagna di raccolta fondi al fine di provvedere ad un esorbitante risarcimento provvisoriamente statuito in sede civile a carico di tre attivisti, o l’appello di solidarietà per altri quattro militanti arrestati per terrorismo ed eversione, secondo un’accusa poi effettivamente caduta avanti alla Corte di Cassazione, o, ancora alle decine di migliaia di persone che periodicamente partecipano pacificamente alle marce popolari indette dallo stesso Movimento; e, come sopra già accennato, si pensi alla adesione ed alla fattiva partecipazione delle ragioni del Movimento da parte di tecnici qualificati, professori universitari, professionisti, intellettuali, scrittori, e persino del premio Nobel Dario Fo che ebbe a scrivere “L’opposizione è trasversale ed ogni persona di buon senso che sia informata sul problema non ha difficoltà a capire le nostre ragioni. Il problema è che la voce dei Notav viene puntualmente soffocata dai media per la grande quantità dei finanziamenti europei in gioco” . Se un limite alla “generale” condivisione dell’intero Paese delle scelte e delle lotte del Movimento Notav esiste, questo è dettato dalla disinformazione che su di esso dolosamente è stata fatta.
Ma d’altronde il “generale consenso”, soprattutto con riferimento ai valori sociali ed  in una società democratica, non può certo essere confuso con la totalità dei consociati, a pena di voler ritenere democraticamente praticabile “il pensiero unico”.
Per concludere sul punto e ad ultima riprova dell’ampio consenso che muove il Movimento Notav dovrebbero analizzarsi gli esiti delle ultime elezioni in Valsusa, dove, in controtendenza rispetto al resto d’Italia, la contesa si è trasformata in una sorta di referendum pro o contro l’opera, in cui sono usciti vincitori i candidati appoggiati dal movimento NO TAV.

L’ATTENUANTE DELL’AVER AGITO PER SUGGESTIONE DELLA FOLLA IN TUMULTO

Mi pare anche di dover brevemente confutare le argomentazioni sostenute dalla Procura volte ad escludere la concedibilità dell’attenuante di cui all’art. 62 n.3 c.p. e quindi il riconoscimento della circostanza di aver agito per suggestione di una folla in tumulto, sul presupposto che gli imputati avrebbero provocato i disordini, si sarebbero predisposti per determinarli o avrebbero partecipato alla manifestazione in funzione della commissione di atti di violenza.
L’attenuante in esame muove da dati scientifici: le folle sono in grado di esercitare un’efficacia suggestiva tale da allentare i freni inibitori e facilitare la commissione dei reati; il soggetto, in altri termini, subisce una condizione improvvisa di eccitazione, provocata dalla contestuale presenza in un dato luogo di una moltitudine di persone agitate da spiccata passione e ciò incide, riducendole, sull’intensità del dolo e sulla stessa capacità a delinquere. Si verifica, dunque, un’alterazione della psiche che, lungi dal risolversi in mero – ed irrilevante – stato emotivo e passionale, fa sì che l’agente compia ciò che, altrimenti, non avrebbe compiuto, ovvero produce una fondamentale spinta operativa nei confronti di uno o più individui che, all’atto di unirsi all’assembramento, non avevano intenzione di commettere il reato.
Ciò assegna centralità, nella costruzione della fattispecie, al nesso di causalità tra la suggestione della folla tumultuante e l’azione criminosa e porta, per converso, ad escluderne la ricorrenza qualora l’iniziativa illecita non sia sorta in modo spontaneo ed improvviso ma, piuttosto, sia stata appositamente preordinata.
Ne discende, logicamente e come giustamente sostenuto anche dalla Procura, la preclusione all’accesso all’attenuante nei confronti di chi abbia assunto un ruolo organizzativo o direttivo delle violenze o degli scontri ma non anche di chi abbia, invece, partecipato in veste parimenti qualificata alla preparazione della manifestazioni senza, tuttavia, essere animato da intenzioni francamente delittuose. La condizione in radice ostativa alla concessione dell’attenuante va pertanto ravvisata, secondo la migliore interpretazione, non già nell’avere liberamente deciso di partecipare alla manifestazione – ciò che introdurrebbe l’inammissibile applicazione in malam partem del principio dell’actio libera in causa – ma, piuttosto, nell’essere stato l’agente mosso ab origine da finalità illecite, sì da escludere che la forza suggestionante della folla in tumulto possa avere prodotto su di lui un decisivo effetto causale.
Ora, se è vero che la pronuncia della Cassazione cui la Procura ha fatto riferimento osserva che “la circostanza attenuante non spetta a colui che abbia provocato i disordini, che si sia predisposto per determinarli e che abbia programmato la sua partecipazione alla manifestazione di protesta in funzione appunto della commissione di atti di violenza”, è anche vero che gli stessi giudici di legittimità hanno aggiunto che “la prova di questa attività di vera e propria promozione non può però trarsi soltanto dal fatto che i ricorrenti confluirono a Genova, in occasione del vertice ‘G8’, con l’intenzione di concorrere alle manifestazioni di protesta, perché essa non rivela, ancora e di per sé, che costoro presero parte ad un gruppo costituitosi al fine precipuo di spingere ad atteggiamenti violenti”, per poi concludere che “in buona sostanza e per dirla in negativo, affinché possa negarsi l’applicabilità della circostanza in esame, occorre escludere che gli autori dei fatti di violenza collettiva si determinarono a quelle illecite condotte soltanto perché, trovatisi in mezzo ad una diffusa situazione di disordine, ebbero una minore resistenza psichica alle spinte criminali e si lasciarono andare ad atti di violenza nella misura in cui furono contaminati dalla ‘fermentazione psicologica per contagio che si sprigiona dalla folla”.
Quanto ho prima descritto, e su cui non torno, ben rende comprensibile una generalizzata sollevazione a fronte dell’illecito comportamento delle ff.oo.. Ed è proprio il fatto che si sia trattato di una reazione collettiva, quanto meno di chi ha potuto ed è riuscito a porre in atto una reazione, a fronte dei tanti che non hanno avuto altra possibilità che una fuga, o almeno, un tentativo di fuga o che sono stati colti da malori, che giustifica l’applicazione anche di tale attenuante, anche in considerazione del fatto che i  disordini che il 27 giugno si sono verificati, per le ragioni già esposte, senz’altro non per la preordinazione dei manifestanti. Il sig. Palumbo ha partecipato al presidio de La Maddalena come aveva già partecipato, peraltro senza alcun ruolo organizzativo, ad altre manifestazioni in Valsusa ed altrove dal carattere del tutto pacifico; e che le sue intenzioni non fossero quelle di attivare o partecipare a disordini lo si evince sia dal comportamento del tutto pacifico tenuto alla Centrale sia dal suo abbigliamento, del tutto privo di presidi atti ad affrontare dei tafferugli o degli scontri con le ff.oo..

LE ATTENUANTI GENERICHE

Da ultimo mi pare che, ancora in via subordinata, non possa in alcun modo escludersi la concedibilità delle attenuanti generiche in capo a chi, come il sig. Palumbo, è soggetto del tutto incensurato e normalmente inserito nel consesso civile e lavorativo.

LE RICHIESTE DELLE PP.CC.

Quanto alle richieste delle parti civili, conseguenzialmente a quanto sino ad ora esposto, ed in particolare per quanto già detto in merito agli agenti costituiti parte civile, mi limito a chiedere che vengano rigettate tutte, sin d’ora richiamandomi alle considerazioni che altri colleghi formuleranno in merito alla costituzione dei Ministeri e dei sindacati.
Sui sindacati delle ff.oo. solo una considerazione: il P.M., in discussione, con un atteggiamento che è logicamente consequenziale a quello tenuto dalla Procura nel corso di tutto questo procedimento così come nel corso di altri, ha sostenuto che nessuna parola potrà mai mettere in discussione od offuscare la professionalità e la correttezza delle ff.oo.. Bene: questo è esattamente l’atteggiamento che fa sì che in Italia le ff.oo. abbiano perso quella fiducia e quella stima  che gli si vorrebbe tributare. Nonostante gli esiti giudiziari, anche recentissimi, di alcune vicende che hanno visto alcuni componenti delle ff.oo. porre in essere condotte vergognose e gravissime, quello che finisce per screditare l’intera categoria sono l’alea di impunità che alle stesse ff.oo. viene comunque garantita e le sfacciate dichiarazioni, proprio dei sindacati di polizia, che forti di quell’alea abbiamo purtroppo dovuto ascoltare in più occasioni.  Alfred Hitchcock ebbe a dire “non sono contro la polizia, ne ho solo paura”; oggi, oltre alla paura, c’è un diffuso clima di diffidenza e di sfiducia nei confronti delle ff.oo.. Tutelare l’onorabilità e la rispettabilità delle ff.oo. è possibile soltanto riconoscendone gli abusi e riconducendone l’operato ad un vero e profondo rispetto della dignità umana e nell’ambito di rapporti autenticamente democratici. L’accondiscendenza, l’omertà, il cameratismo, l’indifferenza e la protervia non giovano a nessuno, e, soprattutto, non giovano all’onorabilità delle ff.oo.. Ed allora non credo che a chi ha fortemente compromesso, con i sui comportamenti e le sue dichiarazioni, l’onorabilità delle ff.oo. possa essere riconosciuta in questa sede, dove proprio il comportamento delle ff.oo. appare tanto discutibile, una qualunque forma di risarcimento.

LE CONCLUSIONI

Queste quindi le richieste conclusive relative all’imputato Gianluca Palumbo: assoluzione previa riconoscimento della scriminante di cui all’art. 393 bis c.p.p;
in subordine: riconoscimento delle attenuanti di cui agli artt. 62 nn. 1 e 3  e 62 bis c.p.;
in ogni caso: contenimento della pena entro i minimi edittali ed applicazione dei benefici concedibili.

 L’udienza termina alle 17:05, una giornata faticosa per tutti, eccezion fatta per le parti civili, completamente assenti. Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire?

Ci rivediamo qui martedì prossimo, 11 novembre, sempre dalle ore 9:00. E portatevi thermos di caffè perché oltre a non esistere una pausa, se anche decidi di uscire 5 minuti dall’aula per un caffè alle macchinette, l’impresa è ardua e quasi sempre è guasta.

Simonetta Zandiri – Eleonora Forno TGMaddalena

Maxiprocesso, abuso di potere. Prosegue la difesa, udienza 4 novembre 2014ultima modifica: 2014-11-05T21:48:54+01:00da davi-luciano
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