TAV, È SOLO UN ERRORE OPPURE C’È DELL’ALTRO?

la Repubblica Torino

SABATO1 NOVEMBRE 2014

IL COMMENTO

SALVATORE TROPEA

 PROVATE a immaginare un manager, pubblico o privato non importa, che dovendo fare i conti per un’opera affidatagli con relativi piani di investimenti e finanziamenti annessi, si comporta come se dal 2006 a oggi non sia successo niente in Italia e nel mondo. Il meno che possa capitare è che uno così venga consegnato su due piedi al personale della neuro, assicurandosi che venga sottoposto a cure rapide e adeguate e soprattutto che sia messo in condizione di non nuocere. Invece per i signori che dovrebbero far viaggiare al meglio i treni, locali e superveloci (e non sempre accade) negli ultimi otto anni non è successo niente. Ragion per cui si possono fare i conti come se l’inflazione fosse tra il 3,5-4 per cento del 2006 in un paese che è addirittura in deflazione. Per poi scoprire che tanta smemoratezza e altro ancora potrebbero far sì che i costi della linea Torino-Lione siano destinati a salire da 2,9 a 7,7 miliardi.

  INADEGUATI o peggio? La sensazione più diffusa è che i responsabili di questo papocchio assommino queste due poco enconcomiabili caratteristiche, con l’aggiunta dell’arroganza dell’impunito che, al contrario dell’uomo di Erodoto “ha poca conoscenza ma molto potere”. Le dichiarazioni e i comunicati diranno, in un politichese astruso e senza vergogna, che non è successo niente e non succederà niente, spiegheranno che è stato fatto tutto in regola come prescrive la legge («se volete allora cambiate la legge») e che al massimo si tratta dell’errore di un qualche funzionario periferico e chi ha sbagliato pagherà e amenità del genere. Comunque niente di irrimediabile, come ha fatto sapere il commissario Mario Virano, per il quale è tutto sotto controllo, solo una questione di fondi europei che poi verrà risolta e il costo tornerà ad essere quello di 2,9 miliardi.
Insomma un polverone dietro il quale è sempre meno distinguibile la linea di demarcazione tra la inadeguatezza e quei metodi che nella prima e nella seconda repubblica hanno portato il paese allo sbando. Perché si comincia con l’errore, voluto, casuale, permesso e si finisce poi in quella terra di nessuno dove ciò che doveva costare dieci finisce per costare cinquanta, dando vita a quelle differenze di valutazione nelle quali si annidano tangenti, mazzette, favori d’ogni sorta. Lo si è già visto in decine di altre occasioni e lo si continua a leggere nelle cronache giudiziarie, da Milano a Palermo, con una ripetitività inquietante, uno stillicidio che porta fuori controllo i bilanci e apre spesso le porte del carcere senza che questo diventi però un monito per il futuro, prevalendo al contrario la convinzione furbesca e mariula che “chi fotte al governo non va all’inferno”. Si dà però il caso che la scivolata sia ora sull’alta velocità e allora la situazione diventa esplosiva perché si sa quanto dura sia da anni la contrapposizione tra favorevoli e contrari all’opera. Messa come si legge nei giornali è un assist insperato ai No Tav che a questo punto non hanno bisogno neppure di organizzare marce più o meno pacifiche contro i cantieri della Valle di Susa per dimostrare ciò che sostengono da tempo e che sarebbe insostenibile se i conti non fossero stati fatti così come sono stati fatti. Al punto che un fautore convinto dell’alta velocità, il senatore Pd Stefano Esposito, si è spinto fino all’eresia di annunciare che se le cose stanno così sarà lui a dare il giro al tavolo. Che è tutto dire. Ora però, poiché, in politica come in molte altre cose della vita, spesso per uno che fa una cosa c’è uno che gli permette di farla, c’è da chiedersi chi ha consentito che si arrivasse a questo punto e se sia mai possibile che un imbecille o un corrotto prepari una sorpresa del genere senza che nessuno gli chieda conto della sua sventatezza o dei suoi maneggi. Ma è così inattaccabile il potere della società Rfi e così scarsa la capacità di controllo da parte degli organi parlamentari? Insomma com’è possibile che dei dilettanti allo sbaraglio siano stati lasciati liberi di fare quello che in un qualsiasi altro paese civile sarebbe stato impensabile? E il ministro dei trasporti non ha saputo e non ha visto niente?
 La risposta, ancor prima che dalla commissione parlamentare che si riunirà l’11 novembre, sta tutta nelle pessime abitudini di una casta di burocrati al servizio di politici (o viceversa) convinta di essere stata unta dalla grazia divina di un’impunità che non meritano. Anzi per dirla tutta meriterebbero proprio altro.

 

TAV, È SOLO UN ERRORE OPPURE C’È DELL’ALTRO?ultima modifica: 2014-11-01T20:00:14+01:00da davi-luciano
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