L’Anno Zero dei “dannati della terra”

Hanno conquistato dignità, regole, riconoscimento sindacale con il primo accordo dopo anni di lotte: sono i lavoratori della logistica dei Mercati Generali di Torino. Ora avranno una busta paga normale. Ma il significato della loro vittoria va oltre i vantaggi immediati.

di Fabrizio Salmoni

In una barrierra di Milano ribollente di lotte sociali: sfratti, occupazioni, marce antifasciste, scorrerie contro le sedi Pd (oggi c’era pure una marcia contro il genocidio dei palestinesi), c’è la sede del Si Cobas, il sindacato intercategoriale di base che guida le lotte dei lavoratori della logistica (facchini, scaricatori) ai Mercati Generali di Torino e un po’ in tutta Italia.

E’ una specie di salto nel tempo che mi accingo a fare a mia insaputa. Mi ritrovo in uno spazio di due locali a piano terra che ricorda una sede extraparlamentare degli anni Settanta, inclusi fumo e ciclostilati. Le pareti sono spoglie con qualche poster e una bandiera del sindacato; su un bancone volantini e pubblicazioni in tema; la sala riunioni è piena e risuona di domande e risposte in un italiano che non si capisce al volo.  I presenti infatti sono quasi tutti extracomunitari (unico elemento di attualità) e la discussione a cui assisto ha dell’incredibile: si parla di regole elementari della lotta collettiva, dell’esigenza di affrontare compatti le scadenze, delle future insidie all’unità, alla fiducia nel sindacato; c’è chi spiega cosa prevedono le leggi del lavoro perchè non tutti lo sanno; ci si organizza per le prossime fasi di contrattazione. Gli occhi brillano quando qualcuno spiega quanto spetta in busta paga sulla varie voci nella nuova situazione (cifre modeste in assoluto ma che in confronto a quelle di regime attuale sembrano aprire prospettive di abbondanza…). Traspare chiaramente sui volti di tutti la soddisfazione per quanto si è conquistato ma a guardare bene si vedono anche la stanchezza fisica e la preoccupazione per quel che deve ancora venire.

Mi hanno invitato per la prima riunione importante dopo il sorprendente esito della mobilitazione culminata il 23  maggio scorso con lo sciopero che ha bloccato i mercati e respinto energicamente le cariche della polizia. Dopo un mese abbondante di duro confronto con le cooperative che gestiscono l’enorme area dei Mercati, sotto la pressione della prospettiva di un nuovo sciopero (con danni per le coop calcolabili tra i 3 e i 6 milioni di euro), le più grandi della trentina di coop hanno sottoscritto l’impegno ad applicare il contratto nazionale della logistica. Be’, che c’è di sensazionale? – potrebbe chiedersi qualcuno. C’è che prima di questo accordo i Mercati Generali erano ad un livello di relazioni sindacali più o meno da era proto-industriale: rapporti diretti e individuali, paghe da 600 euro mensili + 700 in nero e quindi tasse pagate solo sulla tranche palese, niente ferie, tfr, 13ma, mutua (l’assenza di un solo giorno poteva valere una trattenuta fino a 100 euro), niente straordinari notturni e persino qualche forma di caporalato per i più disgraziati che scavalcavano il muro per avere una notte di lavoro, turni fino a 15 ore. Tutto questo nella democratica Torino del Pd e all’insaputa del mondo non sommerso.

SiCobas2

L’accordo, firmato il 2 Luglio al Caat con la maggioranza delle cooperative e ribadito il 9 Luglio in Municipio alla presenza dell’Assessore al Lavoro Mangone, prevede tutto quello che compare in una “normale” busta paga ma la storia di questa lotta non è finita qui, naturalmente: ora bisognerà andare a far firmare l’accordo a tutte le cooperative senza indecisioni o differenze.

A quanto mi raccontano, l’incontro in Municipio non è stato indolore: la controparte aveva l’incubo di un nuovo sciopero ma, a partire dall’Assessore Mangone, si è partiti dalle intimidazioni: “Se fate di nuovo sciopero ci saranno arresti e licenziamenti“. Concetti simpaticamente ribaditi dalla Digos a piano terra. La risposta è stata “Non ci fate paura“e la solidità ha impresso una certa celerità all’accordo. Un tentativo della Uil (chiamata da chi?) di inserirsi è stato sventato con decisione.

Si sono ottenute rappresentatività, dignità e regole ma già dai prossimi giorni si dovranno affrontare altri nodi: i livelli, le cooperative irregolari (ci sono anche quelle!),  modifiche al regolamento interno (le testimonianze parlano di rapporti di estrema prepotenza per non dire soprusi), la verifica del versamento dei contributi, e 30 lavoratori lasciati a casa. Dovranno riassumerli, se no sciopero subito! Tanto per chiarire che per la prima volta dopo tanto tempo sono le categorie di lavoratori peggio pagate e peggio garantite a guidare una protesta sociale che stenta a manifestarsi.

Martedì 15 Luglio alle ore 11 è convocata l’assemblea pubblica dei lavoratori in piazza Castello davanti alla sede della Regione. (F.S. 12.7.2014)

Presenza solidale al processo contro Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò

http://www.informa-azione.info/torino_presenza_solidale_al_processo_contro_chiara_claudio_mattia_e_niccol%C3%B2_0

IL 14 E 16 LUGLIO INIZIA LA MARCIA CONTRO IL TAV

Il 14 e il 16 luglio ci saranno le ultime due udienze estive del processo contro ChiaraClaudio, Mattia e Niccolò, ancora in carcere dopo gli arresti del 9 dicembre, lontani dai loro affetti, dalle loro lotte e dalla loro amata Valle.
Si terranno nell’Aula bunker del carcere delle Vallette, dove da più di un anno e mezzo si svolge il processo contro 53 di noi, dal 22 maggio quello contro i 4 e dove si traducono in termini di reati e pene gli anni passati a difendere la Val Susa dal Tav e dalla devastazione e dalla militarizzazione che questa grande e inutile opera si porta dietro.
A due passi dalla tangenziale e dal termovalorizzatore, lontano dagli sguardi e dalle attenzioni, si processano alcune delle tante giornate di lotta vissute insieme, in particolare il 27 giugno 2011, giorno dello sgombero della Libera Repubblica della Maddalena, il 3 luglio dello stesso anno, giorno in cui provammo a riprendercela, e il 14 maggio dell’anno passato, notte in cui qualcuno di
noi riuscì a rientrare in quell’area diventata ormai un fortino e danneggiare alcuni dei macchinari con cui stanno devastando questo territorio.
La scelta dell’Aula bunker, che, prima dei processi No Tav, ospitava solo quelli per mafia e ‘ndrangheta, risponde a molteplici esigenze. Oltre a intimidire la giuria popolare, rendere più difficile il lavoro degli avvocati difensori, isolare anche in termini spaziali i nostri amici in carcere, va di pari passo con la progressiva estensione delle misure eccezionali di cui lo Stato si è dotato,
giustificandole con la necessità di sconfiggere mafiosi e terroristi. Pensiamo ai processi in videoconferenza che, un tempo usati per ragioni di sicurezza solo per gli accusati di mafia, ora vengono via via estesi ad altri imputati, o alle sezioni di Alta Sicurezza, dove hanno tenuto rinchiusi, isolati da noi e dal resto dei detenuti “comuni”, Chiara, Claudio, Nicco e Mattia. In più, come per le tante forme di resistenza e conflitto che interessano le nostre città, si cerca di allontanare le ragioni del dissenso e dell’opposizione al Tav, di portarle dal centro sempre più in periferia, di nasconderle, per fermare la loro diffusione. Perché la lotta sa essere contagiosa. E la Valle l’ha fatto vedere in tante occasioni, come i blocchi in seguito alla caduta di Luca dal traliccio,
e, solo per citare le ultime giornate, il 22 febbraio, in cui, da più di 40 città abbiamo ribadito che Terrorista è chi militarizza e devasta i territori, e il 10 maggio scorso in cui lo abbiamo ripetuto ancora, tutti insieme, riempiendo le strade Torino.

L’invito è quello, il 14 e il 16 luglio, di trovarsi puntuali alle 9 del mattino davanti all’Aula bunker, in Corso Regina Margherita 540, per stare vicino ai nostri amici sotto processo, e fargli vedere che i loro tentativi di isolarli, come quelli di isolare la lotta No Tav, incontreranno sempre la nostra ostinata opposizione.

Perché da lì parte la marcia che, dal 17 al 27, da Avigliana a Venaus, attraverserà i luoghi che rischieranno di essere devastati domani da nuovi cantieri e sottoposti quindi alla stessa asfissiante militarizzazione che si respira attorno a Chiomonte. E Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, come Paolo e Forgi, saranno anche questa volta al nostro fianco.

Perché chi lotta non verrà mai lasciato indietro.

Mario Virano indagato per omissione di atti d’ufficio

http://www.lunanuova.it/news/430763/Mario-Virano-indagato-per-omissione-di-atti-d-ufficio.html

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Procura di Roma: documenti negati e consegnati tardi ai No Tav

Mario Virano, commissario di governo per la Torino-Lione, presidente dell’Osservatorio, è indagato dalla procura di Roma con l’accusa di omissione di atti d’ufficio: il fascicolo è stato aperto dal pm Maria Cordova. Inutile dire che per i No Tav è tutto grasso che cola: vedere il “dominus” della Torino-Lione che finisce sotto inchiesta proprio su quelli che dovrebbero essere i punti forti da lui sempre decantati, ovvero la trasparenza e il coinvolgimento del territorio, va a rafforzare per via legale quelle accuse di “finto dialogo” che il movimento non ha mai esitato a scagliare nei suoi confronti. La vicenda risale al 2008 quando Alberto Veggio, oggi consigliere comunale di “Buongiorno Condove” e ai tempi libero cittadino, chiese all’Osservatorio copia del carteggio tra i sindaci e l’Osservatorio stesso. I documenti sono stati trasmessi solo dopo anni: per questo motivo Veggio, che sulla stessa vicenda aveva già vinto un ricorso al Tar, ha denunciato il tutto alla procura che ora ha iscritto Virano nel registro degli indagati. Il presidente dell’Osservatorio non fa una piega e si dice assolutamente tranquillo: «Abbiamo presentato alla procura corpose argomentazioni a difesa del nostro operato».

su Luna Nuova di venerdì 6 dicembre

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Il capitale naturale, l’unico di cui non possiamo fare a meno

Il capitale naturale, l’unico di cui non possiamo fare a meno

Nella smania di monetizzare ogni aspetto dell’esistenza, abbiamo dimenticato di includere nei costi di produzione di beni e servizi la tassa occulta che ognuno di noi sarà costretto a pagare (in particolar modo le generazioni future), il mancato rinnovamento della capacità del pianeta di accogliere i nostri rifiuti e di fornire materia prima per i nostri prodotti e per le nostre esigenze fisiologiche.

 
Se errare è umano ma perseverare è diabolico, siamo sulla buona strada per guadagnare la coda luciferina.
Attribuire un valore nullo a ciò di cui abbiamo più bisogno e gareggiare per stabilire chi se ne sbarazza più velocemente: miracoli del Prodotto Interno Lordo.
Il capitale naturale, ovvero l’insieme delle risorse naturali e dei servizi che svolgono per noi e per il pianeta, è un patrimonio definito, esauribile, insostituibile. Eppure ci comportiamo come se fosse illimitato, rigenerabile all’infinito, insignificante. Nella smania di monetizzare ogni aspetto dell’esistenza, abbiamo dimenticato di includere nei costi di produzione di beni e servizi la tassa occulta che ognuno di noi sarà costretto a pagare (in particolar modo le generazioni future), il mancato rinnovamento della capacità del pianeta di accogliere i nostri rifiuti e di fornire materia prima per i nostri prodotti e per le nostre esigenze fisiologiche.
 
Una definizione più precisa del concetto di “capitale naturale” si trova nella Dichiarazione sul Capitale Naturale dell’Institute for Sustainable Development, dove viene definito come il capitale che “comprende i beni naturali della Terra (il suolo, l’aria, l’acqua, la flora e la fauna) ed i relativi servizi ecosistemici che rendono possibile la vita sul nostro pianeta. I beni ed i servizi ecosistemici derivanti dal Capitale Naturale equivalgono ad un valore superiore a milioni di milioni di dollari per anno e sono fonte di cibo, fibre, acqua, salute, energia, sicurezza climatica ed altri servizi essenziali. Né i servizi né gli stock di Capitale Naturale da cui derivano tali servizi sono adeguatamente valutati se confrontati con il capitale sociale e finanziario. Nonostante essi siano alla base del nostro benessere, il loro utilizzo quotidiano passa quasi del tutto inosservato nel nostro sistema economico.”
 
I servizi ecosistemici sono suddivisi in quattro categorie principali:
 
1)      Servizi di approvvigionamento (si pensi al sistema idrologico che garantisce la fornitura di acqua dolce.
 
2)      Servizi di regolazione (come la prevenzione dell’erosione del suolo e il mantenimento della fertilità della terra assicurati dalle foreste).
 
3)      Servizi culturali (l’innegabile piacere che deriva da una passeggiata nel verde).
 
4)      Servizi di supporto o habitat che garantiscono protezione alle specie animali e vegetali, assicurando la biodiversità.
 
L’unica certezza su cui si può scommettere è la nostra incapacità di sostituirci alla biosfera per fornire gli stessi servizi, incapacità manifestata in particolare da parte delle famiglie, delle imprese e dello Stato, gli unici attori degni di considerazione negli indicatori di riferimento sulla crescita economica.
 
Gettiamo via con noncuranza ciò che non siamo in grado di procurarci da soli con gli occhi puntati solo al portafoglio, senza pensare che i soldi sono solo mucchi di carta o stringhe in un sistema informatico. E tutto per appropriarci di beni che non ci sono di alcuna utilità.
 
Come sottolinea Herman Daly, “la crescita diventa anti-economica quando gli incrementi della produzione costano, in termini di risorse e benessere, più del valore dei beni prodotti. Una popolazione in crescita anti-economica arriva al limite di futilità, il punto in cui l’aumento dei consumi non aggiunge alcuna utilità; una crescita anti-economica produce rapidamente più mali che beni, e ci rende più poveri invece che più ricchi. Una volta superata la dimensione ottimale, la crescita diventa ottusa nel breve periodo e insostenibile nel lungo. Volendo, noi possiamo incrementare ulteriormente la produzione, ma questi incrementi costano, in termini di risorse e benessere, più del valore dei beni prodotti. L’ulteriore crescita del PIL non fa aumentare il benessere, ma lo blocca o lo riduce.”
 
Una delle soluzioni di maggior buonsenso è quella proposta da Nicholas Georgescu-Roegen, fondatore della Bioeconomia: l’energia libera presente a cui attingiamo ostinatamente è costituita da uno stock delimitato ed esauribile (soprattutto combustibili fossili) ma l’energia libera esiste anche in un’altra forma, ovvero il flusso di radiazioni solari provenienti dal Sole, un flusso costante che ha come orizzonte temporale diversi miliardi di anni.
 
Herman Daly, L’economia in un mondo pieno, in Le Scienze, numero 447, novembre 2005
 
di Fabrizio Maggi – 07/07/2014

Processo compressore. Arriva la Rai tg3….

Il tg3 crea enfasi, – chissà cosa succederà? – si chiedono in aula. Presto spiegato, un video delle stesse immagini degli arresti ma spettacolarizzato meglio, con nuove inquadrature e arrangimenti scenici. I No Tav – ma sti PM hanno studiato a Hollywood?

di Valsusa Report.

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VIDEO PRODOTTO DALLA PROCURA

Spiega il teste D’Amore Gennaro, ora in servizio alla questura di Napoli e all’epoca dei fatti al servizio Digos Questura Torino, – analizzai le immagini, dai video emerge che la scena dell’attacco viene ripreso dalle telecamere del cantiere -, con precisione il poliziotto riporta i vari ritardi delle riprese, la telecamera A dalla B ritarda di 9 secondi, la B dalla C di 40 secondi e via così illustrando il piano d’attacco che accusa i quattro No Tav, sui fatti del 13 e 14 maggio 2013. Al momento del controinterrogatorio alla difesa, quelle precisioni stridono. Soprattutto quando non ricorda, con precisione, l’altezza del sentiero dal cantiere dei lavoranti, come non sa l’altezza delle recinzioni. Il Giudice Capello probabilmente memore dell’ordinanza della cassazione, che riporta la dicitura – dall’alto non potevano sapere cosa colpivano – chiede insistentemente le altezze, D’Amore non sa rispondere con precisione, ma nemmeno approssimativamente. Il Giudice esorta – va beh le vedremo noi.

pada1 con video attacco

Di lì a poco la procura lancia un preparato per l’udienza di oggi, l’avvocato Novaro chiede – ma la procura ha prodotto questo materiale. Risponde il PM Paladino – é un lavoro preparato per oggi. Tutto diventa subito mediatico a giudizio dei presenti, se si fa un rilievo di incidente stradale per capire la dinamica, qui nella ricostruzione della procura tutto viene mischiato e reso piatto ed ininfluente. Senza le altezze e le profondità l’attacco è nullo – diranno in seguito dal pubblico, anche i tempi non sono chiari. L’attacco inizia alle 3e15 zona baita poi sotto l’autostrada alle 3e16, poi entrano per la durata di circa 2 minuti lanciando bottiglie incendiarie, prende fuoco il compressore, tutto dura 4 minuti. La ricostruzione non spiega che le azioni dimostrative sono svolte in diversi punti in tempi diversi e ad altezze rilevanti si parla di 15 metri di altezza, distanze di centinaia di metri, con reti alte mediamente 3 metri. L’impressione vedendo i video è di una zona di guerra concentrata, la Rai riprendere tutto.

AVVOCATO PELAZZA

AVVOCATO PELAZZA

Si va avanti si sente anche l’ingegnere Gilli di LTF confermare le enormi spese, dai 70.000 ai 100.000 euro al mese per la spesa logistica di guardiania fatta dallo stato e rimborsata da LTF. Ad un certo punto, si intravedono forse, dei gonfiamenti di preventivi dei danni, in primo momento rilevati a 94000 euro e poi ridimensionata – leggermente – come dirà, in consuntivo a circa 70000, dove 1 ora di operaio Itinera costa 100 euro, fatto rilevante per l’avvocato Pelazza, durante l’interrogatorio al Manager Ltf Piergiuseppe Gilli, responsabile anche della realizzazione del tunnel esplorativo di Chiomonte, comunque – dirà – io non ho fatto accertamenti tecnici, i rilievi dei danni li ha fatti l’impresa.

AVVOCATO NOVARO

AVVOCATO NOVARO

L’esposizione dei militari di polizia e di carabinieri assume la solita rilevanza di guerra da film, i termini – siamo attaccati, attacco su più fronti, mi sono portata nell’area più calda. Insomma quella sera, dopo l’attacco di 4 min che causò un’ora di fermo cantiere – quantifico in circa, meno di 5000 euro l’ora di fermo cantiere – dichiara il Gilli, il comandante del servizio al cantiere lancia in allerta la compagnia carabinieri di Susa per – intercettare gli assalitori del cantiere.

Dei presumibili trenta impegnati nell’azione dimostrativa non vi è traccia – esito negativo – dirà la Dottoressa Cianciulli alla giuria popolare. Il resto delle immagini scorre con ricordi offuscati dei testi che seguono.

V.R. (14/07/14)

NAPOLI: LAVORATORI CONSORZIO BONIFICHE SALGONO SULLA GALLERIA VITTORIA MINACCIANDO DI LANCIARSI

14 luglio 2014

Un lunedì di ordinaria follia: verso le ore 10 di questa mattina alcuni lavoratori dei Consorzi di Bonifica sono saliti sul tetto della galleria Vittoria ed hanno minacciato di lanciarsi nel vuoto. Protestano contro la mancanza del pagamento degli stipendi, sarebbero 18 le mensilità non corrisposte. Alcuni di loro hanno bloccato il traffico in uscita della galleria e, come si vede dal video, un uomo ha compiuto un gesto disperato: davanti ad un autobus si è tagliato, provocandosi una ferita sul braccio.Traffico bloccato, disagi e urla di proteste: arrivano le forze dell’ordine, ma è difficile sedare il clima di tensione in un “quotidiano” bad day della Napoli che vive, ormai costantemente, situazioni ai limiti della vivibilità che portano i lavoratori alla disperazione.

Fonte julienews
http://www.crisitaly.org/notizie/napoli-lavoratori-consorzio-bonifiche-salgono-sulla-galleria-vittoria-minacciando-di-lanciarsi-video/

CASTELVETERE SUL CALORE: DISOCCUPATO 60ENNE SI CHIUDE IN CANTINA E SI SUICIDA. TROVATO DAI FAMILIARI

14 luglio 2014

Lo hanno ritrovato agonizzante i familiari. Si era rinchiuso in cantina per togliersi la vita. Una serata estiva diventa un incubo per una famiglia di Castelvetere sul Calore.
Un uomo di 60 anni, operaio, attualmente disoccupato, in preda ad una crisi depressiva, si è tolto la vita. È accaduto in intorno alle 20,30 di ieri in via Orticello. L’uomo, U.A., era in casa, aveva regolarmente trascorso la serata con i conoscenti e qualcuno lo aveva anche visto in paese nel corso della giornata festiva. Lo descrivono come un lavoratore, una persona benvoluta da tutti. Ma la crisi economica lo aveva colpito duramente facendogli perdere l’occupazione. E potrebbe essere anche questo il motivo alla base del suo gesto. Sul posto sono arrivati i sanitari che purtroppo ben poco hanno potuto fare se non constatare il decesso.I carabinieri di Montemarano hanno effettuato i rilievi del caso per poi riferire all’autorità giudiziaria. In serata non era ancora chiaro se la salma sarebbe stata consegnata ai familiari o trasferita in sala mortuaria per consentire un successivo esame autoptico o un esame esterno del coro da parte del medico legale. La decisione da parte del magistrato servirà anche a definire le modalità con le quali l’uomo si è tolto la vita.(…)Leggi tutto su positanonews
http://www.crisitaly.org/notizie/castelvetere-sul-calore-disoccupato-60enne-si-chiude-in-cantina-e-si-suicida-trovato-dai-familiari/

Fmi all’Italia: privatizzare i servizi locali, piu’ concorrenza nel mercato elettricita’

il FMI nota istituzione sotto controllo dei tedeschi…

lunedì, 14, luglio, 2014

Sono queste le priorita’ per l’Italia, secondo le linee guida tracciate dal Fondo monetario internazionale nel rapporto stilato al termine della ricognizione sull’area euro come previsto dall’Articolo IV.
Per quanto riguarda lo snellimento della giustizia civile, gli ispettori del Fondo suggeriscono di ricorrere alla “mediazione fuori dai processi, di attuare una revisione complessiva delle tariffe forensi, di rafforzare l’organizzazione dei tribunali e la loro gestione, e di consentire il libero alla professione legale”.
Piu’ in generale , nel rapporto si raccomanda all’Italia di “accelerare i piani di apertura dei servizi professionali e la privatizzazione dei servizi locali” e di eliminare i colli di bottiglia strutturale che spingono al rialzo di costi medi di produzione”. Si sollecita poi una maggiore concorrenza nei mercati dei beni e servizi, soprattutto nella fornitura e distribuzione di elettricita‘.
Sul fronte del lavoro, gli ispettori di Washington riconoscono i progressi fatti con la riforma Fornero e con gli incentivi fiscali per l’assunzione di giovani sotto i 30 anni ma l’Italia, avvertono, deve risolvere il problema “dell’alta disoccupazione in tutte le fasce di eta’”. In particolare, i tecnici del Fondo raccomandano di “passare a un contratto unico e piu’ flessibile per i nuovi assunti, prevedendo un graduale aumento delle tutele con l’anzianita’ in modo tale da abbassare i costi di assunzione e favorire l’apprendistato”. Cio’ detto l’Italia registra tra i piu’ alti incremento nella disoccupazione giovanile che puo’ essere addebitata “solo per un terzo” al basso livello di crescita economca. “Analisi empiriche mostrano che le riforme del lavoro pagherebbero il dividendo – si osserva nel documento – perche’ la crescita da sola non puo’ risolvere il problema”. Nel rapporto viene inoltre suggerito all’Italia di “decentralizzare le retribuzioni, di collegare le indennita’ di disoccupazione all’impiegabilita’, ridisegnando completamente la cassa integrazione per trasformarla in un sistema universale di sostegno collegato alla ricerca di un lavoro e al training”.
Gli esperti dell’Fmi indicano poi la necessita’ di ” migliorare il coordinamento e l’efficienza dei servizi per l’occupazione a livello locale” e di “supportare il programma di garanzie per giovani a partire dal 2014?.
http://www.imolaoggi.it/2014/07/14/fmi-allitalia-privatizzare-i-servizi-locali-piu-concorrenza-nel-mercato-elettricita/

Le tasse sulla casa sono incostituzionali. E adesso che farà il governo Renzi?

lunedì, 14, luglio, 2014

La rivelazione che rischia di far saltare l’intero sistema fiscale in Italia: tassare la prima abitazione, a meno che non sia di lusso, va contro i principi costituzionali e addirittura conto i dettami della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. E ora come se la caverà il nostro premier non eletto?
Sorpresa: è stato dimostrato che le tasse sulla casa (almeno sulla prima) sono illegittime e anticostituzionali. La tesi ormai dimostrata e sostenuta da numerosi giuristi rischia di far saltare l’intero sistema di tassazione italiano. Eppure non serviva un genio per scoprire che le tasse sulla casa sono illegittime: c’è scritto nientemeno che nella Costituzione italiana.

Tasse-sulla-casa-nel-2014

A partire dall’art. 2 Cost. che dispone: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.
La Costituzione sancisce che “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. E protegge la famiglia naturale:
Art. 31 Cost.: “La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi con particolare riguardo alle famiglie numerose”.
Inoltre ribadisce che “La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti” (art. 42 Cost.) e che “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme” (art. 47 Cost.).
Eppure nel caso delle tasse sulla casa si sta verificando un vero e proprio esproprio di Stato sulla proprietà privata dei cittadini. Provate a pensarci: chiunque voglia acquistare una casa lo fa con denaro accumulato con sacrifici importanti, attraverso il proprio lavoro (ovvero attraverso redditi già tassati in partenza) che spesso si abbinano alla stipula di mutui bancari e dunque con la contrazione di ingenti debiti. Come se non bastasse, al momento dell’acquisto il cittadino deve sobbarcarsi un ulteriore carico fiscale notevole (vedi al capitolo imposte di registro e ipotecarie) e da questo momento in poi cominciare a sborsare altre tasse (vedi alla voce IMU, TASI, ecc. ecc.).
A conti fatti nell’arco di una vita un cittadino avrà corrisposto all’erario più del valore del bene immobile stesso. In pratica un esproprio di Stato, alla faccia della Costituzione.
Ma c’è di più: le tasse sulla casa violano anche l’art. 25 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, laddove dispone che: “Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari, ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà”.
Possibile che nessuno dei Governi e dei Parlamenti che si sono succeduti in Italia negli ultimi decenni si sia accorto di queste violazioni? Per noi di Democrazia Diretta ci sono tutti i presupposti per procedere, anche penalmente, contro chi ha promulgato leggi che prefigurano un grave reato contro la Costituzione italiana.
Il motivo per cui la politica ha fatto finta di niente finora è semplice: dalle tasse sulla casa lo Stato incamera oltre 50 miliardi di euro l’anno. Sottratti illegittimamente dalle tasche degli italiani. Adesso bisognerà trovare un altro modo per reperirli. E che sia legale, stavolta.
Leggi la mozione presentata da Gabriele Chiurli in Toscana, che impegna il Presidente della Regione a farsi promotore di questo esposto.
DEMOCRAZIADIRETTA
http://www.imolaoggi.it/2014/07/14/le-tasse-sulla-casa-sono-incostituzionali-e-adesso-che-fara-il-governo-renzi/

Crisi, il disastro dei disoccupati over 50: dal 2008 l’incremento è del 147%

ma no, ma come sarà possibile???? Tutti choosy???

Pubblicato il luglio 14, 2014 da informazioneinunclick

Nel 2013, per gli over 50, l’incremento dei disoccupati ha infatti sfiorato il 147% rispetto al 2008: un esercito di 438 mila lavoratori troppo giovani per la pensione, troppo vecchi per essere reinseriti sul mercato, in assenza di politiche efficaci.

E la difficoltà a ritornare in pista si aggrava con il tempo: per un ultracinquantenne infatti la ricerca di una nuova occupazione può durare in media, dato 2013, anche più di 2 anni, 27 mesi per l’esattezza, 6 in più rispetto al totale dei disoccupati. E’ uno studio dell’Adapt, il centro studi fondato nel 2000 da Marco Biagi, a fare il punto sulla situazione occupazionale dei lavoratori ‘maturi’.

Tra il 2008 ed il 2013, inoltre, quasi il 60% della crescita dei disoccupati uomini ultracinquantenni è stata alimentata dai settori delle costruzioni e dell’industria manufatturiera. Le donne, invece, hanno perso lavoro soprattutto nei comparti dei servizi collettivi e alla persona. I canali utilizzati dai disoccupati maturi per cercare lavoro non si discostano troppo, comunque da quelli della media dei disoccupati. Circa 9 su 10, dice ancora l’Adapt, si affidano infatti, al passaparola di parenti e amici mentre 1 su 3 si affida ai centri per l’impiego. Meno diffuso, invece, rispetto al totale dei disoccupati, l’invio dei curricula (54% contro il 69,4%), la consultazione di internet (31,9% rispetto al 53,5%) e il ricorso alle agenzie interinali (15,3% rispetto al 19,2%). Rispetto al periodo pre-crisi, inoltre aumenta la frequenza di chi si trova senza occupazione o in Cig, dal 5,5% del biennio 2007-2008 al 7% del periodo 2012-2013. Transizioni, queste, più frequenti nel Mezzogiorno (8,9%) e per i meno istruiti; il 28% non ha infatti titolo di studio e il 18,3% solo la licenza elementare. Le professioni maggiormente richieste tra gli over 50 si concentrano ai due estremi tra le cosiddette low skill (62%) e quelle che richiedono competenze ”dirigenziali” high skill.
Sono solo 8 le Regioni che hanno varato interventi mirati, in 4 sono stati adottati incentivi generici mentre in altre 8 regioni su 20 è assente qualsiasi forma di sostegno. La maggior parte degli interventi locali, dedicati agli over 50, si legge nel Report, sono di tipo economico mentre i rimanenti si dividono in azioni integrate o in azioni strettamente formativa, queste ultime però davvero rare. In generale però, rileva l’Adapt, gli incentivi economici alle assunzioni “non sembrano di fatto particolarmente efficaci”. L’”effetto spiazzamento”, infatti, legato all’affollamento degli incentivi, nazionali o locali, rivolti a diverse categorie di lavoratori, è dietro l’angolo. Per essere efficaci, invece, prosegue il Report, “gli incentivi alle assunzioni dovrebbero essere concentrati soltanto su pochi e specifici target”.
Al primo posto ci sono le professioni operaie specializzate (26,2%), le professioni non qualificate (21%) e quelle operaie qualificate (15%). Seguono le professioni esecutive del commercio e dei servizi e tecniche (11-12%), impiegatizie a carattere esecutivo (7,3%) ed intellettuali (6,3%). A fronte di tutto questo dunque, il suggerimento che arriva dal centro studi si concentra sui servizi all’occupazione. “Potrebbero essere più efficaci l’incentivazione dell’adozione di buone pratiche manageriali e di un’efficiente rete di servizi di outplacement e ricollocazione degli over 50?, conclude. Tra le Regioni che non hanno attivato nessuna normativa che disponga incentivi all’assunzione di lavoratore over 50enni applicabili direttamente, l’Abruzzo, la Basilicata, la Campania, l’Emilia Romagna, la Liguria, l’Umbria e il Veneto. Ma anche nelle realtà territoriali che hanno varato programmi ad hoc l’allarme resta alto, soprattutto al Sud. In Calabria, per esempio, che pure ha adottato benefici economici in favore di ultracinquantenni disoccupati, il dato è ancora allarmante. Risulta occupato infatti, nella fascia 55-64 anni, solo il 38% della popolazione complessiva nella corrispondente classe d’età.

(Fonte: controlacrisi.org)
http://informazioneinunclick.altervista.org/blog/crisi-disastro-dei-disoccupati-over-50-dal-2008-lincremento-147/