Immigrato espulso 3 volte era ancora in Italia: ha ucciso 3 italiani senza pietà

Zakaria IsmainiIndignazione? Solidarietà? Mandandi morali? Come mai non viene usata la parola strage?
 
26 gennaio 2018
“Era un serial killer”, Zakaria Ismaini uccise Luna Stellato e altre due persone
Le motivazioni dei giudici alla condanna a 30 anni per “la ritualità del delitto, quella sorta di celebrazione di una cerimonia orrida ed oscura”
FONTE: RIMINI TODAY
 
SERIAL KILLER DI ITALIANI POTEVA ESSERE ESPULSO NEL 2008: 3 ERGASTOLI
Era un serial killer” di italiani, Zakaria Ismaini
Condannato a 30 anni per la morte di Anna Maria Stellato, la 24enne ligure il cui cadavere fu trovato nelle acque di Torre Pedrera, all’ergastolo per l’omicidio di Cosimo Mastrogiovanni, 63 anni pensionato di Latiano bruciato vivo il 10 novembre 2014, e reo confesso per l’omicidio della 50enne Letizia Consoli, una vedova uccisa a Catania il 7 febbraio 2015 colpita alla testa e gettata in mare, Zakaria Ismaini si è guadagnato l’appellativo di serial killer dai giudici della Corte d’Assise di Rimini. Nel 34enne marocchino, come si legge nelle motivazioni della sentenza dei giudici riminese, “va evidenziata la peculiarità del caso di specie, commesso da un assassinio seriale”. Il nordafricano viene definito, nel suo comportamento, compatibile con la definizione in scienza criminologica dell’assassino seriale per “la ritualità del delitto, quella sorta di celebrazione di una cerimonia orrida ed oscura”.
 
C’è un dato importante, secondo la Corte “la vulnerabilità accomuna poi tutte le vittime di Ismaini – si legge nelle motivazioni – Letizia Consoli era una vedova cinquantenne, che aveva l’abitudine di vagabondare per le strade di Catania. Cosimo Mastrogiovanni viveva solo da tempo e cercava una compagnia, indifferentemente maschile o femminile e Ismaini si era recato a casa della vittima molto verosimilmente per fornirgli prestazioni di tipo sessuale, a seguito di un contatto su di un sito internet dedicato agli incontri. Infine Anna Maria Stellato era una giovane donna dalla corporatura assai esile, con problemi di tossicodipendenza risalenti nel tempo”.
 
Nella sentenza emerge la figura di un uomo conosciuto dalle forze dell’ordine italiane già nel 2008, anno del suo primo arresto a Rimini per resistenza e danneggiamento. Nel 2012 viene interrogato e sospettato dai carabinieri proprio in seguito alla morte della Stellato. Ismaini ricompare a Catania dove nel 2013 si prende una denuncia per aggressione e un anno dopo, nel 2013 uccide Mastrogiovanni a Latiano. In tutti e tre i casi di omicidio, Ismaini fatalmente commette un errore, quello di impossessarsi del telefonino delle vittime e chiamarle nei giorni successivi, quando erano già morte. Chiamate che secondo la sentenza non sono “frutto di un errore bensì di un modus procedendi abituale dell’imputato” che freddamente tenta di crearsi un alibi.
 
Se l’avessero espulso nel 2008, al primo reato conosciuto, tre italiani sarebbero ancora vivi. Se l’avessero espulso nel 2013, dopo il secondo reato conosciuto, due italiani sarebbero ancora vivi. L’immigrazione uccide. E uccide, anche, perché chi commette reati non viene espulso. Magari perché qualche pervertito dell’accoglienza protesta.

Dalla vostra parte: Chafik Elketani investì e uccise nel 2010 otto ciclisti, oggi è libero

assassino ciclistiHA UCCISO 8 CICLISTI. Non fu mai usata la parola strage. Chissà perché. Che strano il nostro ordinamento giuridico così flessibile..Di chi era sta mercedes? Solidarietà per le vittime dalle autorità? Non pervenuta. Indignazione? Men che mai.

Drogato, ubriaco e senza patente, non ha scontato nemmeno un anno per ogni vittima
Oltre al danno, la beffa. La tragedia di Lamezia Terme si è conclusa con solo cinque anni di carcere per il ventunenne.
Un’ingiustizia che Gennaro, il fortunato superstite di quel giorno, non riesce a tollerare, come spiega ai microfoni di Retequattro:
“Non riesco nemmeno a descrivere la rabbia che ho dentro per questo ragazzo che ha ucciso otto miei amici e mio fratello”.
Chafik Elketani era alla guida di una Mercedes, senza patente e in condizioni che concorrono soltanto ad aggravare l’accaduto, ma per i parenti ha già scontato la sua pena. La rabbia di chi ha perso un amico o un parente su quella strada, però, resta.
GUARDA video

Il gelo uccide i clochard, appello della comunità di Sant’Egidio

senzatetto freddosono morti numerosi senza tetto quest’inverno, ma non chiamatela strage. Siamo un paese civile e democratico no? Qui sotto riportate solo alcune di queste morti, non se ne deve parlare. Per loro niente solidarietà, niente posto in albergo.Tra di loro ci sono anche stranieri, ma stranieri di serie B, quelli che non fruttano 35 euro al giorno come i due senza tetto polacchi morti a Firenze.

Ancora freddo e neve in Italia, il gelo fa 8 morti in due giorni
Sette morti per il gelo nel Centro Sud, sei clochard e una donna

Clochard muore di freddo su una panchina ai Giardini Peragallo di Pegli È IL SECONDO IN DICEMBRE 20 dicembre 2017

Clochard muore per il freddo ad Avellino. Ecco i piani dei Comuni  6 gennaio 2017
Sant’Egidio lancia una raccolta di coperte. Nell’ultima settimana tre morti per il freddo.

Estorsioni ai senzatetto per farli dormire nell’aeroporto di Linate, arrestate due bulgare

Clochard carbonizzato a Verona, minori stranieri indagati: “era uno scherzo”

Le donne moralmente superiori che hanno a cuore la parità, si chiedono quante donne vivono sotto ai ponti? O pensano che non ci siano?

Italiana 65enne vive sotto un ponte “non ho i soldi per l’affitto”

Senzatetto di 73 anni muore di freddo a Genova

Il gelo uccide i clochard, appello della comunità di Sant’Egidio
CRONACA 06.01.2018

video di la7

L’ultimo morto, probabilmente per il freddo, ieri a Roma vicino alla stazione Tiburtina. in tutto tre solo ieri deceduti in varie citta italiane per il freddo. E in queste ore si rialza la voce delle associzioni che aiutano i poveri i senza dimora affinche le istituzioni siano più sensibili di fronte alle situzioni di emergenza
di Carmelo Schininà

Scontro treni Puglia, “azienda conosceva criticità sicurezza”. Ma poco prima della strage i soci si divisero 2,5 milioni di utili

strage puglia ferrotramviaUNA STRAGE ANNUNCIATA, una strage evitabile.  Perciò silenzio, l’11 dicembre è stata chiusa l’inchiesta, ci sono 19 indagati ma a quanto pare la stampa, la politica ha ben altri pensieri che evitare che queste stragi si ripetano. Anzi. Si continua con il solito clientelismo. Si sa, pensare al bene dei cittadini è populismo, una bestemmia contro il capitalismo.
ma come son stati fatti i controlli, SE son stati fatti, Presidente Emiliano? Ad un anno e mezzo di distanza, cosa è stato fatt? Anche se si sa che la sicurezza dei cittadini autoctoni non è prioritaria, non fa guadagnare.
Ma c’è di più: l’accusa è di aver nascosto al ministero i 20 incidenti che sarebbero stati sfiorati sulla linea tra il 2012 e il 2016. Sono ritenuti responsabili anche dell'”insufficiente copertura della rete di telefonia mobile lungo la tratta Andria-Corato e quindi delle conseguenziali difficoltà di comunicazione tra personale di terra e personale di bordo”. L’ipotesi dei magistrati è che un sistema di comunicazione, una telefonata fra i due capitreno avrebbe potuto fermare i convogli. fonte
Scontro treni Puglia, “azienda conosceva criticità sicurezza”. Ma poco prima della strage i soci si divisero 2,5 milioni di utili
Secondo la procura di Trani, la “strategia aziendale” era “finalizzata ad accrescere la produttività” e quindi gli “utili ricavabili”. Venti situazioni critiche registrate tra il 2003 e il 2015 – è la tesi dei magistrati – avrebbero dovuto spingere gli amministratori a investire sull’adeguamento tecnologico. Invece, due mesi prima della strage, i soci si spartirono 2,5 milioni di euro di utili del bilancio 2015
L’ultima volta era accaduto il 21 ottobre 2014, quando un treno era partito proprio dalla stazione di Andria “senza via libera”. Di episodi identici sulla linea Bari-Barletta se n’erano registrati altri 6 tra il 2003 e il 2015, erano state aperte le inchieste disciplinari – senza però segnalare le ‘situazioni critiche’, venti in tutto, alle autorità competenti – ma Ferrotramviaria non avrebbe fatto nulla per migliorare la situazione eliminando il blocco telefonico, definito “obsoleto”. Anzi, secondo la procura di Trani, i soci pensavano alle loro tasche: due mesi prima dello scontro tra i treni sulla tratta Andria-Corato nel quale morirono 23 persone, “venivano distribuiti ai soci” 2,5 milioni di euro “a titolo di dividendo” grazie a 4,74 milioni di utile del bilancio 2015.
L’amministratore delegato e il consiglio d’amministrazione, sostengono i magistrati nell’avviso di conclusione indagine inviato alle 18 persone sotto inchiesta e alla stessa Ferrotramviaria, lo fecero “pur essendo a conoscenza del grave quadro di criticità organizzativa e gestionale in cui versava” l’azienda, con particolare riferimento “alla sicurezza dell’esercizio ferroviario in regime di blocco telefonico“. Sapevano, secondo il procuratore Antonino Di Maio e il pool di pm che ha fatto luce sulle cause del disastro ferroviario, che c’erano dei rischi proprio grazie a quelle 20 inchieste disciplinari aperte nei tredici anni precedenti all’incidente.
 
Campanelli d’allarme rimasti inascoltati e citati più volte dai magistrati, convinti che la “strategia aziendale” di amministratori e dirigenti fosse “finalizzata ad accrescere la produttività della infrastruttura ferroviaria gestita da Ferrotramviaria” e quindi “agli utili ricavabili”. Enrico Maria Pasquini, sua figlia Gloria, il direttore di esercizio Michele Ronchi, direttore generale Massimo Nitti e il dirigente della Divisione Infrastruttura Giulio Roselli avrebbero perseguito quel fine indirizzando “progressivamente” i finanziamenti – stanziati dalla Regione Puglia e destinati “alla implementazione tecnologica” della tratta – verso “interventi volti ad incrementare la capacità dell’infrastruttura e la qualità del servizio” ma “non la sicurezza della circolazione”.
Per questo, sostiene la procura di Trani, “omettevano di realizzare l’adeguamento tecnologico”, installando un Blocco conta assi o il Sistema di controllo della marcia dei treni. Quei due sistemi di sicurezza, dei quali ilfattoquotidiano.it parlò già nei giorni successivi alla tragedia, sarebbero stati “idonei a garantire il miglioramento dei livelli di sicurezza della circolazione ferroviaria”. Da queste condotte, concludono i magistrati, “derivava il disastro ferroviario causato dalla collisione frontale dei due treni. di Andrea Tundo | 11 dicembre 2017

Siria, la bufala dell’attacco chimico: è stato colpito un deposito dell’Isis

isis-765814Conferme anche da Mosca Siria, la bufala dell’attacco chimico: è stato colpito un deposito dell’Isis
L’esercito siriano ha in realtà centrato un magazzino e una fabbrica di armi, all’interno dei quali gli integralisti avevano messo le sostanze chimiche
5 Aprile 2017 alle 20:17
Il ministero della Difesa russo ha confermato quanto era già stato anticipato dalle forze armate siriane, smentendo la bufala del presunto raid con armi chimiche nella provincia siriana di Idlib: in un comunicato, Mosca ha spiegato che l’aviazione del regime di Bashar al-Assad ha in realtà colpito “un magazzino terroristico” contenente “sostanze chimiche” nei pressi di Khan Sheikhun, negando quindi categoricamente che sia stato sferrato alcun attacco con armi chimiche. “Secondo i dati obiettivi del controllo russo dello spazio aereo, l’aviazione siriana ha bombardato vicino Khan Sheikhun un enorme magazzino terroristico che conteneva sostanze chimiche”, si legge nella nota. La menzogna, ripresa da quasi tutti i media mondiali, era stata come al solito diffusa dal fantomatico “Osservatorio Siriano per i Diritti Umani”, generatore di menzogne con sede in Gran Bretagna.
Mosca conferma quindi che da parte di Damasco non c’è stato nessun raid con armi chimiche, ma spiega che gli agenti tossici erano contenuti nel deposito di una fabbrica di armi controllata dalle milizie dello Stato Islamico, contro il quale è stato sferrato un attacco da parte dell’esercito siriano. Il portavoce del ministero russo, il generale maggiore Igor Konashenkov, ha detto mercoledì mattina che le attività militari russe hanno registrato un attacco delle forze aeree siriane sul deposito e sulla fabbrica nella periferia orientale della città di Khan Sheikhoun. Il comando dell’esercito siriano aveva già negato “categoricamente di aver utilizzato armi chimiche o sostanze tossiche a Khan Sheikhun” sottolineando di non averne mai fatto uso né di volerlo fare in futuro”.
Gli agenti tossici che hanno fatto strage a Khan Sheikhoun provenivano quindi da un arsenale dei ribelli, come ha spiegato in modo dettagliato il portavoce del ministero della Difesa russo, il generale maggiore Igor Konashenkov. Gli attacchi dei jet di Damasco avrebbero messo nel mirino depositi di armi e una fabbrica di munizioni nella periferia est della città, senza poter immaginare che i ribelli dello Stato islamico vi avessero prodotto e immagazzinato anche delle armi chimiche. Konashenkov ha sottolineato che il tipo di armi chimiche prodotte nella fabbrica colpita dai raid aerei erano già state utilizzate in Iraq ed erano state usate precedentemente dai ribelli di Al Nusra ad Aleppo, come dimostrerebbe il fatto che le vittime avevano sintomi analoghi a quelli osservati nelle immagini arrivate da Khan Sheikhoun.

La logica dei media mainstream

saudi war on yemenMamma mia..quanto “tortura ” i dissidenti.
Il “capo dell’opposizione” (l’opposizione in Russia è rappresentata dai comunisti ,secondo partito, non da un blogger stile Aranzulla che vìola un divieto e COME IN TUTTI I PAESI viene fermato, idem Luxuria a Sochi all’epoca, vìola un divieto di manifestazione durante una cerimonia, divieto per motivi di sicurezza, viene fermat* ,sbraita e si parla di repressione) viene arrestato portato in centrale e TWEETTA,Rilascia Interviste audio dove incita i ragazzini, si fa selfie …
Cosa che io in Italia non ho mai visto fare ad uno che ha subito un fermo e viene portato in carcere…
Le balle di chi vuole portare “nuove primavere” all’est vengono smentite dai fatti… Peccato avere dei media totalmente funzionali a chi è incapace di governare bene i suoi paesi e gioca una gara a ribasso…
La Russia ha subito sanzioni
Crollo del rublo
Crolli doloso del prezzo del petrolio
E molte altre aggressioni..
Non ha avuto rivolte di piazza..
Oggi delegano un mezzo blogger che con 4ragazzini vìola un divieto
..
E la spacciano ad occidente come Rivoluzione Francese..
Pietà…#buongiorno (un amico su FB)
La logica dei media mainstream
A Mosca 500 persone sfilano contro Putin: tutti i giornali occidentali ne parlano.
A Sana’a centinaia di migliaia di persone manifestano per fermare i disumani bombardamenti Sauditi contro lo Yemen: nessuna menzione da parte di TV o giornali europei o americani. Giornalisti ed editori dei grandi gruppi editoriali e televisivi non hanno come missione di informare i cittadini, bensì di modellare l’opinione pubblica nella direzione più confacente agli interessi dei proprietari di TV e giornali.
Per questo motivo e per tanti altri, l’editore del corriere o l’inviato della CNN che coscientemente omettono le notizie su Sana’a sono complici del massacro Saudita in Yemen. Nell’era dell’informazione, un giornalista, editore, direttore di Rete/Testata hanno la stessa colpa e responsabilità del pilota di F-15 Saudita che giornalmente trucida i civili Yemeniti.
Cari giornalisti mainstream o come diavolo volete definirivi (#fakenews) le vostre mani sono sporche di sangue e la vostra coscienza è macchiata per sempre.
Chi, consapevolmente, decide di comportarsi in questa maniera delinquenziale ha molto da spartire con al qaeda e al nusra.
Curiosamente, invece di inseguire i propri fratelli ideologici di daesh che in un battibaleno li decapiterebbero, questi autoproclamati giornalisti preferiscono puntare ad un premio pulitzer per sentirsi meno in colpa e forse meno insanguinati.
Logica da servi aguzzini inconsapevoli(?).
Notizia del: 27/03/2017 di Federico Pieraccini

VIDEO. Gli yemeniti condannano l’aggressione saudita nel suo secondo anniversario

yemenLE AGGRESSIONI CHE PIACCIONO ALL’OCCIDENTE. Sono musulmani anche loro …ma non valgono quanto i siriani
Una moltitudine di yemeniti sono scesi nelle strade di Sana’a per condannare l’aggressione saudita contro il loro paese, nel suo secondo anniversario.
Migliaia di uomini e donne hanno manifestato, oggi, contro l’aggressione dell’Arabia Saudita allo Yemen, avviata il 26 marzo 2015. I cittadini hanno anche chiesto un’azione internazionale per affrontare la situazione umanitaria drammatica nel paese arabo.
La marcia è stata effettuata dopo l’appello lanciato dal leader del movimento popolare Ansarolá, Abdulmalik al-Houthi, che accusa gli Stati Uniti e il regime israeliano di essere dietro la campagna militare saudita.
La mobilitazione è stata sostenuta anche dall’ex presidente yemenita Ali Abdollah Saleh, che ha accusato il regime di Riyadh di causare “profonde ferite al popolo yemenita”, con la loro grande guerra. “Non vi è alcun rischio che lo Yemen minacci l’Arabia Saudita e altri paesi lo sanno bene. Tutti sanno che l’aggressione dell’Arabia Saudita contro lo Yemen è stata effettuata in nome delle forze imperiali e sioniste”, ha dichiarato Saleh, assicurando che il suo paese continuerà ad affrontare gli invasori, come ha fatto finora.
Arabia Saudita e i suoi alleati in una guerra impari contro lo Yemen
Emirati Arabi Uniti (EAU), Qatar, Kuwait, Bahrain, Giordania, Sudan e Marocco alleati al regime di Riyadh in questa aggressione. Inoltre, dopo la grande offensiva dell’Arabia Saudita contro il  territorio yemenita, paesi come la Turchia, gli Stati Uniti d’America e il regime sionista hanno definito legittimo e lo hanno sostenuto per ripristinare al potere il presidente yemenita fuggitivo, Abdu Rabu Mansur Hadi, condannato a morte dalla giustizia yemenita.
Massacri, fame e distruzione
Secondo le stime dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), la campagna militare della coalizione guidata da Arabia Saudita, finora ha provocato più di 12.000 morti.
I gruppi per i diritti umani hanno più volte denunciato l’uso di armi proibite a livello internazionale da parte dell’esercito saudita e la distruzione delle infrastrutture di base nello Yemen. Inoltre, dal momento che hanno avuto inizio i bombardamenti, milioni di yemeniti hanno dovuto affrontare la fame a causa del blocco crudele che il regime di Al Saud ha imposto al paese più povero del mondo arabo.
Attualmente, 18,8 milioni di yemeniti, due terzi della popolazione, hanno bisogno di una certa assistenza o di protezione, il che rende la crisi dello Yemen, secondo le Nazioni Unite,  una delle peggiori in atto. Di particolare interesse è l’insicurezza alimentare che colpisce 17 milioni di persone, il 60 per cento della popolazione.
Yem
Fonte: Hispantv
Notizia del: 26/03/2017

I bombardamenti USA su Mosul provocano 230 morti fra i civili, nel silenzio dei media

Bambini-vittime-a-Mosulcerti bambini sempre musulmani non meritano indignazione né solidarietà, come il genocidio yemenita non interessa ai media guerrafondai.

Centinaia di civili, in maggioranza donne e bambini, sono morti sepolti sotto gli edifici crollati nella città irachena di Mosul, dopo un attacco aereo statunitense che ha provocato una esplosione massiccia in un quartiere residenziale la scorsa settimana.
Funzionari dell’agenzia di difesa civile irachena e fonti locali hanno riferito il giovedì che i volontari di associazioni umanitarie continuano a lavorare per recuperare i corpi sotto le macerie vicino all’Ospedale Rahma, nel distretto di Yadida, a Mosul, dopo l’esplosione avvenuta il 16 di Marzo.
Fonti irachene hanno descritto il numero dei morti in più di 230. Fino ad ora 130 cadaveri sono stati recuperati dalle macerie.
Non è chiaro quale sia la causa esatta dell’esplosione ma i residenti hanno riferito che un camion caricato di esplosivi è esploso dopo un attacco aereo diretto dalle forze USA, distruggendo edifici del vicinato densamente popolato.
Il deputato locale Faris al Sanyari ha dichiarato che la coalizione diretta dagli USA ha puntato un camion caricato di esplosivi ed ha segnalato: “Non si possono uccidere decine di persone per distuggere un camion situato nelle vicinanze delle abitazioni civili”.
Un funzionario di polizia della difesa civile ha detto anche lui che “un attacco aereo della coalizione ha colpito una via residenziale lo scorso venerdì ed ha distrutto per lo meno 30 edifici”.
Bambini a Mosul terrorizzati
 
La coalizione diretta dagli USA non ha fornito dettagli sugli attacchi aerei specifici avvenuti nel distretto di Yadida.
 
“Siamo coscienti delle informative sugli attacchi aerei su Mosul che hanno prodotto vittime civili. La coalizione ha realizzato vari attacchi vicino a Mosul e forniremo queste informazioni alla nostra equipe circa le vittime civili per una indagine più approfondita”, ha dichiarato il portavoce della coalizione.
Nel frattempo, le informazioni recenti segnalano che l’operazione di riscatto si è temporaneamente fermata per causa della mancanza di attrezzature nella zona, che è stata scenario di forti scontri tra le forze irachene e i terroristi dell’ISIS.
 
“Trovare sopravvissuti è molto difficile perchè l’area si trova completamente distrutta. E’ un disastro molto grande. Di fatto possiamo descriverlo come un disatro reale”, ha detto ai giornalisti il capo della Difesa Civile, il generale di brigata Mohammed Al Yawari.
Gli USA ed un gruppo di suoi alleati hanno bomnbardato l’Iraq e la Siria in un presunto sforzo per sradicare l’ISIS. Queste operazioni sono state ampiamente ciriticate da entrambi i paesi per non raggiungere gli obiettivi preannunciati.
Al contrario le forze della coalizione USA sono fortemente sospettate di aiutare gli estremisti dell’ISIS per aver lanciato rifornimenti ed armi sulle posizioni dei terroristi che fanno fronte alle avanzate delle forze governative.
Mosul macerie di abitazioni civiliMosul-macerie
Nota: Queste vittime dei bombardamenti USA non sono menzionate dai media occidentali e non fanno notizia. Si tratta di vittime di serie “C” in quanto causate dai bombardamenti statunitensi e vengono piuttosto occultate all’opinione pubblica occidentale, al contrario di quanto accadeva con i bombardamenti russi e siriani su Aleppo est, quando quella parte della città era oggetto di assedio da parte delle forze russe e siriane e tutti i media amplificavano e falsavano volutamente le notizie per criminalizzare le azioni russe e siriane.
Tutti i grandi network televisivi erano schierati dalla parte dei terroristi che tenevano in ostaggio una parte della popolazione di Aleppo.
In questo caso, per le tante vittime dei bombardamenti USA, in Iraq come in Siria, non sentiremo le grida di indignazione dei Tg della RAI 3 della Botteri, di Formigli alla trasmissione “Piazza Pulita” della Tv 7, dei grandi giornali, come Il Corriere della Sera, la Repubblica e La Stampa, ed i commenti di “accuse indignate” dei vari Panebianco, Venturini e compagnia cantando.
Per i commentatori occidentali, in fondo si tratta soltanto di “effetti collaterali”, non vale neanche la pena di parlarne.
Traduzione e nota: L.Lago Mar 24, 2017

Francia: vendita di 445 milioni di armi all’Arabia Saudita per bombardare lo Yemen

bambini, yemeniti, sempre musulmani ma non sono vittime di un nemico degli Usa. L’indignazione non è permessa. Il compagno Hollande contribuisce alla causa dello sterminio dei musulmani yemeniti. E’ cosa giusta in quanto politically correct.

 
Bambini fra le rovine in Yemen
 
PARIGI (Pars Today Italian) – Il presidente francese Francois Hollande ha approvato la vendita di armi all’Arabia Saudita, intenta all’aggressione dello Yemen.
Secondo il sito del settimanale Le Point, lunedi Hollande ha emesso l’ordine di vendita di 455 milioni di euro di armi alla monarchia saudita, che dal 26 marzo 2015 a questa parte ha ucciso oltre 14 mila yemeniti, quasi totalmente civili, proprio grazie alle armi ed alle bombe acquistate dalle potenze occidentali.
La Francia, nel 2016, ha ricevuto ordini militari per un ammontare di 20 miliardi di euro, un qualcosa che ha suscitato proteste anche all’interno della nazione.
NotaFrancois Hollande, il presidente socialista che si erge spesso e volentieri a garante dei “diritti umani” e che sale sul piedistallo per dare lezioni a quelli che lui (e l’Occidente) considera “dittatori” da Valdimir Putin a Bashar Al-Assad, ancora una volta si distingue per la sua colossale ipocrisia.
La Francia di Hollande si dimostra come sempre alleata e complice dell’Arabia Saudita, il paese governato dalla Monarchia dei Saud, che sta attualmente conducendo, assieme agli Stati Uniti e con la complicità di altri paesi europei, una campagna di bombardamenti indiscriminati contro la popolazione indifesa dello Yemen, il più povero paese del Medio Oriente.
La Francia fornisce le bombe e gli armamenti, garantendosi mega contratti con i sauditi, indifferente al fatto che quelle bombe e quegli armamenti vengono impiegati per bombardare le case, le scuole, i mercati e persino gli ospedali nello Yemen dove sauditi e statunitensi stanno attuando quella che si può ben definire una “macelleria messicana”. Uno sterminio della popolazione civile che, oltre ai bombardamenti, deve subire un blocco aereo navale che sta portando la popolazione letteralmente alla fame con circa 5 milioni di persone, in maggioranza donne e bambini, che sono sull’orlo della morte per inedia, privi di alimenti, di medicinali e di acqua potabile.
 
Un disastro umanitario, denunciato anche dall’ONU, di grandi proprorzioni e totalmente ignorato dai media, stampa e TV occidentali. Non ci sono le organizzazioni come “Amnesty International” o “Human Right Wath”, quelle che lanciavano grandi appelli per i bombardamenti russi/siriani su Aleppo est, non ci sono servizi sulle TV europee sul dramma che vive la popolazione yemenita, come avveniva invece quando si volevano “salvare” i civili di Aleppo, mentre in realtà si volevano salvare i mercenari armati dall’Occidente e dall’Arabia Saudita che erano rimasti intrappolati nei quertieri est della città.
Ospedale nello Yemen bombardato dall’Arabia Saudita
Per lo Yemen e le sue vittime civili non si leva una voce, sembra si tratti di vittime di serie C per l’Occidente, mentre si sta completando il massacro con la complicità di tutti i leaders occidentali, incluso il nuovo presidente USA che continua tutte le guerre iniziate dal suo predecessore.
 
Di una cosa possiamo però essere sicuri: come spesso accade nella Storia, il sangue dei vinti ricadrà un giorno su tutti quelli che sono stati complici e che hanno chiuso gli occhi davanti alla strage della popolazione yemenita.
 
Fonte: Pars Today Nota di Luciano Lago Mar 21, 2017

Per i bambini di Mossul, la Goracci non piange. Chiediamoci perchè

Non abbiamo né pane né acqua”, dice la donna: “Facciamo appello alle organizzazioni umanitarie,   che ci invino aiuti, soprattutto pane e acqua, e anche beni come gas, combustibile, generatori elettrici”.  E’ una delle forse  centomila persone fuggite da Mossul, sottoposta ai bombardamenti americani dall’ottobre scorso per “liberare Mossul da Daesh”.
L’operazione  è stata chiamata “Inherent Resolve”, che sarebbe “determinazione innata”. Gli  americani però, agli sfollati non offrono alcun aiuto umanitario.   Migliaia  di sfollati si  affollano nel villaggio  di Hammam al-Alil, 30 chilometri a Sud di Mossul, dove non è nemmeno in allestimento un campo-profughi provvisorio:  mancano tende, tutti i generi di prima necessità;   i fuggitivi non hanno denaro – la donna che parla, insegnante, non riceveva lo stipendio da due anni nella città occupata dall’IS né piccoli beni da scambiare per il cibo e l’acqua. Non c’è nemmeno un qualche serbatoio dove raccogliere  l’acqua.  “L’aiuto umanitario non arriva fino a noi.  I pacchi sono aperti, saccheggiati e poi richiusi”.   La situazione igienica è ovviamente   critica. La catastrofe umanitaria è imminente.
Questa assenza  internazionale ha un motivo: il silenzio dei media. Le ONG sono assenti, perché il caso non è mediatico.  Nulla di simile alle lacrime sparse su Aleppo Est bombardata dai russi  spietati, che colpivano  gli innumerevoli ospedali pediatrici di una città che, occupata da Daesh,  era piena di bambini.  Eppure ci sono bambini anche  con gli sfollati di Mossul, oltre 50 mila secondo l’Unicef.
E in pericolo imminente. Niente: qui niente convogli Onu guidati dal valoroso Staffan de Mistura, niente Caschi Bianchi premiati ad Hollywood che  tiravano fuori i bambini di Aleppo dalle macerie e li fotografavano.  E  nessuna lacrima della inviata della Rai, la animosa Goracci: le ha spese tutte per singhiozzare su “L’ultimo ospedale di Aleppo eliminato” dai cattivi russi (era sempre l’ultimo rimasto),  per i bambini affamati e senza medicinali, che richiedevano assolutamente una tregua, perché Daesh si potesse riorganizzare.
Intendiamoci,  la Goracci c’è stata a Mossul: ai primi di novembre, embedded nelle truppe irachene . Ha fatto i servizi d’ordinanza su un quartiere  liberato, le necessarie foto-opportunity. Poi basta.  I bombardamenti americani stanno ammazzando civili, donne e bambini di Mossul, ma ciò non interessa più.
Il perché è spiegato in un saggio dal titolo Shadow Wars, Guerre-Ombra, scritto dal professor Christopher Davidson: il quale non esita a chiamare esplicitamente l’ISIS  un “patrimonio strategico” per l’amministrazione Obama.  Uno “strumento da utilizzare contro   i nemici”.
“IS, patrimonio strategico per gli Usa”
Magari i lettori del nostro blog lo sapevano già. Ma il punto è che il professor Davidson non è un alternativo: cattedratico di studi medio-orientali alla Durham University britannica, è consulente della NATO, del Parlamento Britannico, della British Petroleum (BP) e dei ministeri degli esteri di  Olanda e Nuova Zelanda. Secondo l’Economist, è “uno degli universitari meglio informati  sull’area del Medio Oriente”.  Il suo libro quindi è discusso e recensito sui media anglo-americani.
 
Davidson racconta come l’operazione che sta “liberando Mossul” secondo i media, stia facendo anche un’altra cosa: “La concentrazione degli aerei dell’operazione Inherent Resolve nei cieli  della maggior parte dei territori occupati dallo Stato Islamico”, hanno costretto “le forze russe a restringere il perimetro dei loro attacchi nel Nord-Est della Siria”.  In altre parole,  coma ha confermato anche la rivista TheArabist.net, la Russia “è stata ostacolata nella sua capacità di bombardare Daesh, perché la coalizione diretta dagli Stati Uniti ha messo in essere una zona di esclusione  aerea effettiva”  a protezione del Califfato
Christopher Davidson
Davidson riconosce che, “a un anno dall’inizio di Inherent Resolve  nei cieli”,  di Irak e Siria durante l’estate del 2015, “lo Stato Islamico appare più libero che mai di percorrere la maggior parte del suo territorio. I suoi convogli, a volte formati da centinaia di veicoli ad ogni spostamento”  raggiunsero nel 2015  “gli avamposti del governo di Assad a Palmira”, e “in Irak […] riuscirono a impadronirsi di Ramadi […]  ancora una volta avendo attraversato un territorio largamente   allo scoperto”,  semidesertico.    
“Abbiamo  continuamente sentito le forze irachene e curde lamentare che  gli attacchi aerei del comando americano erano  largamente inefficaci, colpendo spesso costruzioni vuote e installazioni non occupate […]  In Irak, le autorità hanno parimenti denunciato che Daesh riceveva avvertimenti preventivi”.
Davidson ritiene  che anche l’ultima e più recente “riconquista” di Palmyra da parte di 4 mila guerriglieri di Daesh, nel dicembre 2016, “meriterebbe un’inchiesta approfondita”. Ciò  perché l’aviazione americana aveva avvertito i russi (come di routine per evitare  “incidenti” fra le due aviazioni) che “il Pentagono s’era ‘riservato’  quella data dell’8 dicembre per occupare lo spazio aereo  di Palmyra”  perché intendeva lanciare  “il più vasto bombardamento  dell’anno”  contro  le fonti petrolifere di finanziamento di Daesh. Di fatto, la US Air Force s’è accanita contro un convoglio di autobotti vuote e senza autisti (lo ha precisato Usa Today:    http://www.usatoday.com/story/news/world/2016/12/09/airstrike-syria-united-states-coalition-islamic-state/95210166/
“I russi erano stati informati che si dovevano tenere alla larga di Palmyra e della sua periferia, mentre i combattenti di Daesh avanzavano liberamente in direzione della città”. Il che ci dice  che gli Usa hanno aggiunto ai loro crimini di guerra e contro l’umanità, anche la voluta distruzione della zona archeologica  più preziosa della Siria,  al solo scopo – si direbbe – di azzerare una  fonte di onesti guadagni turistici futuri per la nazione.
Allungherei troppo a riferire tutte le altre volte in cui la zona di esclusione aerea di fatto imposta dagli Usa  sopra Daesh ha reso possibile, anzi agevolato,  le puntate offensive e  le conquiste dello Stato Islamico. Dato il continuo sorvolo di droni e aerei da ricognizione, “i pianificatori di Inherent Resolve hanno certo una conoscenza precisa dei movimenti dell’IS da trenta mezzi[…]. Secondo le mie fonti in Irak e Siria, che vivono per lo più  nelle  zone occupate da Daesh, è impossibile spostare imponenti colonne di combattenti da un luogo all’altro senza essere osservati”.
Per esempio nel giugno 2016, quando un  convoglio di centinaia di veicoli  in uscita dalla città di Falluja, lo stato iracheno chiese  agli americani di usare la forza aerea per distruggerlo. Il CENTCOM (il comando delle operazioni nell’intero Medio Oriente) addusse “il cattivo tempo” e ”la protezione dei civili” per non fare nulla:  i militanti di Daesh avevano  con loro donne, bambini, famiglie o scudi umani che fossero. Alla fine è stata la piccola aviazione irachena a  neutralizzare il convoglio.
La preoccupazione umanitaria del CENTCOM  si è manifestata vivamente anche nell’agosto 2014,quando non ha voluto incenerire le centinaia di camion-cisterna  che  portavano il greggio rubato da Daesh ai turchi (al figlio  di Erdogan), motivando con la sua paura di “colpire dei civili”  fra gli autisti delle cisterne.
Una delicatezza che dormiva nei vent’anni precedenti, quando la conquista dell’Irak ha  prodotto 4  milioni di morti, quasi tutti civili, e l’uso abbondante di uranio impoverito, che ha conseguenze catastrofiche  sulla discendenza degli iracheni e dei siriani, senza contare la disgregazione della società tutto sommato avanzata e   civile instaurata da Saddam Hussein,  con i servizi pubblici regolari e la sicurezza mantenuta fra sciiti e sunniti.
Adesso,  poi, la viva ansia umanitaria del Pentagono è  tornata nel sonno verso la popolazione civile dello Yemen:  perché la “coalizione” anti-IS, oltre  a garantire la esclusione aerea a  protezione di Daesh in Irak e Siria (Davidson ci spiega che l’aviazione francese ha tirato “una bomba al giorno in una regione grande come la Gran Bretagna”, perché Hollande combatte sì l’IS, ma, ha detto,  “Non voglio fare il gioco  di Assad”),  affianca l’Arabia Saudita nella sua guerra contro gli Houti. Dove il massacro  di civili dal cielo è quotidiano, e la loro uccisione per fame e distruzione delle poche infrastrutture è cosa fatta – ma senza strappare una lacrima al TG3.
Le scuole sono state colpite 800 volte. Perché fare questo, se non per uccidere più gente possibile?” si lamenta Kim Sharif, direttrice   del Centro per i diritti dell’Uomo nello Yemen.  Anche gli americani non sono stati di meno: “Quando i Navy Seals sono atterrati a Shabwah un mese fa, hanno sparato a tutto quello che si muoveva: le vittime sono state solo donne e bambini”.   L’impresa è stata motivata come la necessità di debellare, in Yemen, una base di Al Qaeda. Va a sapere: di fatto hanno ammazzato 25  persone, di cui 10 bambini e  9 donne.
Ma sono milioni i civili che rischiano di morire per fame. In Yemen  sta già avvenendo la catastrofe umanitaria   fra le più spaventose del secolo. Senza una lacrima della Goracci, della Merkel, della Mogherini, dell’ONU.
 
Il professor britannico evoca come nacque Inherent Resolve: agosto 2014, l’uccisione del giornalista americano James Foley.
Qualcuno dubita che sia vero.
 
Sgozzato, o almeno così pare, in un video da un tizio mascherato da jihadista a volto coperto, con un accento così  fortemente londoniano,  che verrà chiamato Jihadi John. In esso, Jihadi John  minaccia direttamente il presidente Obama.  Scoperto dal SITE di Rita Katz e amplissimamente diffuso dai media tv,  il video costringe Obama a lanciare l’operazione di “degradare e  infine  eliminare” l’IS. Primo effetto  della “risoluzione inerente”, precisa Davidson, è questo: Usa, Regno  Unito e Francia devo sospendere i tagli programmati alla difesa e anzi aumentare l’armamento  . e la vendita agli altri  alleati della coalizione anti-IS, specie i sauditi.
 
Grazie a ciò “le più grandi imprese americane hanno conosciuto  un boom importante, le loro azioni  hanno abbattuto record storici. Raytheon ha visto la sua quotazione passare da 75 […] a 125  dollari a fine 2015. Nello stesso periodo,  l’azione Northrop Grumman passò da 95  dollari a uno stupefacente 186,20 dollari. [..] a inizio del 2015, l’amministratore delegato di Lockheed Martin informò un esperto di Deutsche Bank che ogni riduzione di vendite di armi “non era certo prossima ad accadere”, a causa della “instabilità del Medio Oriente”  e delle opportunità di affari  corrispondenti. Questa regione restava “una zona di crescita” per la sua impresa”.
 
Nel settembre 2013,   Obama proclama che Assad ha superato la linea rossa “gasando il suo stesso popolo”: la reazione russa – che induce Assad a consegnare tutto il suo arsenale chimico all’Onu –  e il voto contrario del parlamento britannico, del tutto inaspettato, costringono Obama a rinunciare all’invasione diretta della Siria. E’ allora che viene lanciata, come ha raccontato lo stesso New York Times solo nel gennaio 2016,
la vasta operazione clandestina della Cia per formare, armare, stipendiare e istruire  decine di migliaia di mercenari anti Assad: Timber Sycamore”, costata “diversi miliardi di dollari”, in gran parte versati dall’Arabia Saudita, che è anche la più insaziabile compratrice delle  armi americane (sulla carta è  la seconda  potenza militare del mondo, prima di Russia e Cina). Secondo l’esperto Joshua Landis,  i vari stati impegnati hanno dedicato 15 miliardi di dollari allo scopo di rovesciare Assad.  Cifra da ritenere per difetto, perché  le avventure estere dell’Arabia Saudita (e del Katar)  non vengono certo iscritte nei bilanci  formali.
 
L’ingenuo lettore può  piangere al pensare che con quelle cifre si poteva  sviluppare la Siria, coprire d’oro i siriani invece di ammazzarli e farli ammazzare, per non dire del risollevare le sorti degli americani   che abitano sotto le tende avendo perso il lavoro e, quindi, la casa ipotecata da mutuo.
 
“Lo Stato Islamico esiste  come struttura politica la cui utilità supera i guadagni militari e politici  che conseguirebbero    alla sua sconfitta, e non solo per gli Stati Uniti ma per le monarchie del Golfo […]. Lo Stato Islamico combatte gli sciiti in Siria e Irak”. Si aggiunga  che le reti islamiste di arruolamento per la guerra santa in Siria e Irak hanno, per le petromonarchie, di “emasculare i sollevamenti popolari  che minacciavano  le monarchie del Golfo” dal 2011.
E in fondo, questo  razionale è validissimo anche per il capitalismo terminale trionfante: consumare  e vendere  enormi quantità di materiali, scongiurando quindi la riduzione della produzione industriale, senza allo stesso tempo aumentare il potere d’acquisto degli americani, e dei lavoratori occidentali in genere, che devono essere  tenuti a stecchetto, precari, minacciati  di disoccupazione.  La Goracci non ci piangerà sopra, perché lei “lavora per la Rai”,dove i giornalisti non conoscono austerità né stecchetto.
 
di Maurizio Blondet – 22/03/2017  Fonte: Maurizio Blondet