JE NE SUIS TOUJOURS PAS ‘CHARLIE’ !

# LUCMICHEL. NET/
CHARLIE HEBDO : NON LA REVUE DES NEOCONS FRANCAIS NE PEUT PAS SE MOQUER DE TOUT …
 
​Luc MICHEL/ En Bref/
2016 09 13/
La mairie d’Amatrice, ville touchée par le séisme en Italie, porte plainte contre Charlie Hebdo !
La mairie d’Amatrice, la ville d’Italie la plus touchée par le séisme meurtrier du 24 août, a porté plainte pour diffamation contre Charlie Hebdo après des dessins sur les victimes du tremblement de terre.
«Il s’agit d’un outrage macabre, insensé et inconcevable aux victimes d’une catastrophe naturelle», a déclaré l’avocat de la municipalité.
 
Quelques jours après le séisme qui a fait 295 morts dans le centre de l’Italie, Charlie Hebdo avait publié un dessin de Félix montrant des victimes ensanglantées avec les mention «penne sauce tomate» et «penne gratinées» ou encore écrasés par les débris de leurs maisons sous le titre «lasagnes». «Ces dessins sont répugnants», avait estimé le ministre de la Justice, Andrea Orlando.
 
JE N’ETAIS PAS ‘CHARLIE’ …
JE LE SUIS ENCORE MOINS !
 
LM

LA PUISSANCE NUCLEAIRE NORD-COREENNE SE RENFORCE (II) …

LM pour EODE/ Géopolitique/

2016 09 12/

http://www.eode.org/

https://www.facebook.com/EODE.org/

https://www.facebook.com/groups/EODE.Eurasie.Afrique/

20160528_FBM984

La Corée du Nord a mis la dernière main aux préparatifs pour mener un nouvel essai nucléaire, après le test réalisé la semaine dernière, a affirmé lundi l’agence sud-coréenne Yonhap qui cite une source au sein du gouvernement de Séoul. “Nous avons relevé des signes qui montrent que la Corée du Nord a fini les préparations destinées à mener un nouvel essai nucléaire à tout moment dans un troisième tunnel de son site de Punggye-ri”, a expliqué cette source sous le couvert de l’anonymat.

C’est de ce même site de Punggye-ri que Pyongyang a procédé depuis 2006 à cinq essais nucléaires, dont le dernier vendredi matin. “Les services de renseignement de Séoul et de Washington suivent cela de près”, a indiqué la source à Yonhap. L’agence n’a toutefois pas précisé quelles activités avaient été précisément détectées. Le ministère sud-coréen de la Défense n’était pas en mesure de confirmer cette information dans l’immédiat.

* Comprendre :

Lire LA COREE DU NORD, PUISSANCE NUCLEAIRE EMERGENTE, TESTE SA BOMBE H !

sur http://www.lucmichel.net/2016/01/06/lucmichel-net-alerte-rouge-la-coree-du-nord-puissance-nucleaire-emergente-teste-sa-bombe-h/

(infographie : The Economist)

LM / EODE / GEOPOLITIQUE

http://www.eode.org/

https://www.facebook.com/EODE.org/

https://www.facebook.com/groups/EODE.Eurasie.Afrique/

RPDC : UNE STRATEGIE DE DISSUASION NUCLEAIRE “DU FAIBLE AU FORT” INSPIREE DE LA DISSUASION GAULLISTE

# EODE/ GEOPOLITIQUE/ LA PUISSANCE NUCLEAIRE NORD-COREENNE SE RENFORCE (I) …

 LM pour EODE/ Géopolitique/

2016 09 12/

http://www.eode.org/

https://www.facebook.com/EODE.org/

https://www.facebook.com/groups/EODE.Eurasie.Afrique/

20160917_WOC970_0

En dépit de sanctions du Conseil de sécurité de l’ONU sans cesse plus dures contre Pyongyang, la Corée du Nord a réalisé vendredi son plus puissant essai nucléaire.

Le pays a affirmé avoir réussi à tester une tête nucléaire susceptible d’équiper un missile. D’après les médias officiels nord-coréens, ce dernier test a permis à Pyongyang d’atteindre une capacité de miniaturiser une ogive nucléaire afin de pouvoir la monter sur un missile.

RPDC : UNE STRATEGIE DE DISSUASION NUCLEAIRE “DU FAIBLE AU FORT” INSPIREE DE LA DISSUASION GAULLISTE

La RPDC a choisi, dans un environnement hostile et averti par la destruction par les occidentaux de la Jamahiriyah libyenne (Kadhafi) et de l’Irak ba’athiste (Saddam Hussein), une politique d’indépendance nationale reposant sur une stratégie de dissuasion nucléaire “du faible au fort”, inspirée de la Dissuassion de la France gaulliste théorisée par le Général Gallois. …

* Lire :

ARME NUCLEAIRE ET INDEPENDANCE NATIONALE : PYONGYANG EVOQUE AVEC RAISON LE SORT DE SADDAM HUSSEIN ET DE MOUAMMAR KHADAFI POUR JUSTIFIER SON PROGRAMME NUCLEAIRE

Sur http://www.lucmichel.net/2016/01/09/pcn-info-arme-nucleaire-et-independance-nationale-pyongyang-evoque-avec-raison-le-sort-de-saddam-hussein-et-de-mouammar-khadafi-pour-justifier-son-programme-nucleaire/

(infographie : The Economist)

LM / EODE / GEOPOLITIQUE

http://www.eode.org/

https://www.facebook.com/EODE.org/

https://www.facebook.com/groups/EODE.Eurasie.Afrique/

Attorno a Putin qualcuno allunga il “Body Count”

 8 settembre 2016 
 
Chi ha visto il video delle telecamere di sorveglianza non può credere alla tragedia fortuita: una Mercedes a velocità assolutamente folle  devia sulla corsia opposta e colpisce, fra le cento vetture che filano  sul viale Kutuzovsky, di fatto una tangenziale a sei corsie, ,  la BMW ufficiale del presidente Putin. Scontro frontale. Tanto violento da uccidere il guidatore, l’autista  di fiducia di Vladimir Vladimirovic  – un uomo sperimentato, addestrato agli imprevisti, quasi di certo un uomo dei servizi, su una delle auto sicuramente più blindate che esistano sulla Terra.
 
Non sappiamo, né forse sapremo mai come si chiamava.  Putin non era a bordo.  Si può esser certi che se  fosse stato su quella BMW ufficiale, un tale incidente non avrebbe potuto aver luogo, dato che in questo caso è preceduto, affiancato  e seguito da auto della sicurezza, convogli a  volte di 90 automezzi. Ma l’uccisione di una persona amica, a  lui vicina da anni, è un  colpo diretto, e un avvertimento a lui..
 
Subito sul web un pullulare di sospetti. Fra cui quello  che la Mercedes investitrice  (il cui guidatore è, dicono, fra la vita e la morte in un ospedale) sia stata “dirottata” a distanza, con un sistema di teleguida e  trasformata in un drone letale su gomma.  Ipotesi del tutto plausibile, dato che le  più recenti auto di lusso sono dotate di guida autonoma potenziale.
 
Del resto   al vertice G 20 di Hangzou in Cina, solo pochi giorni fa, Obama ha  fra l’altro minacciato  Putin direttamente  di “cybverwar”, di guerra cibernetica, come ritorsione per le presunte intrusioni di  hacker russi  nei computer del Partito Democratico e nelle mail di Hillary….:  “Gli Stati Uniti hanno più capacità di guerra cibernetica di qualunque altro stato, sia difensiva sia offensiva”.  Potrebbe esser questo un primo luttuoso avvertimento?
 
La Rete si affretta a rievocare che giusto due anni fa, nel settembre 2014,  lord Jacob Rotschild ha   bollato Putin come “un traditore del Nuovo Ordine Mondiale”: frase enigmatica. Che il presidente possa esser definito un avversario del Nuovo Ordine Mondiale (NWO, inteso come governo unico mondiale della finanza) è certo; inoltre i Rotschild di Londra hanno buoni motivi di vendicarsi di lui, dato che sono stati loro a prestare all’oligarca ebreo Khodorkovski i 250 milioni di dollari con cui costui  comprò la Yukos, oggi Gazprom, che vale alcune migliaia di volte di più, e che Putin ha confiscato per la nazione:  rovinando un affare d’oro ai finanzieri giudei. Ma “traditore” implica che per qualche motivo Rotschild   aveva diritto di pensare  che  Putin fosse guadagnato  alla causa globalista, e lo accusi di averla disertata.
 
Sappiamo troppo poco per   scavare in queste ipotesi.  Notiamo che il “Body Count – il conto dei cadaveri, come  in Usa  vien chiamato l’elenco degli uccisi  che potevano creare problemi ai Clinton –      si sta allungando  anche attorno a Vladimir Putin, e si allunga. L’autista di fiducia è il quarto della lista,   che comprende pezzi molto grossi.
 
C’è Christophe de Margerie, l’amministratore delegato della petrolifera francese  Total, il cui Falcon 50 si schiantò all’aeroporto di Mosca la notte fra il 20 e il 21 ottobre 2014, dopo che il patron della petrolifera francese aveva incontrato  l’uomo del Cremlino.
 
christophe-de-la-margerie
I due sono amici, e De la Margerie è una bestia nera per Washington: perché non ha obbedito all’ordine di sanzioni contro il governo Saddam in Irak (ragion per cui è stato condannato per corruzione nel quadro della causa “cibo contro  greggio”)  e   contro l’Iran (per cui la Total è stata multata dagli Usa per 400 milioni di dollari, che ha dovuto sborsare proprio nel 2014).   “Total è un nostro partner prioritario da molti anni”, disse il capo del Cremlino, e la scomparsa di Christophe de la Margerie è una perdita importante per il paese”.  La  versione dell’incidente  colposo (il guidatore di uno spazzaneve  ubriaco  che ingombrava la pista) è sfatata da un libro inchiesta uscito in Francia e dal processo che si  è aperto mesi fa a Mosca – per assassinio.   (vedi in calce a questo articolo per una ricostruzione della vicenda).
 
Mikhail Lesin, milionario, ex ministro di Putin per la Comunicazione (1999-2004),  fondatore di Russia Today e del settore  dei media controllati da Gazprom,  viene trovato morto  a Washington, nella stanza del lussuoso albergo Dupont Circle.
 
mihail-Lesin
Sconosciuti i motivi per  cui fosse nella capitale americana:  una missione per Putin? Oppure aveva rotto (come si è detto dai media Usa) con Putin  e il sistema  di potere russo? Lesin aveva  comprato a Los Angeles una villa da  28 milioni di dollari, il che ha indotto l’FBI, su incitamento del senatore  Roger Wicker, ad aprire contro  il personaggio una inchiesta per riciclaggio). La causa della morte addotta all’inizio – infarto – è stata smentita.
 
Boris Efimovic Nemtsov:  oppositore politico di Putin,  playboy,  capo di un partitino  senza importanza, il 27 febbraio 2015 viene  trucidato   con quattro colpi di pistola da sicari che si allontanano su una Ford:  mentre passa  a tarda sera  con un’amica ventenne, sul ponte  Zamoskvoretski, cioè non solo nel centro di Mosca, ma davanti alle cupole del Cremlino. Persino esponenti dell’opposizione riconoscono che  Nemtson è un cadavere gettato davanti alla porta  di Putin. Naturalmente altri oppositori, e i media  occidentali, strillano che  Putin è il mandante di questo omicidio, come di quello di Anna Politkovskaya  e di Aleksandr Litvinenko, il  sedicente agente avvelenato col Polonio a Londra nel 2006…..
 
Boris_Nemtsov_2003_RussiaMeeting
Da  esperto di servizi, Putin e il suo entourage saprà certo valutare   se il nemico esterno,  che riesce a mettere in atto azioni di sangue   di grande sofisticazione  a Mosca, abbia o no un appoggio all’interno,  magari nei servizi  di sicurezza, o fra i superstiti oligarchi di cui non ha ripulito il paese.  E’ notorio che egli è un “centrista”,   fra due gruppi di potere che sono definiti, o si definiscono, “Integrazionisti atlantici filo-americani”, opposti ai “sovranisti eurasiatici”;  lo schema può essere sommario e semplicistico per mancanza di informazioni. Di colpo, poche settimane, fa, Putin ha congedato il suo onnipotente capo dello staff,  Sergei Ivanov:  uomo di sua assoluta fiducia,   suo braccio destro per dieci anni, esponente  (e garante) della potente casta dei  siloviki (gli ex Kgb), dato da tutti  come suo alter ego e financo provabilissimo successore alla presidenza. Invece  lo ha fatto “Inviato speciale alla conservazione, ecologia e trasporti”.  Tutti i commentatori sono d’accordo sul fatto che la sostituzione di Ivanov è un evento epocale: ma è una rimozione oppure un premio? Un metterlo in secondo piano in vista, appunto, di candidarlo alla presidenza? .  Egli mantiene il suo posto al Consiglio di Sicurezza, il corpo consultivo degli intimi collaboratori, il che rende difficile la valutazione.
 
sergei-ivanov
Sergei Ivanov, il capo dello staff sostituito
 
D’altra parte, Putin sta compiendo alcune grandi pulizie, che possono suscitare ovviamente resistenze  della cui violenza  sotterranea possiamo avere solo qualche indizio. Il 19 agosto su Katehon, il sito dei sovranisti, è apparso un articolo dove si invoca “la purga”   (termine staliniano) della “quinta colonna  nei ministeri”, la nazionalizzazione della banca centrale russa (che oggi “è controllata dai Rotschild”), “la costruzione di una economia nazionale,  la reindustrializzazione”, e “l’interruzione della pratica di emettere rubli  in rapporto alle riserve di valuta” preso la banca di emissione.
 
La bestia nera di costoro è Elvira Nebiulina, 49 anni, governatrice della Banca Centrale.  Che, seguace dell’ortodossia monetaria  della Banca dei Regolamenti Internazionali,  ha condotto una politica di restrizione monetaria (relativa, con l’inflazione al 15%  l’anno scorso) e collegato l’emissione di nuovi rubli alla quantità di valuta, ossia di dollari ed euro,  presenti in cassa  – che i sovranisti vedono come la catena del servaggio sotto l’Occidente.   Il crollo del greggio e ha ridotto la riserva estera, e dunque l’emissione;  per frenare la fuga (emorragia) di capitali, ha dovuto tenere i tassi d’interesse proibitivamente alti, paralizzando di fatto   l’imprenditoria russa, non particolarmente brillante, con il costo del denaro esosissimo.
 
Pochi giorni fa i sovranisti eurasiatici già cantavano vittoria, Putin stava (secondo loro) per aderire al loro progetto di economia “nazionale” (autarchica, stampa del rublo  gratis). Poi all’apertura del G 20, Putin ha annunciato: la fuga di capitali è calata ad un quinto, l’inflazione è stata dimezzata (7,6%), il deficit di bilancio è al 2,6%, ma  il debito estero russo resta basso, al 12%.  La disoccupazione è al 5,6.    La ripresa economica è modesta, ha riconosciuto, ma è stabilizzata.  E’ un riconoscimento dei meriti della Nebiulina,  della sua arrischiata decisione  di non  difendere il rublo quando è crollato il barile  – la moneta è caduta quasi del 40%, ma oggi si è apprezzata del 13, e il Wall Street Journal la terza moneta più forte degli emergenti,il che ne fa, secondo la fiananza americana, un paese dove vale la pena investire, tanto più che la Borsa russa è salita del 25%.   Questo riconoscimento da parte del Wall Street Journal sarà sicuramente visto come una carezza del Padrone alla Nebiulina.
 
Elvira_Nabiullina-864x400_c
Fatto sta che Putin non ha fatto la rivoluzione sovranista, tenendosi, al solito, su una linea mediana:  “Abbiamo intenzione di continuare a ridurre il deficit di bilancio e di proseguire a ridurre la dipendenza delle entrate dello Stato dalle esportazioni di idrocarburi. Continueremo una politica equilibrata per garantire la stabilità macroeconomica. Continueremo a migliorare l’ambiente per fare impresa”, — ha assicurato Putin.
La resa dei conti fra le due forze opposte non si è conclusa. D’altra parte, all’ambasciatore Usa a Mosca, John Tefft, si attribuisce il seguente esplicito proposito: “Toglieremo Putin dal suo posto e ci metteremo la nostra gente come capi del governo russo”.  Fino a  che punto sono assistiti dall’interno, se riescono a compiere atti come l’uccisione dell’autista del presidente in piena Mosca?
 
Cosa è veramente successo al patron della Total?
 
Il Falcon  50 di Christophe de Margerie, l’amministratore delegato di Total, si schiantò all’aeroporto di Mosca la notte fra il 20 e il 21 ottobre 2014, dopo che il patron della petrolifera francese aveva incontrato Vladimir Putin.    Quella  notte,  il Falcon sbatté contro un veicolo spazzaneve che ingombrava la pista, e l’addetto che lo guidava  era (si disse) ubriaco. La famiglia  di Margerie  non volle nemmeno costituirsi parte civile (sembra, ma è inaccertabile, su pressioni del presidente Hollande)  il che ha contribuito a far smorire l’inchiesta nel nulla.
 
O meglio, finché non si legge il libro-inchiesta della giornalista Muriel Boselli, pubblicato a luglio 2016  dall’editore Laffont, L’Enigme Margerie. La giornalista, specialista del settore petrolifero, ha indagato diciotto mesi; ci tiene  a dire (essendo freelance, giusta prudenza): “La mia intenzione non è mai stata di provare che si è trattato di un attentato.   Non voglio aver  niente in comune con le teorie complottiste di certi siti. Ho solo  sottolineato le zone d’ombra…”.
 
Vediamole in breve.  Qualche  ora prima della tragedia – ha ricostruito la giornalista – il capo della squadra degli spazzaneve  “insiste pesantemente col suo capo per passare lo spazzaneve sulla pista”: ma quella notte a Mosca non nevica;  piove.  Il capo  cede all’insistenza, non senza sorpresa. Sulla pista, il guidatore comunica    di essersi smarrito,  di  aver perso i punti di riferimento: cosa non del tutto insolita in uno spazio aeroportuale di notte, ma il guidatore lavora lì da dieci anni, e la visibilità non era pessima.   Per due ore il  guidatore  ha perso il contatto con  il suo gruppo; e nessun messaggio di allarme viene emanato dalla torre di controllo, come sarebbe procedura obbligatoria. Il capo della squadra di  spazzaneve comunica con i suoi uomini non per radio ma con il suo telefonino, cosa espressamente vietata dai regolamenti.  Era ubriaco, Vladimir Martinenko il guidatore? Le analisi russe  attestano che aveva 0,6 grammi di alcol per litro di sangue: l’equivalente di due bicchieri di vino. Certo colpevole in servizio, ma  non tanto ubriaco da perdere la  coscienza di sé, al punto da lasciare il suo  veicolo spazzaneve  sull’asse della pista di decollo.
 
Fin qui,si può forse parlare di un insieme di negligenze criminali.  Ma è il lato francese dell’inchiesta che lascia esterrefatti: nel senso che non è stata fatta alcuna inchiesta  per la morte violenta di un personaggio così centrale per l’economia nazionale.
 
Muriel Boselli  ha scoperto che persino i 4 tomi   dell’indagine che la giustizia russa ha inviato alle autorità francesi non sono stati nemmeno tradotti. Non solo:   il vedovo della hostess uccisa nella tragedia, Patrick Vervelle, che s’è costituito parte civile (al contrario della famiglia Margerie) s’è visto rifiutare dal  giudice istruttore, madame  Aline  Batoz, di accedere al voluminoso dossier dell’indagine russa. i parenti di Margerie non sono stati interrogati, il suo ufficio non è stato perquisito, non sono stati consultati i  file del suo  computer, né si è cercato nei suoi effetti personali”, si stupisce la giornalista, e parla apertamente di “omertà”.
 
Ma chi aveva interesse ad uccidere il capo della quarta petrolifera mondiale? Senza cedere al complottiamo accusatorio, la Boselli   evoca quanto Margerie avesse irritato “gli americani”,  ossia le petrolifere e il governo Usa. Se n’era infischiato della legge americana  che imponeva l’embargo e il divieto di commercio con l’Iran  (Iran Sanction Act , 1997) e  aveva continuato a fare gli affari già da tempo stabili con la compagnia petrolifera di stato iraniana, anzi ampliandoli:  dal ’97 Total si unisce a Gazprom e alla malaisiana Petronas   in un consorzio con la petrolifera iraniana per sfruttar una parte  del giacimento gas di South Pars: un affare da 2 miliardi di dollari – e “gli americani” lo  imputeranno per corruzione, accusandolo di aver distribuito 30 milioni di dollari in tangenti. Un  altro contratto per lo sfruttamento del campo iraniano di Sirri A ed E, ha specialmente irritato  gli americani perché Margerie aveva soffiato l’affare alla Conoco, che s’era dovuta ritirare  in ossequio alla legge sulle sanzioni.
 
Tra il  1996 e il 2002, l’ONU vara il piano “cibo contro greggio”: siccome le sanzioni americane  contro Saddam   impediscono al regime  iracheno di comprare medicinali e  alimenti per bambini,   si consente al regime di vendere una parte controllata del suo greggio in cambio di questi generi. Margerie è in prima linea in questa operazione: alla fine sarà accusato – da zelanti giudici francesi su indicazione americana  – di corruzione anche in questo caso, insieme al ministro dell’interno di allora, Charles Pasqua. Fatto singolare, fra i più accaniti accusatori del “corrotto”  della Total c’è   il giornale satirico Charlie Hebdo, che pubblica rivelazioni sulla causa,  alla faccia  del segreto istruttorio.
 
Alla fine del 2014 la TOTAL deve  accettare di pagare al governo Usa una multa di 400 milioni di dollari  per aver violato le sanzioni americane contro l’Iran. Margerie insiste. E’ la sola personalità economica del mondo occidentale a   criticare pubblicamente le sanzioni  di Usa ed Europa contro la Russia al momento dell’annessione della Crimea. Di Vladimir Putin, l’uomo è amico personale. “Total è un nostro partner prioritario da molti anni”, disse il capo del Cremlino, e la scomparsa di Christophe de la Margerie è una perdita importante per il paese”.
 

Dare il voto alla Clinton sarà come dare un voto per la guerra contro la Russia e la Cina

Clinton-Hillary
Un esperto in diritto Costituzionale nord-americano, Bruce Fein, ha avvisato, mediante un suo articolo apparso su ‘The Huffington Post’, che il voto ad Hillary Clinton è un voto per la guerra contro la Russia e la Cina e del pericolo a cui sarebbe esposto il paese in caso di una vittoria della candidata democratica, fatto che farebbe aumentare il rischio che vengano scatenate guerre dovute alla convinzione errorena ed arrogante che gli USA abbiano un ruolo “eccezionale” da svolgre nel mondo .
Fein assicura che i voti a favore della Clinton sono i voti a favore di questa politica presuntuosa degli USA. “Se pensano che le guerre presidenziali degli USA contro la Russia e la Cina (non dichiarate dal Congresso) siano necessarie per adempiere la “missione divina ” degli USA di promuovere libertà, giustizia, dignità e civilizzazione per i popoli di Russia e Cina, ebbene allora dovete votare per la candidata democratica HillaryClinton”, ha scritto-
 
A questo proposito, l’esperto ha sottolineato che la Clinton ed altri democratici considerano gli USA come la “locomotiva dell’ umanità” ed è questa locomotiva la stessa che ha portato alla guerra del Vietnam.
 
aipac
Hillary Clinton parla all’associazione AIPAC
 
La prova che la politica della Clinton abbia un carattere ultra nazionalista, è quella data dal discorso fatto da lei presso l’American Legion, nello scorso 31 Agosto, quando ha voluto omaggiare Marte, il dio romano della Guerra e Minerva, la dea della Saggezza.
Clinton, prosegue Fein, nei suoi discorsi enfatizza sempre “il ruolo provvidenziale e divino degli Stati Uniti” per prevenire il caos globale. Dopo aver ricordato ironicamente che il mondo è in qualche modo sopravvissuto senza questa “indispensabile” aiuto degli Stati Uniti fino al 1776, Fein ridicolizza la percezione nord-americana dei loro interessi come “più uguali” rispetto dei diritti degli altri popoli, portando l’esempio della distruzione di Afghanistan, Iraq, Yemen, Somalia e Libia.
Il dominio globale è tutto ciò che interessa alla Hillary Clinton. Secondo Fein il candidato democratico è disposto ad arrivare anche ad una guerra con le altre potenze mondiali come la Russia e la Cina.
La Storia, secondo Fein, ha dimostratro la pericolosità di voler sfidare la Russia o la Cina, come accaduto nel 1962, con la crisi dei missili di Cuba, quando il Mondo fu sull’orlo di una guerra nucleare.
Al termine del suo articolo, Fein ricorda le elezioni presidenziali del 1964 quando si impose la logica dei “tipi buoni e tipi cattivi” che non ha niente a che vedere con la realtà.
L’analista suggerisce che gli americani, al momento di votare, riflettano se vogliono davvero intraprendere una strada che potrebbe portare ad un conflitto nucleare.
(…..)
Fonte: RT Actualidad
Traduzione: Manuel De Silva

Il mio 11 settembre

Furio Colombo in un articolo pubblicato dal Fatto qualche giorno fa ci chiede se ci ricordiamo che cosa stavamo facendo alle 14:45 (ora italiana) dell’11 settembre 2001. Io lo ricordo bene. Dormivo, dopo una notte balorda. Mi svegliò lo squillo del telefono. Era un’amica: “Stanno bombardando New York. Accendi la Tv”. Accesi e vidi quello che più o meno tutti abbiamo visto, fino al collasso delle Torri. Non provai né costernazione né fui preso dalle isterie Fallaci style (“Oh God! Oh my God!”) che poi diventeranno il tema de La rabbia e l’orgoglio. Nella mia testa aleggiavano piuttosto i pensieri che poco dopo il filosofo francese Jean Baudrillard avrebbe messo sulla carta con crudezza, con lucidità e con grande coraggio (e ce ne voleva davvero tanto in quel momento): “che l’abbiamo sognato quell’evento, che tutti senza eccezioni l’abbiamo sognato – perché nessuno può non sognare la distruzione di una potenza, una qualsiasi, che sia diventata tanto egemone – è cosa inaccettabile per la coscienza morale dell’Occidente, eppure è stato fatto, un fatto che si misura appunto attraverso la violenza patetica di tutti i discorsi che vorrebbero cancellarlo” (Lo spirito del terrorismo, 2002).
 
Per tutta la vita ho sognato che bombardassero New York e non potevo essere così disonesto con me stesso e con i lettori da negarlo nel momento in cui il fatto era avvenuto. Eppure ho provato anch’io un istintivo orrore per quella carneficina, per quello sventolar di fazzoletti bianchi, per quegli uomini e quelle donne che si buttavano dal centesimo piano. Pensavo però che gli americani, colpiti per la prima volta sul loro territorio e che per mezzo secolo avevano colpito, con tranquilla e spietata coscienza, nei territori altrui, che negli ultimi mesi della seconda guerra mondiale bombardarono a tappeto Lipsia, Dresda, Berlino col preciso scopo di uccidere milioni di civili perché, come dissero esplicitamente i comandi politici e militari statunitensi dell’epoca, bisognava “fiaccare la resistenza del popolo tedesco”, che avevano sganciato una terrificante Bomba su Hiroshima, replicando tre giorni dopo su Nagasaki quando i devastanti effetti dell’Atomica erano diventati evidenti e che nel dopoguerra avevano fatto centinaia di migliaia di vittime innocenti in ogni angolo del pianeta, capissero la lezione. Capissero cioè che cosa vuol dire vedere le proprie abitazioni, le proprie case, i propri grattacieli distrutti d’un sol colpo lasciando sul terreno migliaia o decine di migliaia di morti.
 
Invece il cowboy stordito da quel colpo imprevisto, rialzatosi cominciò a sparare sul bersaglio più a portata di mano e più facile: l’Afghanistan (per la verità il Washington Post e il New York Times – libertà dei giornali americani rispetto a quelli italiani che sono sempre più realisti del re – rivelarono in seguito che i piani per l’aggressione all’Afghanistan e all’Iraq erano pronti da mesi e del resto era circa da un anno che il Pentagono trafficava con il leader dei Tagiki, Massud, per preparare l’invasione dell’Afghanistan).
 
Non c’era nessuna seria ragione per attaccare l’Afghanistan talebano. Bin Laden? L’ambiguo califfo saudita i Talebani se l’erano trovato in casa, ce l’aveva portato il nobile Massud, che in Occidente gode di grande considerazione, perché lo aiutasse a combattere un altro ‘signore della guerra’, Gulbuddin Hekmatyar, suo storico avversario. E quando nell’inverno del 1998 Bill Clinton aveva proposto al Mullah Omar di far fuori Bin Laden, che Omar disprezzava e definiva “un piccolo uomo”, il capo dei Talebani si era dichiarato disponibile purché fossero gli americani a assumersi ufficialmente la responsabilità dell’assassinio. Perché Bin Laden godeva di un certo prestigio in Afghanistan dato che con le sue ricchezze personali vi aveva costruito infrastrutture, strade, ponti, ospedali (cioè quello che avremmo dovuto in seguito fare noi e non abbiamo fatto). Comunque all’ultimo momento Clinton, da cui pur partiva la proposta, si era tirato inspiegabilmente indietro. Non c’era un afghano nei commandos che abbatterono le Torri Gemelle, non un solo afghano è stato trovato nelle cellule, vere o presunte, di Al Qaeda scoperte dopo l’11 settembre.C’erano arabi sauditi, tunisini, egiziani, giordani, yemeniti, ma non afghani. Inoltre, durante i 14 anni di resistenza agli eserciti occupanti i Talebani hanno sempre colpito obiettivi militari e politici, non i civili se non per gli inevitabili ‘effetti collaterali’. Recentemente, il 24 agosto a Kabul, è stata attaccata l’università americana (American University of Kabul) dove studiano molti studenti afghani. I Talebani non solo hanno smentito di essere i responsabili ma hanno dichiarato che apriranno un’inchiesta su questo attentato che ha causato una quindicina di morti. Temono infatti che tra le loro file si siano infiltrati elementi dell’Isis che gli occidentali stano ottusamente favorendo combattendo i Talebani, che per quanto sunniti, sono acerrimi nemici di Al Baghdadi invece che gli uomini del Califfo. E, sia detto di passata, nel codice di comportamento dei guerriglieri talebani, dettato dal Mullah Omar nel 2009, è escluso l’utilizzo di bambini in guerra e tantomeno come kamikaze.
 
Ma questa è storia dell’oggi. Torniamo a quanto accadeva immediatamente dopo l’11 settembre. Gli americani che avevano già portato i loro bombardieri nelle basi dell’alleato Pakistan pretesero dal governo talebano la consegna di Bin Laden. Il governo talebano chiese che gli americani fornissero delle prove o almeno degli indizi consistenti che Bin Laden era alle spalle dell’attentato alle Torri Gemelle e di quelli avvenuti nel 1998 in Kenya e Tanzania. Come avrebbe fatto qualsiasi altro governo e come sta facendo il governo americano a proposito della richiesta turca di estradizione di Gülen. Gli americani risposero arrogantemente: “Le prove le abbiamo date ai nostri alleati”. E fu la guerra.
 
Leggo nelle cronache rievocative di oggi un certo disprezzo per la scarsa resistenza che i Talebani opposero all’invasione americana. Per forza. I Talebani sul terreno si trovavano di fronte uomini di pari valentia guerriera, i Tagiki di Massud (che nel frattempo era stato assassinato proprio dagli americani per i motivi che ho spiegato nella mia biografia del Mullah Omar) ma dal cielo le loro linee erano costantemente bombardate da diecimila metri d’altezza dai B52. Si ritirarono a Kandahar, la loro storica roccaforte. Ma responsabilmente il Mullah Omar decise la resa, liberando i suoi uomini da ogni impegno, perché i caccia americani bombardavano la città a tappeto, come sempre a chi cojo cojo, distruggendo anche i parchi giochi dei bambini. A quel punto americani e inglesi, che erano anche loro della partita, cominciarono la caccia a Omar su cui pendeva una taglia, allora, di 50 milioni di dollari. Tutti pensavano che Omar fosse intrappolato a Kandahar. Invece era riuscito a sgusciare dall’assedio la notte stessa in cui aveva dichiarato la resa insieme a 1.500 fedelissimi rifugiandosi nel territorio, i Monti Neri sopra Bagram, controllato da un capo tribale, Walid. Individuato finalmente dopo un mese grazie ai satelliti, gli inglesi, a cui era stato dato questo compito, ne chiesero la consegna a Walid. Walid traccheggiò per un paio di giorni consentendo al Mullah Omar quella famosa fuga in moto che per me resta l’ultimo, e forse unico, atto romantico delle sordide guerre ‘post eroiche’ e ‘asimmetriche’ che stiamo combattendo da quindici anni.
 
Con pazienza il Mullah Omar ritesse la sua tela e diede inizio alla resistenza contro gli occupanti stranieri. Qui c’è da sfatare una leggenda, o meglio ancora una balla, in cui cadono anche sperimentati commentatori e inviati occidentali. E cioè che l’indipendentismo talebano sia stato foraggiato dal Pakistan o addirittura che sia un’emanazione dell’Isi, il servizio segreto pakistano. Se così fosse almeno un missile Stinger terra-aria i Talebani lo avrebbero (quei missili che, forniti dagli americani, costrinsero al ritiro i sovietici). È evidente infatti che le difficoltà del movimento indipendentista talebano-afghano derivano da non avere una contraerea. Quando, recentemente, hanno conquistato la città di Kunduz i bombardieri della Nato l’hanno quasi rasa al suolo colpendo anche l’ospedale di Medici senza frontiere, come qualcuno ricorderà. Inoltre il 5 maggio 2009 l’esercito pakistano lanciò un attacco di violenza inaudita, senza precedenti anche per i livelli di questi Paesi turbolenti, nella valle di Swat su ordine del generale americano David Petraeus. L’attacco aveva l’obiettivo di uccidere tutta la dirigenza talebana, Mullah Omar in testa, che si pensava fosse nascosta da quelle parti. Quanti siano stati i morti non si sa. Si sa invece che i profughi da Swat furono due milioni. I giornali italiani titolarono: “Due milioni in fuga dai Talebani”. Invece fuggivano dall’esercito pakistano. Di questo genere sono le informazioni che si danno sull’Afghanistan e questo è l’aiuto che il Pakistan ha fornito al movimento talebano.
 
L’aggressione all’Afghanistan è, per parafrasare Saddam Hussein, ‘la madre’ di tutto ciò che è successo dopo. Gli afghani non sono arabi, sono un antico popolo tradizionale, come i curdi, ma sono pur sempre musulmani. L’aggressione all’Afghanistan, con le successive umiliazioni, sevizie e torture subite dai guerriglieri talebani a Guantanamo ha infiammato l’immaginario del mondo arabo, o almeno di parte di esso. Lo dicono quelle tute arancioni che gli uomini dell’Isis fanno indossare ai loro prigionieri prima di decapitarli com’è documentato da quei loro atroci video. E arancioni erano le tute in cui a Guantanamo gli americani costringevano i prigionieri afghani.
 
All’inizio quindi c’è l’Afghanistan. Poi ci sono stati l’invasione e l’occupazione dell’Iraq nel 2003, l’attacco alla Somalia degli shabaab, per interposta Etiopia, del 2006/2007, l’attacco alla Libia del 2011.
 
L’11 settembre di quest’anno non starò quindi ad ascoltare compunto la lettura dei nomi delle quasi tremila vittime delle Torri Gemelle che si fa ogni anno a Ground Zero. I morti civili provocati direttamente o indirettamente dagli americani e dai loro alleati dopo l’11 settembre assommano a circa un milione. A nominarli tutti uno per uno, ammesso che un nome questi ce l’abbiano, ci vorrebbero quindici anni. Esattamente il periodo di tempo che passa dall’aggressione all’Afghanistan ad oggi.
 
Massimo Fini
 
Il Fatto Quotidiano, 4 settembre 2016

La Russia si schiera contro il dominio bancario dei Rothschild

di Alexander Azadgan – 10/09/2016
banca russia
Fonte: controinformazione
 
La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi”. Carl von Clausewitz (teorico militare prussiano e generale)
Possiamo dedurre, al di là della citazione di cui sopra di Von Clausewitz, che la politica è una prosecuzione dell’economia con altri mezzi. Pertanto, si potrebbe sostenere che anche la guerra sia sempre una continuazione del processo di dominio economico, con altri mezzi.
Ora, passiamo in rassegna brevemente la attuale situazione in Russia.
 
Il Presidente Putin è stato sottoposto ad una forte pressione dall’esterno e dall’interno: le sanzioni occidentali e il crollo pilotato dei prezzi del petrolio . Nonostante gli sforzi della Banca centrale della Russia (di seguito CBR) controllata dai Rothschild, e l’utilizzo di decine di miliardi di riserve in valuta estera, il valore del rublo nei confronti del dollaro è diminuito, di conseguenza , di circa il 39% negli ultimi anni.
 
Vi sono state molta congetture circa la possibilità che il presidente Putin potrebbe presto nazionalizzare la CBR e il rublo sulla base di quanto suggerito dal suo massimo consigliere e presidente della politica economica del parlamento russo, Evgenij Fyodorov, con il fine di raccogliere risorse per i progetti di armamento della  Russia che ora sono resi necessari per quella che sembra un guerra imposta sulla Russia da Washington e dalla NATO.
 
In base alla Costituzione, la CBR appartiene ad uno Stato estero – la City di Londra – e riceve direttive da Londra e dal FMI, controllato da Washington. La CBR può stampare solo l’importo corrispondente alle sue riserve in valuta , che essendo espresse in dollari, non sono sufficienti per i piani della Russia. La CBR può anche acquistare i buoni del Tesoro in dollari, privi di valore, che vengono pagati per il petrolio russo, in modo che i dollari vengano restituiti alla Federal Reserve Bank. Questo è uno dei più grandi furti di tutti i tempi!
 
Inoltre, il Presidente Putin è sotto pressione da parte dell’Occidente, che vuole rovesciarlo e sostituirlo con oligarchi fantoccio di mentalità occidentale . Così, l’ambasciatore americano a Mosca, John F.Tefft, rilascia dichiarazioni che risultano molto chiare: “Passiamo a defenestrare Putin dal suo ufficio ed provvediamo ad installare nostri ellementi come leaders del governo russo.”
 
Tefft è stato segnalato che avrebbe anche citato per nome i ministri da designare.! Così, ora è diventato logico [e necessario] per il presidente Putin, per migliorare l’esercito russo e rafforzare la partnership esistente con lo (Shanghai Cooperation Organization) SCO per evitare di sottomettere la Russia alla volontà di Washington e della NATO. Purtroppo, si è arrivati a questo.
 
Yevgeny Fyodorov ha detto in un’intervista che ha avuto luogo una divisione nella élite russa negli ultimi due anni come è accaduto che un parte dell’élite ha deciso di rimanere con il Presidente Putin, il quale poi ha preso una decisione che definisce gli eventi che seguono.
 
Inoltre, la logica degli avvenimenti:
 
1) Lo stato di emergenza, o
 
2) Una guerra geopolitica che è entrata in vigore con la Russia sotto pressione.
Ciò significa che:
 
1) Washington non può [e non può] diminuire la sua pressione, soprattutto se la guerrafondaia Hillary Clinton diventerà presidente, mentre
2) La pressione sulla Russia obbliga questa ad evolversi tecnologicamente in un movimento di liberazione nazionale. Ad esempio, per molti anni, la Russia potrebbe non ottenere la tecnologia di offshoring, ma grazie alle pressioni delle sanzioni degli Stati Uniti, la Russia è ormai orientata a svolgere all’interno questo compito.
 
Quali sono le prospettive? Il Presidente Putin deve liberarsi metodicamente adesso dalla quinta colonna al proprio interno. Questo significa che deve estromettere i liberali intossicati dall’Occidente nella CBR, nel Ministero delle Finanze e nel Ministero dell’Economia.
Ma soprattutto, il presidente Putin vede nell’Occidente i gruppi che puntano alla grande speculazione contro il rublo. Si può semplicemente esporre il suo piano:
 
1) una divisione nel governo,
 
2) Identificazione della quinta colonna nei diversi rami del governo,
 
3) Identificazione della quinta colonna nei media,
 
4) una posizione parallela e attiva sull’Ucraina, perché le navi da Ucraina e della Russia dovrebbero andare nella stessa direzione per il bene di tutti.
 
La nazionalizzazione della CBR sarebbe il primo segnale ed il mezzo per attuare la rottura definitiva con i gangster dei Rothschild e della City di Londra e con il suo braccio esecutivo, Washington.
 
Questo rapporto è rimasto teso da quando Putin ha messo sotto l’embargo le azioni della Yukos Rothschild / Chodorkowsky. Pertanto, il Presidente Putin vacilla con decidere la nazionalizzazione. Inoltre deve ancora avere l’autorizzazione per far rispettare il suo piano come presidente della Federazione Russa. Per questo, è necessario che si verifichi una ” situazione di grande necessità”, che a quanto pare è imminente a causa della aggressione che Washington sta programmando attraverso la NATO.
 
banca russia1
Putin con la governatrice della Banca Centrale russa
 
Al ritorno dal G-20 , 2014 a Brisbane, il Presidente Putin ha detto: ” Il Stati Uniti vogliono  sottomettere la Russia, ma nessuno lo ha mai fatto né mai lo farà.” Sembra che questa affermazione abbia una dimensione esistenziale molto più profonda , valida non solo per la Russia, ma per tutti!
 
The Moscow Times ha scritto che il Presidente Putin si è trovato sotto forte pressione interna ed esterna nella misura in cui questa lo spinge a farlo diventare “un altro Stalin” al fine di sopravvivere, lui stesso e la Russia, contro gli sforzi per portare il paese all’isolamento da parte occidentale e contro la guerra economica attualmente condotta contro la Russia. Questo significa una rottura definitiva (a tappe) con la criminale organizzazione dei Rothschild attraverso Washington, dopo che si è verificata la prima frattura per causa della quota confiscata all’oligarca, Khodorkovsky – della Yukos da parte del Presidente Putin.
 
Ora è chiaro che la CBR sono le tenaglie dei Rothschild sulla Russia e sulla leaderschip dello stesso Presidente Putin. La CBR è un membro della Rothschild BRI (Banca dei regolamenti internazionali), che è la banca centrale delle banche centrali che si trova a Basilea, Svizzera, naturalmente.
 
La struttura di potere dei banchieri Rothschild controlla il CBR attraverso la Federal Reserve Bank degli Stati Uniti, vale a dire, rendendo il CBR non è in grado di stampare più di rubli rispetto a quelli corrispondenti alle riserve di valuta estera. La Russia vende petrolio per avere dollari. Per dollari, la Russia compra obbligazioni statunitensi, portando i dollari di nuovo alla Federal Reserve. Questo in realtà è un vero affare! Come tale, la Fed sta comprimendo l’economia russa in un grande gioco viziato e di illusione.
 
La politica monetaria della Russia fino ad ora è stata determinata congiuntamente dalla Federal Reserve e dalla Bank of China (PBC). Ciò significa che il CBR non ha mai avuto il controllo del rublo o di una politica monetaria russa indipendente. La CBR può difendere solo questi soggetti, limitando le loro riserve di valuta estera, che sono finite.
 
Nonostante la dichiarazione di Yevgeny Fyodorov sulla nazionalizzazione delle CBR privata, il Presidente Putin è cautamente riluttante a interferire con il controllo del CBR di Rothschild in Russia, almeno per ora.
 
La direttrice esecutiva della CBR, Elvira Nabiullina, 49, ha servito come Ministro dello Sviluppo Economico e del Commercio del paese dal settembre 2007, prima di diventare assistente di Vladimir Putin nel maggio 2012. Ora il presidente Putin chiede da lei l’impossibile : fermare la caduta del rublo.
 
Quasi sempre incoraggiati dalla loro politiche totalmente illegali di cambio di regime in Iraq, Egitto, Libia, Siria, Ucraina, ecc, Washington e i suoi alleati stanno perseguendo la stessa politica stupidamente anche in Russia. Mikhail Fradkov, il capo del Foreign Intelligence Service (SVR), ha avvertito che Mosca è a conoscenza dei movimenti degli Stati Uniti per spodestare il presidente Putin dal potere. Il rublo ha perso circa il 40% del suo valore nei confronti del dollaro negli ultimi anni. (Business Insider, 2 maggio 2016). Tuttavia, il presidente Putin e la Russia si sentono ancora sotto forte pressione da parte dell’Occidente, e l’Occidente sembra non volersi fermare davanti a nulla.
 
Deutsche Welle ha riferito il 6 dicembre 2015: Vladimir Putin vuole per agire contro gli speculatori sul rublo, contro i tentativi dei “nemici esterni” quelli che vorrebbero “mettere la Russia in ginocchio. Abbiamo chiesto alla Banca Centrale ad adottare misure per garantire che gli speculatori non possano più trarre benefici, “il Financial Times ha citato il presidente russo dicendo:. “Sappiamo chi sono queste persone.” Ha chiamato tutto l’Occidente quale autore delle azioni anti-russe. “E ‘stato così per secoli.”
 
RUSSIA Insider ha citato il presidente Putin il 5 dicembre 2015, mentre dichiarava: “Coloro che consideriamo i nostri amici dall’altro lato del mare, sono quelli che sarerebbero lieti di far precipitare la Russia nello scenario della disintegrazione di tipo jugoslavo. Non ha funzionato. Così come non ha funzionato per Hitler, che aveva impostato da fuori di distruggere la Russia e per spingersi al di là degli Urali. Tutti dovrebbero ricordare come è andata a finire. ”
“Nessuno potrà mai raggiungere la superiorità militare sulla Russia. Abbiamo un moderno esercito pronto per il combattimento, un esercito formidabile . Abbiamo la forza, la volontà e il coraggio di proteggere la nostra libertà. Alcuni governi cercano di creare una nuova cortina di ferro attorno alla Russia “(La Grande Scacchiera).
 
A mio parere quello che stiamo vedendo è un grosso “coming out”. E ‘dolorosamente chiaro che Washington considera la Russia come un bullo arrogante che la Russia può fermare, e che la Russia considera i governi al potere nell’ Unione Europea come delle colonie, senza voce. Washington è troppo arrogante e gli europei sono troppo deboli.
 
Il Cremlino ha abbandonato ogni speranza di realizzare qualsiasi cosa attraverso una qualunque forma di dialogo.
D’ora in poi, la Russia si baserà principalmente sulle azioni unilaterali. Queste azioni saranno sempre venire come uno shock e una sorpresa per plutocrati occidentali. Questa sarà una lunga guerra fredda finirà solo quando uno delle due parti fondamentalmente si rompe e frana. Ora la Russia si sta preparando per la guerra, ma non vuole questa guerra; Si tratta di una guerra che gli viene imposta!
 
CNN Money ha riferito il 3 dicembre 2015: Yevgeny Fyodorov, un vecchio membro del partito e del comitato per la politica economica del parlamento russo del presidente Vladimir Putin, ha accusato la banca centrale di sabotaggio, dichiarando ai media locali che essa era da considerare “un nemico istituzionale del paese “.
Di conseguenza, la banca è ora oggetto di indagine da pubblici ministeri. Il più grande crimine della banca viene considerato che questa non riesce a impedire che il rublo affondi, nonostante la spesa di decine di miliardi delle riserve in valuta estera, per cercare di sostenerlo.
 
Le sanzioni occidentali hanno fatto congelare gli investimenti ed hanno prodotto un aumento dei costi di finanziamento. La crisi ha provocato la fuga di capitali si prevede che circa 150.000 milioni di dollari lascieranno il paese quest’anno. Altri 80.000 milioni di dollari potrebbero seguire la stessa via per il 2017.
 
La Russia ha ricevuto un altro duro colpo dal forte calo dei prezzi del petrolio negli ultimi anni. I ricavi da petrolio e gas rappresentano quasi la metà del bilancio dello Stato russo. Come si verifica la caduta dei redditi , la moneta si indebolisce ulteriormente. Questo produce inflazione, costringendo il CBR ad aumentare i tassi di interesse, cosa che aggrava l’attività depressiva.
 
Ma Yevgeny Fyodorov ha dovuto rivelare: Wiki Spooks 3 settembre 2015: Ha citato l’atteggiamento aggressivo inesorabile e le azioni osili da parte dell’Occidente, per cui si è raggiunta una fase in cui sia ‘al Cremlino e in altre istituzioni statali , coloro che si rifiutano di mostrare fedeltà appropriata alla nazione, ,dovranno essere eliminati da posizioni di leadership, essendo l’alternativa la capitolazione verso l’Occidente.
 
“La nostra Banca centrale, il Ministero delle Finanze, il Ministero dell’Economia, ci stanno guidando lungo la strada della distruzione dell’economia russa, in quanto eseguono ordini da Washington e da Londra , ” ha detto Yevgeny Fyodorov.
 
La Russia ha bisogno di tornare ad una economia classica, con la nazionalizzazione del rublo, necessita interrompere la pratica delle riserve monetarie e delle delocalizzazioni accelerate. Ciò significa che deve avvenire il congelamento dei beni (nazionalizzazione) di coloro che non vogliono la deslocalizzare. Il che significa che devono essere nazionalizzate tutte le principali imprese di proprietà straniera [di nazioni rivali] in Russia. Purtroppo, si è giunti a questo.
 
Poi è solo una questione di quando il presidente Putin otterrà l’autorità rivoluzionaria per una purga. Questo è un potere che non ha attualmente. Stiamo parlando di un atto che contraddice la Costituzione. E ‘qualcosa che dovrà essere legalizzato dalla normativa che deve essere approvata per avere poteri speciali Duma, il Presidente Putin che deve averli. Oppure, ci potrebbe essere un referendum in cui il popolo attribuisce questi poteri se lo desidera. Ma deve essere fatto e deve essere fatto presto.
 
Ci rendiamo conto che la purga inizierà. Questo non implica l’espulsione di persone. Questo purga non è destinata a eliminare Alexey Simonovski (Banca Centrale primo vice presidente) della CBR. Tuttavia, è da bastonare quando abbia gravemente danneggiato gli interessi della popolazione della Russia e l’economia russa.
 
Ancora una volta, l’ambasciatore degli Stati Uniti alla Russia, John Tefft, ha detto chiaramente: “Noi dobbiamo espellere Putin e dobbiamo nominare al suo posto i nostri uomini come capo del governo e ministri”. Questa era la scena a Kiev.
 
Il presidente Putin ha riunito i deputati a Yalta ed ha guardato ciascuno di loro negli occhi per assicurarsi che non vogliano tornare indietro. Così rinforzato, la decisione del presidente Putin può predeterminare gli eventi successivi.
 
In seguito, gli americani hanno cercato di rompere la situazione con l’incidente del Boeing, ma hanno fallito. Al contrario, il percorso nazionale russo ha iniziato ad essere rafforzato. A questo punto, era chiaro a tutti che:
 
1) O Presidente Putin doveva andare a L’Aia, in cui gli americani hanno portato una forte evidenza di prove, che vogliono portare alla distruzione della Russia ed a una maggiore perdita di potere della popolazione russa,
 
2) In alternativa, si dovrà formare un sistema di resistenza alla invasione straniera reale. Una dinamica che ha iniziato oggi e che il Presidente Putin sospinge in questa direzione:
 
a) purga interna,
 
b) La costruzione di una economia nazionale,
 
c) La reindustrializzazione del paese.
 
Questo ci riporta al CBR, che non permetterà che il denaro venga versato per i tre obiettivi del Presidente Putin , di cui sopra. Non appena la CBR e il rublo verranno nazionalizzati, questi potranno essere concessi agli imprenditori intelligenti come prestiti commerciali .
 
Come è stato detto in precedenza, secondo la Costituzione, la CBR (per tutti gli scopi pratici) lavora per uno Stato estero, vale a dire, la Federal Reserve, la City di Londra e di altre entità dei Rothschild.
 
Con queste parole, il Presidente Putin ha definito la sua posizione e la strategia della Russia. Tutt inizia con certi meccanismi, come la nazionalizzazione delle CBR, a causa di una necessità che non deve essere molto lontana perché Washington sta caricando una forza terribile. Gli americani non stanno andando a salvare nessuno. Quello di cui loro hanno bisogno è di avere degli oligarchi, mentre la Russia è una grande sfida per loro, la loro intenzione è quella di risolvere con la dissoluzione dello Stato russo nello stile della Jugoslavia. Dopo di che, è ormai chiaro che Washington ha tutta l’intenzione di costruire un mondo assolutamente brutale, non solo coloniale, ma un mondo schiavo!
 
Traduzione: Luciano Lago