Il cannibalismo che piace

Ad agosto gli “espropriati” ossia latifondisti bianchi “ex” coloni  “chiedono” di essere risarciti della terra non proprio loro, allo Zimbawe dove Mugabe attuò la riforma agraria. Nell’ultimo mese, coincidenza, la stampa “che sta dalla parte degli ultimi” , intensifica le accuse contro il socialista patriota Mugabe con il solito corollario di storie che si attribuiscono ai “dittatori” (quelli che non ci stanno a farsi cannibalizzare dalle companies) , genocidio, arricchimento personale (eh già, mica come i nostri landgrabbingrappresentanti europei ed occidentali che si tolgono il pane di bocca per sfamare i disoccupati ed indigenti) fino ad arrivare al modo “stravagante” di vestirsi, manco fosse reato. Ed ora che Mugabe si è dimesso ( e chissà chi c’era ad operare sul campo per sobillare le folle) quelle terre scommetto rimarranno di proprietà dei 4100 “agricoltori” stranieri.
 
Tutta la stampa sostiene che questa riforma abbia peggiorato la distribuzione delle risorse agricole, ma perché gli “agricoltori bianchi” coltivavano la terra quasi a gratis solo per il gusto di sfamare gli indigeni?? SOTTO L’ART SUL LAND GRABBING CHE STA PER CANNIBALIZZARE IL MOZAMBICO, ALTRI DETTAGLI SUL “MOVENTE” CHE HA TRASFORMATO MUGABE NEL MOSTRO per la stampa occidentale tanto tanto “filantropa”. Può essere che Robert Mugabe non sia uno stinco di santo, difficilmente chi lotta per la liberazione del proprio popolo (almeno vale solo per la storia dell’occidente??) lo abbia fatto a tavolino giocando a carte, ma scusate se non credo ad una parola delle accuse rivolte a chi la stampa su ordine del potere trasforma in mostro, ci hanno mentito troppe volte, SEMPRE.
 
Le big companies espropriano, loro scappano (quelli che hanno i soldi per farlo) ed approdano in Italia, dove li “risarciamo” (appunto, i più “ricchi” che possono permettersi un “biglietto”, quindi una esigua parte) con i nostri soldi del danno subìto. Geniale, chapeau, maledetta elite. Profitto doppio.
Mozambico: land grabbing per la carta
Un progetto colossale: trasformare vaste aree dell’Africa in piantagioni per la produzione di carta. Sembra un vecchio sogno coloniale nel cuore del Mozambico, ma è storia di oggi. Dietro c’è la portoghese “The Navigator Company” e la sua filiale locale Portucel Mozambique. Le associazioni locali sono profondamente preoccupate per gli impatti sui mezzi di sussistenza delle popolazioni locali e sulla biodiversitàIl progetto ha già creato enormi danni, con numerose famiglie di contadini forzate a cedere la propria terra o convinte a transazioni-truffa da intermediari senza scrupoli, e ora si ritrovano senza mezzi di sostentamento. Anche le restanti aree di foresta asciutta (Miombo) sono in pericolo, poiché una parte di esse sarà convertita in piantagione, mentre le restanti saranno sottoposte alla pressione di contadini rimasti senza terra, o senza foreste in cui raccogliere legna o altri prodotti.
 
Un rapporto, “A Land Grab for Pulp” (land grabbing per la cellulosa – Il rapporto in inglese (PDF), lo potete scaricare QUI ) è stato pubblicato dall’Environmental Paper Network, assieme ad associazioni del Mozambico e del Portogallo, e spiega esattamente dove si svolge l’accaparramento di terra e include testimonianze di contadini che hanno perso la terra da cui dipendono per la sussistenza, in cambio di lavoro a breve termine (come arare il proprio stesso orto, per poi essere licenziati) e ora debbono cercare terra in luoghi remoti. Il rapporto mette in dubbio se sia stata effettuata una autentica consultazione delle popolazioni sotto impatto (sulla base del principio del consenso previo e informato). Il rapporto analizza anche i rischi e gli impatti ambientali del progetto, che convertirà l’habitat forestale e la biodiversità del Miombo in piantagioni monocolturali.
17.11.2017
Zimbabwe: proprietari bianchi chiedono “giustizia e risarcimenti” per riforma agraria
Harare, 22 ago 2017 – (Agenzia Nova) – I proprietari bianchi che hanno perso i propri terreni agricoli a seguito della controversa riforma agraria lanciata nel 2000 dal presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe, hanno avviato una “iniziativa legale” per ottenere “giustizia e risarcimenti”. Lo riporta il quotidiano locale “New Zimbabwe”. Gli agricoltori sono sostenuti da un gruppo sudafricano per i diritti civili, AfriForum, che ha sollevato il caso davanti alla Comunità di sviluppo dell’Africa australe (Sadc). Nella petizione presentata si legge che l’avvio del procedimento è stato già notificato al presidente Mugabe e a tre ministri del governo di Harare.
Solo la scorsa settimana, in occasione delle celebrazioni della Giornata degli eroi, il presidente Mugabe ha dichiarato che i cittadini che a seguito della riforma agraria dello Zimbabwe hanno ucciso proprietari terrieri bianchi “non dovrebbero essere processati”. “Non porteremo mai davanti alla giustizia chi ha ucciso coloro che si sono opposti alla riforma. Continuo a chiedermi perché dovremmo arrestarli”, ha affermato il capo dello Stato di Harare. Parole che non hanno mancato di scatenare un vespaio di polemiche, in particolare sui social network, dopo un periodo in cui a chiedere le dimissioni del 93enne Mugabe, intenzionato a candidarsi anche alle prossime elezioni presidenziali, era stata messa in dubbio persino da veterani del partito al potere, lo Zanu-Pf.
La riforma agraria voluta da Mugabe ebbe inizio nel 2000 con la confisca di terreni a circa 4 mila proprietari bianchi, cui era rimasto il controllo delle migliori terre coltivabili del paese anche dopo la fine del processo di decolonizzazione. In seguito, lo stesso capo dello Stato avrebbe ammesso il fallimento della riforma, che secondo gli osservatori sarebbe alla base della profonda crisi economica tuttora attraversata dallo Zimbabwe. “Credo che abbiamo dato troppi terreni alla nostra gente. Non sono in grado di gestirli”, avrebbe dichiarato Mugabe nel 2015. (Res)
estratto da un art del 2010 de Il Giornale Zimbabwe, il 40% delle terre dei bianchi agli amici di Mugabe
Gli espropri hanno favorito l’elite vicina al dittatore, beffati i neri poveri che secondo la propaganda di regime dovevano trarne vantaggio.Una «nuova elite nera di circa 2.200 persone, controlla – ha scritto l’agenzia – quasi la metà delle terre più redditizie espropriate a circa 4.100 agricoltori bianchi».  Prima del 2000, data di inizio della campagna di espropri forzosi – scrive l’agenzia – 4.500 membri della Commercial farmers’ Union, in prevalenza bianchi, e 1.500 altri agricoltori bianchi non affiliati possedevano quasi 15 milioni di ettari delle terre migliori del Paese dell’Africa australe. Dieci anni dopo, ne rimangono meno di 400.
quindi sarebbe normale che ci siano 4100 “agricoltori” bianchi in una terra che non è loro?  e difatti in un art del TIcino on line datat 24.06.2002 li chiama con il loro nome: latifondisti
Zimbabwe: riforma agraria, scade ultimatum per latifondisti
HARARE – Ancora il problema agrario in primo piano in Zimbabwe: per quasi 3.000 latifondisti bianchi scatta a mezzanotte il divieto di continuare a sfruttare la loro terra, ma molti di essi sono pronti a contravvenire all´ordine che causerebbe la perdita di tonnellate di raccolto.
L´ordine di interrompere la coltivazione dei latifondi è l´ultimo tentativo, da parte del governo del presidente Robert Mugabe, nell´annosa battaglia per ´sequestrare´ la terra ai bianchi e redistribuirla alla popolazione nera. Una mossa necessaria, secondo il governo, per riequilibrare la situazione iniqua creata durante il periodo coloniale.
Il governo di Mugabe ha emendato la legge sull´acquisizione della terra il 10 maggio, ordinando ai latifondisti proprietari di terra destinata all´esproprio di fermare qualsiasi attività entro 45 giorni. Essi dovrebbero evacuare le rispettive proprietà entro il 10 agosto.
In base alla legge, un proprietario terriero rischia fino a due anni di prigione e/o una multa se non cessa, dalla mezzanotte di oggi, ogni lavoro relativo all´azienda. Negli ultimi due anni i sostenitori di Mugabe hanno lanciato più volte violenti attacchi alle proprietà dei latifondisti facendo precipitare il paese nel caos, ma la scottante questione della redistribuzione della terra non è ancora stata risolta.
D´altra parte, obietta una portavoce dell´Unione dei proprietari terrieri, in questo modo verrebbe compromesso un raccolto di cereali, cruciale per il prossimo inverno, in un paese che già deve far fronte a una grave crisi alimentare.
un pò di coreografia, un genocidio con la collaborazione dell'”esperto” dittatore koreano
Robert Mugabe, presidente dello Zimbabwe dal 1987, attualmente detenuto dall’esercito, oltre che il capo di Stato più anziano del mondo (ha 93 anni), è anche uno dei più controversi. A renderlo discusso non sono però solo le violazioni dei diritti umani dei quali è accusato e lo stato pietoso nel quale ha ridotto l’economia del Paese, celebre per l’iperinflazione da Repubblica di Weimar, ma anche le colorite dichiarazioni, i lussi da satrapo e il pittoresco abbigliamento, (quando non è in giacca e cravatta, sembra un incrocio tra una star del rap e un gangster dei bassifondi). È anche per queste bizzarrie che Mugabe, pur non essendo altrettanto sanguinario, entrerà nella storia, a fianco di Bokassa e Idi Amin, come uno degli autocrati più improbabili e stravaganti che abbiano funestato l’Africa.
Ha utilizzato istruttori nordcoreani per la pulizia etnica
Nel 1983, quando Mugabe ancora era primo ministro, il governo di Harare scatenò un massacro durato anni nei confronti dei cittadini di etnia Ndebele, i discendenti degli Zulu che vivevano in quelle terre. Si calcola che i civili uccisi furono 20 mila, sterminati dalla temutissima Quinta Brigata dell’esercito dello Zimbabwe, addestrata da 106 istruttori nordcoreani dei quali Mugabe aveva chiesto appositamente l’invio all’allora dittatore nordcoreano Kim Il Sung. Altre migliaia di persone finirono nei campi di concentramento
di FRANCESCO RUSSO 15 novembre 2017, 17:12
tratto da

La Libia blocca le Ong a 100 km dalla costa. Salvati e internati 105 migranti

canale siciliain Libia ora c’è la democrazia approvata dalla Ue ed esercita una cosa che si chiama sovranità, termine che inorridisce gli europeisti. Se i “migranti” vengono fermati ecco che si usano i termini “internati” e “deportati”. Solo se fanno guadagnare scafisti/ong/coop italiane allora sono considerati veramente  “in salvo”. Questa notizia è riportata solo dal Secolo XIX, poi nascosta all’interno del giornale. SSHHHH….regime politically correct al lavoro

La Libia blocca le Ong a 100 km dalla costa. Salvati e internati 105 migranti
10 agosto 2017
La carta esplicativa (da Limes): a sinistra nella zona rossa il porto di Zawia, dal quale oggi sono stati recuperati e deportati 105 migranti. Le zone sar indicate si riferiscono al diritto internaziionale
 
LA MARINA libica, fedele al governo del premier del governo di unita nazionale di Tripoli di Fayez al Sarraj, ha imposto a tutte le navi straniere il divieto di soccorrere i migranti nelle aree cosiddette aree di «serch and rescue» (SaR) (ricerca e recupero) che vanno molto oltre le 12 miglia nautiche delle acque territoriali.
Di fatto la decisione impedirà alle navi delle Ong di intervenire non solo nelle acque territoriali libiche ma si dovranno tenere ad una distanza di centinaia di km dalla costa.
navi Ong davanti Libia 2
A dare la notizia il generale Abdelhakim Bouhaliya, comandante della base navale di Tripoli di Abu Sitta che ospita anche lo stesso premier Serraj: la Libia ha «istituito ufficialmente una zona di ricerca e salvataggio (SaR) nella quale nessuna nave straniera avrà il diritto di accedere salvo una richiesta espressa alle autorità libiche» che dovranno poi concedere la loro autorizzazione caso per caso.
Un portavoce della Marina libica ha chiarito che il provvedimento è stato adottato esplicitamente «per le Ong che pretendono di salvare i migranti clandestini sostendendo che si tratta di un’azione umanitaria». «Vogliamo inviare un chiaro messaggio a tutti coloro che violano la sovranità libica e mancano di rispetto alla Guardia Costiera e alla Marina», ha aggiunto il portavoce della Marina, il generale Ayoub Qassem.
 
Benchè non esplicitamente fissata nell’annuncio dato oggi dalla Marina libica, l’area SaR, secondo le cartine in uso alla missione EuNavFor Med (Sophia), è quella esistente ai tempi del colonnello Muammar Gheddafi e si estende fino ad almeno 97 miglia nautiche dalla costa libica, ossia 180 km. Al momento le navi delle Ong, invece, operano al limite od anche entro le 12 miglia nautiche delle acque territoriali, pari a 22 km.
Salvataggio e deportazione
 
«La guardia costiera libica del settore ovest di Masfat al Zawia è riuscita a salvare stamani all’alba 105 migranti, tra cui 18 donne e due bambini, di diverse nazionalità, soprattutto marocchini e tunisini». Lo riferisce con un comunicato il portavoce della Marina libica, generale Ayoub Qassem, aggiungendo che «i migranti erano a bordo di una barca a 6 miglia dalla città di Sabrata». «I migranti – prosegue il generale – sono stati portati nella sede della guardia costiera dove hanno ricevuto cure umanitarie prima di essere consegnati all’organismo per la lotta alle migrazioni illegali».
 
Di qui la sorte dei migranti è incerta: il rischio è che vengano internati in cosiddetti “hotspot”, dove le condizioni di vita sono disumane e al limite della sopravvivenza.

ATTENTATO DAVANTI A LIBRERIA DI CASA POUND

è così che le sinistre lottano in favore del povero, del disoccupato, del malato, dello sfrattato, del lavoratore, del pensionato, dei milioni che vivono SOTTO la soglia di povertà,  così lotta contro il capitalismo che impone il Job Act ed i voucher, CONTRO I SALVATAGGI BANCARI.  Siamo davvero colpiti per il “coraggio” e la chiarezza di idee su chi per le sinistre sia il pericolo per il “popolo”, l’importante è salvaguardare il Pd e la sua mafia capitale.
 
Esplode pacco bomba a Firenze, artificiere perde un occhio e una mano
 
Esplode pacco bomba a Firenze, artificiere grave

Un artificiere della Polizia di Stato è rimasto gravemente ferito “alle mani e ad un occhio che sono gravemente compromessi” dall’esplosione di un ordigno rinvenuto davanti ad una libreria che fa riferimento a Casa Pound. Lo ha detto il questore di Firenze Alberto Intini ai microfoni di RaiNews24. L’involucro sospetto era stato notato all’alba da alcuni agenti davanti all’ingresso del negozio in via Leonardo Da Vinci, non lontano dal centro storico. L’artificiere investito dallo scoppio del pacco bomba durante il successivo intervento è stato ricoverato all’ospedale di Careggi. «Il fatto è sicuramente di natura politica – rilevano gli inquirenti – in relazione all’obiettivo e alle caratteristiche del manufatto», posizionato vicino alla libreria. Il poliziotto, 39 anni, sposato con due figli, è stato sottoposto a un’operazione chirurgica. Purtroppo ha perso l’occhio destro e la mano sinistra.

Dai rilievi degli esperti della scientifica risulta che l’ordigno esploso era dotato di un timer. Nessun dubbio, dunque, che si sia trattato di un attentato, la cui matrice è assai probabilmente politica. Era stato un funzionario della Digos a notare l’involucro sospetto, collocato davanti ad una libreria legata a CasaPound.
 
Sono in corso da parte della polizia alcune perquisizioni in città e nella provincia a carico di elementi riconducibili all’area anarchica. Ma gli investigatori sottolineano come sia prematuro sbilanciarsi sulla matrice del gesto e non escludono al momento alcuna pista. La Scientifica ha repertato sul luogo dello scoppio, in via Leonardo da Vinci, un elevatissimo numero di frammenti: solo dopo l’esame degli specialisti dei laboratori di balistica a Roma, che comincerà già domani, sarà possibile capire di più sulla natura e la composizione della bomba.
1 Gennaio 2017