Rissa fra immigrati, mattone scagliato contro l’ambulanza – Video

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di Ilaria Purassanta
05 febbraio 2018
 
Al parco San Valentino di Pordenone, frequentato da bambini e famiglie. Una persona portata via in manette dai carabinieri
PORDENONE. Rissa fra immigrati e un mattone scagliato contro l’ambulanza del 118 intorno alle 13 di oggi, lunedì 5 febbraio, all’ingresso del parco San Valentino, a Pordenone, tradizionalmente frequentato da bambini, famiglie e runner.
Pordenone, rissa tra immigrati al parco: mattone tirato contro un’ambulanza
 
In corrispondenza dell’accesso al parco, in via Interna, alcuni stranieri si stavano accapigliando. Uno di loro è stato colpito alla testa da una bottiglia e sul posto è stata chiamata un’ambulanza.
Gli infermieri sono scesi dal mezzo per soccorrere il ferito e uno dei litiganti ha scagliato un mattone contro il parabrezza, infrangendolo. Danneggiati anche i finestrini laterali del veicolo.
Illesi, fortunatamente, gli infermieri.
Sul posto, oltre al personale del 118, sono intervenuti in forze i carabinieri di Pordenone.
Chi era presente, in quel momento, al parco ha visto i militari portar via una persona in manette
Ulteriori accertamenti investigativi sono in corso al comando provinciale dell’Arma.

Roma, paura a Trastevere, aggredisce tre ragazze e le colpisce con una bottiglia di vetro: arrestato marocchino

ragazze trastevereSolidarietà alle ragazze? Condanna? Indignazione? Responsabili morali? SILENZIO E CENSURA.


Martedì 6 Febbraio 2018

Ha tentato di derubare tre sorelle adolescenti nel cuore della notte ma è finito in carcere fermato dalla polizia. Un 29enne originario del Marocco ha assalito tre ragazze in via della Lungara aggredendole con una bottiglia di birra e minacciandole di dargli tutto quello che possedevano. Le giovani si sono opposte e l’uomo ha perso la testa: ha afferrato la più piccola delle sorelle e l’ha colpita alla testa e al volto con la bottiglia di vetro.

Le urla delle ragazze hanno messo in fuga il marocchino. Poco distante, una pattuglia del commissariato Trastevere, ha raccolto la richiesta di aiuto e, dopo pochi metri, gli stessi agenti hanno bloccato l’uomo con ancora in mano la bottiglia di birra.

La ragazza colpita è stata medicata nel vicino ospedale e ne avrà per qualche giorno; l’aggressore è stato condotto negli uffici della polizia dove, grazie ai riscontri sulla sua identità, è emerso un passato fatto di vari reati e l’obbligo quotidiano di presentarsi alla polizia giudiziaria. Il giudice del tribunale di Roma ha convalidato l’arresto e sono stati gli stessi poliziotti, al termine dell’udienza, ad accompagnare il rapinatore nel carcere di Regina Coeli.

– Ultimo aggiornamento: 17:58
http://ilmessaggero.it/roma/cronaca/marocchino_aggressione_trastevere-3531151.html

Firenze, 17enne italiana violentata nel retro di un locale: arrestato uno studente albanese di 22 anni

stupro4nessuna condanna? nessuna indignazione? Nessuna fiaccolata? Nessuna espressione di solidarietà? Non è violenza sulle donne questa?

febbraio 7, 2018
Un’altra violenza sessuale nella rossa Firenze: una ragazzina di 17 anni è stata violentata nel magazzino di un locale, lo stupratore è uno studente di origini albanesi, “integrato”.
Firenze, 6 febbraio 2018 – Uno studente universitario è stato arrestato dalla polizia in esecuzione di una misura di custodia cautelare in carcere, con l’accusa di aver violentato una 17enne, nel settembre scorso, durante una festa in un locale a Firenze. Lo studente, un 22enne albanese che frequenta la facoltà di Economia e commercio a Firenze, è stato bloccato dagli agenti.
 
Secondo quanto ricostruito dalla squadra mobile fiorentina, in occasione della festa nel locale, presenti vari minorenni, sarebbe stato servito alcol in modo incontrollato. Per l’accusa il 22enne, che avrebbe tra l’altro lavorato in nero nello stesso locale anche se la sera della presunta violenza era libero, approfittando dello stato confusionale della 17enne, dovuto all’assunzione di alcol, l’avrebbe portata in un magazzino del locale e avrebbe abusato di lei.
 
Con fonte La Nazione

Pamela, sepolta dal cinismo di media e politica

pamela mastropietroC’è qualcuno a cui interessa davvero di Pamela Mastropietro? Della sua vita, del suo destino, del dolore dei suoi genitori? Una ragazza di appena 18 anni, dapprima caduta nel tunnel della droga, ora barbaramente, selvaggiamente uccisa a Macerata, probabilmente dopo essere stata violentata, e il suo corpo smembrato. Per il suo omicidio è stato arrestato un giovane nigeriano, Innocent Osenghale; le prove a suo carico, da quel che si legge, sembrano schiaccianti.
Ma è proprio a questo punto che si cominciano a perdere le tracce di Pamela sui media e anche nella politica. Perché le circostanze e l’autore dell’omicidio danno il via al solito squallido teatrino ideologico. Per i nostri media laicisti sembra proprio che l’omicidio di Pamela (curiosamente in questa circostanza nessuno usa la parola “femminicidio”) sia un po’ meno grave visto che a commetterlo è un immigrato africano.
Certo, c’è anche chi ne approfitta un po’ per alimentare la propria campagna elettorale in chiave anti-immigrazionista; certo, di omicidi efferati ne commettono anche gli italiani, ma accusare di razzismo e xenofobia chiunque fa notare l’anomalia e l’inaccettabilità della presenza di un immigrato senza permesso di soggiorno che vive indisturbato in un piccolo centro e ancora più indisturbato nello stesso piccolo centro spaccia droga, è semplicemente folle. Non è un caso isolato, purtroppo: di casi di cronaca nera provocati da immigrati nelle stesse condizioni ne abbiamo registrati già diversi, ed è solo la punta di un iceberg: chiunque può vedere gruppi più o meno grandi di immigrati irregolari che vagano per città piccole e grandi facendo nulla o anche spacciando droga. E se la gente non si sente sicura, ha paura, non è per xenofobia o per razzismo.
Ma poi, su una situazione già avvelenata e in cui Pamela, il suo corpo smembrato, è già sullo sfondo, ecco arrivare un altro giovane, Luca Traini, decisamente border-line e forse anche oltre, che decide di tentare una strage di immigrati sparando dalla sua auto. Alla fine il bilancio è di sei feriti. Non c’è nulla al momento che faccia pensare all’azione di un qualche gruppo estremista, sembra proprio l’atto di uno psico-labile esaltato dall’omicidio commesso pochi giorni prima. Ma ecco che a questo punto Pamela sparisce completamente dalla vista; dalle più alte cariche dello Stato all’ultimo degli opinionisti diventa tutto un allarme-razzismo, proclami che sfiorano il ridicolo, la chiamata alla mobilitazione anti-fascista. E non parliamo neanche dei deliri dello scrittore Roberto Saviano. Dai media i sei immigrati feriti vengono subito coccolati ed esaltati, della ragazza fatta a pezzi e messa in due valigie non c’è più traccia.
In realtà non interessa a nessuno neanche della storia e della realtà che vivono i sei immigrati feriti, tutto e tutti diventano pretesto per le diverse battaglie politiche e ideologiche. E quindi, esaurita la forza propulsiva della cronaca, si dimenticherà anche questo caso senza che nulla sia stato fatto almeno per minimizzare le condizioni che possono portare a queste tragedie: lo spaccio e il consumo di droga, l’immigrazione senza controllo e le attività illecite degli immigrati. Almeno fino al prossimo caso, quando le reciproche indignazioni si riaffronteranno ancora sopra qualche altro cadavere.
Per quel che ci riguarda, il nostro pensiero torna a Pamela, a una vita di 18 anni stroncata dal vuoto esistenziale riempito con le droghe e dalla violenza di un uomo che non sarebbe neanche dovuto essere lì. Per lei ora possiamo solo pregare per la sua anima – in ogni caso l’aiuto più grande che chiunque può darle -, ma molto altro c’è da fare per evitare che accadano altre tragedie di questo genere.
 
Riccardo Cascioli 05-02-2018

Stavolta che è il peggior femminicidio, non lo dicono

PREMESSA. Ogni comunità, gruppo etnico, nazione, villaggio, ha i suoi criminali. Noi italiani abbiamo dato tanto in molti settori, compreso quello criminale, dalla mafia che scioglie i bambini nell’acido al mostro di Firenze che dilaniava le coppiette in Toscana. Non ci siamo fatti mancare niente anche in questo campo, ma siccome da più parti mi è stato chiesto cosa pensassi dell’omicidio di Macerata e della componente “razziale” sottaciuta oggi dai media per motivi politici, allora dico la mia, con il beneficio d’inventario che ancora non sappiamo tutto dell’omicidio. In particolare mi viene chiesto sui social perchè un omicidio per futili motivi e perchè ad una donna, e perchè così efferato. L’accusato, tale Innocent (ironia…) Oseghale, avrebbe smembrato in pezzi la malcapitata e l’avrebbe riposta in più valige per occultare il cadavere. Ovviamente – che lo preciso a fare?  – il soggetto responsabile, il Signor Innocent, ha una componente di malvagità e di stupidità sua personale che NULLA ha a che fare col fatto di essere nigeriano. Tuttavia, occorre anche essere onesti, e riconoscere che in tutto il mondo vi sono gruppi etnici che riescono a distinguersi per la gratuità e la stupidità dei propri gesti malvagi. Questi gruppi etnici, o comunità, variano il loro atteggiamento nel tempo, cioè a seconda delle condizioni storiche che stanno vivendo hic et nunc.
 
Cosa significa?
 
Significa che le condizioni culturali e materiali d’esistenza di un gruppo sociale determinano gran parte dei comportamenti dei suoi componenti, ma anche che, fortunatamente, al modificarsi di queste condizioni culturali e materiali anche questi comportamenti mutano. Insomma, i comportamenti dei gruppi presi in esame non dipendono dal dna, ma da condizioni di base che variano nel tempo. Nel caso di molti nigeriani DI OGGI, alcune cose mi sentirei di dirle come osservatore, cioè come persona che nella sua attività sindacale ed avendo anche vissuto alcune esperienze personali come lavoratore occasionale da ragazzo, ha avuto modo di conoscere diversi africani, e soprattutto nigeriani.
 
La gran maggioranza delle famiglie tradizionali Igbo e Africane è patrilineare e patriarcale e molte famiglie sono poligame. Un fattore più culturale che religioso. La donna sposata prende il cognome del marito e si trasferisce a casa di lui, non avvviene mai l’opposto e deve convertirsi alla religione del marito se è diversa dalla sua.
 
Il compito di educare un bambino vale per la donna, ma anche per l’intera comunità in cui vive, ogni anziano ha il “diritto e dovere” di richiamare l’attenzione ma anche di punire un bambino che sbaglia. La famiglia non è considerata completa senza figli. Una donna che non ha figli è considerata una disgraziata. Una fallita.
 
La famiglia allargata africana porta a considerare ogni anziano “padre” o “zio”, madre o zia, a secondo del rapporto di parentela o amicizia di quella persona con la famiglia. Ci sono interi villaggi e comunità che non si sposano tra di loro perché considerati figli della stessa famiglia, e quindi per evitare di commettere l’incesto.
 
Quale ruolo della donna emerge da questo scenario? Che la donna è nettamente inferiore all’uomo. Non ci sono cazzi. La cosa curiosa è che, di tutte le nigeriane che ho conosciuto, si notava una certa tendenza alla ribellione e i maschi della famiglia, o i fidanzati, si dovevano mostrare particolarmente energici e decisi, per imporsi sulle “loro” donne. In altri termini, ho notato una cosa molto strana e inquietante, una contraddizione – che mi piacerebbe fosse confermata o smentita da qualche lettore. La donna nigeriana per la mia esperienza vuole fare sempre di testa sua. Si dimostra abbastanza legata a stereotipi femminili, soprattutto di tipo estetico. I maschi di riferimento reagiscono però in modo perentorio a certe intemperanze. Le donne alla fine cedono sempre, ma solo di fronte a uomini energici in tal senso e tendono a sottovalutare quei maschi che non lo sono. Insomma, per quel che ho avuto modo di vedere, le donne nigeriane non cambiano facilmente idea a seguito di un ragionamento condiviso o di una scoperta che hanno fatto, ma solo se qualche autorità superiore (spesso il maschio, ma può essere anche un anziano/a) si incazza di brutto. Allora, e solo allora, cambiano comportamento… una cosa che ho sempre trovato incredibile, per come sono abituato io in questo paese e per com’è nella mia cultura. Io, a esempio, posso cambiare idea o comportamento per paura o perchè qualcuno mi ha spiegato meglio la faccenda, oppure per empatia. Nella cultura nigeriana pare che cambino idea e comportamenti solo per paura di una autorità.
 
Nelle zone rurali, soprattutto del nord, le donne lavorano in genere più dell’uomo. Esse costituiscono infatti il 60% della forza lavoro e producono fino all’80% delle derrate alimentari. Quando la donna svolge un lavoro retribuito (sono poche ad avere questa fortuna) riceve una paga notevolmente più bassa di un uomo a parità di mansione.
 
Ma nella maggior parte dei casi il lavoro svolto dalle donne nelle zone rurali non è neppure retribuito. Il 40% delle donne è analfabeta, schiave dei padri prima e dei mariti poi.
 
La scarsa considerazione riservata alla donna è inoltre riscontrabile nella gestione dell’eredità paterna, infatti, questa non viene suddivida tra le figlie ma viene distribuita tra i parenti prossimi (ovviamente maschi) e alla donna verrà assicurato un posto solo nella famiglia del marito.
 
Ancora molto diffusa è la mutilazione degli organi genitali femminili e anche la pratica di concedere in matrimonio una donna indipendentemente dalla sua volontà anche quando è ancora una bambina.
 
Sul fattaccio di cronaca occorrerà ancora attendere, come già detto, ma al momento – per quella che è stata la mia esperienza – non so proprio di cosa dovremo sorprenderci. La poveretta ha detto di no a una qualche richiesta, e lui l’ha uccisa, ma non si tratta, come nei casi che tanto piacciono a “chi l’ha visto” e “quarto grado”, di un diniego legato alla passione, all’amore, o al pagamento degli alimenti. Per i vari Innocent, le donne dicono di no con una certa consuetudine, e cambiano idea solo se bastonate…
Beninteso, anche nella nostra cultura (e per fortuna) esistono dei “ruoli”, dei “punti di riferimento”, delle bussole, ma, in primo luogo, essi sono elastici. In secondo luogo, nel tempo hanno assunto la funzione di connotare di senso la nostra esistenza, e non come strumenti di sopraffazione.
Se davvero qualcuno pensa come ineluttabile la migrazione (e per me non è per niente un fenomeno ineluttabile), è bene che faccia i conti con la disomogenietà tra le culture e che faccia una scelta, chiara e forte.
A mio modo di vedere, alcune culture non sono integrabili nel senso classico del termine. Albanesi e rumeni, ad esempio, sono integrabili e la seconda generazione è già integrata alla grande. Anche i senegalesi. Altri gruppi no, non sono integrabili, ma le loro culture devono essere modificate con l’asprezza delle nostre leggi, che dovrebbero considerare come aggravanti il fatto di non avere cittadiananza italiana, in particolare per i reati contro la persona, ma anche gli illeciti contro la proprietà e il disturbo della quiete pubblica.
A mio modo di vedere per alcune culture deve essere preparato con cura  un percorso, e molto rigido, solo al termine del quale potrà essere considerata la piena integrazione nel paese ospitante. Non so se qualche partito politico dica qualcosa del genere, non è una questione elettorale, anche se a molti piace in questi giorni buttare tutto in vacca parlando di programmi politici.
Se qualcuno però vuole afrettarsi a derubricare quel che dico a razzismo è invitato a curarsi da uno bravo! Qualcosa del genere l’ho visto applicato in Svizzera, ove si parlano 3 lingue ufficiali e dove sono stati ospitati molti migranti con profitto reciproco nel corso dell’ultimo secolo. Se i nigeriani che scelgono di vivere in Italia non abbandoneranno una quota significativa della loro cultura (così come fatto dagli italiani e dai turchi in Svizzera) e non saranno COSTRETTI con la forza ad abbracciare la nostra, aspettatevi negli anni una moltiplicazione di fatti di cronaca come quello di Macerata e una deriva italiana da ghetto americano.01/02/2018 Massimo Bordin

Cesena, ama l’immigrato e lo ospita a casa sua: la pesta, si droga e la stupra

stupro3No all’odio, amateli.  Siate loro devoti. Quando la violenza sulle donne è politically correct. Si attendono ancora le scuse per questa brutalità su una donna, ma nessuno le chiede. Si attende indignazione, ma segue solo silenzio e censura. Nessuno chiede chi siano i responsabili morali che debbano vergognarsi.Boldrini qualcosa da dichiarare? Nessuna critica è ammessa, nessuna indignazione ma solo supina accettazione, chiamata solidarietà, per l’aggressore. SIA MAI CHE VENGANO MESSI IN DUBBIO I FIUMI DI DENARO CHE INGRASSANO LE COOP DI MAFIA CAPITALE


Cesena, ama l’immigrato e lo ospita a casa sua: la pesta, si droga e la stupra

30 Gennaio 2018
Si è innamorata di lui, un richiedente asilo ospite in un centro di Sorrivoli, in provincia di Cesena. Ma ben presto la storia d’amore per lei si è trasformata in un incubo, in un legame malato fatto di botte, continue vessazioni fisiche e psicologiche, furti e stupri. All’inizio lui – secondo il racconto della vittima -, era gentile. La trasformazione è avvenuta nel giro di un paio di mesi. Arrivato nella cittadina romagnola, l’uomo, 25enne e originario di un paese africano, aveva trovato ospitalità nel centro per profughi lo scorso ottobre ed aveva subito avanzato la richiesta dello status di richiedente asilo. Poco dopo ha conosciuto lei, una cesenate di 43 anni. Dall’amicizia alla storia d’amore il passaggio è stato breve. Nel giro di poche settimane è arrivata però la risposta negativa al giovane africano ospite del centro: gli era stato respinto anche l’Appello sullo status di rifugiato. Davanti alle sue lacrime, motivate dalla sua vicina uscita forzata dalla casa per rifugiati, la donna ha deciso di ospitarlo a casa sua. Una scelta d’amore che si è trasformato ben presto in ben altro.
Una volta messo piede nel suo appartamento, l’uomo ha abbandonato i modi gentili ed ha iniziato a padroneggiare. Subito le ha allestito la casa a tempio privato per pregare. In sostanza, si era impadronito della sua abitazione. In quei locali di pochi metri quadrati, le era stato concesso di frequentarne la metà. Una regola da rispettare se non voleva ricevere ogni volta insulti e botte. Il compito di portare a casa i soldi, peraltro, spettava solo alla 43enne che, per mantenere lo straniero, si è vista costretta a trovare anche un secondo lavoro. In poco tempo la donna ha speso circa seimila euro, tra risparmi e stipendi. Soldi che, da quanto è emerso, servivono al 25enne per i suoi vizi, hashish compreso, o per pagare per esempio gli ingressi in palestra. La donna in cambio riceveva solo botte e minacce di morte.
Quando una notte, spinta da un sano colpo di orgoglio, lei ha cercato di scappare di casa (sua), lui se n’è accorto ed è andato a riprendersela e l’ha trascinata a casa. Ed erano volate le solite parole da padre-padrone: «Come ti permetti di lamentarti donna, tu devi solo lavorare. Stai zitta, o ti ammazzo». Sono queste le frasi all’interno del fascicolo d’accusa.
Stanca delle violenze, la cesenate ha ritentato poco dopo la fuga, ma anche in questo caso è andata male: lui le ha tolto il telefono e persino le chiavi della sua auto. Così si è rifugiata dentro alla camera da letto, ma per ribadire la sua supremazia di maschio, la risposta del profugo è stata quella di stuprarla più volte. Solo giorni dopo la donna è riuscita a scappare e a varcare la soglia del Commissariato di Polizia di Cesena. Gli agenti, raccolta la denuncia, l’hanno scortata fino a casa, ma anche davanti alle divise l’uomo ha continuato a inveire e a minacciarla. Così sono scattate le manette per violenza sessuale, minacce, violenza privata, rapina e stalking.
 
«Questa storiaccia evidenzia un doppio problema – commenta Fabrizio Ragni, consigliere provinciale di Forza Italia -: da una parte la questione degli sbarchi incontrollati, dall’altra una cultura che, guarda caso, porta ad aumenti esponenziali di reati anche di questo tipo. Non dico che tutti i profughi sono stupratori e violenti, ma le cronache ogni giorno, da nord a sud, raccontano che i protagonisti spesso sono loro. La cosa assurda, è che una volta entrati in Italia, poi non vengono più controllati. Il nuovo governo di centro destra dovrà fare una profonda azione per limitare gli accessi a questo tipo di persone irregolari e con una indole comunque violenta». E non è un caso che a Carpi abbiano organizzato dei “corsi di seduzione” per profughi per spiegare loro che una donna può anche dire di “no” ma non per questo deve essere stuprata o picchiata.
 
di Simona Pletto

Noemi, Pamela, discriminazione mediatica ed ipocrisia. Generalizzare, quando è politically correct va bene, e quando è da condannare

Pamela assassinoNoemi e Pamela.  Due storie parallele e simili.
 
La prima sfruttata fino all’ultimo da TG e “info intrattenimento” per dimostrare la “violenza maschile” e sulle donne.
Morboso attaccamento ai particolari senza mai evidenziare i suoi problemi famigliari e di droga.  Ma non per rispetto.
Perché non erano utili al feticcio del “femminicidio” da sventolare.
Noemi rimane sugli schermi e apre alcuni TG tutt’ora.
Pamela.
Vittima dei tempi e dell’ingenuità che nei 18 anni ci sta tutta e che oggi qualcuno vorrebbe affibbiare come colpa.  L’eroina è un mostro “gentile ” che ti annulla anche a 50 anni. Figuriamoci a 18.
Pamela non apre i TG né pomeriggi “info intrattenitori” . Nel TG 3 finisce dopo il commissariamento della FIGC.
Le pagine femministe tacciono e nel silenzio urlano tutta l’ipocrisia che non ci sta in un “manifesto firmato da 180 attrici contro gli abusi”. Pamela scompare nel mantra politicamente corretto ,nonostante sia stata smembrata, vilipesa, illusa.
 
La sua colpa sta nel suo aguzzino e nella melanina.  Oggi non esistono carnefici che non siano maschi bianchi.
Il resto va dietro la lavagna del ” razzismo “.
 
E allora via a parlare di ” drogata” “ragazza difficile” “con una famiglia pessima” “era in overdose e lui si è spaventato”.
 
Il razzismo sta in questo..
In due vite parallele.
Una utile al mainstream quotidiano e al politicamente corretto.
L’altra no .
Pamela ci insegna,se ancora ce ne fosse bisogno, che l’informazione ha smesso di essere tale da tempo.
È propaganda.
 
E che il femminismo moderno è un contenitore isterico di ipocrisia.
 
 
Se il 40% degli stupri totali commessi in Italia vengono ascritti a immigrati, non bisogna generalizzare perchè la responsabilità è sempre individuale e mai collettiva.
 
Se il 31% degli omicidi commessi in Italia vedono esecutori stranieri, non bisogna generalizzare perchè la responsabilità è sempre individuale e mai collettiva.
 
Se oltre il 52 % delle.rapine violente con percosse e torure commesse in Italia vedono autori stranieri,, non bisogna generalizzare perchè la responsabilità è sempre individuale e mai collettiva.
 
Se ogni attentato terroristico porta sempre alla stessa matrice, non bisogna generalizzare perchè la responsabilità è sempre individuale e mai collettiva..
 
Insomma, non esiste evidenza che possiate presentare ai comunisti, senza che loro vi liquidino così.
Non bisogna generalizzare MAI, perchè la responsabilità è sempre individuale e mai collettiva…….
Salvo che uno squilibrato bianco ed italiano non si avvolga in una bandiera tricolore e spari dei colpi a titolo personale verso afrcani, nel qual caso allora la responsabilità diviene all’improvviso collettiva con Salvini che viene indicato quale “mandante morale” generalizzando su ogni elettore di destra ravvendendoci un complice, e con tutto il paese che non vota comunista chiamato dalla sinistra a chiedere scusa e magari ritirare la LEGA dalla scena politica lasciando spazio al.PD.
Dalla bacheca di Fabio Armano.

Italiano senza lavoro morto di freddo mentre il Vescovo dava 25 alloggi a profughi

chi non rende soldi a mafia capitale non è degno di solidarietà, per i moralmente superiori

Brescia: senzatetto italiano morto di freddo, a pochi metri il resort che ospita i profughi

CHI SONO I MANDANDI MORALI DI QUESTI OMICIDI?
 
Italiano senza lavoro morto di freddo mentre il Vescovo dava 25 alloggi a profughi
25 gennaio 2018
 
FONTE: TRENTO TODAY
SENZATETTO MUORE DI FREDDO, VESCOVO OFFRE 25 APPARTAMENTI A FINTI PROFUGHI
 
Scandaloso. La diocesi metterà a disposizione 25 alloggi per ospitare richiedenti asilo che oggi sono alloggiati presso il capo della Protezione Civile di Marco, Rovereto. Questo l’annuncio del vescovo di Trento Lauro Tisi al termine della visita, che si è tenuta oggi.
 
“E’ una situazione che ci interpella e ci chiede di trovare soluzioni – ha detto il vescovo intervistato a radio Trentino In Blu (clicca qui per ascoltare l’intervista) – l’appello è alle comunità, meglio parlar poco e muoversi, tutti, a partire da me”.
“Sono qui oggi a nome di tutti i preti che hanno aperto le loro canoniche – ha detto Tisi – Certo, quattordici persone in un container è una situazione che parla da sola, così non va. Ci sono però tante altre problematiche esistenziali olte il disagio, ripeto: è una situazione che ci interpella tutti, dobbiamo tutti quanti chiederci cosa si possa fare”.
 
E così i fancazzisti africani in fuga dalla guerra in Siria avranno i loro appartamenti.
 
Intanto, nei giorni scorsi, un senzatetto di 42 anni è stato trovato morto nel garage di un supermercato a Rovereto, in Trentino. Una residente l’ha trovato esanime sotto due coperte, senza nemmeno un materasso o dei cartoni a cercare di limitare l’impatto delle basse temperature. Ha chiamato il 118 ma i sanitari non hanno potuto che constatare il decesso.
 
Insomma, 25 case per i finti profughi africani perché c’è la guerra in Siria. E invece muoiono i senzatetto di freddo.

Zizek e Chomsky scaricano l’antifascismo: “Un feticcio”

zizek chomskyZizek e Chomsky contro l’isteria antifascista. La paranoia degli ultimi tempi imposta dall’opinione pubblica liberal sta segnando il dibattito politico, dagli Stati Uniti al Vecchio Continente, Italia compresa.

Dalle polemiche sui monumenti fascisti alla recente manifestazione di Como, anche il nostro Paese è impantanato in una discussione surreale e artificiosa sugli spettri del ventennio e dei suoi eredi. Ma esiste davvero il pericolo di un ritorno del fascismo oppure si tratta di un’isteria montata ad arte? Se i progressisti sono sordi ad ogni tipo di critica mossa da destra, ora sono due importanti intellettuali di riferimento della sinistra mondiale come il filosofo sloveno Slavoj Zizek e il grande linguista americano Noam Chomsky a scaricare gli antifascisti, con due articoli usciti a pochi giorni di distanza sul quotidiano britannico The Independent.

“Antifascismo l’oppio dei popoli”
Per Zizek, il nuovo “oppio dei popoli” di marxiana memoria non è più la religione ma l’antifascismo militante. “Un nuovo spettro sta perseguitando la politica progressista in Europa e negli Stati Uniti, lo spettro del fascismo. Trump negli Stati Uniti, Le Pen in Francia, Orban in Ungheria – sono tutti dipinti come il nuovo male verso il quale dovremmo unire tutte le nostre forza. Ogni minimo dubbio e riserva è immediatamente additato come segnale di collaborazione segreta con il fascismo”, osserva il filosofo marxista. L’antifascismo dunque non è altro che un feticcio agitato in maniera strumentale per incanalare i consensi contro il nemico: “L’immagine demoniaca di una minaccia fascista serve chiaramente come nuovo feticcio politico; feticcio nel senso freudiano del termine, ovvero di un’immagine affascinante la cui funzione è quella di offuscare il vero antagonismo”, afferma il Zizek.

Il filoso Zizek: “Il panico antifascista uccide la speranza

Secondo il filosofo sloveno, infatti, la “figura del fascista” è funzionale “a nascondere le situazioni di stallo alla base della nostra crisi”. Una strategia mirata a compattare il fronte progressista:

“Quando ho richiamato l’attenzione su come parti dell’alt-right stavano mobilitando le questioni della classe lavoratrice trascurate dalla sinistra liberale, sono stato, come previsto, immediatamente accusato di invocare una coalizione tra sinistra radicale e destra fascista, cosa che non ho mai fatto”, rileva il filosofo. La triste prospettiva che ci attende, secondo Zizek, “è quella di un futuro in cui, ogni quattro anni, saremo gettati nel panico, spaventati da una qualche forma di pericolo neofascista, e in questo modo ricattati a esprimere il nostro voto per il candidato civilizzato in elezioni prive di significato. […]

L’ oscenità della situazione è da mozzare il fiato: il capitalismo globale ora si presenta come l’ultima protezione contro il fascismo, e se cerchi di farlo notare sei accusato di complicità. Il panico antifascista di oggi non porta speranza, la uccide”.

Chomsky: “Il fascismo non c’entra nulla con la destra di oggi”
La critica mossa da Naom Chomsky contro gli antifascisti è ugualmente potente. Il professore emerito del Massachusetts Institute of Technology sostiene che il movimento antifascista odierno non può essere paragonato a quelli del passato. Insomma, guai a confondere lo stato attuale dell’alt-right negli Stati Uniti con la crescita del fascismo in Europa all’inizio del XX secolo. “Le differenze sono radicali”, dice Chomsky, “negli anni ’30, i nazisti governavano la Germania, il fascismo si era stato stabilito per anni in Italia e vi erano potenti movimenti fascisti altrove. Oggi ci sono molti sviluppi minacciosi, ma nulla di paragonabile. In particolare, negli Stati Uniti non è certo un caso che la classe lavoratrice si sia avvicinata all’estrema destra”. Per il professore, “gli antifa sono un dono all’estrema destra e alla repressione dello stato americano”.

di Roberto Vivaldelli – 13/12/2017  Fonte: Il Giornale

https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=59896

Il sindaco antifascista nega la sala all’atleta disabile: «È di CasaPound»

claudioi paladini della tolleranza e del rispetto delle diversità. E’ combattere il fascismo questo, mica censura.
Tra quanto renderanno obbligatorio il possesso di una tessera di un partito di sinistra, una tessera arci o l’iscrizione all’Anpi per non finire in galera ed avere revocato ogni diritto?

Claudio a 31 anni e un sogno: partecipare alla maratona di New York. Ma Claudio Palmuli è disabile e per riuscirci ha bisogno di comprare una handbike, una carrozzina speciale per competizioni agonistiche. Per farlo ha scritto un libro Il vento sulle braccia, che sta presentando in tutta Italia vendendolo come forma di autofinanziamento.
 
La prossima tappa sarà Pescara, dove due mesi fa è stata prenotata una sala circoscrizionale attrezzata per disabili che ora, però, l’amministrazione comunale, guidata dal Pd Matteo Ricci, non vuole più concedere: Claudio Palmulli è anche un militante di CasaPound e questo, a quanto pare, è “giusta causa” per cercare di boicottare il suo sogno. La presentazione, però, si farà lo stesso, solo che sarà in uno spazio privato: l’appuntamento è il 16 dicembre, alle 18, presso il Baia Flaminia Resort.
L’amministrazione Pd nega la sala all’atleta disabile
A denunciare il ripensamento dell’amministrazione, che arriva proprio nel pieno dei richiami della sinistra istituzionale alla mobilitazione antifascista, è stata CasaPound Italia Pesaro, spiegando che «siamo stati contattati da un’impiegata comunale che ci ha comunicato l’intenzione dell’amministrazione di impedire con ogni mezzo la presentazione del libro di Claudio nella sala circoscrizionale».
«Siamo costernati di fronte all’abuso perpetrato non solo nei nostri confronti, ma soprattutto nei confronti di Claudio, che – ha aggiunto il responsabile di Cpi Pesaro, Christiano Demontis – con entusiasmo portava a Pesaro la testimonianza di una vita non segnata dal fatalismo, ma dalla voglia di reagire alla disabilità diventando maratoneta». «Un messaggio positivo e costruttivo messo a tacere dall’arroganza e dal pregiudizio di un’amministrazione faziosa», ha proseguito Demontis, sottolineando l’indignazione per «una classe dirigente che si vanta di essere portatrice di cultura e valori democratici» e poi per «sterile polemica e peloso pregiudizio» arriva a «ridurre al silenzio la storia di un riscatto dalla condizione di disabilità».
 
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Sulla vicenda è intervenuto anche il segretario di CasaPound Italia, Simone Di Stefano: «Matteo Ricci sei ridicolo, vergognati!», ha scritto su Twitter Di Stefano, mentre Palmulli ha commentato ricordando che «il mio libro non parla né di politica né di CasaPound». «Al sindaco – ha aggiunto l’atleta – appena ci sarà occasione ne darò uno per farglielo leggere, almeno si fa un po’ di cultura!». Manca all’appello, invece, proprio la versione del primo cittadino, che in compenso sul suo profilo Twitter, mentre a Palmulli veniva negata la sala, cinguettava sulla «bellissima risposta da Como a intolleranza e neofascismo». «Libertà, uguaglianza e tolleranza sono valori della Costituzione italiana. I nostri valori», stata la sua rivendicazione con l’hashtag della giornata #equestoèilfiore. E questo, ci sarebbe da aggiungere, è il frutto.
di Valeria Gelsi sabato 9 dicembre 2017 – 19:10