La Libia blocca le Ong a 100 km dalla costa. Salvati e internati 105 migranti

canale siciliain Libia ora c’è la democrazia approvata dalla Ue ed esercita una cosa che si chiama sovranità, termine che inorridisce gli europeisti. Se i “migranti” vengono fermati ecco che si usano i termini “internati” e “deportati”. Solo se fanno guadagnare scafisti/ong/coop italiane allora sono considerati veramente  “in salvo”. Questa notizia è riportata solo dal Secolo XIX, poi nascosta all’interno del giornale. SSHHHH….regime politically correct al lavoro

La Libia blocca le Ong a 100 km dalla costa. Salvati e internati 105 migranti
10 agosto 2017
La carta esplicativa (da Limes): a sinistra nella zona rossa il porto di Zawia, dal quale oggi sono stati recuperati e deportati 105 migranti. Le zone sar indicate si riferiscono al diritto internaziionale
 
LA MARINA libica, fedele al governo del premier del governo di unita nazionale di Tripoli di Fayez al Sarraj, ha imposto a tutte le navi straniere il divieto di soccorrere i migranti nelle aree cosiddette aree di «serch and rescue» (SaR) (ricerca e recupero) che vanno molto oltre le 12 miglia nautiche delle acque territoriali.
Di fatto la decisione impedirà alle navi delle Ong di intervenire non solo nelle acque territoriali libiche ma si dovranno tenere ad una distanza di centinaia di km dalla costa.
navi Ong davanti Libia 2
A dare la notizia il generale Abdelhakim Bouhaliya, comandante della base navale di Tripoli di Abu Sitta che ospita anche lo stesso premier Serraj: la Libia ha «istituito ufficialmente una zona di ricerca e salvataggio (SaR) nella quale nessuna nave straniera avrà il diritto di accedere salvo una richiesta espressa alle autorità libiche» che dovranno poi concedere la loro autorizzazione caso per caso.
Un portavoce della Marina libica ha chiarito che il provvedimento è stato adottato esplicitamente «per le Ong che pretendono di salvare i migranti clandestini sostendendo che si tratta di un’azione umanitaria». «Vogliamo inviare un chiaro messaggio a tutti coloro che violano la sovranità libica e mancano di rispetto alla Guardia Costiera e alla Marina», ha aggiunto il portavoce della Marina, il generale Ayoub Qassem.
 
Benchè non esplicitamente fissata nell’annuncio dato oggi dalla Marina libica, l’area SaR, secondo le cartine in uso alla missione EuNavFor Med (Sophia), è quella esistente ai tempi del colonnello Muammar Gheddafi e si estende fino ad almeno 97 miglia nautiche dalla costa libica, ossia 180 km. Al momento le navi delle Ong, invece, operano al limite od anche entro le 12 miglia nautiche delle acque territoriali, pari a 22 km.
Salvataggio e deportazione
 
«La guardia costiera libica del settore ovest di Masfat al Zawia è riuscita a salvare stamani all’alba 105 migranti, tra cui 18 donne e due bambini, di diverse nazionalità, soprattutto marocchini e tunisini». Lo riferisce con un comunicato il portavoce della Marina libica, generale Ayoub Qassem, aggiungendo che «i migranti erano a bordo di una barca a 6 miglia dalla città di Sabrata». «I migranti – prosegue il generale – sono stati portati nella sede della guardia costiera dove hanno ricevuto cure umanitarie prima di essere consegnati all’organismo per la lotta alle migrazioni illegali».
 
Di qui la sorte dei migranti è incerta: il rischio è che vengano internati in cosiddetti “hotspot”, dove le condizioni di vita sono disumane e al limite della sopravvivenza.

Italia va in guerra in Libia: navi sotto la minaccia dei bombardamenti

Ghedafi non andava bene, ora c’è la democrazia in Libia no?

I taxi Soros italianiROMA (WSI)Mentre il Parlamento ha dato il via libera alla missione di supporto navale in Libia, il generale Kalifa Haftar, l’uomo forte del governo di Tobruk minaccia l’Italia.
A Roma la Camera ha votato a favore della missione con 328 sì e 113 no così al Senato con 191 sì e 47 no e il Pd ha ottenuto l’appoggio di Forza Italia. A votare contro la lega Nord  e il Movimento Cinque Stelle. Astenuti Fratelli d’Italia che tramite Giorgia Meloni parlano di un timido intervento additando il nostro paese come il campo profughi d’Europa.
“I francesi si beccano il petrolio mentre l’Italia i barconi”.
E’ il duro commento di Alessandro Di Battista in merito alla situazione libica, tutto questo mentre da Tripoli arriva una minaccia chiara e precisa diretta alò nostro paese.
 
“Bombardate le navi italiane” avrebbe detto il generale Kalifa Haftar suoi uomini come riporta l’emittente panaraba Al Arabiya. Una dichiarazione che segue di poche ore quella espressa nel parlamento di Tobruk contro l’operazione navale italiana accusando il premier di Tripoli, Fayez Sarraj di aver concluso l’accordo con l’Italia portando navi straniere, il che rappresenterebbe una “violazione della sovranità nazionale” libica.
 
Ma Roma minimizza e il premier Paolo Gentiloni sottolinea l’importanza della missione:
Sappiamo tutti quanto i cittadini italiani si attendano risultati nella lotta dei trafficanti di esseri umani e nel controllo sui flussi migratori irregolari. Il contributo delle forze armate in questa direzione è assolutamente strategico e determinante: questa non è certo una missione aggressiva ma di sostegno alla fragile sovranità di quel Paese”.
3 agosto 2017, di Alessandra Caparello
Libia, la svolta anti scafisti di Sarraj: “Pronti a bombardare le loro navi”
La mossa del premier è un messaggio all’Ue: disposti a misure estreme. Il governo minacciato dall’avanzata di Ghwell. Oggi Minniti a Tripoli
 
Migranti soccorsi in Libia dall’intervento della Guardia costiera
Pubblicato il 13/07/2017
Usare l’aviazione contro «l’emigrazione illegale». Cioè bombardare le navi degli scafisti che partono dalle coste libiche dirette verso l’Italia. Non è una provocazione ma un ordine diretto del premier Fayez al-Sarraj alle sue forze armate. Un’accelerazione improvvisa nella lotta ai trafficanti di uomini arrivata alla vigilia delle visita del ministro dell’Interno Minniti, atteso oggi a Tripoli per una missione che ha come scopo principale frenare l’afflusso dei migranti dalle frontiere meridionali della Libia. Minniti – che ieri è stato a Berlino dove ha incontrato l’omologo Thomas De Maiziere – vedrà oggi 13 sindaci del Sud della Libia per convincerli a mobilitarsi contro i trafficanti di uomini.
 
Il primo ministro riconosciuto dall’Onu, e che ha nell’Italia il suo principale alleato, cerca così di dare il suo contributo in un momento difficile per Roma, che si è ritrovata sola in Europa di fronte a una crisi epocale. Al-Sarraj, anche capo supremo delle Forze armate, chiede l’uso delle forze aeree contro «l’emigrazione illegale» e il «contrabbando di carburanti», una piaga che crea malcontento fra la popolazione. Ma questo è il «messaggio interno». Quello all’esterno è rivolto all’Italia e all’Europa: siamo pronti anche a misure estreme.
 
Il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani ha invece invocato l’aiuto della Guardia costiera libica per fermare le partenze: «Dobbiamo assolutamente bloccarle utilizzando tutti gli strumenti che abbiamo. Attraverso i satelliti si vede esattamente quali barche stanno caricando le persone e, con l’impegno della Guardia Costiera Libica, si può bloccare la partenza degli immigrati». Sul piano pratico è difficile capire come funzionerà il piano di Al-Sarraj. Affondare imbarcazioni con i cacciabombardieri non è un’operazione chirurgica. Il rischio di fare un massacro è alto. Il governo Al-Sarraj poi non dispone di una «sua» aviazione. Sono le milizie di Misurata ad avere a disposizione alcuni Mig-23, che sono stati usati nella battaglia di Sirte contro l’Isis. Non sono però dotati di bombe di precisione a guida laser, un’altra controindicazione.
 
A naso l’ordine sembra più una mossa propagandistica. Al-Sarraj ha un grosso debito di riconoscenza nei confronti dell’Italia. La base di Abu Sitta, dove di solito risiede a Tripoli, è protetta dalle nostre forze speciali. I militari della Folgore sono a guardia dell’ospedale da campo di Misurata, che ha curato i feriti nei combattimenti a Sirte ed è un importante presidio a protezione anche della capitale. Il premier ne ha più che mai bisogno. L’ex primo ministro islamista Khalifa Ghwell ha orchestrato da Khoms, a metà strada fra Misurata e Tripoli, una massiccia offensiva. Oltre ai suoi uomini, partecipano la milizia Samoud del colonnello Sala Al-Badi, comandante dell’operazione «Alba Libica», e miliziani affiliati alle Benghazi Defence Brigades, un cartello di gruppi islamisti in prima linea nella lotta contro il generale Khalifa Haftar in Cirenaica. Segno che il fronte di Ghwell si è ancor più radicalizzato.
 
L’assalto di Ghwell è stato fermato ieri dopo una battaglia di tre giorni a Garabulli, conosciuta anche come Castelverde, 60 chilometri a Est di Tripoli. Le forze islamiste si sono dovuto ritirare, dopo aver subito la perdita di quattro uomini, più altri 21 feriti. Ma hanno ripiegato verso Tarhuna, dove si sono di nuovo raggruppate con l’obiettivo di avanzare verso Tripoli da Sud. Fonti locali parlano di «500 veicoli armati» coinvolti. A sbrogliare la situazione è intervenuta la Brigata Tripoli, la più potente milizia alleata di Al-Sarraj, che ha «ripreso il controllo di tutte le vie di comunicazione» attorno a Garabulli. Al-Sarraj si è anche consultato con il consigliere militare speciale dell’Onu, Paolo Serra. Il generale ha invitato a mettere in primo piano «la salvaguardia dei civili» e l’instaurazione di «un cessate-il-fuoco». Ma non è quella l’aria che tira, quanto piuttosto di una resa dei conti fra Ghwell e Al-Serraj.

ONG, FANNO BUSINESS COI CLANDESTINE E PAGANO MENO TASSE DI UNA SRL

ONG, significa “organizzazione non governativa” e a fronte di enormi sgravi fiscali (ricordo che per tutto il 2015 Medici Senza Frontiere ha pagato meno tasse della mia srl per il solo gennaio 2016), ha la possibilità di operare in diversi stati.
Non ho mai sentito definire da nessuno “multinazionale” una ONG, anche se a tutti gli effetti lo è. Negli ultimi anni ho sempre sentito il termine “migrante” al posto di clandestino, e “organizzazione umanitaria” anziché altre definizioni. Qualche giorno fa, il quotidiano “la Repubblica” (VEDI QUI) ha definito “multinazionale” (termine dispregiativo per i lettori de Repubblica, che non va quindi utilizzato per le altre ONG) la ONG Generazione Identitaria. Cosa prevedono gli accordi internazionali? Che le navi che recuperano naufraghi in mare li consegnino alla sede Frontex più vicina al punto di recupero. Sapete dove si trova la sede Frontex più vicina ad un punto in mare compreso tra le 12 e le 40 miglia dalle coste Libiche? In Libia!
La ONG Generazione Identitaria ha semplicemente intenzione di raccogliere più clandestini possibili per consegnarli al punto sicuro più vicino al punto di recupero. Dato che opererà nelle stesse acque delle altre ONG, sarà appunto la Libia.
Dal dicembre 2016 ci sono le prove che alcune delle 9 ONG attualmente attive nel mediterraneo abbiano rapporti economici con gli scafistiQuasi tutte le ONG hanno legami diretti o indiretti con Soros, tutte hanno legami con la sinistra politica. Da anni è dimostrato che il punto di raccolta in mare dei naufraghi non è mai l’italia, ma che le 9 ONG, al contrario di quanto previsto dagli accordi internazionali, sbarcano i clandestini in italia.
La ONG Generazione Identitaria, che ha il solo scopo di rispettare gli accordi internazionali e non riempire l’europa di barbaciabatte e abbronzati utilizzatori di welfare pagato dagli europei, viene definita da Repubblica “multinazionale di estrema destra”. La presenza di navi che raccattano barbaciabatte da portare in italia ha generato la morte di sempre più persone, lo dimostrano i numeri:
  • Nel 2013 sono sbarcati 42.925 clandestini, 644 morti, 1,48% di partiti mai arrivati.Nel 2014 sono sbarcati 170.100 clandestini, 3.419 vittime, 1,97% dei partiti mai arrivati.Nel 2015 sono sbarcati 153.842 clandestini, 3.771 morti. Il 2,39% dei partiti mai arrivati.Nel 2016 sono sbarcati 181.436 clandestini, 5.022 morti. Il 2,69% dei partiti mai arrivati.
Ogni clandestino genera introiti alleno tax ONG, che li raccolgono e alle centinaia di cooperative e srl nate appositamente per gestirli. Miliardi di euro provenienti dalla criminalità e dalle tasse degli europei (italiani in primis, dato che l’accoglienza durante i due anni necessari per il riconoscimento spetta al paese dove sbarcano), e alla faccia dei morti che, in percentuale, continuano ad aumentare.
Repubblica scrive delle cazzate enormi, ma non mi permetterei mai di censurare un giornale comico simile, ognuno ha il diritto di dire tutte le idiozie che vuole. Censura o non censura, le persone intelligenti si informano, gli utili idioti continuano a leggere Repubblica e roba simile.
 15 luglio 2017 di FAUSTO DEMETRIO

Scafisti d’alto bordo

chi non ha firmato il codice di comportamento deve avere molto da nascondere. Si trincerano dietro la scusa che così non possono “salvare vite umane”, strano, Save the cildren e Moas lo hanno accettato, oggi lo ha firmato anche SOS Mediterranee, a loro a quanto pare le regole del codice non impediscono la funzione

MSF_soccorsi_mediterraneo_migranti


Con il caso della nave Iuventa dell’Ong tedesca Jugend Rettet, bloccata a Lampedusa e sequestrata su richiesta della Procura di Trapani con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina iniziano ad aprirsi ufficialmente alcuni squarci di luce sul mondo delle ONG che prosperano grazie al traffico di essere umani nel Mediterraneo….
 
Nonostante tanto giornalismo compiacente, coadiuvato da mestieranti della solidarietà pelosa alla Gino Strada, stia tentando di arrampicarsi sugli specchi per giustificare l’ingiustificabile, alcune verità iniziano ad emergere, anche grazie all’operato di un agente sotto copertura imbarcato su una nave di Save The Children.
 
La Iuventa oltre a collaborare con gli scafisti manifestava una vera e propria ostilità contro l’Italia, tanto da aver posizionato a prua un cartello con la scritta “Fuck Imrcc”, ovvero “affanculo l’Italian Maritime Rescue Coordination Centre”.
Gli operatori della Ong invece di recuperare i migranti in caso di pericolo li imbarcavano invece con operazioni svolte in collaborazione con gli scafisti, avvicinandosi fino a poco più di un km dalla costa libica e poi aiutavano gli scafisti a riportare indietro i gommoni per poterli usare nuovamente.
 
L’intesa  con gli scafisti era talmente forte che il 26 giugno scorso alle 17 sull’albero a poppa della Ong tedesca Jugend rettet, “fu stata issata la bandiera libica.
 
E per finire i volontari impegnati nella tratta dei migranti sembra condissero il proprio spirito umanitario con stipendi nell’ordine dei 10mila euro al mese.
 
Tutte cose che fino ad oggi in tanti abbiamo tentato di scrivere più volte, venendo etichettati come bugiardi, razzisti ed insensibili, ma finalmente risultano essere state sdoganate all’interno delle 147 pagine del decreto di sequestro preventivo della Iuventa, firmato dal gip Emanuele Cersosimo.
 
agosto 03, 2017 Marco Cedolin

 

Ma le ONG si comportavano così?

refugees-welcomeQuesta mattina durante il vertice di Tallin, il ministro Minniti ha illustrato ai propri colleghi europei il nuovo codice di comportamento al quale le ONG che lavorano trasportando i migranti dovranno attenersi, pena la chiusura dei porti per le navi che non rispetteranno le regole. Fatta la debita premessa che nutriamo più di qualche dubbio sulla severità con cui dette norme verranno applicate, soprattutto qualora si faccia leva sull’emergenza umanitaria e la sensibilità popolare, risulta quanto mai interessante prenderne visione….
perché il fatto che siano state emanate dimostra come una cospicua parte delle ONG impegnate nell’operazione fosse solita comportarsi nelle maniere stigmatizzate dal nuovo codice.
Le navi delle Ong non dovranno più entrare nelle acque territoriali libiche, segno che fino ad oggi in tutta evidenza lo facevano.
 
Viene ribadito l’obbligo di non spegnere i transponder a bordo e il divieto di agevolare con l’uso del telefono o delle luci i contatti con gli scafisti, segno che in tutta evidenza questo accadeva.
Puntualizza poi l’obbligo di non effettuare trasbordi su altre navi, italiane o appartenenti a dispositivi internazionali e quello di dichiarare le fonti di finanziamento per la propria attività in mare, dal momento che evidentemente fino ad oggi non è stato così.
 
Viene ribadito l’obbligo di non ostacolare le operazioni della Guardia costiera libica, come evidentemente avveniva regolarmente e infine l’obbligo di trasmettere tutte le informazioni di interesse info-investigativo alle Autorità di Polizia italiane con contestuale consegna, di iniziativa e su richiesta, di ogni oggetto potenzialmente idoneo a costituire prova o evidenza di fatto illecito. Segno che molto spesso i fatti illeciti venivano coperti e le indagini ostacolate.
 
Insomma sotto tutti i punti di vista le ONG fino ad oggi non devono essersi comportate in maniera così adamantina, se perfino la UE (sponsor dell’accoglienza) si è sentita in dovere di emanare un codice che ne regolasse gli “allegri” comportamenti.
 

Dai migranti a Soros, ormai è delitto di lesa ONG. Ma Amiens ha varcato il Rubicone dell’ideologia

politically correct areadato che le accuse al traffico/collusione scafisti/Ong sono state più che provate, è utile ricordare l’inizio e chi, ancora oggi, sputa sui magistrati che indagano GLI INTOCCABILI

Dai migranti a Soros, ormai è delitto di lesa ONG. Ma Amiens ha varcato il Rubicone dell’ideologia
 
 
Ho dovuto darmi un pizzicotto, stamattina, perché credevo di stare ancora sognando. Eppure no, ero sveglio da un po’, stavo bevendo il secondo caffè, la sigaretta era accesa ma qualcosa mi diceva che era una dimensione onirica quella che stavo vivendo: un giornalista del “Fatto quotidiano” aveva detto di non credere alle accuse di un magistrato! Non scherzo, è successo davvero ad “Agorà” su Rai3 ed è successo poco fa: penso che a Lourdes si provino sensazioni simili. Il giornalista in questione è tale Ferruccio Sansa e il procuratore non degno di fiducia investigativa da parte di una redazione che immagino dorma con il codice penale e la foto della Boccassini sul comodino è quello di Catania, Carmelo Zuccaro. Qual è la sua colpa? Indagare sui presunti intrecci tra ONG e scafisti rispetto agli sbarchi record sulle coste italiane, con i mezzi navali delle organizzazioni umanitarie che operano come taxi dalle coste libiche a quelle del nostro Paese.
E perché costui non è credibile? Di più, perché anche le indagini analoghe aperte anche dalle procure di Trapani e Palermo vengono trattate come argomenti kafkiani? Perché siamo in pieno in quello che si configura come reato di lesa ONG. Non importa che ci siano più indizi sospetti in queste inchieste che in tre quarti di quelle condotte in Italia e beneficiare di prime pagine e apologia del pm di turno, chi aiuta le risorse a sbarcare in Italia gode di una sorta di immunità mediatica che punta a garantirgli anche quella penale. E non parlo solo di “Agorà”, tre quarti delle trasmissioni tv e dei servizi giornalistici hanno tesi innocentiste, salvo rare e pesanti eccezioni, per onore di verità, come “La Stampa”, la quale ha pubblicato un filmato che mostra come gli scafisti scortino le barche dei migranti con le moto d’acqua fino a quando le navi delle ONG non li prendono in carico. Capito, con le moto d’acqua: difficile siano lontanissimi dalla riva libica, cosa dite? Ormai siamo all’Aquafan dell’invasione, ci pigliano pure per il culo.
“Così gli scafisti scortano i migranti sulle navi delle Ong”
 
Ieri sera a “Matrix”, il direttore del periodico cattolico “Vita”, Riccardo Bonacina, ha così smontato le tesi accusatorie: chi parte dalla Libia ha già saldato il suo conto con gli scafisti, è “un vuoto a rendere”, quindi perché i trafficanti dovrebbero preoccuparsi che le ONG li prendano in carico? Il Pulitzer è dietro l’angolo per uno così, ne sono certo.
 
Magari perché al terzo scafo che cola a picco, ammazzando qualche centinaio di persone, diciamo che la pubblicità al tuo servizio va un po’ a puttane e ci si rivolge altrove? Oppure, magari, perché c’è un tacito patto con chi, sulla sponda italiana, attende a braccia aperte chi andrà a infoltire la schiera dei beneficiari della mitologica “accoglienza”, il famoso business che rende più della droga, stando a quanto dichiarato da Salvatore Buzzi nella famosa intercettazione che è stata architrave fondativo dell’inchiesta “Mafia capitale”, quella sì capace di eccitare gli spiriti colpevolisti della stampa? Dai Bonacina, sforzati che ce la fai.
Se poi è addirittura Frontex a segnalare delle anomalie, allora diciamo che il sospetto cresce. Io non so se le ONG tramino con gli scafisti, anche se il fatto che circolino in troppe tasche di migranti numeri di cellulari degli stessi e dei membri di queste organizzazioni mi fa propendere per un forte dubbio ma so per certo che esiste una corsia prioritaria per far sbarcare clandestini (perché tali sono) nel nostro Paese: i numeri parlano chiaro. E so che questo argomento è tabù, chiunque osi dire che occorre vederci chiaro, è da annoverare tra le fila “di chi vuole vedere i profughi in fondo al mare”, come ha dichiarato nel fine settimane il sempre sobrio e lucido Roberto Saviano per ribattere alle accuse di Luigi Di Maio, il grillino partito lancia in resta a difesa delle indagine siciliane (sentendo odore di urne, vista la poca chiarezza dell’M5S in materia).
 
Nessuno tocchi i migranti. E, soprattutto, nessuno tocchi quegli angeli delle ONG, incarnazione laica del bene, nuova icona dell’illuminismo pietoso e pietista che ti garantisce una accurata ripulitura della coscienza con soli 2 euro tramite sms. Cazzo, un affarone! Se poi quel bambino con la pancia gonfissima e le gambine da merlo ti fa così pena, caccia pure di più attraverso un bonifico o un bollettino postale. Insomma, nel Paese in cui l’istituto giuridico del “non poteva non sapere” è stato fondamento di un’attività giudiziaria ventennale contro Silvio Berlusconi e tanti altri, più o meno conosciuti e in grado di pagarsi avvocati di grido, quella inchiesta non s’ha da fare.
In compenso, occorre mettere sotto indagine l’Ungheria di Viktor Orban, uno che sull’immigrazione ha detto subito chiaramente quale fosse la sua posizione, inimicandosi i papaveri di Bruxelles. E perché? Medesimo reato, lesa ONG. In questo caso, la madre di tutte le ONG, visto che parliamo di un’istituzione legata alla galassia di George Soros. E cosa ha detto ieri la Commissione UE con tono grave? La legge sull’istruzione superiore approvata nelle scorse settimane dal Parlamento di Budapest, che mette a rischio la sopravvivenza della Central European University di George Soros, “non è compatibile con le libertà fondamentali del mercato interno e con il diritto alla libertà accademica garantito dalla carte dei diritti UE”. Me cojoni! Roba da arresto immediato!
 
Per ora, invece, siamo solo all’avvio del primo passo verso una procedura di infrazione nei confronti dell’Ungheria: l’esecutivo di Bruxelles ha inviato, infatti, al premier ungherese “una lettera di messa in mora sulla legge sull’istruzione superiore”. Cosa ci abbia fatto Orban con quella missiva, immagino lo sappiate benissimo da soli. Si tratta, di fatto, del primo colpo assestato da Jean-Claude Juncker al premier ungherese, visto che nel mirino della Commissione non ci sarebbe solo la legge che porterebbe alla chiusura dell’Università ma, guarda caso, anche le leggi sul diritto d’asilo, sulla registrazione delle ONG e la consultazione pubblica lanciata dal governo magiaro e denominata “Let us stop Brussels”, i cui contenuti sono stati definiti “scorretti e altamente ingannevoli” dalla Commissione. Difendendosi di fronte al Parlamento Europeo, Viktor Orban ha definito le accuse “assurde e infondate”, visto che “la modifica tocca 28 università straniere che operano in Ungheria, limita la possibilità di abusi e pone fine ai privilegi che sono accordate alle università straniere rispetto a quelle europee”.
 
Ma, come si conviene al personaggio, non si è limitato all’uso del fioretto, definendo Soros “uno speculatore americano che attacca l’Ungheria e che ha distrutto la vita di milioni di europei con le sue speculazioni. Ed è anche nemico dell’euro, nonostante sia tanto stimato qui e ricevuto da leader europei”. Infine, la stoccata sull’immigrazione: “I migranti vogliono transitare in Ungheria per andare in Austria, in Germania e in Svezia, noi rispettiamo le regole di Schengen per l’interesse degli austriaci, dei tedeschi e degli svedesi, pensiamo di meritare un ringraziamento, non un attacco”. Roba da aprire un’inchiesta, che screanzato. In questo caso, la grande stampa sarebbe sicuramente sulla barricata colpevolista.
 
Ma attenzione, perché per quanto i media possano imbastire campagne di canonizzazione laica delle ONG e benedicano l’immigrazione come un dono del Cielo, la gente ha cominciato a ragionare con la sua testa. E, soprattutto, mandare allegramente a fare in culo gli schemi polverosi del pensiero politico novecentesco: in un mondo che vuole ancora come sacro l’assioma in base al quale la sinistra è il progresso e la destra invece l’abiezione assoluta, qualcosa sta cambiando. Anzi, è già cambiato. Guardate questa cartina della Francia, ci mostra come il Paese sia politicamente spaccato dopo il voto al primo turno delle presidenziali: un qualcosa di polarizzato al massimo, tanto che verrebbe da dire che l’unica cosa che abbia in comune quella gente sia la lingua che parla. Rischio di scollamento sociale, tale da poter dar vita a prodromi di guerra civile? Una polveriera politica che va a sovrapporsi a quella sociale delle banlieue e della crisi economica? Le basi ci sono tutte e il potere non ha fatto nulla per disinnescarle, in base al sempre valido motto del “divide et impera”, peccato che questa volta si siano spinti un pochino oltre, facendo saltare quel tacito patto sociale in base al quale il popolo si fa prendere per il culo ma, quantomeno, in cambio di salario e smartphone a rate.
 
La conferma ce l’ha data ieri la reazione dei lavoratori della fabbrica Whirlpool di Amiens, nel Nord della Francia, alla visita di Emmanuel Macron, politicamente di casa da quelle parti. E come è andata? Pesci in faccia, per il semplice fatto che quella fabbrica ha i giorni contati, visto che il gigante USA l’anno prossimo trasferirà la produzione in Polonia per abbassare i costi. La stampa, ovviamente, ha subito sottolineato come la reazione degli operai sia stata frutto del “colpo gobbo” giocato da Marine Le Pen, fattasi trovare sul piazzale della fabbrica, mentre Macron era chiuso con i rappresentanti sindacali a discutere. Si è parlato di “campagna elettorale ruvida” ma i fatti sono chiari: la Le Pen ha dichiarato che, se eletta, quella fabbrica non si muoverà dalla Francia.
 
E queste foto  ci mostrano la reazione della gente. Piaccia o no, il potere ha talmente tirato la corda da rendere possibile che la leader di un partito di estrema destra venga accolta con cori e abbracci immortalati nei selfie fuori da una fabbrica. Emmanuel Macron, invece, ha subito una contestazione tale da non riuscire quasi a parlare, limitandosi – quando è tornata un po’ di calma – a dire alla gente di “non credere alle promesse della Le Pen”. Lui, invece, liberista, europeista rigido, estimatore dell’austerity e con un passato alla Banca Rothshield, gode di una credibilità enorme tra gli operai. Al netto del reato di lesa ONG e dei deliri di Bruxelles contro uno Stato sovrano che non vuole sobillatori in casa, visto l’alto numero di primavere colorate già sperimentate ad Est, quanto accaduto ieri ad Amiens equivale all’attraversamento di un Rubicone politico che si credeva invalicabile: la destra nelle fabbriche. E non in quanto storicamente e ideologicamente tale ma in quanto soggetto difensore di sovranità popolare e orgoglio di popolo, quindi trasversale e nazionalista: la stampa autorevole e i talk-show non lo ammetteranno mai, tacceranno di creduloneria quegli operai che si fidano di una fascista come la Le Pen e continueranno a dedicare fiumi di parole alle ONG – sante e martiri – ma il dado, in parte, è tratto.
 
E se le parole della stampa sono destinate a sparire nel vento, i numeri dei mercati parlano chiaro:
 
tutta questa certezza che Emmanuel Macron sbarchi in carrozza all’Eliseo la sera del 7 maggio non c’è. Magari è soltanto scrupolo, magari scaramanzia dopo le batoste di Brexit ed elezione di Donald Trump ma i segnali sono chiari. Certo, Jean-Luc Mélenchon ha invitato i suoi elettori, un bel 18% del totale, a scegliere formalmente tra votare Macron e astenersi al secondo turno ma quanti prototipi degli operai di Amiens ci sono tra loro? Quanti di loro, ancora oggi, in pubblico non hanno il coraggio di dire che non vogliono un banchiere all’Eliseo e che sono pronti al grande salto nel buio? Il francese Fernandel, impersonando il mitico Don Camillo di Giovannino Guareschi, diceva chiaramente che nel segreto dell’urna, Dio ti vede e Stalin no. In questo caso, non c’è da scomodare l’Onnipotente: chi non ti vede nel segreto dell’urna è l’establishment. Chi ti vede, invece, è la consapevolezza di non avere più nulla da perdere. L’arma letale contro il potere.
 
Don Camillo E L’onorevole Peppone!
 
Da qui al 7 maggio ne accadranno di tutti i colori, prepariamoci ma teniamo a mente quanto successo ad Amiens: destra e sinistra, nella concezione polarizzata e sclerotizzata dello status quo borghese, sono morte. La lingua è quella della difesa degli interessi, nazionali, sociali e personali: e per quanto possa sembrare populista, quelli di uno che ha lavorato alla Banca Rothshield e viene applaudito da tutto l’establishment europeo e mondiale, non saranno mai gli stessi di un operaio del Nord della Francia che tra pochi mesi sarà disoccupato in nome di quella delocalizzazione che Macron e i suoi sodali hanno benedetto e innalzato a modello di sviluppo. L’aria sta cambiando e non serve attendersi sorprese il 7 maggio per capirlo: basta guardare la foto di copertina. Non sprechiamo tutto, lasciamo i media a difendere le ONG e gli interessi del potere mondialista: c’è da cavalcare la tigre, adesso. O mai più.
di Mauro Bottarelli – 27/04/2017 Fonte: Rischio Calcolato

Migranti, ecco perchè li portano tutti in Italia. Un patto segreto, o altro?

bonino sbarchi Italiatutte fantasie, è un caso.

 
Secondo leggi sul Diritto del Mare i migranti prelevati nelle acque internazionali possono chiedere asilo politico direttamente nello Stato di bandiera della nave, chiederlo quindi al del capitano in mare che ne è il rappresentante giuridico, quindi essere portati nel paese di bandiera dove attendere la conclusione dell’iter amministrativo della richiesta. Poco nota è la vicenda della nave militare spagnola Rio Segura. Perchè una nave di stanza nel porto di Las Palmas nelle Canarie, isole spagnole nell’Oceano Atlantico, sbarchi a Salerno 1.281 immigrati il 29 giugno scorso?
L’ex Ministro degli Esteri Emma Bonino ha chiarito: l’Italia nel 2014 ha chiesto acchè  “tutti i migranti” raccolti nell’ambito della missione europea Triton, fossero sbarcati in Italia, spiegando quindi la ragione per cui sia le navi militari europee sia le navi Ong facessero da traghetto dalle coste libiche a quelle italiane. A quanto pare deliberatamente prelevano ovunque e sanno già dove dirigere per consegnare il pacco. Non mi meraviglierei semmai dovesse uscire la notizia che questi navigli facciano proventi con il traffico di essere umani.
 
Facendo i controlli sulla nave Rio Segura della Guardia Civil spagnola tramite i siti web specializzati www.marinetraffic.com e www.vesselfinder.com risulta che la Rio Segura ha base nel porto di Las Palmas nelle Isole Canarie, territorio spagnolo in Oceano Atlantico di fronte alle coste dell’Africa occidentale. La Rio Segura si muove sistematicamente con il sistema di identificazione AIS spento e quindi impossibile tracciarne i percorsi, ma i dati storici che ci sono del solo 2016 sono eloquenti: il 6 ottobre del 2016 ha sbarcato a Cagliari ben 1258 migranti.
Le Isole Canarie sono uno dei punti di approdo dei flussi migratori dall’Africa sub-sahariana che così evitano la traversata del Sahara. I dati storici partono dal 1999 (875 sbarchi) al 2007 (12.478 sbarchi) con la punta massima nel 2006 (31.678 sbarchi).
 La Spagna ha siglato accordi di riammissione con vari Paesi dell’Africa occidentale, in cui si prevede il rimpatrio degli immigrati sbarcati irregolarmente. Come conseguenza è salito il numero di minori non accompagnati arrivati sull’arcipelago, di solito protetti dalla Convenzione per i diritti del fanciullo. E la Rio Segura sbarca 256 minori, 13 neonati e 11 donne incinte a Salerno, e 258 minori a Cagliari. A questo punto sarebbe da capire dove prendono gli immigrati le altre navi militari spagnole, come la Victoria che l’AIS  non lo accende mai.
Insomma niente più che una conferma di quanto detto dalla Bonino e smentito da nessuno: è stato firmato un trattato segreto dove “tutti i migranti” più o meno clandestini devono approdare in Italia, sia dalle navi militari che dalle Ong, sia raccolti davanti alle coste libiche sia dovunque, anche nell’Oceano Atlantico.
Sarebbe interessante conoscere i dettagli del  Trattato Segreto, o la parte non pubblica di Triton per trarne le conseguenze politiche e sicuramente elettorali. Eppure, in maniera bipartisan, lo  sapevano tutti, maggioranza ed opposizione. Solo gli italiani continuano a rimanere allo scuro.
di Emanuela Ricci – 13 LUG
fonte Quotidiano Il Primato Nazionale
foto Il  Messaggero

Nelle Ong spuntano gli stipendi d’oro: diecimila euro per salvare i migranti

nave ongtutto fango tutto fango su questi santi che solo ed unicamente per amore verso il prossimo che si “impegna” in questi “salvataggi”.

un ripassino  Donatori e interessi nascosti: ecco i misteri della Ong Moas


Chiamavano i migranti da soccorrere, “la roba”. E intascavano stipendi d’oro: da diecimila euro al mese. Le rivelazioni sulla nave Iuventa, appartenente a una Ong tedesca, fanno emergere un quadro impressionante sul business degli sbarchi. Come ha riportato il quotidiano La Stampa, dalle intercettazioni di due collaboratori di Save the Children, si evince come l’impegno di certe Ong sia tutt’altro che disinteressato. Uno chiede all’altro: «Quali erano secondo te le cose strane che hai visto?». E lui risponde:«”Innanzitutto il fatto che venissero pagati così tanto, il fatto che ci facessero fare queste c… di foto come …». L’amico chiede: «Perché loro, aspè perché loro erano pagati come stipendio dici?». Sorprendente la risposta: «Eh, si, cioè .. cioè uno che fa il volontario che si piglia 10.000 euro mi sembra …».
E un volontario rivela: “Quella Ong è fatta da banditi”
E in un’altra intercettazione: “Quegli altri, quelli là…”, continua in un’altra chiacchierata l’operatore riferendosi a un’altra organizzazione di volontari, “quelli erano banditi del mare non erano soccorritori del mare, eh? Quelli erano veramente banditi! Cioè veramente quella è stata proprio scandalosa… hanno fatto più morti loro che loro da soli coi gommoni”.
“Gran parte delle Ong non ha fini umanitari ma politici”
«È sempre più chiaro che almeno gran parte delle Ong che trasportano i migranti in Italia hanno fini politici e non umanitari. Il loro scopo è indebolire l’Italia economicamente, politicamente e socialmente, abbassare salari e diritti dei lavoratori italiani, per avvantaggiare grandi interessi internazionali». Lo sostiene il senatore di Forza Italia Lucio Malan. «Ecco perché a quelle Ong arrivano grandi e misteriosi finanziamenti, che consentono lauti stipendi ai cosiddetti volontari sulle navi che ci portano gli immigrati», sottolinea l’azzurro, aggiungendo: «È però desolante che tali soggetti trovino appoggi in Italia da parte di politici, presunti intellettuali o personaggi come il presidente dell’Inps».

di GUIDO LIBERATI – lunedì 7 agosto 2017

Enrico Bilderberg e la scomparsa dei fatti

enzo GrecoQueste Associazioni, tutto meno che umanitarie, parlando degli immigrati: li definiscono “roba” … i volontari a 10.000 euro al mese
(Immagine presa da Enzo Greco)

Enrico Bilderberg e la scomparsa dei fatti
Dopo aver detto sulla sua pagina Facebook che «Sul web c’è il Medio Evo, negazionisti, antivaccinisti, razzisti e cospiratori», ed aver raccolto migliaia di like, il direttore del Tg La7 Enrico Bilderberg aggiunge altre amenità piuttosto divertenti:
 
«Ma i soliti invasati hanno cominciato compulsivamente a scrivere “Chiedi scusa a Zuccaro”. Poveretti. Forse non sanno che il procuratore di Catania non ha nulla a che fare con l’inchiesta della magistratura di Trapani che ha portato al fermo della nave Iuventa. E che quella stessa inchiesta ha escluso qualsiasi fine di lucro nell’azione di quella Ong tedesca, che peraltro vive di crowdfunding (anche se dubito che gli invasati di cui sopra sappiano cos’è). Ora, sappiano costoro che qualche fesso ci sarà pure nel mondo delle Ong, come detto fin dal primo momento; ma che da qui a accusare quei giovani estremisti tedeschi, o addirittura tutte le Ong in quanto tali di guadagnare sull’accoglienza è un porcata, frutto di malanimo verso la stessa idea di solidarietà. Mai un solo indizio di lucro di una Ong è stato mostrato, mentre da mesi la macchina del discredito (Ong=coop=Buzzi) investe canagliescamente tutto un mondo fondato sul volontariato e le sottoscrizioni solidali.»
 
iuventa scafistiUn fermo immagine del video diffuso dalla Polizia di Stato, 02 agosto 2017. Sono tre gli episodi sui quali indaga la procura di Trapani e per i quali il gip ha disposto il sequestro preventivo della nave Iuventa della Ong tedesca Jugend Rettet.
In realtà i fatti sono ben diversi da come dice Mentana e stavolta anche il Corriere se ne accorge, quando dice che i trafficanti libici hanno effettuato almeno tre «consegne controllate» di migranti all’equipaggio della nave «Iuventa» con la complicità di alcuni ufficiali della guardia costiera di Tripoli.
 
La nave Iuventa infatti, della tedesca Jugend Rettet, è stata poi bloccata al largo di Lampedusa, e dopo i controlli sequestrata: «Documentati contatti con i trafficanti da parte dell’equipaggio». L’ordine di sequestro del peschereccio della Ong tedesca racconta che cosa accade al largo della Libia, e svela gli accordi illeciti con altre organizzazioni, ma anche il ruolo di «Save the children» che ha «segnalato» le irregolarità commesse da alcune associazioni. Ora si va avanti, perché il prefetto Vittorio Rizzi, capo della Direzione anticrimine della polizia, si muove in coordinamento con tutte le Procure titolari delle inchieste proprio per individuare i possibili collegamenti con le organizzazioni criminali.
L’informativa della polizia dà conto dell’accaduto: «Il gommone della Iuventa si è diretto verso le coste libiche e da quei luoghi è sopraggiunta una imbarcazione verosimilmente con trafficanti a bordo; il gommone e il barchino con i presunti trafficanti, dopo essersi incontrati, sono restati affiancati per qualche minuto; dopo qualche istante il gommone si è diretto verso la Iuventa mentre l’altro natante ha proceduto verso le coste libiche; successivamente quest’ultima imbarcazione è riapparsa sullo scenario, “scortando” un gommone carico di migranti ed arrestando la navigazione solo in prossimità della Iuventa. Proprio la dinamica con la quale avveniva questo secondo “viaggio” del barchino consentiva di acquisire piena contezza che le persone a bordo fossero dei trafficanti.»
I primi a denunciare le «irregolarità» di Jugend Rittet sono stati alcuni membri dell’equipaggio della «Vos Hestia», la nave di Save the children (una delle tre Ong che ha firmato il codice di comportamento del Viminale approvato anche dall’Ue) a bordo della quale c’era un agente sotto copertura.
Uno di loro ha tra l’altro dichiarato a verbale: «Tra le organizzazioni la più temeraria era sicuramente la Iuventa. Da quello che ho potuto vedere sul radar, avendo io accesso al ponte, arrivava anche a 13 miglia dalle coste libiche, circostanza anche pericolosa. La Iuventa è un’imbarcazione piccola e vetusta, fungeva da “piattaforma” ed era sempre necessario l’intervento di una nave più grande sulla quale trasbordare i migranti soccorsi dal piccolo natante».
Tutti FATTI che smentiscono clamorosamente le affermazioni di Mentana, che a questo punto si rivela un mistificatore della realtà e un pessimo giornalista.
twit ongPerfino Minniti si è deciso a dettare regole più severe per le ONG, forse perché il problema sta diventando esplosivo, e in prossimità delle prossime elezioni è necessario salvare il salvabile.
 
Obiettivo del suo Codice di comportamento è quello di impedire che le Ong vadano a prelevare i migranti spingendosi in acque libiche o comunque al limite del confine marittimo, tant’è che viene  fissata una distanza minima dalla costa che non potrà essere superata. Del resto Magistratura, Parlamento, e Frontex  hanno dimostrato che spesso gli equipaggi decidono di spegnere i transponder per non essere identificati dalla guardia costiera libica, procedura che sarà vietata, così come non sarà più possibile segnalare la propria presenza con i razzi luminosi agli scafisti
Delle nove organizzazioni non governative sappiamo che solo poche hanno finora firmato, “Save the Children” e “Moas” hanno accettato subito, le altre o non si sono presentate, o hanno opposto un netto rifiuto, sotto la guida della più autorevole di tutte, “Medici senza frontiere”, che nel 1999, per la sua benemerita attività, vinse il Premio Nobel per la pace. Ma ora che il Parlamento ha deciso di organizzare l’intero progetto di attività delle navi italiane nelle acque libiche, quale forza avrà quel Codice di condotta?
Sappiamo anche che su due dei 13 punti le Ong hanno opposto un netto rifiuto: l’obbligo di ospitare agenti armati a bordo delle loro navi e l’impossibilità di trasbordare i migranti salvati su altre navi: dovrebbero condurli loro stessi in porto e questo, come ha osservato “Medici senza frontiere” rallenterebbe di molto l’attività di salvataggio.
 
Ma il Codice Minniti non ha valore di legge, non è un vero regolamento, perché non agevola la messa in pratica di norme primarie, non è nemmeno un accordo, dato che non c’è stata trattativa fra le parti. Ne sono certi gli avvocati e i giuristi dell’Asgi, associazione che da diversi lustri si occupa di immigrazione: «Il codice di comportamento è una bolla di sapone, e la mancata sottoscrizione non potrà avere alcuna conseguenza giuridica, se non nei casi e nei limiti già sanciti da norme nazionali e internazionali».
 
Una delle minacce contro le Ong ribelli sarebbe quella di chiudere loro l’accesso ai nostri porti, prospettata da alcune forze politiche.  Ma, se le navi in questione battono bandiera italiana, il rifiuto non potrà essere opposto, e nemmeno se queste navi hanno a bordo persone bisognose di aiuto. La navigazione in alto mare è libera, e il capitano di una nave ha l’obbligo di soccorrere imbarcazioni tanto di migranti quanto di turisti, che siano in pericolo. Non c’è Codice di comportamento che tenga. Insomma, si rischia un grosso pasticcio giuridico, a livello internazionale.
Numeri allarmanti comunque, anche senza tirare in ballo il «push factor», cioè la spinta ad aumentare le partenze da parte degli scafisti, consapevoli che grazie alle Ong è sufficiente portare i migranti al limite delle acque territoriali libiche. Una dinamica liquidata come indimostrabile pochi mesi fa e ora divenuta parte dell’agenda di governo, dopo essere finita sul tavolo del summit trilaterale di Parigi.
«Quanto al dottor Zuccaro» dice ancora Mentana «sono in attesa che dia un seguito a quelle parole ascoltate una mattina di tre mesi fa a Agorà: “A mio avviso alcune Ong potrebbero essere finanziate dai trafficanti, e so di contatti. Un traffico che oggi sta fruttando quanto quello della droga. Forse la cosa potrebbe essere ancora più inquietante. Si perseguono da parte di alcune Ong finalità diverse: destabilizzare l’economia italiana per trarne dei vantaggi”. Non ha mai mostrato un minimo labile indizio al riguardo. E non ha spiegato perché ha fatto quella sparata, lui che dovrebbe parlare per atti. So che molti sperano che sia come promette lui, che il mondo della solidarietà sia marcio, anche se non capisco il perché di tanto odio preconcetto. Ma fare questo mestiere vuol dire ragionare sui fatti e sulle storie, non sulle pulsioni viscerali»
Il procuratore capo di Catania Carmelo Zuccaro è stato crocifisso da Mentana, oltre che dai  presidenti delle Camere, dal ministro della Giustizia Orlando e dal Csm.
E ora, come se niente fosse, lo stesso governo fa sua quella denuncia e la trasforma in questione politica europea, una sorta di rivincita silenziosa per il procuratore di Catania. E nessuno, a parte Frontex, Di Maio, che le definì i “taxi del mare”, Meloni, Salvini e lo stesso Zuccaro, diceva una parola.
 
Intanto l’indagine di Catania è passata da «conoscitiva» a «penale», infatti dopo le Procure di Trapani e Palermo, anche quella di Catania ha iscritto nel registro degli indagati alcune delle persone coinvolte, e il fulcro dell’indagine riguarda le comunicazioni tra scafisti e personale delle Ong.
Evidentemente la sferzata di Zuccaro, che chiedeva maggiori mezzi d’indagagine, è servita, perché il fascicolo aperto a Catania riporta l’ipotesi di reato prevista dal sesto comma dell’articolo 416 bis: associazione a delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina. Un reato che prevede una pena da cinque a quindici anni per chi promuove l’associazione e da quattro a nove per chi ne fa anche solo parte.
 
Zuccaro da parte sua non sembra commentare né gli sviluppi dell’inchiesta né quelli politici che ora confermano la sua denuncia, e incassa la rivincita con riserbo: «In questo momento commenti aggiuntivi sarebbero in contrasto con l’interesse delle indagini».
 
Ma intanto Enrico Bilderberg cosa fa? Non dovrebbe scusarsi con i suoi lettori e telespettatori una buona volta? Della libertà d’informazione si è fatto un’opinione del tutto personale, che non ci è consentito di conoscere? Oppure pensa che i fatti debbano coincidere con le sue opinioni?
 
 
Rosanna Spadini 05.08.2017

Sbarchi in Italia, la “pista ucraina” confermata anche dal regime di Kiev Solo tra il 2014 ed il 2016 sono stati arrestati oltre 40 scafisti ucraini.

sbarchi-migranti-Ong-1come dicevano? Un fenomeno che non si può controllare? Si riferivano al racket ed alla mafia, che lucra più della droga con l’immigrazione, con  i miliardi che girano certo che non si può arrestare. Certo che son stati fatti passare per turisti, con 5.500 sterline di “biglietto”..

Sbarchi in Italia, la “pista ucraina” confermata anche dal regime di Kiev
Solo tra il 2014 ed il 2016 sono stati arrestati oltre 40 scafisti ucraini. Numerosi i trafficanti bloccati negli ultimi mesi
Dalle barricate neonaziste di EuroMaidan alla compravendita e il trasporto di esseri umani. In Italia, le forze dell’ordine in due anni hanno arrestato circa 40 cittadini ucraini sospettati di traffico di migranti nel Mediterraneo. A fornire questa cifra è lo stesso regime di Kiev. È quanto ha dichiarato all’agenzia stampa Unian il rappresentante del Dipartimento di servizio consolare del Ministero degli Affari Esteri d’Ucraina, Vasyl Kirilich.
 
Una cifra parziale, che non tiene conto dei numerosi arresti effettuati negli ultimi mesi in diverse città del Meridione, soprattutto in Calabria, Sicilia e Puglia, in seguito agli sbarchi. “Secondo le istituzioni diplomatiche ucraine in Italia, negli anni 2014-2016 sul territorio italiano sono stati bloccati e detenuti circa 40 nostri connazionali con l’accusa di trasporto illegale di migranti”, ha dichiarato Kirilich.
“Tutti gli arrestati hanno ammesso di essere stati ingaggiati con la stessa modalità: in diverse città ucraine, degli ignoti hanno pubblicato su internet delle offerte di lavoro nel settore turistico, per il trasporto in barca di passeggeri”, prosegue il diplomatico. “Quando gli interessati si presentavano al colloquio, venivano avvicinati da persone che proponevano loro di entrare a far parte degli equipaggi. Successivamente sono stati indotti ad imbarcare migranti spacciati per turisti ed a portarli verso determinate destinazioni”, ha aggiunto il rappresentante del servizio consolare ucraino.
 
Non è la prima volta che si parla di una sorta di “Ukrainian connection“, come una delle chiavi di lettura per comprendere cosa si cela dietro l’impennata di sbarchi in Italia.  A maggio, perfino il The Sunday Times ha scritto di un business milionario che vede coinvolti numerosi moderni negrieri ucraini, specializzati nel trasporto di migranti su yacht di lusso, per dare meno nell’occhio. Con questo metodo, secondo i giornalisti inglesi, sarebbero giunti oltre 2 mila migranti. Provenienti soprattutto dal Medio Oriente e dall’Asia meridionale, dopo aver pagato  più di 5.500 sterline a testa, attraverso la rotta che dalla Turchia porta alle coste italiane.
Gli scafisti ucraini non opererebbero soltanto sui mari Adriatico e Ionio, ma sarebbero attivi anche sul tragitto che parte dalla Libia. Quello maggiormente battuto dagli equipaggi delle Ong. Ne ha parlato il Corriere della Calabria.
“Veniamo alle 14 navi (delle organizzazioni non governative, n.d.r) monitorate. Di queste solo una batte bandiera italiana, mentre tre operano sotto l’egida di Panama e delle Isole Marshall, quanto di meno trasparente possa capitare di dover incontrare nell’ambito di una indagine giudiziaria di qualsivoglia natura. Molte di queste sono quasi totalmente in mano ad equipaggi ucraini, dal comandante al mozzo di bordo”, così come “ucraini sono anche molti degli “operativi” reclutati dagli scafisti in Libia”.  Scafisti che – secondo il Corriere della Calabria – scambierebbero informazioni preziose, comprese le coordinate dei luoghi in cui “recuperare in mare” i migranti, con i loro connazionali ucraini imbarcati sulle navi dei soccorritori. Finanziate, guarda caso, dagli stessi miliardari “filantropi” alla Soros che hanno appoggiato il golpe di EuroMaidan a Kiev ed i battaglioni paramilitari neonazisti.
di Omar Minniti Notizia del: 28/07/2017