Civile e rispettosa convivenza ed integrazione

Non capita a casa Boldrini. Un altro Ministro, disse che bastava occupare una terra per accamparne ogni diritto e legittimità. Gli aventi diritto precedenti?
Chi se ne frega. Far west style. I precedenti aventi diritto saranno solo dei razzisti cattivi

CLANDESTINI: DOPO LA PAGHETTA, ARRIVA LA CASETTA! MA LA TUA CASA! ECCO COME FANNO A MILANO A PROCURARSI UNA CASA VERA!
A Milano c’è un condominio che non va in ferie: “Se andiamo via ci occupano le case”

La rabbia dei residente negli appartamenti dell’Aler in viale Mar Jonio 7 al quartiere San Siro. “Loro, gli stranieri, sfondano la porta, cambiano la serratura e ci lasciano a spasso. Qui c’è il racket”

Al primo impatto il casermone di viale Mar Jonio numero 7, a Milano, sembra crivellato dai colpi di un mitra, poi ti avvicini bene ed è solo l’intonaco grigio che si sgretola. Nessuna guerra in corso o forse sì, fra questi caseggiati popolari: il politicamente corretto vorrebbe si dicesse tra chi rispetta le regole e chi no, ma qui la pazienza è finita da un pezzo e a certe sottigliezze non ci si pensa più. Guerra è quindi, ma «tra noi e loro». “Noi”, gli italiani. “Loro”, marocchini, romeni, tunisini, indiani e tutto il resto, decine di etnie diverse e un’integrazione che non esiste.

Nella sede del comitato di quartiere San Siro ci sono ritagli di articoli di giornale, una foto di Giuliano Pisapia sorridente, il gagliardetto dell’Anpi, un carrello della spesa con le confezioni di aranciata rimaste dalla festa organizzata insieme con il Sunia Cgil. Siamo al pian terreno, al terzo piano (l’ultimo) sta venendo giù il soffitto o poco ci manca: una volta lì in cima ci stava proprio l’associazione dei partigiani, poi l’ufficio è diventato inagibile. Una quindicina di sciure imbufalite si sono date appuntamento per prendere il tram, direzione Palazzo Marino. Andranno dai consiglieri comunali, dagli assessori, dal sindaco, a dire che loro hanno paura finanche di andare in vacanza.

«Quelli ti sfondano la porta, prendono le tue cose, le buttano dalla finestra, cambiano la serratura e tu resti a spasso», racconta la signora Carla. «È successo anche a una signora che era stata ricoverata all’ospedale, stessa faccenda», le fa eco Leda. È razzismo o cosa? Sembra tutto molto più complicato, in realtà. «Questo era un quartiere popolare e operaio bellissimo, forse il migliore della città — ricorda Lucia Guerri, una vita qui — abbiamo assistito all’emigrazione dal sud, fu massiccia, ma era diverso: condividevamo la lingua e la religione. Ma con loro, no, con loro è impossibile…». Loro fanno (o pare facciano) questo: «occupano le case»; raccolta differenziata «nemmeno a parlarne, uno schifo»; cura nel vivere collettivo, «ma figuriamoci!, sono prepotenti».

Magari cose piccole, sgarbi piccoli, ma dai oggi e dai domani «qui è il degrado totale, siamo alla mancanza di civiltà, non c’è più solidarietà, non c’è più coscienza», spiega Giulia, nipote di Lucia. Il corto circuito sociologico è di quelli belli impegnativi, soprattutto per la sinistra. Basta evocare l’ultimo scontro di qualche giorno fa. «Qui abbiamo un monumento dedicato ai partigiani del quartiere, i martiri della nostra Resistenza — riprende la Guerri — e loro cosa facevano? Giocavano con la corona di alloro, ce l’avevano tra i piedi, si rende conto? I nostri morti, la nostra storia. Non hanno rispetto di nulla».

Di sfondo più che le occupazioni abusive in sé c’è il racket, delle occupazioni abusive. Con “agenti immobiliari” che alla modica cifra di qualche migliaio di euro ti individuano l’appartamento giusto, te lo aprono e te lo consegnano. Tra gli immigrati si sparge la voce, hai un parente che arriva dalla Tunisia e cerca un tetto? Ecco, basta chiedere. L’altro comitato distante poche centinaia di metri, invece, è quello del Cantiere, legato ai centri sociali: combattono gli sgomberi e promuovono le occupazioni. Il solo nominarli scalda ulteriormente l’atmosfera. «Non si rendono conto che fanno il gioco degli speculatori. E intanto noi onesti siamo abbandonati, la situazione è esplosiva — ragiona Silvia — le istituzioni ci devono dire cosa vogliono farne di questo quartiere».

Difficile individuare di chi siano di preciso le colpe, ma è soprattutto l’Aler a finire sulla graticola. «Gestita in modo fallimentare, manutenzione scadente, controlli inesistenti, se paghi l’affitto ti senti quasi uno scemo». Quanto al Comune, invece, «non capisce: l’assessore Marco Granelli ha mandato due pattuglie che stanno fisse ad un angolo della strada — dice Giulia — ma a cosa serve?
A nulla. Serve un presidio mobile, non le statuine». Più tardi in consiglio comunale sempre Granelli proverà a rassicurare: «Abbiamo posto il problema al prefetto. C’è un piano di intervento per contrastare le occupazioni abusive, anche in agosto».

https://www.facebook.com/pages/Politici-che-non-hanno-MAI-lavorato-ELENCO-UFFICIALE-MANDIAMOLI-A-CASA/274354875910343

FONTE:

http://milano.repubblica.it/cronaca/2014/07/29/news/a_milano_c_un_quartiere_che_non_va_in_ferie_se_andiamo_via_ci_occupano_le_case-92624729/?ref=fbpl
http://www.grandecocomero.com/casa-popolare-stranieri-immigrati-abusivi-sfondano-cambiano-chiave-milano/

Civile e rispettosa convivenza ed integrazioneultima modifica: 2014-07-31T08:22:14+02:00da davi-luciano
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