Nuovi attentati contro i serbi del Kosovo settentrionale

Nuovi attentati contro i serbi del Kosovo settentrionale

Una bomba è esplosa domenica, mentre sabato in un agguato è stato ferito un ex capo della polizia del villaggio di Istok

Alessia Lai

I serbi del Kosovo sono accerchiati, quotidianamente nel mirino dei criminali albanesi che oramai da tempo commettono omicidi e attentati mirati. Lo scopo è far sparire ogni traccia della comunità serba dal Kosovo, regalato dalla cosiddetta “comunità internazionale” ai miliziani dell’Uck, divenuti oggi i governanti di questo staterello senza legge, regno del crimine organizzato e nuovo campo di addestramento per le milizie salafite che stanno destabilizzando il Vicino Oriente.
Nella notte tra domenica e lunedì degli “sconosciuti” hanno fatto esplodere una granata nella parte nord di Kosovska Mitrovica, città del Kosovo settentrionale divisa in due dal fiume Ibar, con la parte nord abitata da serbi e quella sud da kosovari albanesi.
La bomba è stata lanciata contro un edificio abitato da alcune decine di serbi del Kosovo. Fortunatamente, nonostante i danni materiali, nessuno è rimasto ferito. È andata peggio, sabato scorso, a due uomini serbi, attaccati a sud dell’Ibar mentre stavano guidando la loro auto nei pressi del comune di Istok.
L’emittente radiotelevisiva serba B92, ha riportato che uno dei due uomini, Momir Pantic, è rimasto ferito a un braccio da un colpo d’arma da fuoco. Pantic è un ex capo della polizia di Istok. Il sindaco di Mitrovica, Krstimir Pantic, ha visitato l’uomo in ospedale e ha definito l’incidente “un classico agguato”, la prova che i serbi non sono sicuri in Kosovo. Quelle che raccontano “di una società multietnica e democratica in Kosovo” sono tutte storie, ha affermato il sindaco, perché “gli albanesi stanno facendo tutto il possibile perché tutti i serbi che vivono nella provincia se ne vadano, così come (fanno di tutto per evitare, ndr) il ritorno di quelli che vogliono farlo”. Il sindaco di Mitrovica ha anche puntato il dito contro le truppe della missione Nato, la Kfor, per essersi rifiutate portare il ferito in ospedale.
Non è certo la prima volta che i soldati Nato agiscono in questa maniera nei con fronti dei serbi, voltando lo sguardo di fronte alle aggressioni da parte degli albanesi. Appena venerdì, il giorno prima dell’agguato a Pantic, il sindaco di Mitrovica aveva riportato l’attenzione sul fatto gli assassini di Sava Mojsic – un serbo ucciso nel novembre del 2011 durante una sparatoria avvenuta a Brdjani – non siano ancora stati trovati e puniti. “Mojsic è stato assassinato semplicemente perché era un serbo”, aveva affermato Pantic secondo quanto riporta il sito internet dell’agenzia di stampa Beta. “Sebbene i suoi assassini siano noti alla comunità internazionale e alla polizia kosovara, non sono stati arrestati”, ha detto Pantic sottolineando che “È un messaggio del fatto che (i serbi, ndr) devono accettare ci che viene imposto loro da Pristina e che questa è una società albanese con istituzioni albanesi”. La pace che la comunità internazionale dice di perseguire in Kosovo, insomma, non è altro che la cancellazione di ogni traccia serba dal Kosovo.
Ma Belgrado non ci sta, venerdì il direttore dell’ufficio serbo per il Kosovo, Aleksandar Vulin, ha affermato che la Serbia continuerà a finanziare le sue istituzioni nell’enclave, nonostante Pristina insista nel pretendere che qualunque struttura serba scompaia anche dal nord kosovaro. Secondo il quotidiano serbo Vecernje Novosti, Vulin ha anche duramente criticato il settore della sicurezza del Kosovo, che non è in grado di fermare il fenomeno della criminalità. Vulin ha parlato dell’accordo sulla gestione integrata delle frontiere con il Kosovo: “I rappresentanti delle istituzioni provvisorie di Pristina saranno presenti al valico, ma il ruolo esecutivo lo manterrà l’Eulex”, ha spiegato Vulin, che ha precisato che se così non fosse stato Belgrado non avrebbe mai accettato l’accordo. Accettare la gestione integrata dei confini, ha infatti spiegato Vulin, non significa aver riconosciuto indirettamente l’indipendenza del Kosovo, perché così come stanno le cose l’Eulex mantiene il compito della gestione amministrativa.
Da Pristina, invece, insistono nel pretendere che i serbi e le loro istituzioni spariscano anche dal nord del Kosovo. Ieri, il vicepremier kosovaro-albanese Hajredin Kuci, ha affermato che non ci sarà dialogo finché non verranno rimosse le strutture parallele serbe a nord del fiume Ibar. Dopotutto il premier del quale è vice, Hashim Thaci (foto), ha agito direttamente per eliminare qualunque traccia serba dal Kosovo. Di recente è stato accusato di traffico illegale di organi umani dall’ex magistrato e politico svizzero Dick Marty, relatore per i diritti umani presso il Consiglio d’Europa, che ha pubblicato un rapporto che collega gli ex combattenti dell’Uck, tra cui lo stesso Thaci, al crimine organizzato.


13 Novembre 2012 12:00:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=17745

Nuovi attentati contro i serbi del Kosovo settentrionaleultima modifica: 2012-11-16T12:50:00+01:00da davi-luciano
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