Il terzo ritorno della marea nera. Trovato ancora petrolio sul sito del pozzo Bp. Video

Effettivamente il caso non è chiuso. Per la terza volta è comparso un velo di idrocarburi sul mare devastato, due anni fa, dal petrolio che uscì dal pozzo Macondo della Bp dopo l’incendio della piattaforma Deepwater Horizon: fu il peggior disastro nella storia dell’industria petrolifera. I link sono in fondo.

Sto per mostrarvi il sorvolo aereo effettuato pochi giorni fa sul Golfo del Messico. Il petrolio vicino a Macondo c’è e si vede. Non aspettatevi immagini tragiche: merita però parlarne per sottolineare che, evidentemente, da qualche parte c’è qualcosa che non va e, date l’entità della marea nera 2010 e le difficoltà che si incontrarono per arrestare il petrolio, non si tratta affatto di un problema di portata locale.

A incidente ufficialmente chiuso, nel 2011 sul Golfo del Messico per la prima volta venne trovato petrolio fresco proveniente dal giacimento di Macondo e le autorità, ispezionato con un robot e telecamera il pozzo faticosamente turato l’anno prima, non riuscirono ad identificarne la sorgente.

Si trovò per la seconda volta petrolio in superficie il mese scorso: la telecamera calata sul fondale mostrò il pozzo sigillato e goccioline che uscivano dalla “cupola” con cui si tentò vanamente di ingabbiare Macondo nel 2010: da allora è rimasta laggiù, ad alcune centinaia di metri dal pozzo. La Bp, subito dopo, ha turato con un robot le aperture della “cupola”. Eppure ora sul mare c’è per la terza volta petrolio. Ecco le immagini.

20121109- OWOC Gulf Flight – Macondo

Le riprese sono state girate da Wings of Care, un’associazione di volontariato che si occupa di ambiente, e sono state inserite oggi su Youtube. La presenza del petrolio è stata segnalata alla guardia costiera statunitense, che a sua volta ha diramato un comunicato.

Su Wings of Care si legge che il petrolio è distribuito in scie parallele lunghe 1,8-2,8 chilometri; il centro dell’area in cui sono visibili gli idrocarburi si trova a circa 1,6 chilometri da Macondo (peraltro, aggiungo, non penserete mica che il petrolio salga a galla perfettamente in verticale: il fondale è a 1300 metri di profondità, bisognerebbe conoscere direzione e velocità delle correnti…); la quantità, seppur modesta in sè, è decisamente superiore a quella delle perdite naturali conosciute che si trovano nel raggio di una trentina di chilometri.

Nel filmato – l’avete visto – compaiono in mezzo al petrolio una nave e una barchetta che secondo Wings of Care prelevano campioni. Mica per caso penserete che le autorità americane vogliano finalmente prendere il toro per le corna ed andare a fondo della faccenda?

No, infatti. L’imbarcazione è il Falkor dello Schmidt Ocean Institute. Studia gli effetti a lungo termine della marea nera 2010 sull’ecosistema marino. La spedizione è pagata dal Gulf of Mexico Research Initiative, che a sua volta funziona grazie al denaro stanziato dalla Bp per la ricerca scientifica indipendente sulla marea mera.

Da dove viene il petrolio? Non credo che il Falkor lo scoprirà: non è mica lì per quello. Comunque ripeto ancora una volta la spiegazione più plausibile.

Quello di Macondo era un giacimento rognoso e difficile; ne uscivano ad altissima pressione sia petrolio sia gas.

Può darsi che le manovre per turare il pozzo abbiano provocato delle fratture nel fondale oceanico, e che gli idrocarburi si facciano strada lungo la linea di minor resistenza.

Delle crepe nel fondale era fermamente convinto – già due anni fa – un senatore americano, che però non rivelò su cosa si basava questa sua certezza.

Per eliminare dubbi, sospetti e scenari apocalittici di cui è pieno il web (e che non mi soffermo ad illustrare perchè non c’è uno straccio di una prova) bisognerebbe mandare sul fondale uno sniffer, un robot in grado di individuare la concentrazione del petrolio e di percorrere la strada lungo la quale essa si presenta via via maggiore. Non risulta che ci stiano pensando.

Se il problema non viene indagato ed affrontato cosa succede? Non lo sa nessuno, l’eventualità che le perdite di questo tipo continuino per anni ed anni potrebbe addirittura configurarsi come un happy end: perchè è difficile che il fondale oceanico si richiuda automaticamente ed è facile che invece le crepe, una volta createsi, si allarghino.

Da Wings of Care gran quantità di petrolio sul sito del disastro Deepwater Horizon

Il comunicato della guardia costiera statunitense segnalato un velo di petrolio in prossimità del pozzo Macondo

Sul Wall Street Journal la Bp tura le aperture della “cupola” da cui usciva petrolio

Dallo Schmidt Ocean Institute la missione sugli effetti a lungo termine della marea nera 2010 e chi sono i finanziatori

http://blogeko.iljournal.it/2012/il-terzo-ritorno-della-marea-nera-trovato-ancora-petrolio-sul-sito-del-pozzo-bp-video/71378

Il terzo ritorno della marea nera. Trovato ancora petrolio sul sito del pozzo Bp. Videoultima modifica: 2012-11-15T14:30:00+01:00da davi-luciano
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