Bilderberg, grembiulini e compasso

se davvero esiste la massoneria buona deve essere ancora più occulta…..

Bilderberg, grembiulini e compasso di Sebastiano Caputo – 15/11/2012


Fonte: Rinascita [scheda fonte]

Come consuetudine, dal 1954, il Gruppo Bilderberg si riunisce una sola volta l’anno. Tuttavia la crisi sistematica mondiale e la situazione peculiare dell’Italia nel contesto europeo hanno previsto una sessione di lavori straordinaria, la 61esima.
Martedì sera, i prìncipi del mondialismo – fautori di quell’ideologia comune che sposa perfettamente la globalizzazione economico-finanziaria con il disegno di realizzare un governo planetario – hanno scelto come luogo d’incontro lo spazio pubblico dei Musei Capitolini di Roma (vietato a cittadini e turisti per tutelare la loro adunanza).
La sera pochi erano i giornalisti a Piazza del Campidoglio, tanti invece erano gli uomini della sicurezza, i poliziotti in borghese, i carabinieri e i veicoli blindati. E nonostante la blindatura dell’area, l’atmosfera è stata piuttosto tranquilla, come se l’incontro fosse informale, privo di importanza, ufficioso.
Alle 19.00 sono arrivati i primi invitati, prevalentemente stranieri. Gli italiani sono arrivati pochi minuti dopo. Prima il ministro del “Welfare” (sic) Elsa Fornero, che alla domanda di una giornalista “perché sta andando alla riunione Bilderberg?”, ha risposto “mi hanno invitata, non so cosa sia Bilderberg”, e poi sono arrivati gli altri ministri del governo tecnico, tra questi Corrado Passera e Francesco Profumo.
Dopo pochi minuti sono stati raggiunti da Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia. Tra gli altri invitati Mauro Moretti ex sindacalista della Cgil, Angelo Cardani presidente di Agcom, Fulvio Conti dell’Enel, Anna Maria Tarantola presidente della Rai e ancora Federico Ghizzoni amministratore delegato di Unicredit. Alle 19.30, l’agenzia di stampa AdnKronos rendeva noto che Barack Obama avrebbe telefonato al primo ministro non-eletto Mario Monti. Appena un’ora prima dell’arrivo del premier a Piazza del Campidoglio. Una chiamata che non sembra frutto del caso. Alle 20.30, dopo l’ingresso di Monti la sicurezza ha fatto chiudere i portoni, così che le danze dei “grembiulini” potessero iniziare.
E nonostante tra le mura dei Musei Capitolini ci fossero uomini e donne appartenenti al mondo del giornalismo, della politica, dell’economia e dell’imprenditoria, nessuno sa cosa è stato detto. Un fatto è sconcertante: gli stessi che parlano di partecipazione cittadina, trasparenza, diritti umani, libertà e democrazia, si sono riuniti segretamente, alle spalle dei popoli e delle nazioni, per parlare del loro destino.
C’è chi punta il dito contro i “complottisti”. Ma l’Ancien Régime è sotto i nostri occhi.

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=44515

 Si odono grida di anime stanche, assalto al potere e fuoco alle banche

La giornata europea di scioperi sindacali contro le politiche usuraie imposte dalla triade Ue, Bce e Fmi, appena conclusa, è stata “raccontata” nei fatti dai servili lacchè dell’informazione italiota come una giornata segnata da scontri di piazza in tutta Italia: agenti feriti, manifestanti bombaroli, binari occupati, sassi, cariche e lacrimogeni quasi a volere inaugurare (loro in esclusiva per riverire i nuovi padroni) un nuovo clima di “inaudita” violenza – omettendo però di sottolineare le vere motivazioni che stanno provocando il disagio tra le generazioni senza futuro: disoccupazione, precarietà, flessibilità, salari da fame, tasse e balzelli di ogni tipo, la rapina del Fiscal compact e i Patti di stabilità e, in ultimo, quel debito pubblico generato per incapacità e malafede governativa e che proprio ieri ha battuto un altro nuovo record. La dilagante corruzione politica non è da meno. Ergo, mentre tutto il sistema finanziario europeo è al collasso occorre però salvare le banche (come fosse una via d’uscita dalla crisi in cui tutti stiamo sprofondando), e l’Europa delle anime morte dietro le vetrate dei palazzi che contano nella grigia Bruxelles, da quattro anni con la messa a punto di regole illusorie (la finanza ha un’etica dicono) continua ostinatamente a varare parametri sempre più vessatori che ricadono sui Popoli. Per rendere quanto più edulcorata la polemica in margine agli scontri trasformati in guerriglia a Roma, scrive il Corriere della Sera: Un gruppo di giovani che era stato deviato dalla Questura davanti alla Sinagoga ha pronunciato cori offensivi e lanciato fischi all’indirizzo del tempio. «Sputi, fischi, bandiere palestinesi, urla contro Israele, grida pro Saddam e mortaretti. E mille bambini della scuola ebraica bloccati in istituto», denuncia l’ebreo Riccardo Pacifici. Non è mancato lacrimevole e riverente l’intervento all’amico giudeo del sindaco di Gerusalemme, Gianni Alemanno, che ha espresso la sua «solidarietà alla comunità ebraica di Roma, offesa dai partecipanti a una manifestazione». Nessuna notizia invece è stata divulgata dai lacchè appecorati della carta straccia e della televisione circa la riunione dell’èlite plutocratica mondialistaBilderberg riunitasi in Campidoglio a Roma (doveva tenersi all’Hotel De Russie, in via del Babuino). A un anno esatto dalla nomina in Italia con un golpe finanziario del governo Monti, il club esclusivo dei gotha della finanza e dei potenti del pianeta, si è riunito in conclave per discutere lo scenario degli stati commissariati dall’Unione Europea, tra cui l’Italia. Coincidenze? L’ultimo incontro si era tenuto a Chantily, una piccola cittadina nello stato americano della Virginia, nel mese di luglio. Tra i nomi degli invitati eccellenti spiccano Elsa Fornero, Corrado Passera(che di banche se ne intende), Paola Severino, Francesco Profumo. Nella lista degli invitati compare mezzo governo e parte determinante della potente macchina mediatico-politica, che un anno fa elogiò il boiardo bocconiano Monti a Palazzo Chigi. Sarebbe stato invitato anche il trinariciuto governatore della Bce, Mario Draghi, il quale, tuttavia, avrebbe declinato l’invito per evitare strumentalizzazioni, inviando però un comunicato in cui garantiva di seguire i lavori da Francoforte. Tra gli altri nomi spiccano Giuliano Amato, in qualità di presidente Treccani, la bocconiana radicale Emma Bonino, l’ad Trenitalia Mauro Moretti, l’ad Mediobanca Alberto Nagel, il presidente Agcom Angelo Cardani, l’ad Unicredit Federico Ghizzoni, l’ad Intesa Enrico Cucchiani, l’ad EnelFulvio Conti, la presidente Rai Anna Maria Tarantola, il presidente CirRodolfo De Benedetti, il giornalista La7 Enrico Mentana (ha miserevoltente smentito), il presidente Telecom Italia Franco Bernabè, la giornalista Lilli Gruber, il deputato e vicesegretario del PD Enrico Letta e il giornalista Ferruccio De  Bortoli. Non occorre ingaggiare investigatori privati per riconoscerli, i leader della global mafia e dell’onorata società mafiosa erano tutti là, al gran completo, per polverizzare lo Stato Sociale e per rendere l’ennesimo servigio alla ristretta èlite dei signori del denaro e del debito.

RIFERIMENTO
http://fuckthepower.blogspot.com/2012/11/si-odono-grida-di-anime-stanche-assalto.html

La giornata della collera scuote tutta Europa

Sciopero generale in Spagna e Portogallo. Manifestazioni in Germania Polonia, Francia e Italia

Andrea Perrone

I popoli europei stanchi dei sacrifici imposti dall’usura internazionale si mobilitano per contestare governi e Unione europea asserviti a bankster e organismi mondialisti: Fondo monetario in primis. Ci sono un po’ tutti: la Grecia è sempre in stato di mobilitazione ormai da settimane, ma ieri è stata la volta di Spagna, Portogallo, Germania, Polonia, Francia e Italia (in quest’ultimo caso l’astensione dal lavoro è stata di quattro ore). Complessivamente si sono tenute iniziative di protesta in 23 dei 27 Stati membri Ue.
A Madrid si sono verificati scontri nel centro della capitale tra manifestanti e forze di polizia nel giorno dello sciopero generale. Gli agenti hanno caricato gruppi di giovani nel tentativo di disperdere i cortei ed evitare il blocco della Gran Via, il viale principale della capitale spagnola. Incidenti tra manifestanti e polizia anche in Italia, in tutte le principali città del nostro Paese. Un segno evidente che i popoli del Vecchio Continente sono stanchi di tirare la cinghia per ingrassare eurocrati, politicanti e banchieri di ogni ordine e grado.
Per questo e per esprimere la loro collera hanno deciso di scendere in piazza contro l’austerità, l’indigenza, la disoccupazione e le politiche di rigore dei governi schiavi dell’usura internazionale, in una giornata segnata in particolare dallo sciopero generale in Spagna e in Portogallo, due fra i Paesi più colpiti dalla crisi. La Spagna, che rappresenta la quarta economia della zona euro, è attualmente strozzata da una disoccupazione oltre il 25% e da drastiche politiche di rigore ha messo in atto il secondo sciopero generale in un anno. Nella notte i primi picchetti hanno preso posizione nei punti nevralgici della capitale iberica, aeroporti, depositi di bus, mercati generali.
Dal 29 marzo scorso, giorno del precedente sciopero generale, si sono succedute diverse manifestazioni contro la politica del governo conservatore di Mariano Rajoy, che prevede 150 miliardi di euro di tagli entro il 2014. Una cifra enorme che verrà pagata esclusivamente dal popolo iberico infuriato per i tagli e le tasse decise dall’esecutivo per volere dei bankster. Sciopero generale anche in Portogallo dove si sono svolte manifestazioni in diverse città a favore del lavoro e della solidarietà, e contro le politiche di solo rigore, senza alcuna prospettiva di crescita, che stanno alimentando pericolosi processi di recessione in Europa come in Italia.
Motivazioni queste addotte dalla Confederazione europea dei sindacati per questa giornata di mobilitazione europea che ha visto manifestazioni anche in Germania, Polonia, Francia e Grecia. In alcuni Stati europei la situazione è in via di evoluzione e se prima era decisamente rosea, ora sta lentamente peggiorando a causa delle politiche di rigore dei governi e della recessione che inizia a fare capolino con tutta la sua virulenza, mettendo a rischio il futuro di migliaia di lavoratori e disoccupati, e distruggendo il futuro di gran parte degli strati sociali.

15 Novembre 2012 12:00:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=17801

La situazione in Portogallo vista dall’interno

Posted By Lino Bottaro On 15 novembre 2012

Riceviamo dal collega bologger portoghese Massimo De Maria che ringraziamo e postiamo.

[1]Il Portogallo, con Grecia e Irlanda, é uno dei Paesi che ha richiesto l’intervento del Fondo Salva-Stati dell’Unione Europea.
A dire il vero, di “salvamento” se n’é visto poco: in Grecia, per esempio, la situazione é notevolmente peggiorata dall’arrivo della pattuglia FMI-BCE-Banca Mundiale. Le banche sono state salvate, questo é vero: ed é stato evitato il default, il fallimento dello Stato. Anche questo é vero. Ma tutto il resto? Perché la Grecia é molto piú di semplici bilanci.

Diamo un’occhiata al Portogallo.
Lisbona ha richiesto l’intervento della cosí chiamata “troika” (i cui componenti sono gli stessi del caso-Grecia) nel corso del 2010. Piú o meno nello stesso periodo le elezioni legislative sono state vinte da una maggioranza formata da PSD (socialdemocratici) e CDS-PP (Destra). Il nuovo Primo Ministro ha quindi promesso che avrebbe seguito il programma della troika affinché il Paese potesse uscire dalla difficile situazione nel giro di uno o due anni. E per “uscire dalla difficile situazione” si deve intendere il ritorno sui mercati, dove i Titoli di Stato portoghesi non erano piú disponibili a causa degli stratosferici tassi di interesse richiesti dagli investitori.
Tutto ció, naturalmente, implicava sacrifici e i Portoghesi ne erano coscienti. Ma non erano preparati a ció che stava per arrivare.

Il governo ha quindi presentato il piano (che é in realtá appartiene alla troika), fra i cui  punti possiamo ricordare:

    Soppressione di tredicesima e quattordicesima per tutti i dipendenti pubblici i cui stipendi superavano i 1.000 Euro.

    5% di taglio allo stipendio degli stessi dipendenti con una retribuzione superiore a 1.500 Euro.

    Allargamento dell’orario di lavoro nel settore privato per i prossimi due anni, a discrezione del datore di lavoro.

    Taglio fra 25 e 50% per le ore di lavoro straordinario.

    Taglio di 50% per i lavoratori in “mobilidade especial”, una specie di cassa integrazione.
    Soppressione di alcuni giorni festivi nazionali.
    Soppressione di tredicesima e quattordicesima per i pensionati del settore pubblico.
    IVA al 23% per numerosi prodotti, fra cui molti alimentari che anteriormente erano tassati al 6 o 13%.
    Tagli ai finanziamenti nei settori della Salute, dell’Educazione, della Previdenza Sociale, delle amministrazioni locali.
    10% di aumento nel prezzo dei trasporti pubblici.
    Aumenti di gas, luce e acqua.

Questi i punti principali del bilancio statale 2012.
Quali i risultati? Principalmente due: drastica diminuzione del consumo privato e economia in recessione.
Nello scorso mese di Luglio, lo stesso governo si é detto sorpreso per la diminuzione delle entrate fiscali. Infatti, in questo strano Paese, sembra che quando si diminuiscono gli stipendi le persone comprino meno.

Ma ció che importa é evidenziare che gli obiettivi tracciati dalla troika (e conseguentemente dal governo) sono stati mancati: perché se é vero che le spese dello Stato sono diminuite, é anche vero che il PIL é calato (l’economia é in coma): pertanto il rapporto debito/PIL é rimasto sostanzialmente lo stesso.

Con tali risultati, quale la scelta del governo? Semplice: piú austeritá. Visto che non ha funzionato una volta, perché non dovrebbe deludere anche una seconda?
Il bilancio statale 2013 scommette per l’80 % sulle entrate per risanare il Paese. Per questo, il governo ha rivisto le aliquote della tasssazione sui redditi. E, naturalmente, tutti il prossimo anno pagheranno di piú.

Nel mezzo (lo scorso Settembre), c’era anche stato un tentativo di tagliare 7% di tutti gli stipendi (pubblici e privati) e diminuire le imposte delle imprese. In pratica, una trasferenza di denaro dai lavoratori alle imprese. Mas 600 mila persone nelle strade e addirittura la bocciatura degli impenditori (che i conti li fanno e sanno bene che se i cittadini non spendono l’economia chiude una volta per tutte) hanno obbligato il governo a fare marcia indietro. Naturalmente un collaboratore del primo ministro ha definito como “ignoranti” gli imprenditori, ma questi sono dettagli.

Nel frattempo, il governo continua a ricevere gli ordini della troika con lo scopo di “ridisegnare” il Portogallo. Fra le misure considerate, ma non ancora ufficializzate, la vendita di tutte le emittenti televisive statali (ma é possibile un ripensamento), la concessione ai privati del partimonio naturale statale (boschi, foreste, riserve), piú altre misure che non sono ancora state rivelate tanto per non rovinare l’effetto sorpresa. La sostanza é che quello che avrebbe dovuto essere un periodo di assestamento (“tutto bene, qualche sacrifico ma dopo tutto sará migliore”) é stato trasformato in un incubo del quale non si vede la fine: adesso anche il governo non parla piú del 2013 come “punto di svolta” (nel 2011 il punto era il 2012…) ma avanza com timidi 2014 oppure 2015. Date alle quali non crede piú nessuno, soprattutto senza un cambio di rotta politico-economica.

Uno Stato in crisi che necessita di denaro, si potrebbe pensare. Senza dubbio. Tuttavia i conti non tornano. Perché se il governo desiderasse realmente aumentare le entrate dello stato per risanare i conti pubblici non venderebbe le imprese pubbliche che generano profitti. Un caso fra i molti: la TAP, la compagni aerea nazionale. Ma non possiamo dimenticare la REN (energia elettica), la Galp (di cui l’ENI detiene una quota), la Portugal Telecom (comunicazioni), la EDP (nuovamente eletricitá). Queste sono imprese in buona salute, che alla fine dell’anno apportano utili alle casse dello Stato e la cui vendita evidenzia il vero fine del programma troika-governo portoghese: la privatizzazione.

Con il mantra “Stato piú leggero” si svende tutto, compresi anche alcuni settori della Salute.
Certo, poi capita che le piazze si riempano di 600 mila dimostranti convocati non dai partiti o dai sindacati ma da un semplice appelo via internet. Oppure che le forze armate siano ogni volta piú inquiete, con tanto di cappellano militare che afferma che “l’esercito non rimarrá ad assistere alla distruzione del Paese”. E che le statistiche ufficiali parlino di una disoccupazione al 16% (ma il dato reale é superiore) e in costante crescita.

Ma sono rischi previsti, giá calcolati. Ed il gioco vale la candela: in palio c’é la distruzione di uno Stato e la svendita delle sue rovine.

Massimo De Maria

http://www.stampalibera.com/?p=55781

Bilderberg, grembiulini e compassoultima modifica: 2012-11-15T20:35:00+01:00da davi-luciano
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