PRO Natura Bando lavori Torino Lione viola gli accordi Italo francesi

Inoltriamo per conoscenza un documento inviato in data odierna al ministro Toninelli e agli organi di informazione.
Cordiali saluti.
La segreteria


Pro Natura Piemonte Via Pastrengo 13 10128 Torino Tel. 011.5096618

5 marzo 19 

Dott. Danilo Toninelli

Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti

segreteria.ministro@pec.mit.gov.it e p.c.

Organi di Informazione

L’annunciata pubblicazione da parte della TELT dei bandi di appalto per i cosiddetti “lavori definitivi” della parte transfrontaliera comune, cioè il tunnel di base, avverrebbe in violazione degli accordi italo francesi ratificati dal Parlamento.

  1. L’accordo del 30 gennaio 2012, ratificato dal Parlamento italiano e dalla Assemblea Nazionale francese, sanciva all’articolo 1 che: “il presente accordo non ha come oggetto quello di permettere l’avvio dei lavori definitivi della parte comune italo francese che richiederà un protocollo addizionale separato tenendo conto, in particolare, della partecipazione definitiva della UE al progetto”.

Tale clausola non è mai stata abrogata né specificatamente sostituita e pertanto resta in vigore.

Il documento dovrebbe essere un atto di impegno formale da parte della UE che sancisca la sua partecipazione finanziaria complessiva al progetto; tale documento non è mai stato prodotto e si può ritenere che non sia neppure producibile perché gli impegni della UE/CE non vanno al di là dei piani pluriennali.

L’art 1 dell’accordo del 30 gennaio 2012 si completa con quanto poi viene detto all’art. 16, e cioè che “la disponibilità del finanziamento (in questo caso delle parti italiana e francese) sarà una condizione preliminare per l’avvio dei lavori della parte comune italo-francese.”

Il senso complessivo è chiaro: non si possono avviare i lavori del tunnel di base se non vi è la certezza della disponibilità finanziaria complessiva sia da parte di UE, che di Italia e Francia. Il “protocollo addizionale” aggiunto a Venezia l’8 marzo 2016 è stato solo un gioco di illusionismo perché non riguarda assolutamente gli impegni della UE è questo vale anche per la certificazione del costo del tunnel di base fatta fare dalla TELT.

Senza una abrogazione specifica della clausola dell’art 1 del 2012 non sarebbe neppur valido l’accordo successivo del 24 febbraio 2015 concernente l’avvio dei lavori definitivi della sezione transfrontaliera della nuova linea….” e la sua successiva ratifica.

Ma, in ogni caso, se pure si accetta la validità dell’accordo del 24 febbraio 2015 come decisione di avvio dei lavori, la clausola del 2012 resta come vincolo temporale.

In pratica l’avvio definitivo è permesso, ma solo quando ci sarà un attestato della partecipazione definitiva della UE, clausola mai abolita.

  1. Per quanto riguarda invece le ventilate ipotesi di “danno erariale” per la perdita di contributo europeo conseguente alla mancata pubblicazione dei bandi, si ricorda che, essendo il Ministero delle Infrastrutture il capofila (the coordinator) anche rispetto alla parte francese dell’accordo sancito dal Grant Agreement, esso è autorizzato ad esprimere ed imporre la sua valutazione tecnica e politica senza che questa possa essere interpretata come danno erariale. Inoltre vi è una duplice alternativa:
  2. A) In caso di malaugurato proseguimento della Torino Lione, la parte di contributo corrispondente ai lavori che potrebbero essere effettivamente realizzati da qui al 31 dicembre 2019, data del termine dell’accordo di finanziamento della UE 2014/2019, può sempre essere recuperata in un bando successivo come è successo per i 2/3 di quella dei lavori oggetto del finanziamento UE 2007/2014 e non vi sarebbe un danno per la sospensione.
  3. B) In caso di annullamento della Torino Lione, il rischio di danni erariali in una fase di sospensiva sia da parte italiana che da parte francese, si genererebbe, non certo per la sospensione, ma proprio per lo scioglimento dei contratti incautamente assegnati.

Il presidente (Mario Cavargna)

 

Torino-Lione – Avviso ai decisori

Comunicato Stampa

PresidioEuropa

Movimento No TAV

5 marzo 2019

www.presidioeuropa.net/blog/?p=19246

Torino-Lione – Avviso ai decisori

La Commissione Tecnica Torino-Lione riepiloga gli elementi fondamentali:

1) Come chiaramente indicato, TELT non può avere alcun titolo o via libera (ancorché in silenzio-assenso) al lancio delle gare Tav. Qualora procedesse in tal senso, questo comporterebbe una grave e diretta violazione degli accordi Italia Francia che sono legge vigente dello Stato. Il Governo è direttamente responsabile dell’operato di TELT.

2) I residui fondi UE (CEF) attualmente a disposizione per la Torino Lione sono già persi anche in presenza di proroga al 2020. Le attività finanziate sono in ritardo da anni a causa di comprovate inefficienze di TELT. La Commissione Europea e l’INEA sono perfettamente a conoscenza della situazione. Anche lanciando ora le gare TELT, essi saranno comunque obbligati a decurtare oltre 300 milioni di sovvenzioni già assegnate. Tale situazione è l’esatta replica di quanto già visto nel 2013 (cfr. Decisione C(2013) 1376 final – durante il Governo Monti): TELT (allora Ltf) perse circa 300 milioni di euro per la sua incapacità a completare le attività promesse.

3) Come ampiamente riscontrato dalle analisi chieste, volute e pubblicate dal MIT, i costi certi della Torino Lione superano ampiamente i suoi potenziali benefici, sia dal punto di vista europeo che francese o italiano. Pertanto, qualora TELT procedesse comunque al lancio delle gare, questo si tradurrebbe in una completa sconfessione dell’operato dell’attuale titolare del MIT e del suo staff. In base a quanto esplicitamente previsto dai Regolamenti CEF, Italia e Francia hanno tutte le prerogative per richiedere una revisione dei programmi di investimento sulla base di ACB che indichino il mutamento dei presupposti.

4) Gli interventi di miglioramento e potenziamento della linea esistente sono urgenti e ineludibili. Dovranno essere realizzati in ogni caso. Il grave ritardo cui assistiamo è diretta responsabilità di chi doveva agire per tempo e non ha agito, a cominciare dai Commissari di Governo. L’attuazione di tali interventi è decisamente più rapida, cantierabile e a basso costo del Tunnel di Base. Una risposta immediata e pratica ai bisogni del mondo produttivo.

Il lancio delle gare TELT (con o senza clausole, notoriamente inapplicabili) sarà interpretato dal territorio come atto politicamente ostile e con conseguenze politiche irreversibili.

Commissione Tecnica Torino-Lione

La Commissione è stata nominata dall’Unione Montana Valle Susa (già Comunità Montana Valle Susa e Val Sangone e precedentemente Comunità Montana Bassa Valle di Susa e Val Cenischia), dalla Città di Torino e dal Comune di Venaria Reale. Nel territorio amministrato da questi enti vive la maggior parte delle popolazioni (circa 1 milione di persone) interessate dai progetti della Torino Lione in Italia.

Tav, Conte: venerdì la scelta in base all’analisi costi-benefici

https://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2019-03-05/tav-vertice-governo-palazzo-chigi-conte-venerdi-scelta-114833.shtml?uuid=ABOhLjaB


Una scelta potrebbe arrivare entro venerdì. Sulla Tav «siamo in dirittura d’arrivo, nel percorso finale. Oggi c’è stata la prima riunione politica, abbiamo iniziato l’analisi costi-benefici. Domani sera alle 8,30, riunione con i tecnici a oltranza». Così il premier Giuseppe Conte, al termine del vertice di governo. A Palazzo Chigi per fare un punto si sono visti insieme al presidente del Consiglio i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, più il ministro per le Infrastrutture Danilo Toninelli.

Sono note le distanze che separano i due partiti alleati nella maggioranza gialloverde, motivo che spingeva molti osservatori a considerare l’incontro di oggi solo come interlocutorio in vista di una decisione definitiva che sarebbe arrivata più avanti. E così è stato. «Rispetto le posizioni della Lega e del M5S ma sarò garante che queste posizioni pregiudiziali non pesino sul tavolo», tiene a dire ancora Conte dopo aver personalmente sollecitato un approfondimento del dossier. Entro lunedì il consiglio di amministrazione della società francese è chiamato a indire i bandi per la Torino-Lione e dunque aspetta di sapere come muoversi su indicazione del governo, pena la perdita dei fondi europei connessi all’opera.

GUARDA IL VIDEO – Tav, Zingaretti: no stop, sarebbe criminale perdere risorse

Ma quale che sia la via d’uscita dallo stallo l’esecutivo in ogni caso non è a rischio secondo quanto assicurato dal premier. «Posso garantire che prenderemo una decisione per tutelare l’interesse nazionale e di tutti i cittadini. Siccome prenderemo una decisione nell’interesse nazionale il governo non può cadere». Ma di concreto non filtra ancora nulla. «È evidente che non ci lasceremo condizionare da pregiudizi ideologici, schemi preconcetti, da interessi di parte ma siamo aperti a valutare nel modo più puntuale e completo l’analisi costi-benefici. Questo vuol dire che non abbiamo ancora preso una decisione, in questo momento la decisione può esser l’una o l’altra».

GUARDA IL VIDEO – Tav, nell’analisi bis costi superiori ai benefici per 2,5 mld. Ma il «non fare» costerebbe 4,2 mld

Intanto con una mozione depositata in Senato, a prima firma Marcucci, il Pd propone la sfiducia per il ministro Toninelli una analoga arriva anche da Forza Italia per la condotta tenuta sulla Tav. Saranno entrambe discusse giovedì 21 marzo, in Aula, a Palazzo Madama.

Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera, esprime fiducia sulla possibilità che si trovi la strada giusta sotto la guida del presidente del Consiglio («stiamo lavorando per la soluzione migliore partendo da dati oggettivi. La soluzione è nelle mani del presidente Conte»). Ma il neosegretario del Pd Nicola Zingaretti aumenta il pressing dopo la visita di ieri a Torino nella quale «criminale» è stata definita l’ipotesi di un blocco dei lavori a causa della perdita di migliaia di posti di lavoro. «È l’arroganza di una maggioranza parlamentare che per gestire il potere non vuole ammettere di non essere portatrice di una visione del futuro dell’Italia, ci sta rendendo ridicoli e paghiamo un costo enorme come sistema Paese», annota il nuovo capo del Nazareno. Gli esiti del vertice di governo vengono giudicati deludenti. «Sui bandi sulla Tav stanno giocando col fuoco e con la vita degli italiani, spero che smettano. È solo una battaglia di potere tra due forze politiche. Se non sono d’accordo si dimettano e dicano che non ce la fanno».

Tav, il governo incartato nei bandi. Oggi vertice a palazzo Chigi Di Maio spera che la società Telt offra l’appiglio per un rinvio. Ma la Francia incalza. E il governatore della Lombardia Fontana minaccia di usare la stessa arma di Chiamparino: il referendum regionale

https://ilmanifesto.it/tav-piemonte-e-lombardia-premono-per-il-referendum-2/

5 marzo 19 Manifesto :

Andrea Colombo

Se Salvini, subito dopo l’elezione a furor di gazebo ha sentito il bisogno di confermare che la Tav si farà e se il medesimo Zingaretti, nella sua prima mattinata da segretario del Pd, ha deciso di correre proprio nei cantieri della tratta non è perché i politici italiani siano vittime di sindrome ossessiva. E’ che il lato più esposto e fragile del governo, il solo fronte che potrebbe innescare la crisi in tempi brevi è proprio la Tav, quel capitoletto lasciato in sospeso, perché altro non si poteva fare nel contratto di governo.

Zingaretti sa che nessun altro capitolo evidenzia così la divisione e la conseguente paralisi della maggioranza: ovvio che affondi la lama nella ferita aperta. Sa anche, come lo sa il leader leghista, che sulla Tav si giocherà la battaglia elettorale in Piemonte, con ricadute su tutto il nord. Tanto da poter rimettere in discussione anche la sfida autunnale in Emilia-Romagna, sino a questo momento ipotecata dalla Lega.

Il tempo stringe. Una decisione almeno sui bandi dovrebbe essere presa in settimana.

Il vertice tra Conte, i vicepremier e il ministro Toninelli è convocato per questa mattina: non è detto che basti a sbrogliare una matassa che forse è già troppo intricata per essere sciolta.

La stessa sindaca di Torino Appendino, M5S, chiede di risolvere una volta per tutte il dilemma. Il governatore della Lombardia Fontana, leghista, minaccia di usare la stessa arma del collega piemontese, Chiamparino, Pd: il referendum regionale.

Di Maio spera che a fornire l’appiglio per un rinvio sia proprio la francese Telt, che potrebbe accontentarsi di una ricognizione tra le aziende eventualmente interessate prima dei bandi veri e propri, senza insistere per il taglio della rata del contributo europeo di 300 milioni.

Basterebbe a scavallare il maledetto confine delle elezioni europee e per il leader politico dei 5S, che fra tutti i pentastellati è probabilmente il più consapevole dell’impossibilità di evitare i bandi in caso di insistenza francese, sarebbe già una boccata d’ossigeno.

Nel quartier generale del capo pentastellato ci sperano ma che la Francia, dopo l’ultimatum pubblico della ministra francese dell’Industria Borne e dopo l’esposizione del ministro dell’Economia Le Maire e dello stesso Macron, faccia questo regalo ai 5S non pare facile.

Per ora le due fazioni insistono nello scambiarsi bordate di segno opposto.

Salvini ostenta un ottimismo probabilmente di facciata: «Spero che prevalga il buon senso. Vedo un punto di incontro e il governo non rischia».

I 5S rispondono gelandolo, prima con il sottosegretario Buffagni, «E’ un progetto obsoleto che va superato per fare cose più utili», poi facendo filtrare dichiarazioni tanto informali quanto precise: «Il tunnel base non è contemplabile. E’ invece possibile il potenziamento del tunnel del Fréjus». 

E’ la posizione di Toninelli, che mira a dirottare i finanziamenti europei dalla Tav al Fréjus.

Neppure i più rigidi No-Tav come lo stesso Toninelli escludono però il lancio dei bandi in tempo utile per incassare i finanziamenti europei ed evitare eventuali multe.

L’idea del ministro delle Infrastrutture è la stessa che va ripetendo da una decina di giorni: lanciare i bandi per poi revocarli dopo aver incassato la quota dei finanziamenti europei e adoperare il contributo per altri scopi.

Forse Toninelli ci crede davvero ma il disegno di cui sopra è un miraggio.

Una volta lanciati i bandi revocarli senza coprire il Paese di discredito sarebbe impossibile. Occorrerebbe il voto del Parlamento, comunque necessario per fermare i lavori, e in Parlamento i 5S, con solo LeU d’accordo con loro, verrebbero travolti.

La storiella dei bandi revocabili entro sei mesi servirebbe solo a consentire a entrambi i partiti di fare la campagna elettorale in situazione di falsa attesa. Di fatto la decisione di proseguire con la Tav sarebbe già stata presa.

Forse la maggioranza non può affidarsi ad altro che a questa pantomima. Perché il blocco dei lavori porterebbe alla spaccatura in Parlamento, probabilmente alle dimissioni di Tria e alla crisi di governo. Ma ammettere apertamente che la Tav si farà condannerebbe M5S al disastro elettorale e forse provocherebbe la crisi ugualmente.

Resa dei conti sull’alta velocità. Vertice di governo a Palazzo Chigi

https://www.iltempo.it/politica/2019/03/05/news/tav-vertice-governo-palazzo-chigi-conte-salvini-di-majo-toninelli-alta-velocita-torino-lione-1114169/

Conte, Salvini, Di Majo e Toninelli cercano l’accordo sul futuro dell’opera e dei bandi

Resa dei conti sull'alta velocità. Vertice di governo a Palazzo Chigi

Oggi a Palazzo Chigi il vertice sulla Tav. All’incontro partecipano il Presidente del Consiglio Conte, i due vicepremier Salvini e Di Majo e il ministro delle Infrastrutture Toninelli. All’ordine del giorno la scadenza dei bandi per la costruzione della Tav Torino-Lione e il futuro dell’opera. Riuscirà il governo a trovare la quadra o si andrà verso una crisi di governo? “Lo escludo. Secondo me troveranno una soluzione adeguata anche sul TAV come è stato trovato un po’ su tutto”. Questa la risposta di Claudio Durigon, parlamentare della Lega e sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ad Agorà Rai Tre, condotto da Serena Bortone, alla domanda se sulla TAV ci sarà la crisi di governo. Della stessa opinione anche gli esponenti grillini. “A tutti gli uccelli del malaugurio che si immaginano, che sperano, che auspicano che sulla TAV cada questo governo, che non ci sia un accordo tra Lega e 5 Stelle purtroppo li devo smentire. L’accordo si troverà e quindi il governo non cadrà”. Questa le parole di Emilio Carelli, parlamentare del Movimento 5 Stelle.

 Alberto Poggio
TAV Torino Lione, riepiloghiamo gli elementi fondamentali:
1)  Come chiaramente indicato, Telt non può avere alcun titolo o via libera (ancorché in silenzio-assenso) al lancio delle gare Tav. 
Qualora procedesse in tal senso, questo comporterebbe una grave e diretta
violazione degli accordi Italia Francia che sono legge vigente dello
Stato. Il Governo è direttamente responsabile dell’operato di Telt.
2)  I residui fondi UE (CEF) attualmente a disposizione per la Torino Lione sono già persi anche in presenza di proroga al 2020. Le attività finanziate sono in ritardo da anni a causa di comprovate inefficienze di Telt. 
La Commissione Europea e l’INEA sono perfettamente a conoscenza della situazione. 
Anche lanciando ora le gare Telt, saranno comunque obbligati a decurtare 
oltre 300 milioni di sovvenzioni assegnate. 
Tale situazione è l’esatta replica di quanto già visto nel 2013 (cfr Decisione C(2013) 1376 final – durante il Governo Monti): Telt (allora Ltf) perse circa 300 milioni di euro per la sua incapacità a completare le attività promesse.
3)  Come ampiamente riscontrato dalle analisi chieste, volute e pubblicate dal MIT, i costi certi della Torino Lione superano ampiamente i suoi potenziali benefici, sia dal punto di vista europeo che francese o italiano. 
Pertanto, qualora Telt procedesse comunque al lancio delle gare, questo si tradurrebbe in una completa sconfessione dell’operato dell’attuale titolare del MIT e dello suo staff. 
In base a quanto esplicitamente previsto dai Regolamenti CEF, Italia e Francia hanno tutte le prerogative per richiedere una revisione dei programmi di investimento sulla base di ACB che indichino il mutamento dei presupposti.
4)  Gli interventi di miglioramento e potenziamento della linea esistente sono urgenti e ineludibili. Dovranno essere realizzati in ogni caso. Il grave ritardo cui assistiamo è diretta responsabilità di chi doveva agire per tempo e non ha agito, a cominciare dai Commissari di Governo. 
L’attuazione di tali interventi è decisamente più rapida, cantierabile e a basso costo del Tunnel di Base. Una risposta immediata e pratica ai bisogni del mondo produttivo.
Il lancio delle gare Telt (con o senza clausole, notoriamente inapplicabili) sarà interpretato dal territorio come atto politicamente ostile e con conseguenze politiche irreversibili.

Se oggi il Governo permette a TELT di lanciare i bandi, viola gli Accordi Italia-Francia

Comunicato Stampa

PresidioEuropa

Movimento No TAV

5 marzo 2019

www.presidioeuropa.net/blog/?p=19219

Se oggi il Governo permette a TELT di lanciare i bandi, viola gli Accordi Italia-Francia

Le responsabilità degli Amministratori di TELT

Il finanziamento occulto dell’Italia alla Francia di oltre due miliardi di €

Oggi il Governo italiano potrebbe permettere ai capi di TELT di approvare nella prossima riunione del CdA dell’11 marzo il lancio di bandi di gara per la Torino-Lione per un importo di 2,3 miliardi di euro.

E’ bene che Conte, Di Maio, Salvini e Toninelli sappiano che gli Accordi Italia-Francia vietano a TELT di lanciare i bandi per lo scavo del Tunnel di Base.

Gli amministratori di TELT devono sempre rendere conto del loro operato ai due Stati.

Lo stop al lancio dei bandi, previsto dall’accordo tra il Ministro Toninelli e la ministra Borne firmato a Parigi l’8 dicembre 2018, non indicava alcuna data certa per il via agli appalti definitivi, ma avrebbe permesso ai due Governi di preparare il calendario dei negoziati per l’arresto del progetto Torino-Lione.

Il Parere giuridico del prof. Sergio Foà dimostra perché il lancio dei bandi è una scelta “fuori legge”.

Non solo non esiste l’urgenza di accelerare la decisione, ma mancano i presupposti legali per avviare le procedure d’appalto relative allo scavo del tunnel transfrontaliero e di esecuzione dei lavori definitivi, visti gli esiti dell’ACB e l’articolo 16, par. 2, dell’Accordo tra Italia e Francia del 2012, che impone la disponibilità dei finanziamenti quale requisito indispensabile per avviare i lavori di qualunque fase, come definita nell’articolo 4 dello stesso Accordo.

Al momento attuale nessuno dei due Stati garantisce la copertura finanziaria per realizzare la tratta comune, e nemmeno l’Unione europea.

L’avvio delle procedure d’appalto causerebbe inoltre allo Stato italiano un ulteriore danno dovuto alla rinuncia francese a eseguire le opere delle gallerie di Belledonne e Glandon (la seconda canna non è mai stata dichiarata d’utilità pubblica e non è stata svolta l’inchiesta pubblica).

Senza quella parte di opere in carico alla Francia non risulta giustificata la sproporzione tra costi sostenuti dall’Italia e l’estensione dei lavori sul territorio di pertinenza: ci sarebbe una sorta di finanziamento “occulto” e ingiustificato allo Stato francese, perché l’Italia si impegna a finanziare il 57,9% senza la contropartita francese sulla parte comune (33 Km dei due tunnel a due canne), senza alcuna garanzia da parte francese di riequilibrare gli impegni rispettivi, in violazione del principio di cui all’art. 1 dell’Accordo del 29 gennaio 2001.

In Francia il COI – Conseil d’orientation des infrastructures ha infatti rinviato a dopo il 2038 la realizzazione, sulla tratta francese della parte comune, dei due tunnel a due canne di Belledonne e Glandon indicati all’art. 4 lett. a) dell’Accordo di Roma del 2012 e la Francia non può disporre del finanziamento per realizzare la sezione francese della parte comune.

L’avvio delle procedure d’appalto in questo momento si porrebbe inoltre in contrasto con l’art. 17 dell’Accordo di Roma 30 Gennaio 2012 e il relativo Allegato n. 2, che prevede il finanziamento del progetto con il ricorso a capitali privati: manca infatti un’identificazione dei partner privati e le modalità dei loro contributi, in tal modo difettando un altro presupposto per la copertura delle procedure.

La decisione di avviare le procedure d’appalto per la sezione transfrontaliera non assume l’urgenza di condizione necessaria per “permettere il mantenimento dei finanziamenti europei previsti”, vista la possibilità di rinegoziare con l’UE modalità e tempi di realizzazione o di abbandono dell’opera: l’attuale quadro finanziario non consente di procedere. Gli accordi tra gli Stati e il loro rispetto rappresentano il presupposto per richiedere il cofinanziamento europeo.

Sono infatti le stesse norme dell’UE a rimettere agli Stati le valutazioni in merito: così l’art. 17.3 del Regolamento (UE) N. 1316_2013 che include il riferimento all’ACB “I progetti descritti nella parte I dell’allegato I non sono vincolanti per gli Stati membri nelle loro decisioni di programmazione.

La decisione di attuare tali progetti spetta agli Stati membri e dipende dalle capacità di finanziamento pubblico nonché dalla loro fattibilità socioeconomica conformemente all’articolo 7 del Regolamento (UE) N. 1315/2013  (lettera c) ha una sostenibilità  economica sulla base di un’analisi costi-benefici sotto il profilo socio-economico”.

TELT e i suoi organi rappresentano le Parti italo-francesi: la Società ha per oggetto “tutte le missioni e esercita tutte le competenze che le vengono riconosciute dall’Accordo del 30 gennaio 2012” (art. 2 dello Statuto).

TELT deve quindi rendere conto del suo operato agli Stati: la delibera n. 6/2018 del CIPE (sul Contratto di programma 2015-2029 tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Ferrovie dello Stato Italiane S.p.A. e TELT per il finanziamento, la progettazione e la realizzazione della sezione transfrontaliera della parte comune della linea) rimarca: “1.8 Relativamente all’art. 7, si ritiene utile, comunque, prevedere (…) procedure di individuazione degli inadempimenti contrattuali di TELT (…) più dettagliate.

Anche se sul lato francese l’art. R2185-1 e -2 del Code de la commande publique consente le “procedure senza seguito” per ragioni d’interesse pubblico, l’applicazione di quella norma è pressoché impossibile nel caso in esame, perché impone di dimostrare che è sopravvenuta una carenza di interesse generale non conosciuta né conoscibile al momento dell’aggiudicazione dei lavori o una situazione di forza maggiore per la quale si interrompe la procedura.

Peraltro l’iniziativa sarebbe affidata alla stessa TELT, che in qualità di stazione appaltante è tenuta a conoscere fin d’ora il difetto dei presupposti per l’avvio delle procedure d’appalto. Invocare l’applicazione di tale norma rischia di alimentare contenzioso da parte delle imprese interessate.

In carenza dei presupposti per realizzare l’opera, come visto dagli esiti delle ACB e in ragione del difetto di copertura, le procedure d’appalto non devono essere nemmeno avviate, nel rispetto del generale principio di prudenza finanziaria.

La favola del rischio di perdere 300 milioni di fondi UE già persi

I residui fondi UE (CEF) attualmente a disposizione per la Torino Lione sono già persi anche in presenza di proroga al 2020.

Le attività finanziate sono in ritardo da anni a causa di comprovate inefficienze di TELT. La Commissione Europea e l’INEA sono perfettamente a conoscenza della situazione.

Anche lanciando ora le gare TELT, saranno comunque obbligati a decurtare oltre 300 milioni di sovvenzioni assegnate.

Tale situazione è l’esatta replica di quanto già visto nel 2013 (cfr. la Decisione della Commissione C_2013_1376 – durante il Governo Monti): TELT (allora Ltf) perse circa 300 milioni di euro per la sua incapacità a completare le attività promesse.

QUI VEUT UN NOUVEAU PRINTEMPS ARABE ? (I): SCENARIO A LA SYRIENNE EN ALGERIE.

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Luc MICHEL pour EODE/

Quotidien géopolitique – Geopolitical Daily/

2019 03 04/

LM.GEOPOL - Algérie printemps I (2019 03 04) FR

« Les citoyens ont offert des roses aux policiers; c’est beau, mais je rappelle qu’en Syrie, ça a commencé aussi avec des roses »

– Le Premier ministre algérien Ahmed Ouyahia ce 28 février.

Certains parlent à nouveau du soi-disant « printemps arabe ». Pas échaudés par la catastrophe géopolitique qui de la Libye a déstabilisé l’Afrique saharienne et sub-saharienne, Mali, Centrafrique … Voilà les mêmes fourriers de malheur qui veulent lancer des foules en détresse dans la rue et dans le chaos ; En Algérie (qui était fin 2010 la première cible de ce « printemps arabe » qui s’est révélé un hiver glaciaire) ou au Soudan notamment.

J’ai débattu ce 3 mars sur PRESS TV (Iran) du dossier algérien :

* Voir sur PANAFRICOM-TV/

PRESS TV (IRAN) DEBAT AVEC LUC MICHEL:

SCENARIO A LA SYRIENNE EN ALGERIE.

QUI VEUT UN NOUVEAU PRINTEMPS ARABE ?

sur https://vimeo.com/321302777

* La présentation de PRESS TV :

« Qui pousse à une « syrisation » de l’Algérie ? (débat)

Dès l’annonce du retrait des troupes américaines de Syrie en décembre dernier, les autorités algériennes restaient vigilantes quant aux conséquences de la volte-face de Trump au Moyen-Orient et du déplacement du centre d’intérêt US vers l’Afrique du Nord. Ce qui se passe actuellement en Algérie prouve qu’elles n’avaient peut-être pas tort.

Certes la situation en Algérie ne fait pas que des heureux, mais de là à voir des appels à la révolte impliquant les réseaux sociaux, des activistes anonymes, voire des figures pro-israéliennes de renom se succéder de la sorte, il y a un signe qui ne se trompe pas.

Surtout qu’aux portes de l’Algérie, outre cet étonnant trafic d’armes de guerre qui se heurte sans cesse à la vigilance de l’armée algérienne, c’est le branle-bas de toute part : au Sahel, Israël débarque et il veut porter secours à une France enlisée au Mali et à une Amérique bien implantée au Niger qui ne jure que par les richesses sahéliennes. Alors que la France officielle refuse toujours de reconnaître la révolte anti-libéraliste des Gilets jaunes, certaines figures politiques pro-israéliennes encouragent les Algériens à la révolution !

Alors qu’une source d’information à Alger a déclaré que le président algérien, Bouteflika, aurait convoqué son conseiller diplomatique et ancien ministre des Affaires étrangères, Ramtane Lamamra, pour négocier sur la possibilité de nommer ce dernier au poste de Premier ministre, le site algérien « Algérie patriotique » évoque dans l’un de ses derniers numéros les « interférences étrangères » dans les échauffourées violentes opposant l’armée aux citoyens algériens. Un vent syrien souffle sur l’Algérie ? Le site fait allusion en effet aux récents propos provocateurs de l’ex-député socialiste et pro-israélien Julien Dray à l’adresse des Algériens, les appelant à « descendre dans les rues pour construire » ce qu’il nomme la « nouvelle Algérie ».

Luc Michel, géopoliticien, et Ourahou Hamza, analyste politique, s’expriment sur le sujet. »

MAIS QUI POUSSE À UNE « SYRISATION » DE L’ALGÉRIE ?

« Dès l’annonce du retrait des troupes américaines de Syrie en décembre dernier, les autorités algériennes restaient vigilantes quant aux conséquences de la volte-face de Trump au Moyen-Orient et du déplacement du centre d’intérêt US vers l’Afrique du Nord. Ce qui se passe actuellement en Algérie prouve qu’elles n’avaient peut-être pas tort », commentait hier ‘Pars Today’. « Certes la situation en Algérie ne fait pas que des heureux, mais de là à voir des appels à la révolte impliquant les réseaux sociaux, des activistes anonymes, voire des figures pro-israéliennes de renom se succéder de la sorte, il y a un signe qui ne se trompe pas ».

Et l’agence iranienne, qui suit de près la déstabilisation de l’Afrique du Nord, ajoute : « Surtout qu’aux portes de l’Algérie, outre cet étonnant trafic d’armes de guerre qui se heurte sans cesse à la vigilance de l’armée algérienne, c’est le branle-bas de toute part : au Sahel, Israël débarque et il veut porter secours à une France enlisée au Mali et à une Amérique bien implantée au Niger qui ne jure que par les richesses sahéliennes. Alors que la France officielle refuse toujours de reconnaître la révolte anti-libéraliste des Gilets jaunes, certaines figures politiques pro-israéliennes encouragent les Algériens à la révolution ! »

Alors qu’une source d’information à Alger a déclaré que le président algérien, Bouteflika, aurait convoqué son conseiller diplomatique et ancien ministre des Affaires étrangères, Ramtane Lamamra, pour négocier sur la possibilité de nommer ce dernier au poste de Premier ministre, le site algérien ‘Algérie patriotique’ évoque dans l’un de ses derniers numéros les « interférences étrangères dans les échauffourées violentes opposant l’armée aux citoyens algériens ». Un vent syrien souffle sur l’Algérie ? Le site fait allusion en effet aux récents propos provocateurs de l’ex-député socialiste et pro-israélien Julien Dray à l’adresse des Algériens, les appelant à « descendre dans les rues pour construire » ce qu’il nomme la « nouvelle Algérie ».

En effet alors même que le mouvement des Gilets jaunes se trouve confronté en France à différentes formes de censures et de répression et que l’État s’est fixé comme objectif d’étouffer, coûte que coûte, la révolte, il est étonnant de voir les appels à la révolution se succéder depuis la France en direction de l’Algérie. ‘Algérie patriotique’ levait récemment un coin de voile sur « un projet de conception israélo-saoudienne (Mossad et Bandar Ben Sultan, l’ex chef des services secrets saoudiens) destiné à plonger l’Algérie dans le chaos ».

LA MAIN DU MOSSAD ISRAELIEN ET DES SAOUDIENS

D’ailleurs, tout comme en Syrie de 2011, « il s’agit de déstabiliser la situation interne à coup de manifs anti-pouvoir, de pousser l’armée à s’impliquer, de provoquer des morts et puis d’ouvrir la porte à une invasion de terroristes étrangers ». Des figures tristement célèbres pour leur rôle dans la guerre syrienne, comme l’ex-chef des services secrets saoudiens Bandar ben Sultan, seraient d’ailleurs de retour et très actives dans le dossier algérien : « La stratégie de Bandar ben Sultan et du Mossad est la même dans tous les pays du Maghreb et du Moyen-Orient qui ont basculé dans la violence depuis janvier 2011. La première étape consiste à pousser à des rassemblements de rue pour protester “pacifiquement” contre le régime en place, puis la machine médiatique se met en branle pour exacerber la colère de l’opinion quand des snipers aux ordres de ces deux entités tirent sur la foule, comme cela s’est passé en Tunisie et en Syrie où des mercenaires occidentaux et arabes avaient été soit arrêtés, soit abattus par les services de sécurité. »

LES INQUIETUDES DU PREMIER MINISTRE ALGERIEN

* Voir aussi SOLIDARITE ALGERIE/

Manifestations en Algérie :

Le premier ministre met en garde contre un scénario syrien

sur http://www.syria-committees.org/solidarite-algerie-manifestations-en-algerie-le-premier-ministre-met-en-garde-contre-un-scenario-syrien/

Le Premier ministre algérien Ahmed Ouyahia a commenté, ce 28 février, les manifestations qui ont lieu partout dans le pays depuis le 22 février contre un cinquième mandat du président Abdelaziz Bouteflika.

Tout en affirmant respecter le droit de manifester et avoir confiance en la sagesse du peuple, le Premier ministre algérien a d’ailleurs mis en garde contre « un scénario à la syrienne » avec « des manipulations et des manœuvres » qui pourraient « entraîner le chaos ». La nature « anonyme » des appels à manifester sur les réseaux sociaux a été pointée du doigt par le Premier ministre. « Pourquoi se cacher ? », a-t-il interrogé, « Celui qui n’a rien à se reprocher doit dire je suis untel et assumer. » Avant d’évoquer des « milieux étrangers » qui, selon lui, « commencent à bouger, à commenter, à dire que le peuple algérien s’est réveillé ». « Je ne parle pas pour faire peur au peuple, non, je ne parle pas pour exploiter le passé », a tenu à préciser le chef du gouvernement algérien. Il a néanmoins mis en garde contre le développement d’un scénario à la syrienne. « Les citoyens ont offert des roses aux policiers, c’est beau, mais je rappelle qu’en Syrie, ça a commencé aussi avec des roses », a-t-il déclaré en guise d’avertissement …

(Sources : Press TV – PANAFRICOM-TV – Pars Today – Algérie Patriotique – EODE Think Tank)

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

* Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

Géopolitique – Géoéconomie – Géoidéologie – Géohistoire –

Géopolitismes – Néoeurasisme – Néopanafricanisme

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“Condizioni vincolanti per l’avvio dei lavori del tunnel di base”

http://www.notav.info/post/condizioni-vincolanti-per-lavvio-dei-lavori-del-tunnel-di-base/

notav.info

post2 Marzo 2019 at 15:05

Pubblichiamo il documento redatto dalla Commissione Tecnica Torino Lione “Condizioni vincolanti per l’avvio dei lavori del tunnel di base” , e inviato al MIT, che arriva a una conclusione clamorosa: l’11 marzo il cda della Telt non potrà lanciare le gare, in forza di un articolo della convenzione tra Italia e Francia sulla Torino-Lione che riguarda i finanziamenti dell’opera.

Asse ferroviario Torino Lione

Condizioni vincolanti per l’avvio dei lavori del Tunnel di Base

22 Febbraio 2018 | revisione 01

Premessa

In relazione all’oggetto, con la presente nota si ritiene opportuno portare a conoscenza del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti alcuni elementi di seguito illustrati.

Indice

  • Condizioni vincolanti per l’avvio dei lavori del Tunnel di Base   3
  • Valenza superiore degli accordi tra Italia-Francia   3
  • Realizzazione del progetto secondo gli accordi Italia-Francia   4
  • Condizione preliminare per l’avvio dei lavori secondo gli accordi Italia-Francia   4
  • Entità del finanziamento necessario per l’avvio dei lavori  5
  • Disponibilità di finanziamento nel Bilancio dello Stato italiano per l’avvio dei lavori  5
  • Disponibilità di finanziamento nel Bilancio dello Stato francese per l’avvio dei lavori  5
  • Disponibilità di finanziamento attraverso contratti di sovvenzione stipulati con l’Unione Europea   6
  • Verifica della disponibilità di finanziamento per l’avvio dei lavori secondo gli accordi Italia-Francia   6
  • Improcedibilità dell’avvio dei lavori in attesa del soddisfacimento della condizione preliminare della disponibilità del finanziamento   7
  • Atteggiamento del promotore TELT in relazione all’avvio delle procedure di appalto per i lavori  7
  • Rischi inerenti l’applicazione della legislazione francese sugli appalti “senza seguito”   9

Condizioni vincolanti per l’avvio dei lavori del Tunnel di Base

Valenza superiore degli accordi tra Italia-Francia

La realizzazione della Sezione Transfrontaliera (Tunnel di Base) è regolata dagli accordi internazionali stipulati tra Italia e Francia a partire dal 2001. Tutte le decisioni attuative del programma Torino-Lione devono sottostare alle definizioni e alle modalità definite in tali accordi.

In particolare, le regole da applicare a ciascuna fase di attuazione sono stabilite nell’Accordo italo-francese del 30 gennaio 2012 (nel seguito Accordo 2012), ratificato dai due parlamenti italiano[1] e francese[2], al Titolo I, art. 5 “Messa in opera” (ovvero attuazione), che recita quanto segue:

Accordo Italia-Francia del 30 gennaio 2012

Titolo I

Articolo 5 – Messa in opera

Il titolo II del presente Accordo definisce le disposizioni relative alla governance del progetto e al diritto applicabile.

Il titolo III precisa alcune disposizioni relative alla conduzione degli studi e dei lavori preliminari della parte comune italofrancese.

Il titolo IV definisce le disposizioni relative alle modalità di realizzazione del progetto.

Il titolo V definisce le disposizioni applicabili alla messa in servizio ed esercizio della sezione transfrontaliera.

Il titolo VI definisce le misure di accompagnamento del progetto.

Infine, il titolo VII definisce le disposizioni finali relative all’entrata in vigore e alla revisione del presente Accordo, nonché’ quelle relative alla risoluzione delle controversie.

Conformemente alle disposizioni dell’articolo 4 dell’Accordo del 29 gennaio 2001, un nuovo Protocollo addizionale completerà l’Accordo così modificato per definire le modalità di avvio dei lavori definitivi della sezione comune italofrancese.

La fase attuativa attuale, tutt’ora in corso di completamento, consta nella “conduzione degli studi e dei lavori preliminari della parte comune italofrancese”.

La fase successiva, oggetto delle decisioni oggi in discussione, è costituita dalla “realizzazione del progetto”, le cui modalità sono dettate nel Titolo IV dell’Accordo citato.

Realizzazione del progetto secondo gli accordi Italia-Francia

Il Titolo IV dell’Accordo 2012 definisce le modalità di realizzazione dei lavori definitivi del progetto. In particolare i principi indicati all’art. 16 precisano quanto segue:

Accordo Italia-Francia del 30 gennaio 2012

Titolo IV – Modalità di realizzazione del progetto oltre gli studi, le indagini ed i lavori preliminari

Articolo 16 – Principi

Il presente titolo ha lo scopo di precisare le modalità di finanziamento tra le Parti delle prestazioni realizzate durante la realizzazione delle opere definitive della parte comune italofrancese.

La disponibilità del finanziamento sarà una condizione preliminare per l’avvio dei lavori delle varie fasi della parte comune italofrancese della sezione internazionale. Le Parti si rivolgeranno all’Unione europea per ottenere una sovvenzione pari al tasso massimo possibile per questo tipo di opera.

Inoltre, le Parti auspicano che i principi di tariffazione della linea ferroviaria tra Torino e Lione tengano conto, per ogni sezione, dell’utilità che le imprese ferroviarie potranno trarre dalla sua realizzazione permettendo in tal modo sia di aumentare l’utilità dell’opera per i due Stati sia di aumentare la capacità di autofinanziamento delle diverse opere.

Per la prima fase, riguardante la realizzazione della sezione transfrontaliera, le modalità di finanziamento vengono precisate all’articolo 18 del presente Accordo.

Per le fasi successive, ogni Parte finanzia, con l’aiuto dell’Unione europea, le infrastrutture situate sul proprio territorio.

Condizione preliminare per l’avvio dei lavori secondo gli accordi Italia-Francia

L’avvio dei lavori definitivi per la realizzazione della Sezione Internazionale (Tunnel di Base) è pertanto sottoposta ad una condizione preliminare vincolate stabilita nel citato art. 16 dell’Accordo 2012. Tale condizione consiste nella “disponibilità del finanziamento” a garanzia della copertura delle prestazioni da realizzare nel corso di tali lavori definitivi.

Tale disponibilità deve ineludibilmente essere valutata al momento della decisione di avvio dei lavori, in relazione ai seguenti elementi:

  • l’ammontare complessivo del finanziamento richiesto per la realizzazione della fase attuativa in questione, ovvero la realizzazione della Sezione Internazionale (Tunnel di Base)
  • l’entità delle risorse di finanziamento effettivamente disponibili, ovvero assegnate in termini formali e contabilmente dimostrabili, nel bilancio statale di Italia e Francia
  • la presenza di contratti di sovvenzione (Grant Agreements) stipulati, in termini formali e contabilmente dimostrabili, per l’ottenimento di contributi a fondo perduto da parte dell’Unione Europea

Entità del finanziamento necessario per l’avvio dei lavori

Il costo di realizzazione della Sezione Internazionale (Tunnel di Base) è stato quantificato dal CIPE[3] in 9,63 miliardi di euro, sulla base di un aggiornamento del costo certificato definito nel Protocollo Addizionale dell’8 marzo 2016, ratificato dai due parlamenti italiano[4] e francese[5].

Tale importo rappresenta l’intero ammontare del finanziamento che, in base ai principi sanciti dall’art. 16 dell’Accordo 2012, deve risultare disponibile, in termini formali e contabilmente dimostrabili, preliminarmente alla decisione di avvio dei lavori definitivi per la realizzazione della Sezione Internazionale (Tunnel di Base).

Disponibilità di finanziamento nel Bilancio dello Stato italiano per l’avvio dei lavori

Le risorse finanziarie messe a disposizione dall’Italia nel Bilancio dello Stato per la realizzazione della Sezione Internazionale (Tunnel di Base) sono assegnate dalla Legge di Stabilità 2013[6]. Tali finanziamenti ammontano a 2,63 miliardi di euro, approvvigionati in quote annuali nel Bilancio dello Stato allocate tra gli anni 2015 e 2027.

Sulla base di tale disponibilità di finanziamento, il CIPE[7] ha autorizzato l’erogazione di una somma pari a 2,56 miliardi di euro a copertura di quota parte degli importi relativi ai lavori definitivi. La quota in specie corrisponde a circa il 27% del finanziamento complessivamente necessario per il soddisfacimento della condizione preliminare fissata dall’art. 16 dell’Accordo 2012.

Disponibilità di finanziamento nel Bilancio dello Stato francese per l’avvio dei lavori

A differenza di quanto previsto e assegnato in Italia, ad oggi non risultano analoghe decisioni dello Stato francese che impegnino risorse certe a garanzia dei costi di realizzazione dei lavori definitivi della Sezione Transfrontaliera della Torino Lione.

Per quanto concerne la fase attuativa in corso (ovvero la “conduzione degli studi e dei lavori preliminari della parte comune italofrancese”), il sostegno finanziario francese è stato finora erogato al promotore TELT mediante trasferimenti da parte dell’Agence de financement des infrastructures de transport de France (AFITF), ovvero il soggetto pubblico nazionale cui in Francia compete, su mandato dello Stato, il finanziamento dei principali progetti di infrastrutture di trasporto.

Le modalità di tali erogazioni prevedono la sottoscrizione tra AFITF e promotore TELT di convenzioni limitate a specifiche quote di attività. Tali convenzioni sono autorizzate volta per volta dal Ministère de la transition écologique et solidaire (dicastero competente del Governo francese).

Non risultano però provvedimenti dello Stato francese che definiscano una programmazione futura su base pluriennale dei flussi finanziari da erogare da parte di AFITF (o di altri soggetti pubblici preposti) a sostegno del programma Torino-Lione. Analogamente non risultano impegni pluriennali nel Bilancio dello Stato francese, atti a garantire l’approvvigionamento futuro di risorse pubbliche per la copertura di tali erogazioni.

In assenza di specifiche e comprovabili allocazioni di risorse nel Bilancio dello Stato francese, occorre prendere atto che, ai fini del soddisfacimento della condizione preliminare fissata dall’art. 16 dell’Accordo 2012, la quota di disponibilità di finanziamento relativa alla Francia è ad oggi assente.

Disponibilità di finanziamento attraverso contratti di sovvenzione stipulati con l’Unione Europea

I contributi finora erogati dall’Unione Europea hanno riguardato per la quasi totalità la copertura di quota parte dei costi sostenuti da Italia e Francia durante l’attuale fase attuativa di “conduzione degli studi e dei lavori preliminari della parte comune italofrancese”. Tale fase, come noto, è tuttora in fase di completamento e assorbirà ulteriori quote di contributi.

Per quanto concerne le sovvenzioni per i lavori definitivi di realizzazione della Sezione Internazionale (Tunnel di Base), il contratto (Grant Agreement) attualmente in vigore[8] mette a disposizione risorse pari a circa 0,57 miliardi di euro, esclusivamente utilizzabili per attività da completare entro l’attuale scadenza del progetto di finanziamento europeo (31 dicembre 2019).

Rimandando al capitolo specifico sulla situazione dei contributi europei, è possibile indicare questa quota di contributi in essere come disponibilità di finanziamento attualmente presente nella forma di sovvenzioni assegnate dall’Unione Europea. Tale quota in specie corrisponde a circa il 6% del finanziamento complessivamente necessario per il soddisfacimento della condizione preliminare fissata dall’art. 16 dell’Accordo 2012.

Nel merito delle potenzialità di futuri contributi da parte dell’Unione Europea, vi sono svariati pronunciamenti espressi, sia da parte della Commissione che del Parlamento comunitari. Tali elementi constano però esclusivamente in auspici o indirizzi generali che potranno trovare eventuale applicazione futura attraverso previsioni di bilancio dell’Unione Europea ancora da adottare e in conseguenti bandi di finanziamento ancora da emanare.

Pertanto, eccetto le quote di contributi sopracitate, non vi è evidenza specifica e comprovabile in termini formali e contabili di allocazioni di ulteriori sovvenzioni da parte dell’Unione Europea valevoli come disponibilità di finanziamento ai fini del soddisfacimento della condizione preliminare fissata dall’art. 16 dell’Accordo 2012.

Verifica della disponibilità di finanziamento per l’avvio dei lavori secondo gli accordi Italia-Francia

Stante la situazione sin qui descritta, è necessario prendere atto che l’attuale disponibilità di finanziamento per l’avvio della realizzazione dei lavori definitivi della Sezione Transfrontaliera della Torino Lione, corrisponde a circa il 33% dell’importo complessivo richiesto di 9,63 miliardi di euro, articolata come segue:

  • circa il 27% garantita da impegni assunti dall’Italia nel Bilancio dello Stato e autorizzati dal CIPE per 2,56 miliardi di euro
  • circa il 6% in termini di sovvenzioni ad oggi assegnate dall’Unione Europea pari a 0,57 miliardi di euro, disponibili per la realizzazione di lavori definitivi da completare entro il 31 dicembre 2019
  • nessun impegno assunto dalla Francia nel suo Bilancio dello Stato

In ottemperanza ai principi dettati nell’art. 16 dell’Accordo 2012, si rende pertanto necessaria una verifica congiunta tra le parti contraenti tale accordo (Italia e Francia) della sussistenza della condizione preliminare della disponibilità del finanziamento per l’avvio dei lavori definitivi di realizzazione della Sezione Transfrontaliera (Tunnel di Base).

Lo svolgimento di tale verifica congiunta necessita di una serie di passaggi di seguito riepilogati.

In primo luogo occorre effettuare una fase istruttoria degli elementi conoscitivi inerenti la disponibilità di finanziamento per parte italiana, francese ed europea. Tale attività deve essere affidata alla Commissione Intergovernativa Italia-Francia (CIG) ovvero lo specifico organismo che fin dal 2001 segue l’attuazione degli accordi italo-francesi sulla Torino-Lione.

La CIG deve produrre un rapporto congiunto che definisca un quadro esaustivo e condiviso dello stato effettivo della disponibilità del finanziamento. Tale rapporto deve essere trasmesso ai due Governi italiano e francese per una loro presa d’atto.

Sulla base delle evidenze emerse, ai fini di consentire l’avvio dei lavori definitivi di realizzazione della Sezione Transfrontaliera (Tunnel di Base), i due Governi potranno congiuntamente concordare sull’adozione di misure conseguenti, quali:

  • adottare e/o incrementare i rispettivi impegni assunti o da assumere nei rispettivi bilanci statali
  • presentare nuove domande di finanziamento all’Unione Europea per l’ottenimento di ulteriori sovvenzioni
  • richiedere all’Unione Europea ulteriori impegni nel bilancio comunitario, a garanzia di future sovvenzioni

Improcedibilità dell’avvio dei lavori in attesa del soddisfacimento della condizione preliminare della disponibilità del finanziamento

Nell’attesa della positiva verifica della condizione preliminare della disponibilità del finanziamento, in ottemperanza a quanto prescritto dall’Accordo 2012 all’art. 16, non è possibile avviare i lavori definitivi di realizzazione della Sezione Transfrontaliera (Tunnel di Base).

L’avvio di tali attività in assenza del soddisfacimento della citata condizione preliminare costituisce un’aperta violazione dei principi sanciti negli accordi stipulati tra Italia-Francia. Un atto di questo genere farebbe venire meno il quadro regolamentare definito per l’attuazione dell’intero programma Torino-Lione, originando una serie non prevedibile di potenziali contenziosi di applicazione dei termini degli accordi.

La partenza dei lavori definitivi di realizzazione della Sezione Transfrontaliera (Tunnel di Base) in assenza della disponibilità del finanziamento necessita imprescindibilmente di una modifica degli accordi. Pertanto, qualora fosse questo l’intendimento congiunto, sarebbe necessario avviare una nuova fase negoziale finalizzata alla stipula di un nuovo accordo, con i relativi processi di ratifica nelle sedi nazionali.

Atteggiamento del promotore TELT in relazione all’avvio delle procedure di appalto per i lavori

Per quanto concerne l’atteggiamento del promotore TELT in relazione alle esigenze, da esso segnalate, di avvio delle procedure di appalto per la realizzazione dei lavori definitivi di realizzazione della Sezione Transfrontaliera (Tunnel di Base), si riporta integralmente un recente parere reso alla Commissione Tecnica dal prof. Sergio Foà dell’Università di Torino:

Asserita necessità di una decisione di TELT di avviare le procedure di appalto (scavo del tunnel)

Parere

21 febbraio 209

In merito alla asserita necessità di una decisione di TELT di avviare le procedure di appalto si precisa che:

Non esiste l’urgenza di accelerare la decisione, visti gli esiti dell’ACB lato italiano, e visto l’articolo 16, par. 2, dell’Accordo tra Italia e Francia del 2012, che impone la disponibilità dei finanziamenti quale requisito indispensabile per avviare i lavori di qualunque fase, definita nell’articolo 4 dello stesso Accordo;

–       La decisione non assume l’urgenza di condizione necessaria per “permettere il mantenimento dei finanziamenti europei previsti”, vista la possibilità di rinegoziare con l’UE modalità e tempi di realizzazione o di abbandono dell’opera: l’attuale quadro finanziario non consente di procedere;

–       Sono infatti le stesse norme dell’UE a rimettere agli Stati le valutazioni in merito: così l’art. 17 del Regolamento (UE) 1316/2013 che include il riferimento all’ACB (I progetti descritti nella parte I dell’allegato I non sono vincolanti per gli Stati membri nelle loro decisioni di programmazione. La decisione di attuare tali progetti spetta agli Stati membri e dipende dalle capacità di finanziamento pubblico nonché dalla loro fattibilità socioeconomica conformemente all’articolo 7 del regolamento (UE) n. 1315/2013 (lettera c) ha una sostenibilità economica sulla base di un’analisi costi- benefici sotto il profilo socio-economico;

–         TELT e i suoi organi rappresentano le Parti italo-francesi: la Società ha per oggetto “tutte le missioni e esercita tutte le competenze che le vengono riconosciute dall’Accordo del 30 gennaio 2012” (art. 2 dello Statuto);

–         TELT deve quindi rendere conto del suo operato agli Stati: la delibera n. 6/2018 del CIPE (sul Contratto di programma 2015-2029 tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Ferrovie dello Stato Italiane S.p.a. e TELT per il finanziamento, la progettazione e la realizzazione della sezione transfrontaliera della parte comune della linea) rimarca: “1.8 Relativamente all’art. 7, si ritiene utile, comunque, prevedere (…) procedure di individuazione degli inadempimenti contrattuali di TELT (…) più dettagliate (…)”;

–     Non si comprende la notizia relativa a una “sospensione di 14 giorni del Consiglio di amministrazione” di TELT ai fini della decisione sull’avvio delle procedure d’appalto: lo stesso Consiglio di amministrazione, semmai, dovrà essere riconvocato per prendere atto delle decisioni assunte dagli Stati che TELT rappresenta;

–         Anche se sul lato francese l’art. R2185-1 et -2 del Code de la commande publique consente le “procedure senza seguito” per ragioni di interesse pubblico, l’applicazione di quella norma è difficile, perché impone di dimostrare che è sopravvenuta una situazione per la quale si interrompe la procedura. Ciò rischia di alimentare contenziosi da parte delle imprese interessate. In carenza dei presupposti per realizzare l’opera, come visto dagli esiti delle ACB, le procedure d’appalto non devono essere nemmeno avviate.

Prof. Sergio FOÀ

Ordinario di Diritto amministrativo – Università degli Studi di Torino

Delegato del Rettore al coordinamento delle questioni legali di Ateneo

Dipartimento di Giurisprudenza

Rischi inerenti l’applicazione della legislazione francese sugli appalti “senza seguito”

Come indicato dalla Relazione tecnico-giuridica[9] richiesta dal MIT sugli aspetti legali inerenti il progetto Torino Lione, secondo il diritto francese in materia di appalti (Décret n. 2016-360 du 25 mars 2016 relatif aux marchés publics, art. 98), la Stazione Appaltante (TELT in questo caso) avrebbe “il diritto, in qualsiasi momento fino alla firma del contratto, di dichiarare “senza seguito” una procedura di aggiudicazione di un appalto pubblico per motivi di interesse generale” (pag. 48).

In merito a questa ipotesi, è lo stesso Avvocato dello Stato a segnalare una rilevante criticità di applicazione:

Cionondimeno, va tenuto conto del fatto che i motivi che farebbero venir meno i contratti nei confronti dei terzi, in caso di stop unilaterale, potrebbero non integrare il contenuto di un nuovo motivo di interesse generale (ai sensi del diritto francese, in quanto applicabile) bensì un fatto illecito idoneo a dar luogo a pretese risarcitorie nei confronti del Promotore e, in via di rivalsa, nei confronti dello Stato italiano” (pag. 49).

Gli importi degli appalti TELT attualmente in questione hanno una dimensione notevole, stimabile in circa 2,3 miliardi di euro. Tenuto conto della concreta possibilità di ingenerare contenziosi e potenziali risarcimenti a diretto carico dello Stato, appare del tutto evidente che un lancio delle procedure di appalto in queste condizioni avvierebbe un processo che porterebbe, di fatto, irreversibilmente all’aggiudicazione e all’avvio dei lavori di scavo del Tunnel di Base, senza alcuna reale possibilità di retrocedere da tale decisione da parte dell’Italia.

[1] L. 23 aprile 2014, n. 71, “Ratifica ed esecuzione dell’Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica francese per la realizzazione e l’esercizio di una nuova linea ferroviaria Torino‐Lione, con Allegati, fatto a Roma il 30 gennaio 2012”

[2] LOI n. 2013-1089 du 2 décembre 2013 “autorisant l’approbation de l’accord entre le Gouvernement de la République française et le Gouvernement de la République italienne pour la réalisation et l’exploitation d’une nouvelle ligne ferroviaire Lyon―Turin”

[3] Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica, Delibera 20 febbraio 2015, “Programma delle infrastrutture strategiche (Legge n. 443/2001). Nuova linea ferroviaria Torino – Lione (NLTL) – Sezione internazionale: Parte comune italo-francese – Sezione transfrontaliera: Parte in territorio italiano – CUP C11J05000030001. Approvazione progetto definitivo. (Delibera n. 19/2015)”

[4] L. 5 gennaio 2017, n. 1, “Ratifica ed esecuzione dell’Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica francese per l’avvio dei lavori definitivi della sezione transfrontaliera della nuova linea ferroviaria Torino-Lione, fatto a Parigi il 24 febbraio 2015, e del Protocollo addizionale, con Allegato, fatto a Venezia l’8 marzo 2016, con annesso Regolamento dei contratti adottato a Torino il 7 giugno 2016.”

[5] Décret n° 2017-482 du 5 avril 2017 portant publication de l’accord entre le Gouvernement de la République française et le Gouvernement de la République italienne signé le 24 février 2015 pour l’engagement des travaux définitifs de la section transfrontalière de la nouvelle ligne ferroviaire Lyon-Turin (ensemble un protocole additionnel signé à Venise le 8 mars 2016 et un règlement des contrats)

[6] L. 24 dicembre 2012 n. 228, “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilita’ 2013).”

[7] Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica, Delibera 7 agosto 2017, Nuova linea ferroviaria Torino-Lione sezione internazionale – parte comune Italo-Francese. Sezione transfrontaliera. (CUP C11J05000030001) – Autorizzazione alla realizzazione per lotti costruttivi e all’avvio del 1° e del 2° lotto costruttivo. (Delibera n. 67/2017)”

[8] INEA/CEF/TRAN/M2014/1057372 CEF General model agreement 21 luglio 2014

[9] Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, “Relazione tecnico-giuridica”, Avv. Pucciariello, 11 febbraio 2019

Professor Aiuti muore cadendo dalle scale: ecco cosa diceva sui vaccini

https://informarexresistere.fr/professor-aiuti-muore-cadendo-dalle-scale-ecco-cosa-diceva-sui-vaccini/?fbclid=IwAR1hXwZGiLGYaEAyoTp92zgLN6u9jU89bxkhsxzHKjERmdW9SjA92dE4f94

Da  Maurizio

È deceduto oggi al policlinico Gemelli a Roma il professor Fernando Aiuti immunologo di fama internazionale fondatore dell’associazione Anlaids.

La causa della morte è ancora avvolta dalle incertezze, la stampa dice che il professore che era ricoverato per una cardiopatia ischemica si sia suicidato buttandosi giù dalle scale.

Sul caso però è intervenuta anche la procura di Roma che ha fatto un sopralluogo sulla scena del crimine ipotizzando anche il reato di omicidio.

Sul sito del professore si parla ovviamente anche di vaccini, una sezione è dedicata alle risposte che Aiuti da sugli effetti indesiderati delle vaccinazioni.

Proprio in questa sezione troviamo informazioni che forse non tutti conoscono. Leggiamo infatti:

In genere si raccomanda di non eseguire le vaccinazioni in presenza di patologie acute e febbrili e nel caso di malattie croniche gravi è auspicabile sentire il parere di un immunologo clinico prima di sottoporsi a vaccinazioni.

In alcuni soggetti con grave deficit immunitario è auspicabile non eseguire i vaccini esavalenti, i vaccini con virus vivi ed attenuati.

In soggetti con gravi e forte allergie o stato di male asmatico è meglio consultare lo specialista. In caso di allergie alimentari a proteine dell’uovo si deve evitare la vaccinazione antinfluenzale.

Aiuti consiglia una visita dall’immunologo prima della vaccinazione

“In particolare si consiglia di fare le vaccinazioni dopo opportuna visita dall’immunologo o da medici esperti di vaccinazioni.”

Specifica anche che: “In caso di eventi avversi documentati è possibile richiedere allo Stato o alle industrie farmaceutiche il risarcimento del danno subito.

Questa è l’ennesima conferma che i genitori che pretendono chiarezza sulle vaccinazioni e vogliono tutte le precauzioni possibili per i loro figli non sbagliano affatto, anzi.

Qui siamo di fronte a un “mostro sacro” dell’immunologia italiana, un professore che aveva un’esperienza e una preparazione unica nel suo campo.

Fernando Aiuti era professore ordinario di Medicina Interna, Direttore e Docente della Scuola di Specializzazione in Allergologia e Immunologia Clinica, coordinatore del Dottorato di Ricerche in Scienze delle Terapie Immunologiche presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” di Roma (1980 – 2007).

Il suo Curriculum è decisamente di tutto rispetto: specialista in Malattie Infettive e Cardiologia e Libero Docente in Malattie Infettive ed in Immunologia Clinica.

Anche la carriera scientifica è impressionante: 600 pubblicazioni delle quali ben 380 sono state effettuate in riviste internazionali recensite dalla Pub Med (National Library of Medicine) (http://www.ncbi.nlm.nih.gov vedi nella Pub Med: Aiuti F.). Questi articoli sono stati citati centinaia di volte da numerosi ricercatori internazionali.

Inoltre, ha portato contributi originali alla diagnosi e terapie di malattie da immunodeficienza primitiva, di malattie infettive, autoimmuni, reumatiche, allergiche, linfoproliferative, oftalmiche, neurologiche, dell’apparato gastroenterico ed epatiche e da varie malattie rare.

E’ stato Membro dei Consigli Scientifici di numerose Società di Immunologia e Immunologia Clinica. Fondatore e Presidente della Società Internazionale delle Immunodeficienze Primitive dal 1986 al 91 e dal 1998 al 2002 Presidente della Società Italiana di Immunologia e Immunopatologia. Membro del comitato di esperti dell’O.M.S. dal 1977 al 2002 per la classificazione delle Immunodeficienze Primitive.

Vincitore di numerosi premi tra i quali: Premio Internazionale La Madonnina, conferita la Madonnina d’Oro nel 1996; Premio Internazionale G.M. Lancisi, 1975, Accademia Lancisiana; Premio San Valentino Città di Terni;Premio Internazionale Rotary Club;Premio Nazionale David di Donatello (Premio Umberto De Sica) per Medicina 2017.

COLONIALISTI UNA VOLTA, COLONIALISTI SEMPRE ——- IL RAZZISMO DEGLI ANTI RAZZISTI

http://fulviogrimaldi.blogspot.com/2019/03/colonialisti-una-volta-colonialisti.html

MONDOCANE

LUNEDÌ 4 MARZO 2019

Quanto più grande è la devastazione causata dal neoliberismo, tanto più grande è l’esplosione di ONG. Nulla dimostra questo dato in modo più convincente del fenomeno per cui gli Usa si preparano a distruggere un paese e al tempo stesso allestiscono ONG che preparino e poi bonifichino la devastazione”. (Arundhati Roy)

….ogni scherzo vale

E’ carnevale. Un tempo rito propiziatorio di greci e romani, ricco di licenze, svaghi e rovesciamenti di ruolo. Come al solito, se ne è appropriato il cristianesimo, evirandolo dei suoi elementi libertini e facendotelo pagare con 40 giorni di quaresima. Un’occasione che la nostra classe dirigente non si lascia sfuggire e festeggia con grande impegno. Irrinunciabili, al vertice, le maschere di Pulcinella, Arlecchino, Brighella,  Burlamacco, Stenterello, Balanzone,  che si sono alternate impersonandosi in presidenti del Consiglio, da Berlusca ad oggi. Tra loro hanno colto al volo il momento anche i pidini da Congresso della famosa canzone “Siamo sempre tre, tre somari e tre briganti, siamo tre”, che a Milano, “contro il razzismo e la xenofobia” (non gli è rimasto che quel tema,serve a riprendersi gli appalti) sfilano travestiti da politici di sinistra.

Milano, operazioni di distrazione di massa

Dentro questa carnevalata, spostatasi da Viareggio a Milano, anche il carro del congresso di Magistratura Democratica, affollato da burloni mascherati da giudici  di sinistra e dunque neorenziani e dunque bellissime maschere dell’ipocrisia, spocchia, autoreferenzialità, doppiopesismo, elitismo e compiacimento di essere quelli buoni e giusti, contro i sovranisti e populisti votati dal popolo bue. Tra tutti costoro anche quelli che, incantati dal verbo di Marco Travaglio e affini puntano naso, occhi e orecchi su Zingaretti, casomai uno di questi giorni , svegliandosi bene, non gli sfuggisse un sospiro: “Toh, quasi quasi un caffè con Di Maio me lo prenderei”. Sono gli incurabili dei tarallucci e vino che preferiscono che i 5Stelle siano mangiati con forchetta e coltello dal PD, piuttosto che masticati a bocca aperta da Salvini, che a tavola rutta e non sa distinguere i bicchieri.

Razzista a chi?

Ci sono una xenofobia, un razzismo più estremi e meno dichiarati  di quelli  delle guerre a popoli innocenti, quasi sempre inermi rispetto agli stravaganti eccessi di forza degli aggressori, condotte con strumenti militari, economici, culturali  nei confronti di chi non si ritiene titolato a rivendicare le risorse del proprio territorio e della propria società. Di chi, in quanto razza, classe, nazione, categoria, inferiore può essere privato di tutto a vantaggio di chi ne pretende il possesso in virtù della propria superiorità di razza, classe, categoria, nazione? Dove si parla di questo ur-razzismo, di questa ultra-xenofobia, che nei secoli depreda, rapina, sradica, uccide, schiavizza, nei cortei  dell’accoglienza? E nei media e nei partiti che tali cortei promuovono ed esaltano? E non è questo sintomo e prova del più ipocrita dei veri razzismi?

Alle spalle  degli immancabili amici del giaguaro che ha suonato l’adunata di Milano, una moltitudine di Pantaloni (sono quelli che pagano), Lenin li chiamava “utili idioti”,  convinti che dei migranti, per quanto ormai spariti dal mare, si debbano addolorare piuttosto che di inezie esistenziali, come, in America Latina, la distruzione del diritto che teneva insieme il mondo, l’imperversare di un moloch di guerra in tutto il Medioriente, un infanticido di massa nello Yemen, la fucilazione ogni venerdì di un po’ di ragazzi denutriti e inermi a Gaza, la quasi-guerra atomica tra India e Pakistan, la tecnologia nucleare a fini civili per cui è stato affamato l’Iran e la tecnologia nucleare militare da Trump ora concessa ai sauditi, munifici e imprescindibili alleati di tutti noi, per quanto osceno rigurgito del peggiore Medioevo; l’arma fin di vita del clima ferito a morte, l’arma fin della libertà dell’eugenetica digitale, tutte allestite dai ricchi; la metastasi in Valsusa del carcinoma che s’è mangiato il paese e, poi, quel fattarello di cronaca locale  che è lo squartamento dell’Italia. Ci sono voluti mille anni per costruirla a forza di genii e di sangue, la fine dell’uguaglianza tra i suoi cittadini, con il primo, secondo, dessert, vini, caffè e ammazzacaffè ai ricchi e, agli altri, i piatti da lavare.….

Un crimine rispetto al quale la famosa schiforma costituzionale di Renzi è meno dello scippo di una busta della spesa. Ma a chi sta bene distruggere gli africani, svuotandone i paesi a favore di terzi con gli artigli e cacciandoli qui nella schiavitù, cosa volete che importi difendere l’unità, il cuore, l’anima, il passato e il futuro, della propria nazione? Siamo cosmopoliti, no? Vadano, il Veneto, la Lombardia, l’Emilia-Romagna, a poi tutti gli altri, vadano per la loro strada. Basta che in fondo alla via ci sia quella pentola con le monete d’oro per illuminare di colori arcobaleno la pace dei ricchi.

Milano, operazioni di distrazione di massa

Dentro questa carnevalata, spostatasi da Viareggio a Milano, anche il carro del congresso di Magistratura Democratica, affollato da burloni mascherati da giudici  di sinistra e dunque neorenziani e dunque bellissime maschere dell’ipocrisia, spocchia, autoreferenzialità, doppiopesismo, elitismo e compiacimento di essere quelli buoni e giusti, contro i sovranisti e populisti votati dal popolo bue. Tra tutti costoro anche quelli che, incantati dal verbo di Marco Travaglio e affini puntano naso, occhi e orecchi su Zingaretti, casomai uno di questi giorni , svegliandosi bene, non gli sfuggisse un sospiro: “Toh, quasi quasi un caffè con Di Maio me lo prenderei”. Sono gli incurabili dei tarallucci e vino che preferiscono che i 5Stelle siano mangiati con forchetta e coltello dal PD, piuttosto che masticati a bocca aperta da Salvini, che a tavola rutta e non sa distinguere i bicchieri.

Razzisti contro il razzismo

Un breve ricordo. Altra marcia, identica, maggio 2017. L’abbiamo filmata e sta nel docufilm “O la Troika o la vita!” (sempre disponibile a visionando@virgilio.it ). A Bersani, Manconi, Sala, Orlando, Lerner, Scotto, Boldrini e gli altri facemmo la stessa domanda: “A quando una manifestazione contro le guerre della Nato che provocano tutte queste migrazioni?”  Più o meno la stessa risposta da ognuno, con espressione stupefatta, o infastidita: “Ma che c’entra…?”. Bersani si sbilanciò: “No, la Nato non ha colpe”. Manconi sviò: “Tu non ci vedi bene…”

Rancorosa e schiamazzona, naturalmente, la presenza di Soros, attraverso l’intermediazione delle Ong. Proprio nell’infelicissimo momento, per loro, in cui i servizi segreti, dopo Frontex e ogni persona di buonsenso, avevano rilevato che la scomparsa di questi traghettatori aveva comportato la scomparsa degli scafisti e, dunque, delle morti in mareBella sconfitta per i razzisti del colonialismo di ritorno, quelli veri, per i quali l’Africa non è che il deposito di Paperone, mentre gli africani si tolgano dai piedi e vadano a spiaggiarsi a Lampedusa.

Pubblicato da Fulvio Grimaldi alle ore 21:21