IL MONDO – E IL 5G – NASCOSTO DAI RAGAZZINI——- 15 MARZO: KOLOSSAL DELLA MISTIFICAZIONE, DERESPONSABILIZZAZIONE, DISTRAZIONE

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MONDOCANE

DOMENICA 17 MARZO 2019

 

Greta: bimba di distrazione di massa

Ciò che gli editocrati di schermo ed edicola ci hanno propinato nelle 72 ore, impestate di retorica e ipocrisia climatiche, tra il 14 e il 16 marzo, su ordine di servizio dei mandanti nella Cupola, non suscita solo il sospetto che merita ogni campagna politico-mediatica dell’establishment e dei media incorporati. Merita l’accusa di ipocrisia, mistificazione, occultamento della realtà. E’ uno dei più cinici assalti alla nostra integrità intellettuale e morale da almeno l’11 settembre e dalle armi di distruzione di massa di Saddam. Supera e riunisce tutte le campagne ordite e lanciate nel corso delle ultime sei presidenze Usa, dei contemporanei papati e proconsolati UE, da Delors e Prodi a Barroso e Juncker: terrorismo islamico, migrazioni, diritti umani, “dittatori” arabi e latinoamericani (limitatamente ai non-dittatori disobbedienti), #metoo, “non una di meno”, razzismo-fascismo (da che pulpito!!!), antisemitismo (sulla cui sciagurata identificazione con l’antisionismo imperversa con un inserto di ben quattro pagine il solito “manifesto”), sovranismo, populismo, medicalizzazione, bergoglismo, eccetera, eccetera.

Il suprematista bianco australiano che, uccidendo una cinquantina di musulmani in Nuova Zelanda, coglie tre piccioni con una serie di raffiche: rilancia lo scontro di (in)civiltà tra razze da colonizzare e razze colonizzanti; pompa a bue la rana esopica della minaccia razzista-fascista finalizzata a oscurare la corsa genocida alla dittatura dei pochi su chi sta fuori; collateralmente distoglie dalla catastrofe climatica che, a dispetto dei bravi ragazzi in piazza in cento paesi, torna a farsi prioritaria nella consapevolezza della gente, insieme, però, all’individuazione dei suoi responsabili.  Quella che manca nelle piazze dei bravi ragazzi.

 E che non ci sono neppure nei proclami della nuova Santa Giovanna d’Arco, Greta Thunberg, la ragazzetta svedese affetta dalla sindrome di Asperger (riconosciuta ufficialmente dall’Onu nel 1993, si tratta di una forma di autismo che comprende una serie di difficoltà legate soprattutto all’interazione sociale, alla sfera affettiva e motivazionale), che la campagna ha messo a capo del primo movimento mondiale degli adolescenti. E già questo ci fa pensare a un’astuta manipolazione. Alcune fonti, subito smentite, parlano di influencer ed esperti del marketing. Più probabile che un fenomeno di questa portata planetaria, con la necessaria mega-organizzazione e relativi finanziamenti,  possa far intravvedere qualche altro manipolatore, più grosso, più bravo, più cosmopolita. Più in grado di spostare l’attenzione da problematiche imbarazzanti, come guerre di sterminio, sanzioni sociocide, crimini bancari.  Rita Pavone non ha esitato ad andare controcorrente e della nuova icona del bene ha detto: “Inquietante, da film horror”. Il che è un po’ cattivo e non ci dice nulla sulla ragazza, alla quale dovremmo, fino a prova contraria, riconoscere sincerità di sentimenti e altrettanta inconsapevolezza circa chi se ne fa scudo. Perché è qui che casca l’asino.

Dove (non) casca l’a(ssas)sino

L’asino precipita con un gran tonfo nella celebrazione che ne fanno compatti il monopolarismo politico-economico-culturale occidentale e i suoi ragazzi di bottega mediatici. Bastano quattro frasette mandate a memoria, assolutamente generiche e indirizzate a un nebuloso orizzonte del passato, sulle colpe degli “adulti”, delle “precedenti generazioni”, di “chi è venuto prima”, poi sull’ultima generazione che ancora può fare qualcosa e, con Greta a Davos, a Bruxelles, al Premio Nobel (quello di Kissinger e Obama) va in atto un meraviglioso lavacro, un processo di autoassoluzione che solo  una bimbetta di 16 anni,  che non ne dimostra nemmeno 10, quindi ancora più innocente e verginale, una piccola madonna, poteva provocare. L’assassino del clima se ne va tranquillo e nel fiume non passa nessun cadavere.

Non solo. A cosa questa campagna dà nuovo impulso, sotto l’iridato ombrello della lotta per il clima? Forse allo scontro generazionale tra giovani e adulti? Forse, dato che in prima fila sono le altre grete spuntate come funghi dopo la pioggia, tutte solo femminucce, lo scontro tra i generi? Forse un altro contributo al divide et impera della frantumazione sociale? A pensar male….A pensar male si arriva, per esempio, a Ravenna. In mezzo al tripudio per l’ambientalismo di Greta, sindacati, Confindustria, petrolieri e tutti i loro media, dallo scassapadroni Landini riuniti in larghe intese, celebrano le 90 trivelle che perforano l’Adriatico. Cosa non si fa per un mare più pulito e un clima migliore!

Guerre? La corda in casa dell’impiccato.

Ma, soprattutto, fa sembrare lo tsunami che sconvolse l’Asia nel 2004 un ponentino romano il sospiro di sollievo fatto da chi so io per non avere né Greta, né tutti i suoi emuli nell’innocente infanzia mondiale, ansiosa di un mondo risanato, pronunciato la parola guerra. E neppure menzionato le sette guerre d’aggressione condotte da Usa e Nato dal 2001, o i 6 trilioni spesi per esse dagli Usa, con i loro quattro milioni di  ammazzati e le decine di milioni di rifugiati, e neanche le sanzioni inflitte a tutti i paesi che non stanno bene alla Cupola, con il risultato di milioni di morti non calcolate e tragedie ambientali peggiori dell’Amazzonia sradicata sotto Bolsonaro, o di Taranto sotto l’Ilva, privata o di Stato.

In “Nemo”, una bella trasmissione sulla rete di Carlo Freccero, RAI 2, c’è stata la puntata dedicata a clima e poi TAV. Non poteva mancare il gruppetto di Greti e Grete liceali che, belli e beneducati,  ricchi di buone intenzioni e a corto di competenze, ripetevano le giaculatorie sui ragazzi  vittime degli adulti. Di tutti gli adulti. Mancava l’adulta Befana che porta carbone. Mancava la Libia, polverizzata a un’ora di volo da qui. Con commossi e compiaciuti apprezzamenti da parte di soggettoni, come l’eterno imprenditore, l’inevitabile madamina Si Tav l’immancabile guru del calcio che, un attimo prima, avevano irriso coloro che, pretendendo di arrestare gli idrocarburi, preferivano tornare alla candela e al carro dei buoi. Sono bastati pochi decine di secondi di Luca Mercalli, Pecoraro Scanio e un’attivista No Tav per sotterrare tutti sotto una frana di dati e, finalmente, dei relativi responsabili.

Bambinocrazia e buchi neri

Già, perché nell’Operazione Greta ciò che manca, polverizzato tra “adulti” e “precedenti generazioni”, è appunto un fattarello come la guerra che devasta clima e ambiente peggio di tutto il resto. E manca un nome. Che so, un Marchionne, una Exxon, una Monsanto, qualche banchiere, Obama, Trump, D’Alema, qualche generale del Pentagono, i fautori di un Tav  che in 15 anni di lavori sparerebbe più gas serra in cielo di tutte le vacche del Brasile, pur flatulenti di metano, messe insieme. Tutti, proprio tutti, coloro che hanno distrutto il clima, l’ecosistema, le specie viventi, il 47% dei vertebrati, stanno dentro a quell’1%  che, grazie all’ecocidio praticato dall’inizio della rivoluzione industriale e accelerato con la rivoluzione digitale, controlla più ricchezza del resto dell’umanità. Altro che “gli adulti, la generazione precedente, i nostri padri…”

Da noi, sui nostri schermi, si è intestato la protesta dei bravi ragazzini Don Ciotti, beneficiato di una gigantesca sede a Torino dal compianto Gianni-CO2-Agnelli, imperatore dei beni sottratti alla mafia, Gran Maestro della cattoretorica sull’accoglienza.universale, furibondo difensore delle Ong che agevolano i minerari, petrolieri, agroaffaristi, bellicisti, multinazionali a svuotare il Sud del mondo delle sue genti e delle sue risorse. Ma anche da lui, che pure è grandicello e uomo di mondo, neanche un nome, una sillaba, un logo. Un sistema. Che so, capitalismo?

Il mondo salvato dai bambini. Per Paperone.

Ma la trasparenza della gigantesca distrazione diventa assoluta quando ti trovi davanti a partiti, edicole e schermi unificati che, ieri, facevano dipendere la sopravvivenza del paese e il suo futuro dalla riapertura di 600 cantieri, dal boicottaggio del referendum contro le mille trivelle in terra e in mare, dallo Sblocca Italia, dai nuovi quartieri di grattacieli, da strade, autostrade, discariche, inceneritori, Tav, Tap, Terzo Valico, Eastmed, Ilva. Tutto, con il benefico effetto di  far tracimare i depositi di quattro Zii Paperone e accelerare la fine di tutto il resto. E oggi, gli stessi identici, senza che nessuno dei bravi, puliti, ordinati ragazzi gli infligga un qualche rilievo di complicità, tutti a infatuarsi per Greta, applaudire la proliferazione di suoi emuli, altrettanto buoni e innocui, auspicare il Premio Nobel per l’innocente burattino. Sentite un fastidio alla bocca dello stomaco? Andate in bagno e liberatevi.

Domani tutto questo “si sarà perso nel tempo come lacrime nella pioggia”. I responsabili dei crimini contro l’umanità e gli altri viventi l’avranno scampata e ci diranno che, tanto, fino al 2050 c’è tempo, che ci sarà una tecnologia per trasformare gli escrementi in energia pulita, che non vorremmo mica tornare alla candela e al carro dei buoi. Continueranno guerre, sanzioni,  finanzcapitalismo neoliberista e guerrafondaio, colonialismo predatore ed espropriatore di popoli nel segno Ong, buonista, cattolico, sorosiano, dell’accoglienza di schiavi per sostenere le nostre economie sminuzzando i nostri salari.

Euroelezioni: con Greta si batte il populismo

Ma ci sarà anche un effetto non tanto secondario e immediato: benedetti dalle sacre imposizioni delle mani di Greta e dell’esercito mondiale dei bambini per il clima, il partito Verde arriverà alle prossime elezioni europee a vele gonfiate da milioni di aliti inquinati  in ansia di purificazione. L’equivoco di un partito, eminentemente tedesco, che si dice ecologico, ma ha appoggiato o ignorato tutti i genocidi da neoliberismo, guerre e sanzioni, si perpetuerà. E finalmente il sovranismo populista troverà pane per i suoi denti. A un popolo che, saturo di veleni d’ogni sorta, per illuminare nel buio una via d’uscita, aveva acceso cinque stelle nel firmamento, rimarranno i ricordi. Che “andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia(facciamo le corna).

Mentre questo accadeva di nuovo si costituiva quello che ho chiamato il monopolarismo: dal pulviscolo della stremata “sinistra”, attraverso la borchia di latta lucidata Bersani, il mortaretto Calenda, il galeotto Berlusconi, la patriota al ketch up Meloni, fino a Hulk-Salvini. Tutti uniti nel patto sacro per Tav, trivelle, F35 e Usa, ma anche per Greta. E tutti uniti, suppongo anche con i bambini ecologici, contro la Cina e per gli Usa nella questioneOne Road One Belt (OROB), la Via della Seta. E un altro asino casca qui. Possibile che Greta e tutta la sua ecclesia non si siano accorti, non solo delle guerre e sanzioni che ne ammazzano di più  – e volontariamente – dello smog, di quell’altro smog, l’elettromagnetico, non per nulla chiamato elettrosmog, con il quale due superpotenze, le stesse del primato dello smog, preparano il più radicale spopolamento del pianeta dai tempi della quinta estinzione?

Via della Seta, o via dell’elettrosmog?


Ennesimo scazzo: 5Stelle pro memorandum con Xi Jinping (sai che export!), Salvini e tutto il monopolarismo contro (ci comprano e ci spiano. Gli americani invece…). Se dovessi scegliere, a dispetto di quanto aggiungo dopo, non avrei dubbi tra chi dal 1949, con invasioni militari, sanzioni e colpi di Stato, ha aggredito una sessantina di paesi, dalla Corea al Venezuela, facendo una cinquantina di milioni di morti (solo da effetti diretti) e chi, al di là dell’ assediarmi con prodotti di schifo, non ha fatto nulla di male né a me, né ad altri e neppure ha mosso guerra a nessuno. Cosa , questa, che  al sovranista Salvini rende del tutto preferibile gli Usa alla Cina. Comunque sempre globalizzazione è, che, come s’è visto, alla vita, ai territori, alle comunità, alla cultura, all’identità, porta a nulla di buono. 8000 chilometri di interconnessioni saranno pure utili, ma chilometro zero è meglio.

5G, la morte che non cammina sul filo

Abbiamo visto il tabù innominabile dei ragazzini per il clima e dei loro sponsor: i nomi dei delinquenti. C’è un altro tabù, ugualmente scaltro e con esiti parimenti letali. Il 5G. Ciò per cui si accapigliano nordamericani e cinesi è lui, il 5 G e su chi ci faccia i soldi e a spese di chi, facendosi pagare l’ipervelocità delle connessioni (100 volte più veloci dell’attuale 4G) dagli utenti e facendone pagare il costo ultimo, l’avvelenamento elettromagnetico, a tutti. Compreso il miliardo, un sesto della popolazione mondiale, che muore di fame e stenti nelle bidonville, ma ha comunque uno smartphone in famiglia e un’antenna sulla testa.

Da noi il 5G è già sperimentato in varie località, compresi gli stadi di Roma e Udine che, essendo spesso densamente popolati, offrono un ottimo risultato in termini di efficacia e vittime. Verranno installate, al posto di fibra e cavi, che sono del tutto inoffensivi alla salute delle creature, centinaia di migliaia di nuove antenne, una per palazzo, ogni 250 metri, perché l’ultravelocità fa onde più corte e copre poca distanza. Ognuna di queste emetterà ininterrottamente potenti radiazioni elettromagnetiche ad altissima frequenza e altissima intensità. Quelle che già col 2G, 3G, 4G, erano state scoperte nocive all’udito, al cervello, agli organi. Usavano frequenze tra 1 e 5 gigahertz. Le 5G vanno dai 24 e i 90 gigahertz. Più alta la frequenza e più nociva per i viventi. Ma le radiazioni non  si vedono e così la gente non ci fa caso. E pensare che in un’università israeliana hanno scoperto che il corpo umano fa pure lui da antenna e assorbe alla grande radiazioni 5G.

5G: non si nasce più e si muore prima

Ci dicono , i don Ciotti e affini, che gli immigrati vengono a colmare il nostro deficit di natalità. Forse quei maschi e quelle femmine preferirebbero mettere al mondo i loro figli a casa loro, quella cancellata dalla diga o dalla coltivazione intensiva Monsanto, piuttosto che sotto lamiere al lato di campi di pomodori S.Marzano. E forse quel nostro deficit non sarebbe tale, tra le altre cause neoliberiste e di gender, se non avessimo attraversato, da nascita a vecchiaia, il tempo dei vari G. Tutti gli studi fatti dal 2005 sui topi confermano che le radiazioni dai cellulari creano tumori, danneggiano gli spermatozoi e riducono la fertilità. Gli stessi esperimenti fatti in molti centri di ricerca, da Cleveland a Exeter e a Washington, estendono i risultati alle persone. Alla prima esposizione a cellulari, la fertilità del seme calava dell’8%. Conseguenza in Usa ed Europa: un calo della fertilità del 2% ogni anno.

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Non rimane spazio per parlare di altri effetti. Quelli dei tumori e delle malattie cardiocircolatorie causate dall’alterazione delle cellule provocata dal bombardamento elettromagnetico. E neanche delle nostre vite spiate in ogni dettaglio dalle piattaforme a beneficio dei poteri che ci esigono sottomessi e anche parecchio stupidi.  E dunque controllati e condizionati. Come se il rincoglionimento e l’alienazione da società e realtà, che ricaviamo dallo sprofondamento nel cellulare, non bastassero.. E ora arriva il 5G. Nel silenzio e nel buio. Decine di milioni di antenne addosso, senza un solo test biologico sulla loro sicurezza. Principio di precauzione? Un fastidio arcaico da bypassare. Del resto, si tratta solo delle nostre vite.

E Greta non ne parla. E a Greta non hanno detto di parlarne. E a Greta hanno detto di non parlarne? 

Pubblicato da Fulvio Grimaldi alle ore 18:06

Rottura tra M5s e No Tav

http://www.nuovasocieta.it/rottura-tra-m5s-e-no-tav/?fbclid=IwAR0WFzZVEW9KssCYF5-gl0Z4uJFbLYUdyXm13t3zESUpFoRNfoLy7WgkNu4

|15 marzo 2019 – 20:34|Scritto da P.R.|

«Dopo malumori, critiche più o meno sotterranee, è rottura definitiva tra il movimento No Tav e il M5S».

A rivelarlo è Ezio Locatelli, della segreteria nazionale e segretario provinciale Partito Rifondazione Comunista di Torino facendo riferimento a una nota di Alberto Perino, uno degli esponenti di punta del movimento della Valsusa, per anni sponsor della creazione politica di Beppe Grillo.

«Perino scrive parole durissime contro la decisione del governo di far partire i bandi di gara per la realizzazione della linea di Alta Velocità. In una lettera inviata a un gruppo di parlamentari e attivisti del M5S lancia un anatema: “attenti signori a 5 stelle … state calpestando i vostri principi fondatori, prendendo in giro voi e chi ha creduto in voi, per paura di far cadere il governo e di perdere (forse) la poltrona. Dopo le elezioni e il vostro tonfo verticale sarà Salvini a sfasciare il governo e voi sarete cancellati”. E più avanti “Noi non abbiamo governi amici, siamo abituati alle fregature, ma voi sparirete dal parlamento e dalla scena politica italiana. Non già cinque stelle ma un pulviscolo di meteoriti che si disgrega prima di arrivare sulla terra”. Nonostante le giravolte del governo Conte, Salvini, Di Maio non tutto è perduto. Avanti con la lotta NoTav. Dopo la bellissima giornata di oggi per la difesa del clima contro le opere inutili il 23 tutti a Roma per battere le politiche affaristiche e speculative del governo gialloverde».

E il leader No Tav Perino spara a zero contro i Cinque stelle

https://torino.repubblica.it/cronaca/2019/03/15/news/e_il_leader_no_tav_perino_spara_a_zero_contro_i_cinque_stelle-221666891/?fbclid=IwAR2U8Co7IufjKkJRRPTfxpqO5XXzMkOBWDsA9tECyHJTHU4o8Kk38jSGXKA

“La pubblicazione dei bandi è la ‘mossa del cavillo’. E vi scioglierete come pulviscolo di stelle”

di MARIACHIARA GIACOSA E CARLOTTA ROCCI

15 marzo 2019

Il leader dei No Tav Alberto Perino spara a zero sul Movimento 5 stelle dopo la pubblicazione dei bandi per gli appalti della Torino-Lione. Lo fa con una comunicazione, destinata a parlamentari e attivisti pentastellati accusati di tenere «in vita artificialmente il governo gialloverde calpestando i principi fondatori, prendendo in giro voi e chi ha creduto in voi, per paura di far cadere il governo e di perdere (forse) la poltrona». Il contenuto del messaggio, durissimo, è stato rivelato da Ezio Locatelli, componente della segreteria nazionale e segretario provinciale Prc di Torino per certificare «la rottura definitiva tra il movimento No Tav e il M5s».

Nella lettera Perino avverte i grillini: «dopo le lezioni e il vostro tonfo verticale sarà Salvini a sfasciare il governo e voi sarete cancellati – scrive – Oppure vi manterrà in vita continuando a fare la sua politica fascista e reazionaria facendovi ingoiare un rospo dopo l’altro (e tra questi il Tav) facendovi bollire a fuoco lento». Per il leader dei No Tav, la pubblicazione degli avvisi di gara è stata solo «la mossa del cavillo, di Virano e Conte per far partire il Tav, come vogliono tutti, M5s compreso». «Noi non abbiamo governi amici – ribadisce Perino – siamo abituati alle fregature, ma voi sparirete dal parlamento e dalla scena politica italiana. Non già cinque stelle ma un pulviscolo di meteoriti che si disgrega prima di arrivare sulla terra».

Ecco chi c’è davvero dietro Greta Thunberg

Fridays for Future - Swedish climate activist Greta Thunberg attends rally in Hamburg Germany, March 1, 2019. LaPresse Only italy
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Chi c’è davvero dietro Greta Thunberg, la 15enne attivista svedese che ha iniziato la scorsa estate a manifestare una volta la settimana davanti al parlamento di Stoccolma chiedendo un impegno maggiore del suo governo su clima e ambiente? L’adolescente affetta dalla sindrome di Asperger che lotta contro il cambiamento climatico è diventata un simbolo globale, citata di recente anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Nelle scorse ore, come riporta l’Ansa, l’attivista era ad Amburgo, in Germania. “Scioperiamo perché noi abbiamo fatto i nostri compiti a casa e i politici no”: lo ha detto l’attivista al termine del corteo degli studenti organizzati da Fridays for Future. “Siamo arrabbiati perché le generazioni più vecchie ci stanno rubando il futuro e non lo accetteremo più” ha proseguito Greta. “Noi continueremo finché non faranno qualcosa, saremmo pazienti perché è il nostro futuro ma se non faranno niente, dovremo fare qualcosa noi, e lo faremo” ha continuato.

Chi c’è davvero dietro Greta Thunberg

Ogni venerdì mattina, Greta si reca di fronte al Riksdag, il parlamento svedese, e rimane lì, con un cartello in mano: Skolstrejk för klimatet, sciopero scolastico per il clima. All’inizio era da sola, supportata solo dai genitori, poi la sua protesta è diventata virale. Tanto che a dicembre ha partecipato alla Cop24, la ventiquattresima conferenza sul clima che si è tenuta a Katovice, in Polonia. Lì ha tenuto un discorso che ha fatto il giro del mondo.

Di lei, il presidente Sergio Mattarella ha detto: “Greta, la giovane svedese sta sottoponendo le istituzioni europee a una forte sollecitazione sui temi ambientali. Il suo discorso – ha sottolineato il presidente della repubblica parlando a Viterbo – sia una spinta per le istituzioni”. La domanda è: come ha fatto Greta Thunberg a diventare un fenomeno globale di questa portata? Si tratta di un fenomeno così spontaneo? 

Secondo Andreas Henriksson, giornalista d’inchiesta svedese, c’è chi sull’immagine di questa ragazza adorabile ci ha marciato, eccome. Secondo la sua ricostruzione, lo sciopero scolastico altro non era che parte di una strategia pubblicitaria più ampia per lanciare il nuovo libro della madre di Greta, la celebre cantante Malena Ernman – che nel 2009 partecipò anche all’Eurovisione vanta diverse apparizioni televisive. E il grande stratega mente di questa campagna sarebbe Ingmar Rentzhog, esperto di marketing e pubblicità, che ha sfruttato a sua volta l’immagine della ragazza per lanciare la sua start up. 

La ricostruzione del giornalista svedese

“Ora posso dire che la persona che sta dietro al lancio del libro e lo sciopero scolastico, e la successiva campagna di pubbliche relazioni sul problema del clima, è il Pr professionista Ingmar Rentzhog” scrive il giornalista Andreas Henriksson sul suo profilo Facebook.

La bella storia di Greta Thunberg inizia il 20 agosto 2018. Rentzhog, che è fondatore della start-up We Do not Have Time, incontra Greta di fronte al Parlamento svedese e pubblica un post commovente sulla sua pagina Facebook. Siamo al primo giorno dello sciopero iniziato da Greta. Curiosamente, quattro giorni più tardi, il 24 agosto, esce il libro dei genitori di Greta, Scenes from the Heartche racconta i dettagli della vita privata della coppia e della figlia. Una banale coincidenza? Forse. 

I rapporti con la start up

Per capire chi è Ingmar Rentzhog occorre fare un altro passo indietro. Nel maggio 2018, è stato assunto come presidente e direttore del think tank  Global Utmaningche promuove lo sviluppo sostenibile e si dichiara “politicamente indipendente”. Sarà, ma il suo fondatore è nientemeno che Kristina Persson, figlia del miliardario ed ex ministro socialdemocratico dello sviluppo strategico e della cooperazione tra il 2014 e il 2016. Attraverso l’analisi dei tweet del think tank, si deduce un forte impegno politico alla vigilia delle elezioni europee, a favore di un’alleanza che andrebbe dai socialdemocratici alla destra svedese. I nemici sono i “nazionalismi” che emergono ovunque in Europa e nel mondo.

Ma torniamo alla start up.We Do not Have Time, infatti, è decollata pochi mesi fa proprio grazie a Greta. Il 24 novembre Rentzhog la nomina nel board. Solo tre giorni dopo, la start up lancia una campagna di crowfunding per 30 milioni di corone svedesi (circa 2,8 milioni di euro). Greta è nominata ovunque. Lo stesso Ingmar Rentzhog si vanta di “aver scoperto” la ragazza ma nega, in seguito di averne sfruttato l’immagine per raccogliere denaro, pur sostenendo di “aver avuto un ruolo centrale nella crescita della sua popolarità”. 

Il quotidiano svedese Svenska Dagbladet non ci sta e accusa la start up di aver sfruttato la ragazza e la sua battaglia per il clima per i propri tornaconti personali. Dal canto loro, i genitori sostengono che la battaglia di Greta è assolutamente genuina e sincera ma non smentiscono affatto i rapporti con Rentzhog e il suo entourage. A giudicare da questi fatti viene da pensare che (l’ammirevole) battaglia di Greta sia nata tutt’altro che per caso. Certo, lei non ha assolutamente nulla da rimproverarsi. Forse chi le sta accanto, un po’ sì. 

Usare le bambine è la nuova tendenza della manipolazione sociale (e funziona!)

https://informarexresistere.fr/scioperare-15-marzo-greta/?fbclid=IwAR3y6TcEy9KvV9P8dTrueKnNAK3gyl1aTSg44gPXB5nmj__PtEeuUTc_roY

scioperare

La “Pedolatria” (i motivi per non scioperare il 15 marzo) – di Enzo Pennetta, da Critica scientifica

Una strana tendenza si è affermata ultimamente, l’uso di bambine nella propaganda. Si tratta di un’ennesima trovata che va oltre il marketing per sconfinare nella manipolazione sociale

Chi non conosce il volto di “Greta”, la quindicenne che negli ultimi tempi ha imperversato su tutti i media rampognando tutti gli adulti (dai premier all’uomo della strada) sulle loro colpe nei confronti delle future generazioni?

Quella che passa per una storia nata spontaneamente è in realtà una studiata operazione di marketing, cosa che tra l’altro non ci voleva molto a capire, chi volesse saperne di più può farlo su “Gli occhi della guerra” nell’articolo Ecco chi c’è davvero dietro Greta Thunberg.

Greta e le altre Greta

Greta accusa gli adulti di rubare il futuro alle nuove generazioni, è l’ultima strategia messa in campo per rilanciare una campagna contro le emissioni di CO2 che ha fatto sempre più presa presso l’opinione pubblica, non riuscendo a convincere con gli argomenti ci si prova con i sensi di colpa.

Poi è arrivata la baby vegana a chiedere al Papa di fare una quaresima vegana con l’iniziativa “Million dollar vegan“.

Poi sono arrivate le “altre Greta“, come spiegato dall’agenzia agi: “La sedicenne svedese, punto di riferimento e fonte di ispirazione per i suoi coetanei, può contare su altre ‘piccole donne verdi’ che come lei lottano per l’ambiente dal Belgio alla Germania fino agli Stati Uniti. Vediamo chi sono..”

Proprio ieri si è infine aggiunta anche l’Italia con una bambina di otto anni che si è rivolta al Presidente Mattarella per chiedere una città più pulita, notiziona prontamente riportata sul Corriere della Sera.

Chi ha un minimo di attenzione alle dinamiche dei media e della manipolazione dell’opinione pubblica ha riconosciuto in una frazione di secondo il tipo di operazione che viene condotta, a partire dal voto sulla Brexit si accusarono i “vecchi” di egoismo puntando a porre le generazioni le une contro le altre, si è puntato a dipingere gli adulti con più esperienza come egoisti mossi a privare i giovani del loro futuro per biechi interessi immediati, in pratica si è puntato alla frattura generazionale per rendere ancora una volta di più tutti soli ed isolati in una società liquida.

Ma in più sono tutte bambine quelle che rimproverano gli adulti, nella frattura generazionale si inserisce quella tra maschi e femmine che già a livello di adulti ha introdotto la diffidenza come base del rapporto.

Ecco perché non scioperare

Dunque non solo marketing per i provvedimenti sulle emissioni di CO2 ma più propriamente manipolazione sociale operata sfruttando dei minori che dovrebbero invece essere tutelati anziché venire sovraesposti mediaticamente.

Una grande operazione di spin che distoglie l’attenzione dal vero futuro negato ai giovani, quelli che non troveranno un lavoro, che nella migliore delle ipotesi saranno precari a vita e sottopagati, che saranno privati della possibilità di farsi una famiglia, che non avranno una sanità pubblica, che avranno una cultura di basso livello, che avranno un’infinità di diritti negati ma che nelle immagini degli spin doctors appaiono minacciati principalmente dalle emissioni di CO2, dagli hamburger e dalla città sporca.

Dopo il danno anche la beffa, venerdì 15 è stato indetto uno sciopero scolastico contro i cambiamenti climatici, quel diritto allo studio, ad una vera preparazione culturale che viene demolito da decenni di riforme folli, non solo non viene messo al centro della protesta ma viene ulteriormente ridotto, anche se di un giorno, in un’azione di spin contro un gas identificato idealmente come l’emblema di tutti i mali, un po’ come il Goldstein di 1984.

Per questo motivo il 15 la vera protesta la si farà andando regolarmente a scuola.

Fonte: Critica Scientifica – Titolo originale: La “Pedolatria” (i motivi per non scioperare il 15 marzo)

Garibaldi? Ma quale eroe. Fu solo un invasore al soldo dei piemontesi

https://www.jedanews.it/blog/garibaldi-invasore-eroe-inventato/?fbclid=IwAR2ZrNT-8MMa8Vh9n9xpd_fYH0tb8wUJsM3KH0dkVmKgL3wrkp74ysI8snQ

E’ ora di dire “basta” a questa paccottiglia su Garibaldi! In un’era in cui si revisiona la Resistenza e la Costituzione (le basi della nostra repubblica), si inizi a picconare quel falso mito del Risorgimento.

Garibaldi

Che cosa diremmo oggi se un nugolo di avventurieri, foraggiati dal governo turco, partissero alla conquista di Cipro? Come minimo si beccherebbero l’accusa di terroristi.

E’ possibile nel 2016 sorbirsi la stessa retorica delle camice rosse e dei “mille” e non ricordare che il “merito” di questi pseudoeroi mercenari (come Garibaldi) , foraggiati dalla massoneria e dai servizi segreti britannici, fu solo quello di invadere uno stato sovrano, prospero e secolare come il Regno delle Due Sicilie con la complicità della mafia e delle truppe di uno stato invasore come il regno dei Savoia, alla faccia di ogni diritto internazionale? Ma dove è questa impresa? Ma chi li voleva i “liberatori” garibaldini e sabaudi? Ma quale stato dovevano liberare? E da chi? Dai loro legittimi sovrani (i Borboni)?

Tutti questi storici ansiosi di celebrare il falso mito di Garibaldi vadano a tirar fuori i dagherrotipi e i documenti custoditi negli archivi delle Prefetture e delle Questure del Sannio, dell’Irpinia, della Puglia, della Lucania, degli Abruzzi, del Molise, della Terra di Lavoro, della Calabria (insomma di quasi tutto il Sud) e restino scioccati dalle stragi, dagli incendi, dalle devastazioni, dai genocidi compiuti dal 1860 al 1865 nel sud Italia durante quello che al storiografica dell’Italietta ottocentesca definitì “Brigantaggio” e che invece fu solo una grande guerra di popolo e di liberazione repressa nel sangue! Al confronto degli artefici di queste “imprese” Kappler, Reder e Priebke sono dei dilettanti!

Tutti noi ricordiamo (e anche giustamente – Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema, Caiazzo e altri luoghi delle rappresaglie nazifasciste. Ma chi ricorda, chi ha dedicato vie e piazze e monumenti a Castelduni, Pontelandolfo, a Gaeta, a Civitella del Tronto e ai centinaia e centinaia di paesi del Regno delle Due Sicilie messi a ferro e fuoco dall’esercito invasore piemontese che trattò il neoconquistato Regno di Francesco II di Borbone come o peggio di una colonia? Nemmeno il Fascismo si spinse a così tanta barbarie e repressione nei confronti dei libici negli anni ’20 e ’30.

Non vogliamo – giustamente – avere vie e piazze intitolate a Tito, ma accettiamo che lo siano a Bixio, Farini, Cialdini e al mercenario Garibaldi, che furono solo dei criminali di guerra. Sì, anche Garibaldi perché la prima rappresaglia, quella di Bronte, fu compiuta propria dai suo fedelissimi generali. Perché non dire finalmente quella che fu la conquista del Regno delle Due Sicilie, il tradimento messo in atto dalla massoneria e dai corruttori inviati da Cavour che si comprarono ministri del governo borbonico?

Perché non ricordare che i tanto celebrati “Mille” vennero a patti con la Mafia siciliana e con la Camorra napoletana per comprarsi i potentati locali? E perché non ricordare che il popolo, quello vero, i meridionali rimasero fedeli, fino alla morte più atroce, al loro Re e alla loro Patria? Le gesta di schiere di cafoni e di cosiddetti “briganti” (Ninco Nanco, il generale Borghes, Carmine Crocco), che nulla hanno da invidiare ai partigiani della Secondo Guerra mondiale? Anzi, diciamola tutta: la vera Resistenza, intesa come lotta di popolo, che l’Italia ha conosciuto non è quella del ’43-45, ma quella vissuta nel Sud Italia dal ’60 al ’65!

Non sono chiacchiere: basta leggere i documenti! Invece di allestire mostre sui “cimeli” garibaldini, gli storici e i curatori di musei, facciano vedere al pubblico gli orrori che i bersaglieri, i carabinieri e i garibaldini commisero ai danni dei sudditi di Re Francesco. Immagini di donne stuprate, di uomini massacrati, torturati, decapitati, di villaggi incendiati, di montagne deforestate.

Perché nessuno ha il coraggio di ammettere che la nascente industria settrentrionale fu foraggiata con il denaro pubblico delle casse statali borboniche? Perché nessuno ha il coraggio di ammettere che il denaro pubblico e le riserve auree del secolare Regno di Napoli furono depredate per ripianare il debito pubblico del Piemonte? Perché non riveliamo che subito dopo la “liberazione” dei Mille e dei Piemontesi, nei villaggi dal Tronto allo Ionio i contadini si affrettarono ad abbattere le insegne tricolori degli invasori e ad issare di nuovo la loro vera e legittima bandiera, il giglio borbonico?

Perché non ammettiamo che i famosi plebisciti del 1861 furono una farsa in quanto vi parteciparono solo il 2% della popolazione in seggi elettorali che erano tutto un trionfo di stemmi sabaudi, busti del “re” cosiddetto “galantuomo” e di tricolori che ben presto di sarebbero macchiati del sangue dei meridionali? Perché nessuno ha il coraggio di ammettere che l’eroe dei due Mondi aveva il vizio di andare a “rompere le scatole” – come diremmo oggi – agli stati sovrani, prendendosela anche con lo Stato pontificio (1866) che al tempo non aveva nulla da invidiare all’Iran degli Ayatollah in quanto a … liberalismo, ma era pur sempre uno stato sovrano i cui sudditi non smaniavano certo di passare sotto i Savoia? Perché questa sinistra che si professa libertaria, si impossessa del “mito Garibaldi” o del mito della repubblica partenopea, di realtà che in fondo erano solo l’esplicitazione della repressione delle patrie e dei popoli?

Quando si parla del Sud, del suo sottosviluppo post unitario, della sua arretratezza, bisogna una volta per tutte, anche a scapito del meriodionalismo straccione e piagnucolone di Giustino Fortunato, di De Sanctis, di Tommaseo e di altri intellettuali che oggi potremmo definire tranquillamente come “venduti e traditori”, ebbene bisogna avere il coraggio di ammettere che quel sottosviluppo ha un responsabile ben preciso: la repressione feroce, anche ambientale, che il governo di Torino compì sulla colonia quale era considerato l’ex Regno delle Due Sicilie.

Da quella forzata “Unità d’Italia” si avvantaggiò quella classe borghese e arruffona che è stata la rovina del Sud e di tutta l’Italia. Se di eroi si deve parlare, questi non sono i piccolo borghesi avidi di affari al seguito del mercenario Garibaldi, Nel XXI° secolo è ora di celebrare i patrioti e gli eroi che resistettero fedeli al loro re Borbone a Gaeta e a Civitella del Tronto, e ai sudditi meridionali che furono massacrati, deportati nei lager del Piemonte, imprigionati.

Quanti sanno che a Fenestrelle, vicino Cuneo, operò un vero e proprio campo di concentramento dove furono confinati e lasciati morire migliaia e migliaia di capi briganti, ex ufficiali borbonici, capi contadini, colpevoli secondo la storiografia italica di “non volere l’Italia”, in realtà colpevoli solo di voler difendere la loro Patria! A Francesco II e il suo Regno, abbandonati da tutti, da Vienna, dagli zar (pur suoi alleati), dalla Royal Navy che pure poteva intervenire per fermare i “Mille”, mancò una cosa: un esercito di popolo fatto di contadini, di artigiani, di commercianti, delle classi umile ma maggioritarie allora.

Se il Regno di Napoli avesse avuto un esercito di popolo (sul modello francese) e non di mercenari, stiamo certi che i “Mille” non avrebbe neanche fatto un passo in più sulla costa di Marsala.

Fonte: orgoglio sud

Un’onda d’urto che vuole cambiare le radici del sistema

https://ilmanifesto.it/unonda-durto-che-vuole-cambiare-le-radici-del-sistema/

16 marzo 19 Manifesto

Fridays for Future. Quello che Greta Thunberg, e con lei milioni di studenti – e non solo studenti, e non solo giovani – esigono non è certo “una passeggiata”. Metterà a dura prova, ed è destinata a sbaraccare, tutte le “classi dirigenti” del pianeta: politici, capi d’azienda, banchieri, accademici, generali e bon vivants

Guido Viale

Forse Non Hanno Capito

L’onda d’urto degli studenti in marcia contro l’irresponsabilità delle classi dirigenti di tutto il mondo  ieri ha dato la prima prova della sua forza, ma è solo al suo inizio. 

Per capire gli sconvolgimenti che è destinata a provocare nell’establishment basta forse il quotidiano Repubblica; fino a tre giorni fa riempiva le prime pagine con titoli di scatola e foto smisurate a sostegno del TAV Torino-Lione, come se da esso dipendessero le sorti, se non del pianeta, certamente del paese; da tre giorni fa altrettanto con la marcia per il clima Friday for Future e il suo simbolo, Greta Thunberg. 

Forse conta di assorbirne lo spirito di rivolta con qualche pacca simbolica sulle spalle di “tanti bravi giovani”, per riprendere, passata la tempesta, l’amata battaglia pro Grandi opere

Così la pensa sicuramente il neosegretario del PD Zingaretti, che ha dedicato la sua vittoria a Greta e poi è andato a complimentarsi con quelli del cantiere del Tav; prova, per lo meno, di dissociazione mentale. D’altronde la schiera dei camaleonti che faranno finta di salire sul carro di Greta sarà un vero esercito. Ma non riusciranno a prendere in giro questi ragazzi come hanno fatto per anni con i loro genitori. “Forse non ci hanno capiti”.

Quello che Greta Thunberg, e con lei milioni di studenti – e non solo studenti, e non solo giovani – esigono non è certo “una passeggiata”. Metterà a dura prova, ed è destinata a sbaraccare, tutte le “classi dirigenti” del pianeta: politici, capi d’azienda, banchieri, accademici, generali e bon vivants. Assecondare le richieste di Greta richiede cose che Signori e signorotti della Terra non sono nemmeno in grado di concepire. Per esempio:

Lasciare sottoterra tutti i giacimenti di fossili non ancora sfruttati e ridurre rapidamente a zero i prelievi da quelli operativi: niente Tap e Eastmed; niente nuove trivelle e rinnovo delle concessioni scadute. Incentivi finanziari, ma soprattutto sostegno normativo e organizzativo, alle fonti rinnovabili, alle comunità energetiche, all’efficienza in tutte le utenze, alla riduzione dei consumi superflui.

Riorganizzazione radicale della mobilità: potenziamento del trasporto di massa e a domanda, soppressione in tempi rapidi della “vacca sacra” (Mumford) delle nostre società: l’accoppiata auto-petrolio. Ma il passaggio all’elettrico non basta. L’auto privata non è solo un veicolo; è un sistema che esige la moltiplicazione di strade, parcheggi e congestione; e che alimenta consumi, dispersione (sprawl) urbana e grandi centri commerciali a spese della vita di vicinato. Abbandonarlo per una mobilità flessibile e condivisa richiede cambiamenti radicali degli stili di vita che non possono essere imposti: devono venir resi accettabili con politiche ad hoc nel trasporto pubblico, in campo commerciale, nell’edilizia.

Trasformare completamente, da domani, agricoltura e alimentazione. L’agricoltura industriale consuma dieci calorie di origine fossile per ogni caloria degli alimenti prodotti; avvelena il suolo, ne fa un deserto privo di vita; richiede dosi crescenti di fertilizzanti sintetici, di pesticidi, di erbicidi, di acqua da avvelenare rendendola inutilizzabile; e attraverso piante e animali nutriti così avvelena anche gli esseri umani. 

Un’alimentazione ricca di carni, poi, richiede allevamenti che danneggiano salute e ambiente, impiegano quantità insostenibili di suolo,  acqua, energia. 

L’agricoltura che frena i cambiamenti climatici è biologica, multicolturale, multifunzionale (oltre agli alimenti, produce energia, educazione, svago e tutela l’ambiente), di piccole aziende e di prossimità. 

Può creare legami tra chi produce e chi consuma (Gas o community farming) riproducibili anche in altri campi (lavorazione degli alimenti, energia, trasporto, edilizia e persino nell’industria) e dar lavoro a migliaia e migliaia di giovani acculturati che già oggi tentano un ritorno alla campagna con un grande bagaglio di conoscenze scientifiche. 

Il suolo vivo assorbe carbonio, più degli alberi. Quello sterilizzato dalla chimica diventa polvere, dilava e scompare per sempre. 

La senatrice Cattaneo sta guidando una lotta a fondo contro l’agricoltura biologica accomunandola alla stregoneria. E’ ora di spiegare ai signori che parlano in nome di una “scienza” a cui solo loro pretendono di avere accesso – e ce ne sono tanti! – che le pratiche che si oppongono alla manomissione della natura sono il futuro, mentre loro non sono che un presente gravido di catastrofi.

Porre fine alla produzione e al commercio di armi: la nostra principale industria, Leonardo, vive solo di questo. Le armi generano guerre, lutti, miseria e profughi; ma generano anche quantità enormi di CO2, che non rientrano nemmeno nel computo delle emissioni misurate per sventare la catastrofe climatica. 

Dimenticare il Tav Torino-Lione: la Grande opera più ridicola (insieme ai suoi sponsor, da Meloni-Salvini a Zingaretti-Calenda-Speranza) mai concepita: un cantiere che produrrà più COdell’improbabile riduzione futura basata su previsioni infondate e ipotesi fantasiose.  

E con il Tav, dimenticare tutte le  altre Grandi opere, dalle nuove autostrade alla riapertura dei Navigli di Milano ridotti a rigagnoli. Ma a far danno, a portarci nel baratro, ci sono anche i Grandi eventi: dopo l’Expo, le Olimpiadi; e chi più ne ha più ne metta.

Sono pronti Zingaretti, e i giornalisti di Repubblica, e il presidente Mattarella, a un cambio di rotta come questo? L’hanno mai preso in considerazione? Ne hanno mai sentito parlare? Ne sanno qualcosa? No. Non saranno loro a imboccarlo. Ci vuole il desiderio, che loro non hanno, di una società completamente diversa da quella in cui siamo imprigionati; e un movimento di respiro europeo e mondiale come quello che sta rispondendo con convinzione all’appello di Greta Thunberg. 

Largo ai giovani, allora: quelli che si riconoscono non solo dall’età, ma soprattutto dal desiderio di salvare il mondo. Cambiandolo alle radici.

TRUMP S’ÉLOIGNE DE LA SYRIE ET VISE L’AFRIQUE. LA NOUVELLE POLITIQUE AFRICAINE DE TRUMP ET BOLTON EN ACTION IMMEDIATE (ALGERIE-SOUDAN-JORDANIE-RDC-CAMEROUN-TCHAD) !

 

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Flash Vidéo Géopolitique/ Geopolitical Flash Video/

2019 03 15/
VIDEO.FLASH.GEOPOL - Npa trump en action I - presstv (2019 03 15) FR

Le Flash Vidéo du jour …

Le géopoliticien Luc MICHEL dans le REPORTAGE du 14 mars 2019

sur PRESS TV (Iran)

L’Algérie n’est pas un hasard ou une crise isolée. Concrètement et immédiatement, Trump et son conseiller neocon Bolton ont mis en action la « Nouvelle Politique Africaine » américaine, exposée fin décembre 2018. La version radicalisée du « printemps africain » made in Trump menace six chefs d’Etat africains sommés de « dégager avant un an » et relance de façon combinée les « printemps arabe et africain » en ciblant 5 pays (Algérie, Soudan, Jordanie, Cameroun et RDC) et 3 diasporas africaines, en particulier en France (Tchad, Algérie, Cameroun) !

J’ai esquissé hier à grands traits dans une courte interview ce sujet brûlant, qui va faire l’actualité en 2019, pour la Télévision d’Etat francophone iranienne …

Sources :

* La Video sur PANAFRICOM-TV/

LUC MICHEL:

TRUMP S’ÉLOIGNE DE LA SYRIE ET VISE L’AFRIQUE.

LA NOUVELLE POLITIQUE AFRICAINE DE TRUMP-BOLTON EN ACTION IMMEDIATE !

(‘REPORTAGE’ SUR PRESS TV, IRAN, 14 MARS 2019)

sur https://vimeo.com/324213772

* L’article sur :

https://www.presstv.com/DetailFr/2019/03/14/591058/Trump-sloigne-de-la-Syrie-pour-de-nouvelles-terres

*La présentation de PRESS TV :

« Épidémie des révolutions de couleurs. les nouveaux contaminés » …

« Algérie : Trump s’éloigne de la Syrie et vise l’Afrique.

Washington est en voie de réorienter sa politique étrangère dans la région des Grands Lacs en Afrique. Les frappes américaines font de plus en plus de morts sur le continent noir, au moment même où Donald Trump prétend se retirer du Moyen-Orient.

Lors des deux premiers mois de 2019, rien qu’en Somalie, 225 personnes auraient perdu la vie dans 24 frappes aériennes américaines.

L’intensification des interventions américaines en Afrique tranche avec la volonté affichée des Américains de se désengager de Syrie et d’Afghanistan.

À ce sujet, nous avons demandé l’analyse de Luc Michel, géopoliticien. Écoutons-le. »

# L’ANALYSE DE REFERENCE SUR

LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY :

* Voir GEOPOLITIQUE AFRICAINE :

INTRODUCTION A LA “NOUVELLE POLITIQUE AFRICAINE” DE TRUMP

sur http://www.lucmichel.net/2018/12/18/luc-michels-geopolitical-daily-geopolitique-africaine-introduction-a-la-nouvelle-politique-africaine-de-trump/

Contrairement à la vision simpliste des médias européens, la politique de l’Administration Trump n’est dans ses fondements et sa vision idéologique ni erratique ni impulsive. Trump et les siens, bien au contraire, définissent une vision structurée du monde et agissent selon des programmes élaborés (sécurité nationale, vision nucléaire, guerres commerciales et maintenant Afrique). Voici donc la vision de la « nouvelle politique africaine » de la Maison Blanche. Définie en avant-première par le conseiller Bolton (figure de proue neocon du Régime Bush II) devant la très influente ‘Heritage Foundation’ – preuve de la place que tiennent les réseaux neo-conservateurs dans le Régime Trump -, cette « nouvelle politique africaine » s’inscrit dans la droite ligne de la politique africaine des administrations Bush II et Obama !

Dans cette « America First », chargée de faire du « XXIe siècle un nouveau siècle américain », l’Afrique, envisagée comme un continent fragmenté et qui doit le rester, n’est pas un partenaire mais un butin ! J’annonçais tout ceci dès janvier 2017. Je me rappelle avec tristesse de cette époque où un avocat africain fan de Trump expliquait bruyamment sur les plateaux de Télévision que les USA, versés dans l’isolationnisme (sic), « allaient quitter le continent noir » (resic) …

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

(Flash Vidéo Géopolitique/

Complément aux analyses quotidiennes de Luc Michel)

* Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

Géopolitique – Géoéconomie – Géoidéologie – Géohistoire –

Géopolitismes – Néoeurasisme – Néopanafricanisme

(Vu de Moscou et Malabo) :

PAGE SPECIALE Luc MICHEL’s Geopolitical Daily

https://www.facebook.com/LucMICHELgeopoliticalDaily/

________________

* Luc MICHEL (Люк МИШЕЛЬ) :

WEBSITE http://www.lucmichel.net/

PAGE OFFICIELLE III – GEOPOLITIQUE

https://www.facebook.com/Pcn.luc.Michel.3.Geopolitique/

TWITTER https://twitter.com/LucMichelPCN

* EODE :

EODE-TV https://vimeo.com/eodetv

WEBSITE http://www.eode.org/

LA FRANCAFRIQUE 2.0 DE MACRON EN ACTION (I) : A L’ASSAUT DE LA CORNE DE L’AFRIQUE

 

* Voir la video sur PANAFRICOM-TV/ 

LA FRANCAFRIQUE 2.0 DE MACRON EN ACTION (I) :

A L’ASSAUT DE LA CORNE DE L’AFRIQUE

(ZOOM AFRIQUE SUR PRESS TV, IRAN, 13 MARS 2019)

sur https://vimeo.com/323670567
PANAF-TV - Série francafrique I corne (2019 03 15) FR

* La présentation de PRESS TV :

TOTAL, LA FRANCE, LE SUD SOUDAN ET LE SOMMET TRIPARTITE ENTRE L’ÉTHIOPIE, L’ÉRYTHRÉE ET LE KENYA

« En dépit de toutes les pressions, et suite au sommet tripartite entre l’Éthiopie, l’Érythrée et le Kenya, le Soudan d­­u Sud lance sa production de pétrole. Suite à l’échec des pourparlers de Kampala avec Total E&P, la britannique Tullow Oil PLC et la koweïtienne Foreign Petroleum Exploration Company (KUFPEC), le gouvernement du Soudan du Sud a déclaré l’ouverture des négociations directes pour les sites concernés (blocs B1 et B2).

Le différend avec la société française relèverait de « certaines différences irréconciliables » concernant la période de prospection proposée et le plafond de recouvrement des coûts. Les négociations visaient à parvenir à un accord de partage du prospect et de la production (EPSA) pour les blocs concernés. Bien évidemment, c’est ce que le groupe Total a toujours refusé. « Après de longues discussions avec les représentants de la société Total­, nous avons décidé qu’il était dans l’intérêt du Soudan du Sud d’ouvrir l’opportunité à d’autres investisseurs potentiels », a déclaré Ezekiel Lol Gatkuoth, ministre du Pétrole du Soudan du Sud. « Nous avions espéré une issue favorable mais nous considérons que ces vastes blocs très prometteurs nécessitent un programme de développement rapide et ambitieux pour atteindre leur plein potentiel. Les blocs B1 et B2 sont ­désormais ouverts aux négociations directes. » Le Soudan du Sud veut le lancement de sa production mais pas au profit de n’importe qui et surtout pas à n’importe quel prix. »

« Le sommet tripartite Éthiopie, Érythrée et Kenya, ressemblait à un sommet qui consistait à affaiblir le Soudan. L’une des volontés de ces 3 pays de la Corne de l’Afrique était de relancer l’économie du Soudan du Sud. Ce qui pourrait affaiblir rapidement Khartoum. Mais la volonté de Paris ne s’arrête pas là. En effet, le fait de prendre le contrôle des blocs B1 et B2 bénéficierait énormément l’intéressé. Et pour cause, les blocs B1 et B2 faisaient autrefois partie d’une région de 120 000 kilomètres carrés, autrefois appelée « bloc B », qui fut divisée en trois exploitations en 2012. La région est très riche en gisements d’hydrocarbures, mais a connu une exploration très limitée.

En mars 2017, la société indépendante panafricaine Oranto Petroleum Limited a signé un accord de partage du prospect et de la production (EPSA) avec le gouvernement du Soudan du Sud pour le bloc B3. La zone couvre 25 150 kilomètres carrés et comprend des réserves estimées à plus de 3 milliards de barils.

Le gouvernement du Soudan du Sud a adopté une position très favorable aux affaires afin d’inciter les investissements dans le secteur pétrolier et de stimuler l’économie. En 2017, le Ministère du pétrole a annoncé qu’il avait l’intention de doubler sa production totale de pétrole avant la fin de l’année prochaine. Le Soudan du Sud produit actuellement 130 000 barils par jour, mais pourrait produire près de 500 000 barils par jour. La position de Paris en Afrique est menacée. En effet, avec la montée de la Chine et aussi de la Russie et le manque de soutien des États-Unis, la France se retrouve seule pour sauver sa position en Afrique. Mais l’affaire du Soudan et du Soudan du Sud reste beaucoup plus complexe que cela. La question ne serait pas seulement de monopoliser les blocs au Soudan du Sud. L’opération consisterait à affaiblir économiquement Khartoum. Ce qui fait que pour diminuer les exportations de pétrole de Karthoum, il faut relancer celles du Soudan du Sud. Cela dit, vu le refus de Juba de laisser la compagnie française prendre le contrôle des blocs B1 et B2 au Soudan du Sud, montrerait une volonté d’intégré la zone économique de la Corne de l’Afrique. En effet, un bloc économique est entrain de se mettre en place, afin de ne pas laisser les russes et les chinois gagner en influence. »

# COMPRENDRE L’ARRIERE-PLAN GEOPOLITIQUE DU DOSSIER :

LE REDEPLOIEMENT DE LA FRANCAFRIQUE 2.0 ET LA VASSALISATION DE  LA FRANCE AUX USA …

QUELLE EST LA THESE DE LUC MICHEL ?

LE PANAFRICANISME DOIT REGARDER VERS L’AVENIR. LA GEOPOLITIQUE AFRICAINE DE 2016 N’EST PLUS CELLE DES ANNEES 1960-2007 …

* Nous reprenons dans cette série, sur la Recolonisation de l’Afrique par les USA (la mainmise militaire de l’AFRICOM et de l’US Army sur le Continent noir) et le redéploiement de la « nouvelle Françafrique 2.0 » de Macron (qui veut lui donner une nouvelle vie), une sélection de « Flash info » de la Télévision francophone d’Etat iranienne PRESS TV, diffusés dans la quotidienne « Zoom Afrique ».

PRESS TV s’inspire directement des analyses du géopoliticien Luc MICHEL (patron des Réseaux panafricains PANAFRICOM) sur cette recolonisation de l’Afrique par les USA, sous prétexte du soi-disant « Printemps africain » (qui est la menace principale en Afrique aujourd’hui). Paris et la Françafrique étant devenus les auxilliaires militaires de l’AFRICOM (la nouvelle « infanterie sénégalaise du Pentagone » dit Luc MICHEL), « le nouveau sherif de l’Afrique » comme l’a dit le Général US Mattis, chef du Pentagone sous Trump en 2017-18, en avril 2017 sur la base française de Djibouti …

La « Nouvelle Politique Africaine » de Trump et de Bolton (neocon, hérité du Régime Bush II) radicalise et militarise encore plus cette recolonisation. Début 2019, Washington désigne comme cibles six pays africains, dont le Cameroun, la RDC et le Burundi …

IL Y A UN ARRIÈRE-PLAN GÉOPOLITIQUE AU SOI-DISANT « PRINTEMPS AFRICAIN » DE 2014-2018 …

La thèse de Luc MICHEL, c’est que cet arrière-plan a changé depuis 2007-2008, que 2007 et 2008 ont été des tournants géopolitiques en Afrique …

« Beaucoup de panafricanistes ont une vision du passé, un logiciel bloqué il y a 10, 20 ou 50 ans, nous dit-il. La haine justifiée de la Françafrique leur occulte la réalité de LA RECOLONISATION DE L’AFRIQUE PAR LES USA. Le retour de la France dans l’OTAN organisé par Sarkozy en 2007, la création de l’AFRICOM, le commandement unifié de l’US Army pour l’Afrique, par Bush II et Obama en 2007-2008, sont les marques de naissance d’une nouvelle donne géopolitique en Afrique.

Comme dans l’OTAN, la collaboration militaire et politique franco-américaine se double d’une « CONTRADICTION INTERNE » (caractéristique du Bloc américano-occidental) : l’allié militaire français est aussi le concurrent économique des USA, qu’il faut évincer des marchés africains (Alliés politico-militaires dans l’OTAN, les pays de l’UE sont opposés aux USA depuis les Années ’80 par la guerre économique USA vs UE et la guerre financière Dollar vs Euro). Autrement dit Paris tire les marrons du feu pour Washington en Afrique ! Mais Paris et ses multinationales, comme Total (ex Elf) pilier de la Françafrique depuis les Années 1960, a aussi son propre agenda, en particulier économique.

Lors du « sommet USA-African Leaders » de Washington début août 2014, Obama a annoncé une vague de changements de régime sur le continent, par les méthodes habituelles des USA (révolution de couleur ou soi-disant « printemps arabe » -sic-, cloné en « printemps africain » -resic-). De nombreux pays ont ensuite été secoués par les vents mauvais de ce « printemps africain » venu de Washington. De 15 à 20 pays sont concernés dès 2014. Notamment Le Brurundi, où la révolution de couleur a échoué et a fait place au terrorisme. La RDC qui est la cible principale (le « pivot géopolitique » de l’Afrique) et le Cameroun (qui est le pivot du Golfe de Guinée), où des scénarios de révolution de couleur rampantes sont en cours.

Depuis 2013, d’anciennes puissances coloniales sont de retour en Afrique aux côtés des USA : l’Allemagne (avec sa Bundeswehr et ses fondations) ou l’Italie (soi-disant « anti-système » mais en réalié pro Trump et pro OTAN). Habilement, jouant sur les nostalgies coloniales et géopolitique, Washington met les uns en concurrence contre les autres, en particulier contre la Françafrique sur le déclin.

# EN SAVOIR PLUS :

* La Françafrique c’est quoi :

Voir sur PCN-TV – YOUTUBE (I) :

Podcast de RADIO MOSCOU (2015)/

LUC MICHEL.

FRANCAFRIQUE ET NÉOCOLONIALISME EN AFRIQUE

on https://www.youtube.com/watch?v=az6agXStSuM

* Voir sur LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

LUC MICHEL DECRYPTE LA NOUVELLE FRANCAFRIQUE 2.0 :

MACRON, LA FRANCAFRIQUE ET LA NOUVELLE ARMEE FRANCAISE

Sur http://www.panafricom-tv.com/2018/09/13/luc-michels-geopolitical-daily-luc-michel-decrypte-la-nouvelle-francafrique-2-0-macron-la-francafrique-et-la-nouvelle-armee-francaise/

* Voir sur EODE-TV/

LUC MICHEL:

ANALYSE STRUCTURELLE ET GEOPOLITIQUE DE LA ‘NOUVELLE FRANCAFRIQUE 2.0’ (BILANS 2018)

on https://vimeo.com/309936061

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# PANAFRICOM/

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