Decreto banche del governo: il vizietto di fottere i risparmiatori

Posted on 19 dicembre 2015. 

di Davide Amerio.

Ci sono molti aspetti nella “nuova” vicenda che vede coinvolte le banche e i piccoli risparmiatori. Proviamo a riepilogare alcune delle posizioni e delle spiegazioni degli “esperti” in questo ambito e separiamo gli aspetti tecnici da quelli più propriamente politici.

Per quello che mi riguarda le mi esperienze dirette queste si riferiscono a quattro anni nell’ambito assicurativo dove troppo sovente ho dovuto confrontarmi con persone normali che avevano visto il proprio capitale risparmiato (in decenni di lavoro) falcidiato da prodotti bancari e/o assicurativi dei quali ignoravano il reale funzionamento.

Anni or sono ebbi l’occasione di ascoltare il Presidente della Adam Smith Society (una associazione di specialisti e studiosi impegnati nel diffondere la conoscenza e il funzionamento del libero mercato) fare una affermazione importante traducibile in questi termini: la maggior parte degli Italiani vuole “giocare” con la finanza ma non conosce la differenza tra un’azione e una obbligazione.

Recentemente Patuelli, presidente dell’ABI (Associazione Bancaria italiana), in una intervista televisiva [1] ha affermato che i risparmiatori dovranno imparare a valutare i rischi finanziari con la stessa attenzione dedicata all’acquisto di una casa. Dovranno documentarsi sulle diverse proposte di mercato; verificare la credibilità del proponente; comprendere se l’intermediario è affidabile.

Tra le due affermazioni stagna il vasto territorio dell’ignoranza del risparmiatore su cui banche, politici, speculatori e quant’altro possono allegramente contare. Di quale modello “tipo” di risparmiatore stiamo parlando? Quanti sono quelli che possono corrispondere al profilo indicato da Patuelli? Quanti di costoro sono realmente in grado di avere strumenti, abilità, conoscenze tecniche per valutare le offerte o per riconoscere la bontà di un promotore finanziario?

Il paragone non regge. Anche in virtù del fatto che nella realtà, e non nella teoria, le persone che comprano casa e ricevono fregature o si rendono conto che l’acquisto non corrisponde a quanto era stato loro proposto non sono poi così poche. Se teniamo presente questo fatto unitamente alla dichiarazione della Adam Smith Society e lo valutiamo alla luce degli scandali finanziari (Parmalat per citarne uno su tutti), delle crisi finanziarie regalate dall’iper finanza con i derivati e della effettiva resa dei fondi di investimento, si comprende che la tesi del presidente Abi non regge.

Il problema è sempre l’intermediazione. Così come si è consentita l’assurdità di concedere alle banche di mescolare l’attività creditizia con quella speculativa finanziaria, adesso si gioca la carta della responsabilità del consumatore finale che non è “abbastanza” esperto per non farsi fregare.

Sulla responsabilità dei risparmiatori possiamo individuare un’unica colpa: l’aver creduto, negli ultimi quindici anni, che il soldo facile è alla portata di tutti e che guadagnare senza fare un cxxxo è una gran bella cosa da perseguire. Ma hanno contribuito, in merito, le ricche campagne televisive e giornalistiche che hanno esaltato la semplicità – falsa,- dei mercati finanziari lasciando intendere che tutti potevano giocare alla speculazione per ottenere facili guadagni mediante i fondi gestiti o prodotti finanziari creati all’uopo (per esempio i derivati). Ma ce la ricordiamo la campagna in favore dei fondi da parte dei media ai tempi della previdenza alternativa cui destinare il TFR dei dipendenti? E le esaltazioni mistiche per i titoli tecnologici dei primi anni del nuovo millenio?

Oggi assistiamo all’ennesima leggerezza e incapacità della politica (ora sappiamo bene che si tratta di complicità), nel difendere il consumatore “medio” e reale dalle prese in giro. Le regole sul Bail-in trasportano la responsabilità dei disastri finanziari sulle teste dei correntisti e dei risparmiatori. A poco vale “multare” dei dirigenti incapaci o ladri quando hanno bruciato milioni o miliardi dei soldi dei sottoscrittori.

Dal punto di vista tecnico Paolo Cardenà su Scenarieconomici [2] illustra i parametri tecnici cui far riferimento per valutare l’affidabilità di una banca:

A marzo del 2013, a Cipro, con i correntisti chiamati a ripianare le perdite di due grandi banche, si è segnato il punto di svolta. In poche parole, viene superato lo schema dell’intervento pubblico nei salvataggi bancari (bail-out) e viene adottato un nuovo strumento per la risoluzione delle crisi bancarie, successivamente codificato dall’Ecofin ed esteso ai salvataggi bancari europei.

Gli strumenti di risoluzione ideati, che possono essere utilizzati individualmente o in combinazione tra loro, sono:

– la vendita dell’attività d’impresa;

– la costituzione di un ente-ponte, cioè la cessione di tutte le attività, i diritti e le passività o di parte di essi a un ente interamente o parzialmente di proprietà di un’autorità pubblica;

– la separazione delle attività non in sofferenza dell’ente da quelle deteriorate o in sofferenza;

– il bail-in (svalutazione e conversione dei titoli) degli azionisti e dei creditori dell’ente. In particolare, azionisti e creditori partecipano al piano di ristrutturazione, e secondo una precisa gerarchia di intervento (azionisti, obbligazionisti junior, obbligazionisti senior e titolari di depositi oltre i 100.000 euro). Secondo questa impostazione, sarebbero esclusi dal bail-in i depositi sotto la soglia dei 100.000 euro. […]

Quindi, con il bail-in si assiste ad un cambiamento epocale nel quale l’onere della risoluzione delle crisi bancarie viene trasferito dai contribuenti agli azionisti, obbligazionisti e ai depositanti.[2]

Sulla situazione italiana Cardenà evidenzia:

la Banca d’Italia ha recentemente ribadito che il problema dei crediti deteriorati accumulati dalle banche ha assunto una dimensione tale da richiedere un intervento pubblico: “È un anno e mezzo che lo dico: è importante dare una risposta con un intervento pubblico volto a risolvere il problema pesante dei crediti deteriorati, una risposta rivolta a tutti e ovviamente nel rispetto delle normative europee”, dice il governatore Ignazio Visco durante un’audizione in Senato.[2]

I criteri da seguire per verificare la solidità e affidabilità di un istituto di credito vengono individuate nei seguenti:

Il primo: monitorare il Common Equity Tier 1, che è un parametro che esprime la solidità di una banca. Si tratta di un indice determinato dal rapporto tra Cet 1 (rappresentato principalmente dal capitale ordinario versato) e la attività ponderate per il rischio. Secondo le norme della Bce, il Cet 1 ratio deve essere superiore all’8%. Qui trovate una spiegazione completa ed articolata della composizione del patrimonio di vigilanza. Rischio Calcolato, periodicamente fornisce l’aggiornamento del Common Equity Tier 1 e la tabella che segue raccoglie gli ultimi dati disponibili.

Il secondo criterio per verificare la solidità di una banca è quello di confrontare periodicamente la performance in borsa del titolo della banca osservata con la performance dell’indice del comparto bancario. Secondo questa impostazione, se in un arco temporale non breve, il singolo titolo ha realizzato delle performance significativamente inferiori a quelle dell’indice di categoria, il prezzo dell’azione incorporerebbe anche evidenti fattori di criticità della banca e del modello di business, tali per cui possano scattare i campanelli di allarme. Ovviamente, non è detto che il prezzo delle azioni (in questo caso di quelle di una determinata banca) sia in grado di esprimere la solidità di una banca; e poi questo criterio non può essere applicato alle banche che non sono quotate in borsa.

Il terzo criterio è quello di seguire la cronaca giudiziaria riguardante la banca. Questo approccio potrebbe risultare tanto più utile nel caso di banche territoriali, poiché gli organi di stampa locali raccontano le cronache riguardanti la banca eventualmente “incriminata”.

Questi tre criteri certamente costituiscono un primo approccio di ponderazione e di selezione delle banche più o meno sicure, ma non è detto che siano sufficienti. Seppur vero che le cronache nazionali e locali hanno anticipato all’opinione pubblica lo stato di difficoltà di molte banche, non è detto che in futuro qualche banca non possa riservare delle brutte sorprese nell’anonimato della cronaca. [2]

Come si può osservare queste “regole” richiedono un certo tipo di preparazione; ma non è detto che il risparmiatore che ha accumulato un gruzzoletto nel tempo sia in grado di applicare questi criteri.

Il problema è quindi squisitamente politico, laddove lo Stato dovrebbe provvedere attraverso organi preposti alla tutela del risparmio e dei sottoscrittori. Vale la pena ricordare che bruciare risorse finanziarie influisce comunque sull’andamento dell’economia in modo negativo, nonché sulla vita sociale dei cittadini sino ai drammatici avvenimenti dei suicidi.

Gli organi preposti ci sarebbero ma sappiamo bene che la “Banca d’Italia”, grazie alla scelta della separazione dal Tesoro, non è più “d’Italia” ma bensi proprietà di grandi gruppi bancari (di cui dovrebbe a sua volta controllare l’operato). Quanto alla Consob e altri organi istituzionali sarebbe bena valutarne la capacità di “prevenzione” dei misfatti e quella di incidenza reale nel bloccare le situazioni critiche o a rischio e questo in modo indipendente dalla politica.

Nel merito Beppe Scienza (autore de “Il risparmio tradito”) si domanda se questa vicenda ripercorrerà quella dell’Alitalia e sottolinea, in alcuni suoi interventi:

Vedremo se il governo Renzi vorrà difendere di più o di meno gli investitori. I pretesi divieti dell’Europa di regola sono unicamente pretesti per tacitare i cittadini. La Germania ha tranquillamente aiutato la HSH Nordbank e così la sua emissione con scadenza 14-2-2017 ora vale 90 e non quasi zero.

Ma nel finto salvataggio delle quattro banche le storture abbondano. Vedi le obbligazioni Banca Marche 1-6-2017: in quanto subordinate, chi le ha viene dopo altri creditori in caso di liquidazione della banca. Qual è stata qui la furberia di Banca d’Italia? Anziché azzerarle come altre, le ha lasciate nella società, svuotata però dei crediti (stimati una miseria) e degli sportelli (valutati anch’essi a prezzi stracciati). Erano emissioni di una banca, sono diventate obbligazioni di una scatola vuota. Non erano questi i patti.[3]

Più si scava, più vengono fuori le storture e le trappole del cosiddetto salvataggio di Banca Marche, Popolare dell’Etruria, CariFerrara e CariChieti. Non solo i risparmiatori hanno motivo per accusare la Banca d’Italia per le scelte fatte, massacrati dall’azzeramento di titoli rifilatigli in un passato anche lontano e spesso invendibili. Anche alcuni banchieri hanno molto da ridire. In particolare nel caso di istituti di credito medio-piccoli con molta attività di intermediazione e gestione e pochi prestiti, magari per giunta concessi oculatamente e quindi a basso rischio.[4]

Come vogliamo infatti definire un poveraccio cui dieci anni fa la sua banca rifilò obbligazioni a basso rendimento, per giunta non quotate? Un risparmiatore o uno speculatore?
[…] Ma c’è altro da dire sul cosiddetto salvataggio di Banca Marche, Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, CariFerrara e CariChieti. Esso ha contemplato “la riduzione integrale del valore nominale” ovvero l’azzeramento di parecchie obbligazioni subordinate. A rigore esse non dovrebbero subire, in tali casi, una sorte peggiore rispetto all’alternativa della liquidazione della banca. Ma per credere questo occorre un atto di fede nei confronti di Banca d’Italia. Essa ha applicato svalutazioni micidiali alle attività “cattive” delle quattro banche (crediti in sofferenza ecc.) e valutato pochissimo quelle “buone” (avviamento ecc.), cedute alle nuove banche, create per l’occasione. È legittimo il dubbio che con una liquidazione delle banche stesse, condotta in maniera corretta, poteva avanzare qualcosina per le obbligazioni subordinate, ora invece azzerate d’imperio. Anche col cosiddetto bail-in potevano forse recuperare qualcosa. Così invece niente.

D’altronde cosa ci si può aspettare da una banca centrale le cui quote sono per la maggior parte di proprietà di banche italiane?[5]

Sul balletto tra le recenti dichiarazioni dell’Europa e del governo Renzi alcune riflessioni sono formulate in un articolo del sito Wall Street Italia:

In una intervista rilasciata al Corriere della Sera, Salvatore Rossi, direttore generaledi Bankitalia, cerca di arginare i danni:

Prodotti inadatti e figli della cultura finanziaria anglosassone sono quelli che hanno dato luogo nel 2007 alla più grande crisi dal ’29 a oggi. La verità è che il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, in tempi non sospetti ha chiesto di arrivare a vietare la vendita di obbligazioni subordinate agli sportelli in modo che solo investitori istituzionali potessero acquistarli e non i semplici risparmiatori”.

Non possiamo vietare di vendere questo o quel prodotto. Non abbiamo poteri così ampi. E ricordo che a vigilare sulla sollecitazione al risparmio è preposta un’altra autorità”.

Dunque, sull’atteggiamento dell’Europa, che sembra aver puntato un dito contro Bankitalia e il sistema Italia, Rossi afferma:

Vorrei evitare di entrare nel solito gioco Italia contro l’Europa, è innegabile però che ci sia stata una diversità di vedute tra autorità italiane, il governo in primis ma anche noi, e Bruxelles, o meglio la Direzione generale alla concorrenza. E’ quest’ultima che ci ha di fatto spinto a seguire la strada oggi criticata che ha portato al salvataggio di Banca Marche, Carife, CariChieti ed Etruria”.

Nelle ultime ore Renzi si è così espresso:

Il governo opera “con un principio chiaro: le regole sulle banche le ha fatte l’Europa, purtroppo non le scriviamo noi. E dentro quelle regole l’Italia ha fatto di tutto” per salvare” i soldi delle famiglie (…) Per gli obbligazionisti cerchiamo una soluzione nei limiti delle regole. Vedremo le modalità, vedremo se possibile”.[6]

Vedremo… mentre lo signori “vedono” sul da farsi i risparmiatori penano e a noi non rimane che osservare sbigottiti l’ennesima dimostrazione del vizietto di giocare con i soldi degli altri rovinando intere famiglie,

Fonti:

[1] Video all’interno dell’articolo “Come scegliere una banca davvero sicura” di Paolo Cardenà su Scenarieconomici.it

[2] “Come scegliere una banca davvero sicura” di Paolo Cardenà su Scenarieconomici.it

[3] “I risparmiatori abbandonati: modello Alitalia per il governo” di Beppe Scienza – Il Risparmiotradito.it

[4] “I piccoli banchieri si lamentano: Guadagnano solo i grandi istituti” di Beppe Scienza– Il Risparmiotradito.it

[5] “Obbligazioni di Banca Marche, Popolare Etruria, CariChieti e CariFerrara. Dopo il danno la beffa per chi ha visto azzerarsi tutto” di Beppe Scienza– Il Risparmiotradito.it

[6] “Bankitalia si sveglia e dà colpa alle banche, “ristoro” ai truffati. Ma come?” di Laura Naka Antonelli per Wall Street Italia

Europa e Turchia chiudono il cielo agli aerei della Russia

http://it.sputniknews.com/politica/20151219/1758049/Europa-cielo-chiusura.html

Bombardiere strategico Тu-95

© Foto: Ministry of defence of the Russian Federation
15:01 19.12.2015

I piloti russi che partecipano alle operazioni contro i terroristi in Siria hanno dovuto organizzare una rotta che aggira l’Europa, perché i paesi europei hanno chiuso il loro cielo agli aerei della Russia, ha comunicato il ministero della Difesa.

“Quella di Olenegorsk è la nostra base aerea più a Nord, il che permette di estendere il raggio d’azione e di effettuare il rifornimento in volo. C’erano determinate circostanze che escludevano altre varianti. L’Europa non ci faceva entrare e neanche la Turchia”, — ha detto il generale Anatoly Konovalov, vice comandante dell’aviazione strategica della Russia.

Il generale ha aggiunto che persino in queste condizoni l’aviazione strategica ha dimostrato di essere in grado di assolvere ai compiti che le vengono affidati

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Putin dichiara guerra a Erdogan: “Provi adesso a vola sulla Siria”

Il capo del Cremlino alla conferenza stampa di fine anno: “Impossibile trovare un accordo con Ankara”. E accusa: : “L’abbattimento del jet russo? Un favore agli Usa”. Ma conferma gli impegni russi contro i tagliagole dello Stato islamico

 – Gio, 17/12/2015 – 12:05
 “In Turchia vedo un processo di islamizzazione strisciante, Ataturk si starà rivoltando nella tomba”.

Vladimir Putin non vede speranze di riparare i rapporti con l’attuale leadership turca dopo“l’atto ostile” rappresentato dall’abbattimento del Sukhoi-24. Nella conferenza stampa di fine anno, il capo del Cremlino ha lamentato che Recep Tayyip Erdoğan abbia voluto ingraziarsi Stati Uniti e Unione europea: “Si fosse trattato di un incidente, come i turchi dicono, uno si sarebbe aspettato delle scuse: invece sono andati dalla Nato”.

La sala congressi del World Trade Center di Mosca è gremita di giornalisti. Il Cremlino ne ha accreditati quasi 1.400. Severi i controlli all’ingresso da parte delle forze dell’ordine. Putin ha subito precisato di non aver molto altro da aggiungere dopo il discorso che a inizio mese ha tenuto di fronte all’Assemblea federale e, senza un intervento di introduzione, ha iniziato subito a rispondere alle domande dei giornalisti. Partendo dalla politica economica che, stando ai dati macro economici, ha superato nel suo complesso la crisi economica. E, facendo un bilancio del 2015 dal punto di vista economico, Putin ha elencato sia i risultati positivi sia le sfide che ha davanti il Paese come “la dipendenza dell’economia nazionale da fattori esterni e dall’export delle risorse energetiche”“A partire dal secondo trimestre del 2005 ci sono stati segnali di stabilizzazione dell attività economica”, ha continuato assicurando che gli investitori, capendo la realtà dell economia russa, continuano a manifestare interesse a lavorare nel Paese.

Ma è la politica estera a far da padrona alla conferenza stampa di fine anno. Dagli impegni militari contro i tagliagole dello Stato islamico ai rapporti tesissimi con la Turchia, fino alle trattative diplomatiche con gli Stati Uniti. Ed è la Siria il fulcro dello scacchiere mediorientale su cui si muove Putin. Con John Kerry ha recentemente parlato del futuro di Bashar al Assad. E la posizione della Russia non è cambiata. “Non saremo mai d’accordo con chi dall’esterno imporrà qualcosa”, mette in chiaro il presidente russo ricordando che a decidere il futuro del Paese devono essere gli stessi siriani. Ma, dopo “l’atto ostile” dell’attimento del Su-24, la Turchia resta in assoluto il nemico numero uno: “Abbattendo il cacciabombardiere Su-24, forse la Turchia ha desiderato compiacere gli Usa o forse le autorità turche hanno deciso di mostrare a Usa e Ue che sono un partner affidabile”. Da qui la valutazione finale.“Non vedo alcuna possibilità di appianare le relazioni con la Turchia, ha detto Putin spingendosi a dire che è “virtualmente impossibile si possa trovare un terremo comune con l’attuale leadership turca”“Ora i turchi provino a entrare nello spazio aereo siriano…”, ha minacciato Putin senza fare troppi giri di parole.

“Azzardatevi a venire, vi spariamo”. Vladimir Putin promette la guerra alla Turchia

 
TANTI AUGURI DALLO ZAR
Vladimir Putin

Vladimir Putin forza nove. Nella conferenza stampa di fine anno, promette un 2016 di fuoco: “Nessuna possibilità di appianare le relazioni con la Turchia o trovare un terreno comune con l’attuale leadership turca”, premette. Un attacco frontale. Lo zar prosegue: “In Turchia vedo un processo di islamizzazione strisciante, Ataturk si starà rivoltando nella tomba“. Al centro delle parole di Putin c’è sempre l’abbattimento del jet russo da parte della Turchia: “Non è stato un atto di inimicizia, maun atto ostile. Se si fosse trattato di un incidente, come i turchi dicono, uno si sarebbe aspettate delle scuse: invece sono andati dalla Nato”. Ne segue che, per Putin, con la Turchia non c’è alcuna possibilità di trattare né trovare accordi.

Poi punta il dito contro Usa e occidente: “Abbattendo ilcacciabombardiere Su-24, forse la Turchia ha desiderato compiacere gli Usa, o forse le autorità turche hanno deciso di mostrare a Usa e Ue che sono un partner affidabile”. Frasi pesantissime, quelle dello zar, che poi minaccia direttamente Ankara: “Se prima l’aviazione turca violava lo spazio aereo della Siria, che voli ora“. Chiarissimo il messaggio: se la Turchia soltanto si azzarderà a volare in Siria, Putin aprirà il fuoco perabbattere l’aviazione di Ankara. Inoltre, il numero uno del Cremlino ha rimarcato come prima dell’abbattimento del jet russo gli aerei turchi violassero sempre lo spazio aereo siriano. E ancora, sulla situazione siriana ha ribadito le sue posizioni: “Nessuno ha il diritto di imporre chi debba essere il leader di un Paese, questo spetta solo al popolo siriano”.

No Tav a processo, parla la difesa: “Gli attentatori del Bataclan sono terroristi, loro no”

L’avvocato dei quattro attivisti a giudizio in appello: “Un chilometro di linea costa 235 milioni, questo è il danno d’immagine per l’Italia”. Sentenza lunedì 

18 dicembre 2015
No Tav a processo, parla la difesa: "Gli attentatori del Bataclan sono terroristi, loro no"

“Terrorismo sono i fatti francesi del Bataclan o quelli precedenti dell’attentato di Londra: nulla a che fare con le vicende della Val Susa, che è la storia di un conflitto, a volte anche aspro, e di un contrasto sociale”. È cominciata così l’arringa difensiva dell’avvocato Claudio Novaro al processo d’appello per i quattro attivisti No Tav accusati di terrorismo per l’assalto al cantiere di Chiomonte del 13 maggio 2013. Il difensore, che ha chiesto alla corte di mantenere le condanne inflitte in primo grado a Niccolò Blasi, Mattia Zanotti, Chiara Zenobi, Claudio Alberto, (tre anni e mezzo) e il mantenimento delle attenuanti generiche, ha tentato di offrire una visione opposta a quella dell’accusa del procuratore generale Marcello Maddalena, che aveva chiesto la condanna a 9 anni e mezzo di carcere.  “La sua ricostruzione è completamente sbagliata – ha detto l’avvocato – soprattutto quando sostiene che questo fatto è terrorismo perché è stato un attacco alla democrazia”. “Allora – ha poi spiegato- si debbono classificare anche come terrorismo le manifestazioni a volte violente degli studenti contro la riforma Gelmini”. La sentenza è prevista per lunedì. Nel frattempo è stato fissato al 9 febbraio il processo d’appello, senza l’accusa di terrorismo, per gli altri tre No Tav che erano stati arrestati in un secondo momento per lo stesso assalto.

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Dopo aver richiamato le due famose sentenze della Cassazione che avevano già escluso il reato di terrorismo, Novaro ha spiegato: “Non ci sono stati nè gravi attentati alla vita e all’incolumità fisica nè distruzioni di vasta portata o di strutture governative: qui si è solo danneggiato un compressore. Non si voleva far male alle persone, si è trattato di un fatto localizzato e circoscritto, modestissimo, rivolto contro il tunnel e neppure contro la linea ad alta velocità”.
Non c’è stato, ha aggiunto la difesa, alcun danno al nostro Paese, nè le autorità sono state costrette a cambiare idea: “Dopo un’ora gli operai erano già al lavoro”. Non sono mancati riferimenti ai punti chiave della lotta No Tav: “Sapete quanto costa un chilometro dell’alta velocità in Europa? Tra i 9 e 10 milioni di euro. Invece per la Torino-Lione si spenderanno 46 milioni di euro a chilometro per tratta francese e 235 per quella italiana. Le stime dicono che le malattie cardiopolmonari aumenteranno dal 10 al 15 per cento. Li’ c’è l’amianto. Questo è il vero danno di immagine per l’Italia”.

Sabato 19/12. Pomeriggio antifascista a Chianocco

agendapost — 18 dicembre 2015 at 23:29

anpi4Nei giorni scorsi a Chianocco, sono comparse scritte dal contenuto razzista e fascista inneggianti al duce ed alla superiorita del popolo italiano . Come giovani e antifascisti non possiamo tollerare la presenza di questi nostalgici del ventennio in una valle come la nostra che ha dato un forte contributo nella lotta partigiana e di liberazione dell’Italia  dal fascismo e dove i valori della resistenza vengono tramandati di generazione in generazione e praticati quotidianamente .

Per tutti questi motivi chiediamo a tutti gli antifascisti  Valsusini di intervenire nuemerosi domani pomeriggio a partire dalle ore 14 di fronte al penny market di Chianocco per ribadire e dimostrare che, nè qui nè altrove , nessuno spazio verrà mai concesso ai fascisti.
POMERIGGIO ANTIFASCISTA DOMANI (SABATO ) ORE 14 NEL PIAZZALE DEL PENNY MARKET DI CHIANOCCO.
 
 Anpi Bussoleno-Chianocco-Foresto
Giovani No Tav

Salvate il soldato Mario

post — 18 dicembre 2015 at 10:37

virano soldato

[riceviamo e pubblichiamo] Inutile girarci intorno, è venuto il momento di svelare il segreto: Virano è uno di noi. Lui, il grande architetto dell’universo Tav, è la migliore garanzia che la Torino-Lione non si farà mai.

Questa è la vera missione cui ha stoicamente sacrificato dieci anni di professione. Una vita da mediano, quella del povero Mario, che ha messo al servizio della causa la sua innata capacità nel menare il torrone.

L’Osservatorio è la sua creazione prediletta: come allungare il brodo in un gioco dell’oca di trecento riunioni, ampollosamente narrato in una romanzesca collana di Quaderni che riportano le motivazioni di inutilità dell’opera. Il Commissario di tutte le stagioni ha poi sfoderato distrazioni di massa quali la “demarche grand chantier”, il “genius loci”, il tunnel sotto Gibilterra”, la “stazione internazionale di Susa”, la “pacificazione” e la recente “via della seta Torino–Pechino”. Impalpabili miraggi di cui ora non si percepisce nemmeno il riflesso ma che sono stati utilissimi a discutere di tutto meno che della Torino-Lione.

Principe del gioco di prestigio, ha architettato una Babele di progetti e varianti (tratta comune, fasaggio, progetto “low cost”, tratta nazionale fase 1b, …) nella quale persino le ferrovie non ci si raccapezzano più. Maestro nel catenaccio, ha incagliato i procedimenti su quisquilie come la ricollocazione della “fondamentale” Pista di Guida Sicura, costato ben un anno intero di litigi e rinvii. E che dire della geniale denuncia ad Erri De Luca? Nessun guru della comunicazione avrebbe saputo ideare una così efficace campagna di discredito contro i fautori del Tav.

Ma il suo capolavoro è senza dubbio il cantiere di Chiomonte: un vero ologramma dell’opera che non c’è. La galleria di servizio, oggi tristemente a metà, è lì a fare da monumento ai fondi europei già persi e a quelli che si perderanno tra poco.

La vera pasta del combattente si vede però nel momento più difficile. Il Governo lo nomina “obtorto collo” Direttore Generale della neonata Telt per obbligarlo a combinare finalmente qualcosa di concreto? Lui, sprezzante del pericolo, si immola come “kamikaze”!

Perché nessuno lo sa che il suo precedente incarico governativo è in conflitto di interessi con il nuovo ruolo nella “società per azioni semplificata” che, per statuto, prevede utili e dividendi (ovvero è a scopo di lucro). <<Muoia Marione con tutti i Tavistei!>> è il suo grido di battaglia, nell’ultimo slancio di coraggio mentre trascina nella nullità tutti gli atti assunti in Telt. Il cartoncino estratto dall’Antitrust nel Monopoli del Tav dice infatti “Tornate alla casella iniziale … con tanti auguri”.

Possiamo perdere un alleato così??   #ARIDATECELO!!!

PS 1: Caro Mario, grazie per tutto quello che hai fatto per noi. Comunque vada, non ti dimenticheremo mai. Nella casetta di Chiomonte ci sarà sempre un posto per te. Buon anno di incompatibilità.

PS 2: Chi è il sabotatore?

Processo ai No Tav. Le difese smontano il teorema Maddalena

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VALSUSA NOTIZIE

Voci indipendenti dalla Val Susa

 

Nel giorno in cui l’Autorità Antitrust mette in luce l’illegittimità del ruolo di Virano, in aula bunker le arringhe mettono all’angolo il Pg sul concetto di democrazia, sulla ricostruzione dei fatti, sull’interpretazione giuridica. Chiesta la riduzione delle pene inflitte in primo grado e la prevalenza delle attenuanti

Inserito il 18 dicembre 2015

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di Fabrizio Salmoni

Ma che concezione della democrazia c’è dietro le parole del Pg Maddalena quando collega i fatti in giudizio (il sabotaggio del cantiere Tav e l’incendio di un macchinario) con l’11 Settembre, le Brigate Rosse, addirittura l’Angelo Azzurro?” Non lo dice apertamente l’avv. Claudio Novaro ma lo fa capire.”Quale misera idea della naturale dinamica delle democrazie si vuole proporre  quando la logica è che lo Stato decide e tutti devono accettare senza protestare, se basta il proposito di far cambiare idea allo Stato per rientrare nella categoria del etrrorismo? Allora qualunque lotta, come quelle sindacali contro il Jobs Act o come quella degli studenti contro la riforma della ‘Buona Scuola’ rientrano nelle finalità indicate dall’art. 270 sexies!…Il conflitto sociale è componente della democrazia e il sabotaggio non è un aspetto del terrorismo ma è un metodo di lotta praticato da Gandhi e teorizzato dal pacifista Capitini, dissertato in quanto tale da Bobbio….E’ una deprecabile equazione quella che fa il Pg…è mancanza di cultura storica!”. E’ l’attacco più duro sferrato al vecchio Maddalena, che lo inchioda nel buio dell’autoritarismo, che ne smaschera il ruolo politico  con linguaggio comprensibile ai giurati popolari.

Altro che “legge e verità” a cui la piaggeria del Tg3 lo aveva associato. Lui ascolta, un po’ ripiegato sul banco, a capo chino, senza apparentemente accusare i colpi. Un nichelino per i suoi pensieri…

La prima parte dell’arringa era stata dedicata alla ricostruzione dei fatti sotto giudizio, alla descrizione di un contesto banalizzato dal Pg nella sua requisitoria tutta incentrata sulla suggestività (“…un inferno di 4 minuti e mezzo…”) per spaventare la giuria, e sul trasferire i fatti specifici in una storiografia che mette sotto accusa la responsabilità collettiva dei valsusini esulando quindi da quella individuale. (v.  http://www.valsusanotizie.it/2015/12/14/processo-ai-no-tav-i-deliri-del-procuratore-generale/   ). Mancanza di storicità, sfalsamento delle informazioni sul numero di bottiglie incendiarie, sul rischio per l’incolumità dei presenti al cantiere quella notte, addirittura sulle distanze, sulla “densità” delle presenze (non 72 persone in 192 mq ma bensi 30 su più di 700 mq), sulle menzogne di alcuni militari (primo fra tutti il Sgt. Maggiore Pagliaro degli alpini) che, naturalmente, si contraddicono tra loro. “E’ una ricostrzione scorretta per alterare la realtà!” e allora bisogna spiegare ai giurati come si risale obiettivamente alle condizioni reali. Bisogna per esempio far notare che la fiammata mostrata dal Pg nei filmati, isolando un unico fotogramma, non è causata da una bottiglia incendiaria ma da “un artificio pirotecnico” che si estingue immediatamente (…”Straordinaria cucca!“). Tutto deve essere ricondotto a realtà: gli orari, le dinamaiche. Dalla ricostruzione dei fatti discendono le osservazioni giuridiche e le risposte alle affermazioni “politiche” del Pg. Danno di immagine al Paese? Le malattie aumenteranno del 10-15% in Valle per i lavori del Tav; il costo italiano di 1 km di Tav (235 milioni) in confronto a quello della francia (36 milioni).

Danno per il rallentamento dei lavori? E’ lo stesso capo-lobby Brinkhorst che riferisce che i ritardi sono causati dai tagli dei fondi europei e dalla “contrarietà della popolazione“.

Danno al sistema di trasporti europeo? Menzogne: il corridoio 5 (Kiev-Lisbona) non è mai esistito, l’Asse 6 non è obbligatoriamente ad alta velocità:

Blocco dei lavori? Sono ripresi dopo un’ora dall’azione di sabotaggio.

Spese per la sicurezza? La Cassazione ha già negato la fondatezza dell’argomento.

“Atto di guerra”? Argomenti impropri perchè di natura ideologica, oltre che paradossali.

MaddalenaNovaro

Tocca agli avv. Dominioni, Losco e Pelazza attaccare sul piano della dottrina giuridica gli argomenti realativi al “dolo” (eventuale, diretto, intenzionale), dissertare tecnicamente su volontà, consapevolezza, prove dirette. Mettono in risalto le dichiarazioni dell’imputato Alberti intercettate quando ricorda all’interlocutore i limiti da non superare durante l’azione (“non fare male a nessuno“) a discapito del previsto sabotaggio più esteso, o la precarietà dei mezzi utilizzati nel “pianificare la guerriglia” (un suono di trombetta – che non funzionerà – per segnalare la fine dell’incursione).

Di fronte a tale muro di argomentazioni, ci si chiede se i giurati popolari saranno in grado di valutare consapevolmente un discorso cosi complesso. Li attende ancora una giornata, lunedi, di repliche e poi toccherà a loro e al loro buon senso esprimersi. Gli imputati si augurano che non sentano la pressione dell’autorità del Pg in aula, una presenza che può influenzare forse più i giudici togati ma nei processi Tav quasi tutto è imponderabile e legato al filo, appunto, del buon senso.

(F.S. 18.12.2015)

Non si arrende nessuno: pienone all’assemblea No Tav di Pozzolo

18 dicembre 2015

NEWS Pozzolo Formigaro

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Ieri sera a Pozzolo, nelle cantine del Castello – prenotate da Monica Manfredini, consigliere comunale, perché per i NoTav le cantine sono off-limit… – si è tenuta una assemblea sul tema “LE CAVE, L’AMIANTO, LA NOSTRA SALUTE, LA DEVASTAZIONE DEL TERRITORIO…”

L’interesse ai problemi che sono stati evidenziati dai relatori è stato alto: il folto pubblico è stato informato sui diversi aspetti delle ricadute sulla salute e sul rischio di contrarre malattie oncologiche e respiratorie dal Dott. Giancarlo FARAGLI, Medico, Direttore Unità Valutazione ed Organizzazione Screening Oncologici dell’ASL di Alessandria; il Dott. Davide FOSSATI, Geologo – Libero Professionista ha puntato l’indice sulle 21 cave presenti sul territorio pozzolese, sugli effetti che la costruzione dell’opera avrebbe sulle falde acquifere e sull’equilibrio geologico di tutta la regione interessata dalla linea;  l’Ing. Francesco DE MILATO Dottore di Ricerca in Ingegneria Elettronica ed Informatica, libero professionista ed esperto del progetto Terzo Valico ha ricapitolato una serie di criticità del progetto, delle carenze autorizzative non ancora risolte e delle gravi mancanze che quotidianamente vengono alla luce nella gestione dei lavori, ha parlato dell’attività di denuncia dei comitati, grazie alla quale anche la procura è stata costretta ad occuparsi dei cantieri dove veniva allegramente movimentato materiale contenente amianto.

Ormai anche a Pozzolo gli effetti distruttivi dell’opera cominciano ad essere evidenti, anche per chi riteneva che le denunce fatte dai NoTav negli anni scorsi fossero esagerate ed inutilmente allarmistiche. Ora tutti i giorni anche i pozzolesi sono costretti ad incolonnarsi a decine e decine di camion che transitano da una cava all’altra, da un cantiere all’altro, con una frenesia totale, in attività compulsive la cui logica per ora sfugge a noi comuni mortali. Così anche le assemblee in cui si parla dell’argomento sono sempre più frequentate, anche da chi non voleva porsi il problema o non se ne riteneva toccato.

Gli unici assenti sono ancora gli amministratori, che evidentemente sono sufficientemente informati e tranquilli e non ritengono di dover approfondire l’argomento.

Le nostre assemblee sono sempre aperte a tutti, anche a chi non la pensa come noi. Anzi, ci piacerebbe che qualcuno si presentasse e contestasse quanto viene da noi affermato: ma evidentemente la difesa dell’opera devastante è sempre più difficile da sostenere…

Foglio di via da Chiomonte a Giulia e Luca!

post — 18 dicembre 2015 at 14:22

fogliodiviaNon si danno pace i guardiani del cantiere Tav dopo le mobilitazioni per l’8 dicembre e la ripresa delle iniziative di contestazione a Chiomonte come in Clarea.
Danno anche fastidio le decine di iniziative che negli ultimi mesi, pensando anche a tutto il periodo estivo, si sono costruite tutt’intorno al cantiere e che continuano a richiedere un ingente e costante presidio “interforze”.
Se quindi in Clarea la polizia militarizza e a Torino i tribunali perseguitano e criminalizzano il movimento, ecco che in questi giorni sono stati notificati fogli di via da Chiomonte a Giulia e Luca, giovani e attivissimi No Tav del Comitato di Lotta Popolare di Bussoleno.
Da sempre in prima fila nelle lotte di questi ultimi anni, viene loro contestato il fatto di essere “promotori” di alcune iniziative a Chiomonte che hanno turbato l’ordine pubblico.
Non viene citato nessun fatto specifico se non questa qualità, noi la definiamo così, di esserci sempre li dove la nostra presenza da fastidio, in quei luoghi che ci appartengono e fanno parte della nostra storia mentre loro con la minaccia e la violenza ce li vorrebbero sottrarre.
Non è un gioco, si sa, ma siamo tranquilli.
Non sarà un foglio di carta a fermare un cuore No Tav!
Solidarietà a Giulia e Luca!