La linea Torino-Lione al centro del dibattito in Commissione Trasporti al Parlamento Europeo

Il Presidente Michael Cramer ha ribadito la necessità di usare la linea esistente. [Video degli interventi]

Il 13 ottobre 2015, la Commissione Trasporti del Parlamento Europeo, alla presenza di numerosi deputati nazionali di diversi Stati membri, ha affrontato il tema della realizzazione e del finanziamento dei progetti TEN-T.

La Torino-Lione è stata al centro di quattro interventi, segno che questo progetto suscita molte preoccupazioni: sono intervenute due deputate italiane del , una deputata finlandese della GUE,  una deputata italiana del  appartenente alla Camera dei Deputati e lo stesso Presidente della Commissione Cramer.

Introduzione di Michael Cramer

Violeta Bulc, Commissaria ai Trasporti, ha presentato lo stato dell’arte delle iniziative TEN-T – CEF : 2000 progetti con un fabbisogno di €700 Mld. all’orizzonte 2030, la Commissione prevede un cofinanziamento di €26,2 Mld fino al 2020, ma ne mancano almeno €70 Mld che potrebbero essere resi disponibili attraverso l’EFSI (meglio conosciuto come Piano Juncker), con la collaborazione della BEI. Per L’EFSI la Commissione ha stabilito un importo di €2,2 Mld. Al termine la Commissaria si è dichiarata felice e ha affermato, una dichiarazione per attirare la benevolenza dei presenti nei suoi confronti, che “le sue attività sono a favore delle persone” Quindi, con un gesto poco istituzionalmente educato, Violeta Bulc non si è trattenuta dopo la sua relazione lasciando i MEPs e i deputati nazionali presenti senza risposte.

video intervento Violeta Bulc

Daniela Aiuto (M5S), membro della stessa commissione, intervenuta due volte, ha dapprima sostenuto che, contrariamente a quanto affermato dalla Commissione europea, sull’itinerario ferroviario tra Torino e Lione non vi è un anello mancante (missing link), vista l’esistenza di un’infrastruttura perfettamente adeguata e recentemente rinnovata e occorre quindi evitare spreco di denaro pubblico. Quindi ha chiesto se la BEI sosterrà il progetto in considerazioni del suo devastante impatto ambientale e se la BEI è convinta che la Torino-Lione sarà in grado di generare un ritorno sull’investimento.

video intervento Daniela Aiuto

Arianna Spessotto, (M5S) Deputata alla Camera, ha richiesto un maggiore equilibrio nel dibattito sui progetti TEN-T attraverso l’organizzazione all’interno del Parlamento Europeo di un’audizione analoga a quella odierna con la presenza di cittadini e amministratori locali della Val Susa.

video intervento Arianna Spessotto

Merja Kyllönen, MEP (GUE), ha chiesto, con particolare riferimento alla Torino-Lione, che i mega progetti come questo dovrebbero essere valutati in modo indipendente. Chi ha partecipa al finanziamento è convinto di questa necessità?

video intervento Merja Kyllönen

Michael Cramer, Presidente della Commissione TRAN, in Germania i progetti finanziati attraverso la PPP hanno dati risultati inferiori rispetto a quelli realizzati dallo Stato federale. Ha sottolineato che in Svizzera la partecipazione dei privati nelle grandi opere è esclusa perché essi non vogliono partecipare ai progetti con scarsa redditività ma essere presenti solo in quelli che producono ricchezza. In questo secondo caso il governo svizzero preferisce fare da sé, lasciando al bilancio federale tutti i benefici. Ha rilevato con preoccupazione che il raddoppio negli ultimi anni della valutazione del costo della costruzione della Torino-Lione pare non suscitare preoccupazioni negli Stati membri Italia e Francia, perché forse contano sull’aiuto del 40% della UE. Ha ricordato che esiste già una linea che potrebbe essere ulteriormente potenziata con un investimento trascurabile senza attendere 40 anni per disporre di quella nuova.

video intervento Michael Cramer

Il Vice Presidente della BEIPim van Ballekomha affermato che solo i progetti TEN-T con alto valore aggiunto europeo, con dimostrata solidità finanziaria, che dispongano di una valutazione dell’impatto ambientale accurata potranno meritare il finanziamento della banca europea, un’istituzione che ha un elevato rating (AAA) e che presta denaro verso progetti di equivalente valutazione economico-finanziaria.

video intervento Pim van Ballekom

da Presidio Europa

LE EURO-OLIGARCHIE PROVOCHERANNO LA GUERRA CIVILE′?

E perché mai, gli europeisti vogliono il bene dell’umanità intera…

Redazione | 13-10-2015 

Le euro-oligarchie provocheranno la guerra civile?

Saranno 45 mila, ha subito detto la polizia. Forse 100 mila, hanno valutato gli organizzatori. A Berlino, sabato scorso, a scendere in strada per manifestare contro il TTIP, il trattato euro-americano cosiddetto di libero commercio concepito in segreto fra eurocrati globalisti e multinazionali Usa, sono stati 250 mila. “Una delle più grandi manifestazioni nella storia recente di Berlino”, secondo Christoph Bautz di Campact, una delle organizzazioni di base che hanno promosso la manifestazione. Gli altri gruppi promotori erano Verdi, Attac, Greenpeace, partiti di sinistra, i primi a non aspettarsi tanta partecipazione. Il fatto è che ad essere scesa in piazza con loro è stata la classe media, quella che vota – o votava – CDU.

Una manifestazione simile è avvenuta ad Amsterdam. Impressionante per violenza la reazione dei media mainstream: non potendo sminuire la manifestazione, la Faz ha deriso i manifestanti e i loro slogan; Der Spiegel ha collegato la crescita del movimento contro il trattato di libero commercio o TTIP alla “crescita del bruno-merda di Pegida (il partito tedesco anti-islamico), Marine Le Pen e Donald Trump”. Un amalgama – chi è contro il TTIP è un nazista di m. – dettato da rabbia e panico. Ed ostinazione a negare legittimità alla protesta.

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“Mai visto diffamare, e trattare come il male assoluto, una manifestazione che ha raccolto così tante sigle”, ha notato Ulric Schneider di Paritaetische (un’associazione di movimenti sociali “Impegnati a promuovere la giustizia sociale”).

Solo pochi giorni prima la Commissione Europea aveva ricevuto 3,2 milioni di firme di cittadini che esigono il blocco immediato del Trattato. Per “normativa”, ogni cittadino può partecipare all’elaborazione delle politiche della Commissione presentando un progetto di legge agli oligarchi: deve raccogliere però un milione di firme, dice la “normativa”. Nel 2014, una formale iniziativa in questo senso era già stata rifiutata dalla Commissione. Questa raccolta di firme non avrà forse destino migliore, perché “fuori dal quadro legale europeo”.

Le oligarchie che hanno occupato il potere hanno deliberatamente dichiarato guerra alla volontà popolare. “ È possibile che le pecore pretendano di   guidare il pastore nella buona direzione, assumendo anche il controllo del cane da pastore?”, ha dichiarato Mario Monti ex commissario, Trilateral, Bilderberg: “Ci si può addirittura chiedere se la democrazia come noi la conosciamo e l’integrazione internazionale siano ancora compatibili”.

E’ impossibile essere più chiari – e più insultanti. La democrazia è incompatibile col mondialismo, dice il parassita.  

In Francia le pecore però  stan cominciando a mordere? I capintesta di Air France costretti a fuggire con le camice strappate da lavoratori minacciati di licenziamento hanno suscitato in Hollande una tipica reazione da oligarca: cose del genere, ha detto, “intaccano l’immagine della Francia all’estero”, intendendo che allontanano i famosi investimenti esteri che la globalizzazione porterà ai paesi europei, se si rendono competitivi. “Venendo da uno che ha compromesso l’affidabilità della Francia come partner industriale annullando il contratto  di vendita dei due Mistral alla Russia, è senza dubbio un caso di amnesia”, ha ironizzato l’economista e storico Jacques Sapir.

http://russeurope.hypotheses.org/4352

Jacques Sapir

Jacques Sapir

Sapir è il primo ad evocare la parola proibita: “guerra civile”. Questo ottuso senso di onnipotenza delle elites, questa volontaria sordità delle oligarchie verso le basi sociali, la convinzione che non devono più rispondere ai cittadini, è indurre la guerra civile europea.

Non è una soluzione che Sapir auspica, anzi lo giudica uno sviluppo patologico della crisi che infuria, e che le oligarchie non vogliono vedere. Le violenze all’Air France? Ma è violenza peggiore annunciare il licenziamento di 2900 dipendenti in una società che soffre disoccupazione di massa da otto anni, senza alcuno scrupolo da parte dei dirigenti e nessuna vibrazione da parte del governo.

 Vuol dire non vedere “il senso di spossessione di ogni potere che soffrono ormai milioni, anzi la maggioranza dei francesi”, che si vedono “sequestrati gli strumenti di controllo sulle proprie esistenze” da mondializzazione e “costruzione europea” – dove sempre più chiaramente, quello che eufemisticamente chiamano ‘deficit di democrazia ‘ si manifesta per quello che è: negazione di democrazia”. Rifiuto deliberato di dare ascolto al “popolo”. Lo smantellamento delle istituzioni in nome del “ci pensa l’Europa”. Lo svuotamento della politica, lo scivolamento dello Stato verso uno Stato collusivo”. L’anomia generale,  dimostrata da ricchezze così eccessive da essere odiose e dalla pretesa di “diritti” dei gay. Tutti i disordini, il senso di essere spossessati del controllo sulle proprie vite,  le  crisi austeritarie e perdita di orientamento pubblico e privato hanno tutti una causa, in fondo: la perdita della sovranità.

Piaccia o no, solo all’interno di stati sovrani si applica il diritto, e le istituzioni sono legittime. Oggi siamo sotto leggi (meglio: direttive e normative) imposte e escogitate da poteri che non hanno, né cercano di avere, alcuna legittimità. Essi puntano ad un vero totalitarismo arbitrario.

Quale è l’ideologia di questo totalitarismo oligarchico? Attenzione, denuncia Sapir: “è quella tragicamente semplificata dei liberisti e libertari di tutte le risme”. E’ l’ideologia della Tatcher: non esistono le società (come non esistono “idee platoniche”) , la sola realtà sono gli individui che la compongono.. . Ciò equivale a dire che la sola realtà morale collettiva è “il mercato”, perché che la società non ha diritti; titolari di diritti sono solo gli individui, oggi lanciati nella conquista di “diritti narcisistici”.

Questa ideologia è fallace, ha buon gioco a dimostrare Sapir:

“In realtà gli individui sono il prodotto della società, e la costruzione della società è simultanea alla costruzione degli individui”.

Cari lettori, se questa asserzione vi sembra scandalosa, statalista-comunista (o bruno-merda, se siete “di sinistra”) è perché vi hanno imbevuto della ideologia “tragicamente semplificata”, liberista e libertaria, oggi imposta come pensiero unico.

In realtà, basta riflettere quanto sia infantile l’illusione che gli individui pre-esistano alla società e la creino loro, con loro decisioni coscienti individuali. In realtà, basta pensare alla lingua nazionale materna che gli individui parlano: è qualcosa che hanno ricevuto dalla società e dalla sua storia, altrimenti non potrebbero nemmeno parlarsi. E ciò vale per tutto: religione, quadro economico, cultura condivisa, la massima parte delle “idee” e della visione del mondo che gli individui hanno, non è stata pensata da loro originalmente, ma l’hanno ricevuta dalla società. Dalla società ricevono anche il “mercato” in cui speculano, anzi – attraverso le istituzioni – il diritto di essere “individui”.

Naturalmente non si nega con ciò che gli individui influiscano sulla società. “Tra l’individuo e il collettivo si stabiliscono legami complessi – dice Sapir -che sono irriducibili” alla visione tragicamente semplificata dei liberisti. I liberisti-libertari quando vedono un muro, ci vedono i mattoni. Ma non riescono a riconoscere che tra un mucchio di mattoni e un muro di mattoni c’è un salto qualitativo essenziale.

“Volerlo negare, pretendere che ci siano dei fogli bianchi su cui gli spiriti forti scrivono la storia senza tener conto della storia passata, è la ricetta che conduce a drammi orribili, di cui il peggiore è la guerra civile. Tuttavia è a quello che tendono le istituzioni europee e l’ideologia europeista”, in ciò alleato all’individualismo ideologico liberista: unito all’eurocrazia nello smantellare lo Stato, dichiararlo corrotto e quindi da esautorare, e deridere o demonizzare la Nazione e la sua storia, insultare ogni credenza collettiva come “tabù da superare”. Le due forze congiurano nell’abolire “la politica” – ossia il luogo dove gli individui e la società interagiscono, lo Stato. L’abolizione della sovranità, voluta fortemente dalle multinazionali come dai libertari vogliosi di esporre tutti i loro narcisismi (vedi gay pride), è l’abolizione della democrazia.

“Perché ci possono essere degli stati sovrani che non sono democratici; ma non s’è mai visto uno stato democratico che non sia sovrano”.

Liberté

Perché questo non sbocchi nella guerra civile europea (la lotta di tutti contro tutti, che darebbe agli euro-oligarchi il pretesto per perfezionare la loro dittatura illegittima), si impone un compito: “la ricostruzione dell’ordine democratico”, attraverso la riconquista della sovranità, l’uscita dall’euro , la deflagrazione e ricomposizione dei partiti attuali, che sono comitati d’affari…e come?

Interessante constatare che Sapir (benché di sinistra) non condivida affatto la demonizzazione del populismo del mainstream progressista: “La rifondazione della democrazia può imporre o implicare elementi di populismo”.

E perché? Risposta: “Per combattere la tendenza delle burocrazie a produrre delle leggi senza curarsi della loro legittimità, il ricorso ad elementi di legittimità carismatica si impone”, è un antidoto. Come lo è il ricorso al referendum, che partecipa a questa legittimità carismatica.

La dittatura è democratica

E non si contenta di rivalutare il “populismo”, Sapir: “Soprattutto, bisogna ricordare che i poteri dittatoriali fanno parte dell’ordine democratico”. Naturalmente non pensa al senso volgare che oggi ha assunto il termine; pensa alla dittatura romana, che fu istituzione repubblicana, e probabilmente alle sue incarnazioni francesi: Robespierre, Napoleone, la Commune, il fronte popolare…dittature rivoluzionarie. “Bisognerà che la nostra mano non tremi, – scrive – che l’azione non sia interrotta, quando si porrà la questione dell’abrogazione di leggi varate in condizioni certo legali, ma interamente illegittime”. Quando la “legalità” è occupata da un potere illegittimo, la dittatura è la cura: dittatura rivoluzionaria.

Vi sembra un isolato un po’ delirante? Guardate meglio, sapendo quanto in Francia sono importanti gli intellettuali politici. Attualmente, un numero sempre più inquietante di intellettuali e maitres à penser che la sinistra credeva guadagnati per sempre alle sue schiere, stanno rivoltandosi. Un po’ sulla linea dell’ex comunista Alain Soral (“Sinistra del lavoro, destra dei valori”) contestano il politicamente corretto e la censura del pensiero che impone, l’immigrazione senza limiti, contro l’euro, contro l’europeismo, difendono l’identità nazionale contro l’inondazione musulmana. Sono personalità diverse, molti ebrei, molti atei , e adesso “fanno il gioco del Front National”. Le cose sono arrivate al punto che Libération, il giornale storico della gauche, se n’è uscito con un attacco a in piena regola contro questi “polemisti reazionari” (réacs) che “si dicono ostracizzati mentre sono onnipresenti” (nel talk shows), che impongono “Nei media” i loro temi “demagogici” (essenzialmente: contro l’immigrazione e contro la UE) e lo fanno “facendo a pezzi il politicamente corretto”.

E lo ha fatto, Libération, con una copertina così:

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“Sì, siamo benpensanti; e allora?”.

Inaudito. Il giornale di tutte le sinistre radical chic, fra trotzkismo e anarchismo, fra sessantottismo e trasgressione (ma di proprietà Rotschild) , si dichiara “benpensante”. Pensate solo se apparisse un titolo del genere, poniamo, sul nostro Manifesto. Siamo qui ad un rovesciamento comico di posizioni: la gauche frou frou si schiera dalla parte di ciò che è sensato, moderato ed assennato contro quei sovversivi anticonformisti di reazionari senza rispetto per i tabù della sinistra. Il punto è che questi spaccatutto, quando vanno in tv a fare a pezzi il pensiero unico, piacciono al pubblico – il pubblico che al 25 per cento voterà Marine Le Pen. Da qui l’accusa da parte di Libération agli intellettuali non-conformisti di “fare il gioco del Front National”, credendo con ciò di squalificarli. Il che ha indotto Régis Debray, un grande vecchio della cultura, non certo di destra, a dichiararsi disgustato dal fatto di “screditare moralmente un avversario intellettuale col piccolo gioco stalinista o maccarthista di ‘fare il gioco di’”.

Questo rovesciamento di posizioni per cui è la sinistra a difendere il perbenismo contro “i reazionari” che sono però trasgressivi e popolari, non è, in Francia, un gioco senza effetto di letterati. E’ il covare di una Révolution.

Siccome in Italia uno scontro e un rovesciamento simili non sono neppure immaginabili, riprendo qui di seguito – a futura memoria –  le motivazioni che il movimento “Stop TTIP” dà della sua iniziativa:

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Perché Stop TTIP

TTIP, l’accordo di libero scambio prevista tra l’UE e gli Stati Uniti (conosciuto anche con la sigla TAFTA) non servirà gli interessi dei cittadini ma a quelli delle imprese multinazionali:

TTIP mina la democrazia e lo Stato di diritto: le multinazionali straniere possono chiedere cifre esorbitanti, presentando una denuncia contro gli Stati, se gli Stati adottano leggi che riducono i profitti attesi. La causa sarà discussa non da magistrati pubblici, ma da tribunali arbitrali privati

TTIP apre la porta alla privatizzazione dei servizi pubblici: l’accordo privilegia i profitti delle multinazionali, a danno della comunità, sui servizi di distribuzione dell’acqua, della salute e dell’istruzione.     TTIP minaccia la nostra salute e il nostro ambiente: ciò che è consentito negli Stati Uniti, sarebbe anche diventata legale in Europa – la via sarebbe aperta per il fracking (shale gas), gli OGM e le carni gonfiate agli ormoni. L’agricoltura contadina sarebbe ulteriormente marginalizzata, mentre crescerebbe ancora il potere dell’agro-industria.

TTIP riduce la libertà: gli utenti di Internet possono essere soggetti a vigilanza e di controllo ancora più gravosi di oggi. Eccessiva protezione del diritto d’autore ostacoleranno l’accesso alla cultura, all’educazione e alla scienza.

TTIP è praticamente irreversibile: una volta votato, il trattato non sarà più modificabile dai politici eletti, in quanto è necessario il consenso di tutti i contraenti per qualsiasi cambiamento. Nessuno Stato membro potrà più recedere dal contratto in quanto è l’Unione europea che lo avrà concluso.

Maurizio Blondet 12 ottobre 2015

http://www.stampalibera.com/?a=30535

TPP: Wikileaks pubblica il capitolo su copyright e internet

In Germania folle oceaniche contro, in Italia la società civile padrona delle piazze a quanto pare è ben felice del TTIP

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Pubblicato da neovitruvian

Il capitolo dei diritti sulle proprieta’ intellettuali sembra dare ai paesi della “Trans-Pacific Patnership” maggior potere di fermare le informazioni rese pubbliche.

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Wikileaks ha rilasciato il capitolo sulla proprietà intellettuale del TPP, il controverso accordo tra i 12 paesi che Lunedi firmarono.

Il TPP è stato negoziato in segreto e i dettagli devono ancora essere pubblicati. I critici, tuttavia, compresi candidati democratici, sindacati e attivisti della privacy si sono allineati per attaccarlo. Le più recenti rivelazioni di Wikileaks non li rassicureranno affatto.

Un capitolo sembra dare ai paesi firmatari (denominati “parti”) maggiore potere nel bloccare informazioni imbarazzanti dalla pubblica fruizione. Il trattato darebbe ai firmatari la possibilità di abbreviare il procedimento legale se il furto di informazioni è “dannoso per gli interessi economici di una parte, per le relazioni internazionali, o per la difesa nazionale o sicurezza nazionale” – in altre parole, presumibilmente, vogliono evitare lunghi processi per arginare la fuga di informazioni..

Nota Un estensore afferma che le leggi individuali di tutti i paesi partecipanti sui whistelblowing verranno mantenute.

“Il testo del capitolo conferma gli avvertimenti di molti ricercatori, in quanto questo accordo rappresenta una grave minaccia per la globale libertà di espressione e l’accesso ai medicinali generici”, ha detto Evan Greer, direttore del gruppo Fight for the Future. “Ma la parte triste è che nessuno dovrebbe essere sorpreso da questo. Avrebbe dovuto essere evidente a chiunque, solo osservandone il processo, dove burocrati del governo e le aziende monopolistiche hanno avuto più accesso al testo di funzionari eletti e giornalisti. “

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Tra le disposizioni del capitolo, sono regole che dicono che ogni paese nella convenzione ha l’autorità di obbligare, chiunque sia accusato di aver violato la proprietà intellettuale di fornire “informazioni rilevanti […] che l’autore della violazione o presunto contraffattore possiede o controlla “come previsto dalle stesse leggi di quel paese.

Le regole stabiliscono inoltre che ogni paese ha il potere di dare immediatamente il nome e l’indirizzo di chiunque importi merci o proprietà intellettuale rubate.

Tali informazioni possono essere molto vaste: “Potranno includere informazioni riguardo qualsiasi persona coinvolta in ogni aspetto della violazione o presunta violazione”, continua il documento, “e per quanto riguarda i mezzi di produzione o dei canali di distribuzione dell’illecito o presunta illecito, compresa l’individuazione di terze persone sospettate di essere coinvolte nella produzione e distribuzione di tali beni e servizi e dei loro canali di distribuzione. ”

Il TPP si trova ora in un periodo travagliato al Congresso, dove gli oppositori del presidente Obama sostengono che l’accordo non faccia abbastanza per gli affari, mentre gli avversari di sinistra sostengono l’opposto.

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Obama ha promesso di rendere pubblico il TPP, ma solo dopo che la legge è passata.

Michael Wessel è stato uno dei consiglieri criticato per aver contestato pesantemente l’accordo. Wessel disse che la spinta del TPP non produce nulla di buono per gli americani. “Le multinazionali potranno accedere a risorse e manodopera al costo più basso”, ha detto.

“Non si tratta di migliorare o promuovere la produzione negli Stati Uniti”, ha detto Wessel. “Non stiamo facendo rispettare gli accordi commerciali in modo adeguato. Guardate Cina e Corea. Ora non stiamo solamente ampliando il nostro commercio a un insieme molto più grande di paesi con una nuova serie di regole che devono ancora essere testata, ma ci stiamo preparando ad ampliare quello di molti altri paesi. Sarebbe più facile accettarlo se facessimo rispettare le regole gia’ oggi. ”

Wessel ha detto che in ultima analisi, i paesi i quali attualmente beneficiano di un aumento di posti di lavoro probabilmente non vedranno grossi aumenti di salario. “Se si guarda in altri paesi, il Messico e l’India tra gli altri – c’è stato un aumento della classe media, ma c’è stato un ristagno per coloro che speravano di entrarci”, ha detto Wessel. “Le aziende stanno raschiando il fondo per trovare paesi che producono più a buon mercato.”

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Fonte

https://neovitruvian.wordpress.com/2015/10/10/tpp-wikileaks-pubblica-il-capitolo-su-copyright-e-internet/#comments

Turchia: Erdogan ordina inchiesta su attacco, “radici in Siria”

Ovvio, i pacifisti che chiedevano la fine del conflitto in siria sarebbero stati die nemici di Assad…un genio sto fratetllo musulmanoTurchia: Erdogan ordina inchiesta su attacco, “radici in Siria”

22:04 13 OTT 2015

(AGI) – Ankara, 13 ott. – Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha ordinato un’inchiesta speciale sull’attentato di Ankara costato la vita di almeno 97 persone e ha riferito che l’organizzazione dell’attacco “ha radici” in Siria.

   L’inchiesta avviata dal presidente si svolgera’ in parallelo con le indagini della polizia. Erdogan ha ammesso che ci sono state “indubbiamente carenze” da parte della sicurezza e ha assicurato che se dalle indagini dovessero emergere “negligenze”, “il premier prenderebbe tutti i provvedimenti necessari”.

   Secondo quanto riferito da Erdogan, ci sarebbero legami tra l’attentato di Ankara e quello avvenuto a Suruc, al confine siriano, il 20 luglio scorso. “Avevamo ricevuto informazioni di intelligence sul fatto che ci fossero in preparazione attacchi sul nostro territorio, ci sono indicazioni di intelligence che questo attentato abbia radici in Siria”, ha affermato Erdogan.

Bce, Draghi insiste: QE funziona

Il banchiere più amato del mondo, il salvatore dell’euro, con una siffatta persona a protezione della moneta la società civile dormirà sonni tranquilli, strilla ogni tanto contro gli euroscettici ma per fortuna c’è il banchiere a curare gli interessi dei cittadini…

Il Qe funziona, a voi quanto è stato accreditato sul vostro conto corrente?!?!!?!?!

di: WSI | Pubblicato il 12 ottobre 2015| Ora 10:35

Piena soddisfazione. A causa del calo del petrolio e dell’economia globale ci vorrà più tempo del previsto affinchè l’inflazione torni intorno al 2%.

ROMA (WSI) – Ci vorrà più tempo del previsto invece affinchè l’inflazione torni e si stabilizzi intorno al 2%, a causa del crollo dei prezzi del greggio e del rallentamento economico globale.
Soddisfazione piena per il Quantitative Easing, ma occorre più tempo del previsto perché il livello di inflazione si attesti intorno al 2 per cento. Ad affermarlo il presidente della BCE, Mario Draghi, in un’intervista al quotidiano greco Kathimerini.

“Siamo soddisfatti del QE, per come ha raggiunto e addirittura superato le nostre aspettative iniziali” – ha affermato Draghi – “sia i mercati finanziari che il settore bancario stanno dimostrando che il Qe sta funzionando”.
Quanto all’obiettivo di mantenere i livelli di inflazione nell’eurozona attorno alla soglia del 2%, il presidente della Bce Draghi ha parlato di previsioni sull’inflazione riviste al ribasso a causa del calo dei prezzi del petrolio e per l’indebolirsi delle prospettive di crescita globali.
“Ci vorrà più tempo del previsto affinchè l’inflazione torni e si stabilizzi attorno al livello che riteniamo sufficientemente vicino al 2%”.
(Aca)

Il titolare del ristorante preferito da Renzi: “Mangiava qui, fatturavo al Comune”

Come mai i giornali non parlano di questo furto da mane a sera? Il trota è stato per mesi sui giornali per molto meno.

Apprendiamo che ha perfino varato la legge di stabilità (ora inviata ai padroni d’Italia di stanza a Bruxelles per approvazione) che piace ai sindacati. Non dubitavamo.

Lino Amantini, titolare del ristorante fiorentino “Da Lino” parla dei pranzi e della cene di Matteo Renzi ai tempi in cui era presidente della Provincia di Firenze, poi sindaco della città

Mario Valenza  – Dom, 11/10/2015 – 12:31

“Renzi era sempre qui, mai solo e portava la qualunque. E poi si mandava la fattura direttamente in Comune”.

Lino Amantini, titolare del ristorante fiorentino “Da Lino” parla dei pranzi e della cene di Matteo Renzi ai tempi in cui era presidente della Provincia di Firenze, poi sindaco della città. Il Fatto Quotidiano ha intervistato il ristoratore dopo la questione delle cene e degli scontrini di Ignazio Marino.

“Matteo era sempre qui, mai solo e portava la qualunque. Amici, familiari. Ricordo benissimo che tre giorni prima di avere l’ultimo figlio venne con l’Agnese qui, aveva il pancione. Non toccatemi l’Agnese, eh, che è proprio bravissima, una persona meravigliosa guardi ed è rimasta quella di sempre, non è cambiata di una virgola, first lady o no”.

Poi il ristoratore parla di una “saletta Renzi” nel suo locale: “È questa dove siamo seduti ora. Sa quante tavolate, feste, pranzi e cene di lavoro qui dentro? Un’infinità. E poi si mandava la fattura direttamente in Comune. Infatti da quando Matteo è andato a Roma m’è calato parecchio l’incasso. Gliel’ho mandato a dire a Luca Lotti che ogni tanto passa ancora: ‘digli che gli fo causa uno di questi giorni”

Lino poi elenca i suoi clienti illustri: “Lui e tutti gli altri. Eran bimbetti, li ho visti crescere. La Boschi, la Bonafè, Lotti, Bonifazi. Ancora? La Manzione. Tutti quanti, pensi che Carrai io lo chiamo ‘fratello’, Marco è un bravo ragazzo, ora viene con la moglie, bella coppia, gente proprio perbene. Con la moglie e la famiglia veniva anche Nardella”. E proprio su Nardella aggiunge: “Da quando c’è il nuovo sindaco Nardella, però, le cose sono cambiate. Ora chi viene paga di tasca sua, poi non lo so se chiedono i rimborsi o come funziona. Certo vengono molto di meno, son cambiati i tempi. Nessuna tavolata e zero fatture al Comune. Poi Renzi spesso riusciva a far pagare l’ospite al posto suo, qualcuno da fuori, ma non mi chieda i nomi di politici o altro perché non me li ricordo: né che saldassero loro o lui”.

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/titolare-ristorante-preferito-renzi-mangiava-qui-fatturavo-c-1181281.html