Bad Bank: che cos’è? Si salvano le banche, ma il rischio è che a pagare siano i contribuenti

 Le banche soffrono e certo il Pd, il governo dei giusti che sta sempre dalla parte dei deboli non può restare indifferente al grido di aiuto. Per fortuna gli italiani sono tanto ricchi che certo non disturberà loro regalare soldi alle banche
 
 
28 Maggio 2015 – 12:15
 
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Negli ultimi giorni non si fa altro che parlare di Bad Bank. Mentre le banche sprizzano gioia da tutti i pori, Ignazio Visco e Pier Carlo Padoan spingono sull’acceleratore allo scopo di creare al più presto questo veicolo. Tra il dire e il fare c’è però di mezzo la Commissione Europea che, secondo quanto dichiarato ieri dal viceministro dell’Economia Enrico Morando all’AdnKronos, avrebbe più di un dubbio sul ruolo che lo Stato Italiano dovrebbe svolgere all’interno di quest’operazione:
 
«Il problema fondamentale che si frappone al provvedimento sulla bad bank è quello che riguarda il superamento delle osservazioni della Commissione Ue orientata a considerare aiuto di Stato le garanzie pubbliche sui prodotti derivanti dalla cartolarizzazione delle sofferenze. Noi pensiamo che sia una operazione di mercato. Siamo convinti come governo dell’importanza dell’iniziativa, in linea con quanto detto dal governatore nelle considerazioni finali e anche in precedenza sollecitato dal Fondo monetario internazionale».
 
A ben guardare, le incertezze di Bruxelles non sono proprio infondate, anzi il rischio è che ancora una volta per salvare le banche ci vadano di mezzo i contribuenti. Perché? Ve lo spieghiamo subito.
 
Bad bank: che cos’è?
Se ne parla da due anni e adesso sembra arrivato il momento della svolta. Il progetto studiato dal ministero dell’Economia prevede la nascita di un nuovo soggetto, a cui parteciperà anche lo Stato, all’interno del quale confluiranno le sofferenze bancarie.
 
Per le banche il vantaggio è senza dubbio ingente: in poco tempo avranno la possibilità di liberarsi di crediti anomali, tossici e difficilmente esigibili, «scaricandoli» all’interno di questo nuovo istituto e incassando liquidità di provenienza sicura. Sarà infatti la bad bank a gestire i crediti anomali ricevuti, prendendosi tutti i rischi che ne conseguono e godendo degli eventuali rendimenti (più alti rispetto al normale). Contando su un bilancio più equilibrato, secondo il Governo, le banche avrebbero la possibilità di erogare più prestiti a famiglie e imprese, facendo ripartire l’economia:
 
«Le banche, che hanno il timore che aumentando il credito possano crescere le sofferenze mettendo in difficoltà i loro parametri patrimoniali, liberate di una quota delle loro sofferenze avrebbero maggiori disponibilità per far fluire credito verso le imprese e in particolare quelle con maggiori difficoltà che operano sul mercato interno. Il provvedimento che pensiamo di adottare appena avremo il via libera da Bruxelles avrebbe il merito di riportare il flusso del credito alle imprese in condizioni di normalità».
 
ha dichiarato Morando, confermando le parole del n.1 di Bankitalia, Ignazio Visco.
 
Bad Bank: i rischi per i contribuenti
Ma se da un lato le banche potrebbero risanare i loro conti e, nella speranza del Governo e di Bankitalia, erogare più prestiti, dall’altro ci sono dei rischi che devono essere presi in considerazione, soprattutto dai contribuenti.
 
Questi rischi vanno di pari passo con i dubbi espressi dalla Commissione Europea e sono relativi proprio al ruolo dello Stato. Come affermato in precedenza, nella bad bank affluiranno i crediti deteriorati dei vari istituti e spetterà poi a quest’ultima cercare di recuperarli e guadagnarci sopra. Ma cosa succede se il valore dei crediti trasferiti nella bad bank è più basso rispetto ai soldi che verranno effettivamente recuperati in futuro, la perdita iniziale chi se la accollerà?
 
Lo Stato infatti perderà dei soldi che in qualche modo dovrà coprire con una manovra finanziaria, vale a dire con tagli alla spesa e tasse. A rimetterci potrebbero essere dunque i soliti contribuenti.
 
Il ministero delle Finanze ha parlato ieri di varie ipotesi attualmente al vaglio. Al progetto parteciperanno senza dubbio la banca d’Italia e Cassa Depositi e Prestiti. La cifra da destinare all’operazione non è ancora stata definita, ma si parla di 10-30 miliardi di euro.
 
In tutto ciò, prima della crisi le sofferenze delle banche nostrane erano pari a 42 miliardi di euro, mentre oggi hanno raggiunto i 183 miliardi. Se a questo si aggiunge il fatto che molti dei debitori che tecnicamente non sono insolventi oggi, potrebbero diventarlo domani, la cifra aumenta ancora di più: tra prestiti bloccati scaduti e ristrutturati il totale sale vertiginosamente a 315 miliardi, ovvero il 16,6% dei crediti concessi dagli istituti alle imprese e alle famiglie.
 
In base le analisi di Bankitalia, le sofferenze bancarie delle banche deriverebbero in gran parte dai prestiti non rimborsati. Parlando in numeri: il 67% dei «crediti dubbi» riguarda finanziamenti superiori a 500mila euro e a 505 soggetti sono attribuibili 25 miliardi di perdite.
 
In sostanza, i dubbi di Bruxelles sembrano essere più che legittimi.
 
Bad Bank: che cos’è? Si salvano le banche, ma il rischio è che a pagare siano i contribuentiultima modifica: 2015-05-29T17:29:27+02:00da davi-luciano
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