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Il gigante brasiliano Odebrecht, principale costruttore delle opere che si eseguono nel porto cubano di Mariel, dove si installa la Zona di Regime Economico Speciale, è stato accusato di “lavoro schiavistico”, cosa non comune nel XXI secolo. Né il Sudafrica durante il regime dell’apartheid è stato segnato per tale delitto e, tanto meno le compagnie minerarie e petrolifere nordamericane o europee che sfruttano giacimenti in Sud America, pagano salari ben al di sotto del solito, danneggiano per sempre l’ambiente e spostano villaggi indigeni dalle loro terre natali.
Il fatto che i siti digitali creati dagli yankee per le loro campagne sovversive contro Cuba e il reazionario quotidiano spagnolo ‘El País’, siano i divulgatori della notizia, porta con sé il puzzo caratteristico delle azioni di Guerra Economica eseguite dagli Stati Uniti per più di 55 anni.
Secondo le informazioni divulgate è stato lo stesso Ministero Pubblico del Lavoro del Brasile che ha avviato l’azione penale per presunto lavoro schiavistico, cattive condizioni lavorative, traffico internazionale di persone, limitazione della libertà e detenzione dei documenti, tra altri reati.
Non c’è da stupirsi che nel bel mezzo della campagna sferrata contro la presidente Dilma Rousseff, detta accusa risponda a tenere in scacco e andare lentamente lacerando la sua immagine per evitare la rielezione.
Fatti simili stanno emergendo ogni giorno eseguiti dall’opposizione, probabilmente, con l’approvazione della missione diplomatica degli Stati Uniti, qualcosa che di solito fanno nei paesi dove esistono governi considerati, da loro, non accettabili.
E’stato l’ex presidente Ignacio Lula da Silva, che ha approvato i finanziamenti per gli investimenti a Cuba e la presidente Dilma quella che ha inaugurato la prima fase dei lavori in Mariel, quindi una sanzione contro l’impresa costruttrice Odebrecht, danneggerebbe la sua permanenza nell’isola, diventando un’azione indiretta per danneggiare ulteriormente l’economia cubana.
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