Libia. Jalil cerca di evitare il tribunale militare

L’ex presidente del Cnt è stato incriminato in merito al misterioso omicidio del carismatico generale Yunis 

Ferdinando Calda

La Libia fatica ancora a fare i conti con il passato e con i postumi della recente rivoluzione. La scorsa settimana l’ex presidente dell’ormai disciolto Consiglio Nazionale di Transizione (Cnt) libico, Mustafa Abdel Jalil, è stato incriminato per abuso di potere nell’ambito indagini sull’uccisione di Abdel Fattah Yunis, il carismatico ex generale a capo delle milizie rivoluzionarie libiche, assassinato il 28 luglio 2011 nella periferia di Bengasi in circostanze misteriose. La procura militare ha anche imposto a Jalil il divieto di espatrio fino al prossimo 20 febbraio, quando dovrà apparire davanti a un tribunale militare.
Ieri, però, la televisione araba al Jazeera ha riferito che il ministero della Giustizia sta preparando un disegno di legge che impedirebbe che Jalil venga processato da un tribunale militare. L’intento dichiarato della legge, spiegano dal ministero, è di evitare che i civili vengano giudicati da un tribunale militare, “come accadeva durante il precedente regime di Muammar Gheddafi”. Ma anche se dal ministero sostengono che il disegno servirà a “garantire a tutti i cittadini un giusto processo”, di fatto si tratta di una legge “salva-Jalil”.
Anche perché proprio mercoledì pomeriggio i sostenitori dell’ex leader del Cnt hanno invaso le strade di Tripoli bloccando le principali vie d’accesso alla capitale per protestare contro la sua incriminazione. In particolare, i miliziani chiedevano la sospensione del processo, almeno fino a quando non saranno terminati i procedimenti contro i “gerarchi” del governo Gheddafi.
Nei mesi scorsi erano stati i membri della tribù del generale Yunis (quella degli Obeide, una delle più importanti del Paese) a manifestare più volte per chiedere giustizia, denunciando l’esistenza di un “complotto” all’interno del Cnt e minacciando di “farsi giustizia da soli”. Insieme a Jalil, sono una dozzina le persone – tra le quali il vice premier del Cnt – attualmente incriminate per l’omicidio dell’ex generale, anche se per il momento solo una è finita in carcere.
Nel frattempo rimangono grosse ombre sulla morte di Yunis. Un’oscura vicenda che aprì una pericolosa frattura (una delle tante) nel fronte dei “ribelli” anti-Gheddafi. Secondo le ricostruzioni, il generale è stato assassinato il 28 luglio 2011 nella periferia di Bengasi, dopo che era stato richiamato in città da un mandato di arresto del Cnt (qualcuno tra i ribelli aveva insinuato che facesse il doppio gioco) per riferire delle sue azioni nella zone del fronte, che in quel periodo si trovava intorno alla città portuale di Brega. Ex ministro degli Interni e ex fedelissimo di Gheddafi (partecipò anche al colpo di Stato che lo porto al potere nel 1969), Yunis si era schierato con la rivoluzione fin dagli inizi del 2011, diventando una delle personalità più in vista tanto tra i miliziani quanto tra le diplomazie occidentali. Queste vedevano in lui un potenziale negoziatore con il “regime” prossimo alla caduta. Una fama che sarebbe stata mal digerita da Jalil – già ministro della Giustizia di Gheddafi – preoccupato di vedere oscurata la sua influenza, specialmente nell’ottica di una prossima vittoria dei rivoltosi.
  
Bocciata la nomina del ministro dell’Istruzione
Il ministro dell’Istruzione Superiore libico, Abdel Salam al Dauibi, sarà rimosso dall’incarico perché considerato non “integro” per i parametri della “nuova Libia”. Ieri il portavoce della Commissione Suprema per l’integrità e la trasparenza in Libia, Nasser Bel Nor, ha fatto sapere che la Corte d’appello di Tripoli ha emesso una sentenza che di fatto rimuove dal suo incarico Al Dauibi, che era stato nominato all’inizio di novembre dal premier Ali Zeidan. La Commissione per l’integrità è stata creata per giudicare eventuali collusioni dei nuovi dirigenti con il passato governo Gheddafi. Di solito interviene contro chi ha coperto delle cariche governative, o era membro dei Comitati rivoluzionari o segretario di comitati popolari. Ma agisce anche contro chi è accusato di avere una posizione ostile alla rivoluzione o di essere implicato direttamente o indirettamente in episodi di corruzione. La Commissione è stata chiamata a esprimersi anche sulle nomine di altri ministri, tra cui quella degli Esteri (Ali al Aujali) e dell’Interno (Ashur Suleiman Shawail), accusati dai critici di essere troppo collusi con il passato governo. Al Aujali incassò il via libera della Commissione, mentre Shawail, portato davanti alla Corte, vinse la causa e venne riammesso.


21 Dicembre 2012 12:00:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=18511

Libia. Jalil cerca di evitare il tribunale militareultima modifica: 2012-12-22T01:00:00+01:00da davi-luciano
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