TAV: costi alle stelle. La Francia prepara il passo indietro

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IL NUOVO PARERE FRANCESE – Una delle tante critiche mosse al TAV, da quell’ampio fronte che contesta l’opera, è la sua inefficacia ed inutilità economica. Addirittura in diversi studi, per esempio uno dall’Università di Torino, si sostiene che l’attuale crisi economica renda il progetto da un “guadagno 0” ad una passività di bilancio. Cioè ci si va a perdere.

Oggi l’ennesima batosta scientifica e tecnica ha colpito tutti coloro che, invece, sostengono l’utilità del TAV. Da chi? Da chi i conti li sa fare davvero bene, cioè la Corte dei Conti. In particolare quella francese, che ha analizzato da un punto di vista economico quelli che saranno i costi/benefici. Ebbene, il parere è stato inviato al Primo Ministro francese, Ayrault, al quale probabilmente saranno fuoriusciti gli occhi dalle orbite nel vedere i “prezzi” di un tunnel mentre ai cittadini francesi, come ai nostri, vengono richiestisacrifici ed austerità.

 

LO STUDIO  ECONOMICO –  Nel documento di quattro pagine, la Corte dei Conti francese analizza dapprima gliaumenti del budget del programma di studio e dei lavori preliminari per il lato di competenza solo francese:  “stimato inizialmente a 320 milioni, poi a 371, è stato portato a 534,5 a partire dal marzo 2002. In seguito a 628,8 milioni nel programma del 2006. Le stime presentate alla conferenza intergovernativa del 2 dicembre 2010 l’hanno portato a 901 milioni”. Cioè i costi sono semplicemente triplicati.

Poi si studia la “parte comune”, cioè quella di competenza comune tra Italia e Francia in cui costi verranno ripartiti tra i due Paesi con un aiuto europeo. Nel 2003 si prevedevano circa 8 miliardi di spesa. Nel 2010 la previsione di spesa si è incrementata di 2 miliardi e 259 milioni, “senza spese finanziarie, manodopera e studi preliminari” (citando il documento).

Inoltre se da una parte il Governo Italiano, attraverso l’accordo del 30 gennaio scorso, si è preso il 62% delle spese in una prima fase ed il 100% in una seconda fase (acquisti dei terreni, reti deviate ), l’Unione Europea non da’ più certezze. Infatti non si sa né se, né quando, né quanto finanzierà il progetto. In definitiva, il costo globale dell’opera è passato da 12 miliardi nel 2002 agli attuali 26 miliardi.

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GLI OBIETTIVI IMPOSSIBILI – Il presidente della Corte, Didier Migaud, infine ridimensiona, se non annulla, l’obiettivo finale di un investimento del genere: cioè quello di aumentare il traffico di persone e merci tra i due Paesi, spostare il commercio dalle autostrade ai binari e apportare incrementi macro e micro economici.

Nel 1991, anno in cui venne lanciato l’idea della Torino-Lione, il rapporto Legrandprevedeva che i passaggi di merci sarebbero più che raddoppiati tra il 1987 e il 2010. Poi, come previsto da altri studi, dal 1999 i traffici sono diminuiti drasticamente. I colpevoli sono stati la chiusura temporanea del Monte Bianco, l’apertura di nuove vie in Svizzera, la fine dei transiti notturni ma soprattutto la crisi.

Quindi, creando la TAV si avrebbe solo una inutile cattedrale nel deserto. Lo studio addirittura cita la vecchia linea ferroviaria, che converrebbe adeguare alle nuove necessità. A conferma di ciò proprio uno studio dei flussi voluto da Ltf (Lyon-Turin ferroviaire, società che gestisce l’opera), citato dalla Corte, prevede la saturazione della linea storica solo nel 2035. Fino ad allora rischieremmo di avere due linee, una vecchia ed una nuovissima, ma entrambe vuote.

Il documento si conclude con il parere negativo definitivo: “secondo gli studi economici voluti nel febbraio 2011 da Ltf sul progetto preliminare modificato, il valore attuale netto è negativo in tutti gli scenari (sia positivi che negativi).” Parere con cui la Corte concorda.

 

LA VALLE CHE R-ESISTE – E’ ovvio che una notizia come questa sia accolta con gioia in Val Susa. Ma non con stupore. Sono ormai anni ed anni che la cittadinanza ripete e spiega come il TAV sia sostanzialmente e praticamente dannoso economicamente, socialmente e dal punto di vista ambientale. Perciò è ovvio che, una volta letto lo studio suddetto, il pensiero dei Valsusini sia stato “Beh ma questo noi l’abbiam già detto e scritto”.

In conclusione, ora si attende il fondamentale incontro tra il Governo tecnico Monti e quello di Hollande del 3 dicembre prossimo, in cui dovranno prender atto dei vari pareri negativi da parte delle università, degli studiosi, dei cittadini italiani e degli emeriti economisti francesi. Perlomeno Monti, che è un Professore, imponga l’austerità in questo dibattito.

 Stefano Vito Riccardi

Il 100% dei vaccini è contaminato

21 vaccini esaminati, 21 vaccini contaminati da polveri inorganiche.

In altri paesi del mondo questa notizia avrebbe fatto saltare teste e poltrone di dirigenti sanitari, tecnici e politici, probabilmente sarebbe intervenuta anche la magistratura, ma in Italia no, questo non avviene. In questo paese una notizia del genere non viene diffusa e se si diffondesse verrebbe immediatamente ridimensionata attraverso la macchina del fango.

 Il dottor Montanari e la dottoressa Gatti, quando a fine ottobre vennero ritirati dal mercato i vaccini della Novartis, riuscirono ad acquistare in extremis il vaccino antinfluenzale Agrippal S1, per analizzarlo. La dottoressa Gatti fece sette ore di viaggio per raggiungere il microscopio elettronico confinato a Pesaro, vedi articolo). Il risultato? Sempre lo stesso: vaccino contaminato da micro e nanoparticelle inorganiche (Acciaio, Bario, Titanio, Silicio, blocchetti di Calcio), tutte particelle solide, piccole e meno piccole, ma tutto come già riscontrato negli altri 20 vaccini che avevano controllato in precedenza.

NapoliTime ha contattato l’ufficio stampa della Novartis per ottenere una dichiarazione in merito. Abbiamo lasciato i recapiti, ma invano. Il Dottor Montanari della Nanodiagnostics di Modena invece ci ha risposto, ecco le sue parole:

Dottor Montanari, i vaccini. Le case farmaceutiche ci sono cascate di nuovo?

“Io stesso non riesco a spiegarmelo: 21 bersagli centrati su 21 cominciano ad essere un bel punteggio.Mi chiedo anch’io come sia possibile che su 21 vaccini analizzati nel nostro laboratorio – in ogni caso, va detto, sempre su una sola confezione e non su lotti interi – ogni volta si sia rilevato un inquinamento da polveri inorganiche. Escludo subito, magari come atto di fede, che le case farmaceutiche introducano quella roba di proposito i loro prodotti. Non sono un tifoso delle dietrologie, e poi non ne vedrei lo scopo. Il fatto è che queste particelle ci sono e una spiegazione va trovata. Nascondere la testa sotto la sabbia come fanno troppi medici, soprattutto pediatri, o come fa con ingenua arroganza l’Istituto superiore di sanità affermando che le nostre sono indagini “estemporanee e non riproducibili” non solo non fa onore all’Istituto ma è senz’altro motivo di preoccupazione per la gente che si ritrova abbandonata da chi, invece, dovrebbe operare per la salvaguardia della salute.

Impossibile non chiedersi come si possa liquidare un’indagine, pur con tutti i limiti sulle quantità di campioni controllati, che, al di fuori di ogni possibile discussione, non può non far rizzare le antenne a chi è istituzionalmente chiamato a proteggere la salute pubblica. Tanto per chiarire, il nostro è uno dei laboratori di punta nell’ ambito della Comunità Europea e di questo testimonia la Comunità stessa. Insomma, piaccia o no, pur tra mille difficoltà e ristrettezze, noi sappiamo lavorare. A questo punto, sarebbe di estremo interesse poter analizzare tutti i vaccini disponibili almeno sul territorio nazionale, cosa che, purtroppo, non ci è possibile per varie ragioni, la sottrazione del nostro microscopio elettronico da parte di Beppe Grillo in primis, una situazione che ci costringe a veri e propri salti mortali per poter continuare le ricerche restando indipendenti.”

Le sue scoperte, presenza di particelle non biocompatibili nei vaccini, sono pubbliche da tempo. Perché secondo lei le case farmaceutiche non correggono questi errori di produzione?

“Bisogna essere realisti. Le case farmaceutiche sono imprese industriali e commerciali il cui unico scopo è quello di ottenere risultati economici che siano i più ricchi possibili. Io non le critico per questo: benché le nostre rispettive visioni etiche del mondo siano agli antipodi, io accetto la situazione. Sono gli organi di controllo che mi lasciano perplesso: dovrebbero fare il loro dovere e, invece, questo non accade. Se il fatto sia dovuto a denaro che circola sottobanco, a incapacità tecnica, a ignoranza, a chiusura mentale, a pigrizia o ad altro non potrei dire e, tutto sommato, m’interessa poco. A ottobre dell’anno scorso io fui chiamato dai NAS di Roma per raccontare di ciò che avevamo trovato fino ad allora in laboratorio. Andai, illustrai il tutto, lasciai la documentazione e non seppi più nulla. Il fatto è che troppo spesso ci troviamo di fronte a situazioni che – e lo dico da cittadino comune – avremmo tutto il diritto che non esistessero, non fosse altro che perché noi quella gente, i controllori, la paghiamo e abbiamo non il dovere ma il diritto di godere della loro affidabilità. Per venire più puntualmente alla sua domanda, fatta la premessa iniziale, le case farmaceutiche non intervengono per i motivi illustrati molto onestamente dal dottor Roberto Biasio, direttore medico della Sanofi Pasteur MSD, la distributrice del vaccino anti-papilloma virus che noi analizzammo nel 2011. Le sue parole a proposito delle nostre analisi furono: “Sono condotte con metodologia seria, ma non sono pertinenti agli standard di qualità richiesti dalle procedure di produzione e rilascio di lotti di vaccini” (Il Salvagente n. 38 pag 39). Tradotto, “nulla da dire sulle analisi del laboratorio Nanodiagnostics, ma nessuno ci chiede di fare quei controlli.” Devo dire di avere apprezzato la franchezza e, in un certo senso, la correttezza del dottor Biasio, un atteggiamento molto diverso da quello dell’Istituto superiore di sanità, e un atteggiamento direi quasi sportivo tenuto da qualcuno che proprio una nostra analisi aveva colpito. Insomma, per concludere, nessuno chiede ai produttori di far sì che le polveri non siano nei vaccini e nessuno, poi, controlla il prodotto finito sotto quell’aspetto.”

Ciò che ha trovato nei vaccini, che danni potrebbe provocare una volta inoculato?

“Ci sono differenze importanti tra vaccino e vaccino di cui va tenuto conto. L’ultimo prodotto che siamo riusciti ad analizzare è un antinfluenzale, l’Agrippal S1 della Novartis, uno dei quattro che hanno circolato per un po’ e poi sono stati ritirati. Nella stragrande maggioranza dei casi, somministrando il farmaco a un adulto, ritengo che non succeda assolutamente nulla. La piccola dose di liquido non può altro che contenere una quantità in assoluto molto modesta di polveri inorganiche, e sappiamo per esperienza che, in genere, perché s’inneschi una reazione patologica da particelle occorre che queste raggiungano una concentrazione critica, concentrazione critica impossibile da prevedere caso per caso, in un determinato organo o tessuto e in un determinato punto o in più punti. Un’eventualità teorica che meriterebbe approfondimento è quella che una o più particelle entrino nel nucleo di una o più cellule, fenomeno che noi dimostrammo possibile già una decina di anni fa e che fu poi al centro di una ricerca europea diretta da mia moglie, la dottoressa Antonietta Gatti. In quel caso, se avvenisse, si potrebbe avere un’interferenza con il DNA con tutto quanto ne può conseguire se una cellula si riproduce in modo patologico. Una cosa che io trovo buffa è l’avvertenza riportata in tutti i foglietti illustrativi che accompagnano i vaccini. Lì si scrive, del tutto giustamente, che il farmaco non va somministrato se il ricevente è allergico ad un componente o a più di uno. Impossibile non chiedersi come si faccia a sapere quali sono i componenti dei vaccini se, come avviene di norma, ne viene denunciata solo una parte. Quanto agli inquinanti, poi. Per esempio, quando nel prodotto c’è Nichel in polvere e il soggetto è allergico al Nichel, cosa tutt’altro che rara, ecco che né chi somministra il vaccino né chi subisce l’iniezione può essere al corrente di che cosa andrà ad accadere, non essendo messo al corrente della situazione reale. Comunque sia, la reazione avversa, quando c’è, si manifesta immediatamente o, al massimo, entro un giorno, rarissimamente due. Altro caso è quello tipico dei militari. A loro viene somministrato contemporaneamente un insieme di vaccini diversi, con questo costringendo l’organismo ad uno stress molto lontano dal normale.

Gli inquinanti particolati, poi, sempre che sino presenti, non possono certo avere un’azione benefica. Da qui ad ipotizzare che i vaccini somministrati in quella maniera, una maniera che pure è fuori da ogni ragionevolezza, possa indurre forme di cancro il passo è troppo lungo e non esiste la minima prova scientifica in proposito. Molto diverso è lo scenario nei bambini. Senza entrare nell’assurdità biologica di pretendere d’indurre immunità in un soggetto il cui sistema immunitario è ancora immaturo, c’è, molto semplicemente, la questione della massa corporea. Ammettendo di avere un vaccino inquinato, s’iniettano vaccino e particelle in un organismo piccolo per volume e, per questo, la loro densità sarà ben maggiore di quella che sarebbe in un adulto. Per di più, la fisiologia del bambino, spesso appena un lattante, è vivacissima.

Nessuna meraviglia se queste particelle arrivano al sistema nervoso centrale e, d’improvviso, il bambino manifesta irrequietezza, turbe del sonno, difficoltà di relazione, ecc. Malauguratamente, inutile illudersi: quelle forme patologiche sono croniche. Autismo? Narcolessia? Non c’è nessun fondamento scientifico per escluderli. Il mio parere, ma qui si tratta solo di un parere, è che anche quelle patologie siano a buon diritto inseribili nell’elenco degli effetti collaterali delle vaccinazioni.Voglio che il mio punto di vista sia chiaro: non è tanto il vaccino in quanto tale ad essere deleterio, ma tutte le aggiunte che vengono fatte, dai conservanti agli stabilizzanti, dagli antibiotici agli adiuvanti fino, ahimè, agli inquinanti.

A questo si aggiunge la stravaganza delle vaccinazioni multiple che sono quanto di più innaturale esista e le vaccinazioni praticate a soggetti troppo giovani o troppo vecchi per avere un sistema immunitario competente. Uno degli aspetti del dramma è il fatto incontestabile che oggi la quasi totalità della ricerca medica è finanziata dall’industria farmaceutica e i risultati ne escono inevitabilmente inficiati. Purtroppo i medici, specie i più giovani, non si rendono conto di questa distorsione e non sanno che il loro sapere contiene una parte distorta e una parte censurata. E la “capacità di convinzione” della grande industria arriva capillarmente dovunque, media compresi. Basta dare un’occhiata a Wikipedia e ci si accorgerà delle enormità che riporta in una goffa difesa dei vaccini anche laddove difesa non ci può essere.”

LA DISPERAZIONE DI UN PADRE DI FAMIGLIA

 Senza aggiungere alcunché, ricevo e condivido   la disperazione di un padre di famiglia, che ha lasciato questo  commento anonimo sul blog.

 “Ci hanno portato alla morte e solo questo si meriterebbero. Il giusto prezzo da pagare per chi ha ucciso non solo un paese, ma non so quante persone che realmente hanno ceduto alla disperazione e si sono tolti la vita.

Io e la mia famiglia abbiamo scelto di non cedere alla disperazione e lottare ogni giorno per la sopravvivenza, anche se non so come faremo.
A 40 anni mi trovo a sprofondare nel baratro dei debiti senza lavoro non avendo da dare cibo ai miei figli, lo sfratto alle porte e la minaccia di taglio di acqua, luce e gas.

Se fossi l’unico, mi rassicurerei del fatto che prima o poi troverei una soluzioneMa purtroppo la realtà è che è una situazione generalizzata con prospettive di soluzione prossime allo zero.

Poi, dall’altra parte, quei signori per bene, prendono migliaia di euro al giorno e fanno la bella vita. Per loro siamo solo dei numeri, un dato statistico.Ma non è così!

Tutto questo accade non per incapacità gestionale nel guidare un paese, ma per malafede di chi si arricchisce sul sangue del popolo.

Già in Francia si sono trovati, qualche secolo fa, nella medesima situazione e proprio in quel frangente l’unica soluzione è stata la ghigliottina.
Ma noi italiani siamo troppo codardi per agire…”

Luca da Pisa

Vincitori e vinti

SEQUESTRATI DALLA POLIZIA FRANCESE I NO TAV DIRETTI ALL’AVANT SOMMET

Newstop — 1 dicembre 2012 at 11:16

 Da NO TAV.INFO

ore 12.18 Guido Fissore consigliere comunale di Villarfocchiardo invalle di Susa  fermato anche lui alla frontiera francese ci racconta la situazione dei fermati. L’autista del pulman ed altri due no tav pare siano ritenuti persone non gradite dalla repubblica francese e così sono ora trattenuti dalla gendarmeria che dopo averli schedati con foto segnaletiche ed impronte digitali vuole respingerli con un foglio di allontanamento immediato. Il pulman quindi privo di autista e di chiavi rimane fermo e tornerà con tutta probabilità verso l’Italia. ASCOLTA AUDIO GUIDO DA MODANE FRANCIA guido in diretta da modane

Ci giungono notizie allarmanti dal confine con la Francia. Questa mattina un pulman di no tav con un’età media oltre i 65 anni è stato bloccato alla frontiera italo francese di Modane. Destinazione Avant Sommet, una conferenza promossa dai no tav francesi e italiani a Lione in cui le ragioni del movimento verranno presentate. Partiti di buon’ora i no tav hanno così raggiunto dalla valle di Susa la frontiera con la Francia e lì sono stati immediatamente bloccati dalle forze di polizia d’oltralpe. Normali controlli dicono, coordinati con le forze di polizia italiane (che però smentiscono categoricamente) ma i fatti precipitano. Per circa due ore i pensionati della valle di Susa vengono tenuti sul pulman al confine oltre il valico alpino, a motore spento e al freddo. Dalle ore 10.15 vengono trasferiti poi al vicino commissariato dove tutt’ora sono in stato di fermo. Gravissime le prese di posizione anche del quotidiano nazionale francese Le Monde che con una nota chiede ai governi italiano e francese se sia stata sospesa la convenzione di Schengen. Ad ora i legali del legal team no tav non sono riusciti ad intervenire e non riusciamo a parlare e contattare i no tav fermati

Mi aspettavo che i pullman venissero bloccati lunedì per evitare le manifestazioni all’incontro tra Monti e Hollande, ma non immaginavo che bloccassero anche le persone che volevano andare a una conferenza ben 2 giorni prima del vertice italo-francese, e poi si vuole fare una nuova ferrovia per unire i popoli??? BASTA CON QUESTA DITTATURA!!!! OGGI E’ STATA VIOLATA LA CONVENZIONE DI SCHENGEN, con la quale si intendeva eliminare progressivamente i controlli alle frontiere comuni e introdurre un regime di libera circolazione per i cittadini degli Stati firmatari, degli altri Stati membri della Comunità o di paesi terzi. BASTA CON LE ILLEGALITA’!! IL CANTIERE DI CHIOMONTE E’ ILLEGALE PERCHE’ NON HA IL PROGETTO ESECUTIVO! HA GIà FATTO ABUSI EDILIZI, MA DI QUESTO LA MAGISTRATURA DI TORINO OVVIAMENTE NON NE TIENE CONTO… E POI LA LEGGE è UGUALE PER TUTTI?


La liaison ferroviaire Lyon-Turin de plus en plus contestée

La grogne monte contre la ligne ferroviaire Lyon-Turin, censée favoriser le ferroutage de part et d’autre des Alpes. Cette contestation qui s’étoffe ouvre, après l’aéroport de Notre-Dame-des-Landes, une nouvelle ligne de front entre les écologistes et le gouvernement. Car François Hollande et Jean-Marc Ayrault entendent mener à bien, coûte que coûte, les deux chantiers, inscrits dans la politique de transport et d’aménagement du territoire.

Le chef de l’Etat français et le président du conseil italien, Mario Monti, devraient réaffirmer, à l’occasion du sommet France-Italie qui se tient à Lyon lundi 3 décembre, l’intérêt du projet transalpin.

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Le 28 novembre, lors du conseil des ministres, dans la continuité des engagements pris par Nicolas Sarkozy et le gouvernement de François Fillon, le ministre des affaires étrangères, Laurent Fabius, a annoncé un projet de loi “autorisant l’approbation de l’accord pour la réalisation et l’exploitation d’une nouvelle ligne ferroviaire Lyon-Turin”.

Les opposants – écologistes, associations de défense de l’environnement, agriculteurs et élus locaux – ont fait connaître leur détermination à bloquer le projet lors d’un “avant-sommet” qui s’est tenu vendredi et samedi à Lyon.

PLUS LONG QUE LE TUNNEL SOUS LA MANCHE

Le député européen José Bové, également très en pointe dans la bataille de Notre-Dame-des-Landes, et plusieurs élus d’Europe Ecologie-Les Verts devaient être présents.

Le Lyon-Turin est un chantier titanesque, plus long que le tunnel sous la Manche, et très complexe compte tenu du relief et de la géologie. Aujourd’hui, seuls 10 % des marchandises traversent les Alpes entre la France et l’Italie par le rail, contre 60 % en Suisse et 30 % en Autriche.

Les partisans du projet mettent donc en avant sa forte ambition environnementale qui permettra de réduire le trafic routier et ses nuisances. Tout en renforçant la sécurité.

Les “anti” qu’ils soient français, suisses ou italiens, tentent de fédérer leurs forces. Les Français devaient ainsi recevoir le soutien de leurs homologues italiens, plus virulents, qui comptent manifester lundi à Lyon et dont plusieurs militants étaient bloqués à la frontière samedi matin.

“SUSPICION DE CONFLIT D’INTÉRÊTS”

Globalement, ils réclament des mesures préalables, comme en Suisse, où le transport routier a été fortement taxé, et estiment que la ligne historique, celle qui passe par le tunnel du Mont-Cenis est suffisante pour assurer le fret, en forte diminution. Ils dénoncent “les désastres environnementaux”, et plus précisément “les conflits d’intérêts et les rapports douteux” ainsi que les coûts “exorbitants ” du futur tunnel.

Le député (UMP) de Savoie et maire d’Aix-les-Bains, Dominique Dord, a ainsi exprimé son doute sur “les informations officielles sur lesquelles nous fondons nos raisonnements et nos décisions”, allant jusqu’à évoquer une “suspicion de conflit d’intérêts au sein même de la commission d’enquête publique.

Lancé lors d’un sommet franco-italien en 1991, le projet est aussi un casse-tête financier. Le coût du tunnel dit “de base” entre l’Italie et la France, a été d’abord évalué à 8,5 milliards d’euros. Mais, selon la Cour des comptes qui a adressé, en août, à Jean-Marc Ayrault un référé sur le projet, les “coûts prévisionnels sont en forte augmentation”.

L’estimation du coût global est passée de 12 milliards d’euros, en comptant les accès au tunnel côté français, à “26,1 milliards d’euros”. Et de regretter que “d’autres solutions alternatives moins coûteuses ont été écartées sans avoir été explorées de façon approfondie”.

IL FAUT AUSSI INVESTIR DANS LES TRAVAUX D’ACCÈS

L’Elysée et le gouvernement sont conscients du problème que représente le financement du projet, surtout en période de recherche d’économies. A Lyon, François Hollande devrait appeler l’Union européenne au secours et lui demander de maximiser son financement. Soit 50 % du coût des travaux préparatoires et 40 % des travaux définitifs. Rien de sûr. L’allocation de ces sommes dépend du futur budget européen 2014-2020, lui aussi soumis aux lois de la rigueur. Sans ces engagements, avance-t-on au gouvernement, “il sera impossible de conclure”.

Outre le financement du tunnel lui-même, il faut aussi investir dans les travaux d’accès et la mise en cohérence du schéma de transport, notamment le contournement du Grand Lyon.

Des milliards d’euros qui reposeront sur l’Etat français et les collectivités territoriales. Si les partisans du projet, conscients du problème financier, veulent dissocier les deux étapes du projet Lyon-Turin, beaucoup reconnaissent qu’elles sont complémentaires et indispensables à la cohérence globale. Une partie des enquêtes d’utilité publique sur ces travaux “franco-français” est en cours.

Les opposants entendent bien batailler ferme à cette occasion. La mise en service du tunnel, prévue pour 2023, pourrait être repoussée à 2028-2029.

Spagna, cariche della polizia sempre più aggressive. “Protocollo violato”

La denuncia arriva dal sindacato iberico delle forze dell’ordine. Un’esercitazione riservata è finita con otto poliziotti feriti. Il capo dell’unità d’intervento ha detto di “sparare agli scudi di protezione in modo che in futuro lo si faccia sui cittadini”

Spagna, cariche della polizia sempre più aggressive. “Protocollo violato”

L’esercitazione, riservata agli agenti antisommossa, è terminata con otto poliziotti feriti e tre scudi rotti a causa dell’impatto delle pallottole di gomma sparate a distanza ravvicinata. Mentre gli amici di Ester hanno lanciato una campagna di solidarietà “Ojo con tu ojo”(Attenzione al tuo occhio) e hanno aperto un conto corrente per aiutare la donna nelle spese mediche, il Sup ha deciso di rompere il silenzio e raccontare quello che è successo nel centro militare: il capo dell’Unità d’intervento della polizia (Uip) José María Igusquiza “ha dato disposizione di violare il protocollo e, invece che a terra, sparare direttamente agli scudi di protezione in modo che in futuro lo si faccia sui cittadini”. Il risultato è stato documentato con una serie di fotografie inviate agli Interni insieme alla denuncia: otto agenti feriti al ginocchio, all’occhio e ai testicoli. Per l’associazione di categoria si tratta di una “follia che vuole imporre pratiche illegali e pericolose, che potrebbero non solo procurare gravi lesioni fisiche ai cittadini, ma anche disonorare l’intero Corpo nazionale della polizia”.

Nella lettera il Sup accusa chiaramente il governo, il ministro Fernández Díaz, il direttore generale della polizia Ignacio Cosidó e altri vertici militari: “Volete che la Spagna abbia un morto sulla coscienza per distrarre l’attenzione e giustificare comportamenti più aggressivi verso chi manifesta contro di voi?”. La versione della Direzione generale della Polizia però è stata un’altra. Nell’esercitazione, secondo un portavoce, gli agenti non stavano facendo pratica su come sparare ai manifestanti in strada, ma come proteggersi da pietre o altri oggetti contundenti che si lanciano durante le concentrazioni. “Si tratta di un test di difesa che facciamo da sempre. Non c’è nulla di nuovo”, hanno precisato. Fatto sta che uno degli otto agenti feriti è stato trasportato d’urgenza in ospedale, proprio a causa degli spari ravvicinati. E la relazione del sindacato spiega il motivo: ai poliziotti è stato ordinato di posizionarsi uno di fronte all’altro a una distanza di 30 metri e di aprire il fuoco, anche se la procedura raccomanda una distanza minima di 50 metri e un primo rimbalzo a terra dei proiettili di gomma. L’esercitazione è stata sospesa solo quando il capo del dipartimento si è reso conto degli agenti feriti.