Per un infarto ritarda alcune rate del mutuo e la banca gli svende tutto

Caso Grimaldi: un caso aberrante di malabanca. Ma andrà meglio con la giustizia?

– di Daniela Russo –

Una vicenda davvero incredibile che inizia da una banale operazione finanziaria stipulata da un imprenditore che aveva bisogno di ampliare la propria attività.  Antonio Grimaldi è il nome dell’amministratore della Comesa, la società che contrae un mutuo di 413.000 euro  con la Banca Nazionale del Lavoro sede di Salerno che chiede in garanzia, come sempre accade, l’ipoteca sullo stabilimento valutato oltre un milione di euro. Grimaldi paga regolarmente le prime rate, circa € 67.000,  ma poi subisce un infarto  e deve affrontare un delicato intervento chirurgico. In tutto questo non versa alcune rate del mutuo. Certo, errore suo, ma da questo disguido scaturiscono conseguenze aberranti.

 Non  appena si rimette in salute, Grimaldi corre in banca per ripianare la sua posizione debitoria che peraltro era assicurata con una polizza pretesa a parte all’atto del finanziamento.  Si presenta con un assegno circolare da € 30.000 ma la banca non l’accetta.  Cosa era successo? Semplice: la banca aveva venduto il credito per l’intero importo senza detrarre nemmeno le rate pagate per ben 67.000 euro.  Il credito era stato cartolarizzato alla Cordusio srl  che a sua volta l’aveva ceduto alla  Calliope Srl, che a sua volta aveva dato procura alla Pirelli Re Crediting. Di questi “passaggi” il signor Grimaldi non ha mai saputo niente. Ha scoperto tutte queste evoluzioni del suo mutuo soltanto quando ufficialmente ha chiesto alla BNL di rientrare dalla rate scadute.  Nel frattempo la banca aveva proposto istanza di fallimento presso il tribunale di Salerno pur avendo già ceduto il credito, ma l’istanza viene respinta dal Giudice.

A questo punto Grimaldi cerca di trattare, il figlio chiede a sua volta un mutuo di 250.000 euro per arrivare con sicurezza a una possibile soluzione,  Grimaldi si reca alla Pirelli Re Crediting di Napoli che di industria meccanica poco conosce, e propone 367.000 euro per riavere la sua azienda. L’offerta è buona, ammettono alla Pirelli, ma va migliorata. Grimaldi passa a 380.000€, ma ancora non bastano, Grimaldi passa a 400.000 € ma nemmeno basta . Arriva la richiesta ufficiale: vogliono 490.000€. Il signor Grimaldi non ce la fa e deve rifiutare.

Nel frattempo la Calliope srl, unico creditore della Comesa,  propone il pignoramento di una parte dell’immobile e non di tutto solo perché  viene commesso un errore procedurale sul pignoramento.  Il signor Grimaldi si oppone e nel frattempo la stessa Calliope tramite la Pirelli Re Crediting  ripropone anche l’istanza di fallimento, già rifiutata a sua volta alla BNL dallo stesso giudice che questa volta invece decide per il fallimento pur non essendoci nuovi debitori, la posizione è esattamente come nella precedente istanza della BNL e quindi tutte le procedure di opposizione del Grimaldi vengono di fatto congelate.   il signor  Grimaldi Antonio  perde tutto e perde anche i 250.000 euro prestati dal figlio Vincenzo in quanto vanno nelle mani della curatrice fallimentare.

 Infatti l’imprenditore  che aveva  trovato tanta ostilità nella Calliope, per inciso unico creditore della Comesa,  si reca con € 250.000 euro in assegni intestati alla Calliope presso lo studio del curatore fallimentare della Comesa srl,  ingenuamente tali assegni furono lasciati a quest’ultimo la quale li incassò e li ascrisse all’attivo fallimentare, mentre l’intento del  Grimaldi era quello di devolverli a favore della Calliope srl a cui li aveva intestati  cercando invano di salvare la sua azienda.

La Calliope tramitela Pirelli Re crediting che ne è la procuratrice si insinua nel passivo della Comesa Srl per ben 608.000 euro e tutto viene accettato dalla curatela fallimentare senza nessun problema.

A nulla sono valse nemmeno le opposizioni fatte dalla famiglia Grimaldi alla dichiarativa di fallimento infatti le stesse venivano respinte dal tribunale di Salerno.

Nel frattempo veniva promossa anche la vendita immobiliare  dello stabilimento alla cui asta si presentava un unico offerente, la CDM Costruzioni Generali srl di Sant’Antonio Abate (NA),  la quale si avvaleva del falso presupposto, asserito dal delegato alla vendita, un certo  Ugo Sorrentino, che dichiarava che gli immobili erano liberi mentre invece erano stati affittati alla Comeg srl e alla Ficm srl,  con contratti regolarmente registrati,  e nonostante che la stessa curatrice fallimentare, una certa Simona Romeo, aveva regolarmente incassato gli affitti senza rilasciare oltretutto alcuna quietanza agli inquilini.  Non ci crederete ma il 15/06/2012 la Comeg srl,(ossia l’inquilino) malgrado il contratto registrato e il regolare pagamento dell’affitto,  ha subito l’estromissione dallo stabilimento da parte dell’ufficiale giudiziario di Mercato San Severino che sotto ordine del Giudice dell’esecuzione immobiliare Dott.Brancaccio e  con l’aiuto di ben 15 carabinieri  ha apposto i sigilli al capannone,  con l’aggravante che  all’interno dello stesso vi fossero  macchinari meccanici indispensabili per la lavorazione di proprietà della stessa  Comeg Srl per il valore di oltre 1 milione  e mezzo di euro, le commesse dei clienti in corso, e 15 dipendenti sono stati gettati sulla strada. Fatti, questi, che hanno catturato l’attenzione dei media locali.  Tutto ciò accadeva malgrado l’opposizione in corso, presentate al G.E.  Dott. Brancaccio  presso il Tribunale di· Salerno che per questo· ora dovrà rispondere della mancata sospensione dell’esecuzione.

Il Grimaldi ha sporto denuncia penale contro la BNL e la Calliope srl per estorsione, appropriazione indebita, usura e altre illiceità su cui la Guardia di Finanza sta indagando dietro incarico del PM Dott.ssa De Angelis che nel contempo ha chiesto la sospensione dell’esecuzione, anche ai sensi della Legge  n. 3 del 23.1.2012, ma fino ad oggi il PM non si è ancora pronunciato.

Contemporaneamente è iniziata azione civile da parte dei nuovi legali del Grimaldi, Avvocato Umberto Spadafora contro il fallimento e per la restituzione dei 250 mila euro versati e indebitamente trattenuti, nonché è stata espressa riserva sull’operato del professionista delegato alla vendita all’asta il quale con la sua mendace attestazione ha favorito l’acquirente che si è aggiudicato gli immobili per un valore di almeno quattro volte inferiore a quello reale. La stessa condotta del G.E. Doti.Alessandro Brancaccio è stata posta in discussione e ritenuta quantomeno arbitraria e con abuso di potere e di diritto, in quanto non ha controllato la veridicità delle asserzioni del delegato alla vendita e non ha sospeso l’asta neppure in presenza di una relazione di un ctu da lui stesso nominato che denotava l’anomalia delle costruzioni affette da parziale abuso edilizio non ancora sanato.

Il signor Grimaldi era uno stimatissimo imprenditore, aveva un’impresa che andava a gonfie vele, tanto che aveva avuto la necessità di ampliare l’azienda, ma ancora una volta, grazie alle banche, alle leggine costruite ad hoc sulle famose cartolarizzazioni e i vari giochi derivanti,  le imprese vengono soppresse, i loro beni mandati all’asta per una manciata di pane, con l’assoluta “allegria” di curatori e vari professionisti che in un Paese civile agirebbero ben diversamente.

Fonte

Il più bel discorso di Marco Travaglio sulla Televisione

Posted by Daniele Di Luciano on dic 10, 2012 in Daniele Di Luciano

Travaglio diventa ospite fisso della trasmissione “Annozero” il 14 settembre 2006.

Quelle che seguono sono citazioni di Marco Travaglio antecedenti a quella data.

5 giugno 2006

In televisione è vietato tutto ciò che è libero, indipendente e autonomo.

Perché?

Perché non si sa mai cosa può dire uno libero, che non risponde, non si sa mai cosa potrebbe fare,non si sa mai cosa potrebbe raccontarenon si sa mai cosa potrebbe andare a scavare un giornalista, un attore, un intellettuale, che non sia asservito.

Se uno è asservito è controllabilesi conoscono le dimensioni del suo guinzaglioe si sa anche chi lo tiene in mano il guinzaglio.

Chi non ha il guinzaglio in televisione in questo momento non lavora e chi ci lavora in un modo o nell’altro un suo guinzaglio ce l’ha.

Si tratta a volte di scoprirlo, per quelli più furbi, che lo nascondono meglio, per altri si tratta di capire quanto è lungo, ma non c’è dubbio che chiunque lavori in televisione nei posti chiaveche si occupano di informazione, di attualità, o che si occupano di settori limitrofi, il guinzaglio c’è e lo tiene in mano qualcuno.

Poi ci può essere qualcuno che ha il guinzaglio e pure è bravo, non è mica escluso, è difficile, ma non è escluso; la regola è comunque che ciascuno deve essere controllabile e ciascuno deve essere prevedibileciascuno deve avere qualcuno che garantisce per lui altrimenti sulla base delle proprie forze e delle proprie gambe lì dentro non ci si entra.”

11 settembre 2004

“Quando l’agenda è unica, cioè quando c’è una sola centrale che decide quali sono gli argomenti di cui preoccuparsi, le cose che sono gravi, di cui dobbiamo avere paura, di cui ci dobbiamo interessare, di cui dobbiamo discutere, di cui dobbiamo provare felicità o ansia… è evidente che tutto è condizionato.

Si ha paura a parlare di certi argomenti visto che non ne parla la televisione, perché se uno ne parla viene visto come un pazzo, come un marziano, come un deviato”

18 gennaio 2006

“Noi in questo sistema [televisivo] non abbiamo niente da guadagnare perché le notizie in questo sistema non sono previste, l’informazione non è prevista, è prevista la propaganda

Secondo voi Travaglio è l’unico giornalista senza guinzaglio? Secondo voi la televisione che non ha mai dato visibilità a personaggi liberi, ha iniziato a darla a Travaglio, Santoro, ecc.?

Oppure Travaglio, Santoro, ecc., sono di quelli bravi che riescono a nascondere il guinzaglio? A giudicare dal logo di “Servizio Pubblico”, tanto bene non ci riescono…

http://www.losai.eu/il-piu-bel-discorso-di-marco-travaglio-sulla-televisione/#.UMZVH0ItP-E

Gaza: carri armati israeliani fanno irruzione nella Striscia

 dic 10, 2012 

 KHAN YOUNIS – Per la prima volta dopo la fine dell’aggressione di 8 giorni contro Gaza i carri armati del regime sionista hanno fatto irruzione nella città meridionale di Khan Younis. Secondo Press TV è una palese violazione del cessate il fuoco mediato dall’Egitto che ha messo fine al bombardamento criminale di Gaza ed al lancio di razzi da parte della resistenza palestinese verso Israele.

Forza Monti, candidati!

di Marcello Foa – 10/12/2012

Fonte: blog.ilgiornale 

No, non sono impazzito. Chi legge questo blog sa che non sono certo un fan del premier uscente e non ho certo cambiato idea ma proprio perché cerco di analizzare la situazione con lucidità, ritengo che la vera posta in gioco non sia rappresentata dalla vittoria della destra o della sinistra ma dalla possibilità che il Disegno si realizzi. Quale Disegno? Semplice: quello che, come scritto più volte in questo blog, deve portare Monti alla conferma a Palazzo Chigi. Fino a ieri lo scenario ideale era quello di un Parlamento senza chiara maggioranza di governo, spaccato tra un Pd maggioritario alla Camera ma non al Senato, un Pdl ridimensionato ma ancora capace di bloccare la sinistra, Grillo sufficientemente forte da sottrarre voti al Pd, le minoranze da 5-7% di Lega e Udc. Dunque impossibilità di formare un governo e Monti richiamato al potere per 5 anni sotto la pressione dei mercati.

Monti, però, non è piu quello algido di una volta. Evidentemente non è insensibile al fascino del potere o forse è rancoroso e non può accettare di essere stato  licenziato da uno come Alfano ; oppure entrambe le cose. Fatto sta che per la prima volta, anzichè restarsene in disparte in attesa degli eventi, considera di scendere in campo con la propria lista, accompagnato da gente come Casini, Fini, Montezemolo.

Avanti, presidente Monti. Per una volta in vita sua, prenda dei rischi e invochi la solidarietà elettorale degli italiani!

I sondaggi lo accreditano del 10-15%; secondo me alla fine ne prenderà molti di meno, perchè la rabbia nel Paese è trasversale e quasi tutti hanno capito che il Presidente del Consiglio non è il Salvatore della Patria, ma l’esatto opposto. E uno come Monti, in una campagna elettorale infuocata, finirebbe triturato. Ma se anche ottenesse il 15% non riuscirebbe a governare. Non potrebbe più proporsi come Tecnico al di sopra delle parti e pertanto molto probabilmente il Grande Disegno fallirebbe o perlomeno aumenterebbero le chances di un fallimento.

L’importante è che l’opera di distruzione dell’economia italiana da lui perpetrata finora cessi al più presto. E per questo dico: Forza Monti, candidati!

L’Italia nella morsa della crisi

 L’Italia nella morsa della crisi di Fabio Falchi – 10/12/2012 – Eurasia

 Il 46° Rapporto Censis (1) non lascia dubbi sulla gravità della situazione sociale del nostro Paese: drastico calo dei consumi, ricchezza finanziaria della famiglie dimezzata e milioni di italiani costretti a vendere beni mobili e immobili per garantirsi un tenore di vita decente. Nondimeno, nel giro di venti anni si è avuta una impressionante redistribuzione della ricchezza verso l’alto:il numero delle famiglie con una ricchezza netta superiore a 500.000 euro è passato dal 6% al 12,5%, mentre il ceto medio, che rappresenta il 60% della popolazione italiana, ha visto ridursi la sua quota di ricchezza dal 66,4% al 48,3%. Se si considerano poi il diffondersi del semianalfabetismo (meno di un italiano su due legge almeno un libro all’anno), il degrado del sistema educativo, l’aumento del tasso di disoccupazione, in specie giovanile, mentre migliaia di imprese falliscono, strette nella morsa di una crisi che spinge il nostro Paese verso il baratro della recessione, non è difficile rendersi conto che il Censis non esagera affermando che l’Italia sta affrontando un’autentica prova di sopravvivenza.

 Inoltre, è palese anche il ruolo negativo svolto dalla maggior parte dei media nazionali se il 43%  degli italiani ritiene che politica e corruzione abbiano causato la crisi, benché gli stessi  ricercatori del Censis ammettano che la crisi non è ciclica e che vi è una perdita di sovranità, a tutti i livelli (politico, economico, sociale). Tanto che riconoscono che in Europa «nessuno è stato in grado di esercitare un’adeguata reattività decisionale. Nessun soggetto politico: Stato, partito, Parlamento; e nessun soggetto socio-economico: impresa, banca, sindacato, si è rivelato infatti più padrone della propria strategia d’azione, della propria operatività, del proprio stesso destino, tutti esautorati dall’impersonale potere dei mercati». Del resto, è pacifico che solo delle menti ottenebrate dal “Circo mediatico”, nazionale e internazionale, possono credere che i noti mali che affliggono da decenni il nostro Paese possano essere la principale causa di una crisi globale e strutturale che scuote fin dalle fondamenta tutto il mondo occidentale.

Ovviamente, non si deve sottovalutare il pericolo rappresentato dall’allargarsi della forbice tra politica e società – contro il quale giustamente il Censis mette in guardia, rilevando che le politiche di austerità non si saldano con i comportamenti dei soggetti sociali impegnati a difendere le loro condizioni di vita sempre più precarie e difficili. E tuttavia il richiamarsi alla “restanza del passato” (cioè alla restance, termine coniato da Jacques Derrida per significare contemporaneamente “resto” e “resistenza”), per valorizzare una “resistenza creativa” dei diversi soggetti sociali e sottolineare l’importanza di “essere altrimenti”, pare essere un sorta di “funambolismo verbale” che mira ad aggirare l’ostacolo di una analisi “disincantata” dei fattori geopolitici e geoeconomici che sono alla base dell’attuale crisi (dato che un’analisi di questo genere facilmente evidenzierebbe la necessità di un radicale mutamento di rotta rispetto a quella seguita dagli “eurotecnocrati” e decisa dai cosiddetti “mercati”).

D’altra parte, una volta riconosciuta l’importanza della questione della sovranità e del rapporto tra istituzioni politiche (nazionali e europee) e i “mercati”, è ben difficile negare che sia necessaria una ridefinizione politica della stessa Unione europea se non si vuole rimanere prigionieri della finanza mondialista. Peraltro, se il potere dei “mercati” è “impersonale”, non si può sostenere che sia completamente “anonimo” o completamente deterritorializzato, poiché non è affatto casuale che i centri di potere che controllano i “mercati” siano tutti atlantisti e “insediati” negli Stati Uniti. Né è casuale che i ricchi diventino più ricchi, né che questa crisi (che appunto non è affatto tale per i ceti occidentali più abbienti) venga “usata” dai tecnocrati europei per liquidare definitivamente il Welfare, approfittando proprio della corruzione e dell’inefficienza della politica. Insomma, come tante altre volte nel corso della storia del Novecento, si conferma che l’ “economico” è conflitto e che non c’è nessun metodo che consenta di fare gli interessi di tutti i Paesi e di tutti i ceti sociali indipendentemente da una idea di giustizia sociale e da un orizzonte di senso (liberamente) condiviso dai membri di un comunità, sia essa internazionale o nazionale.

In questo senso, se oggi sono i “mercati” a decidere, sono i “mercati” a fare politica e di conseguenza a favorire determinati soggetti geopolitici e determinati gruppi sociali. Pretendere quindi che gli interessi dei “mercati” siano gli interessi dei popoli o tutelino il bene comune, significa avallare, se ne sia consapevoli o no, una certa politica, o meglio una politica mistificata e mistificante. Ovverosia, in questa fase storica, una politica che non solo presuppone la liberalizzazione dei movimenti capitali, voluta dalla Thatcher e da Reagan, ma pure che i soggetti politici istituzionali (governi, parlamenti, partiti, movimenti) eseguano le direttive di alcuni centri di potere, che si configurano sì come poteri internazionali, ma al tempo stesso come poteri che veicolano, senza eccezione, una volontà di potenza atlantista. Sicché, non si può negare che la relazione tra politica e società venga a dipendere, di fatto, da quella tra la politica e i “mercati”.

Ed è questa relazione allora che dovrebbe essere ridefinita, anche per promuovere una politica meno corrotta e più efficiente. Vale a dire che è decisivo comprendere che si tratta di una relazione che è espressione di rapporti di forza geopolitici che si stanno ristrutturando non solo in funzione  del declino relativo degli Stati Uniti, ma pure secondo quella “geopolitica del caos” che, anche per contrastare tale declino, ha reso possibile la creazione di una gigantesca bolla finanziaria. Il che mostra pure la miopia strategica della Germania e della stessa Francia, in quanto sembrano cercare di trarre il massimo profitto da questa situazione senza mirare ad alcuna emancipazione geopolitica del continente europeo, mentre il nostro Paese (e naturalmente non solo il nostro) sta per precipitare nel “vuoto” che negli ultimi due decenni si è generato tra l’economia reale e la finanza. Un “vuoto” che potrebbe invece essere colmato da una politica che si preoccupasse degli interessi dei popoli europei, anziché di quelli dell’oligarchia mondialista, liberandosi di ((pseudo)governi tecnici e “sganciando” gli Stati dai “mercati”, senza badare all’accusa di populismo (un’accusa sciocca e superficiale, che mira a colpire chiunque tenti di opporsi ai “mercati”). Un compito indubbiamente non facile, ma non impossibile, a patto che ci si renda conto che le sfide attuali si devono affrontare sia a livello nazionale che a livello europeo, promuovendo un nuovo paradigma geopolitico, imperniato sulla innovazione strategica e sulla collaborazione dell’Europa con le potenze emergenti.

“Sono in crisi? Faccio un debito e mi pago i dividendi”

di Mario Lettieri e Paolo Raimondi – 10/12/2012

La persistente recessione ha ridotto i mercati incidendo anche sui bilanci delle imprese e delle famiglie. Il costo del denaro vicino allo zero negli Usa e in Europa, tiene bassi i tassi di interesse delle obbligazioni e degli altri titoli. A seguito di ciò, da mesi molti fondi equity (quelli che investono principalmente in azioni), per poter remunerare i “capitali di ventura” che gestiscono, hanno sviluppato un forte appetito al rischio.

Stanno rilanciando in grande alcune delle più spericolate operazioni di ingegneria finanziaria.

Se le imprese non producono profitti, perché non fare dei debiti e poi utilizzare i soldi incassati per pagare lauti dividendi ai fondi equity- azionisti?

Tra queste, una delle alchimie più velenose è il “dividend recap”, cioè la ricapitalizzazione dell’impresa con emissioni di bond, gran parte delle quali destinata a pagare i dividendi.

Un’impresa normale e virtuosa di solito raccoglie nuovi capitali sul mercato attraverso il credito bancario, l’emissione di obbligazioni, ecc, per modernizzare i suoi impianti, per investire in ricerca o per far crescere la sua produzione e le vendite. Lo scopo evidente è quello di rendere meglio funzionante e più competitivo il suo sistema produttivo per aumentare la sua fetta di mercato e quindi anche i legittimi profitti.

In tal caso chi lavora nell’azienda potrà godere anche di un premio di produttività e gli azionisti potranno ricevere un dividendo in proporzione ai profitti fatti.

Il “dividend recap” è invece un modo per “truffare e inquinare” il sistema economico e distribuire profitti mai fatti.

Negli Usa, nel solo periodo gennaio-ottobre, sarebbero state  fatte circa  70 operazioni di “junk bond” che hanno dato artificialmente origine a oltre 30 miliardi di dollari di dividendi “allegri”. Certi analisti definiscono il 2012 come “l’anno dei dividendi”!

La novità è che le imprese che vi hanno partecipato non provengono tutte dai settori speculativi dell’economia. Per esempio, è stata coinvolta la più importante catena ospedaliera privata americana, la Hca Inc., con quasi 300 tra ospedali e centri di chirurgia distribuiti in una ventina di stati. Vi sono poi la Domino’s Pizza, che nei mesi passati ha acceso un nuovo debito per 1,675 miliardi di dollari “garantito” da derivati “asset-backed security”, la Booz Allen, una grande società di consulenza tecnologica, la Homeward Residential, che gestisce ipoteche immobiliari ed altre società.

Non è noto a tutti che queste imprese in passato, prima del 2007, furono oggetto di “leverage buyout”, furono cioè acquisite attraverso operazioni di finanza strutturata da alcuni fondi equity aggressivi. Essi, con un capitale di base limitato, usarono una elevata leva finanziaria di creazione di debito per portare a termine le acquisizioni. In altre parole, certi fondi hanno acquistato società senza avere tutte le risorse proprie necessarie ricorrendo ad indebitamente attraverso la sottoscrizione di prodotti finanziari speculativi in derivati. La “scommessa” su cui hanno puntato è stata la convinzione che l’acquisizione stessa avrebbe generato grandi profitti per ripagare anche gli impegni finanziari assunti e i debiti accesi. Ciò spiega, almeno in parte, il meccanismo di creazione dei junk bond emessi per pagare i dividendi. Non a caso sono chiamati titoli spazzatura, in quanto tutti conoscono il loro bassissimo rating. Il quesito che si pone è: perché simili titoli trovano compratori? La risposta è molto semplice: spesso chi compra fa parte della rete di quei fondi equity che riceveranno i dividendi. Di solito per questi bond, dato il loro alto rischio, la società emittente è tenuta ogni anno a mettere a bilancio interessi alti da pagare, non meno dell’8-10%. Quindi per gli speculatori i benefici a breve sono tanti. Si scommette sul rischio di default o sul suo salvataggio grazie agli interventi pubblici.  Naturalmente vi sono anche i classici “polli da spennare”, cioè i normali risparmiatori ai quali viene offerto un titolo strutturato ad un tasso di interesse più attraente, nella cui pancia vi sono titoli solidi ma anche una parte di questi junk bond. Ancora una volta quindi siamo di fronte agli stessi comportamenti irresponsabili e non sanzionati che hanno scatenato la grande crisi del 2008. Operazioni di “dividend recap” stanno cercando di prendere piede anche in Europa, anche se, per fortuna, dei maggiori controlli le rendono più difficili. In giro sembra esserci una gran voglia di “sbornia bond” nella speranza che “l’oste” non chieda mai il conto finale ai suoi clienti ubriaconi. Come si vede certi fondi speculativi di private equity si pongono ormai ai margini del sistema finanziario. Sfruttano tutti i mezzi disponibili, le aree grigie e la mancanza di regole stringenti, tanto da diventare macchine di “distruzione economica di massa”.

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=44675

Atto di forza di Gianni Petrosillo

– 10/12/2012

 Monti: lascia, raddoppia o boicotta? Dalle prime dichiarazioni dell’ormai ex Premier possiamo dedurre che difficilmente cederà il passo senza provarci (provaci ancora amico dello Zio Sam!), probabilmente tenterà di raddoppiarci le pene scalando il Quirinale oppure presentandosi con una propria lista appoggiata dal Centro, dai transfughi del Pdl in fuga dal vecchio padrone e, chissà, forse anche da trombati del Pd, ma, certamente, non avendo dubbi in merito, il suo boicottaggio è già cominciato perché lui il partito ce l’ha già e non ha bisogno di costituirlo con l’aiuto di Fini e doppi fini. Il suo partito si chiama mercato, ovvero finanza nazionale e internazionale, ed ha come fine dichiarato quello affossare l’Italia, qualora l’agenda dell’austerità e della dismissione del patrimonio nazionale non sarà portata avanti anche dalla prossima compagine governativa.

Per questo rischiamo di ritrovarcelo ancora tra i piedi il Tecnico in carne ed ossa o il suo fantasma alla ricerca di un altro organismo da infiltrare, in un posto qualsiasi di governo, a garantire quella continuità liquidatoria che i potentati mondiali si aspettano da Roma. Il primo a manifestare profonde preoccupazioni, et pour cause, è stato Obama, secondo il quale l’abbondono delle politiche rigoriste e orientate al rientro del debito,  imposte da Monti e immediatamente contraddette nelle intenzioni da un Berlusconi passato all’opposizione (il quale si ricandida alla guida del Paese ma quasi senza speranze di riuscita), rischia di trascinare l’Italia e l’Europa nel baratro del fallimento. Gli americani non sono stati parchi di critiche nei confronti del bocconiano il quale, a loro parere, non è stato abbastanza tetragono nel ridurre le spese generali dello Stato, ma che, soprattutto, non ha saputo attaccare ed intaccare radicalmente le prerogative di quei gruppi dell’apparato pubblico che ancora difendono le imprese partecipate e quelle strategiche.

Perché, sia detto precisamente, è questo il vero obiettivo perseguito: sottrarre al controllo dei drappelli dell’ “oligopolio” statale aziende di punta come Eni o Finmeccanica, le quali, seppur indebolite sulle piazze azionarie e costrette a difendersi nei tribunali, continuano a conservare margini di operabilità e di discrezionalità nei grandi spazi commerciali ed industriali, territoriali e mondiali. Questo assalto delle borse e dello spread all’Italia non è soltanto un tentativo di far pagare alla popolazione il maggior prezzo della crisi economica, trasferendo ricchezza dai ceti medio-bassi a quelli più alti e parassitari, a corto di liquidità e di aspirazioni, no, lo scopo principale, con il pretesto di tagliare le unghie all’invasività della mano statale, è quello di svendere i gioielli nazionali dei settori sensibili, dall’aerospaziale all’energia. Dopodiché qualsiasi altra controriforma sociale risulterà più agevole e non incontrerà ulteriori resistenze, essendo caduti gli ultimi bastioni fortificati a difesa dell’autonomia nazionale. 

 Così crollerà tutta l’impalcatura del Welfare, già ridimensionata e smobilitata negli ultimi vent’anni, successivamente al golpe di palazzo chiamato Mani pulite, sotto gli occhi di sindacati corrotti e marciti, associazioni industriali autoreferenziali e rassegnate, partiti esautorati o ridotti a paraventi dei banchieri e dei poteri esteri (europei e statunitensi).

La situazione è questa e non sarà il voto a rovesciarla, anche se aumenteranno le astensioni o i consensi verso le rappresentazioni organizzative più movimentistiche ed “antisistema”. Oramai, occorre ben altro per saltare il fosso evitando di finirci dentro, servirebbero formazioni di resistenza e rilancio nazionale disciplinate e quasi militarizzate, avanguardie sociali portatrici di un fondamento ideologico forte e innovativo nonché di un’idea di salvezza pubblica non commerciabile e traducibile in compromesso, da opporre allo sfacelo in corso con tutta la violenza di cui sarebbero capaci, disponibili, pertanto, anche a passare sui corpi venduti e sulle istituzioni putrefatte senza commuoversi. Purtroppo siamo ancora lontani dalle auspicate riconfigurazioni politiche.

 Monti o Bersani: ma che cambia? di Osvaldo Pesce

 Fonte: pennabiro.it 

 Viviamo in una fase storica drammatica causa la crisi economica e finanziaria. Capire cosa succede in politica – e le sue ripercussioni nei legami generazionali, nello stile di vita, sino ai problemi pratici della vita sociale e della sicurezza personale ecc. – necessita di una informazione completa e libera che rimane il presupposto per pensare ed agire.

Le recenti elezioni primarie del PD sono state presentate come un ritorno alla politica e alla partecipazione dei cittadini alle scelte, ma non corrispondono per niente a questo obiettivo, perché?

I due schieramenti all’interno del PD non hanno smentito nei programmi presentati né le misure antipopolari del governo Monti fatte passare col loro appoggio, né una svolta futura; anzi Letta, subito dopo la “vittoria” di Bersani, ha confermato nella trasmissione della Berlinguer che proseguiranno sulla strada di Monti. Lo stesso programma di Renzi,presentato come risposta alle aspirazioni giovanili di cambiamento, non si differenziava dalla politica di Monti.

Pensare che l’azione ed il risultato ottenuto da Renzi nelle primarie (40% dei voti) abbia spostato a destra la “sinistra” o viceversa il 60% ottenuto da Bersani abbia spostato a “sinistra “ il PD sono falsi bilanci senza capo né coda, fumo negli occhi.

Nella realtà abbiamo assistito sia nel programma di Renzi sia in quello di Bersani non ad uno scontro di linee, ma più che altro al tentativo di aumentare il consenso elettorale per il PD, fermare Grillo e mettere in naftalina Monti, cioè: tutto cambi perché nulla cambi. Oggi, la battaglia nello schieramento parlamentare è concentrata non sui programmi – l’ ”agenda Monti” resta valida per tutti i partiti dell’eterogenea maggioranza che ha finora sostenuto il governo – ma su come tenere o allontanare Monti e i suoi ministri tecnici e se anticipare le elezioni o attendere la scadenza naturale della legislatura. Bersani si illude di essere vittorioso, Monti e i suoi ministri attendono sornioni, Berlusconi dice e disdice per restareimprevedibile e dettare condizioni. Esistono nel paese due schieramenti riguardo al dopo – elezioni, uno per continuare con Monti azzerando l’autorità del parlamento, l’altro per fingere il ritorno alla politica con Bersani, che sacrificato dopo le dimissioni di Berlusconi non divenne presidente del consiglio grazie anche a Napolitano.

Ogni parola, ogni atto di queste due fazioni ha questa finalità. Tutte le varie forze politiche parlamentari hanno presente tutto ciò, quindi anche quelle, come il PdL, che sono state travolte dagli avvenimenti e si dibattono in una profonda crisi da cui vogliono uscire minacciando di rovesciare il tavolo (vedi l’assenza dal voto sul decreto sviluppo). Ma tutti sono partecipi in un modo o nell’altro a questo scontro che, deve essere chiaro, non c’entra con la soluzione dei problemi del lavoro, dello sviluppo industriale e agricolo, dei servizi sociali, dei giovani, della scuola, dei pensionati ecc. La realtà non cambia, si continua a delocalizzare industrie, a chiudere impianti, a lasciare senza tessuto produttivo intere zone del paese, a precarizzare il lavoro, ad aumentare le tasse, a portare l’IVA sempre più alta, a tagliare servizi sociali ecc. Non solo, il debito pubblico continua a crescere paurosamente.

Chi raggiungerà, dei due schieramenti, il proprio intento? Lo scontro è in corso. Le soluzioni potrebbero portare a riconfermare Monti oppure, se non si raggiunge una coalizione a tale scopo, dare a Bersani per un breve periodo il governo, ma proprio per un breve periodo, e poi ritornare ai tecnici. Di sicuro nessuna di queste due fazioni resta toccata dalla probabile scarsa affluenza di votanti alle elezioni, che invece ha un profondo significato politico (la massiccia astensione dal voto alle elezioni regionali siciliane è già stato un segnale inequivocabile).

Di fronte a queste vicende occorre non lasciarci influenzare dai vecchi rottami politici o dal “ meno peggio”, ma incoraggiare il popolo a continuare e sviluppare la lotta, unico strumento a disposizione contro l’impoverimento e la distruzione del paese. Mantenere la volontà ed il coraggio di lavorare per costruire un soggetto politico che sappia unificare le lotte, riunire in un fronte le classi derubate ,schiacciate, oppresse con un programma di sviluppo alternativo alle attuali politiche.

Obama, un vero Nobel per la Pace

di Massimo Fini – 10/12/2012

Fonte: Massimo Fini [scheda fonte] 

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Nei giorni scorsi Barack Obama ha lanciato un duro monito a Bashar al Assad rivolgendosi direttamente al rais: “Il mondo vigila. L’uso di armi chimiche è e sarebbe inaccettabile. Se ne farai uso ci sarebbero conseguenze e ne sarai responsabile”. Su quali sarebbero queste conseguenze Obama lo ha detto apertis verbis a fine giugno: un intervento militare della Nato, con missili, bombardieri e truppe di terra, soprattutto inglesi e francesi (gli americani non vogliono perdere uomini).
Obama è stato messo all’erta dall’intelligence che attraverso i satelliti Usa, che tutto spiano (Stati e uomini) hanno notato movimenti ‘sospetti’ di truppe siriane intorno ai depositi dove il regime custodirebbe le cosiddette ‘armi non convenzionali’ (gas nervino, soprattutto, ma non solo). A me par ovvio che, se Assad possiede davvero queste armi ’chimiche’, protegga particolarmente i loro depositi ora che i combattimenti con i ribelli si sono fatti sempre più ravvicinati, perché se le ‘brigate rivoluzionarie’ se ne impadroniscono per lui è la fine. Ma sarebbero cazzi acidissimi per tutti.
La Siria, fino a prova contraria, è uno Stato membro dell’Onu e un minimo di senso di responsabilità lo deve pur conservare, nelle ‘brigate rivoluzionarie’ ci sono consistenti gruppi jihadisti i quali non si farebbero alcuno scrupolo a usarle contro i Paesi occidentali. I moniti, gli avvertimenti, le minacce a Bashar al Assad sono il preludio a un attacco militare della Siria da parte della Nato, sulla scia di quanto è avvenuto in Libia. Ma non è ciò di cui voglio parlare qui. Mi commuove fino alle lacrime l’umana sensibilità degli americani, il loro sincero orrore per l’uso di ‘armi non convenzionali’ giudicato “moralmente ripugnante e inaccettabile”.
Peccato che gli americani siano stati gli unici a utilizzare la più micidiale. Atomica su Hiroshima e Nagasaki (agosto 1945). Col dettaglio, sempre pudicamente sottaciuto, che Nagasaki fu colpita tre giorni dopo Hiroshima quando già si conoscevano i terrificanti effetti della Bomba. Fornitura, a metà degli anni ‘80, delle famose ‘armi di distruzione di massa’ (gas nervino) a Saddam Hussein perché le usasse contro i soldati iraniani e i ribelli curdi, compito diligentemente eseguito dall’impresario del crimine come lo chiamava Khomeini (5000 curdi iracheni gasati in un sol giorno nel villaggio di Halabya). Uso di bombe all’uranio impoverito in
Serbia e Kosovo nel 1999. Più di 50 militari italiani presenti nella regione, che pur erano avvertiti del pericolo e usavano le precauzioni del caso, si sono ammalati di cancro. Sugli ammalati serbi, soprattutto bambini, che come tutti i bambini nei dopoguerra sono attratti dai proiettili rimasti sul terreno, li toccano, li maneggiano, si è preferito non fare calcoli.
Le montagne dell’Afghanistan spianate nel 2001-2002 con bombe all’uranio impoverito mentre con l’uso di quegli stessi gas che oggi si rimprovera ad Assad di poter ipoteticamente usare, si cercava di stanare Bin Laden, o il suo fantasma, dalle caverne in cui si sarebbe rifugiato. Uso a tappeto in tutte le guerre recenti delle cluster, bombe che esplodono a mezzo metro dal suolo, proibite dalle convenzioni internazionali.
Il Mullah Omar aveva proibito l’uso delle mine anti-uomo (quasi tutte di fabbricazione italiana, Oto Melara che, per carità, dà da vivere a tanti lavoratori) perché non sono un’arma di guerra colpendo quasi esclusivamente passanti ignari. Ma il Mullah, si sa, è un ‘criminale di guerra’, Barack Obama un Premio Nobel per la Pace.

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=44673

Cloud: la Nuvola che Spegnerà la Libertà in Rete

di P. J. Watson

Traduzione di Anticorpi.info

 

Malgrado il senso di ineluttabilità con cui nell’ambiente viene prospettato l’avvento della tecnologia del cloud computing – destinata a prendere il posto dei normali hard disk come principale centro di archiviazione dei contenuti web – tale sistema rappresenta un nuovo pericoloso cavallo di troia con cui il potere intende completare la regolamentazione e lo spegnimento della libertà in rete.

 

Tra i vari giganti tecnologici sostenitori della tecnologia cloud (nuvola – n.d.t.) vi sono Apple, Google e Amazon. Il cloud in parole povere consiste in una rete di server remoti (quindi non fisicamente a disposizione degli utenti – n.d.t.) nella quale gli utenti potranno memorizzare i propri dati senza il bisogno di usare hard disk locali, di proprietà.

“E’ parte di una tendenza secondo cui tutti i contenuti multimediali (programmi, servizi, film – n.d.t.) non saranno più posseduti dagli utenti, ma noleggiati dalla ‘nuvola universale’, riferisce Investmentu.com.

 Malgrado la comodità di accedere ai propri file da qualsiasi parte del mondo, con qualsiasi dispositivo, gli inconvenienti si prospettano inquietanti.

Questi inconvenienti sono già riscontrabili in You Tube, la quale è tenuta a bloccare, censurare ed eliminare i video degli utenti laddove sia richiesto da parte dei governi.Come abbiamo già riferito in maggio, in questo periodo dietro richiesta dei governi sta rimuovendo molti video che mostrano proteste, manifestazioni e altre situazioni sgradite allo Stato.

 E’ inoltre noto come il cloud di Amazon abbia escluso dai propri server l’intero sito webWikileaks a seguito di esplicita richiesta effettuata dal senatore Joe Lieberman della Commissione Senatoriale per la Sicurezza Nazionale.

 Lieberman è tra i più agguerriti sostenitori della rimozione del dissenso sul web, avendo proposto a Obama una sorta di kill switch per la rete (v. post correlati) al quale ricorrere per spegnere alcune parti del web o chiudere siti per direttissima, con il pretesto della sicurezza nazionale. Lieberman ha parlato dei motivi di tale campagna politica nel corso di una intervista alla CNN: “In questo momento il governo cinese è in grado di disconnettere parti della sua Internet in caso di guerra. Noi dovremmo poter fare lo stesso.”

 Il Cloud è dunque un perfetto strumento per la cosiddetta cyber-security. L’obiettivo ècostringere  la massa a usare uno dei servizi di cloud gestiti da grandi società, in primo luogo attraverso una campagna di tassazioni e regolamentazioni che renda proibitive le normali connessioni ad internet, fino ad una eventuale chiusura totale della rete attuale. Quando la maggior parte dei dati sarà limitata alla rete cloud, attraverso un inasprimento delle leggi sul diritto d’autore, sulla libertà di parola e sulla diffamazione, si costringerà al silenzio i media alternativi.

 Acconsentire che tutti i nostri file siano memorizzati su un server remoto, equivale a consegnarli nelle mani di una grande azienda, la quale attraverso qualche condizione elencata nei “termini di utilizzo” avrà il potere di accedere ad essi o rimuoverli.

 Ad esempio, le condizioni di utilizzo del cloud di Amazon prevedono che quest’ultima possa esercitare, “il diritto di accedere, conservare, utilizzare e divulgare i dati dello account e dei relativi file.” (link).

 Consegnare i propri dati ad un cloud rende anche più facile per il governo ottenere informazioni private.

 

 “Non è come conservare i propri dati in un cassetto della scrivania,” ha spiegato alWashington Post Chris Calabrese della American Civil Liberties Union. “Se un governo vuole ispezionare l’hard disk di un cittadino, oggi deve obbligatoriamente ottenere la autorizzazione di un giudice, mentre ispezionare i dati all’interno dei cloud non prevederà simili limitazioni.”

 Anche la sicurezza è praticamente inesistente sul cloud di Amazon. Amazon scrive che “non garantiamo che i file memorizzati non saranno oggetto di appropriazione indebita, perdita o danno, e decliniamo ogni responsabilità al riguardo. L’utente è l’unico responsabile del mantenimento di una adeguata sicurezza, della protezione e del backup dei file.”

 Quindi, se un hacker o Amazon stessa eliminasse i tuoi file, non potresti chiedere spiegazioni ad Amazon.

Gli appassionati di tecnologia hanno anche previsto problemi per chi deciderà di cambiare compagnia di clouding, ad esempio passando da Apple a Google. “I fornitori di servizi cloud come Apple, Google e Facebook avranno un forte interesse a ‘bloccare’ i loro clienti per massimizzare i ricavi”, scrive Tony D’Altorio. “Faranno del loro meglio per limitare la libertà degli utenti di vagare liberamente di cloud in cloud.”

 “Quindi gli utenti potrebbero restare bloccati in iCloud di Apple e riscontrare difficoltà ad uscirne senza problemi.” ha osservato Mark Little, analista di Ovum. “I costi dimigrazione [di cloud in cloud] saranno certamente una delle questioni più rilevanti della storia del cloud computing.”

 Il Cloud non è che un cavallo di troia contro la libertà del web. E’ un tentativo di assimilare i media alternativi in un grande alveare robotico, prima di distruggerli dal di dentro. Il Cloud (se avrà successo – n.d.t.) sarà una parte importante di Internet 2 e ricoprirà un ruolo centrale nella trasformazione del world wide web in qualcosa di molto simile alla TV via cavo; un sistema in cui un piccolo numero di società per azioni lavoreranno con i governi per decidere cosa possa essere pubblicato, o meno.

 Il Cloud ucciderà la libertà in rete, a meno che non passi il messaggio che è uno strumento perfettamente finalizzato allo spegnimento della libertà di parola sul web.

 Articolo in lingua inglese, pubblicato sul sito Prison Planet

Link diretto:


Traduzione di Anticorpi.info

Graviola, un miracolo della natura

Sarà vero?

 

 Graviola, un miracolo della natura!(fallo girare il piu’ possibile)

Il Sour Sop (nome in inglese) o il frutto della Graviola è naturale rimedio miracoloso per 

debellare le cellule del cancro, rimedio 10.000 volte più forte rispetto alla chemioterapia.

Perche’ non siamo a conoscenza di questo?

Perche’ alcune grande società volevano recuperare i soldi investiti in anni di ricerca, cercando di fare una versione “chimica” di questo rimedio per la vendita.
Molte persone sono morte invano, mentre queste case farmaceutiche tenevano nascosto il segreto della Graviola, incassando milioni di dollari.
E’ giusto quindi passare le informazioni corrette ad amici e conoscenti, in modo che al momento del bisogno possano usufruirne, anche come prevenzione.
Il sapore e’ gradevole , e ‘completamente naturale e non ha alcun effetto collaterale.
Questa pianta ha molti benefici, ma è rinomata i suoi ottimi effetti anti-cancro.
Essa è un rimedio provato contro il cancro di ogni tipo.
Oltre ad essere un rimedio cancro, la Graviola è un agente antimicrobico ad ampio spettro per le infezioni, sia batteriche e fungine, è efficace contro parassiti interni e vermi, abbassa la pressione sanguigna alta e viene utilizzato per i disturbi della depressione, stress e nervoso.

Ecco la storia incredibile dell’albero di Graviola:

La verità è incredibilmente semplice: Nel profondo della foresta amazzonica cresce un albero che potrebbe letteralmente rivoluzionare quello che, il medico, e il resto del mondo pensa rispetto al possibile trattamento del cancro e le possibilità di sopravvivenza.
Il futuro non è mai stato più promettente.

La ricerca mostra che, con estratti di questa pianta miracolosa ora può essere possibile:
* Combattere il cancro definitivamente con una terapia tutta naturale che non causa nausea, perdita di peso e perdita di capelli
* Proteggere il sistema immunitario ed evitare infezioni mortali
* Sentirsi più forti e sani durante tutto il corso del trattamento
* Aumentare l’ energia e migliorare la visione della vita

La fonte di queste informazioni è altrettanto sorprendente: Viene da uno dei più grandi produttori di farmaci Americani ed e’ frutto di oltre 20 test di laboratorio effettuati fin dal 1970!
Ciò che questi test hanno rivelato era incredibile!

Ecco che cosa i test hanno evidenziato:

* Efficace nel colpire e uccidere le cellule maligne in 12 tipi di cancro, tra cui quello del colon, del seno, della prostata, del polmone e del pancreas ..
* I composti dell’ albero di Graviola hanno dimostrato di essere fino a 10.000 volte più forte nel rallentare la crescita delle cellule tumorali rispetto all’ Adriamicina, un farmaco chemioterapico comunemente usato nella cura del cancro.
* A differenza della chemioterapia, il composto estratto dall’ albero di Graviola
uccide solo le cellule tumorali senza danneggiare le cellule sane!!!

Le incredibili proprietà anti-cancro della Graviola sono stati ampiamente studiate, e allora perché non avete mai sentito parlare? 

Varie parti dell’albero di Graviola, compresa la corteccia, le foglie, le radici, frutta e i semi-sono stati utilizzati per secoli dagli uomini della medicina e Indiani nativi d’America per curare le malattie cardiache, asma, problemi al fegato e l’artrite.
Proseguendo , una nota societa’ farmaceutica Americana, riversò denaro e risorse per provare le proprietà anti-tumorali dell’albero di Graviola, rimanendo, scioccati dai risultati.
La Graviola ha dimostrato di essere un uccisore del cancro.
Ma è qui che purtroppo ha termine la storia Graviola.
La società ricercatrice, ha un problema enorme con la Graviola.
Questo albero è del tutto naturale, e quindi, ai sensi del diritto federale, non brevettabile.
Non c’è modo di fare profitti con la Graviola.

La stessa casa farmaceutica ha investito quindi quasi sette anni a cercare di sintetizzare due ingredienti della Graviola anti cancro.
Ma non e’ stato possibile sintetizzare in alcun modo i principi attivi della Graviola contro il cancro. L’originale semplicemente non poteva essere replicato.
Non c’era modo con cui la società farmaceutica in questione avesse potuto proteggere i propri interessi, e riavere il denaro investito nella ricerca.
Questa societa’ farmaceutica abbandonò quindi il progetto e decise di non pubblicare i risultati della sua ricerca!

Per fortuna, però, uno scienziato del team della ricerca sui benefici contro il cancro della Graviola porto’ alla luce quanto scoperto.
Rischiando la sua carriera, contatto’ una società dedita alla raccolta delle piante medicinali della foresta pluviale amazzonica e denuncio’ la cosa.

Miracolo!
Quando la notizia venne alla luce, scateno’ diverse turbolente polemiche.
Il National Cancer Institute ha eseguito la prima ricerca scientifica nel 1976. I risultati hanno dimostrato che le foglie e gli steli della Graviola sono stati trovati efficaci per attaccare e distruggere le cellule maligne.
Inspiegabilmente, i risultati sono stati pubblicati in un rapporto interno e mai rilasciato al pubblico .

Dal 1976, la Graviola ha dimostrato di essere un killer del cancro immensamente potente in 20 test di laboratorio indipendenti, ma nessuno studio randomizzato doppio cieco e’ mai stato avviato.

Uno studio pubblicato sul Journal of Natural Products, a seguito di un recente studio condotto presso l’Università Cattolica della Corea del Sud ha dichiarato che una sostanza della Graviola e’ in grado di uccidere selettivamente le cellule tumorali del colon con una potenza 10.000 superiore al farmaco chemioterapico comunemente usato come la Adriamicina .

La relazione dell’Università Cattolica della Corea del Sud è che la Graviola ha dimostrato di mirare selettivamente le cellule tumorali, lasciando intatte le cellule sane, a differenza della chemioterapia, che mira indiscriminatamente a tutte le cellule che attivamente si riproducono e che causa gli effetti collaterali spesso devastanti di nausea e perdita dei capelli nei pazienti oncologici.

Uno studio della Purdue University ha recentemente provato che le foglie della Graviola uccidono le cellule cancerogene tra sei linee di cellule umane e sono particolarmente efficaci contro i tumori della prostata, del pancreas e del polmone.

Tratto da un articolo di Juicing Vegetables e Rawforbeauty.

Silvia Pepe, Smile Therapy