di Landdestroyer – 12/12/2012
Fonte: aurorasito
L’esercito siriano combatte al-Qaida
Come previsto, dopo una lunga pausa di finta “riflessione”, gli Stati Uniti hanno riconosciuto i militanti che armano, finanziano, aiutano logisticamente e sostengono diplomaticamente poiché, come già nel 2007, sarebbero i “rappresentanti legittimi del popolo siriano” con l’aggiunta dell’avvertenza “in opposizione al regime di Assad.” Il Wall Street Journal avrebbe riferito che nell’annuncio del presidente degli Stati Uniti Barack Obama, effettivamente si legge: “La Coalizione nazionale delle forze rivoluzionarie e di opposizione siriane, che riflette e rappresenta sufficientemente la popolazione siriana, la riteniamo il legittimo rappresentante del popolo siriano in opposizione al regime di Assad.” La bizzarra e incerta formulazione invia un messaggio sia di incertezza che di illegittimità clamorosa, indicando che gli stessi Stati Uniti riconoscono la vera natura della cosiddetta opposizione “siriana”, che appare evidente a un numero crescente di persone, sia pubblici ufficiali che dell’opinione pubblica, e che un certo grado di distanza retorica deve essere mantenuto.
La manifesta natura estremista dei militanti che operano in Siria, è diventata una carta sempre più difficile per l’occidente. Torrenti di video e report confermano e documentano le atrocità dei militanti, tra cui il mitragliamento di prigionieri legati, e un video particolarmente raccapricciante di un bambino armato di una spada dai militanti per decapitare uomini che indossano abiti civili, in ciò confermando i peggiori timori espressi dagli analisti geopolitici e dai governi di tutto il mondo, secondo cui l’opposizione siriana è di fatto al-Qaida. Quindi, si tratta della prova schiacciante che il presidente Obama è stato costretto a riconoscere, infine, affermando: “C’è una piccola parte di coloro che si oppongono al regime di Assad affiliata ad al-Qaida in Iraq… e ci accingiamo a distinguere questi elementi dall’opposizione.”
Il Wall Street Journal, nel suo articolo, “Gli USA riconoscono il principale gruppo ribelle della Siria“, segnala anche: “L’amministrazione Obama, martedì ha pubblicato per la prima volta l’intelligence che collega direttamente un potente gruppo ribelle siriano ai comandanti di al-Qaida in Iraq. Funzionari degli Stati Uniti hanno formalmente sancito la milizia, chiamata Jabhat al-Nusra, congelando qualsiasi attività che negli Stati Uniti e nel blocco filo-statunitense possa avere a che fare con essa, a causa dei timori diffusi che possa ottenere un potere sproporzionato sui gruppi ribelli che cercano di rovesciare Assad”. Nonostante ciò, tali sanzioni restano simboliche e applicate selettivamente. Come nel caso delMujahedeen-e-Khalq (MEK) e del Gruppo combattente islamico libico (LIFG), che ufficialmente si è fuso con al-Qaida nel 2007, secondo una relazione del Centro per la lotta al terrorismo (CTC) dell’esercito degli Stati Uniti di West Point, “I combattenti stranieri di al-Qaida in Iraq.” Eppure, nel 2011, la NATO aveva armato, finanziato e fornito supporto aereo al LIFG durante il rovesciamento premeditato del governo libico.
Gli USA supportano consapevolmente al-Qaida da anni
Elementi del LIFG sono dietro l’attacco al consolato statunitense di Bengasi e alla morte dell’ambasciatore Christopher J. Stevens. Sono inoltre confermati l’invio di combattenti e armi attraverso la Turchia, membro della NATO, dove si addestrano prima di impegnarsi nelle operazioni di combattimento in Siria. Nel novembre 2011, il Telegraph, nel suo articolo, “il leader libico islamico ha incontrato il gruppo dell’opposizione armata libera siriana“, citava proprio il LIFG quando segnalava: “Abdulhakim Belhadj, capo del Consiglio militare di Tripoli ed ex-leader del gruppo combattente islamico libico, ‘ha incontrato il leader dell’esercito libero siriano a Istanbul e al confine con la Turchia’, ha detto un ufficiale che coopera con Belhadj. ‘Mustafa Abdul Jalil (il presidente ad interim libico) l’aveva inviato lì.” Un altro articolo del Telegraph, “I nuovi governanti della Libia offrono armi ai ribelli siriani”, ammette: “I ribelli siriani hanno avuto colloqui segreti con le nuove autorità della Libia, volti a garantirsi armi e denaro per la loro rivolta contro il regime del presidente Bashar al-Assad, ha appreso il Daily Telegraph. ‘Nel corso della riunione, che si era tenuta a Istanbul tra funzionari turchi e i siriani, è stato chiesto ‘aiuto’ ai rappresentanti libici che hanno offerto armi e possibilmente volontari. C’è qualcosa in programma per l’invio di armi e anche di combattenti libici in Siria’, ha detto una fonte libica, parlando in condizione di anonimato. ‘C’è un intervento militare in rotta. Nel giro di poche settimane si vedrà.’ Più tardi, quel mese, circa 600 terroristi libici sarebbero entrati in Siria per iniziare le operazioni di combattimento, invadendo il paese da quel momento.”
Chiaramente non si organizzano “segretamente” centinaia di combattenti sotto il naso del consolato statunitense a Bengasi, in Libia, e di “nascosto” vengono inviati in uno stato membro della NATO per recarsi in Siria. Lo fanno con il supporto della NATO, con la NATO che certamente fornisce sostegno ai militanti lungo il confine della Turchia con la Siria, utilizzando le stesse reti regionali di al-Qaida identificate dai militari statunitensi durante l’occupazione dell’Iraq, spiegando così anche da dove Jabhat al-Nusra proviene. Ulteriori affermazioni sostengono che gli Stati Uniti hanno identificato e tentano di separare dall’”opposizione” gli estremisti settari, con l’ammissione, già fatta nel 2007, che la politica estera degli Stati Uniti cercò esplicitamente di utilizzare ampiamente questi estremisti settari per rovesciare con la violenza il governo siriano.
In effetti, nel 2007, il giornalista vincitore del Premio Pulitzer Seymour Hersh, pubblicò un articolo intitolato “The Redirection“, per il New Yorker, in cui funzionari di Stati Uniti, Arabia Saudita e Libano descrivevano il loro complotto. Nella relazione viene specificato: “Per indebolire l’Iran, che è prevalentemente sciita, l’amministrazione Bush ha deciso, in effetti, di riconfigurare le sue priorità in Medio Oriente. In Libano, l’amministrazione ha collaborato con il governo dell’Arabia Saudita, che è sunnita, nelle operazioni clandestine destinate ad indebolire Hezbollah, l’organizzazione sciita sostenuta dall’Iran. Gli Stati Uniti hanno inoltre preso parte ad operazioni segrete contro Iran e Siria, sua alleata. Una conseguenza di queste attività è stato il rafforzamento dei gruppi estremisti sunniti che sposano una visione militante dell’Islam, e che sono ostili agli USA e vicini ad al-Qaida“. “The Redirection“, Seymour Hersh (2007) L’articolo di Hersh continua affermando: “Il governo saudita, con l’approvazione di Washington, avrebbe fornito fondi e aiuti logistici per indebolire il governo del presidente Bashir Assad, in Siria. Gli israeliani credono che mettendo sotto tale pressione il governo di Assad, lo renderebbe più conciliante e aperto ai negoziati.” ”The Redirection“, Seymour Hersh (2007)
Il legame tra gruppi estremisti e finanziamento saudita viene anche menzionato nell’articolo, e riflette le prove presentate dal CTC di West Point che indicano che la maggior parte dei combattenti e dei finanziamenti dietro la violenza settaria in Iraq, proviene dall’Arabia Saudita. L’articolo di Hersh afferma esplicitamente: “…[Il saudita] Bandar e altri sauditi hanno assicurato la Casa Bianca che ‘non mancheranno di tenere sott’occhio i fondamentalisti religiosi’. Il loro messaggio per noi era ‘Abbiamo creato questo movimento, e siamo in grado di controllarlo. ‘ Non è che non vogliamo che i salafiti lancino bombe, ma che non li passino a Hezbollah, Moqtada al-Sadr, all’Iran e ai siriani, continuando a collaborare con Hezbollah e l’Iran“. ”The Redirection“, Seymour Hersh (2007) L’articolo sembra una profezia, testualmente avveratasi negli ultimi 2 anni.
Il Wall Street Journal segnala apertamente che il conflitto siriano si sta trasformando in una guerra per procura contro l’Iran, così come è stato previsto nel 2007. L’ignoranza simulata, la sorpresa e l’impegno per ridurre i gruppi terroristici degli Stati Uniti sono finzioni, create di proposito soprattutto per l’opinione pubblica. Bande di estremisti settari che distruggono la Siria è un piano stabilito da anni, un piano ormai prossimo all’attuazione.
Il Wall Street Journal ammette che in Siria le minoranze lottano per la vita, il leader del CNS ammette di voler creare uno “Stato islamico”
E anche se il presidente americano Obama tenta di assicurare il pubblico e la comunità internazionale affermando che l’occidente espelle gli estremisti, il Wall Street Journal ammette che si stanno formando milizie in tutta la Siria, assemblate dalle minoranze della Siria per proteggersi da quello che è chiaramente un assalto settario, e non un movimento pro-democrazia. Nel descrivere le milizie, il Wall Street Journal riporta: “Molti provengono dalle minoranze religiose della Siria, per lo più dalla setta sciita alawita a cui appartiene la famiglia del presidente, ma anche cristiani e drusi, che sempre più spesso si confrontano in una battaglia contro una rivolta principalmente sunnita.” Naturalmente, il Wall Street Journal tenta di ritrarre le milizie come mercenari al servizio del presidente siriano Bashar al-Assad, pur ammettendo la natura settaria dell’opposizione e ammettendo che è confermato che al-Qaida opera in Siria.
La natura settaria del bagno di sangue era stata già programmata negli Stati Uniti, nel 2007 venne menzionata anche da Seymour Hersh su “The Redirection“. Una previsione venne fornita da un ex ufficiale della CIA in Libano, che aveva dichiarato: “Robert Baer, un ex veterano della CIA in Libano, è un critico severo di Hezbollah e ha messo in guardia dai suoi legami con il terrorismo sponsorizzato dall’Iran. Ma ora mi ha detto, ‘ci sono gli arabi sunniti che si preparano a un conflitto catastrofico, e avremo bisogno di qualcuno per proteggere i cristiani in Libano. L’avevano fatto i francesi e gli statunitensi, e lo faranno Nasrallah e gli sciiti.’” ”The Redirection”, Seymour Hersh (2007).
Chiaramente, i cristiani in Siria avrebbero bisogno di protezione. E mentre gli Stati Uniti tentano di rassicurare il mondo che la nidiata di terroristi che hanno allevato e ora ufficialmente riconosciuto come “rappresentanti del popolo siriano”, sia “pro-democrazia” in sé, il recentissimo leader creato dagli Stati Uniti a Doha, in Qatar, per guidare la nuova coalizione dell’opposizione, Moaz al-Khatib, ha ammesso in un’intervista ad al-Jazeera che vuole stabilire uno “stato islamico” in tutta la Siria, oggi secolare. Modellato sul regime sempre più dispotico dei Fratelli musulmani guidati da Mohammed Morsi, che attualmente invia bande di stupratori per disperdere i manifestanti che si oppongono alla sua dittatura in ascesa, la visione di al-Khatib del futuro della Siria sarà rifiutata anche da molti sunniti siriani.
Dichiarare questa minoranza violenta, potenziata dai terroristi stranieri volti ad avviare la creazione di una brutale teocrazia, sotto la falsa cartina patinata della “democrazia”, quali “rappresentanti del popolo siriano”, non è un “un grande passo”, come ha dichiarato il presidente Obama. Al contrario, si tratta di un passo tanto illegittimo e immorale quanto disperato. Si tratta di un ulteriore passo falso, e che rischia di far inciampare gli USA su coloro che hanno armato e sostenuto.
fonte: Landdestroyer
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
Siria: il retroscena parigino del conclave di Doha!
di Nasser Sharara – 11/12/2012
La Conferenza di Doha sulla Siria, nel novembre 2012, includeva un aspetto oscuro che consisteva nel tracciare un piano per cambiare la realtà politica e militare sul terreno, spingendo Parigi ad accelerare e istigare a “bruciare le tappe.” Ne è venuto fuori un “memorandum confidenziale” che definisce la funzione operativa della nuova “coalizione dell’opposizione siriana”, una volta che i ribelli riorganizzati e concentrati su cinque fronti assalteranno le principali città siriane.
Secondo una fonte molto in alto nelle gerarchie delle autorità siriane, molti dettagli dei piani segreti architettati al margine di Doha, avrebbero preso la via di Damasco, rivelando che l’obiettivo del congresso non era soltanto trovare una soluzione alla crisi manifesta della frammentata opposizione fondamentalista islamica, ma anche e soprattutto sviluppare un piano che potrebbe cambiare la realtà politica e militare siriana; la recente “Battaglia di Damasco” rientra nelle decisioni segrete prese nella stessa conferenza. In particolare, la Francia ha cercato di manovrare dietro le quinte per diversi motivi. Tra questi, i massimo dei suoi sforzi per convincere l’UE a revocare il divieto di fornire armi all’opposizione siriana che, secondo Parigi, è pronta a ottenere una vittoria decisiva.
Pertanto, la comunità internazionale avrebbe dovuto seguire il suo esempio attraverso il riconoscimento della coalizione [1] come unico rappresentante del popolo siriano e come unico punto di contatto di tutte le opposizioni. Così, i dibattiti riportati da alcuni partecipanti a questa famosa conferenza, dimostrerebbero l’insistenza della Francia nel rovesciare il governo siriano al più presto possibile, incoraggiando “a bruciare le tappe” nel promuovere l’escalation politico-militare e risolvere il problema della paura generata, in occidente, dall’opposizione armata, chiaramente dominata dalle cellule di al-Qaida e dagli elementi soggetti ai programmi degli estremisti salafiti.
Il piano dei cinque fronti
Sulla base di quanto filtrato dalla conferenza di Doha, del suo rapporto con la situazione generale militare in Siria, delle organizzazioni della cosiddetta opposizione siriana infine fusesi, della battaglia di Damasco che ne è seguita, secondo le fonti informate che hanno parlato con al-Akhbar, le posizioni dei cosiddetti “amici del popolo siriano” non sono immerse nell’armonia totale. Mentre Parigi si distingue per il suo desiderio di aggredire e la sua insistenza a bruciare le fasi del confronto con le autorità siriane, Washington e in misura minore Londra, ritengono che in questa fase sarebbe meglio applicare semplicemente sanzioni economiche più severe e spingere l’opposizione a riorganizzarsi sotto l’egida della nuova coalizione, per liberarsi “parzialmente” dei propri estremisti; solo in parte perché potrebbero “ancora essere utili” per indebolire lo stato siriano! Di conseguenza, un documento con il timbro del segreto, sarebbe circolato dietro le quinte, per preparare le discussioni sulla necessità della cautela nell’armamento dell’opposizione.
I punti chiave di questo documento riservato si concentrano su due assi principali, l’operatività e i doveri della Coalizione Nazionale che “dovrebbe dimostrarsi capace di superare diverse sfide“, tra cui:
1. Unificare l’assistenza umanitaria agli sfollati dentro e fuori i confini siriani, in modo che possa raggiungere tutti i siriani attraverso “il canale esclusivo dei Fratelli musulmani.”
2. Rivedere l’organizzazione dei ribelli armati asserviti alla coalizione degli oppositori, di cui ne costituiscono i due terzi secondo i dati dei servizi segreti stranieri, secondo un piano che unirebbe cinque fronti preparati contro le principali città siriane. Questo, al fine di eliminare l’ultimo terzo costituito dai salafiti, che sarebbero fedeli solo a se stessi.
Una terza area di discussione sarebbe focalizzata sull’armamento della coalizione dell’opposizione siriana. I membri di spicco della coalizione hanno presentato la brillante idea di abolire il divieto e la codificazione delle armi destinate ai cosiddetti ribelli, mentre i funzionari governativi francesi hanno indicato che, nel caso in questione, qualsiasi coinvolgimento in questa direzione dovrebbe passare attraverso una decisione dell’Unione europea, richiedendo il consenso dei 27 paesi partner con i quali si è in corso di negoziazione. Hanno detto che il problema per il governo francese è inestricabilmente legato a “scongiurare il pericolo degli infiltrati jihadisti nell’opposizione siriana“, l’occidente è anche, e per la maggior parte, disposto ad armare l’opposizione così riorganizzata.
Ciò che questi eminenti oppositori hanno replicato è che proprio questa astensione occidentale ha portato le forze salafite ad essere più pesantemente armate, avendo la possibilità di dipendere solo dalle reti del finanziamento privato, anche se sponsorizzate dai paesi del Golfo. Parigi avrebbe promesso di discuterne durante le deliberazioni del Consiglio europeo per gli affari esteri, che ha avuto luogo nella seconda metà del mese scorso. Ma le risposte all’ultima domanda sono rimaste segrete!
In ogni caso, gli osservatori della conferenza di Doha hanno visto che Parigi, superando la cautela dagli Stati Uniti, sembrava molto ansiosa di mobilitarsi a favore della decisione di armare coloro che essa chiama “opposizione democratica siriana”, se non altro per il suo impegno nel cercare l’approvazione dei suoi partner dell’Unione europea. Tuttavia, come il corso degli eventi ha dimostrato, Parigi ha fallito nel suo tentativo di porsi a leader della “comunità internazionale” nella crisi siriana, e dovrà porsi nel campo guidato da Washington. Ma nel frattempo, gli eventi di Gaza hanno monopolizzato gli sforzi diplomatici internazionali dedicati alla situazione siriana…
Fallimento dell’opzione francese
Dopo la conferenza di Doha, vi sono state aspre critiche, anche all’Eliseo, sull’opportunità dell’iniziativa prematura del presidente francese François Hollande, che ha dichiarato di riconoscere la coalizione “come l’unico rappresentante del popolo siriano, e quindi come governo provvisorio della futura Siria democratica, permettendo di farla finita col regime di Bashar al-Assad!” [2]. Secondo fonti diplomatiche, Hollande avrebbe indicato i tre motivi che l’hanno portato a distinguersi, mentre Londra e Washington si erano astenute dal riconoscere la coalizione in questi termini.
Il primo motivo è dovuto al suo impegno personale, che si era ripromesso di rispettare, facendo al più presto l’annuncio. Il secondo era la sua convinzione personale della necessità di accelerare le mosse militari e diplomatiche per non smorzare la spinta dell’accordo di unificazione, ottenuto a Doha a prezzo di molte difficoltà. Il terzo era relativo al suo desiderio di vedere Parigi in prima linea, sulla scena internazionale, ripetendo in Siria il proprio ruolo in Libia.
Come Sarkozy aveva ufficialmente ricevuto l’illustre Consiglio nazionale di transizione [CNT] accelerando l’intervento occidentale in Libia, facendo pendere la bilancia a favore dei ribelli, Hollande ha pensato bene di correre a nominare l’ambasciatore a Parigi della Coalizione nella persona del dissidente siriano, in esilio da anni, Makhous Mounzer, poco dopo aver ricevuto Ahmad Moaz al-Khatib, nominato presidente della coalizione da poco unificata. Ma Parigi non è stata molto contenta di vedere che il suo approccio non ha alterato le riserve di Londra e Washington, che praticamente non hanno cambiato la loro posizione internazionale sulla questione siriana, come era avvenuto in Libia.
Anche la Lega araba, su cui Parigi puntava molto facendo leva sull’opposizione siriana, non si è espressa così chiaramente come previsto, in quanto ha riconosciuto la coalizione come osservatore e non come unico rappresentante del popolo siriano. Parigi non si è resa conto che la sua fretta di rovesciare il governo siriano, imitando il caso libico, era problematica, soprattutto quando ha autorizzato a nominare un ambasciatore della coalizione degli oppositori, sollevando questioni giuridiche, dato che alcun governo di opposizione è stato fondato in Siria o all’estero!
Parigi, infatti, è andata avanti mentre la Gran Bretagna e gli Stati Uniti dichiaravano di avere ancora da discutere sui termini di questo riconoscimento… [3]. Così, Parigi ha cercato di diffondere i suoi argomenti per convincere i suoi partner, in particolare Washington, sui meriti della sua politica. Sempre da fonti diplomatiche, l’argomento forte in questo caso si riduceva nel dire che Parigi avrebbe riconosciuto la coalizione “perché avrebbe cercato di far pendere la bilancia a favore dei musulmani moderati, a scapito degli infiltrati salafiti tra i combattenti armati e i diversi gruppi politici!”. Ma sembra che Londra e Washington siano rimaste sulle loro posizioni: aiuti umanitari e unificazione nei cinque fronti dei combattenti, che verrebbero staccati e non asserviti ai gruppi estremisti [4].
Coloro che hanno seguito queste discussioni a Doha, prevedono che s’innescherà una guerra tra salafiti e cosiddetti musulmani moderati. In altre parole, si aspettano una seconda guerra civile dentro quella attuale, che avrebbe luogo sempre sul suolo siriano!
Fallimento dello scenario adottato per assassinare al-Assad
Sempre sull’obiettivo di “bruciare le tappe” perseguito da Parigi, con la simpatia “condizionata” della Gran Bretagna, sono emersi informazioni che rimangono da dimostrare. Si concentrano sul fatto che la “battaglia di Damasco” avrebbe coperto un fallito tentativo di assassinare il Presidente della Siria ad opera di un presunto squadrone giordano, incaricato di penetrare nell’aeroporto internazionale di Damasco, prima di continuare il suo raid contro una località ritenuta essere luogo di residenza del Presidente. Tutto questo per far credere che l’attentato sarebbe stato commesso dagli avversari interni ed evitare il coinvolgimento degli Stati Uniti verso la Russia. A questo proposito, vale la pena ricordare l’apertura di un ufficio dei servizi segreti britannici nella capitale giordana, incaricato dell’esecuzione della logistica diretta al territorio siriano.
Nasser Sharara 07/12/2012 al-Akhbar [Libano]
Articolo tradotto dall’arabo da Mouna Alno-Nakhal per Mondialisation.ca
Valutazioni:
[1] “Protocollo di Doha” dell’opposizione siriana
Una “opposizione” eterogenea, divisa, senza programma e senza prospettiva creata dal Qatar e doppiata da François Hollande!
[2] François Hollande riconosce la coalizione nazionale siriana
[3] Il diritto internazionale permette di sostenere apertamente l’opposizione armata in Siria?
[4] Gli Stati Uniti finalmente ammettono l’invio di armi pesanti dalla Libia ai ribelli siriani. “Entrambe queste disposizioni, il riconoscimento dell’opposizione unificata e l’istituzione a distanza di gruppi estremisti, sono necessari per l’amministrazione Obama per riconoscere apertamente di sostenere i ribelli siriani con armi e rifornimenti.”
Nasser Sharara è un giornalista libanese
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