Bersani a che prezzo cede l’Italia al mondo?

Bravo. La crescita e l’austerity contemporaneamente, riuscirà il mago Pierluigi dove il tecnico Monti ha fallito?

 BERSANI: “Io non racconterò favole. Ora austerity ma anche crescita”

 giovedì 13 dicembre 2012 – ore 14:34

 Per favorire la crescita economica l’Italia ha “urgente bisogno di investimenti” anche dall’estero, poiche’ “la cultura industriale ha in Italia un’antica tradizione”. Lo afferma in un’intervista alla ‘Welt”

il segretario del Partito Democratico, Pierluigi Bersani, sottolineando che “il mondo vuole l’Italia e noi dobbiamo dargliela.

 fortuna che Hollande ha già deciso al posto dello psiconano, almeno siamo certi. Ora se abbiamo altre domande sul nostro futuro chiedere al francese ed a Barroso.

 HOLLANDE: “Non esiste alcuna seria possibilità di un ritorno di Silvio Berlusconi a guidare il governo italiano”

venerdì 14 dicembre 2012 – ore 14:17

 Secondo il presidente francese Francois Hollande, non esiste alcuna “seria” possibilita’ di un ritorno di Silvio Berlusconi come candidato a succedere a Mario Monti alla guida del prossimo esecutivo italiano. “Non credo vi sia una probabilita’ molto seria che accada”, ha tagliato corto il capo dell’Eliseo.

 

IL MOSTRO (non è l’inflazione ma il bilancio delle banche)

Per l’Euro la situazione è doppiamente grave, in quanto l’assoluta indipendenza della BCE dalle istituzioni politiche (quindi dai ministeri dell’economia e delle finanze) priva la moneta europea di un qualunque governo sensato e la abbandona alla speculazione.

 Chi tentò di porre la propria banca nazionale sotto il controllo del governo fu accusato di deriva autoritaria e violazione di diritti umani.  Quel governo messo sotto accusa era L’Ungheria, colpevole di volersi riprendere il controllo della banca centrale, come un tempo fu la nostra Banca d’Italia (ante 1981). Eh già, la Ue ha uno strano senso dello humor.Poveri banchieri, sono umani da proteggere anche loro no?

  IL MOSTRO (non è l’inflazione ma il bilancio delle banche)

Posted By Andrea Cavalleri On 14 dicembre 2012

  Immaginiamo un azienda che produce etichette. Quando fabbrica i suoi autoadesivi, il diligente amministratore annota al passivo le spese sostenute per approntarli: materie prime, ore di lavoro, competenze di eventuali subfornitori e terzisti, spese generali. Tutte le spese sostenute per la produzione vengono computate nel costo totale dell’etichetta e saranno scritte al passivo nel bilancio.

Finché il rotolo nuovo di etichette resta in magazzino, il suo valore è calcolato a prezzo di costo. Quando finalmente viene venduto, il fabbricante ottiene il suo ricavo, che verrà scritto negli attivi di bilancio. La parte di ricavo che eccede le spese è l’utile, che, se si sarà mantenuto per tutto l’anno, risulterà in bilancio e verrà tassato.

 

Avviene però che il cliente di questa azienda sia una catena di supermercati che richiede le etichette con il prezzo dei prodotti. Allora l’amministratore dell’etichettificio comincia a fatturare al supermercato la cifra scritta sulle etichette: 1.000 etichette con scritto il prezzo “2 euro”, costo 2.000 euro, 10.000 etichette con scritto il prezzo “10 euro”, costo 100.000 euro. Si tratta di cifre complessive favolose ed è strano che l’amministratore del supermercato le paghi senza richiedere la prova dell’etilometro al suo fornitore (alcune male lingue parlano di un co-interessamento dei vertici del supermercato con il giro di soldi). Comunque le paga e l’etichettificio si trova con degli utili astronomici. Come fare a giustificarli mentre il supermercato va in rovina e i suoi dipendenti sono inferociti? E come ridurre le salatissime tasse?

 Ecco che il padrone dell’etichettificio ha una bella idea: con qualche spicciolo finanzia dei convegni di studi coinvolgendo anche grossi nomi e università e fa elaborare gli ILS (International Labelling Standard) dei criteri standard per la contabilizzazione delle etichette.

In base a queste norme compila il bilancio a fine anno, scrivendo nei passivi i prezzi a cui ha venduto le etichette, e negli attivi l’identica quantità di soldi ricevuta dal supermercato. Poi, siccome ha concesso al supermercato di pagare con dilazioni importanti (12, 24 mesi e più) aggiunge agli attivi gli interessi su queste dilazioni, interessi che verrebbero a costituire l’utile dell’etichettificio.

 Naturalmente, dopo la presentazione del bilancio, gli azionisti e gli amministratori della società vengono immediatamente incriminati per truffa, falso in bilancio ed evasione fiscale.

 La banca fa la stessa identica cosa, ma per lei, inaudita eccezione, è perfettamente legale.

Perché gli IAS (Account International Standard), le regole contabili (scritte dai banchieri stessi), sono recepite nelle legislazioni nazionali.

E così, il denaro nuovo, stampato di fresco, viene ceduto allo Stato, non al costo tipografico ed eventuali utili commisurati, ma al valore scritto sulle banconote e tale valore nominale viene iscritto nel bilancio della banca al passivo.

 Molti commentatori hanno già messo in luce l’anomalia per cui la banca compare come proprietaria del denaro che crea dal nulla. Molti hanno insistito su come questo fatto generi sfruttamento del lavoro, parassitismo, ingiustizia.

Però, a mio parere, non si insiste abbastanza nel sottolineare che questo metodo non funziona e non potrà mai funzionare, anzi racchiude in sé il fallimento del sistema, ineluttabilmente sancito da poche regolette di aritmetica elementare.

 Se la banca è l’unico ente autorizzato ad emettere denaro (la Banca Centrale creandolo e le banche commerciali moltiplicandolo grazie alla riserva frazionaria), significa che tutto il denaro che esiste è emesso dalla banca. Non esistono altre fonti di denaro, (si badi bene che diciamo “di denaro”, non “di ricchezza”). Quindi tutto il denaro che circola è gravato di interesse.

Certamente, al momento in cui il sistema si è avviato, esisteva del denaro di proprietà, ottenuto in precedenza senza interesse. Ma con la maturazione del sistema, quindi col passaggio di mano dei soldi, con l’aumento della massa monetaria, e con l’erosione continua dovuta agli interessi, questa quota di denaro “libero” è svanita o si è ridotta ad una percentuale insignificante. Dunque tutto il denaro che esiste, esiste in forma di debito su cui si paga un interesse.

Ma lo stipendio che si percepisce, la vendita di un immobile, gli affari dei commercianti…come è possibile dire che sono soggetti a interesse? L’interesse si paga senza vederlo, sotto forma di tasse, oppure nascosto nei prezzi al consumo (NOTA 1)

 Perciò, globalmente, il sistema funziona così: la banca emette tutto il denaro, lo chiamiamo 100.

E vuole l’interesse (supponiamo) del 5%. Se tutto il denaro che esiste è 100, come fa la società a restituire 105? Semplicemente non può.

Se la banca accettasse come quota interessi un chilo di pane, un cesto di fragole, due schiavi nubiani che arieggiano l’ufficio del direttore con i loro larghi flabelli, allora si potrebbe. Ma la banca non li accetta, no, no, la banca vuole proprio e solo il denaro, che è l’unica cosa che, per legge, nessun membro della società civile può produrre. Se un cittadino stampasse un po’ di denaro da gettare come offa agli insaziabili trangugiatori di interessi, sarebbe un falsario, perché il denaro è l’unica cosa che può produrre la banca e può produrlo soltanto lei.

 Per questa ragione si crea il paradosso che persino la crescita economica aumenta il debito.

Infatti, se aumentano i beni prodotti, per scambiarli occorre più denaro e questo sarà emesso dalla banca solo dietro emissione di cambiali (pubbliche o private) a interesse.

 “Ma che discorsi!” Dirà l’uomo della strada “Se un’azienda o uno stato guadagnano bene, possono pagare gli interessi e resterà ancora un utile nelle loro mani”. Questa reazione emotiva, basata sull’abitudine, descrive solo un evento locale.

Guadagnare soldi significa acquisire la proprietà di soldi che aveva qualcun altro, non crearne.

Se tutto il denaro esistente è 100, qualcuno guadagna e qualcuno perde, ma 100 resta.

E se alla banca deve tornare 105, la società, nel suo complesso, resterà insolvente verso la banca.

 Se dunque non è possibile restituire alla banca il denaro dovuto, la società nel suo complesso o si dichiara insolvente, oppure prende a prestito la somma per pagare gli interessi, indebitandosi sempre di più. Prende 100 in prestito e, l’anno seguente, prenderà 105, per pagare capitale e interessi, l’anno successivo105 più il 5% e così via. E’ uno “schema Ponzi”, volgarmente detto “catena di sant’Antonio”, che cresce costantemente, finché si sta al gioco, e poi crolla.

 E i costumi finanziari moderni, soprattutto per l’Euro, hanno accentuato la criticità del sistema, accelerando il momento dell’insolvenza, tramite la valutazione del debito in base agli indicatori (rapporto debito/PIL e valutazioni varie), trattando il debito come se fosse reale.

Per l’Euro la situazione è doppiamente grave, in quanto l’assoluta indipendenza della BCE dalle istituzioni politiche (quindi dai ministeri dell’economia e delle finanze) priva la moneta europea di un qualunque governo sensato e la abbandona alla speculazione.

 Questa impostazione della finanza basata sul debito è dunque fallimentare in se stessa e sta svelando, ogni giorno di più, la sua inadeguatezza. Ma il punto nevralgico del meccanismo è l’apposizione al passivo nel bilancio della Banca Centrale del denaro circolante, perciò è opportuno fare alcune attente osservazioni al riguardo.

 1) Questa pratica è ingiustificata. Non esiste nessun motivo concreto o plausibile per cui il costo di una banconota da 100 euro debba essere conteggiato 100 euro, quando la sua stampa costa circa 3 centesimi.

 2) Questa pratica è contraddittoria. Infatti, per ragioni inspiegabili, il conio delle monete metalliche

è di competenza degli Stati e risulta all’attivo in bilancio. Dunque, la stessa operazione di creazione del denaro, viene contabilizzata al passivo o all’attivo a seconda di chi la compie, realizzando così un capolavoro di illogicità.

 3) Questa pratica non è rappresentativa della realtà. La realtà infatti, il mondo in cui viviamo, costituisce nel suo insieme un grande attivo che è la bontà dell’esistenza. E tale attivo presuppone dei crediti gratuiti iniziali, costituiti dalla nostra stessa vita e dalla natura, che contiene tutto ciò che ci consente di vivere. Dunque se il bilancio di un’attività vuole rispecchiare la realtà, tale bilancio deve essere in attivo. Il bilancio a somma zero appiattisce l’economia all’atto della transazione, escludendo la natura, il lavoro, il numero di persone coinvolte…in poche parole, la vita.

 4) Questa pratica riflette una mentalità nichilista. Si deve questa brillante osservazione a Giovanni Passali, economista leader del sito “moneta complementare”, che traduce in un linguaggio filosofico l’osservazione del punto precedente.

In effetti la contabilità bancaria considera la vita un passivo e il numero un attivo.

Perché passivo viene considerato il denaro circolante, che assolve, nell’organismo economico, la stessa funzione del sangue che circola in un organismo vivente. Ovvero trasporta il nutrimento e tutte le sostanze che occorrono alla vita materiale. Ed è adempiendo questa funzione che acquista il suo valore, un valore del tutto “spirituale”, che consiste nella fiducia di una comunità nell’accettarlo in pagamento, al fine di scambiare i frutti del proprio lavoro.

Mentre attivo, per il bilancio bancario, sono i pezzi di carta che non circolano, ma ritornano all’immobilità della cassaforte.

Immobilità che è la morte del denaro e la perdita del suo valore: se non è speso, si riduce a essere un pezzo di carta, neppure buono per accendere il fuoco perché, per l’appunto, è chiuso in cassaforte.

 Eppure i banchieri e i loro servitori in livrea (ve ne sono tra i politici, i giornalisti, gli economisti,i professori e financo fra ben noti rettori universitari) ci terrorizzano raccontando che loro sono lì, in quella smisurata e illecita posizione di potere che proviene dalla creazione e dal controllo della moneta, per proteggerci dalla catastrofe dell’inflazione, autentico spauracchio sventolato come deterrente per chi volesse obiettare qualcosa alle loro politiche di schiavizzazione delle nazioni.

 “L’inflazione eroderà il vostro stipendio, consumerà i vostri beni come il fuoco, vi ridurrà in miseria” (peraltro tutte cose che costoro fanno attivamente, positivamente e pertinacemente, a nostro danno e a proprio vantaggio) così ci dicono, ma si guardano bene dal lasciar trapelare che il buco nero che inghiotte il PIL di intere nazioni è lì nel loro bilancio.

Non solo, ma quelle poche crisi da iperinflazione che hanno fatto storia, non sono mai state causate dal denaro di Stato, ma sempre dalla speculazione al ribasso che loro stessi, banchieri e finanzieri internazionali, hanno condotto contro tali monete sovrane.

I casi della repubblica di Weimar e di alcuni Stati africani sono tutti identici: nazioni con un forte debito estero, a cui si faceva fronte con stampa di moneta per pagamenti internazionali.

Furono tutti vittime di vendita allo scoperto della propria divisa, che, causando svalutazione, richiedeva nuova stampa per coprire il debito estero, calcolato in oro (Weimar) o in dollari americani (Zimbabwe e altri Stati). (NOTA 2)

Si innescava così un circolo vizioso senza fondo, in cui l’inflazione era figlia della svalutazione e non dell’eccesso di stampa di moneta.

 Infine ci tocca registrare che quel passivo artificioso che la banca scrive nella propria contabilità (la Banca Centrale scrive al passivo il denaro che crea dal dal nulla, le comuni Aziende bancarie scrivono al passivo i crediti che erogano sulla base del quasi-nulla) non fa bene neppure al bilancio della banca.

Infatti quell’enorme passivo, se da una parte permette di eludere le tasse, dall’altra espone gli istituti bancari all’incertezza: basta qualche insolvenza per mandare i conti in rosso. E la totale mancanza di vincoli che ha la banca nell’erogazione dei prestiti (NOTA 3) invita gli istituti di credito a prestare irresponsabilmente a più non posso: si sa, l’occasione fa l’uomo ladro.

 Il risultato finale del passivo artificiale, con cui è contabilizzato il denaro, è duplice: da una parte abbiamo gli immani debiti pubblici, che mai potranno essere ripagati, dall’altra un bilancio bancario che oscilla pericolosamente sulla linea di galleggiamento.

 E fin ora si è ovviato a questa disfunzione strutturale con trucchi ed escamotage. Da una parte sta apparendo chiaramente che i bilanci degli Stati sono falsati: una grossa fetta dei passivi sono occultati deviandoli nelle “casse depositi e prestiti” o loro omologhe. Anche la virtuosa Germania nasconde il 20% del suo debito nella pancia della KfW e, insieme a Francia Italia e Portogallo, si rifiuta di fornire i dati reali alla Commissione economica del Parlamento europeo (Econ), come denunciato nel giugno di quest’anno dalle istituzioni di Bruxelles.

 Dall’altra parte si sussurra nei corridoi che anche i bilanci delle banche sono truccati. Del resto, anche se non lo fossero, tutti i salvataggi invocati dalle banche negli ultimi anni dimostrano un malessere che non può essere occasionale o frutto di una crisi passeggera. Si tratta ovviamente di un problema sistemico, anzi, come abbiamo visto sopra, matematico.

 Perciò, concludendo, non è più il momento di aggiungere una pezza a una struttura tarlata, bisogna cambiare l’architrave del nostro sistema finanziario, prima che tutta la nostra casa economica ci crolli in testa. Tra le priorità di qualsivoglia governo riformatore, deve esserci la revisione dei criteri contabili (gli IAS) che porti all’eliminazione di quel passivo nichilista che inghiotte senza sosta le nostre ricchezze, la nostra libertà, la nostra vita.

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 NOTA 1) Margrit Kennedy, negli anni ’80 in Germania calcolò la quota interessi presente nei prezzi al dettaglio dei più comuni beni di consumo, che la gente si compra per vivere. Tra alti e bassi risultò una media del 45%, cioè su 100 Marchi di spesa al supermercato, 45 erano destinati al pagamento di interessi. Per quanto riguarda le tasse, in Italia la quota interessi corrisponde quasi al 20% dell’intero gettito fiscale.

 NOTA 2) Ellen Brown ha condotto degli studi magistrali su questi temi, documentandoli adeguatamente e pubblicando degli articoli reperibili anche in lingua italiana.

 NOTA 3) Le norme di Basilea 3, permettendo di calcolare nella riserva della banca i crediti che vanta verso terzi, fanno dipendere la quantità totale del credito erogabile dalla capacità dei clienti di indebitarsi, quindi non esiste più formalmente nessun legame tra il vero capitale depositato e la quantità di denaro che la banca può prestare.

 

La volgarità della Littizzetto.

La volgarità della Littizzetto.

Il recente sketch della Littizzetto contro Berlusconi sta facendo discutere. Non è la prima volta che l’attrice indirizza i suoi strali contro esponenti della politica. Come dimenticare quando nel febbraio 2007 si scagliò contro Rossi e Turigliatto, allora senatori, colpevoli di non aver votato a favore della politica militarista del governo di centrosinistra? I due Parlamentari stavano compiendo un gesto coraggioso, di rara coerenza con i propri valori e con il mandato ricevuto dai propri elettori, ben sapendo che l’avrebbero pagato con l’espulsione dai rispettivi partiti (e quindi con la non-rielezione). Ma per la Littizzetto andavano attaccati con durezza, perché mettevano il bastone fra le ruote ai potenti che a lei piacciono.
Altrettanta durezza la riserva alle porcate della destra. Aggredisce Berlusconi, ma non l’abbiamo mai sentita gridare parolacce contro l’operato dell’uomo che in questo momento è il più potente d’Italia, e che ha delegittimato una delle migliori procure antimafia d’Italia, solo per salvare se stesso e i suoi amici: Giorgio Napolitano.
In questo contesto la volgarità della Littizzetto non è un elemento da trascurare, perché rappresenta un tratto caratteristico di buona parte del cosiddetto “popolo di sinistra”, che infatti si riconosce in personaggi come lei, decretandone il successo di pubblico. Un ceto “intellettuale” che si pretende colto, intelligente e profondo ma che in realtà è ormai talmente degradato e subalterno da divertirsi a crepapelle di fronte a un umorismo fatto solo di volgarità. Naturalmente non ci riferiamo solo al turpiloquio, bensì, in generale, al becero e superficiale antiberlusconismo della sinistra, volgare quanto il berlusconismo della destra. Perché se è vero che Berlusconi, dal punto di vista morale, ha ridotto l’Italia in macerie, è altrettanto innegabile che dal punto di vista politico, economico e sociale, la vera distruzione è stata compiuta dalla sinistra: precarizzazione del lavoro, svendita dei beni comuni, guerra, svilimento della Costituzione. E’ soprattutto la sinistra che ha annodato al collo del Paese il cappio della moneta unica e dei vincoli europei che ci stanno letteralmente uccidendo.
La volgarità della Littizzetto ha però il pregio di esprimere, a suo modo, la verità sulla sinistra politica, che non ha più nulla da dire sulle dinamiche reali del mondo contemporaneo, sulla crisi economica, ecologica e sociale in atto, sulle modalità per costruire, insieme, un futuro diverso. E rovescia il proprio livore addosso al nemico di turno, ridendo di lui per non piangere su se stessa.
La presa di coscienza di chi siano i veri responsabili della crisi in atto, che vanno ricercati tanto nella destra quanto nella sinistra, è essenziale perché vi sia ancora una speranza di salvezza. Di fronte a questa esigenza, la Littizzetto, e in generale l’antiberlusconismo della sinistra, non rappresenta altro che un’arma di distrazione di massa.
(M.B., F.T.)

http://il-main-stream.blogspot.it/2012/12/la-volgarita-della-littizzetto.html?showComment=1355496396466#c8952700234483010420

 

Gli Usa sperimentano segretamente la manipolazione genetica

By Edoardo Capuano – Posted on 11 dicembre 2012

Clicca per ingrandireL’obiettivo è il controllo del pianeta Terra. Impossibile negare l’evidenza: governi e militari trattano la popolazione peggio di una cavia. La dittatura nazista o staliniana al confronto è uno scherzo. Ecco altre prove del Pentagono: la diffusione aerea di impianti biologici nel cibo, nell’acqua, nell’aria.

Lo dicono comunque gli stessi criminali in divisa che spadroneggiano in mezzo mondo, Italia in primis: «…are used to treat vast areas…». La brochure a stelle e strisce è inequivocabile: «The 757th Airlift Squadron of the 910th Airlift Wing conducts the only aerial spray missions in the Air Force. These Reservists use four C-130H aircraft equipped with Modular Aerial Spray Systems (MASS), which are used to treat vast areas. For example, crews were charged with spraying areas devastated by Hurricane Katrina in Mississippi, Louisiana and Texas, to prevent the spread of disease. The 757th Airlift Squadron operates out of the Youngstown Air Reserve Station in Ohio».

Si chiede un mio informatore allarmato: con cosa e per cosa ?

E avvisano chi viene trattato? Va in onda il medesimo copione già sperimentato negli anni ’50 e ’60 mediante gli esperimenti nucleari segreti direttamente sulla popolazione (alla voce Stati Uniti d’America e Gran Bretagna), scoperti da ricercatori indipendenti ed ammessi dai “governi alleati”. Vale a dire: una sperimentazione di massa. Si, perché lo zio Sam ha allargato a dismisura l’orizzonte su scala planetaria.

Tanto chi lo controlla ?

L’Europa è succube o tutt’al più supina al volere criminale della Casa Bianca e al nuovo ordine mondiale degli illuminati (vedi anche i criminali a piede liberoRockfeller e Rotshild). A parte le lobbies, basta dare un’occhiata all’Aspen Institute, o meglio al grado di cooptazione della cosiddetta “classe dirigente” del vecchio continente.

Quanto alla portaerei Italia, i boiardi di Stato ci sono tutti: da Berlusconi a Prodi, passando per l’eterodiretto Monti ed il privilegiato Napolitano (inciampato nella trattativa Stato-mafia). Alzi la mano chi è fuori controllo disumano, a parte i miopi e i noti corrotti assoldati un tanto al chilo. Il tema della guerra ambientale in atto non entra nel dibattito generale dettato da chi detiene il potere. Quanto alle voci ammaestrate, basta fare attenzione alle grossolanità – nazionali e internazionali – pronunciate dai giullari ammaestrati – italioti e non – per rendersi conto del livello di disinformazione corrente. Allora: Saviano e Grillo a nanna. La faccenda è seria: è in gioco la vita di questa generazione e di quelle future.

Controllo totale – Il vero scopo delle scie chimiche (chemtrails): il controllo della popolazione mondiale, per mezzo della distribuzione sul globo di microsensori che funzionano alimentati dai raggi ultravioletti. Ecco perché gli avvelenatori stanno completando la distruzione dell’ozonosfera. Bisognerebbe acquisire familiarità con il documento “Weather As a Force Multiplier: Owning the Weather in 2025, un capitolo delle previsioni future.

Le persone preoccupate circa le operazioni di aerosol in tutto il mondo nell’atmosfera e definite “scie chimiche”, spesso si riferiscono a questo testo come un’evidenza in grado di dimostrare che le forze armate statunitensi sono coinvolte nelle operazioni di irrorazione per il controllo del tempo. Si tratta di un documento bellico da divulgare nelle scuole di ogni ordine e grado ed in ogni continente. Il concetto che le scie chimiche servono a ridurre il riscaldamento globale è la solita storia di copertura. L’aeronautica militare nord-americana ha studiato come diffondere sensori nanometrici tra la popolazione per mezzo del cibo, dell’acqua e dell’aria, di modo che questi sensori penetrino nell’organismo.

Numerosi ricercatori indipendenti hanno raccolto prove che le scie chimichecontengono non solo germi, ma anche metalli, cellule di sangue, sedativi, sostanze cristalline, sali di bario ed un tipo di fibra di polietilene e silicio. Solo per offrire un termine di paragone documentato da nord a sud, osservato da una miriade di testimoni oculari: nel giugno 2012 in Puglia nevicava di brutto su distese di ortaggi, uliveti, vigneti e campi di grano. Velivoli senza livrea hanno irrorato il cielo nell’indifferenza generale, grazie alla compiacenza delle sottomesse autorità tricolori; ovviamente in ossequio agli accordi della Nato.

La dottoressa Hildegarde Staninger, tossicologa ed il dottor Michael Castle, chimico e attivista, hanno unito le loro forze per determinare se le nanofibre che fuoriescono dalla pelle dei malati di Morgellons e le nanofibre delle scie chimiche sono correlate. I pazienti affetti da Morgellons presentano nanofibre di colori differenti che fuoriescono da piaghe che non guariscono. Le fibre di ricaduta delle scie chimiche sono simili.

Sono su di noi, nella nostra abitazione e si possono vedere con una luce fluorescente nera. La luce ultravioletta le fa brillare. I filamenti, campioni di tessuto prelevati dalle vittime del Morgellons e campioni delle fibre delle chemtrails, sono stati inviati nei migliori laboratori degli Stati Uniti: AMDL Inc., ACS, Inc., MIT e Lambda Solutions. Il dottor Castle e la dottoressa Staninger hanno chiesto a questi laboratori di identificare le fibre. La dottoressa Staninger ha inoltre determinato che i filamenti del Texas coincidono con quelli analizzati in Italia. Le fibre delle scie chimiche sono una specie di filamenti pre-Morgellons. Le fibre del Morgellons sono più sviluppate, ma sono correlate ad un tipo di nanotecnologia.

Assistiamo ad un’invasione dei tessuti umani nella forma di nanotubi, nanofili, nonostrumenti, in grado di autoassemblarsi, autoreplicarsi insieme con sensori o antenne e capaci di trasportare frammenti di D.N.A. ed R.N.A. geneticamente modificati. Queste nanomacchine proliferano in un ambiente alcalino ed usano l’energia dell’organismo, i suoi minerali ed altri elementi non identificati come alimentazione. Esiste un’evidenza che suggerisce che queste nanomacchine ospitano al loro interno delle batterie. Si ritiene anche che siano in grado di ricevere specifiche microonde, segnali EMF ed ELF. È possibile che le fibre delle scie chimiche diventino nanoparticelle? La dottoressa Staninger pensa di sì. Le nanoarticelle possono passare attraverso le barriere del sangue nei polmoni, entrare in circolo e raggiungere il cervello o altri organi del corpo. Jim Giles afferma: “Le nanoparticelle, piccoli grumi che potrebbero essere usati per rendere i circuiti dei computers più veloci e per migliorare l’assorbimento dei farmaci, possono raggiungere il cervello dopo essere state inalate”.

La Staninger ritiene che queste nanoparticelle siano in grado di assemblarsi dopo che hanno raggiunto il cervello o altri organi. Ella afferma che noi mangiamo questa nanotecnologia. È nel cibo, nelle piante e negli animali. Ricorda anche che le nanoparticelle replicano il D.N.A. dei germi con cui vengono in contatto. Ciò determina un aumento delle malattie. Un tipo di nanofilo è implicato nella creazione di pseudo-capelli e di pseudo-pelle. Queste proteine, in grado di replicarsi, creano anche forme chimeriche, simili ad insetti o a parassiti. Nascono pure dei bambini con queste nanomacchine nel loro organismo e ciò è la prova che questa tecnologia può oltrepassare le barriere protettive. Il dottor Castle ha stabilito che almeno 20 milioni di Statunitensi hanno questi sensori, antenne fili e strumenti nel loro organismo. Il Morgellons si diffonde con una media di mille casi al giorno. La media è destinata a crescere nei prossimi anni. Le persone che non manifestano sintomi del Morgellons possono avere comunque una malattia non conclamata. Si ritiene che il sintomo principale sia l’espulsione di fibre dalla pelle. Se non si manifestano sintomi, vuol dire che il tuo organismo si sta abituando all’aggressione.

Su la testa – Una volta i disinformatori prezzolati o più semplicemente i dementi nullafacenti – senza arte né parte – stravaccati sul web, riuscivano a convincere le masse facendo credere che Haarp fosse una stazione radio per musica leggera, che le scie chimiche un grazioso ornamento al cielo naturale, i cerchi nel grano elaborati da ricci in amore, il signoraggio bancario una fortuna per i popoli. Invece, basta socchiudere gli occhi al cielo. Quella che stiamo vivendo è una guerra climatica, ambientale, finanziaria ed alimentare creata in laboratorio da criminali potenti. O apriamo le menti e facciamo qualche cosa di sensato per arrestare questa barbarie, oppure siamo destinati in questa vita a soccombere. Non è più tempo di ingenuità o chiacchere al vento. Bisogna osare: vale a dire mandare gambe all’aria questo sistema di potere che opprime il genere umano e distrugge la vita di Gaia.

Autore: Gianni Lanes / Fonte: sulatestagiannilannes.blogspot.it

http://www.ecplanet.com/node/3666

Uno studente del primo anno di economia potrebbe per favore prendere in mano la politica economica della UE?

Risolvere la crisi è davvero così complicato? Forse i “professori” non ricordano quello che viene insegnato all’Università al primo anno della facoltà di economia.

di Andrew Watt da Social Europe.

Immaginate uno studente di economia che sostiene un esame introduttivo di macro con la seguente domanda:

In un’area economica la disoccupazione, già ai massimi storici un anno fa, è aumentata costantemente nel corso dell’ultimo anno, almeno di un punto percentuale. Nel frattempo nel corso dell’ultimo anno l’inflazione è scesa, in modo un po’ irregolare. Le autorità pubbliche stanno rivedendo al ribasso le stime di crescita e prevedono una probabile recessione dell’economia nei prossimi trimestri.

A: La politica economica è troppo restrittiva e dovrebbe divenire più espansiva o meno restrittiva.

B: La politica economica è ben calibrata.

C: La politica economica è troppo allentata e dovrebbe subire una stretta.

Ho il sospetto che almeno il 90% degli studenti del primo anno sceglierebbe la A – e probabilmente si chiederebbe perché l’economia ha la reputazione di essere una materia difficile. Il rimanente 10 % fallisce l’esame. O dovrà leggere almeno una parte del materiale del corso prima di ripetere la prova o dovrà considerare di cambiare professione.

Ora, riflettete sui numeri di oggi dell’area dell’euro:

TASSI DI DISOCCUPAZIONE Destagionalizzati (%)
TOTALI

Ottobre 2011

Maggio 2012

Giugno 2012

Luglio 2012

Agosto 2012

Settembre 2012

Ottobre 2012

10.4

11.3

11.4

11.5

11.5

11.6

11.7

Inflazione annuale dell’Area euro (IPCA)%

Novembre 2011

Giugno 2012

Luglio 2012

Agosto 2012

Settembre 2012

Ottobre 2012

Novembre 2012

3.0

2.4

2.4

2.6

2.6

2.5

2.2

E poi, sulle recenti previsioni delle autorità pubbliche:

·                                 Previsioni di crescita dell’area dell’euro della Commissione Europea (novembre): -0,4% (2012) e 0,1% (2013)

·                                 Previsioni di crescita dell’area dell’euro OCSE (novembre): -0,4% (2012) e -0,1% (2013)

Dato che il 90% degli studenti di economia del primo anno sarebbe dell’avviso che, tenuto conto delle circostanze economiche descritte dai dati, vi è la necessità di politiche meno restrittive o più espansive, ovviamente la Commissione Europea, nel suo Annual Growth Survey 2013 , pensa che siamo sulla strada giusta e il ritmo delle riforme deve proseguire.

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L’economia europea sta lentamente iniziando ad emergere dalla più profonda crisi finanziaria ed economica degli ultimi decenni. Tuttavia, anche se azioni di rilievo sono già state adottate e delle tendenze positive stanno cominciando ad emergere, siamo ancora a una certa distanza dalla ripresa. Per ripristinare la fiducia e tornare a crescere, è essenziale che gli Stati membri mantengano il ritmo delle riforme, e per questo motivo la Commissione raccomanda di concentrarsi sulle stessi cinque priorità che sono state approvate nel monitoraggio effettuato lo scorso anno.

La prima di queste priorità? Praticare il risanamento di bilancio favorevole alla crescita …

Il primo Annual Growth Survey , per il 2011, è stato un vero e proprio disastro e ha svolto un ruolo centrale nel definire le priorità di austerità in tutta Europa. Il suo fallimento al momento era previsto . Purtroppo, sembra che si sia imparato poco da allora. E’ urgente un’alternativaUno studente di economia di primo anno è pregato di prendere le redini della politica economica Europea.

traduzione: Carmen Gallus – Voci dall’Estero

Tratto da: Uno studente del primo anno di economia potrebbe per favore prendere in mano la politica economica della UE? | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/12/14/uno-studente-del-primo-anno-di-economia-potrebbe-per-favore-prendere-in-mano-la-politica-economica-della-ue/#ixzz2F3c06Vhn 
– Nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario! 

Il disastro di De Magistris: raccolta differenziata ferma al 18% (aveva promesso il 70%!!!)

giggino_differenziata

“Napoli arriverà al 70% di raccolta differenziata entro la fine dell’anno. Ce la facciamo sicuro, non forse”

Così si esponeva De Magistris nel giugno del 2011.

Ora a dicembre 2012 le cose sono leggermente diverse da quelle che prevedeva Giggino.

La differenziata a Napoli si ferma al 18%. Un magro bottino sotto tutti i punti di vista: da quello europeo, che imponeva il 65%; da quello italiano, che imponeva il raggiungimento del 35%, percentuale media dell’intero Stivale.

il dott. Codescu, responsabile delegato del Commissario Potocnik per le infrazioni e la questione dei rifiuti in Campania, conferma che nel 2011 la raccolta differenziata è stata del 18,05% a Napoli e del 40% in Campania. Persino la Iervolino aveva fatto meglio con circa il 22%, dato comunicato dalla Prefettura nel giugno 2010.

Un disastro totale, ecco chi è De Magistris

http://www.ilfazioso.com/16030.html

Linea diretta. Il mistero delle telefonate di Napolitano al procuratore di Caltanissetta

– Adriana Stazio –  www.lavocedifiore.org –

La vicenda era nota da tempo. Nel maggio 2009 il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso aveva cercato di far applicare alla procura di Caltanissetta il procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini affinché affiancasse i colleghi nisseni nelle nuove indagini sulla strage di via D’Amelio. Dal giugno dell’anno precedente infatti era iniziata la collaborazione di Gaspare Spatuzza. ’U Tignusu aveva messo in discussione la precedente ricostruzione della fase esecutiva della strage sancita dalle precedenti sentenze passate in giudicato e nello stesso tempo aveva fatto emergere così il depistaggio delle indagini attuato tramite personaggi come Scarantino e Candura, falsi pentiti costruiti in laboratorio secondo la definizione data da Roberto Scarpinato. La procura nissena si trovava così a dover indagare non solo suinuovi scenari aperti da Spatuzza, ma, una volta acclarata la sua versione, anche sul depistaggio, per scoprire chi e perché aveva costretto anche con la tortura Scarantino ad autoaccusarsi della strage. Un’indagine che avrebbe potuto portare a coinvolgere uomini della polizia, dei servizi segreti, della magistratura inquirente. Ma c’era anche un altro fascicolo, ben più scottante, a Caltanissetta: quello sui mandanti esterni per concorso in strage aperto in seguito alle dichiarazioni rese da Massimo Ciancimino ai pm nisseni nel gennaio e febbraio del 2008 (prima quindi che iniziasse la collaborazione di Spatuzza) quando la procura era ancora retta dal procuratore Roberto Di Natale.
Proprio nel marzo 2009 la procura aveva ascoltato nuovamente il giovane Ciancimino che, da quando si era insediato il nuovo procuratore Sergio Lari nell’aprile dell’anno precedente, non era stato più convocato a Caltanissetta, mentre aveva continuato ad essere interrogato e a rispondere alle domande dei magistrati a Palermo, dove proprio grazie alle sue dichiarazioni, era stato aperto un altro fascicolo in merito alla trattativa tra Stato e Cosa Nostra di cui il figlio di Vito Ciancimino era stato testimone oculare. Un testimone che, oltre a rivoluzionare la cronologia e quindi il significato e peso della trattativa con il ROS collocandola prima e non dopo la strage di via D’Amelio, aveva fatto nomi importanti come quello dell’allora vicepresidente del CSM Nicola Mancino, che subito aveva annunciato querela. Di lì a poco, nel luglio 2009, sarebbe uscito sui giornali anche il nome di un altro pezzo da novanta, Luciano Violante, che invece preferì precipitarsi dai pm palermitani per dare la sua versione, folgorato dalle parole di Massimo Ciancimino che gli avevano improvvisamente fatto tornare la memoria. Ma è cronaca di questa estate come tale ritorno di memoria fosse quanto meno molto parziale.
In questo clima si inserisce la proposta di Grasso inviata con una lettera al procuratore della Repubblica Lari. Proposta abbastanza singolare in effetti, visto che Boccassini si era già occupata di quelle indagini proprio nel ’92-’94, era stata la prima ad ascoltare Scarantino insieme al collega Petralia e ad Arnaldo La Barbera, era una testimone e protagonista di quelle indagini e il fatto che nel momento in cui aveva abbandonato l’inchiesta avesse espresso in forma scritta le sue perplessità sull’attendibilità del pentito non cambiavano questo dato di fatto che secondo la procura di Caltanissetta configurava un motivo di incompatibilità, costituiva un vizio di forma che avrebbe potuto addirittura dare motivi di nullità per la stessa indagine se eccepito un domani da qualche avvocato. La proposta di Grasso ricevette così un “no, grazie” da parte di Caltanissetta. Nel frattempo Ilda la rossa era stata convocata in qualità di testimone dai pm nisseni per raccontare quanto a sua conoscenza in merito al pentimento di Scarantino.

LE DIVERGENZE SU SPATUZZA

La domanda sorge spontanea: perché Grasso cercò di inserire Ilda Boccassini nelle indagini? Abbiamo forse pochi elementi per avere una risposta certa. Possiamo però fare alcune considerazioni. La proposta cadde in concomitanza del parere inviato da Lari alla DNA in merito all’attendibilità del nuovo pentito Gaspare Spatuzza. Ricordiamo che, nel momento in cui ben undici anni dopo l’arresto aveva deciso di collaborare, folgorato sulla via di Damasco della conversione religiosa, l’ex killer di Brancaccio a metà marzo 2008 aveva richiesto espressamente di parlare con Piero Grasso, il quale ha sempre sostenuto la sua attendibilità. Ma la procura nissena mostrava di nutrire ancora dubbi, considerandolo solo in parte credibile. «Gli accertamenti fin qui svolti hanno consentito di trovare significativi elementi di riscontro rispetto a una parte delle dichiarazioni dello Spatuzza» scriveva Lari nel suo parere scritto, riferendosi soprattutto al furto della Fiat 126 utilizzata per la strage, aggiungendo però che accanto a riscontri positivi ce n’erano anche di negativi, evidenziando «imprecise dichiarazioni inerenti il momento storico in cui ebbe affidato l’incarico, su mandato del capo mandamento di Brancaccio Giuseppe Graviano, di procurare una autovettura Fiat» o come perizie svolte in locali indicati da Spatuzza avessero dato esito negativo rispetto alla presenza di polvere da sparo. Infine, aggiunge Lari, «le dichiarazioni sul ruolo di possibili mandanti esterni sembrano essere troppo generiche e non in grado di fornire utili sviluppi alle indagini». Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera il 30 agosto 2012, il tentativo di Grasso di applicare Ilda Boccassini prese proprio le mosse da queste originarie perplessità della procura di Caltanissetta sull’attendibilità di Gaspare Spatuzza, da queste iniziali divergenze tra la procura nissena e il procuratore nazionale. E, andando a rivedere i giornali dell’epoca, troviamo che tale interpretazione fu data già allora. «L’idea di Grasso e l’implicita risposta negativa confermano tuttavia come intorno alle dichiarazioni del neo-pentito di Brancaccio […] non ci sia identità di vedute e unità di intenti.» scrive Giovanni Bianconi il 1 giugno 2009 sul Corriere della Sera.
Una vicenda vecchia, chiusa, dimenticata nel susseguirsi delle notizie e degli eventi che inghiottiscono nell’oblio anche vicende ben più importanti. A riprenderla e riportarla alla memoria sono Nicola Biondo e Massimo Solani sull’Unità del 22 giugno scorso con un articolo dal titolo “Quando Grasso inviò la Boccassini“, mentre il dibattito infuocato sulle telefonate di Mancino al Colle si concentra sulla rivelazione di Panorama dell’esistenza di telefonate intercettate tra Mancino e Napolitano in persona.

LO “SCOOP”: «IL COLLE SPINSE BOCCASSINI»

Ma il vero scoop lo fa Lettera43.it, quotidiano online diretto da Paolo Madron, che a fine agosto pubblica una notizia bomba: nella primavera del 2009 Giorgio Napolitano in persona avrebbe telefonato al procuratore Lari per sponsorizzare la proposta di Grasso e sostenere l’applicazione di Ilda Boccassini alle indagini su via D’Amelio, fornendo – come fa notare Lettera43 – «un’altissima copertura istituzionale all’operazione voluta da Grasso». Copertura istituzionale sì, di fatto si sarebbe trattato di una pressione forte e illegittima sul capo della procura nissena. Re Giorgio avrebbe fatto questa presunta telefonata in quanto presidente della Repubblica, presidente del CSM o in nome di cosa? Nessuna norma prevede tale possibilità, la divisione tra i poteri dello Stato è uno dei capisaldi della nostra Costituzione e il presidente della Repubblica non può intromettersi in inchieste in corso né come capo dello Stato né come presidente del CSM. La notizia comincia a fare scalpore. Piomba nel pieno delle polemiche su altre telefonate di Giorgio Napolitano, quelle con l’ex vicepresidente del CSM Nicola Mancino, e sul conflitto di attribuzione presso la Corte Costituzionale sollevato dal capo dello Stato contro la procura di Palermo e in contemporanea con il falso scoop di Panorama sui presunti contenuti di tali telefonate.
La fonte di Lettera43 rimane però anonima e il procuratore Lari si affretta a smentire tutto: «Un anno dopo l’inizio della collaborazione di Gaspare Spatuzza, il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso mi propose l’applicazione della Boccassini alle indagini sulla strage di via D’Amelio. Io risposi dicendo che, pur riconoscendo le grandi doti della collega, ritenevo inopportuna l’applicazione in quanto si era occupata già dell’inchiesta e avremmo dovuto sentirla come testimone. La cosa finì lì. Ma ci tengo a ribadire che né Napolitano né il suo staff si è mai occupato della vicenda». Anzi, afferma Lari, «da Napolitano ho ricevuto solo parole di incoraggiamento, sia in occasione delle commemorazioni, sia quando il presidente ha indicato gli organismi deputati a darci più mezzi per le indagini. E proprio le sue parole utilizzai per chiedere alla Dia più uomini per l’inchiesta.»

La smentita del procuratore capo nisseno è netta: «Smentisco categoricamente di avere ricevuto pressioni dal Quirinale sull’applicazione della collega Boccassini a Caltanissetta e, in generale, sulle indagini relative alla ’trattativa’ condotte dal mio ufficio».

Anche il procuratore aggiunto Nico Gozzo, come riportato dal Fatto Quotidiano, dà man forte al suo capo e smentisce a sua volta la notizia diramando una nota: «Nessun intervento vi è mai stato da parte del Presidente sulle indagini della Procura di Caltanissetta. Nessuna telefonata. Unico intervento fu, proprio all’inizio delle indagini, un pubblico intervento nel corso delle commemorazioni per l’anniversario della strage di Capaci, quando il Presidente Napolitano perorò un incremento delle unità investigative impiegate per le indagini sulle stragi, proprio sul presupposto della loro importanza. Incremento poi effettivamente avvenuto.»
Attenzione alle parole dei due magistrati nisseni. Gozzo è categorico «nessun intervento vi è mai stato», il procuratore capo ancora più preciso: non si limita a smentire con forza la telefonata di Napolitano pro Boccassini, ma aggiunge «e, in generale, sulle indagini relative alla ’trattativa’ condotte dal mio ufficio». Sembra quasi mettere le mani avanti. Come mai?

«INCRIMINATE MASSIMO CIANCIMINO!»

Forse perché quella non è l’unica telefonata che Lari avrebbe ricevuto dal presidente Napolitano di cui si è avuta notizia. Se ne parlò al processo Mori-Obinu in corso a Palermo che vede imputati i due ufficiali del ROS per la mancata cattura di Provenzano a Mezzojuso nel 1995 e che ha finito inevitabilmente per intrecciarsi con l’indagine sulla trattativa. Il 10 maggio 2011 venne ascoltato il supertestimone della procura di Palermo Massimo Ciancimino, fermato dalla stessa procura appena tre settimane prima per un documento consegnato dal teste nel quale il nome di De Gennaro era risultato falsificato. Il testimone, rispondendo alle domanda del pm Nino Di Matteo, stava ricostruendo gli incontri con l’uomo appartenente agli apparati istituzionali e presumibilmente vicino ai servizi che si era presentato come vecchio amico del padre, Vito Ciancimino, e gli aveva consegnato il documento manomesso, la famosa cartolina con i nomi del quarto livello, insieme ad altri documenti che aveva detto di aver ricevuto a suo tempo proprio dal padre, compreso il documento che avrebbe provato la contraffazione della cartolina. Una trappola per incastrare e screditare il supertestimone che già aveva cominciato a raccontare quanto a sua conoscenza sul potente capo dei servizi segreti ed aveva identificato diversi uomini dei servizi? Difficile pensare ad una spiegazione diversa. Una vicenda rimasta ancora oscura, nonostante Massimo Ciancimino abbia fornito agli inquirenti le informazioni in suo possesso per identificare l’uomo e la procura abbia avviato un’indagine, tanto che al teste fu chiesto in aula di non fare il nome di questo mister X per ragioni di segreto investigativo. Una polpetta avvelenata che ha avuto i suoi effetti tossici anche se non letali, se la procura di Palermo, nonostante la vicenda sia come abbiamo detto ben lungi dall’essere chiarita, ha scelto, in un clima comunque non sereno di continui attacchi mediatici e indagini del Csm, di chiederne il rinvio a giudizio per il reato di calunnia ai danni di De Gennaro nello stesso processo sulla trattativa in cui lo stesso Ciancimino sarà il teste chiave dell’accusa.


Torniamo a quella mattina del 10 maggio 2011
. Grande attenzione mediatica c’è intorno all’aula del secondo piano di Palazzo di Giustizia dove si sta tenendo la deposizione di Massimo Ciancimino. Il testimone, come abbiamo detto, risponde alle tante domande del sostituto procuratore Nino Di Matteo, che vertono su vari argomenti, sta ricostruendo i suoi incontri con quello che per semplicità, non potendo farne il nome in dibattimento, viene ribattezzato come Mister X. Il dott. Di Matteo chiede: «Quando e dove avvengono gli ultimi incontri?». Il teste risponde: «Sempre al Cafè de Paris a Bologna. L’ultimo incontro è quando lui mi informa che c’era stata la telefonata personale di Napolitano al procuratore di… alla procura di Caltanissetta per la mia iscrizione per calunnia e anche sul fatto che la vicenda quella legata… di Verona delle intercettazioni uscite così veloci era stata tutta una manovra fatta da De Gennaro tramite lo SCO per delegittimarmi Nessuno si sofferma su quella frase riguardante Napolitano, né il pubblico ministero (che però ne era evidentemente già a conoscenza), né il presidente Fontana, né tanto meno gli avvocati degli imputati. Ma l’udienza viene registrata e trasmessa da Radio Radicale e i giornali (Repubblica.it, Corriere della Sera, Giornale di Sicilia e pochi altri) ne scrivono nelle cronache dell’udienza.


La notizia però non fece scalpore
, forse pochi colsero l’importanza della cosa, che tra l’altro si collegava ad altre indiscrezioni su pressioni istituzionali che sarebbero state fatte sulla procura di Caltanissetta per ottenere l’incriminazione di Massimo Ciancimino per il reato di calunnia ai danni di Gianni De Gennaro, cosa che di fatto avvenne improvvisamente il 6 dicembre 2010, quando, dopo giorni di voci sui giornali, a Massimo Ciancimino fu notificato in tarda serata un avviso di garanzia, ad oltre due mesi dall’interrogatorio che gli veniva contestato (svoltosi il 28 settembre). Senza ancora nessun documento risultato alterato. Con in più la contestazione del reato di calunnia anche ai danni di un altro uomo dei servizi segreti, Lorenzo Narracci (entrato in qualche modo e sempre uscito indenne un po’ in tutte le indagini riguardanti le stragi del ’92-’93), di vari episodi di rivelazione di segreto di ufficio e (cosa che a molti apparve singolare) di favoreggiamento al sig. Franco. L’annuncio fu clamoroso: non sentiremo più Ciancimino, abbiamo solo perso due anni di tempo. Per la prima volta le divergenze con la procura di Palermo, di cui da tempo si vociferava, venivano allo scoperto. Il tutto avveniva in una strana e singolare concomitanzacon la pubblicazione di un articolo che ricostruiva in modo alquanto discutibile alcune intercettazioni ambientali dello stesso Ciancimino registrate appena pochi giorni prima ad opera della squadra mobile di Reggio Calabria di Renato Cortese, dello SCO diretto da Gilberto Caldarozzi e della procura reggina diGiuseppe Pignatone. Un’altra polpetta avvelenata, stavolta mediatica, per screditare e delegittimare il supertestimone agli occhi dell’opinione pubblica. L’effetto mediatico della doppia notizia fu enorme e devastante.


Ci fu o non ci fu quella telefonata di re Giorgio a Lari?
 All’epoca, nonostante le notizie stampa ne avessero parlato e la cosa fosse emersa in un pubblico dibattimento, nessuno smentì, né dall’Alto Colle né dalla procura nissena. Oggi però, quando tutto appare dimenticato, Lari assicura: «mai nessuna telefonata da Napolitano.»

Sarà. Intanto troppi misteri, troppe voci, troppe notizie soffocate si infittiscono intorno a queste indagini.

LE INTERCETTAZIONI DI LUIGI BISIGNANI CON IL PREFETTO PECORARO

Come dimenticare ad esempio le intercettazioni emerse nel giugno dello scorso anno (quindi circa un mese dopo la deposizione di Massimo Ciancimino al processo Mori) nell’ambito dell’inchiesta della procura di Napoli su Luigi Bisignani e la cosiddetta P4: intercettati ad ottobre 2010, il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro e il faccendiere piduista discutevano delle accuse di Massimo Ciancimino a De Gennaro e Narracci e di una riunione del Copasir presieduto da D’Alema in cui si doveva discutere di tali dichiarazioni. Ricordiamo che parliamo di indagini coperte da segreto, di verbali, quelli di Massimo Ciancimino, che erano stati secretati. Ascoltato dai pm il 23 febbraio 2011 Pecoraro ha spiegato quelle telefonate: «Io e il Bisignani facciamo riferimento alla vicenda inerente alle dichiarazioni del figlio di Ciancimino su De Gennaro e su Narracci, e cioe’ al fatto che il Ciancimino avesse detto che il signor Franco di cui si parlava nel noto papello era il mio amico Gianni De Gennaro; nella conversazione io dico al Bisignani di aver appreso che il Copasir avrebbe trattato e messo all’ordine del giorno tale argomento»
Il prefetto ha poi dichiarato: «Quella era una chiacchierata tra amici. Io sono stato capo di gabinetto di De Gennaro e quello con Bisignani era uno sfogo. Ormai assistiamo a un impazzimento generale e, in quel caso, io non potevo accettare che si gettasse fango sulla figura di De Gennaro». Alla richiesta dei magistrati su come e da chi avesse saputo che il Copasir si sarebbe occupato delle dichiarazioni di Ciancimino su De Gennaro, Pecoraro risponde: «In questo momento non sono in condizione di dire da chi io abbia appreso della presunta iniziativa del Copasir».
Quindi mentre le inchieste andavano avanti e Massimo Ciancimino continuava a rendere delicate dichiarazioni e consegnare documenti riguardanti De Gennaro ma anche altri uomini dei servizi segreti, il Copasir da una parte e Luigi Bisignani con il prefetto Pecoraro dall’altro affrontavano la questione, mentre sono emerse anche voci riguardanti riunioni a margine di un Consiglio dei ministri. L’impressione è che le dichiarazioni di Massimo Ciancimino su De Gennaro e il possibile coinvolgimento nell’inchiesta sulla trattativa di quello che all’epoca era il direttore del DIS, cioè il capo dei servizi segreti, abbiano provocato un terremoto all’interno degli apparati istituzionali e paraistituzionali.
Queste voci, queste mezze notizie si accavallano con le documentate telefonate tra il consigliere di Napolitano Loris D’Ambrosio e Mancino, con la lettera del Quirinale al Procuratore Generale della Cassazione per chiedere un intervento sulla procura di Palermo, tutte cose che abbiamo letto sui giornali in questa rovente estate. Cose venute fuori per puro caso, perché Mancino era stato messo sotto intercettazione. Così come per puro caso sappiamo per certo che Napolitano ha parlato anche personalmente con Mancino almeno quattro volte e, se non possiamo conoscere il contenuto di quelle telefonate, a giudicare dalla reazione del Colle che ha ottenuto proprio in questi giorni un controverso e discusso verdetto favorevole da parte della Consulta al conflitto di attribuzione che aveva sollevato, possiamo ipotizzare che Napolitano abbia ragione di temere la fuoriuscita del contenuto di tali telefonate, che anche se non penalmente rilevanti potrebbero essere quantomeno imbarazzanti. Una sola certezza abbiamo: che le inchieste sui misteri del ’92-’93, sull’infame trattativa e sulle stragi che la accompagnarono hanno messo in fibrillazione i più alti livelli istituzionali del nostro Paese. E che ingerenze ci sono state. Anche ben prima delle telefonate di Mancino al Quirinale.


http://www.19luglio1992.com/index.php?option=com_content&view=article&id=6454:linea-diretta-il-mistero-delle-telefonate-di-napolitano-al-procuratore-di-caltanissetta&catid=20:altri-documenti&Itemid=43

Tratto da: Linea diretta. Il mistero delle telefonate di Napolitano al procuratore di Caltanissetta | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/12/12/linea-diretta-il-mistero-delle-telefonate-di-napolitano-al-procuratore-di-caltanissetta/#ixzz2F3jMTbt6 
– Nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario! 

La grande truffa del Telethon, il professor Jacques Testard denuncia l’imbroglio

– di Olivier Bonnet –

Il Telethon 2008 in Francia è terminato il 7 dicembre, dopo 30 ore di appello ai donatori. Più di 95 milioni di euro sono stati raccolti per la ricerca sulle malattie genetiche. Sono 20 anni che questa “grande fiera” televisiva continua… Ecco cosa ne pensa un ricercatore, uno specialista in biologia della riproduzione.

E ‘scandaloso. Il Telethon raccoglie annualmente tanti euro quanto il bilancio di funzionamento di tutto l’Inserm. La gente pensa di donare soldi per la cura. Ma la terapia genica non è efficace. Se i donatori sapessero che il loro denaro, prima di tutto è utilizzato per finanziare le pubblicazioni scientifiche, ma anche i brevetti di poche imprese, o per eliminare gli embrioni dai geni deficienti, cambierebbero di parere. Il professor Marc Peschanski, uno dei architetti di questa terapia genica, ha dichiarato che abbiamo intrapreso un strada sbagliata. Si stanno facendo progressi nella diagnosi, ma non per guarire. Inoltre, se progrediamo tecnicamente, noi non comprendiamo molto meglio la complessità della vita.

In mancanza di poter guarire le malattie, è preferibile cercare di scoprirne l’origine, prima che si verifichino. Ciò consentirebbe l’assoluta comprensione dell’uomo, di una certa definizione diuomo”: Jacques Testard, direttore di ricerca presso l’Istituto Nazionale della Sanità e della Ricerca Medica (Inserm), uno specialista in biologia della riproduzione, “padre scientifico” del primo bebè-provetta francese, e autore di numerose pubblicazioni scientifiche che dimostrano il suo impegno per una “scienza contenuta entro i limiti della dignità umana”.
Da un’intervista con Medicina-Douces.com.

 

Testard scrive anche:“Gli OGM (organismi geneticamente modificatisono disseminati inutilmente, perché non hanno dimostrato il loro potenziale, e presentano un reale rischio per l’ambiente, la salute e l’economia. Essi non sono che degli avatar dell’agricoltura intensiva che consentono ai produttori di fare fruttificare i brevetti sulla Natura e la Vita. Al contrario, i test terapeutici sugli esseri umani sono giustificati quando sono l’unica possibilità, anche piccola, per salvare una vita. Ma è assolutamente contraria all’etica scientifica (e medica) far credere a dei successi imminenti di uno o di un altro farmaco. Nonostante i numerosi errori, i fautori della terapia genica (spesso le stesse di quelle degli OGM) sostengono che “finiremo per arrivarci“, e hanno creato un tale aspettativa sociale che il “misticismo del gene” si impone ovunque, sino nell’immaginario di ciascuno.

Il successo costante del Telethon dimostra questo effetto, poiché a forza di ripetute promesse, e grazie alla complicità di personalità mediatiche e scientifiche, questa operazione raccoglie donazioni per un importo vicino al bilancio di funzionamento di qualsiasi ricerca medica in Francia. Questa manna influisce drammaticamente sulla ricerca biologica in quanto la lobby del DNA dispone del quasi monopolio dei mezzi finanziari (finanziamenti pubblici, dell’industria e della beneficenza) e intellettuali (riviste mediche, convenzioni, contratti, man bassa sugli studenti …). Quindi, la maggior parte delle altre ricerche sono gravemente impoverite – un risultato che sembra sfuggire ai generosi donatori di questa enorme operazione caritativa… ”

Ultima citazione estratta dal libro di Testard “La bicicletta, il muro e il cittadino”:

 

 

Tecno science e mistificazione: il Telethon.
Da due decenni, ogni anno, due giorni di programmazione di una televisione pubblica sono esclusivamente riservati ad un’operazione orchestrata, alla quale contribuiscono tutti gli altri mezzi di comunicazione: il Telethon. Pertanto, delle patologie, certamente drammatiche ma che per fortuna interessano relativamente poche persone (due o tre volte inferiore alla sola trisomia 21, per esempio), mobilitano molto di più la popolazione e raccolgono molti più soldi rispetto ad altrettanto terribili malattie, un centinaio o un migliaio di volte più frequenti.

Possiamo constatare un meritato successo di una efficace attività di lobbying e consigliare a tutte le vittime di tutte le malattie di organizzarsi per fare altrettanto.

Ma si ometterebbe, per esempio, che:

-il potenziale caritativo non è illimitato. Quello che ci donano oggi contro la distrofia muscolare, non lo daranno domani contro la malaria (2 milioni di decessi ogni anno, quasi tutti in Africa);

 

-quasi la metà dei fondi raccolti (che sono equivalenti al bilancio annuale di funzionamento di tutta la ricerca medica francese) alimentano innumerevoli laboratori che influenzano fortemente le linee guida. Contribuendo in tal modo alla supremazia finanziaria dell’Associazione francese contro la distrofia muscolare (l’AFM che raccoglie e ridistribuisce a suo piacimento i fondi raccolti), è anche e soprattutto impedire ai ricercatori (statutari per la maggior parte, e quindi pagati dallo Stato, ma anche laureati e, soprattutto, studenti post-dottorato che vivono sul finanziamento della AFM, sicuramente raccomandati) di contribuire alla lotta contro altre malattie, o di aprire nuove strade;

-non è sufficiente disporre di mezzi finanziari per guarire tutte le patologie. Lasciar credere a questo strapotere della medicina, come lo fa il Telethon è indurre in errore i pazienti e le loro famiglie;

-dopo venti anni di promesse, la terapia genica, non sembra essere la buona strategia al fine di curare la maggior parte delle malattie genetiche;

-quando delle somme così importanti sono raccolte, e portano a tali conseguenze, il loro utilizzo dovrebbe essere deciso da un comitato scientifico e sociale che non sia sottomesso all’organismo che le colletta.

Ma anche, come non domandarsi sul contenuto di un operazione magica in cui le persone, illuminate dalla fede scientifica, corrono fino ad esaurimento o fanno nuotare i loro cani nella piscina comunale .. per “vincere la miopatia”? Alla fine della tecnoscienza, spuntano gli oracoli e i sacrifici di un tempo che credevamo finito … “

In conclusione: non fate dei doni al Telethon!

8 DICEMBRE 2012: NON SOSTENERE TELETHON PER LA VIVISEZIONE

Fonte :http://tuttouno.blogspot.com/

Tratto da: La grande truffa del Telethon, il professor Jacques Testard denuncia l’imbroglio | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/12/11/la-grande-truffa-del-telethon-il-professor-jacques-testard-denuncia-limbroglio/#ixzz2F3lhlffg 
– Nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario! 

“Monti for premier”, gridano all’unanimità gli ammazza-Italia

Posted By Redazione On 14 dicembre 2012 

[1]

Fonte: www.rinascita.eu [2]

Se la UE ed i partiti sostengono il governo golpista coptato da un presidente della repubblica altrettanto coptato, si palesa uno schieramento trasversale che mette in evidenza quali sono i veri nostri nemici.

Ecco evidenziato quanto andiamo da sempre sostenendo e cioè che non esiste destra o sinistra, ma mondialisti servi delle banche  in ammucchiata contro nazionalisti sovranisti. E’ la lotta di sempre da Cecco Beppe e Romanoff (l’imperatore Francesco Giuseppe e lo Zar delle Russie) in poi.

Ovvero Impero bancario massonico-sionista contro  i Capi di Stato di nazioni autonome e sovrane. E’ un gioco talmente semplice ed evidente nella sua perversa chiarezza che non permette alibi a quanti non ne conoscono l’esistenza e continuano nella stupida contrapposizione ideologica.

NDR

Dalle ovazioni dei partiti di regime agli applausi di governi ed eurocrati infeudati dal Fmi

Folle oceaniche salutano il Monti-bis. Il Rettore delegato dalla finanza a reggere le sorti del governo dell’Italia taglieggiando i suoi cittadini, sta incassando ovunque cambiali in bianco.
Dai suoi tre “storiciâ€
 alleati Berlusconi, Bersani e Casini, dai neofiti di turno (i Donadi e i Montezemolo), i “fulminati sulla via della Bocconi (pezzi interi del Pdl, liberaliberisti doc, liberal(socialisti, futuristi e futuribili), etc. etc. Almeno qui, nella nostra derelitta patria.
Ma anche nell’Europa, dei governi, dei tecnocrati e dei non eletti: da Schauble a Hollande, dal Ppe a Barroso, e dalla troika affamapopoli, Fmi-Bce-Ue, nel suo complesso.


Tutti a spacciarlo per “moderatoâ€
, per il garante della “stabilità”, per “l’uomo che ha restituito decoro internazionale all’Italia”.
Indubbiamente, Mr. Monti, un merito lo ha. Non certo quello, spacciato ma inesistente, di risolutore della crisi italiana (la crisi, con lui, si è aggravata: disoccupazione, debito, decrescita, tasse, fallimenti, sequestri, suicidi), quanto quello di fedele esecutore dei diktat usurai della troika e dunque di delegato allo spolpamento di quel che resta del nostro Stato per placare gli appetiti delle banche d’affari e delle centrali di speculazione.
Un merito? (Direte Voi). Sì, un merito.
Con lui, infatti, il potere vero, quello reale, non più soddisfatto della gestione dei suoi interessi affidata per delega alla politica politicante, si è fatto palese, diretto.
E’ una buona cosa, in fondo, aver costretto il boia a togliersi la maschera. Adesso è tutto più chiaro: il nemico è manifesto.
Peccato che non ci sia il tempo per colpirlo subito, prima che il danno sociale, economico, nazionale, sia irreversibile.
Occorre tempo – e atti concreti di volontà da parte dei cittadini vessati – per organizzare la resistenza e defenestrare la cricca al potere. Tutta la cricca al potere: qual migliaio – questa è la somma delle “folle oceanicheâ€
, in fondo – di “unti dal Mercato” che si annida nelle stanze del potere
Come disse qualcuno, il popolo italiano dovrà bere nell’amaro calice fino alla feccia, prima di… “riveder le stelleâ€
.

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