Usa, tra censura e propaganda. Intervista ad Amber Lyon

di Dario Lo Scalzo – 20/12/2012

Fonte: il cambiamento Usa, tra censura e propaganda. Intervista ad Amber Lyon
di Dario Lo Scalzo – 20/12/2012

Fonte: il cambiamento 

La seconda parte dell’intervista alla giornalista investigativa americana Amber Lyon nota per il suo impegno nel portare alla luce le cause celate all’opinione pubblica. Ex corrispondente della CNN, Amber Lyon ha accusato il network di aver sistematicamente censurato i resoconti più importanti sulla rivoluzione in Bahrain.

 

amber lyon

LEGGI LA PRIMA PARTE DELL’INTERVISTA

Il giornalismo mainstream e i media statunitensi sembrano dunque essere manipolati, corrotti e sponsorizzati dal Governo per appoggiare le proprie strategie e la propria propaganda, qual è la tua opinione e la tua posizione?

C’è un’evidente censura nel mainstream che favoreggia il Governo degli Stati Uniti ma anche le corporazioni. Accadde anche durante i movimenti di protesta di Occupy. I principali canali televisivi d’informazione non hanno mai coperto con accuratezza la brutalità perpetrata dalla polizia e, in alcuni casi, dipinsero i manifestanti come dei vagabondi pazzi e disorganizzati che non avevano neppure un programma.

Per essere più concreti, mi vengono in mente alcuni esempi in cui l’informazione ha appoggiato o sponsorizzato gli USA (o viceversa) contribuendo pesantemente a creare un consenso pubblico internazionale e, di conseguenza, contribuendo a validare delle decisioni molto sensibili: la guerra in Iraq, la propaganda americana contro l’’Afghanistan, più recentemente l’intervento in Libia durante il quale si è assistito a un silenzio quasi totale sulle stragi di civili uccisi dalla cosiddetta “guerra intelligente”, e si potrebbe continuare a lungo. L’informazione non etica è divenuta un’arma addizionale dei governi?

La propaganda attraverso i media mainstream è stata un’arma potente per i governi sin dai tempi di Hitler. C’è un effetto ed un impatto psicologico notevole sulla gente che ascolta ripetutamente certi tipi di notizie e che è portata a non ricercare la verità, ma, anzi, a catalogare nella mente quelle notizie come la verità. Con il NDDA 2013 (National Defense Authorization Act) il Governo degli USA sta pianificando di modificare lo Smith-Mundt Act del 1948 che proibisce agli Stati Uniti di fare ed utilizzare la propaganda nei confronti della gente. Questo permetterà dunque al Governo americano di fare ricorso alla propaganda sull’opinione pubblica come una vera arma per cercare di fare approvare in maniera coercitiva guerre, atti di politica estera, ed altro. È inquietante.

I cittadini statunitensi hanno una reale percezione del sistema d’informazione esistente e del peso che può avere nelle loro vite, nel loro modo di pensare e quindi nei loro comportamenti quotidiani?

La maggior parte dei cittadini statunitensi sono occupati nel tentativo di sopravvivere in questo difficile momento economico. Non hanno il tempo di riconoscere la propaganda o di cercare fonti nuove che siano più oneste. L’informazione mainstream è conveniente, predominante. Sfortunatamente, i principali canali d’informazione indipendenti raccontano la verità ma non hanno la possibilità di controbattere il meanstream e così il loro messaggi non giungono alla maggioranza della cittadinanza.

Ritornando alla tua esperienza, hai lavorato per diversi anni nel settore del giornalismo e per il tuo lavoro sei stata insignita di tanti riconoscimenti e premi. In precedenza, non hai mai avuto la percezione del livello di criticità della situazione in merito all’informazione?

Non conoscevo questa desolante realtà e sino a poco tempo fa non conoscevo in profondità la censura. In passato avevo sentito parlare di reclami per via della censura, ma non avevo idea di quanto lunghi sono i suoi tentacoli sino al momento in cui non ne sono stata coinvolta io direttamente negli ultimi due anni

polizia

Ti propongo una serie di tematiche sulle quali, a mio avviso, i media e i giornalisti sono stati accondiscendenti ed in cui non si è cercato di fare emergere la verità. Lo Stato di polizia negli USA, le operazioni americane camuffate da interventi umanitari, l’incostituzionalità del NDDA che viola i diritti civili e umani dei cittadini, le operazioni militari secrete di lotta al terrorismo portate avanti dagli USA ignorando l’opinione del Congresso e violando la sovranità di altri paesi, che ne pensi?

Su tutto il territorio del paese, la militarizzazione dei reparti di polizia è una delle cose più inquietanti che viene appena trattata e coperta dalla maggior parte dei canali mediatici. Non si può più scendere in piazza per manifestare il proprio dissenso senza doversi confrontare con le intimidazioni delle forze di polizia. Un esempio è quanto accaduto nella protesta anti-polizia brutale di Anaheim in California. Lo scorso luglio 2012, la gente scese per le strade per protestare e la polizia, in pieno giorno, colpì ed uccise un membro disarmato della comunità, Manuel Diaz, aveva 25 anni. Invece di lavorare con e per la comunità per cercare una situazione conciliante, i manifestanti furono accolti dalla polizia in abbigliamento da combattimento davanti ad una folla di donne e bambini disarmati.

La polizia insorse pure con me e altri giornalisti. L‘informazione mainstream dimenticò di raccontare che la polizia era in assetto da guerra come se dovesse combattere in Afghanistan guadagnandosi il soprannome di “Afghanaheim”. La brutalità della polizia non è stata coperta dai media ed anzi fu raccontato che i manifestanti attaccarono la polizia.

Per quanto riguarda l’NDDA, occorre dire che raramente i giornalisti prendono posizione contro una legge in maniera da rimanere obiettivi, ma, a volte, ci sono leggi che sono una reale aggressione ai nostri diritti democratici di base e alla libertà e sui quali abbiamo il dovere di parlare. È il caso del National Defense Authorization Act, una legge relativamente recente che dà alle forze militari statunitensi il potere di trattenere in stato di fermo chiunque senza la necessità di prove ed inoltre che criminalizza ogni forma di dissenso ed anche il giornalismo investigativo. L’NDAA Sezione 1021 dà al governo federale il potere di agire come un dittatore e arrestare ogni cittadino americano, o chiunque altro, senza alcuna garanzia e a tempo indeterminato sino “alla fine delle ostilità”. L’American Civil Liberties Union ha definito questa legge come “una catastrofe che colpisce le libertà civili”. L’amministrazione Obama non ha riferito chiaramente l’impatto di tale legge all’opinione pubblica e l’ha firmata il 31 dicembre del 2011 mentre gli americani celebravano il capodanno. Tale legge ha un impatto quotidiano sulle nostre vite ed è un ulteriore violazione dei diritti alla libertà di espressione. Inoltre NDDA insabbia le informazioni che possono svelare la corruzione di questo paese che sta distruggendo gli Stati Uniti anche finanziariamente. L’NDAA spaventa i giornalisti perché li trasforma in criminali. Da giornalista dovrò fare attenzione a non rivelare le nostre fonti di informazione confidenziali. Se il Governo o le corporazioni corrotte mettono pressione sulle autorità su notizie date dai giornalisti, l’NDAA offre loro l’opportunità ed il potere di sbatterti in prigione a tempo indeterminato. Un altro grave aspetto della legge è che permette al governo di imprigionare chiunque sia sospetto o associato al terrorismo. E tutto ciò è totalmente legato alla interpretazione della legge e alla soggettività degli individui. Qualche anno fa anche Nelson Mandela, premio nobel per la pace, era considerato un terrorista e era nelle liste statunitensi dei terroristi.

In merito alle operazioni militari statunitensi camuffate da intervento umanitario e ad altri temi citati, si tratta di argomenti di cui non mi sono mai occupata professionalmente e quindi preferisco non dare un commento.

Come si può concretamente lottare la censura, la corruzione e la manipolazione dei media in maniera da garantire un giornalismo libero e davvero al servizio della verità?

I giornalisti compiacenti stanno uccidendo il giornalismo. È nostra responsabilità testimoniare la censura, raccontarla e rifiutarla. La corruzione non può sopravvivere senza l’assistenza di patetici giornalisti. Come giornalisti dobbiamo proteggere la gente e non le corporazioni. Siamo qui per fare i controllori del governo e non per farne gli interessi. La migliore maniera per lottare la censura è quella di creare nuovi canali indipendenti che abbiano la capacità e l’integrità per offrire ai lettori e al pubblico la verità, senza trarne profitto. I media dovrebbero essere gestiti da giornalisti, non da uomini d’affare il cui obiettivo è cercare il profitto. L’uso dei social network, Facebook, Twitter ed altri in grado di divulgare notizie, video, foto, è un ulteriore strumento che può lentamente fare diventare irrilevante la censura dei media mainstream. Ma anche la gente e l’opinione pubblica dovrebbero protestare contro la censura e boicottare i media che la portano avanti. La censura è alla radice dei maggiori problemi sociali

 

Ovviamente anche in Italia, in materia d’informazione, siamo confrontati a situazioni simili, con impatti internazionali chiaramente inferiori. Che messaggi ti piacerebbe lasciare ai nostri lettori e, in generale, ai cittadini italiani?

Negli ultimi anni, la gente di tutte le parti del mondo ha cominciato a ribellarsi alla corruzione e a combatterla in una maniera mai vista in precedenza. È iniziato un drastico cambiamento nei media a livello mondiale. Oggi più che mai i canali mediatici stanno appoggiando la propaganda pro-governi e pro-corporazioni. La maggior parte dell’informazione mainstream continua a censurare le storie di protesta a livello mondiale e a nascondere la verità per favorire gli interessi dei governi e degli sponsor. È vitale che impariate a riconoscere e ignorare la propaganda e informarvi da fonti indipendenti nelle quali credete.

Giornalismo è quando si decide di mandare in stampa ciò che altri non vogliono vedere pubblicato. Tutto il resto sono relazioni pubbliche

George Orwell

 

 

La seconda parte dell’intervista alla giornalista investigativa americana Amber Lyon nota per il suo impegno nel portare alla luce le cause celate all’opinione pubblica. Ex corrispondente della CNN, Amber Lyon ha accusato il network di aver sistematicamente censurato i resoconti più importanti sulla rivoluzione in Bahrain.

 

amber lyon

LEGGI LA PRIMA PARTE DELL’INTERVISTA

Il giornalismo mainstream e i media statunitensi sembrano dunque essere manipolati, corrotti e sponsorizzati dal Governo per appoggiare le proprie strategie e la propria propaganda, qual è la tua opinione e la tua posizione?

C’è un’evidente censura nel mainstream che favoreggia il Governo degli Stati Uniti ma anche le corporazioni. Accadde anche durante i movimenti di protesta di Occupy. I principali canali televisivi d’informazione non hanno mai coperto con accuratezza la brutalità perpetrata dalla polizia e, in alcuni casi, dipinsero i manifestanti come dei vagabondi pazzi e disorganizzati che non avevano neppure un programma.

Per essere più concreti, mi vengono in mente alcuni esempi in cui l’informazione ha appoggiato o sponsorizzato gli USA (o viceversa) contribuendo pesantemente a creare un consenso pubblico internazionale e, di conseguenza, contribuendo a validare delle decisioni molto sensibili: la guerra in Iraq, la propaganda americana contro l’’Afghanistan, più recentemente l’intervento in Libia durante il quale si è assistito a un silenzio quasi totale sulle stragi di civili uccisi dalla cosiddetta “guerra intelligente”, e si potrebbe continuare a lungo. L’informazione non etica è divenuta un’arma addizionale dei governi?

La propaganda attraverso i media mainstream è stata un’arma potente per i governi sin dai tempi di Hitler. C’è un effetto ed un impatto psicologico notevole sulla gente che ascolta ripetutamente certi tipi di notizie e che è portata a non ricercare la verità, ma, anzi, a catalogare nella mente quelle notizie come la verità. Con il NDDA 2013 (National Defense Authorization Act) il Governo degli USA sta pianificando di modificare lo Smith-Mundt Act del 1948 che proibisce agli Stati Uniti di fare ed utilizzare la propaganda nei confronti della gente. Questo permetterà dunque al Governo americano di fare ricorso alla propaganda sull’opinione pubblica come una vera arma per cercare di fare approvare in maniera coercitiva guerre, atti di politica estera, ed altro. È inquietante.

I cittadini statunitensi hanno una reale percezione del sistema d’informazione esistente e del peso che può avere nelle loro vite, nel loro modo di pensare e quindi nei loro comportamenti quotidiani?

La maggior parte dei cittadini statunitensi sono occupati nel tentativo di sopravvivere in questo difficile momento economico. Non hanno il tempo di riconoscere la propaganda o di cercare fonti nuove che siano più oneste. L’informazione mainstream è conveniente, predominante. Sfortunatamente, i principali canali d’informazione indipendenti raccontano la verità ma non hanno la possibilità di controbattere il meanstream e così il loro messaggi non giungono alla maggioranza della cittadinanza.

Ritornando alla tua esperienza, hai lavorato per diversi anni nel settore del giornalismo e per il tuo lavoro sei stata insignita di tanti riconoscimenti e premi. In precedenza, non hai mai avuto la percezione del livello di criticità della situazione in merito all’informazione?

Non conoscevo questa desolante realtà e sino a poco tempo fa non conoscevo in profondità la censura. In passato avevo sentito parlare di reclami per via della censura, ma non avevo idea di quanto lunghi sono i suoi tentacoli sino al momento in cui non ne sono stata coinvolta io direttamente negli ultimi due anni

polizia

Ti propongo una serie di tematiche sulle quali, a mio avviso, i media e i giornalisti sono stati accondiscendenti ed in cui non si è cercato di fare emergere la verità. Lo Stato di polizia negli USA, le operazioni americane camuffate da interventi umanitari, l’incostituzionalità del NDDA che viola i diritti civili e umani dei cittadini, le operazioni militari secrete di lotta al terrorismo portate avanti dagli USA ignorando l’opinione del Congresso e violando la sovranità di altri paesi, che ne pensi?

Su tutto il territorio del paese, la militarizzazione dei reparti di polizia è una delle cose più inquietanti che viene appena trattata e coperta dalla maggior parte dei canali mediatici. Non si può più scendere in piazza per manifestare il proprio dissenso senza doversi confrontare con le intimidazioni delle forze di polizia. Un esempio è quanto accaduto nella protesta anti-polizia brutale di Anaheim in California. Lo scorso luglio 2012, la gente scese per le strade per protestare e la polizia, in pieno giorno, colpì ed uccise un membro disarmato della comunità, Manuel Diaz, aveva 25 anni. Invece di lavorare con e per la comunità per cercare una situazione conciliante, i manifestanti furono accolti dalla polizia in abbigliamento da combattimento davanti ad una folla di donne e bambini disarmati.

La polizia insorse pure con me e altri giornalisti. L‘informazione mainstream dimenticò di raccontare che la polizia era in assetto da guerra come se dovesse combattere in Afghanistan guadagnandosi il soprannome di “Afghanaheim”. La brutalità della polizia non è stata coperta dai media ed anzi fu raccontato che i manifestanti attaccarono la polizia.

Per quanto riguarda l’NDDA, occorre dire che raramente i giornalisti prendono posizione contro una legge in maniera da rimanere obiettivi, ma, a volte, ci sono leggi che sono una reale aggressione ai nostri diritti democratici di base e alla libertà e sui quali abbiamo il dovere di parlare. È il caso del National Defense Authorization Act, una legge relativamente recente che dà alle forze militari statunitensi il potere di trattenere in stato di fermo chiunque senza la necessità di prove ed inoltre che criminalizza ogni forma di dissenso ed anche il giornalismo investigativo. L’NDAA Sezione 1021 dà al governo federale il potere di agire come un dittatore e arrestare ogni cittadino americano, o chiunque altro, senza alcuna garanzia e a tempo indeterminato sino “alla fine delle ostilità”. L’American Civil Liberties Union ha definito questa legge come “una catastrofe che colpisce le libertà civili”. L’amministrazione Obama non ha riferito chiaramente l’impatto di tale legge all’opinione pubblica e l’ha firmata il 31 dicembre del 2011 mentre gli americani celebravano il capodanno. Tale legge ha un impatto quotidiano sulle nostre vite ed è un ulteriore violazione dei diritti alla libertà di espressione. Inoltre NDDA insabbia le informazioni che possono svelare la corruzione di questo paese che sta distruggendo gli Stati Uniti anche finanziariamente. L’NDAA spaventa i giornalisti perché li trasforma in criminali. Da giornalista dovrò fare attenzione a non rivelare le nostre fonti di informazione confidenziali. Se il Governo o le corporazioni corrotte mettono pressione sulle autorità su notizie date dai giornalisti, l’NDAA offre loro l’opportunità ed il potere di sbatterti in prigione a tempo indeterminato. Un altro grave aspetto della legge è che permette al governo di imprigionare chiunque sia sospetto o associato al terrorismo. E tutto ciò è totalmente legato alla interpretazione della legge e alla soggettività degli individui. Qualche anno fa anche Nelson Mandela, premio nobel per la pace, era considerato un terrorista e era nelle liste statunitensi dei terroristi.

In merito alle operazioni militari statunitensi camuffate da intervento umanitario e ad altri temi citati, si tratta di argomenti di cui non mi sono mai occupata professionalmente e quindi preferisco non dare un commento.

Come si può concretamente lottare la censura, la corruzione e la manipolazione dei media in maniera da garantire un giornalismo libero e davvero al servizio della verità?

I giornalisti compiacenti stanno uccidendo il giornalismo. È nostra responsabilità testimoniare la censura, raccontarla e rifiutarla. La corruzione non può sopravvivere senza l’assistenza di patetici giornalisti. Come giornalisti dobbiamo proteggere la gente e non le corporazioni. Siamo qui per fare i controllori del governo e non per farne gli interessi. La migliore maniera per lottare la censura è quella di creare nuovi canali indipendenti che abbiano la capacità e l’integrità per offrire ai lettori e al pubblico la verità, senza trarne profitto. I media dovrebbero essere gestiti da giornalisti, non da uomini d’affare il cui obiettivo è cercare il profitto. L’uso dei social network, Facebook, Twitter ed altri in grado di divulgare notizie, video, foto, è un ulteriore strumento che può lentamente fare diventare irrilevante la censura dei media mainstream. Ma anche la gente e l’opinione pubblica dovrebbero protestare contro la censura e boicottare i media che la portano avanti. La censura è alla radice dei maggiori problemi sociali

 

Ovviamente anche in Italia, in materia d’informazione, siamo confrontati a situazioni simili, con impatti internazionali chiaramente inferiori. Che messaggi ti piacerebbe lasciare ai nostri lettori e, in generale, ai cittadini italiani?

Negli ultimi anni, la gente di tutte le parti del mondo ha cominciato a ribellarsi alla corruzione e a combatterla in una maniera mai vista in precedenza. È iniziato un drastico cambiamento nei media a livello mondiale. Oggi più che mai i canali mediatici stanno appoggiando la propaganda pro-governi e pro-corporazioni. La maggior parte dell’informazione mainstream continua a censurare le storie di protesta a livello mondiale e a nascondere la verità per favorire gli interessi dei governi e degli sponsor. È vitale che impariate a riconoscere e ignorare la propaganda e informarvi da fonti indipendenti nelle quali credete.

Giornalismo è quando si decide di mandare in stampa ciò che altri non vogliono vedere pubblicato. Tutto il resto sono relazioni pubbliche

George Orwell

 

In aumento gli attacchi israeliani sui bambini

In aumento gli attacchi israeliani sui bambini

Posted by Antimo Merolla on 22, dic, 2012 

 

Memo.Le forze di occupazione israeliane continuano ad arrestare i bambini. Ventuno di essi sono stati arrestati dall’inizio di dicembre.

Un rapporto ufficiale afferma che gli attacchi israeliani contro i bambini palestinesi nei territori occupati della Cisgiordania e della Striscia di Gaza sono aumentati nelle ultime due settimane. Pubblicato lunedì scorso dal Child Information Department del ministero dell’Informazione palestinese, il rapporto sottolinea che dall’inizio dell’offensiva di novembre in cui venne ucciso dagli israeliani il 17enne Mohamed Salaymeh a Hebron, è arrivato a 50 il numero di minorenni martiri nella  Striscia di Gaza.

Inoltre, i bambini continuano ad essere sequestrati dalle forze di occupazione israeliane. Ventuno sono stati arrestati dall’inizio di dicembre, tra cui due ragazze: Tamrlen Al-Sau, 15 anni, e Tala Al-Sau, 16 anni, la cui casa è stato presa d’assalto nel quartiere di El-Qa’a Hara nella Gerusalemme occupata.

Il report descrive in maniera dettagliata le ferite inflitte a Shadi Masharqa, 17 anni, colpito da proiettili allo stomaco e con schegge di bombe acustiche a una mano e al petto. E’ stato ferito il 1° dicembre, quando i soldati israeliani hanno sparato sui negozi e sulle auto a Dura, vicino a Hebron. Era il 3 dicembre quando gli israeliani hanno aperto il fuoco sui civili nella Striscia di Gaza, e durante quello che doveva essere un “cessate il fuoco”, il 16enne Jihad El-Sawarka è stato ferito alla gamba sinistra.

Traduzione per InfoPal a cura di Miranda Follador

 

 

Il giudizio del Mahatma Gandhi su Israele

Posted by Davide Consonni on 17, ott, 2012 in Davide

 

Il Mahatma Gandhi scrisse ciò che segue sul suo giornale Harijan, nel 1938:

“ La mia solidarietà va tutta agli ebrei. Sono stati gli intoccabili della Cristianità. Il paragone tra il loro trattamento da parte dei cristiani e il trattamento degli “intoccabili” da parte degli Indù è molto stretto. Ma la mia solidarietà non mi rende cieco di fronte al bisogno di giustizia. Il grido degli ebrei per una patria non mi interessa molto. La giustificazione la si cerca nella Bibbia e nella tenacia con la quale gli ebrei hanno bramato il ritorno in Palestina. Perché essi non dovrebbero, come altri popoli del pianeta, fare di quel paese la loro patria, dove sono nati e dove si guadagnano da vivere? La Palestina appartiene agli arabi nello stesso senso che l’Inghilterra appartiene agli inglesi o la Francia ai francesi. E’ sbagliato e inumano imporre gli ebrei agli arabi. Quello che sta accadendo oggi in Palestina non può essere giustificato da alcun codice morale di condotta. Sarebbe un crimine contro l’umanità umiliare gli orgogliosi arabi restituendo la Palestina in tutto o in parte agli ebrei come loro patria. Una linea di condotta più nobile sarebbe quella di insistere per un giusto trattamento degli ebrei dovunque sono nati e cresciuti.”

Fonte: Uruknet 

QUELLE ISOLE SCOMPARSE ALL’IMPROVVISO…


Già nel 2009 la superarma H.A.A.R.P. lasciò la sua firma su una piccola isola messicana nel Golfo del Messico, l’isola Bermeja che un giorno c’era e semplicemente il giorno successivo era scomparsa. 

Il mistero non è mai stato risolto. La spiegazione ufficiale chiama in causa il “riscaldamento globale” e l’aumento del livello del mare, ma il livello dell’acqua non era salito nel 2009 né risultarono fenomeni di subsidenza.

Cleo Paskal, docente associato presso il Royal Institute of International Affairs di Londra, osserva: “Nel settembre 2009 è stato riferito che, pur essendo sulle mappe per secoli, la piccola isola di Bermeja, nel Golfo del Messico, non poté all’improvviso più essere trovata. Il governo messicano inviò aerei e navi ed usò i satelliti per cercare di localizzare l’isola, ma invano. […] 

Prima che l’isola cessasse di esistere, strani fenomeni furono segnalati nel Golfo del Messico. Furono visti archi chimici associati ad una massiccia irrorazione di chemtrails. Furono scorti vortici misteriosi nelle acque normalmente calme. I marinai nelle vicinanze dell’isola di Bermeja, il giorno della sua scomparsa, riferirono di una bizzarra rifrazione della luce nel cielo. La testimonianza dei pescatori fu liquidata come “avvistamento di U.F.O.” (sic) Tuttavia gli archi chimici ed i vortici sono segni rivelatori di attività H.A.A.R.P. e non ci riferiamo a studi della ionosfera.

Un’altra isola è recentemente scomparsa. Anche questa era lì un giorno ed è sparita il dì successivo. Si tratta di New Moore Island, un isolotto rivendicato dall’ India e dal Bangladesh. Potrebbe essere che entrambe le sparizioni sono state causate da sperimentazioni di una tecnologia radicalmente nuova basata sulle armi congegnate da Nikola Tesla? 

Dicono di H.A.A.R.P. 

H.A.A.R.P. è stata sempre considerata un’arma dalla compianta scienziata Dottoressa Rosalie Bertell che ha scritto: “Gli effetti non lineari di un miliardo di watt di potenza effettiva irradiata sono diretti verso la ionosfera dal trasmettitore H.A.A.R.P. I livelli di potenza irradiata possono toccare i 4,7 miliardi di watt! L’energia in determinate frequenze, quando raggiunge le parti esterne della ionosfera, può essere amplificata fino a 1.000 volte da processi naturali. Questo fenomeno è stato registrato dagli scienziati della U.C.L.A. (Università di Los Angeles, n.d.t.): essi hanno osservato i risultati di queste amplificazioni di potenza. […]

Alcuni ricercatori degli impianti H.A.A.R.P. in Alaska e Perù credono che la potenza irradiata sia ora di circa 10 miliardi di watt. Questo campo elettromagnetico configurato attraverso il “teleforce” potrebbe non solo vaporizzare le isole e le montagne, ma intere città. E ‘una capacità bellica che Tesla affermava di aver creato più di novant’anni fa.

Il fisico Dottor Fran De Aquino lancia l’allarme circa le micidiali capacità di H.A.A.R.P.”H.A.A.R.P. è un sistema che può essere impiegato per abbattere missili e aerei, interferendo sui loro sistemi di guida e provocare perturbazioni atmosferiche che possono causare il malfunzionamento dell’avionica. […] Abbattere velivoli era la funzione originaria dell’arma “teleforce” che potrebbe teoricamente deviare un intero pianeta dalla sua orbita, come la Morte Nera nella celebre saga cinematografica di George Lukas, ‘Star wars’.

L’arma di Tesla 

In un articolo pubblicato dal “New York Times” il giorno 8 dicembre 1915 si legge: “E’ perfettamente possibile trasmettere l’energia elettrica senza fili e produrre effetti distruttivi a distanza. Ho già costruito un trasmettitore wireless che rende possibile tutto questo ed è descritto nelle mie pubblicazioni tecniche, tra le quali mi riferisco al mio numero di brevetto 1.119.732, registrato di recente. Con i trasmettitori di questo genere siamo in grado di trasmettere energia elettrica in qualsiasi quantità a qualsiasi distanza e possiamo applicarla in campi innumerevoli, sia in guerra sia in pace. Attraverso l’adozione universale di questo sistema, le condizioni ideali per il mantenimento della legge e dell’ordine saranno realizzate, perché allora l’energia necessaria per l’applicazione del diritto e della giustizia sarà disponibile in qualsiasi momento per l’attacco come per la difesa. […] 

L’episodio della Tunguska, risalente al 1908, quando una parte della taiga fu incendiata, si deve ad un esperimento di Tesla con l’arma “teleforce”? Nonostante l’inventore serbo non potesse più contare su cospicui finanziamenti, Tesla non smise mai di lavorare sul suo “raggio della morte”. 

Un altro articolo su Tesla apparso sul “New York Times” il 22 settembre 1940 riferisce: “Nikola Tesla, uno dei veri grandi inventori, che ha celebrato il suo ottantesimo e quarto compleanno il 10 luglio, asserisce di essere pronto a divulgare al governo degli Stati Uniti il segreto della sua ‘teleforce’, con la quale i motori dei velivoli possono essere fusi ad una distanza di 250 miglia, in modo da costruire una sorta di invisibile muraglia cinese a protezione degli Stati Uniti”. La ‘teleforce’, ha spiegato Tesla, si basa su un principio completamente nuovo della fisica, che nessuno ha mai sognato, un principio diverso da quello alla base di invenzioni relative alla trasmissione di energia elettrica a distanza. […] 

FONTE: http://www.tankerenemy.com/2012/12/haarp-sguinzaglia-il-raggio-della-morte.html

 

La Commissione Ue si investe del titolo di più amata dagli europei

La disoccupazione è la grande paura

La Commissione Ue si investe del titolo di più amata dagli europei


Andrea Angelini

Finire disoccupati è la paura più grande dei cittadini europei.
Una paura sentita dal 48% dei cittadini del’Unione che in Italia sale al 51%. E le prospettive sono tutt’altro che incoraggianti considerato che la Banca centrale europea ha stimato che la situazione peggiorerà anche nel 2013.  Il sondaggio semestrale di Eurobarometro rispecchia comunque una maggiore fiducia rispetto al rapporto precedente con un 41% (+1%)  di cittadini europei che ritengono che l’Unione europea stia andando nella giusta direzione per uscire dalla crisi ed affrontare le nuove sfide globali.
Secondo quello che è un ufficio studi della Commissione europea, e le cui conclusioni per tale motivo dovrebbero essere prese con le pinze, i cittadini continuerebbero a vedere nell’Unione il soggetto più efficace nell’affrontare gli effetti della crisi economica. E molto di più dei governi nazionali. Una affermazione piuttosto difficile da sostenere soprattutto in quei Paesi nei quali l’applicazione delle misure ultraliberiste imposte dalla Commissione europea ha provocato i disastri che sono davanti agli occhi di tutti. L’Unione e la Commissione avrebbero il 23% del gradimento. A ruota seguono i governi nazionali (20%) e il Fondo monetario internazionale (15%).
Le preoccupazione più sentita dai cittadini europei a livello personale è l’inflazione (44%). A livello nazionale c’è la disoccupazione (48%). Seguono la situazione economica generale (37%), l’inflazione (24%) e il debito pubblico (17%).
Ieri, sono stati resi noti anche i risultati dalla III indagine Isfol sulla qualità del lavoro in Italia dalla quale emerge incredibilmente un Paese ideale e senza particolari problemi. La maggioranza dei lavoratori italiani si ritiene soddisfatta del proprio lavoro. Con un  20% che dice di esserlo molto e il 67,8% abbastanza. Soltanto un 11% è poco soddisfatto ed un 1,7% è del tutto insoddisfatto. La poca soddisfazione deriva in particolare dalla consapevolezza di avere poche prospettive di migliorare la propria carriera e ricevere mansioni più elevate (un 58% del totale) e di aumentare il livello della retribuzione (54%).
La crisi e la recessione continuano comunque a fare sentire i loro effetti. Quest’anno la disoccupazione ha subito una vero e proprio balzo passando dall’8,4% del 2011 ad un livello tra il 10,8% e l’11,2%. Per un Paese come l’Italia che godeva di un diffuso sistema di legami sociali e familiari a livello locale in grado di fungere da contrappesi, si tratta di un dato preoccupante che ci porta alla pari di altri Paesi nei quali è il Libero Mercato, duro e puro, a creare occupazione.

21 Dicembre 2012 12:00:00 – Rinascita

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