Avio vende l’aeronautica A comprare l’americana General Electric

Vola all’estero la divisione del gruppo italiano specializzata nella componentistica per gli aeroplani. A vendere, lo Stato Italiano attraverso la controllata Finmeccanica, azionista al 14% di Avio, e il fondo di private equity Cinven

Lo leggo dopo

Avio vende l'aeronautica A comprare l'americana General ElectricFrancesco Caio, amministratore delegato di Avio

·                                 APPROFONDIMENTI

·                                 ARTICOLO

Le piastrelle Marazzi agli americani
Mohawk mette sul piatto 1,5 miliardi

MILANO – Il gruppo General Electric, attraverso la controllata Ge Aviation, rileva la divisione aeronautica di Avio. L’importo dell’operazione è di 3,3 miliardi di euro. La divisione aerospaziale resterà al gruppo italiano. General Electric conta di investire per lo sviluppo delle attività aeronautiche di Avio 1,1 miliardi di dollari in 10 anni. Lo ha detto in conferenza stampa il presidente e ceo di Ge Aviation David Joyce spiegando le future strategie. Avio è controllata dal 2006 dal fondo europeo di private equity Cinven, e da Finmeccanica. L’Italia, così, nel giorno in cui anche il gruppo Marazzi finisce in mani statunitensi perde un altro tassello della sua industria, per di più tecnologicamente avanzata. General electric ha fatto saper che non acquisirà invece la divisione spazio di Avio. L’operazione dovrà ora passare al vaglio degli enti regolatori e della pubbliche amministrazioni. Finmeccanica incasserà dalla cessione di Avio a Ge, da parte della partecipata Bcv Investments (al 14,3%), 260 milioni, destinati alla riduzione del livello di indebitamento del gruppo. Per Cinven, genererà valore per circa 1 miliardo di euro

Fondata nel 1908 a Torino, Avio opera in quattro continenti dando lavoro a 5300 dipendenti, 4500 dei quali in italia e circa 800 nella divisione spazio. Nell’industria dei motori aerei con propulsione a reazione, Avio fornisce sistemi di trasmissione, turbine di bassa pressione, combustori e altri componenti. Nel 2011 i ricavi di Avio relativamente al solo settore aeronautico sono ammontati a 1,7 miliardi di euro, di cui circa la metà sono stati generati dalla vendita di componenti a ge e alle sue joint venture. Il prezzo d’acquisto pagato da Ge per la divisione aerea di Avio rappresenta un multiplo pari a 8,5 volte l’ebitda previsto per l’anno fiscale 2012. Ge è in Italia dal 1921 e occupa oltre 7.000 dipendenti che operano in 7 divisioni di business in 20 sedi.

 http://www.repubblica.it/economia/finanza/2012/12/21/news/avio_vende_l_aeronautica_a_comprare_l_americana_general_electric-49215855/?ref=HREC2-1

(21 dicembre 2012)

 

I regali di Monti

21 DICEMBRE 2012

Parla la Lega, Fornero si tappa le orecchie e Fini la bacchetta: ”Abbia rispetto”

Massimo Bitonci, deputato della Lega, interviene nell’aula della Camera nel corso delle dichiarazioni di voto sulla legge di stabilità e attacca la riforma del Lavoro. Il ministro Elsa Fornero, seduta tra i banchi del governo, con un gesto plateale si tappa le orecchie con gli indici per non ascoltarlo ed esce dall’aula. Il gruppo della Lega si ribella, molti si alzano in piedi richiamando l’attenzione della presidenza. Il presidente Gianfranco Fini interviene proprio per riprendere il ministro Fornero che, nel frattempo, ha già lasciato l’aula: “Anche ai rappresentanti del governo”, sottolinea, è chiesto un comportamento consono e rispettoso nei confronti dei deputati.

http://video.repubblica.it/dossier/articolo-18/parla-la-lega-fornero-si-tappa-le-orecchie-e-fini-la-bacchetta-abbia-rispetto/114402?video=&ref=HREC1-1

 

LA NORMATIVA NON PREVEDE ALCUN TETTO VERSO L’ALTO SULLE SOMME PER CHI FA UN TIROCINIO

Addio allo stage gratis in azienda 
Compenso minimo a 400 euro (lordi)

I timori che diventi occupazione mascherata e i limiti da sei a 24 mesi. Nel 5,3% dei casi l’indennità supera i 750 euro

ROMA – Partita dal settore aereo, la filosofia del low cost si è fatta largo nei campi più diversi. Ed è diventata di moda anche per gli stage, quel ponte fra studio e lavoro che un tempo si riduceva alle famose fotocopie e adesso rischia di trasformarsi in un impiego vero e proprio con una sola, fondamentale differenza: lo stipendio. Una volte su due, in Italia, lo stage non prevede nemmeno un rimborso spese. Il compenso è pari a euro zero nel 52,4% dei casi, secondo l’ultimo studio curato dall’Isfol, l’Istituto per lo sviluppo della formazione dei lavoratori, e dalla «Repubblica degli stagisti», una rivista on line tutta dedicata a questo argomento. Ma adesso le cose dovrebbero cambiare con una soglia minima di 400 euro lordi al mese. Non sarà una fortuna ma almeno è qualcosa, specie di questi tempi.

La novità è prevista dalla bozza delle linee guida sui tirocini che il ministero del Welfare ha definito la settimana scorsa e che due giorni fa è stata discussa dalla commissione Lavoro della Conferenza delle Regioni. Sarebbe una rivoluzione. Oggi non esiste uno «stipendio» minimo per gli stagisti. Non a livello nazionale almeno, anche se alcune Regioni hanno fissato un livello base valido solo nel loro territorio.

Un primo passo era stato fatto con la riforma del mercato del lavoro approvata quest’estate: dice la legge Fornero che per gli stage va riconosciuta una «congrua indennità, anche in forma forfettaria, in relazione alla prestazione svolta». E aggiunge che la somma va fissata entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge con un documento che metta d’accordo governo e Regioni. I 180 giorni scadono alla fine di gennaio e l’intesa sulle linee guida sembra a buon punto. Il via libera da parte della Conferenza Stato-Regioni dovrebbe arrivare nella prima riunione dopo le feste, probabilmente il 24 gennaio.

«L’impianto del documento va bene c’è solo qualche dettaglio da mettere a punto» dice Gianfranco Simoncini, assessore alle Attività produttive della Toscana e coordinatore della commissione Lavoro per la conferenza delle Regioni. Rispetto alla bozza iniziale un punto è già stato cambiato: non c’è più il limite massimo al rimborso mensile. La regola era stata pensata dai tecnici del ministero sempre con l’obiettivo di evitare un uso distorto dello stage che a volte può mascherare un contratto sottopagato. Ma è stata tolta per non mettere fuori legge quei tirocini più ricchi che pure ci sono: nel 5,3% dei casi, sempre secondo il sondaggio citato prima, l’indennità supera i 750 euro al mese.

Le linee guida prevedono anche dei limiti di tempo: il tirocinio standard non potrà durare più di sei mesi; quello di reinserimento, riservato a disoccupati e cassaintegrati, non più di un anno; quello riservato ai disabili non più di due anni. Tutti limiti che non sono prorogabili. Non sarà possibile fare più di uno stage presso lo stesso datore di lavoro e ci sarà anche un tetto al numero di stagisti a seconda delle dimensioni dell’azienda: al massimo uno stagista per le aziende fino a cinque dipendenti e così via a salire. Mentre le imprese senza dipendenti potranno avere tirocinanti solo se appartengono al settore dell’artigianato artistico, anche se su questo punto c’è ancora da lavorare.

Quando entreranno in vigore le nuove regole? Dipende, in ogni caso non subito. Le linee guida sono una traccia, adesso toccherà alle Regioni scrivere la propria legge. Per dire, la Calabria potrebbe anche decidere che il compenso minimo debba essere di 600 euro al mese, la Toscana potrebbe confermare i 500 euro previsti dalla legge che ha approvato alcuni mesi fa ed è già in vigore: la più avanzata dal punto di vista della tutela dello stagista. In ogni caso non sarà possibile scendere sotto quella soglia, 400 euro, che diventerà politicamente vincolante dopo l’intesa della Conferenza Stato-Regioni.

Perché una strada così complicata? Potrebbero pensare i 500 mila italiani che solo nel 2011 sono entrati nell’esercito degli stagisti. La formazione professionale, e quindi anche il tirocinio, è una materia che appartiene alla competenza esclusiva delle Regioni. La Corte costituzionale lo ha ricordato appena due giorni fa, quando ha cancellato l’articolo 11 della riforma voluta nel 2011 dal governo Berlusconi che, pur senza fissare un compenso minimo, introduceva dei limiti per alcuni tipi di stage validi in tutto il territorio nazionale. La Corte costituzionale ha stabilito che con quella legge lo Stato era andato al di là delle sue competenze e quelle regole andavano scritte dalle Regioni. Cosa cambia adesso? Che il governo ci riprova in maniera soft : non impone più le sue norme direttamente su tutto il territorio nazionale ma prima si mette d’accordo con le Regioni sui principi base e poi lascia loro il compito di fissare i dettagli.

Con questo schema le nuove regole sugli stage dovrebbero essere al riparo dai ricorsi delle Regioni. Non è un caso che il governo Monti abbia cercato di ridisegnare gli equilibri tra Stato e Regioni con la riforma del titolo V della Costituzione, che avrebbe riportato una serie di poteri dalla periferia verso il centro. Il disegno di legge costituzionale è stato approvato in consiglio dei ministri ma poi è stato travolto dagli eventi di questo concitato scorcio di fine legislatura. Il problema resta, però. E sarà ben in vista sul tavolo del prossimo governo, qualsiasi colore e geometria abbia.

Lorenzo Salvia

http://www.corriere.it/economia/12_dicembre_21/addio-allo-stage-gratis-in-azienda-compenso-minimo-a-400-euro-lordi-lorenzo-salvia_01e1a310-4b35-11e2-b8d2-bbed1fc21916_print.html

 

Stabilità: le Regioni potranno alzare le tasse

Con le ultime modifiche alla legge Stabilità, il Senato ha deciso di allentare alcuni vincoli fiscali cui sarebbero state sottoposte leRegioni nel 2013. L’aumento dell’addizionale Irpef sulle persone fisiche oltre lo 0,5% sarebbe stato possibile solo per quelle che non avessero anche aumentato l’Irap sulle imprese. Invece nel 2013 potranno alzare tutte e due le imposte. Sempre nel 2013 era prevista la possibilità per le Regioni di esentare il pagamento di una parte delle addizionali (quella eccedente lo 0,5%) i redditi bassi, e di tener conto del quoziente familiare nel calcolo dell’imposta. Se ne parlerà, in entrambi i casi, solo nel 2015.

Pubblicato il 20 Dic 2012

http://www.nanopress.it/economia/2012/12/20/stabilita-le-regioni-potranno-alzare-le-tasse_P11384829.html

 

Lega protesta, Fornero lascia l’aula. E Fini riprende il ministro: “Rispetti i deputati”

La Lega critica il governo, il ministro Fornero si tappa le orecchie e lascia l’aula. E il presidente della Camera la riprende, invitandola a ‘rispettare’ le opinioni dei parlamentari. E’ il siparietto da finale di legislatura andato in scena nell’aula di Montecitorio durante le dichiarazioni di voto sulla fiducia chiesta dal governo al ddl Stabilita’. L’oratore e’ il leghista Massimo Bitonci, che attacca l’esecutivo, fa un parallelo con la profezia Maya e rivolgendosi ai banchi del governo dove siede il ministro del Welfare dice: “altro che stabilizzazione, rigore e crescita. Basta guardare i dati: in un anno, con la riforma Fornero, avete creato 350.000 esodati”.

http://www.online-news.it/2012/12/21/lega-protesta-fornero-lascia-laula-e-fini-riprende-il-ministro-rispetti-i-deputati/

 

Monti bis, ter e quater di Eugenio Orso

Monti bis, ter e quater di Eugenio Orso

Melfi, o cara! Il patto di sangue fra Marchionne e Monti è stato stretto, presenti e plaudenti Bonanni, Angeletti e molte altre comparse. Monti è entrato di prepotenza in campagna elettorale nonostante avesse giurato, in passato, di non voler prestarsi alla politica. Ma ci può essere un governo più politico del suo, per quanto vincolato nelle linee programmatiche dalle lettere bce e dai “consigli” fmi? Talmente politico-strategico, per le trasformazioni in peggio operate in Italia in un solo anno, che Monti non poteva non “sporcarsi le mani” scendendo nell’arena elettorale. Le “riforme” fatte si devono mantenere a ogni costo, e solo Monti può garantire le élite finanziarie che ne beneficiano. Il modello di relazioni industriali Marchionne, che prevede la riduzione dei lavoratori italiani a bestiame nei recinti della fabbrica e piena libertà di chiudere stabilimenti e di investire altrove nel mondo, si sposa con la cosiddetta agenda politica professoral-montiana approvata e benedetta dai poteri forti. Persino la chiesa vuole Monti e ne approva le “riforme strutturali”, dimentica che il messaggio di Cristo va nella direzione esattamente opposta a quella sulla quale ci spinge il professore. Ai cancelli dello stabilimento lucano teatro della kermesse, respinti oltre la linea rossa, i lavoratori esclusi dal rito ed espulsi da questa splendida democrazia, purtroppo organizzati, trattenuti e manovrati dalla tremebonda fiom-cgil di “giù la testa!”, che continua a organizzare scioperini democratici.

Se l’Italia tredici mesi fa aveva febbre alta e non poteva essere curata con una semplice aspirina, come ha sostenuto Monti a Melfi per giustificare le sue sanguinose controriforme davanti ai buoni di cuore, oggi rischia di finire sotto la tenda di rianimazione. Sul versante fiat, basta la produzione di un paio di nuovi modelli di suv e qualche investimento tardivo, forse un miliardo di euro, per risollevare le sorti dell’industria automobilistica in Italia? Certamente no, e questo lo sanno tutti coloro che erano presenti a Melfi, nella placida Lucania, ma lo scopo di Marchionne non è quello di mantenere ed espandere la produzione di auto in Italia, come lo scopo del suo alleato Monti non è di risollevare le produzioni nazionali, i redditi e l’occupazione. Monti avrà al suo seguito un esercito di burocrati politici, di alti prelati, di patrimonializzati, di grandi manager o supposti tali, e tutto il circo mediatico globalista in occidente a favore. L’operazione “cuori forti”, lanciata dai due compari a Melfi, annuncia che soltanto i più forti sopravvivranno alla cura ultraliberista e agl’altri faranno scoppiare il cuore. Non contento di aver ridotto i consumi di petrolio nel paese ai livelli degli anni sessanta, Monti, idealmente federato con Marchionne, vorrebbe far scoppiare il cuore a tutti i deboli e indifesi, per liberarsene. Attenzione pensionati al minimo, disoccupati, cassaintegrati a zero ore, precari, piccoli imprenditori con l’acqua alla gola e equitalia alle calcagna, operai sottopagati, lavoratori pubblici nel mirino e ceti medi declassati! Siete voi i cuori deboli che non avranno cittadinanza nel sistema che Monti e Marchionne stanno plasmando per conto delle élite finanziarie globali. Eppure la chiesa è schierata con Monti, come se fosse una qualsiasi comunione e liberazione che applaude Marchionne al meeting di Rimini. I malevoli pensano che il consenso papalino è una contropartita per il trattamento di favore ricevuto fiscalmente, in particolare con l’imu. Gli ancor più malevoli, come lo scrivente, pensano che la chiesa di Roma appoggia pedissequa il massacro neoliberista in corso in Italia, dopo aver subito, in passato, pesanti avvertimenti “di stampo mafioso”, attraverso la stampa e le televisioni di mezzo mondo che hanno approfittato dello scandalo dei preti pedofili. Il motivo dell’attacco era la “dottrina sociale della chiesa” non conforme ai precetti e ai dogmi neoliberisti. Quindi, attenzione a come ti muovi, papa, non criticare con la tua dottrina sociale ispirata dai precetti cristiani i dogmi mercatisti, la santa finanza di rapina e le leggi del mercato sovrano, o noi distruggiamo in un sol colpo, con una campagna giudiziario-mediatica in occidente, la tua credibilità e quella di sancte romane ecclesie. Ed ecco che la chiesa appoggia Monti più per necessità, paura, viltà e opportunismo che per convinzione. Del resto, Monti si vende come il campione non dell’ultraliberismo selvaggio e della finanza spietata, quale in effetti è, ma del fantomatico “capitalismo sociale di mercato” alla tedesca, che dovrebbe garantire un futuro e miracoloso sviluppo nella competitività. Peccato che il sostegno alla produzione e ai redditi e la stessa crescita si rimandano continuamente, a data da destinarsi, mentre ciò che resta è un distruttivo rigorismo. Per Monti il rigore è già la crescita, e quindi si deve continuare su questa strada, con un Monti bis, ter e quater, battendo tutti i record in termini di aumento del debito pubblico (+ imposte e tasse e – pil), di calo dei consumi petroliferi, di crollo dei consumi in generale, di disoccupazione e sottoccupazione.

La cosa più sconvolgente che certi giornali asserviti al regime scrivono questa mattina è che gli operai, a Melfi, hanno applaudito Monti (e di riflesso anche il caro Marchionne). Si arriva al punto di spacciare quattro venduti che hanno tradito i loro compagni, il loro stesso paese e i loro figli – che con Monti e Marchionne non avranno futuro – come gli operai, intendendo tutti, ma proprio tutti gli operai. E così, gli operai applaudono pubblicamente i loro torturatori-carcerieri. Altro che Sindrome di Stoccolma, qui siamo oltre! Una stampa vigliacca, serva e senza alcun pudore – che se ne frega della corretta informazione – può scrivere questo e altro. L’importante è che un popolo prostrato, rimbecillito e impaurito ci caschi un’altra volta. L’importante è che il denaro pubblico continui a fluire tenendo in vita testate e redazioni. L’importante è che lo Spettacolo sostituisca la realtà e abbia successo. Persino il Debord della Società dello Spettacolo e dei Commentari, se non fosse scomparso nel 1994, ne sarebbe impressionato.

Monti non riuscirà a ottenere la maggioranza relativa dei consensi alle prossime elezioni, sia si presenti a capo di un solo listone sia si presenti come icona di una federazione di liste elettorali. Se non vi riuscirà, sicuramente “farà la pace” con Bersani, il vincitore predestinato, e mal che vada, complice lo spread in impennata, gli interessi sui btp alle stelle e gli attacchi speculativi, potrà diventare superministro economico nel futuro governo e vicepresidente del consiglio. Si tratterebbe comunque di un Monti bis, con Bersani uomo di paglia alla presidenza del consiglio e un programma in assoluta continuità con il precedente direttorio euromontiano. Quindi non ci sarà scampo e non ci sarà alcun cambiamento, a meno di eventi eccezionali come il ritorno di Silvio. In ogni caso, qualunque sarà la posizione di Monti nei prossimi governi (e anche se un giorno salirà al Colle), la sequenza sarà Monti bis, ter e quater. Il Monti quinquies ve lo risparmio, tanto a quel punto, nel lungo periodo, saremo già tutti morti …

http://pauperclass.myblog.it/archive/2012/12/21/monti-bis-ter-e-quater-di-eugenio-orso.html

GUEST POST: Banca d’Italia…partecipazioni e conflitti d’interesse vari

Non passa giorno nel quale quelli dello zero virgola, si quelli che vogliono fermare declini vari accompagnati da editorialisti, professori o scienziati economici made in USA più o meno interessati…, dicevo non passa giorno che non suggeriscano di svendere il patrimonio pubblico o di alienare quote o partecipazioni di aziende strategiche italiane.

Ieri sera sul tardi sul sito della Banca d’Italia, grazie ad una segnalazione dell’amico Claudio è apparso il seguente comunicato stampa


“Al fine di prevenire ogni rischio di conflitto di interesse, anche solo apparente o potenziale, in seguito alla istituzione dell’Ivass (la nuova autorità di vigilanza sulle assicurazioni in cui gli esponenti di vertice della Banca svolgeranno un ruolo rilevante) la Banca d’Italia ha deciso di cedere la sua partecipazione nel capitale della società Assicurazioni Generali.”



“Le azioni Generali possedute dalla Banca, pari al 4,5 per cento circa del capitale della partecipata, saranno conferite alla società Fondo Strategico Italiano (FSI), controllata dalla Cassa Depositi e Prestiti (CDP), in cambio di azioni FSI privilegiate e ordinarie di nuova emissione. Le azioni Generali verranno valutate, come previsto dal Codice Civile, al prezzo medio di Borsa nei sei mesi precedenti l’operazione.

FSI si impegna a: 1) vendere l’intera partecipazione in Generali a terzi, in modo ordinato e a condizioni di mercato, entro il 31.12.2015…”

C’è qualche motivo per il quale sia necessario vendere a terzi l’intera partecipazione in Generali, c’è qualcosa che impedisce al Fondo Strategico Italiano di tenerla in portafoglio aspettando tempi migliori? A pensare male si fa sempre peccato ma spesso e volentieri…

Ma andiamo avanti! Questa notte mi sono sognato di alzarmi e leggere sul sito della Banca d’Italia la segiente notizia…:

Al fine di prevenire ogni rischio di conflitto di interesse, anche solo apparente o potenziale,Intesa Sanpaolo, UniCredit, Assicurazioni Generali, Cassa di Risparmio in Bologna, Banca Carig, Cassa di Risparmio di Genova e Imperia, Banca Nazionale del Lavoro, Banca Monte dei Paschi di Siena, etc etc hanno deciso di cedere la loro partecipazione nel capitale della Banca d’Italia…


Tranquilli era solo un sogno, in Italia e in Europa, le Banche centrali continueranno a restare indipendenti dai loro azionisti ovvero le banche stesse …

Coraggio ci sono tante altre belle cose da scoprire nel fantastico mondo della finanza, buon divertimento! Azionisti Banca d’Italia! Nel mio libro troverete altre informazioni sulla questione.

Andrea Mazzalai

http://lemieconsiderazioniinutili.blogspot.it/2012/12/guest-post-banca-ditaliapartecipazioni.html?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed:+LeMieConsiderazioniInutili+(Le+mie+considerazioni+inutili)

NAVI DEI VELENI: si riaprono i misteri sulle navi dei veleni: sparite le carte di un pentito e c’è pure una morte sospetta

Non sarebbe morto di infarto ma di immunodepressione e immunodeficienza causate da sostanze tossiche presenti nel suo organismo. Sarebbe questa la sconvolgente novità contenuta nella terza perizia ordinata all’Università di Roma dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui rifiuti, che dopo anni di indagini ha voluto vederci ancor più chiaro sulla morte del capitano Natale De Grazia, che proprio oggi avrebbe compiuto 56 anni.

 Il comandante De Grazia morì il 13 dicembre 1995, improvvisamente, a Nocera Inferiore, mentre era in viaggio da Reggio Calabria a La Spezia nell’ambito delle indagini relative al traffico di rifiuti tossici e/o radioattivi: lì avrebbe dovuto raccogliere importanti deposizioni e documenti nautici relativi ad affondamenti sospetti nel Mediterraneo, in particolar modo di fronte alle coste calabresi. Le indagini gli erano state delegate dall’allora capo della Procura di Reggio Francesco Scuderi. Quel giorno in viaggio con lui si trovavano anche il pm Francesco Neri, titolare delle indagini, l’autista e il suo collega Nicolò Moschitta.

 

 

Secondo le prime due perizie il capitano morì dopo aver consumato un pasto in una stazione di servizio sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria. Il certificato di morte riporta come causa del decesso la generica motivazione “arresto cardio-circolatorio”. Il suo corpo fu sottoposto ad autopsia solo dopo una settimana dal decesso e presso l’ospedale di Reggio Calabria, anziché di Nocera Inferiore dove era deceduto. Agli esami autoptici non è stato concesso di assistere al consulente medico della famiglia che chiese di ripetere gli esami. La seconda autopsia fu assegnata allo stesso perito che condusse la prima e i risultati di questi ulteriori esami, che confermarono ovviamente i dati della prima, furono trasmessi alla famiglia dopo circa dieci anni.

 

La conferenza stampa annullata

 

Era questa la novità clamorosa che avrebbe dovuto essere annunciata oggi in conferenza stampa dal presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta, Gaetano Pecorella, che però all’ultimo momento l’ha annullata perché, tra le altre cose, non era stata avvertita a Reggio Calabria la vedova di De Grazia, Anna Vespia, che correva così il rischio di apprendere le novità – contenute in una perizia di 5 pagine alla cui stesura si è arrivati dopo circa tre mesi di lavoro – dai media. Ma non sono queste le uniche novità che avrebbero dovuto essere discusse intorno alla morte di quel capitano integerrimo che a partire dal 1994 collaborò attivamente con il pool investigativo della procura di Reggio Calabria, sciolto a distanza di pochi mesi da quel decesso.

 

Il capitano Natale De Grazia avrebbe trovato nella casa di Giorgio Comerio, faccendiere investigato per smaltimento illecito di scorie radioattive, un’agenda con l’appunto “Lost the ship” (“nave persa”) il 21 settembre 1987, il giorno in cui affondò una nave, la Rigel (a largo di Capo Spartivento, che si trova nel Comune di Brancaleone, Reggio Calabria). Quel giorno, secondo quanto stabilito dall’International maritime organization, affondò solo quella nave. Comerio è l’ingegnere ideatore del progetto Odm (Oceanic disposal management) che – secondo quanto si legge nel sito del Comitato De Grazia – “prevedeva di stipare rifiuti radioattivi in siluri (telemine) da sparare sotto i fondali marini con l’ausilio di navi”. Gli investigatori di Reggio Calabria, tra cui De Grazia, avevano ipotizzato che Comerio avesse trattato, a questo scopo, l’acquisto della motonave Jolly Rosso. Nel corso delle indagini De Grazia ed i suoi collaboratori, maturarono la convinzione che la Jolly Rosso doveva essere affondata al largo del Golfo di S. Eufemia (Catanzaro) per smaltire un carico di rifiuti pericolosi e per lucrare sul premio di assicurazione. Il 14 dicembre 1990, però, la nave si arenò sulla spiaggia di Amantea in località Formiciche e il carico della nave sparito, forse seppellito nell’alveo del fiume Oliva, poco distante dal luogo della spiaggiamento. Dopo una prima archiviazione l’inchiesta è stata riaperta dalla procura di Paola nel 2004 ma per mancanza di prove è stata di nuovo archiviata a maggio 2009 perché l’ipotesi accusatoria non fu supportata. Dunque nessuna prova, tutte le ipotesi cadute (comprese quelle delle telemine) e tutti i protagonisti innocenti, a partire da Comerio.

 

Tutto si riapre?

 

Ora il caso delle navi dei veleni è destinato verosimilmente a riaprirsi (dopo le festività natalizie sarà presentato un dossier da parte della Commissione bicamerale) anche perché il battagliero commissario Alessandro Bratti (Pd) non era già convinto prima delle conclusioni della Procura, figuriamoci ora che si trova davanti una nuova perizia. “Alcuni fatti accaduti sono sconcertanti – dichiara al Sole 24 Ore online – e soprattutto dopo le numerosissime audizioni che nel corso di questi anni abbiamo fatto, appare chiaro che non sono mancati depistaggi e sviamenti. Si figuri che i servizi segreti ci hanno consegnato una marea di carte inutili, alcune delle quali semplici ritagli di giornali con sopra la scritta secretato. Una beffa. Ma la cosa che al momento appare più inverosimile è che non coinciderebbero le coordinate degli affondamenti di alcune navi poi ritrovate, come la famosa Catania affondata nel 1917 e rilevata nel 2009, laddove si credeva potesse essere invece ritrovata la Cunsky, una delle cosiddette navi dei veleni”.

 

Comerio e la morte di fonti

 

Le indagini verosimilmente potrebbero ricevere nuovo impulso anche perché Bratti è convinto che debba essere ancora fatta luce “sugli interessi che in quegli anni avevano i servizi segreti deviati, ‘ndrangheta e Cosa nostra nell’affondamento e interramento di sostanze radioattive”. Da questo punto di vista a mistero si aggiunge mistero. Comerio, ad esempio, che si è sempre chiamato fuori da torbide vicende, non è stato mai ascoltato da nessuno. “Noi ci abbiamo provato in tutti i modi – spiega al Sole 24 Ore Bratti – ma è per anni è stato impossibile rintracciarlo. E’ spartito dall’Italia e solo pochi giorni fa abbiamo scoperto che è in Tunisia, dove proveremo a raggiungerlo”. Di qui a farlo parlare il passo è lungo, soprattutto perché la legislatura volge al termine.

 

Oltre a questo c’è la morte di Francesco Fonti, pochi giorni fa, il pentito di ‘ndrangheta che per primo, negli anni Novanta, con memoriali consegnati alla magistratura e audizioni in Commissione, aveva parlato del ruolo della ‘ndrangheta nei traffici con le navi. “La cosa incredibile è che da casa di Fonti sono sparite le carte”, confida al Sole-24 Ore una fonte che vuole rimanere anonima, “comprese quelle che custodiva gelosamente proprio sul caso delle navi dei veleni”. “Io stesso – conclude Bratti – appena saputo della sua morte, avevo chiesto alla Commissione di far sequestrare gli atti nella sua abitazione ma evidentemente siamo arrivati troppo tardi anche perché quella mia richiesta non è mai stata fatta partire”.

 

Sandy Hook: Controllo Mentale

Controllo Mentale realizzato attraverso la diffusione di informazioni sfarfallanti

di Jon Rappoport – 19 Dicembre 2012 

 

No, non sto parlando del tremolio dell’immagine televisiva. Sto parlando di un interruttore on-off che controlla le informazioni trasmesse al pubblico televisivo. Gli omicidi della scuola ‘Sandy Hook’ ne sono un esempio. Prima di tutto, l’elite che controlla la copertura mediatica di questa tragedia ha un unico obiettivo: fornire una narrazione estesa di quello che è successo. E’ una favola. Ogni favola ha una trama.

 

Per raccontare la favola, ci deve essere una fonte di informazioni. Le televisioni sono sempre pronte a dare informazioni ma da dove le prendono? Dai loro giornalisti più giovani? Non proprio: in ultima analisi, l’informazione proviene da parte della polizia e da funzionari locali. In altre parole, accade molto poco di ciò che possiamo chiamare ‘giornalismo’. I giornalisti sono gli addetti alle pubbliche relazioni della polizia! Questo non ha nulla a che fare con il giornalismo. Niente.

 

(…) Non sappiamo quali prove sono state approfondite e quali volutamente ignorare. Non sappiamo se ci fossero poliziotti corrotti che sono stati indotti a fornire prove fasulle. E’ sempre la polizia che periodicamente da informazioni ai media. I giornalisti girano questi tabulati di informazioni al pubblico. Così, quando la polizia dice ai giornalisti: “Abbiamo inseguito un sospetto nel bosco sopra la scuola”, ciò diventa un fatto televisivo. Fino a che non è più un fatto. La polizia, per qualsiasi strano motivo, decide di abbandonare l’intero “sospetto nel bosco” in un angolo. Perché? Non ne ho idea. Pertanto, i media non ne fanno menzione.

 

Invece la polizia si concentra su Adam Lanza, che viene trovato morto nella scuola. Così sono i giornalisti televisivi, che non hanno più riferito del sospetto nel bosco. Quel filo di indagine è vecchio ed è andato nel dimenticatoio. Che cosa significa questo per il pubblico che ha seguito la narrazione in televisione? Questo crea un effetto di sfarfallio. Un’ora fa, c’era un sospetto nel bosco. Ora, quel sospetto se n’è andato. On-off! E’ stato, ora è spento. Si tratta di una rottura nella logica. Non ha senso. Questo è il punto.

 

Lo spettatore medio pensa: “Vediamo un po’, c’era un sospetto nel bosco. I poliziotti lo stavano inseguendo. Ora non esiste più. Non sappiamo il suo nome. Non sappiamo perché è fuori dal radar. Non sappiamo se è stato arrestato. Non sappiamo se è stato interrogato. Ok, credo che dovrò dimenticare tutto su di lui. Mi limiterò a tenere traccia di ciò che la TV mi sta dicendo. Sta raccontando la favola. Devo seguirne la sua storia.”

 

Questo è stato solo uno sfarfallio. Altri verificano. Il padre del fratello di Adam è stato trovato morto. No, aspetta … la madre di Adam è stata trovata morta. Va bene. Adam ha ucciso tutti questi bambini con due pistole. No, aspetta … ha usato un fucile. E’ stato con un Bushmaster. No, era una Sig Sauer. Un arma è stata trovata nel bagagliaio di una macchina. No, aspetta … tre armi.

 

Ad ogni punto successivo, un fatto precedentemente riportato viene sganciato e dimenticato, per essere sostituito con un fatto nuovo. Il telespettatore deve dimenticare, insieme con il giornalista della televisione. Lo spettatore vuole seguire la narrazione in via di sviluppo, quindi deve dimenticare. Egli non ha altra scelta se vuole “restare nel giro.” Ma questo effetto di sfarfallio fa qualcosa alla mente dello spettatore. La sua mente non è più nitida. Non è in grado di generare domande. La Logica è stata scaricata. Domande e dubbi evidenti sono stati accantonati. “Come hanno potuto pensare che fosse il padre morto nel New Jersey, quando in realtà era la madre morta nel Connecticut?” “Perché dicono che ha usato due pistole quando era un fucile?” “O era davvero un fucile?” “Ho sentito di un ragazzo con la macchina fotografica che diceva che c’era un altro uomo ed i poliziotti lo avevano catturato e steso a terra di fronte alla scuola. Cosa gli è successo? Dov’è andato? Perché non è il giornalista a tenere una traccia di lui?”

 

Tutte queste domande ovvie e ragionevoli devono essere dimenticate, perché la storia televisiva si sta muovendo in un territorio diverso, e lo spettatore vuole seguire la storia. Questo effetto sfarfallio costante produce eventualmente nel telespettatore … passività. Si arrende alla narrazione in corso. Questo è il controllo della mente.

 

Per il giornalista televisivo, non è un problema. Il suo compito è quello di muoversi senza soluzione di continuità, attraverso un sempre crescente serie di contraddizioni e dettagli di scarto, per mantenere la narrazione in corso, per mantenerla credibile. Lui sa come farlo. Ecco perché è giornalista. Egli può far sembrare come se la storia fosse una scoperta sempre più su ciò che è realmente accaduto, anche se il suo racconto è disseminato di indizi abbandonati e vicoli ciechi e senza senso non seguiti. E lo spettatore ne paga il prezzo. Impantanato in una accettazione passiva di ciò che l’anchor man gli sta dicendo. (…)

 

L’effetto cumulativo è devastante. La possibilità, per esempio, che Adam Lanza non sia stato il killer,ma solo un capro espiatorio. La possibilità che i poliziotti nascondevano prove e fu loro ordinato di rilasciare altri sospetti è impensabile. Considerando che ci è sembrato non esserci nemmeno un genitore arrabbiato perché oltraggiato a Newtown (perché i produttori di rete non permettono mai che un genitore possa essere intervistato dalla videocamera), ciò non si verifica mai per lo spettatore.

 

Chiedersi perché il medico di Adam Lanza non è stato trovato e interrogato circa i farmaci a lui prescritti, non è nella mente dello spettatore. L’effetto sfarfallio delle informazioni è potente. E spazza via il pensiero indipendente e la contemplazione misurata. Essa esclude di certo la possibilità di immaginare gli omicidi in una narrazione alternativa. Poiché vi è un solo racconto.

 

Loro producono sfarfallio sì e sfarfallio no. Essi pubblicano e tagliano e scartano su misura mentre vanno avanti. Sì, no, sì, no. Acceso, spento, acceso, spento. E gli spettatori seguono, in uno stato di ipnosi.

 

Perché? Perché gli spettatori sono dipendenti dalla FAVOLA. Essi sono così solidamente dipendenti come un drogato alla ricerca della sua prossima dose. “Raccontami una storia. Voglio una storia. E’ stata una bella storia, ma ora mi annoio. Dammi un’altra storia. Per favore? Ho bisogno di un’altra storia! Dimmi l’inizio e la metà e la fine. Sto ascoltando. Sto guardando. Raccontami una storia!” E il giornalista acconsente. Ciò riguarda la droga.

 

Ma per ottenere il farmaco, il pubblico deve cedere tutto ciò che potrebbe far sorgere domande. In realtà, deve arrendersi all’effetto di sfarfallio che approfondisce la sua dipendenza. E l’affare di droga è stato consumato. Benvenuti nella copertura televisiva. Infine, mentre è sotto ipnosi, il pubblico cerca la visualizzazione su ciò che riguarda … le pistole. Qualcosa deve essere fatto con le armi. Il controllo mentale è una operazione che ha portato il pubblico passivo fino a questo punto, e poi lo porta al momento successivo della resa, come se fosse parte della stessa storia generale della Sandy Hook: Abbandona le armi.

 

Nel loro stato trascinato e di trance mentale, gli spettatori non si chiedono perché le forze dell’ordine sono così titanicamente armate per fare il lavoro della polizia in America, perché tali agenzie hanno ordinato ben più di un miliardo di cartucce negli ultimi sei mesi, per cui ogni giorno in cui la sorveglianza invasiva della popolazione si muove lo fa sempre più in profondità. Gli spettatori, nella loro trance, semplicemente presumono che il governo sia benevolo e che debba essere dotato di armi fino ai denti, perché questi spettatori non riconoscono che le anchor televisive sono in realtà alleati del governo e loro portavoce, e non sono quelle anchor buone e gentili e premurose ed intelligenti e onorevoli? Pertanto, non è anche il governo gentile e onorevole?

http://jonrappoport.wordpress.com/2012/12/20/sandy-hook-mind-control-flicker-effect/

http://www.nomorefakenews.com/

Il Giappone sta affondando, allarme degli esperti!

20 dicembre 2012 – Tokyo – Il Ministero dell’Ambiente dice che quasi 6.000 chilometri quadrati di territorio in tutto il Giappone  sono affondati  di più di 2 centimetri nell’ultimo anno fiscale.

La cifra è di circa 1000 volte superiore a quella del precedente anno fiscale conclusosi a marzo dello scorso anno, e’ un record assoluto da quando iniziarono  le rilevazioni nel 1978.

In Circa la metà dei 30 settori analizzati in 20 prefetture sono stati registrati livelli di sprofondamento superiori ai 2 centimetri. Fenomeno che secondo gli esperti mette in pericolo la stabilità degli edifici.

Secondo i dati diffusi dal ministero nella Prefettura di Miyagi il territorio e’ sprofondato di 73,8 centimetri, seguita da Ichikawa a Chiba di 30,9 centimetri. Tsukuba a Ibaraki di 15,2 centimetri.

Sette aree si sono abbassate di oltre 10 centimetri.Come nella regione Tohoku, e nella regione di Kanto in cui si trova la citta’ di Tokyo.

I funzionari del ministero dicono che il cedimento è attribuibile al terremoto dell’ 11 marzo dello scorso anno che sposto’ letteralmente l’intero Giappone. Essi hanno espresso preoccupazione per la diffusione della subsidenza che rappresenta un grave rischio per la stabilita’ del territorio.

PERCHE’ IL DEBITO PUBBLICO CON MONTI E’ AUMENTATO?

Da più di un anno si è affermata la vulgata secondo cui l’aumento del debito pubblico porta alla crescita degli interessi sul debito pubblico e dello spread, il differenziale con i tassi tedeschi. A questo concetto è connessa l’idea che una politica di rigore, riconducendo sotto controllo il debito, può ridurre spread e interessi. Il Presidente Napolitano, proprio allo scopo di risolvere la situazione di crescita del debito e salvare l’Italia dall’insolvenza e dal baratro, ha nominato Monti che ha applicato una politica di rigore. 
Di Domenico Moro 
Resistenze

Ora, però, a distanza di una anno dal suo insediamento accade una cosa strana: il debito pubblico è aumentato ancora. E di molto: la soglia psicologica dei 2mila miliardi è stata sfondata, raggiungendo i 2.014.693 miliardi di euro. La cosa più bizzarra, però, è che nell’anno montiano, tra novembre 2011 e ottobre 2012, il debito è aumentato del 5,3%, mentre tra novembre 2010 e ottobre 2011, Berlusconi presidente, il debito era cresciuto del solo 2%. In assoluto con Monti il debito è aumentato di quasi 102 miliardi, mentre nell’anno precedente l’aumento fu di 38 miliardi.


Altro fenomeno, apparentemente inspiegabile secondo la logica imperante, è il fatto che lo spread sia diminuito.


Ma andiamo per ordine. Perché il debito è aumentato? La politica di aumento dell’imposizione fiscale di Monti ha portato ad un incremento delle entrate fiscali, tra gennaio e ottobre 2012, di 8,75 miliardi rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In termini percentuali l’aumento delle entrate fiscali è stato del 2,9%, mentre nel 2011 sul 2010 fu dell’1,5%. Forse allora sono state le spese ad essere aumentate in misura tale da annullare l’effetto delle maggiori imposte? Neanche questo è vero, o meglio non del tutto, perché le spese, tra gennaio e ottobre 2012, sono cresciute di 10,5 miliardi. In percentuale l’aumento è stato del 3%, mentre tra 2011 e 2010 fu del 3,7%.

Se andiamo a scartabellare il Bollettino della Banca d’Italia ci accorgiamo, però, che c’è una tabella in cui si evidenziano le erogazioni dello stato italiano a favore dei vari fondi salva stati, in particolare attraverso accordi bilaterali o direttamente all’EFSF. Tali erogazioni passano dai 3,9 miliardi del 2010, ai 13,12 del 2011 e crescono velocemente per tutto il 2012 fino ad arrivare alla bella cifra di 30,2 miliardi. Bisogna osservare che, quando uno stato presta all’EFSF, i fondi vengono ascritti come passività al suo debito pubblico, che di conseguenza ne risulta aumentato.

Ecco, dunque, che la “povera” Italia, in predicato di finire nel baratro, in realtà si è fatta finanziatrice di altri Paesi, senza prendere nulla dall’Europa ed anzi dando un contributo decisivo a mettere le pezze ad un sistema che fa acqua da tutte le parti. Un po’ strano per un Paese che doveva ridurre il proprio debito innanzi tutto. Un’altra conclusione da trarre è che nei fatti non esiste una correlazione diretta e necessaria tra aumento del debito ed aumento dei tassi di interesse e dello spread, come le vicende di altri Paesi, dal Giappone agli Usa dimostrano.

Infatti, nonostante l’aumento del debito in assoluto ed in percentuale sul Pil, spread e tassi d’interesse sono diminuiti. Tale diminuzione dipende più che da Mario Monti dall’altro Mario, Draghi, che ha deciso l’intervento della Bce mediante strumenti anti-spread ed ha erogato liquidità alle banche dei vari Paesi, che hanno acquistato titoli di stato, riducendone i tassi d’interesse. Infatti, i tassi, scesi subito dopo l’arrivo di Monti, sono risaliti dopo poco, e sono scesi ancora e definitivamente solo dopo i vari interventi della Bce.

Comunque, il calo dei tassi di Bot e Btp non ha giovato granché al miglioramento delle condizioni di prestito a famiglie e piccole e medie imprese. Anche la rinnovata fiducia degli investitori internazionali, grazie alla ritrovata credibilità italiana, anche questa attribuita al solito e sobrio Monti, sembra essere alquanto esagerata. Infatti, i titoli italiani in mano ad investitori esteri sono scesi dai 796,85 miliardi del 2010 ai 721,7 del 2011 e ancora ai 676,5 di settembre 2012. Viceversa, i titoli detenuti dai nostri istituti finanziari sono saliti dai 541 miliardi del 2010 ai 698 del settembre 2012, quelli della Banca d’Italia da 66 miliardi a 99 miliardi, e quelli in mani di altri residenti da 145 a 197 miliardi.

Non vogliamo dire che debito, spread o alti tassi d’interesse sono una stupidaggine. Vogliamo dire che sono volutamente esagerati o comunque utilizzati come strumento sia per attaccare le posizioni del lavoratori (salario e stato sociale) e dei settori non monopolistici della società sia per regolare conti interni ai gruppi dominanti. Inoltre, certamente non si risolvono con politiche di rigore del tutto inutili. Dietro chi appoggia Monti e in genere dietro chi si fa promotore della agenda “europeista” ci sono forze che utilizzano l’Europa per una profonda ridefinizione degli assetti istituzionali, sociali ed economici continentali.

 

Misteriosa spirale appare nei cieli di Ankara in Turchia

20 dicembre 2012 – Sembrerebbe una nuvola a forma di spirale quella che e’ stata filmata da un videoamatore lo scorso 14 dicembre sui cieli di Ankara in Turchia.Secondo un testimone il cielo era sgombro di nuvole 
e’ questo rende il fenomeno ancora piu’ interessante.Non e’ chiaro se si possa essere trattato di qualche fenomeno di iridescenza o altro,naturalmente l’evento apre la strada a diverse interpretazioni tra le piu’ estreme che possono andare dal fenomeno ufo al portale dimensionale.Non e dato di sapere quanto grande fosse l’oggetto ma sembrerebbe essere stato filmato ad almeno 2 km di distanza.
http://ttbts-daily.blogspot.it/ SEGUITECI SU FACEBOOK!!!

 

VIDEO vedi video qui

http://terrarealtime.blogspot.it/2012/12/misteriosa-spirale-appare-nei-cieli-di.html#more

LE 10 FASI IN CUI SI EVOLVE IL COLLASSO FINANZIARIO…

Allora vi propongo quest’articolo di Jeff Thomas, un signore piuttosto esperto e alquanto smart[2], che analizzando gli eventi storici (dal crollo dell’impero romano, a Weimar, all’Argentina…) ha stilato una sorta di decalogo: le dieci fasi in cui si evolve un collasso. 

 Sottolineando innanzitutto che dopo un collasso e una depressione ci vogliono anni e anni prima di avere uno straccio di ripresa. Anche nella famosa depressione Usa degli anni ’30 ci vollero 10 anni solo per arrivare a toccare il fondo. E non fu il crash del ’29 a creare la mega disoccupazione, ma piuttosto gli interventi restrittivi e i sempre maggiori controlli soffocanti da parte del governo dei burocrati negli anni seguenti, che stroncarono via via le imprese che già faticavano a sopravvivere. Questo sì portò all’incremento esponenziale, tragico della disoccupazione.

 E veniamo al Decalogo. Secondo l’autore l’evolversi degli eventi funziona come un domino, seguendo quasi sempre lo stesso ordine. Questo perché in fondo la natura umana (e quindi le reazioni agli eventi) è sempre la stessa, anche se i dettagli della storia cambiano. Ovviamente non è detto che lo schema si ripeta sempre alla lettera in tutti i suoi fattori; e però come diceva Mark Twain: “La storia non si ripete, ma fa rima”.

 LE DIECI FASI DI UN CRASH  [3]

 (Secondo l’autore le prime tre si sono già verificate – compresa l’inflazione, che non è quella sbandierata nei tiggì – e siamo quindi alla fine dell’inizio, in attesa della quarta).

 1 CROLLI INIZIALI

Crash del mercato degli immobili residenziali

Crash degli immobili commerciali

Crash delle Borse

2 PRIME REAZIONI A CATENA

Espropri/perdita della casa

Perdita del lavoro

Inflazione

3 PRIME REAZIONI DEI GOVERNI

Salvataggi per alcuni soggetti selezionati

Drammatico incremento del debito

I politici vanno nella direzione opposta a quella delle soluzioni concrete

La prima reazione impulsiva arriva immediatamente, con il governo che cerca di “far sparire il problema” il più velocemente possibile. Quasi sempre in questa fase le strategie correttive sono preparate in fretta e furia e poco lungimiranti, garantendo di fatto un ulteriore peggioramento dell’economia.

Il problema si aggrava progressivamente fino allo scatenarsi di una nuova serie di effetti a catena, che avviene in genere all’improvviso e fa cadere altre tessere del domino.

 4 SECONDA ONDATA DI CROLLI

Crolli significativi in Borsa

La valuta precipita

Aumentano le bancarotte

Forte incremento della disoccupazione

5 REAZIONI DEI PARTNER COMMERCIALI INTERNAZIONALI

I paesi stranieri rifiutano di comprare altro debito

Il commercio estero rallenta in modo drammatico

A questo punto il Governo introduce cambiamenti radicali, come i malaugurati provvedimenti protezionistici, che si ritorcono contro quasi subito.

 6 IL GOVERNO ISTITUISCE MISURE DISPERATE E AUTO-DISTRUTTIVE

Default sul debito

Tariffe restrittive sulle importazioni

Controlli valutari

7 L’ECONOMIA REAGISCE DI CONSEGUENZA ALLE AZIONI DEL GOVERNO

Iperinflazione – drammatico incremento nei prezzi di cibi ed energia

Disoccupazione massiccia

Pignoramenti diffusi

Bancarotte difffuse

A questo punto il domino va giù veloce e gli eventi cominciano ad andare fuori controllo.

 8 COLLASSO SISTEMICO

Chiusura delle banche

Notevole incremento dei senzatetto

Scarsità di cibo e carburante

L’energia elettrica viene fornita a singhiozzo; i blackout diventano comuni

Al susseguirsi di questi eventi, l’umore della folla oscilla fra rabbia cieca e paura.

 

 9 COLLASSO SOCIALE

Incremento drammatico del crimine (specialmente per le strade)

Rivolte per il cibo

Rivolte contro le tasse

Ribellione dei senza tetto, con occupazioni abusive delle proprietà

10 LEGGE MARZIALE

Creazione di corpi speciali di polizia. 

Provvedimenti restrittivi della libertà personali.

Beh, mi fermo qua. Un saluto alla signora e un abbraccio a tutti gli altri.

Se invece volete regalare Siamo Fritti per un lieto Natale, affrettatevi che domani c’è la fine del mondo.  

 

 

PER ACQUISTO

 20 dicembre 2012

La faccio breve, che siamo tutti molto indaffarati nei preparativi: i regali, le partenze, la sciolina… L’altro giorno mi è capitato di assistere a una conversazione  surreale. Un consulente consapevole cercava di mettere in guardia una coppia dai rischi di un eccesso di bond bancari subordinati (quelli con le cedole più belle, ma i rischi più grandi) in portafoglio. Ma loro niente. La signora, sulla sessantina, bei vestiti e con una certa esperienza di investimenti rispondeva con nonchalance: “Non penserà mica che lasceranno fallire le banche?” Sorrisetto condiscendente, poi: “Tanto le salvano, sennò verrebbe giù tutto”. E con un’occhiata d’intesa al marito con erre moscia (occhiata della serie “ne abbiamo viste noi di cose, e la sappiamo lunga, e non è poi la fine del mondo”), liquidavano il consulente come fosse un novellino, anche se non molto più giovane di loro.

Così, mentre siamo qui che ci congratuliamo per i buoni risultati dello Spritz che scende, le manovre di successo e la fiducia dei mercati, in effetti pare che la signora avesse ragione:

Ue da’ via libera provvisorio a salvataggio Mps

 (ANSA) – BRUXELLES, 17 DIC – La Commissione Ue ha dato il via libera provvisorio alla ricapitalizzazione del Monte dei Paschi di Siena per 3,9 miliardi. Bruxelles ha approvato l’operazione in base alle norme Ue sugli aiuti di Stato ”per ragioni di stabilità finanziaria”…[1]

 

Chi l’avrebbe mai detto: c’è bisogno di qualche miliardo per stare a galla. Che se uno si distrae, come fa Azzurrina, pensa che siano lire e non euro, cioè migliaia di miliardi di lire. Che poi se uno continua a distrarsi (con i cazzeggi tv e le parole strane tipo “ricapitalizzazione”) si dimentica che quando i soldi sono pubblici vengono dalle sue tasche. Come suggeriscono suggestive analogie messe in giro sul web da qualche zuzzerellone, in pratica una parte dell’Imu è finita direttamente al Fondo Salva Stati Salva Banche Bombaliberatutti. 

 

Chissà se tutti quelli che hanno fatto le code alla Posta nei giorni scorsi sapevano di contribuire anche a una “ricapitalizzazione”.

 

Ad ogni modo, la signora aveva ragione. Basta che ad esempio Mariuccio dica che i bond greci ora sono di ottima qualità e li compra la sua Bce, che tutti si eccitano e festeggiano. Siamo salvi. E però quell’occhiata col marito mi è rimasta impressa. Quell’aria leggermente arrogante (e quindi leggermente stupida) di chi pensa di saperla lunga, anche quando di fatto, forse, non sa una mazza. Quasi annoiata dalle preoccupazioni di quel consulente. Sarei voluto intervenire: “Davvero, signora? Salveranno sempre tutti che sennò vien giù tutto? E su cosa basa le sue convinzioni, signora? Sulla sua esperienza?…”

 

Oh, certo, lei che ha manovrato i suoi risparmi presumibilmente dagli anni ’80, dopo esser cresciuta negli anni ’60: boom economici, boom di Borsa, boom dei bond, boom di debiti e realtà virtuali. Non ha mai visto (per sua fortuna) guerre, collassi, iper inflazione, depressione, miseria nera… Tutte cose che la storia, anche recente, anche vicina, non esclude, come invece fa lei con nonchalanche. Invece di cinguettare boiate, bisognerebbe fermarsi a riflettere. Riflettere: una parola grossa in questi tempi di news veloci. E poi c’è il burraco che non può aspettare.

___________________________________________________________

 

[2] Per coloro che non hanno tempo di imparare l’inglese causa tornei di sudoku, fitti impegni di apericena e aromaterapia, smart non indica la macchinina che sfreccia zigzagando nel traffico.

[3] In realtà nell’articolo sarebbero 11, ma per scaramanzia mi fermo prima dell’undicesima, la rivoluzione: