La Grecia in ginocchio tra austerità e privatizzazioni

Dopo il riacquisto dei propri titoli di Stato, sono ancora molte le incognite che mettono a rischio il futuro di Atene

Andrea Perrone

La “cura da cavallo” adottata ai danni della Grecia da parte della troika dell’usura sta avendo i suoi effetti: assolutamente deleteri. Le stanno tentando tutte, i bankster e i loro lacché, per mettere in ginocchio il popolo ellenico obbligandolo a pagare errori commessi dai politicanti corrotti, dai banchieri e dai Soloni Ue che hanno fatto di tutto per far entrare la Grecia nell’Unione europea pur sapendo che erano stati taroccati i conti per accedere nel club Ue. E così continua il taglio dei posti di lavoro, la disoccupazione cresce a ritmo incessante, mentre stipendi e pensioni sono state decurtate fino all’osso. Nelle principali città aumenta il numero dei senza casa, la gente non ha più un euro in tasca. Stessa situazione negli ospedali che lamentano la carenza di medicinali utili per le operazioni o per la cura dei degenti, Nel frattempo però eurocrati e banchieri sono alla ricerca della formula per far pagare i debiti contratti con prestiti a tassi d’usura a tutti gli strati sociali, tranne a chi beneficia di un conto all’estero dove ha trasferito, in quelli che si definiscono paradisi fiscali le sue ricchezze: professionisti, politici, industriali, imprenditori e quant’altro hanno “nascosto” bellamente il loro danaro e non solo lontano dalla Grecia per evitare tassazioni o prelievi forzati da parte del governo oramai nelle mani degli organismi mondialisti e dell’usura internazionale come il Fondo monetario, che lucra sulle disgrazie altrui.
Ieri, intanto si è conclusa positivamente una fase riguardante il debito pubblico greco. Le adesioni al riacquisto (buyback) del debito da parte della stessa Atene avrebbero superato quota 30 miliardi, il livello minimo necessario per consentire alla Ue e al Fondo monetario internazionale di concedere alla Grecia la nuova tranche di prestiti pari a 34 miliardi di euro. Fonti vicine alla vicenda dicono che le adesioni sono state in totale pari a 31,5 miliardi di euro. La Grecia ha finanziato il “buyback” con 10 miliardi di euro forniti dal Fondo salva Stati europeo messo a disposizione dall’Ue. Con il riacquisto il Paese ellenico avrebbe ridotto di oltre 30 miliardi di euro la propria esposizione debitoria. Si tratta di titoli di stato in parte in mano a fondi esteri, in parte a banche ed assicurazioni elleniche. L’acquisto, il cosiddetto “buyback”, come abbiamo accennato in precedenza è stato finanziato dall’Unione. In realtà i titoli greci ricomprati a circa 1/3 del valore nominale, ma qualche mese fa gli stessi titoli valevano mediamente un decimo del loro valore di rimborso. Un passo chiesto con insistenza dal Fondo monetario internazionale, che non riusciva a raggiungere l’intesa definitiva con gli altri membri della troika dell’usura, per riportare il rapporto debito/Pil al 124% nel 2020 dall’attuale 180% e, soprattutto, per sbloccare la tranche di prestiti da 40 miliardi stanziata da Ue e Fmi in cambio del pacchetto di austerità e riforme strutturali approvate dal governo di coalizione guidato da Antonis Samaras. Insomma Atene, ma in particolare il popolo ellenico continua ad essere spremuto come un limone senza pausa, per soddisfare il desiderio di rimpinguare le casse dei grandi organismi internazionali dell’usura e le tasche dei bankster. Il programma di aggiustamento dei conti pubblici prevede che Atene possa conseguire un avanzo primario di bilancio pari all’1,5% del Pil nel 2014, per raggiungere nel 2016, il 4,5%, in modo da stabilizzare la traiettoria del deficit e del debito. Tuttavia la miscela adottata dal governo costituita da misure di austerità e riforme strutturali (privatizzazioni, allungamento dell’età pensionabile e altre disgrazie simili), il tutto per ricevere in cambio dei prestiti per giunta particolarmente onerosi perché ad interesse, che finora non hanno portato benefici sensibili all’economia ellenica, anzi i danni sono perfettamente visibili e il Pil del 2012, quinto anno consecutivo di recessione, potrebbe chiudere a -6%. Uno sbocco prevedibile in una economia che, alla vigilia della crisi, costruiva sui consumi privati e pubblici circa il 93% del Pil. Nei fatti queste due componenti della domanda aggregata sono quelle su cui è calata la scure dell’austerità: da una parte con i tagli alla spesa pubblica, dall’altra con la riduzione del reddito disponibile delle famiglie, per aver decurtato stipendi e pensioni. Infine, ciliegina sulla torta, la disoccupazione viaggia attorno al 25%, ma il governo greco si illude di rivedere, verso la fine del 2013, i primi segni positivi sul Pil.
Dopo aver tagliato i servizi e i redditi alla popolazione, l’esecutivo dovrebbe adottare misure per rafforzare la lotta all’evasione fiscale, laddove nel Paese ellenico risulta che solo 1/3 delle proprietà immobiliari è registrato al catasto. In più dovrebbero essere avviate le privatizzazioni che dovrebbero interessare alcuni settori in particolare energia, trasporti, lotterie e immobili. Considerati uno dei piatti forti del programma di risanamento concordato da Atene con Ue e Fmi. Sulla carta questi settori dovrebbero valere all’incirca 50 miliardi. Ma vendere in una fase recessiva così forte è molto meno conveniente che farlo in fasi di sviluppo economico. Gli incassi realizzati potrebbero infatti risentire della situazione negativa, ma l’avvio del processo, che dovrebbe iniziare con la vendita delle lotterie è in dirittura d’arrivo. Alta nota dolente è quella degli investimenti. Infatti rispetto agli anni in cui nessuno conosceva la parola crisi, ora la spesa per investimenti si è ridotta, su base annuale, di circa 16 miliardi di euro. Uno scenario preoccupante, il cui esito potrebbe essere poco allettante per il futuro dell’Eurozona.


12 Dicembre 2012 12:00:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=18325

 

La Grecia in ginocchio tra austerità e privatizzazioniultima modifica: 2012-12-18T21:16:00+01:00da davi-luciano
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