Da Goldman Sachs, al Bilderberg, alla Trilaterale, alla potenza centrale del sistema occidentale

La perla del giorno di Monti il golpista banchiere:

Monti: «Sempre vigili contro i populismi» Il premier a Cannes replica a una domanda sul Nobel alla Ue

Mario Monti (Ansa)

«Non bisogna dimenticare che l’Europa trova la sua forza in se stessa, né dimenticare che le tensioni ed i conflitti possono sempre risorgere. E bisogna dunque essere molto vigili contro ogni nazionalismo e populismo, che sono molto visibili anche in Europa». 

 Che  l’élite mondialista affarista e speculatrice detesti i popoli e la parola SOVRANITA’ è chiaro da tempo, solo chi lavora per loro agita spettri inesistenti.

Non dubitiamo che Mr Goldman Sachs sia interessato alla tutela della democrazia…..come no

 Da Goldman Sachs, al Bilderberg, alla Trilaterale, alla potenza centrale del sistema occidentale

di Gianni Petrosillo – 05/12/2012

Fonte: Conflitti e strategie [scheda fonte] 


La Goldman Sachs ha piazzato le sue pedine sullo scacchiere europeo occupando diverse postazioni di vertice negli assetti economici e politici del Vecchio Continente. Da Mario Draghi, ex vice Presidente di Goldman Sachs International, attualmente Leader della BCE, a Mario Monti, international advisor di GS dal 2001 al 2005, ora Premier del nostro Governo tecnico, a Lucas Papademos in Grecia, il quale è stato Primo Ministro dal novembre 2011 al maggio 2012, pur non avendo vigilato, da vice Presidente dell’Istituto Centrale Europeo, sui derivati che la stessa Goldman aveva piazzato ad Atene. Papademos incassò così il premio fedeltà dai potentati finanziari che lo investirono della gestione della successiva crisi del Paese, determinata proprio da quei raggiri speculativi di cui lui era stato complice. Praticamente come chiamare chi ti ha scassinato la cassaforte a riprogrammare la combinazione al fine di rendere più agevole il successivo furto.
Adesso, i Ministri di Sua Maestà la Regina hanno selezionato per la Bank of England, Mark Carney, precedentemente numero uno della Banca centrale canadese, prossimamente capo della “Vecchia Signora di Threadneedle Street” e da una vita collaboratore di Goldman Sachs.
C’è un altro aspetto che accomuna molti di questi diligenti funzionari del capitalismo atlantico. Questa gente occupa, nell’architettura del potere occidentale, ruoli trasversali, ha il pass del Bilderberg, della Trilaterale, di qualche altro circolo esclusivo sconosciuto e, last but not least, gode della fiducia indiscussa dell’establishment statunitense. Troppe coincidenze per pensare a delle coincidenze, poiché spesso la casualità appare tale solo a chi non riesce a seguire i fili del discorso. Tuttavia, almeno noi non mettiamoci ad alimentare racconti irrazionali sull’Europa in mano ai grembiulini e disegnata, nei suoi confini gestionali, con squadra e compasso. Il cappuccio in testa lasciamolo a loro ed apriamo bene gli occhi. No, il problema è di fatto più grave poiché se le multinazionali del denaro vengono a spadroneggiare in casa nostra, se l’associazionismo oscuro e delinquenziale di avamposti massonici si prende il lusso dettarci la riforma dei bilanci pubblici e quella delle istituzioni, è, in prima istanza, a causa della subalternità politica degli organismi europei e di quelli dei singoli paesi membri. L’efficacia dei loro riti sui nostri destini discende da una subalternità geopolitica dell’UE nei confronti degli Usa. Tale ragionamento vale soprattutto per gli Stati in rammollimento governativo e smobilitazione industriale come l’Italia dove scorazzano liberamente barbe finte straniere e politicanti barboni senza spina dorsale. Molti commentatori, dopo aver taciuto per timore o aver spalleggiato per tremore, cominciano a tirar fuori la verità perché la realtà si è già spostata di un gradino, rendendo la loro catilinaria un urlo nel passato che non interrompe la dormita generale nel presente e lo stato di coma dell’imminente futuro. Per esempio ecco come descrive la macchinazione Piero Ostellino del Corriere: “Il governo tecnico non è una “sospensione della democrazia”, … E’ un colpo di Stato. Non lo si dice, e nessu­no pare accorgersene, perché siamo fermi ai colpi di Stato del passato. Ma gli italia­ni non stanno perdendo libertà e diritti tut­to d’un. colpo, come avveniva una volta, bensì, passo dopo passo, in una condizio­ne di “generale anestesia”. I fatti mostrano che la nostra (pasticciata) Costituzione le­gittima sia la democrazia liberale, sia il to­talitarismo. Se non si deve decidere su un caso che tocca un nervo scoperto della cul­tura politica nazionale e le cose vanno eco­nomicamente bene, la Carta legittima la democratico-liberale e consente una pras­si finanziariamente generosa. Legittima il totalitarismo e una prassi sociale restritti­va se le condizioni sono controverse. Non c’è mai certezza del diritto, né alcuna coe­renza politica”.
Questa denuncia oltre che tardiva è pure superata dai fatti poiché i giorni di Monti sono già finiti e gli stessi apparati esteri che lo avevano innalzato se ne stanno sbarazzando per avere le mani libere con gli eligendi manichini.
Il violento attacco di Edward Luttwak al Gabinetto dei professori suona come lo scarico del water che trasforma l’Agenda Monti in un rotolo di carta igienica. Dice l’analista statunitense: “Il Fondo Monetario Internazionale boccia la politica fiscale di Mario Montiil report sulla stabilità finanziaria globale esprime una condanna durissima della politica fiscale di Monti, il cui unico effetto è stato l’innesco di una spirale recessiva senza precedenti…[Monti] ha tradito chi ha lavorato per il suo insediamento [chi?]…in quei giorni [durante la crisi del governo Berlusconi] ho telefonato a diversi amici in Italia chiedendo loro di togliere la fiducia a Berlusconi…pure gli Stati Uniti soffrono di Monti a causa del calo dell’export americano in Europa e in Cina…Monti non ha realizzato il mandato per il quale era stato designato…”.
Come vedete per condizionare il nostro Paese gli americani non hanno bisogno di ricorrere a logge e consorterie varie, a loro basta alzare il telefono, minacciare i soggetti giusti, muovere gli ambasciatori, pilotare i rapporti del FMI o far abbassare il rating e alzare lo spread tramite l’azione delle merchant banks a stelle e strisce. Poi se qualcuno proprio non dovesse capire si può provocare qualche piccolo incidente giudiziario, imprenditoriale o, perfino, fisico. La statuetta in faccia della libertà. Sotto questo profilo gli Usa non fanno distinzioni e trattano tutti allo stesso modo, siano essi di destra o di sinistra, dipende in ogni caso dagli interessi che hanno in ballo e dalla rapidità con cui devono conseguirli. Per ottenere i risultati agognati scaricano gli amici e caricano i nemici e viceversa, purché i loro figli di puttana siano utili alla causa egemonica.  Questo non dà alcuna garanzia di durabilità ai prescelti perché è sempre la situazione ad imporre il loro sacrificio o la loro permanenza al posto designato. Lo sa Monti e lo sapeva Prodi, altro uomo Goldman Sachs, il quale, da quel che rivela il senatore Sergio Di Gregorio, dovette farsi da parte nel 2008 allorché la Casa Bianca lo pretese:“Prima di uscire dal Parlamento andrò dai magistrati di Napoli per raccontare tutta la mia storia, soprattutto la caduta del governo Prodi.” Politici comprati? “No, ma quando ero presidente della commissione Difesa col governo Prodi ero convocato tutti i giorni dall’ambasciatore americano a Roma, qualche volta veniva anche lui a casa mia. Lui era preoccupatissimo, voleva che Berlusconi tornasse al suo posto. Perchè il governo Prodi, pieno di antimilitaristi, secondo lui metteva in discussione la rete di sicurezza e difesa europea. Erano preoccupati per la base di Vicenza, per i radar di Niscemi. E quando Berlusconi lanciò l’operazione libertà per sostituire Prodi, loro erano molto interessati…diciamo che facevano il tifo per noi, ecco. Volevano che Berlusconi vincesse”.
Se questi sono i nostri uomini di Stato siamo un popolo spacciato.

 

Siamo arrivati al Montianesimo finale: togli ai poveri per dare ai ricchi

di Gianni Petrosillo – 05/12/2012

Fonte: Conflitti e strategie [scheda fonte] 

 

Rischiavamo di morire democristiani ed, invece, un destino più vile e tremendo ci attende poiché moriremo tutti montiani e democretini, abbandonati da una vecchia ed insana Costituzione certificante la nostra senescenza e inutilità su questo mondo. Quello che si prospetta per l’Italia, tra qualche mese, è un governo di vigliacchi con l’agenda Monti in testa e le mani ancora nelle tasche dello Stato e dei connazionali, in nome della borsa senza vita, dell’UE senza politica, della BCE guidata da un saprofita che però tutti applaudono perché hanno dimenticato le parole del defunto Cossiga. Peraltro, far giocare i Mari (Draghi e Monti) uno contro l’altro non diluisce i nostri cavoli amari, semmai li aggrava dietro questo trucco delle parti e dei partiti. Come prima, più di prima lo attueranno perché non sanno quel che fanno e se lo sanno sono convinti che non la sconteranno.

Monti ormai non è più un uomo ma un totem, un principio da seguire, un indirizzo da praticare, una strada dalla quale non si può tornare indietro perché senza credibilità internazionale i mercati ci affosseranno, mentre muniti di questa vidimazione estera ci stanno ugualmente inumando. Se il cristianesimo chiedeva un voto di povertà ai ricchi per entrare nel regno del Signore, il montisianesimo lo chiede agli indigenti affinché i benestanti possano diventare sempre più Signori ed entrare nel regno dei Padroni mondial, anche se dal retro. Come diceva Petrolini, bisogna prendere il denaro dove si trova: presso i poveri. Hanno poco, ma sono in tanti. Ed è quello che va accadendo.

Lo sanno bene pensionati, lavoratori dipendenti ed autonomi, piccoli e medi imprenditori, inoccupati, disoccupati, scoraggiati e disullusi. Ma il fatto che nessuno pianga perché non ci sono più gli occhi per farlo viene scambiato dalla nostra classe (non) dirigente come il gesto di responsabilità di una collettività che ha capito di aver vissuto al di sopra delle proprie possibilità, tuttavia non si evince come sia potuto accadere con i salari fermi da  vent’anni, l’inflazione che si mangia gli stipendi e le pensioni, le tasse che iugulano tutta la popolazione e i servizi pubblici peggiorati in ogni settore. Se qualcuno ha speso troppo occorre guardare altrove e come diceva mia nonna chi pontifica per primo è il vero colpevole che poi sarebbe una variante popolaresca della massima di Brecht “chi parla del nemico è lui stesso il nemico”.

Lorsignori ci stanno torchiando, tormentando, tartassando, perché  devono farsi accettare dal “global countries club” per darsi un tono ed una rispettabilità che non hanno ed il popolo deve continuare a versare le quote di permanenza con tutto quello che gli resta, che oramai non è molto.

Dovunque il Professore vada a finire, dietro ad una cattedra o al Quirinale, tra le mummie a vita del Senato o ancora alla guida di un Esecutivo di larghe pretese e poca resa, resterà il suo programma a riprogrammare i partiti senza identità i quali  hanno sostituito le idee e i valori della loro tradizione politica con un mantra della post-modernità e della globalizzazione che ci sta facendo passare le torture americane, tedesche, francesi e via continuando. Chiunque passa da qui arraffa e ci fa la morale col consenso di un ceto politico che per sopravvivere all’interno ha bisogno di un riconoscimento esterno non potendo più ottenerlo, dopo anni di promesse mancate e palesi menzogne, dagli elettori. Questo succede quando sovrano non è il politico ma il politicante che svende anche le mutande della nazione. Ad ogni modo, questa volta, ci auguriamo che il disegno giunga a compimento, che lo sfacelo copra la Penisola da nord a sud, senza alcun intoppo (come ha scritto l’economista Gianfranco La Grassa) affinché lo strazio sia breve ma risolutivo. Se non verranno altri nani con le ballerine a complicare lo scenario, questo potere in decadenza si troverà a far festa il giorno stesso del suo funerale e la sua danza macabra sarà l’ultimo giro di pista dei morti viventi su questa terra vituperata ma ancora viva. Poiché alla Storia abbiamo già dato la tragedia della I Repubblica e la farsa della II adesso finalmente da essa ci aspettiamo un po’ di giustizia anche se questa dovrà passare da un doloroso giustiziamento generale.

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=44651

 

Bilderberg Italia: tutto ruota intorno all’Aspen Institute

di Andrea Succi e Viviana Pizzi – 05/12/2012

Fonte: infiltrato 

Nella centralissima Piazza Navona, al civico 114,sorge Palazzo Lancellotti, un edificio risalente al XVI°secolo, dove ha sede l’Aspen Institute Italia, unasorta di filiale “locale” – ma con ramificazioniinternazionali – del Club Bilderberg. Stiamo parlandodel cuore del Potere italiano, tutto concentratonell’Aspen. Basta infatti leggere i nomi di chi ne faparte e studiare gli intrecci tra politica, imprenditoria,finanza e media portati avanti in assoluta segretezza, a discapito del popolo sovrano, per capire che citroviamo di fronte al Sistema, quello con la Smaiuscola.

 

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In pochi si chiedono come il Bilderberg stia davvero influenzando ilPotere delle nazioni. Anche perché il Club elitario incontratosi il13 novembre a Roma non agisce direttamente sui vari governi mapiuttosto cerca di influenzare politica, economia, finanza e mediatramite filiali locali ramificate ovunque, all’interno delle qualisiedono gli influencers di turno.

Nel Belpaese questo compito spetta all’Aspen Institute Italia, fondatonel 1950 dagli stessi componenti del Bilderberg che avevano bisogno di un ulteriore network internazionale con cui analizzare, controllare e manovrare la geopolitica globale attraverso interconnessioni tra i vari Paesi. L’Aspen – presente anche negli States, in Francia, Germania, Giappone, India, Romania e Spagna – serve esattamente per questo scopo. 

In Italia ha avviato la sua attività nel 1984 e ha due sedi, una nella centralissima Piazza Navona a Roma, al civico 114 del Palazzo Lancellotti, e l’altra a Milano, in via Vincenzo Monti 12, tra Corso Magenta e il Castello Sforzesco.

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Curiosità: allo stesso civico milanese dell’Aspen risulta una sezione del Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri. 

   

ANALOGIE COL BILDERBERG: VIGE L’OMERTÀ

I dibattiti nelle sedi nazionali infatti si tengono rigorosamente aporte chiuse e lontani da persone non appartenenti “al Sistema”.Nessuno sa infatti quando si riuniscono e non trapela mai quanto sidicono se non negli argomenti di politica economica che appaiononella rivista specializzata “Aspenia rivista” dove è stato spiegatoanche il funzionamento del Bilderberg. L’unico diktat che viene fuoriè il “distruggere per creare”, che ricorda tanto da vicino quelloche sta succedendo – soprattutto in Europa – dove per creare unNuovo Ordine è necessario smantellare il precedente.

Ed ecco che il lavoro sporco, cui i politici italiani non hanno saputoadempiere, viene realizzato in prima persona dai membri dell’Aspen.Tra cui, ça va sans dire, l’esimio Mario Monti. Come far digeriretutto questo all’opinione pubblica? Ci pensa la stampa, bellezza, oquantomeno quella asservita (la maggior parte) al Sistema. Bastipensare che Presidente del The Aspen Institute è WalterIsaacson, ex direttore del Time ed ex amministratoredelegato della Cnn. Oggi lavora con Obama.

 

L’ORGANO DIRETTIVO DI ASPEN ITALIA

Al contrario del Bilderberg, però, sul sito  Aspen Italia mette adisposizione dei pochi curiosi i nomi di chi ne fa parte. Solo a guardare i quattro presidenti onorari vengono i brividi, perchérisulta facile comprendere come il nuovo che avanza è sempre figliodel vecchio che non muore mai: e infatti troviamo GiulianoAmato, il “tecnico” cui dobbiamo la svendita della lira; l’economistaCarlo Scognamiglio, ex Ministro della Difesa sotto il GovernoD’Alema (’98-’99), dopo essere stato Presidente del Senato con i votidi Forza Italia; spunta persino il nome dell’ex socialista Gianni DeMichelis, travolto dallo scandalo Tangentopoli, condannato in viadefinitiva a 1 anno e 6 mesi patteggiati per corruzione nell’ambitodelle tangenti autostradali del Veneto e 6 mesi patteggiatinell’ambito dello scandalo Enimont, ma evidentemente degno dipasteggiare con la crème del Potere italiano. Il quarto ed ultimopresidente onorario è Cesare Romiti, ex dirigente della Fiat, cuinel 2000 la Cassazione ha confermato  la condanna a undici mesi edieci giorni di reclusione per falso in bilancio, finanziamento illecitodei partiti e frode fiscale relativa al periodo in cui ricopriva la caricadi amministratore delegato del gruppo Fiat, consigliere inRcsMediaGroup e Impregilo.

Come potete notare c’è un trasversalismo politico-imprenditoriale dabrividi.

Chi è il Presidente dell’Aspen Italia? Giulio Tremonti, ilpotentissimo ministro dell’economia del berlusconismo. E tra i 4 vicepresidenti spuntano amici e (presunti) nemici, persone con cuiTremonti dovrebbe accapigliarsi e con le quali, evidentemente, vad’amore e d’accordo: Enrico Letta, dirigente del battagliero e antiberlusconiano Pd; John Elkann, Presidente Fiat, e Lucio Stanca, ex senatore di Forza Italia famoso per aver fondato il partito insieme a Berlusconi nel 1994. Contribuì alla nascita diForza Italia anche il segretario generale Angelo Maria Petroni.

Capito ora perché l’opposizione, da chiunque venga rappresentata, non contrasta mai con veemenza le decisioni del Governo? Tutto viene anticipatamente deciso nelle riunioni dell’Aspen. O vogliamo credere alla favoletta che in quei meeting Tremonti, Elkann e Letta parlano di dove andare a sciare d’inverno o a prendere il sole d’estate?

 

aspen_italiaIL CUORE DELL’ASPEN: IL COMITATO ESECUTIVO. POLITICI, ECONOMISTI, IMPRENDITORI E GIORNALISTI.

È proprio nell’organismo di governo dell’Aspen che si incontrano le menti finissime, elitarie e potenti che fanno capo al Bilderberg e hanno il dovere di influenzare, poi, i poteri politico, economico, imprenditoriale e mediatico.

Tra i componenti del comitato, oltre al vicepresidente John Elkann– habitué nelle riunioni Club Biderberg – troviamo anche l’attuale presidente del Consiglio Mario Monti, altro esponente di spicco del “circolo dei potenti”. Bilderberghiano – ha partecipato anche all’incontro in Virginia – è anche il dirigente Enel Fulvio Conti,così come vicino a questo mondo è l’incompreso (ma col senno di poi tante cose si capiscono) attuale Ministro ai Beni Culturali Lorenzo Ornaghi.

Non poteva di certo mancare Fedele Confalonieri, Presidente Mediaset e “yes man” di Silvio Berlusconi. Nell’aprile 2008 viene rinviato a giudizio dal gup di Milano con l’accusa di frode fiscale: la procura contesta  presunti reati commessi in un periodo compreso tra il 2001 al 2003. Il 20 febbraio dell’anno successivo è stato rinviato a giudizio per favoreggiamento nell’ambito dell’inchiesta sulla bancarotta di Hdc, la società di sondaggi diretta da Luigi Crespi.

L’altro che ha avuto a che fare con la giustizia, e con Berlusconi, è l’ex sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta, zio del vicepresidente Enrico in quota Pd. Questa sarebbe una storia da libro cuore: lo zio berlusconiano e il nipote anti-berlusconiano s’incontrano nelle segrete stanze dell’Aspen e – chissà – sotto la regia (occulta?) di Monti, Confalonieri e Tremonti, trovano la quadra di un rapporto a dir poco ambiguo. Sarebbe da libro cuore, se non fosse che questa gente gioca a risiko sulla pelle dei cittadini.

Anche Gianni Letta risulta indagato, dal novembre 2008, per i reati di abuso d’ufficio, turbativa d’asta e truffa aggravata in riferimento a presunti favori per l’affidamento ad una holding di cooperative, legata al movimento Comunione e Liberazione. Ma dopo un conflitto di competenza tra le Procure di Potenza e Roma, la Procura Generale presso la Corte di Cassazione ha affidato il prosieguo dell’indagine alla Procura della Repubblica di Lagonegro. Nel marzo 2011 i pm chiedono a Lagonegro di archiviare l’inchiesta “perché non sussistono reati”. Pochi dubbi a riguardo.

Presente nel cuore pulsante dell’Aspen Italia anche l’ex vicepresidente di Confindustria Luigi Abete, che in comune con gli altri ha anche un rinvio a giudizio nel 2006 per usura. Assolto nel 2008.

 

GLI ALTRI SIAMO NOI.

Chi sono gli altri? Ecco i loro nomi.

Maurizio Costa, consigliere d’amministrazione Fininvest;Gabriele Galateridi Genola, ex dirigente Fiat, ora  Presidente di Assicurazioni Generali e Telecom Italia, nonché consigliere e membro del comitato non esecutivo di Banca CRS, Banca Carige, Italmobiliare, Azimut-Benetti, Fiera di Genova, Edenred e dell’Istituto Europeo di Oncologia; Emma Marcegaglia,presidente Confindustria; Riccardo Perissich, dirigente Telecom e Pirelli; Giuseppe Recchi, presidente Eni; Gianfelice Rocca,presidente del Gruppo Techricht; Beatrice Trussardi e Alberto Quadrio Curzio, economista nonché membro o Presidente del Consiglio scientifico della Fondazione Edison, della Fondazione Balzan, della Fondazione Centesimus Annus, del Gruppo Etica e Finanza. Quante cariche tutte concentrate in una sol persona…

Tra i politici ecco che spuntano i nomi di: Franco Frattini, ex ministro degli esteri nell’ultimo governo Berlusconi;  l’ex presidente del consiglio Romano Prodi, anche lui membro di spicco del Bilderberg; Giuliano Urbani, fondatore di Forza Italia, eGiacomo Vaciago, ex sindaco di Piacenza con una coalizione di centrosinistra, ma con un passato da tecnico: dal 1987 al 1989 è consigliere economico del Ministro del Tesoro, dal 1992 al 1993 consigliere del Presidente del Consiglio, dal gennaio 2003 al marzo 2005 è consigliere scientifico del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

Quando si dice che centrosinistra e centrodestra siedono allo stesso tavolo di trattative, molto probabilmente ci si riferisce a quanto accade all’interno dell’Aspen, dove risultano presenti alcuni tra i più influenti rappresentanti di entrambe le coalizioni.

Non potevano mancare i banchieri nel comitato direttivo: si tratta di William Mayer, presidente emerito di The Aspen Institute, membro del Bilderberg, del CFR e di una serie di equità funds da far impallidire chiunque altro al suo cospetto. A rappresentare la categoria c’è anche Francesco Micheli, presidente ed Amministratore Delegato di Genextra S.p.A. e consigliere di Congenia S.p.A., Interbanca S.p.A., Sopaf S.p.A., e della Fondazione Teatro alla Scala.

Tra i giornalisti spunta il nome di Lucia Annunziata, Direttore di Huffington Italia (lo stesso gruppo Cir di Repubblica, guidato dal massone Carlo De Benedetti); Paolo Mieli, presidente Rcs libri;Angelo Maria Petroni, giornalista economico che contribuì alla nascita di Forza Italia; Mario Pirani giornalista e fondatore di Repubblica insieme a Scalfari.

Tutti insieme appassionatamente, verrebbe da dire. Come possano coesistere poteri e figure così diversi tra loro come quello politico e mediatico, come quello del berlusconiano Confalonieri e dell’anti-berlusconiana Annunziata, resta davvero un mistero. Che forse tanto mistero non è.

A volte basta unire i puntini per osservare quell’essenziale invisibile agli occhi di cui contava Antoine De Saint Exupery. Basta socchiudere gli occhi perché figure, strategie, trame e obiettivi prendano forma in maniera inaspettata ma repentina.

Immaginiamo un tavolo dell’Aspen Italia a cui siedono: il “politico” Mario Monti, Presidente del Consiglio; l’imprenditore dei media Fedele Confalonieri, Presidente Mediaset; la giornalista (?) Lucia Annunziata, Direttore dell’ Huff Post italiano; il “politico” Enrico Letta, dirigente del Pd; l’imprenditore John Elkann.

Di cosa parlerebbero, secondo voi?

 

I SOCI SOSTENITORI

Potevano mai mancare in questo bel (?) quadretto para-massonico? Certamente no. Ed ecco spuntare le multinazionalibanche,grandi impreseassicurazionigruppi mediatici, società di consulting e aziende farmaceutiche. L’elenco completo è scaricabile da qui.

Il cuore del Sistema. Quello che pompa sangue in proprio favore e drena le risorse dei cittadini con un unico obiettivo: togliere sovranità all’Italia, appropriarsi degli ultimi beni restanti, perseguire l’arricchimento e definire un Nuovo Ordine – politico, economico, imprenditoriale, finanziario e mediatico.

Un Nuovo Ordine dove centrosinistra e centrodestra sublimano la loro vocazione all’inciucio – l’unico partito non rappresentato all’interno dell’Aspen è Italia dei Valori – e decidono, chiusi all’interno di una stanza, il futuro degli italiani.

Follow the money” diceva Giovanni Falcone a chi gli chiedeva come decifrare la mappatura della criminalità internazionale. Unire i puntini, aggiungiamo noi, per capire chi, come, dove, quando e perché sta progettando quello che una volta si chiamava “Colpo di Stato”. L’unica differenza è che non si spara più. Non servono le pallottole. Basta un “tavolo decisionale” dove far sedere gli influencers, assegnare ad ognuno un compito bene preciso e il gioco è (perlopiù) fatto.

A meno che qualcuno non si metta di traverso e porti a conoscenza dell’opinione pubblica nomi, intrecci e obiettivi del Bilderberg italiano.

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=44659

 

Da Goldman Sachs, al Bilderberg, alla Trilaterale, alla potenza centrale del sistema occidentaleultima modifica: 2012-12-08T22:04:00+01:00da davi-luciano
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