Il lavoro non si tocca

e si distrugge la Val Susa….

 Il lavoro non si tocca e si sterminano i tarantini a suon di tumore e malattie connesse…e li si incolpa pure di far aumentare i costi del servizio sanitario italiano

 Vendola: “Con me all’Ilva fumi regolari”, ma il gip lo smaschera

– Marco Sartorelli –

Vendola raggiunto dall’ennesima tegola si barrica dietro una difesa d’ufficio: “Non ho fatto alcuna pressione per favorire l’Ilva”. Ma le responsabilità politiche emerse dal decreto del gip non si lavano con un colpo di spugna.

Premesso che il gip di Taranto,Patrizia Todisco, non ha ravvisato illeciti nel comportamento di Vendola, resta un nodo da sciogliere. Sono mesi che il caro governatore pugliese va blaterando dei suoi presunti ed eccezionali meriti –guarda il video – sulla gestione dei rapporti con l’IlvaGuarda caso proprio da quando l’acciaieria del patron Riva era in odor di sequestro, e i personaggi – non direttamente coinvolti nell’inchiesta – che vi gravitavano attorno cercavano di defilarsi. Secondo Vendola durante il suo mandato non solo l’Ilva ha diminuito le emissioni nocive, ma ha pure adeguato gli impianti a norme ambientali più severe abbassando i livelli generali d’inquinamento. Peccato dottor Vendola che tarantini e pugliesi non se ne siano minimamente accorti, stretti nella morsa del ricatto occupazionale su quale lei ha giocato non poco. “Il lavoro non si tocca” è sempre stato il motto della politica collusa coll’imprenditoria sporca di Riva. Il quale ha dormito sonni tranquilli per lunghi anni, fino a quando il cancro di Taranto non ha bussato alle porte della magistratura.

Le indagini parlano di un’insorgenza tumorale di gran lunga sopra la media regionale e nazionale, e quantificano persino un numero di vittime certo direttamente imputabile ai miasmi dell’acciaieria. Purtroppo il presidente pugliese non è riuscito a dare un segno di discontinuità con le politiche conniventi del passato, come dimostrano le affermazioni del gip Todisco nell’ordinanza d’arresto dei vertici Ilva. Nel documento si legge infatti che Vendola avrebbe esercitato “pressioni” per “far fuori” il direttore generale dell’Arpa Puglia, Giorgio Assennato, autore di una relazione allarmante sulla tossicità dello stabilimento. Entrambi gli interessati si sono affrettati a smentire la ricostruzione dell’ordinanza (*), ma si sa quanto sia facile concordare versioni di comodo specialmente se non si è imputati. Tuttavia i riscontri del gip si basano su una serie di intercettazioni – clicca qui per leggerle – ritenute attendibili che inchiodano Vendola alle sue responsabilità. Delle due l’una: o mente il governatore pugliese o il gip Patrizia Todisco… Suggerimenti?

 http://marcomachiavelli.altervista.org/vendola-con-me-allilva-fumi-regolari-ma-il-gip-lo-smaschera/

ANCORA SIGILLI A CHIOMONTE

da notavinfo

ore 16.00 Con tranquillità un gruppo di No Tav è appena stato al presidio di Chiomonte già da alcune ore non presidiato dalle forze dell’ordine. Rilanciamo quindi l’appuntamento di domani pomeriggio, ore 14 al presidio di Chiomonte, quando tutti insieme torneremo per rimuovere nuovamente le grate. Consapevoli del fatto che questo tira e molla andrà avanti ancora qualche giorno, oggi abbiamo staccato il foglio di sequestro dalla casetta e l’abbiamo appeso laddove ha senso di stare: sul portone del comune di Chiomonte!

Nel frattempo alcune decine di altri No Tav si sono ritrovati a Giaglione e in questo momento si trovano lungo le reti del cantiere, a monitorare la situazione e ci riferiscono che nessuno dei grandi lavori annunciati dalla stampa sia effettivamente iniziato…Ritorneremo anche li domani, dopo il passaggio dal presidio di Chiomonte.
A domani quindi, i No Tav non si arrendono mai!
 
ore 13.00 con un’operazione “lampo” i carabinieri della compagnia di Susa hanno nuovamente sgomberato il presidio no tav di Chiomonte riapponendo i sigilli di sequestro. I presidianti no tav presenti sono stati fatti uscire dal presidio e la porta di ingresso è stata chiusa con un nastro bianco e rosso. L’invito a tutti è quindi quello di accorrere secondo le proprie possibilità al presidio no tav per ritornare insieme nella struttura.
 
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Chi crede che una crescita esponenziale possa continuare all’infinito in un mondo finito è un folle, oppure un economista.
Kenneth Boulding

Da Il Fatto Quotidiano: Tav, pessimi segnali

La situazione qui in valle sta peggiorando sensibilmente.

Sono stato l’altro ieri ad una serata di presentazione del libro di Livio Pepino, ex magistrato molto stimato nell’ambiente torinese e non solo, dal titolo significativo “Forti con i deboli”. Pepino ha esaminato lucidamente la situazione italiana nel suo complesso in questi ultimi anni, indicando i sintomi di un potere sempre più distante dai cittadini e di un sistema giudiziario che pericolosamente tende a colpire sempre più i deboli. Come appunto accade in valle.

Nella stessa serata ha parlato la madre del ragazzo inviato ai servizi sociali per avere semplicemente fatto volantinaggio No Tav, descrivendo la surreale situazione venutasi a creare fra loro genitori e l’assistente sociale in evidente stato di imbarazzo per una procedura assolutamente anomala. Un ragazzo segnalato ai servizi sociali senza che avesse commesso alcun reato ma solo per aver volantinato.

Ed ecco ieri alla radio la notizia dell’ordinanza applicativa di misure cautelari contro 17 persone ree di essersi introdotte negli uffici della Geostudio e della Geo Val Susa di Torino (ditte interessate agli appalti per la realizzazione della Tav). La vicenda è descritta da un giornalista che ha assistito ai fatti e non pare coincidere esattamente con ciò che viene affermato nell’ordinanza. Ma, al di là di ciò, quello che sconcerta non è tanto il fatto che le persone siano indagate, ma che siano sottoposte a misure cautelari anche molto restrittive, come comuni delinquenti. Se questo fatto lo colleghiamo con quello dei servizi sociali, abbiamo del resto la conferma che il movimento No Tav è ormai considerato eversivo. E questo non può che creare una sempre più netta frattura fra lo Stato ed i valligiani.

Lunedì andremo a Lione, dove si incontrano Monti e Hollande per l’opera inutile a manifestare, perché il potere sappia che non riuscirà a soffocare la protesta mostrando i muscoli.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/11/30/tav-pessimi-segnali/431036/

EFFEDUE E FELICE SUPPO LO SCHIFO DELLA VALLE DI SUSA!

DA: NO TAV.INFO – posttop — 30 novembre 2012 at 09:59

Giovedì 29 novembre all’alba la ditta effedue di Suppo Felice ha blindato con reti e lamiere il presidio no tav di Chiomonte. Protetti da centinaia di poliziotti gli operai di Felice hanno così fatto il lavoro “sporco” per la magistratura di Torino. Fa male scrivere queste righe ma questa ditta e i suoi titolari, come molti dipendenti hanno le loro origini nel paese di Bussoleno e ora trovano la loro sede di lavoro a Susa.

E’ lavoro e in tempo di crisi bisogna sapersi adattare per sopravvivere ma questo non vuol dire che si è obbligati a fare ogni tipo di scelta ed ogni tipo di lavoro. Si può scegliere, sì, si può sempre scegliere, se vivere da uomini e donne liberi e libere o da schiavi, del denaro, dello stipendio, dei propri vizi o del proprio tenore di vita o meglio ancora per una volta nella vita si può scegliere di lottare per un futuro migliore e magari scegliere di fermare chi in questo paese continua a rubare e ad accumulare ricchezza. C’è chi come gli operai e il titolare di questa ditta ha scelto di lavorare nella vergogna protetto da polizia e carabinieri blindando e distruggendo un presidio no tav, quello di Chiomonte, nato con le offerte, il sudore e il sacrificio di molti valsusini in cambio di poche migliaia di euro. C’è chi invece si alza ogni mattina senza un lavoro, senza reddito, magari proprio come alcuni no tav che passano molto tempo a Chiomonte e non ha paura di scegliere. C’è chi vive con poco denaro o senza un lavoro stabile ma con molta dignità ha il coraggio di camminare in questa valle a testa alta e merita il risetto di ognuno di noi. C’è chi ancora, come gli operai della ditta effedue ha il coraggio di distruggere un presidio no tav proprio mentre la polizia vigliaccamente apre le case dei no tav la mattina presto e si mette a rovistare negli armadi e nella vita privata e saluta lasciando agli arresti domiciliari il padrone di casa.

A questi operai, a Felice Suppo non va il nostro rispetto, a loro, che rappresentano purtoppo lo schifo di questa terra va il nostro sdegno. Loro sono la parte peggiore di questo problema, simile a un cancro che divora un uomo dall’interno. Loro, queste ditte, questi operai vanno fermati prima che come delle metastasi proseguano la distruzione. Il cantiere di Chiomonte è una malattia per la valle di Susa di cui conosciamo il nome, si chiama alta velocità Torino Lione, va fermata e curata subito. Fermarli è possibile, Fermali tocca a noi!
TROVA ANCHE TU IL CORAGGIO DI DIRE NO TAV, TROVA ANCHE TU IL CORAGGIO DI RESPINEGERE E ISOLARE I DEVASTATORI
EFFEDUE E FELICE SUPPO VERGOGNA DELLA VALLE DI SUSA!

http://www.notav.info/top/effedue-e-felice-suppo-lo-schifo-della-valle-di-susa/

Siria, le bombe “democratiche”

VENERDÌ 30 NOVEMBRE 2012 00:00

                  

di Michele Paris

 

Il recente sanguinoso attentato compiuto in un sobborgo di Damasco dalle forze ribelli siriane ha messo in evidenza ancora una volta la vera natura della rivolta in corso contro il regime di Bashar al-Assad nel paese mediorientale. Il prevalere di gruppi legati all’integralismo islamico con un’agenda prettamente settaria tra l’opposizione non sembra però scoraggiare le potenze occidentali e le monarchie assolute del Golfo, le quali promettono infatti un maggiore coinvolgimento nella guerra civile in corso, tramite il sostegno sempre più aperto alla cosiddetta Coalizione Nazionale delle Forze della Rivoluzione Siriana e dell’Opposizione.

 

L’ennesimo atto di terrorismo attribuito alle formazioni jihadiste anti-Assad ha fatto mercoledì più di trenta vittime nella capitale in seguito all’esplosione di due autobombe nel quartiere di Jaramana. L’attentato ha preso di mira un’area popolata in particolare da appartenenti alle minoranze cristiana e drusa, accusate di continuare ad appoggiare il regime per paura delle conseguenze di un futuro governo dominato da musulmani sunniti.

 

La portata di simili episodi di violenza viene puntualmente minimizzata dai media ufficiali, che sembrano quasi giustificare le azioni dell’opposizione quando essa prende di mira presunti sostenitori di Assad, ancorché civili.

 

Le bombe contro i quartieri cristiani, drusi o alauiti – la setta sciita a cui appartiene il presidente – non sono però un trascurabile danno collaterale all’interno della propagandata lotta democratica per la liberazione della Siria, bensì rispondono ad una strategia settaria messa in atto dai gruppi estremisti che non solo beneficiano delle forniture di armi provenienti da tempo da paesi come Qatar e Arabia Saudita, ma anche delle politiche di destabilizzazione nei confronti di Damasco che gli Stati Uniti e i loro alleati nel mondo arabo perseguono da svariati anni in funzione anti-iraniana.

 

Il ruolo che potrebbero avere i jihadisti nel dopo Assad solleva comunque qualche preoccupazione a Washington, soprattutto in relazione alla sorte e all’utilizzo futuro delle armi che stanno approdando nel paese. Proprio in questi giorni, i giornali occidentali stanno infatti descrivendo i progressi compiuti dall’opposizione sul campo contro le forze del regime, così come il crescente quantitativo di armamenti sui quali i ribelli possono contare per difendersi e conquistare nuove posizioni.

 

Il Washington Post, ad esempio, ha citato giovedì fonti di intelligence americane e mediorientali per rivelare come i ribelli dispongano ora di almeno una quarantina di dispositivi missilistici anti-aereo trasportabili a spalla, forniti in gran parte dal Qatar. Con essi i ribelli avrebbero abbattuto tra martedì e mercoledì due velivoli delle forze del regime. La disponibilità di questi equipaggiamenti viene spesso definita come un fattore che potrebbe rivelarsi decisivo nel conflitto in corso.

 

Lo stesso Washington Post propone a proposito un pertinente confronto con i mujaheddin afgani che negli anni Ottanta ebbero un impulso determinante dalla fornitura di missili anti-aereo Stinger dagli USA per combattere l’occupazione sovietica. L’evoluzione successiva delle vicende dell’Afghanistan, con la nascita di formazioni terroristiche sunnite come Al-Qaeda grazie ai precedenti legami con gli americani e gli altri finanziatori del Golfo Persico, mostra infatti come potrebbe configurarsi il futuro della Siria, dove simili forze estremiste vengono oggi più o meno apertamente incoraggiate per rovesciare un regime sgradito.

 

In ogni caso, un articolo pubblicato mercoledì dal New York Times ha ribadito che l’amministrazione Obama sta valutando la possibilità di un intervento più incisivo in Siria per facilitare la caduta di Assad, in primo luogo fornendo direttamente armi ai ribelli. Il cambio di passo di Washington, arrivato rigorosamente dopo le elezioni del 6 novembre scorso per evitare reazioni negative da parte degli elettori ad una impopolare nuova guerra in Medio Oriente, procede di pari passo con la promozione della nuova Coalizione Nazionale, creata recentemente a Doha, in Qatar, in sostituzione del più che screditato Consiglio Nazionale Siriano e a seguito di un vero e proprio ordine emesso dal Segretario di Stato americano uscente, Hillary Clinton.

 

Il nuovo raggruppamento delle forze di opposizione, già riconosciuto ufficialmente come unico rappresentante della Siria da Gran Bretagna, Francia, Turchia e dalle monarchie del Golfo, viene costantemente invitato dai propri sponsor a raggiungere in fretta una certa unità al proprio interno, superando le divisioni tra le varie fazioni, le quali hanno in comune praticamente soltanto la loro impopolarità tra la popolazione siriana.

 

La nuova organizzazione si è perciò riunita al Cairo tra mercoledì e giovedì per compiere qualche passo avanti verso la creazione di un futuro governo di transizione e per offrire alla comunità internazionale un’immagine accettabile, così da attrarre maggiori finanziamenti e nuovi riconoscimenti diplomatici in vista del prossimo vertice degli “Amici della Siria”, in programma a dicembre a Marrakech, in Marocco.

 

Nonostante i relativi progressi delle forze ribelli in queste settimane, la collaborazione attiva sul campo delle potenze regionali rimane fondamentale, soprattutto alla luce della permanente superiorità militare delle forze di Assad. In questo senso va considerata la richiesta della Turchia alla NATO di posizionare missili Patriot sul proprio territorio al confine con la Siria. Lo scopo ufficiale sarebbe la difesa della Turchia da eventuali quanto improbabili missili o attacchi aerei lanciati deliberatamente dalla Siria.

 

I Patriot potrebbero piuttosto essere impiegati in risposta a missili che giungono accidentalmente in Turchia, come è già accaduto qualche settimana fa, o che potrebbero essere lanciati anche dagli stessi ribelli per trascinare Ankara nel conflitto, per colpire poi postazioni dell’esercito siriano nel nord del paese. Qui, infatti, la Turchia e gli alleati occidentali puntano a creare un’area interamente fuori dal controllo dell’esercito regolare dove le forze ribelli possano riorganizzarsi e, con l’assistenza materiale di Washington e Ankara, preparare un’offensiva finale contro Damasco.

 

Secondo quanto riportato dai media, un team NATO è già in territorio turco in questi giorni per valutare alcuni siti dove potrebbero essere installate le batterie di Patriot. A fornirli alla Turchia, oltre agli Stati Uniti, dovrebbero essere i governi di Germania e Olanda.

 

I preparativi per un qualche intervento diretto in Siria proseguono dunque in maniera spedita, con manovre che, come si è visto, intendono aggirare il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, dove Russia e Cina continuano a respingere qualsiasi risoluzione che possa portare ad un esito simile a quello libico.

 

È probabile, tuttavia, che gli Stati Uniti attenderanno a fare passi concreti fino a dopo il completamento di un rimpasto di governo che l’amministrazione Obama non ha ancora avviato e che prevede avvicendamenti in posizioni chiave, come il Dipartimento di Stato, della Difesa e la CIA.

 

Proprio per sostituire Hillary Clinton a capo della diplomazia USA è in corso una campagna mediatica da parte di Obama e del suo staff a favore di Susan Rice, l’ambasciatrice americana all’ONU che sta attraversando un periodo burrascoso dopo che nel settembre scorso aveva definito l’attacco al consolato di Bengasi come una conseguenza delle proteste spontanee esplose nel mondo arabo contro la diffusione di un filmato amatoriale contro il profeta Muhammad e non come un’azione terroristica pianificata.

 

Se la Rice dovesse superare l’ostacolo della conferma del Senato, il coinvolgimento degli Stati Uniti in Siria potrebbe subire una netta accelerata, dal momento che la principale candidata di Obama alla guida del Dipartimento di Stato è una delle più convinte sostenitrici dell’avanzamento degli interessi imperialistici a stelle e strisce in ogni angolo del pianeta dietro la facciata dell’intervento umanitario.

 

Susan Rice sembra avere avuto infatti un ruolo decisivo, assieme a Hillary Clinton, nel convincere Obama ad intervenire in Libia per rovesciare Gheddafi lo scorso anno e, con ogni probabilità, da una posizione ancora più autorevole rispetto a quella occupata al Palazzo di Vetro si adopererà in maniera ancora più decisa per aprire un nuovo fronte in Medio Oriente in nome della difesa dei diritti democratici della popolazione siriana.

 

Siria, le bombe “democratiche”

Ilva, i Riva querelano Di Pietro

Pubblicato il 30 novembre 2012 15:31 in Cronaca Italia – Aggiornato il 30 novembre 2012 15:47

Ilva, i Riva querelano Di Pietro

ROMA – L’Ilva querela Antonio Di Pietro dopo l’intervento del leader Idv sulla “violenza inaccettabile” promossa, a dire di Di Pietro, dal presidente del gruppo Riva. La dirigenza dell’Ilva ha diffuso un comunicato in cui dice: “Ilva tutelerà la propria immagine in ogni sede, anche legale, di fronte alle gratuite e indimostrate dichiarazioni dell’onorevole Antonio Di Pietro. Ilva ha nel suo codice etico la tutela della sicurezza dei lavoratori attraverso regole di comportamento rigorose e condivise dall’Autorità. L’indagine dell’Autorità Giudiziaria dimostrerà la dinamica del tragico incidente causato da eventi naturali di straordinaria intensità”.

Tutto nasce dalle parole di Di Pietro sulla vicenda Ilva che secondo lui ”mette uno contro l’altro due diritti fondamentali”. ”Noi dell’Idv riteniamo che la cosa più ingiusta che si sia fatta in questa vicenda è quella di aver creato uno scontro tra il diritto alla salute e il diritto al lavoro, due diritti sacrosanti che devono viaggiare insieme”.

Per Di Pietro i responsabili hanno nomi ben precisi: ”Chi li ha violati – ha aggiunto – deve pagare di tasca propria e quindi il signor Riva deve pagare, perché è una violenza inaccettabile quella che stanno promuovendo Riva e suoi dirigenti”. Di Pietro ha poi rimarcato che l’Ilva ”non deve chiudere” ed evidenziato che ”per risanarla ci deve essere la partecipazione statale non solo nel dare soldi ma anche nell’acquisire, anzi nel requisire i soldi a Riva”.

http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/ilva-antonio-di-pietro-querela-1411327/

Montezemolo svela il suo governo: 26 ministri! C’è pure quello dell’Industria Creativa.

Tanto tuonò, che piovve. Luca Cordero di Montezemolo“quello che non è capace neanche di dare una macchina buona ad Alonso” (copyright Roberto Calderoli), ha presentato il suo governo ombra, come usano fare le opposizioni in Inghilterra. E’ la premessa del futuro impegno della sua Italia Futura in vista delle elezioni politiche. L’antipasto di quello che potrebbe essere da qua a pochi mesi. Solo qualche settimana fa, il presidente della Ferrari e di mille altre cose diceva serio, serissimo, che bisognava cambiare, che era venuto il momento di svoltare, di tagliare i costi della politica, di far ripartire il paese. Un po’ come il suo (ex) Italo, il treno veloce.

Basta sprechi, basta barzellette. Serietà al potere, come linea guida di un futuro sobrio e monacale. C’era attesa per le sue mosse successive, per capire se oltre al discorso confezionato ci fosse sostanza, i fatti. E i fatti ci sono: il governo ombra che dovrà guidarci “verso la Terza Repubblica” (così dice il manifesto montezemoliano) è composto da ventisei (sì, avete capito bene, ventisei) ministri. Una marea, una fila di poltrone che neanche nei cinemad’antan. Ventisei ministri per incarichi dal comico al fantasioso.

Qualche esempio? C’è il ministro per lo sviluppo territoriale (cosa voglia dire, non è dato sapere), poi c’è quello con deleghe al “Fisco e ai diritti del contribuente”. Quindi quello per l’Internazionalizzazione e il Made in Italy e quello – preparatevi a ridere – per l’”Industria creativa“. Industria creativa: cioè? Chi lo sa. Forse, avrà pensato l’ex compagno di Edvige Fenech, dopo il rigor montiano c’è bisogno di fantasia e creatività, di colore che prenda il posto delle tinte lugubri da camera ardente del governo tecnico del professore-senatore.

Ma se pensa di dare un segnale di serietà moltiplicando poltrone e sedili reclinabili, è destinato ben presto a finire nel calderone dei rottamandi. Come Rosy Bindi, come Massimo D’Alema. Una fine mesta per uno già vecchio che tuttavia non è mai (ancora) entrato in politica.

mercoledì 28 novembre 2012 ore 13:08

Scuole occupate: gli studenti di Bologna denunciano la truffa del signoraggio!

Posted by Daniele Di Luciano on nov 29, 2012 

Riceviamo e pubblichiamo.

Alla Vostra cortese attenzione.

Con la presente, noi studenti dell’istituto superiore “J.M.Keynes” di Castel Maggiore (Bo) desideriamo inviarVi un articolo di giornale, realizzato durante la nostra “occupazione” dell’istituto, contro determinati temi.

Vi chiediamo di pubblicare gentilmente il nostro articolo, al fine di promuovere la nostra protesta nel territorio.

Vi preghiamo di prendere in  seria considerazione la nostra richiesta e risponderci al più presto.

Vi ringraziamo per l’attenzione a noi dedicata .

Cordiali saluti

Gli Studenti del Keynes

Articolo:

Scuola: riforme inutili, debito insanabile.

Con questo articolo vorremmo sensibilizzare i cittadini vittime dell’attuale sistema economico-monetario che inevitabilmente coinvolge tutte le istituzioni, in primis la scuola pubblica nella quale vengono formati i cittadini di domani. Tra i tanti argomenti discussi durante l’autogestione ve n’è uno in particolare: come le scelte economiche influiscono sul sistema scolastico. La conclusione a cui siamo giunti è lapidaria: tutte le riforme miranti la riduzione della spesa pubblica sono del tutto inutili in quanto il debito pubblico non è affatto sanabile. Per motivare questa nostra opinione è necessario spiegare il fenomeno del “signoraggio bancario”. Esso consiste nell’emettere banconote da parte di un ente privato BCE (Banca Centrale Europea), il quale presta questo denaro agli Stati e a cui viene applicato un interesse variabile intorno al 5%. Questo debito, aggiunto all’interesse, dovrà essere ovviamente restituito. Ma visto che il denaro non è emesso realmente ma è virtuale, non è possibile estinguere il suddetto debito. La BCE è composta dall’insieme di Banche nazionali (Bankitalia, Deutsche Bank, ecc.) le quali sono a loro volta formate da banche private il cui modello aziendale è quello specifico di s.p.a. (società per azioni). Il fenomeno del signoraggio bancario provoca l’effetto di accentrare la ricchezza sotto il controllo di poche persone, limitandone la sovranità degli Stati (schiavitù monetaria) il quale si ripercuote inevitabilmente nella vita quotidiana dei suoi cittadini. Il risanamento dei conti pubblici, quindi, essendo legato alla capacità degli Stati ad assolvere il sopraccitato debito è, a nostro parere, non raggiungibile. Il signoraggio bancario, di fatto, tiene in ostaggio le finanze pubbliche degli Stati. Per cui ogni tentativo di riforma o disegno di legge atti a diminuire la spesa pubblica nel tentativo di raggiungere un pareggio di bilancio risulta inutile. Ogni qualvolta si tenta di diminuire i costi della spesa pubblica si interviene con riforme (o presunte tali) che riguardano la scuola pubblica. E riteniamo, inoltre, che alcuni provvedimenti mettano in seria discussione l’intera esistenza della scuola pubblica (vedi la Riforma Moratti, Riforma Gelmini, Legge Aprea ed alcuni articoli della Legge di Stabilità). “La scuola serve a risolvere quello che è il problema centrale della democrazia: la formazione della sua classe dirigente”. Questo diceva Piero Calamandrei in un discorso dell’11 febbraio 1950. Nell’ambito dell’Istruzione uno Stato non può guardare al proprio bilancio economico, ma deve considerarlo un necessario investimento economico e soprattutto socio-culturale. Solo con un’istruzione efficiente e motivata e, perché no, anche coinvolgente si possono fondare le basi per una società del domani. Una società piena di speranza, la stessa speranza che oggi sembra svanire a causa della fortissima crisi economica e dalle scelte che la scuola deve subire. Come risolvere questo disagio economico e riprendere speranza? La risposta è molto semplice. Basta dare la sovranità monetaria ad ogni singolo Stato che immetterà moneta a credito e non più a debito. Questo non dovrà costringerli a restituire interessi alla BCE (e banche private) e riappropriandosi così del valore intrinseco della banconota. Solo allora si potrà pensare di raggiungere l’obiettivo del risanamento dei conti pubblici, senza dover neppure toccare la scuola.

KOSSOVO, NESSUN COLPEVOLE. AMNESTY INTERNATIONAL: “CHI HA COMMESSO ALLORA I CRIMINI DI GUERRA?”

Dopo l’assoluzione odierna di tre figure di primo piano dell’Esercito di liberazione del Kossovo (Uck) da parte del Tribunale penale per l’ex Jugoslavia, Amnesty International ha ribadito la richiesta che vi sia giustizia per tutte le vittime della guerra del 1998-1999 in Kossovo, così come per  i loro familiari.

L’ex primo ministro ed ex comandante dell’Uck Ramush Haradinaj, suo zio nonché ex comandante Lahi Brahimaj e l’ex vicecomandante Idriz Balaj, sono stati giudicati non colpevoli del reato di aver portato avanti una comune impresa criminale nei confronti di serbi, rom, egiziani e albanesi del Kossovo sospettati di collaborare con le autorità di Belgrado o comunque di non sostenere l’Uck.

I tre imputati sono stati anche assolti dalle singole imputazioni relative ai crimini di guerra di omicidio, trattamento crudele e tortura nei confronti delle minoranze e degli albanesi sospettati di collaborare coi serbi, commessi nella base dell’Uck di Jablanica/Jablanicë.

“Il verdetto di oggi fa emergere questa domanda: se, come ha stabilito oggi il Tribunale, i tre ex alti esponenti dell’Uck non sono colpevoli, chi ha commesso allora quei crimini? Ci sarà mai qualcuno che sarà portato di fronte alla giustizia? Sono le domande che fanno e continueranno a fare le vittime e i loro parenti, fino a quando non sarà stata fatta giustizia” – ha dichiarato John Dalhuisen, direttore del Programma Europa e Asia centrale di Amnesty International.

Circa 800 appartenenti alle minoranze del Kossovo vennero sequestrati e uccisi dall’Uck. Solo una piccola parte dei loro corpi è stata ritrovata, esumata e consegnata alle famiglie per la sepoltura.

Secondo i capi d’accusa, le vittime di questi crimini comprendevano kossovari di etnia serba, kossovari di etnia rom ed egiziana, un kossovaro di etnia albanese di religione cattolica così come altri kossovari di etnia albanese. Sebbene il Tribunale abbia stabilito che alcune di queste persone furono sottoposte a maltrattamenti e torture, ha concluso che una sola persona era stata uccisa all’interno della base dell’Uck.

Nel 2009, la Camera d’appello del Tribunale aveva ordinato un nuovo processo in quanto il giudizio precedente “non aveva tenuto in considerazione quanto gravi fossero, rispetto all’integrità del processo, le intimidazioni subite dai testimoni” e “non aveva preso misure sufficienti per contrastare il clima d’intimidazione che aveva pervaso il processo”. Nel nuovo processo, sono comparsi solo due testimoni.

“I sequestri di appartenenti alle minoranze e di albanesi considerati traditori dell’Uck sono crimini di guerra e in alcuni casi crimini contro l’umanità. Devono essere indagati come tali e sia l’Eulex che le autorità del Kossovo devono fare tutto ciò che è in loro potere per garantire che i responsabili siano portati di fronte alla giustizia” – ha proseguito Dalhuisen.

A oggi, ciò è accaduto in ben poche occasioni.

L’Eulex, la missione di polizia e giustizia dell’Unione europea, ha l’incarico di indagare e perseguire i crimini di diritto internazionale, compresi i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità. Ciò nonostante, nel 2009, ha trasferito alle procure locali kossovare le inchieste su tutti e 62 i casi di sequestro di membri delle minoranze e lì sono rimasti fermi, senza ulteriori indagini o processi.

 “Le autorità del Kossovo hanno mostrato la totale mancanza della volontà politica di sostenere le indagini e i processi per questi sequestri, come è emerso con evidenza el corso di quest’anno, quando il primo ministro Hasim Thaçi ha sfidato il diritto dell’Eulex di arrestare un ex comandante dell’Uck e l’ex ministro del Trasporto Fatmir Limaj, accusati di sequestro, detenzione e omicidio di kossovari serbi e albanesi” – ha sottolineato Dalhuisen.

 “Di fronte a questa clamorosa interferenza politica sul corso della giustizia da parte del governo kossovaro, è doveroso che l’Eulex riporti sotto la sua giurisdizione questi 62 casi, per assicurare che giustizia potrà essere fatta in Kossovo” – ha concluso Dalhuisen. 

Fonte: http://www.amnesty.it/index.html

L’ANTICRISTO E’ FRA NOI

In questo drammatico ed interminabile periodo di transizione (lo si potrebbe definire anche di “rivelazione” – quello che anni addietro veniva definito complottismo, oggi viene palesato come normalità) tutto ciò che accade nel mondo del dominio globale è diabolicamente perfetto, strutturato fin nei minimi particolari, onde evitare un fallimento dei loro loschissimi progetti…
Mi spiegherò facendo un piccolo esempio che può essere rapportato a tematiche di altro argomento: il malcontento dell’italiano medio, i privilegi della casta, la politica & l’antipolitica; quattro elementi strettamente collegati fra loro che permetteranno la sopravvivenza (e probabilmente il rafforzamento) del sistema stegocratico dell’usura legalizzata internazionale.

Se chiedessimo al passante di turno il perchè della recessione o per quale motivo il debito pubblico cresce senza sosta, egli risponderebbe come un automa : “è tutta colpa dei privilegi della casta se siamo in crisi” e questo suo profondo odio non gli permetterà di comprendere che il problema da lui citato è solo una goccia nell’oceano.
Si fiderà dell’ultimo pifferaio magico di turno e del centrodestrasinistra, praticamente cederà le chiavi di casa a ladri ben vestiti…

Nel prossimo futuro con leggeri tagli al millesimo del pil (il costo delle istituzioni) i politicanti di turno avranno l’alibi per mandare avanti la giostra dell’euro – usura e passeranno altri anni senza che nulla venga risolto; non dimentichiamoci che il MES (presentato alle masse come fondo salva stati) ci regalerà vent’anni (e forse anche più) di manovre finanziarie durissime puntate come sempre sulle fasce deboli della società.

Nell’assurdo presente è facile vedere per strada banchetti informativi delle varie sigle politiche o speculatori finanziari adesso devoti al bene del paese…

le ricette? nella sostanza identiche:

  • riduzione del debito pubblico tramite dismissione dei beni statali 
  • maggiore flessibilità (io traduco in maggiore sfruttamento e minore salario) 
  • più europa (per cui il potere sempre più lontano ed intoccabile) 
  • riduzione dei parlamentari (meno rappresentanti = più controllo dell’elite)

Tutti questi slogan vengono proposti da tizi abbastanza ferrati in materia politica economica che ha desiderio di accaparrarsi una poltrona anche a costo di mentire spudoratamente alla gente ignorante.

Oggi un tornado si fionda sull’Ilva (in Puglia?!) subito dopo la sua chiusura, il messaggio è più che chiaro:

L’Ilva deve chiudere perchè la NATO deve usarla come base navale.

La questione ambientale è solo un pretesto.

L’Ilva fa morire di cancro dal 1960 e tutti (sottolineo tutti) lo sapevano

L’Italia deve De-Industrializzarsi, perire nel debito artefatto ed inestinguibile, svendere il patrimonio pubblico (a breve toccherà all’Imps) e negare l’assistenza sanitaria pubblica.

Questi sono gli ordini della “stregocrazia”: a noi tocca subire in silenzio perchè non abbiamo gli attributi per reagire.

Insomma alla prossime elezioni si potrà solo peggiorare, ma ciò che mi fa star male è il vedere gente che ascolta questi falsi profeti ; un paese composto da gente consapevole avrebbe boicottato qualsiasi loro comizio, cosa che non accade salvo rare eccezioni.

Prestate attenzione a chi ci parla di riduzione della spesa pubblica, essi vogliono che ci diamo la mazzata sui piedi perchè l’italiano medio attiva le sue sinapsi e sviluppa il binomio spesa pubblica = tagli alla casta.

TOTALE PAZZIA! I guru del liberismo mirano alle pensioni, alla sanità, all’istruzione e tutto quello che può far gola agli usurai internazionali venerati dalla stampa come “unti del signore”

concludo: chi sono i sayanim (e soprattutto cosa fanno)?

Di Spadaccinonero