Il rischioso controsenso della CO2. Estrarla in Toscana e pomparla sottoterra in Emilia

12 nov  12

Avete presente quando asfaltano la strada e la scassano subito per farci passare il tubo del gas? Ecco, il progetto “San Paolo” per estrarre CO2 – anidride carbonica – dal sottosuolo di Certaldo (Val d’Elsa) è un controsenso ecologico di questo genere. La Regione Toscana ha acceso un burocratico semaforo verde per le operazioni preliminari. Tutti i link, come sempre, sono in fondo.

Si tratta di un controsenso perchè di anidride carbonica in circolazione ne mettiamo già decisamente troppa: è infatti il principale gas dell’effetto serra e del riscaldamento globale.

Ce n’è troppa fino al punto che a poche centinaia di chilometri di distanza – a Cortemaggiore, in Emilia – si ingegnano per seppellirla sottoterra (il cosiddetto Ccs), con cospicuo uso di pubblico denaro e non pochi rischi, fra cui quello di innescare terremoti.

Peraltro anche l’estrazione in Val d’Elsa non è priva di rischi: trivellazioni profonde possono scompigliare gli equilibri del sottosuolo. In caso di fuga accidentale nell’atmosfera, l’anidride carbonica (oltre a contribuire ulteriormente all’effetto serra) è inodore e soprattutto letale alla concentrazione del 15%.

Volete sapere cosa se ne faranno, dell’anidride carbonica? Eccovi accontentati.

L’anidride carbonica sepolta in Val d’Elsa fa gola alla società Lifenergy, che, come ha scritto nell’istanza presentata alla Regione Toscana, prevede di venderla

principalmente nell’industria agro-alimentare per la conservazione dei cibi
e la produzione di acque e bibite gassate

Senza dimenticare comunque che l’anidride carbonica serve anche a più nobili scopi: caricare gli estintori, preparare il “ghiaccio secco” utile per alleviare il dolore delle contusioni.

Per il momento, la Regione Toscana ha concesso a Lifenergy di effettuare la fase preliminare delle ricerche: l’azienda vuole verificare che l’anidride carbonica ci sia davvero raccogliendo informazioni sul campo.

Le tecniche di questa prima fase – oggettivamente – non sono invasive: cose tipo prelievo di campioni d’acqua e l’ “ecografia” del sottosuolo tramite le onde sonore già esistenti. Quelle generate dal traffico, ad esempio.

Il passo successivo sarà chiedere (ed ottenere?) di scavare un pozzo esplorativo. Poi il pozzo vero e proprio per l’estrazione: ancora nessuno ha indagato sull’impatto ambientale e se l’anidride carbonica sarà davvero tanta, Lifenergy si riserva di usarla anche per produrre energia elettrica sfruttando la pressione a cui il gas è custodito nel giacimento.

Però perchè turbare le viscere della Terra sia per estrarre anidride carbonica dalla Val d’Elsa sia per pompare anidride carbonica nel sottosuolo di Cortemaggiore?

Mi sembrerebbe più ragionevole regalare a Lifenergy l’anidride carbonica destinata a Cortemaggiore. Le bollicine dell’acqua minerale verrebbero benissimo lo stesso, non vi pare?

L’istanza di permesso di ricerca dell’anidride carbonica e l’allegato studio preliminare ambientale presentati da Lifenergy alla Regione Toscana

Sul Bollettino Ufficiale della Toscana il benestare alla ricerca preliminare di anidride carbonica (pagina 222 e seguenti)

il Comitato Val d’Elsa, che si oppone al progetto

http://blogeko.iljournal.it/2012/il-rischioso-controsenso-della-co2-estrarla-in-toscana-e-pomparla-sottoterra-in-emilia/71363

Il rischioso controsenso della CO2. Estrarla in Toscana e pomparla sottoterra in Emiliaultima modifica: 2012-11-14T09:46:00+01:00da davi-luciano
Reposta per primo quest’articolo