Guardia giurata sventa la rapina in banca: dovrà risarcire il bandito

Aver sventato una rapina in banca gli è costato 1 anno di reclusione e dovrà risarcire 10.000 euro al bandito che ha ferito con un colpo di proiettile. E da una parte gli è andata bene: l’accusa aveva chiesto la condanna a ben 4 anni di reclusione. 

Di seguito l’articolo de Il Piccolo:


Secondo il magistrato, Dogvan, che quando aveva sparato non era in servizio ma si trovava in banca per un prelievo di denaro, aveva sventato la rapina sparando con la sua calibro 9 uno dei colpi in faccia ad Azzolin e lo avrebbe fatto ad una distanza di dieci metri mentre i banditi erano già in fuga. La perizia balistica eseguita dai carabinieri del Ris di Parma e chiesta dall’avvocato Maria Giulia Turchetto aveva stabilito che tre dei colpi avevano centrato il motore dell’automobile con la quale i rapinatori stavano fuggendo, mentre il quarto aveva colpito un finestrino, finendo poi sul viso di Azzolin. Non era stato dimostrato, dunque, che quel quarto proiettile era stato sparato per colpire la faccia, ma poteva essere finito sul volto del bandito a causa di un rimbalzo. È anche sulla base di questa perizia che il giudice Liguori ha condannato Dogvan non per tentato omicidio, bensì per il meno grave reato di lesioni colpose.

L’intervento del triestino Marco Dogvan, quel giorno di giugno di oltre otto anni or sono, aveva permesso non soltanto di sventare il «colpo» in banca, all’agenzia Unicredit di via Fausta al Cavallino, ma anche di arrestare subito il ferito, il vicentino Azzolin, e pure un altro complice, il pordenonese Mauro Prata. Un mese dopo era finito in manette il bellunese Roberto Gobbo e, infine, a quasi un anno dalla rapina fallita il veneziano Lorenzo Visconti. Tutti accusati di aver partecipato all’assalto al Cavallino.

Secondo il magistrato, Dogvan, che quando aveva sparato non era in servizio ma si trovava in banca per un prelievo di denaro, aveva sventato la rapina sparando con la sua calibro 9 uno dei colpi in faccia ad Azzolin e lo avrebbe fatto ad una distanza di dieci metri mentre i banditi erano già in fuga. La perizia balistica eseguita dai carabinieri del Ris di Parma e chiesta dall’avvocato Maria Giulia Turchetto aveva stabilito che tre dei colpi avevano centrato il motore dell’automobile con la quale i rapinatori stavano fuggendo, mentre il quarto aveva colpito un finestrino, finendo poi sul viso di Azzolin. Non era stato dimostrato, dunque, che quel quarto proiettile era stato sparato per colpire la faccia, ma poteva essere finito sul volto del bandito a causa di un rimbalzo. È anche sulla base di questa perizia che il giudice Liguori ha condannato Dogvan non per tentato omicidio, bensì per il meno grave reato di lesioni colpose.

L’intervento del triestino Marco Dogvan, quel giorno di giugno di oltre otto anni or sono, aveva permesso non soltanto di sventare il «colpo» in banca, all’agenzia Unicredit di via Fausta al Cavallino, ma anche di arrestare subito il ferito, il vicentino Azzolin, e pure un altro complice, il pordenonese Mauro Prata. Un mese dopo era finito in manette il bellunese Roberto Gobbo e, infine, a quasi un anno dalla rapina fallita il veneziano Lorenzo Visconti. Tutti accusati di aver partecipato all’assalto al Cavallino.

Fonte: http://ilpiccolo.gelocal.it/cronaca/2012/11/01/news/svento-la-rapina-in-banca-dovra-risarcire-il-bandito-1.5955110

NEL SOLITO SILENZIO DEI MEDIA, DOPO AVER CHIESTO A SINGOLI E GOVERNI GRANDI SACRIFICI, GLI IMPIEGATI U.E. SI RADDOPPIANO LA PENSIONE ! di Antonio de Martini

Caro, vecchio KGB! Sarà anche stato al servizio di una bieca dittatura, ma,ha certamente allevato gente in grado di leggere un bilancio pubblico.
Dobbiamo sicuramente a un ricercatore attento dell’agenzia ” Russia Today” del 16 ottobre – ripresa solo dal ” Guardian” – la notizia che, zitti zitti, i burocrati di Bruxelles, mentre premevano per far varare ai 27 paesi della U.E. una serie di feroci risparmi sui consumi, e di inasprimenti tributari che hanno prodotto una serie di suicidi ed un andamento recessivo dell’economia in Europa, zitti zitti, dicevo, si sono raddoppiati il trattamento pensionistico, con il più alto incremento della pur ricca storia di questa ricchissima istituzione.

Attualmente, il trattamento pensionistico riservato agli eurocrati, è il 60% Dell’importo dell’ultima retribuzione che assomma mediamente a 91.000 euro annui di pensione, con un costo per i governi nazionali pari a un miliardo e seicento milioni annui.

Il “Guardian” ci dice che l’aggravio di costo per i soli inglesi si aggira attorno ai 2,2 miliardi su sette anni onde consentire il richiesto raddoppio delle pensioni.
Per l’Italia non lo so, in quanto non ho letto la notizia su nessun giornale o su internet e ” Il Corriere della Collera” non ha tempo e mezzi per una attenta indagine.
Ai 104 milioni che l’Inghilterra paga annualmente per appartenere al club UE ( è fuori dall’Euro) , se la richiesta passasse, i contribuenti inglesi dovrebbero pagare altri 15 miliardi e settecento milioni all’anno per il prossimo settennio.
Credo che gli italiani siano all’incirca sullo stesso livello.
Una lettera interna alla UE che una mano caritatevole ha inoltrato al” Telegraf” dice, non senza ragione, che “Most member states are responding to current economic and fiscal circumstances with efficiency measures or other reforms affecting the terms and conditions of their national civil servants. The staff of the European Institutions should share the burden,”

La Commissione ha evitato di commentare la lettera, statuendo che risponde solo a interrogazioni firmate da tutti e ventisette i paesi membri.
A Napoli un ritornello ” lazzarone” dice ” Liberté, fraternitè, spugliateve vuie e vestiteme a mme!”
Non credo serva la traduzione. Ha capito anche il Trota.
Il Parlamento inglese ieri si è ribellato contro gli incrementi di spesa presentati dalla Commissione, infliggendo al premier David Cameron la prima sconfitta parlamentare .
Nick Clegg è corso in aiuto del collega, dicendo che ogni sforzo dei ribelli non potrà riuscire comunque.
Solo in Italia i media e i cretini continuano a chiedersi chi abbia ucciso Pinca e se Falcone aveva le mutande azzurrine quando è saltato in aria venti anni fa.

http://corrieredellacollera.com/2012/11/01/nel-solito-silenzio-dei-media-dopo-aver-chiesto-a-singoli-e-governi-grandi-sacrifici-gli-impiegati-u-e-si-raddoppiano-la-pensione-di-antonio-de-martini/#more-6222

RAFAEL CORREA DOPO AVER OSPITATO ASSANGE A LONDRA, VUOLE SFRATTARE L’ORO DALLA BANCA D’INGHILTERRA E RIMPATRIARE L ‘ORO DELL’EQUADOR. di Antonio de Martini Oggi, primo novembre, il sito “Metalli Milano” che si occupa delle attività di trading di metal

Oggi, primo novembre, il sito “Metalli Milano” che si occupa delle attività di trading di metalli preziosi, ha informato che l’Equador ha deciso di rimpatriare il proprio oro depositato presso la Federal Reserve e/o la Bank of England.
Il sito precisa che trattandosi di 26,3 tonnellate del prezioso metallo, le banche depositarie non ne sono certo impensierite, ma la richiesta viene dopo quella della Banca Centrale del Venezuela e quella della Bundesbank e questo è un segnale di decrescente fiducia tra banche centrali.

Il Messico è sotto pressione , ma pur avendo specificato dove il proprio oro è depositato, non ha fatto altre dichiarazioni.
I mercati sono impensieriti non tanto dalla dimensione del trasferimento, quanto dalla dimostrazione di sfiducia .
Vero anche però che la mossa del Presidente equadoregno Rafael Vicente Correa Delgado, potrebbe essere stata anche influenzata da una motivazione elettorale, visto che la scadenza è imminente e gli USA non fanno mistero di aver deciso di trombarlo elettoralmente, dopo il fallimento del Colpo di Stato organizzato dalla polizia il 30 settembre 2010.

Cattolico, ex seminarista, allievo dei salesiani, Rafael Correa – noto in Europa per aver ospitato Assange nella ambasciata di Londra e negli USA per aver commentato una battuta del Presidente venezuelano Chavez che aveva definito Bush jr ” satana” , come ” iniqua per il Diavolo” – con una laurea alla Università di Lovanio ed un’altra – in economia – nella Università dell’Ilinois ( Urbana Champaign) , ha preso il dottorato con una tesi sul fallimento delle riforme strutturali attuate in America Latina , dimostrando- con un modello econometrico – tra l’altro che la liberalizzazione del mercato del lavoro, tanto caro al Nostro governo Monti, ha in realtà seriamente danneggiato la produttività della intera regione, sta rivoluzionando il suo paese anche grazie ad un prestito ottenuto dal Venezuela a metà degli interessi correnti sul mercato.

http://corrieredellacollera.com/2012/11/01/rafael-correa-dopo-aver-ospitato-assange-a-londra-vuole-sfrattare-loro-dalla-banca-dinghilterra-e-rimpatriare-loro-dellequador-di-antonio-de-martini/#more-6219

SE DENUNZI CHE UN POSTINO BUTTA VIA LA POSTA E I CARABINIERI LO PIZZICANO, LA REPUBBLICA TI NOMINA CAVALIERE E LE POSTE.TI LICENZIANO

Anselmo è un impiegato delle poste italiane con una vita tranquilla da classico travet. La sua soddisfazione più grande è l’imminente promozione all’area quadri che permetterà a lui di realizzare il grande sogno della sua vita. Questo lo rende orgoglioso: è un cittadino a tutto tondo con responsabilità pubbliche importanti.

Cosa non da poco per coloro i quali sono stati educati al dovere ed al senso dello stato.

Un giorno maledetto, Anselmo si accorge che un postino getta via la posta anziché consegnarla. Va dal direttore e lo informa. Il postino continua a buttare la posta. Anselmo torna dal direttore e lo avverte nuovamente. Non succede nulla.

Anselmo è cosciente del proprio ruolo di pubblico ufficiale e torna dal direttore per avvertirlo che se lo sconcio non finisce, si rivolge all’Autorità Giudiziaria.

Il postino continua tranquillamente a non consegnare la posta. Anselmo avverte le Forze dell’Ordine e la cosa si risolve. Per questo gesto altamente meritorio, Anselmo viene insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica al merito. Siamo nel 2004.

Da questo momento, la tranquilla vita del nostro amico diventa un inferno. Sul luogo di lavoro viene emarginato e reso responsabile di ogni disfunzione dell’ufficio. Anselmo comincia a dare segni di cedimento psicologico e chiede di essere trasferito alla sede centrale. Dalla padella nella brace.

Non solo non ottiene la promozione all’area quadri, ma viene messo in un settore dove gli errori sono all’ordine del giorno. E naturalmente, anche qui, diventa il capro espiatorio di ogni magagna. Anselmo si ammala in modo grave di depressione. Solo e senza aiuto, si rivolge alla Magistratura ed intenta una causa per mobbing che dura qualche anno. Senza fare il quaderno delle lamentele, veniamo ad oggi: Anselmo vincerà la causa ed avrà diritto ad un risarcimento di alcune centinaia di migliaia di euro che, ovviamente, pagheremo noi cittadini contribuenti.

Tuttavia, avendo due figli da sistemare e con l’assenso del Giudice, il nostro eroe propone alle poste una trattativa. Dopo le scontate vicissitudini, raggiunge un accordo che gli permette di andare dignitosamente in pensione e di sistemare uno dei figli. Fatto l’accordo prepara, su richiesta del direttore regionale, tutta la documentazione necessaria per l’assunzione del figlio. Ed ecco la sorpresa: senza che nessuno lo avverta, il direttore regionale si reca dall’avvocato di Anselmo e ritratta gli accordi presi, negando la pensione al nostro, il quale dovrebbe licenziarsi e prenderla fra tredici anni.

Non so come andrà a finire. Ho solo voluto raccontare la vicenda di un uomo per bene e di uno stato che stato non è.

http://corrieredellacollera.com/2012/10/31/se-denunzi-che-un-postino-butta-via-la-posta-e-i-carabinieri-lo-pizzicano-la-repubblica-ti-nomina-cavaliere-e-le-poste-ti-licenziano-di-roberto-fantoni/#more-6205

Iran, Obama prepara la guerra

Lunedì 29 Ottobre 2012

 

 

 

 

 

 

di Michele Paris

Anche se nel corso della campagna elettorale per la Casa Bianca il presidente Obama continua a ripetere che la strada della diplomazia e delle sanzioni contro l’Iran rimane quella preferita per cercare una soluzione alla crisi del nucleare di Teheran, i preparativi più o meno segreti per un possibile nuovo rovinoso e illegale conflitto in Medio Oriente nei prossimi mesi appaiono ben avviati. A confermarlo ulteriormente è stato un recente articolo del quotidiano britannico Guardian, il quale ha rivelato che gli Stati Uniti hanno chiesto al governo di David Cameron l’uso di basi militari di Londra situate in alcune isole strategiche in vista di un’aggressione contro l’Iran.

Nonostante gli USA e i loro alleati non manchino di sottolineare quasi ogni giorno la presunta minaccia che rappresenterebbe l’Iran per l’Occidente e per Israele, Washington sta portando a termine un vero e proprio accerchiamento del territorio della Repubblica Islamica con, tra l’altro, lo stazionamento di due portaerei nel Golfo Persico e l’invio di aerei da guerra, navi per la bonifica di mine in mare ed altri mezzi navali da impiegare nel momento in cui dovesse essere deciso il lancio di un’aggressione militare.

Oltre a tutto questo, reso possibile grazie alla disponibilità di regimi alleati nella regione come Emirati Arabi, Kuwait, Bahrain o Arabia Saudita, l’amministrazione Obama ha dunque chiesto alla Gran Bretagna l’accesso per le proprie forze armate alle basi che quest’ultimo paese conserva a Cipro e nelle isole di Ascensione, nell’Oceano Atlantico, e Diego Garcia, in quello Indiano. L’uso di queste strutture permetterebbe a Washington di avere un vantaggio logistico ancora maggiore in caso di guerra contro l’Iran.

Per il Guardian, in ogni caso, il governo di Londra avrebbe per il momento negato la concessione delle proprie basi all’alleato americano, sostenendo che un attacco non provocato contro Teheran sarebbe da considerarsi illegale secondo il diritto internazionale, dal momento che la Repubblica Islamica non rappresenta una chiara minaccia né per gli Stati Uniti né per altri paesi.

I funzionari del governo britannico citati dal Guardian hanno fatto riferimento al parere del Procuratore Generale, il quale sostiene che Londra sarebbe in violazione del diritto internazionale anche solo se dovesse facilitare un attacco contro l’Iran mettendo a disposizione le proprie basi. Il parere legale del Procuratore Generale è stato fornito all’ufficio del primo ministro, al Foreign Office e al Ministero della Difesa.

Sulla momentanea posizione di Londra ha pesato senza dubbio la vicenda dell’invasione dell’Iraq nel 2003, sostenuta dal governo laburista di Tony Blair a fronte della massiccia opposizione interna e della palese illegalità di un’operazione condotta per rovesciare il regime di Saddam Hussein sulla base di un’inesistente minaccia di armi di distruzione di massa. Ciononostante, la propaganda americana, israeliana e occidentale in genere contro l’Iran non conosce soste e il programma nucleare di Teheran, per il quale non c’è alcuna prova che sia indirizzato a scopi militari, continua ad essere utilizzato per giungere ad un cambio di regime a Teheran.

Londra, da parte sua, non esclude peraltro una nuova collaborazione militare per assecondare gli obiettivi dell’imperialismo statunitense. La posizione britannica è stata chiarita nei giorni scorsi da una portavoce del primo ministro Cameron, la quale, dopo avere ricordato come la Gran Bretagna nel recente passato ha già cooperato con gli USA per l’utilizzo delle proprie basi all’estero, ha affermato che “il governo crede che in questo momento un’azione militare contro l’Iran non sia la migliore opzione”, anche se “ogni ipotesi rimane sul tavolo”, compresa quella militare.

Infatti, a conferma di come Londra sia sostanzialmente allineata alle posizioni di Washington, anche la Gran Bretagna dispone di un forte contingente militare nel Golfo Persico, formato tra l’altro da dieci navi da guerra, compreso un sottomarino nucleare, ed ha partecipato ad una recente massiccia esercitazione organizzata dagli Stati Uniti.

Gli unici scrupoli del governo Cameron non dipendono tanto dall’illegalità di una simile operazione contro Teheran o, tanto  meno, dall’elevatissimo numero di vittime che una nuova guerra comporterebbe, bensì dalle ripercussioni negative che essa potrebbe avere sul fronte interno e dalla pericolosa destabilizzazione dell’intero Medio Oriente.

Con la regione già in subbuglio per la Primavera Araba e la crisi siriana, una nuova guerra potrebbe cioè finire per coinvolgere addirittura Russia o Cina e, in ultima analisi, produrre anche l’effetto contrario a quello desiderato, che rimane l’allargamento dell’influenza e del controllo americano su un’area del globo strategicamente fondamentale per gli interessi di Washington.

Grandi manovre per applicare la Dittatura.

30 Ottobre 2012

ObamaSandydi Corrado Belli

Questo è il bello che può permettersi uno Stato di Polizia, possono applicare qualunque legge che vada contro ogni diritto dei cittadini usando la solita litania del salvaguardare la loro vita e la salute.

Certo che questi temporali sono come la manna caduta dal cielo per poter applicare certe leggi che in un periodo di calma non sarebbe possibile applicare, vi ricordate con l’uragano Katrina?

Quella volta fu la più grande manovra che il governo USA fece per disarmare tutti coloro che avevano un’arma in casa, furono impiegati soldati regolari ed eserciti privati per raggruppare i cittadini come mandrie di pecore e buoi e cacciarli fuori dalle loro case. Adesso con questo uragano Sandy hanno la possibilità di provare l’ultima parte del piano che dovrebbe spingere gli USA a una guerra civile e confermare Obama ancora una volta come presidente, quale altra migliore occasione per sbarazzarsi da tutti i problemi che ci sono nell’affrontare gli “avversari” che come dice lui lo vogliono più morto che vivo, è tutto uno Show prefabbricato come è stato fabbricato l’uragano Sandy, credo che avete letto quali siano gli ordini impartiti dal Fùhrer.

In molte città è stato applicato il coprifuoco già dalle ore 18.00, guai a chi esce di casa, pena essere freddato da qualche scarica di fucile, sembra che gli americani non siano più in grado di capire che essendoci maltempo con vento che và a 200 KM orari, debbano cercarsi un riparo, no.. adesso lo dice il Fùhrer e guai se non si ascolta la sua voce, Jawohl mein Fùhrer, è chiaro che la FEMA ha ricevuto l’ordine di sparare a vista, di arrestare chiunque si affacci fuori dalla porta di casa, rimanere dentro anche a costo di morire di fame e di freddo, dato che gli aiuti per la popolazione di sicuro avverranno dopo una settimana come successe a New Orleans, in molte città è stata tolta la corrente e non come si vuol far capire che a causa dell’Uragano ci sono stati dei guasti nelle centrali, ma non è perfetta l’America? Chiaro no?

Senza corrente non c’è informazione via radio o TV e quindi i cittadini devono orientarsi a quello che dicono i Militari, ecco alcune barzellette che si sono inventate per applicare il coprifuoco: Atlantic City, Banche e Casinò sono stati circondati da militari con la scusa che i cittadini potrebbero rubare i Chips e svaligiare le casseforti, obiettivi di non rilevanza sono guardati a vista dalle forze di polizia, come vedete i possedimenti dell’Elite criminale vengono prima della vita dei cittadini, Hoboken, New Jersey, il coprifuoco è stato applicato con la scusa che i cavi dell’energia elettrica si stacchino dai pali e possono colpire le persone per strada, scusate.. ma non è l’America della perfezione, ancora nel 2012 non sono riusciti a far passare i cavi che portano la corrente in casa sotto terra?

Son conciati peggio di noi in Italia eppure spendono miliardi per fare guerre, strana gente no? A Bayonne e a Easton i cittadini non possono uscire di casa da lunedì fino alla mezzanotte di Martedì, la polizia pattuglia le strade senza portare aiuti alla popolazione, l’uragano Sandy ha parlato chiaro, tutto questo per evitare che i magazzini vengono presi d’assalto dai cittadini inferociti, a  New Caanan Connecticut i sindaco ha applicato il coprifuoco dichiarando che ha molto a cuore la salute dei suoi cittadini, nelle parti di Manhattan che sono a rischio, i cittadini sono stati pregati di rimanere a casa a causa della loro sicurezza, come vedete un uragano dà molte possibilità di provare quello che invece è : DITTATURA vera!

In molte trasmissioni televisive si vedeva chiaro che i mezzi militari erano a centinaia piazzati e non per aiutare la popolazione, con questa scusa hanno dato ai Militari la possibilità di provare per i prossimi mesi a cosa devono prepararsi, una catastrofe “Naturale” è sempre una buona scusa per applicare leggi più restrittive nei confronti dei cittadini, in questa occasione il Fùhrer ha approfittato senza darne notizia ai Media di far applicare il totale controllo su Internet, bello no?

E pensare che anni fa si fece paladino per il NON CONTROL in Internet in Europa, è tempo di crisi e quindi ogni movimento sospetto deve essere percepito come un atto terroristico, come scusa ha detto che il tutto serve a comunicare con gli Alleati in tutto il mondo in caso la situazione dovesse assumere proporzioni molto pericolose.

Qui viene in mente la riattivazione del Mous di Niscemi proprio in questi giorni, e quindi è meglio che i Militari prendano il totale controllo delle Telecomunicazioni e di internet, come vedete il Fùhrer ha preso il totale controllo della Nazione-Mondo senza chiedere il parere a qualcuno, il bello sapete qualè? che questo uragano Sandy non ha fatto tutto il danno che viene descritto nelle TV e nei media, i filmati mostrati sono di altri Uragani del passato, dove prima c’erano le torri gemelle e adesso c’è il cantiere, è stata pompata acqua a bizzeffa, sono state lasciate aperte le canalizzazioni che sboccano verso il mare e per questo che fanno vedere il posto allagato, cosa stanno nascondendo agli occhi dei cittadini?

Un paio di domande bisogna farsele o no?

Perchè sono state prese queste misure drastiche ancor prima che l’uragano arrivasse a Manhattan e senza che c’è ne fosse di bisogno?

Perchè la parte Sud di Manhattan vien totalmente evacuata usando il nome “Financial District”?

In quella zona ci sono le più grandi riserve di Oro del Mondo (dicono) e la totale evacuazione di quella zona potrebbe avere solo uno scopo, fuori dalla vista dei cittadini è possibile far scomparire le tonnellate di oro stipate nelle cantine, le centinaia di camion dell’esercito sono un buon mezzo di trasporto per non essere controllati da nessuno    (qui c’è da pensare la richiesta dei cittadini Tedeschi e Svizzeri di riportare tutto il loro Oro che a quanto sembra è conservato proprio in quelle cantine).

Quale miglior occasione si presenta per far scomparire persone che sanno sui fatti dell’11 Settembre e che potrebbero parlare, dato che nelle ultime settimane le voci di un possibile arresto dei Bush & Co. era imminente?

Questa è una buona occasione per poter entrare in possesso di documenti compromettenti riguardante l’elite, ovvero i Rothschild e i Rockefeller, entrando in posti dove era impossibile entrare?

Quale miglior occasione per poter annullare le votazioni per l’elezione di un nuovo presidente e far in modo che Obama rimanga li dove si trova, facendolo apparire come salvatore della Nazione?

Non è strano che proprio in questi giorni i Miliziani USA hanno annunciato azioni di ribellione contro il governo?

Non è strano che alcuni giorni prima che l’Uragano toccasse quelle zone, 60.000 uomini della Guardia Nazionale sono stati messi in Allarme Rosso, mentre con l’Uragano Katrina ci vollero ben 8 giorni prima che li comandassero a muoversi il culetto nonostante sapevano che l’uragano avrebbe colpito quella zona?

Non è strano che l’HAARP in questi ultimi giorni è stato più attivo del solito e con maggiore forza distruttiva?

Non è forse saputo e risaputo che gli USA possono manipolare il clima a loro piacimento come e quando vogliono?

HurrikanErin

In questa foto si vede l’uragano che doveva colpire New York l’11 Settembre 2001.

Come vedete fu dirottato altrove, da chi era stato provocato l’uragano e perchè cambio direzione? Miracolo della natura o degenerazione mentale umana?

Quello che ci stanno mostrando nelle TV è una esercitazione per quello che deve venire nei prossimi mesi in USA e probabilmente anche in Europa, un assaggio lo abbiamo già avuto anche da noi in Italia con l’abbassamento delle temperature sin troppo anomale, da 30 gradi a 15 gradi in 12 ore (in Sicilia), altrove c’è già la neve, Obama la Bestia Nera stà giocando sporco, ha capito che la fine dell’Elite è vicina, lui fà parte dell’Elite da anni, come più volte scritto, stanno cercando di fare più danno possibile prima di crepare e Obama stà impartendo gli ordini per poter applicare la DITTATURA Globale prima che sia per loro troppo tardi.

In attesa di notizie più dettagliate in riguardo.

Belli Corrado
http://www.mentereale.com/articoli/usa-grandi-manovre-per-applicare-la-dittatura

E pensare che qualcuno festeggiò l’arrivo di questo governo…

18:57 | Pubblicato da admin |

 


I mass media non ne parlano più, ma i casi di suicidio dovuti a problemi di natura economica proseguono in tutto lo stivale, solo che rimangono confinati sulla cronaca locale e non abbiamo una reale percezione di cosa sta accadendo.

Probabilmente sulla questione probabilmente c’è stata una “stretta”, non ci sentiamo di escludere che “i potenti” abbiano dato indicazione ai media loro servi di non parlarne; le tragedie fanno audience, i mass media pertanto avrebbero tutto l’interesse ad affrontare la questione, ma ultimamente NEMMENO I CASI “ECLATANTI” VENGONO CITATI !

A Treviso una decina di giorni fa ci sono stati 3 SUICIDI IN UN GIORNO; (vedi http://on.fb.me/UhFyES) e non è l’unica città in cui è capitato più suicidi in uno o pochi giorni.

Chi ha governato negli ultimi 20 anni ha gravissime responsabilità; non solo il “centrodestra”, ma anche il “centrosinistra” che infine si sono uniti sotto l’ombrello di Mario Monti per darci il colpo finale. Tutte le alte cariche dello Stato e dei partiti politici hanno gravi responsabilità.

Una testimonianza dalla Siria

Questa è la terribile e triste verità di ciò che avviene in Siria, filtrata dagli occhi del nostro amico siriano Rustam Chehayed, da uno dei milioni di uomini e donne che hanno vissuto e vivono ancora la drammatica sofferenza che attanaglia chiunque veda da quasi due anni, ogni giorno, la propria terra dilaniata da migliaia di mercenari, spesso stranieri, sostenuti dalle potenze occidentali e pronti persino alle più crude atrocità contro la popolazione. Ve la proponiamo senza alcuna censura.

La Redazione

I miei primi tre giorni in città

Atterrato a Beirut, per l’assenza di compagnie aeree e di voli diretti dall’Italia verso Damasco a pochi giorni dagli attentati che hanno insanguinato due importanti quartieri a maggioranza cristiana delle due capitali mediorientali, finalmente dopo 4 mesi di assenza eccomi di nuovo a Damasco dopo più di quattro ore di macchina per raggiungerla, a causa dei numerosi controlli e posti di blocco dell’esercito siriano sulla strada (ne ho contati più di 15). Durante il percorso, alle porte di Damasco l’autista del taxi è stato costretto a fare una deviazione a causa dell’esplosione di una bomba nella zona di Sabbura. Per sdrammatizare il tassista ringrazia una signora palestinese anche lei presente sul taxi con i suoi cinque bambini (età media dei figli 4 anni, dal loro abbigliamento capisco che la famiglia non navigasse proprio nell’oro) per avere sbagliato a compilare alcuni fogli al valico di frontiera che ci hanno fatto ritardare l’arrivo al valico dalla parte libanese di circa trenta minuti. Altrimenti, secondo quanto calcolava l’autista, avremmo potuto essere anche noi colpiti dall’esplosione. La donna, con la quale ho scambiato due chiacchere in assenza dell’autista, si lamentava di come i prezzi del trasporto siano raddoppiati dalle normali 1.000 lire siriane a 2.000 lire attuali per persona, oltre ad avermi detto di essere diretta e di ritorno con i suoi figli a Yermuk, il noto campo profughi di Damasco da dove era scappata due mesi prima verso il Libano. Inoltre, la donna sottolineava il fatto di come non si fosse trovata bene in Libano. Durante una breve sosta in una specie di autogrill, la donna chiedeva all’autista di cambiarle dei soldi. Mentre andava coi figli a comprare da bere e qualche cioccolata, l’autista libanese, proveniente dalla zona di Baalbakh, mi racconta come queste famiglie siano state ospitate in Libano con l’aiuto del partito di Saad al-Hariri, che concede 500 dollari mensili come aiuto e come incentivo ad ogni famiglia allo scopo di portarli via dalla Siria.
Finalmente arrivati dentro Damasco, l’autista libanese a causa della deviazione non riesce a portarci dove di solito si fermano i taxi nella loro stazione e ci lascia nella zona di Muhajirin. A quel punto, con i bagagli alla mano, sono costretto a prendere un altro taxi che mi porterà a destinazione. Anche in quel caso, la corsa è aumentata notevolmente di prezzo. Dalle normali 75 lire siriane, che spesso pagavo per quel tipo di tragitto, il tassista siriano ne chiedeva stavolta 300. Accetto e arrivo a destinazione.
Il quartiere dove risiedo – che per motivi di sicurezza evito di citare, viste anche le svariate minaccie di morte che ho ricevuto in quest’anno e mezzo e più di crisi siriana da parte dei soliti oppositori residenti in Italia e in contatto con le milizie armate che insanguinano il Paese – è pieno di soldati, posti di blocco e ronde di civili armati a protezione delle nostre case e della nostra gente. Sono quasi le 23.00 e le strade sono semi-deserte. Un mio parente smanioso di rivedermi prende l’automobile e viene a salutarmi dopo avere passato tutti controlli all’ingresso del quartiere. A mezzanotte passata, mi racconta di come lui e la sua famiglia siano vittime di una pesante crisi economica che li ha messi in ginocchio. Da qualche anno aveva comprato una casa (il sogno di una vita), con un finanziamento della Banca Commerciale Siriana, e sono ormai mesi che non riesce a pagare la rata di circa 200 euro mensili. Apro il mio portafogli e gli protendo 600 euro, sperando che possano essergli d’aiuto o almeno farlo respirare per un po’, pur sapendo che non risolveranno in alcun modo i suoi problemi. Il padre, ormai vecchio e malato, risiede sulle alture fuori Damasco ed è un grande apicoltore che produce da molto tempo un delizioso miele regalatomi ad ogni mia visita. Gli è stato stato bruciato il suo allevamento di api per un insieme di danni pari a quasi quattro milioni di lire siriane. Mi racconta, poi, di come un mese fa i miliziani dell’EsL abbiano tentato di intrufolarsi nel villaggio di suo padre. Mi ha parlato di circa una trentina di uomini ben armati che fortunatamente sono stati respinti dagli abitanti del vilaggio, i quali per precauzione si erano armati col sostengo dei soldati dell’esercito regolare. Mi dice che la metà del gruppo di miliziani armati dell’Esl sono stati uccisi e gli altri arrestati. Gli chiedo se questi miliziani fossero stati tutti siriani e lui mi risponde che tra di loro c’erano soprattutto libici e tunisini. Presi dalla chiaccherata, l’ora si è fatta tarda: era notte fonda e ho così invitato questo mio parente a restare da me, perché la sua casa è lontana ed è pericoloso girare da solo per la città a quell’ora.
La mattina seguente, dopo colazione, ci salutiamo. Un amico, che per precauzione chiamerò con il nome di fantasia Bilal, mi chiama e mi dà appuntamento in un parcheggio della zona, dicendomi che entro pochi minuti sarebbe arrivato.
Mi affretto e lo aspetto nel punto prestabilito, il tempo è nuvoloso e ho come l’impressione che ci siano tuoni e rumore di pioggia intensa. Eppure, dopo pochi secondi, mi rendo conto quelli che sento non sono rumori di lampi e tuoni ma esplosioni e raffiche di mitra. Poche ore più tardi saprò che c’era stata una forte esplosione nel quartiere Tadamon e alcuni scontri a Duma, ovvero nella periferia dove è stata commessa l’ennesima carneficina ad opera dei terroristi armati, come di consueto ormai, poche ore prima della riunione al consiglio di sicurezza dell’ONU. Negli occhi della gente scesa in strada, noto un certo timore, e nell’aria sento odore di morte, ma tutti esasperati dalla situazione fanno finta di nulla cercando di vivere la vita di tutti i giorni: la gente va al lavoro (almeno chi ancora ce l’ha), sapendo che forse non tornerà a casa sana e salva, il mio amico Bilal tarda ad arrivare, io stesso intimorito dal rumore degli spari decido di sedermi tra due macchine in sosta, in modo da non essere visto e, nel caso le sparatorie si dovessero avvicinare al punto dove mi trovo, non esserne colpito; intanto in cielo, oltre alle nuvole nere di fumo in lontananza, si sente il rumore di aerei militari che vanno e vengono. Dopo più di quaranta minuti che aspetto, Bilal ancora non si presenta. Gli telefono preoccupato affinché non gli sia successo qualcosa e, per fortuna, mi rassicura dicendomi che c’è molto traffico e che la circolazione è rallentata anche per via dei numerosi posti di blocco: finalmente dopo altri trenta minuti arriva ma non è solo.
Con lui c’era un uomo che, per le medesime ragioni che ho citato sopra, chiameremo Shadi. Si presenta e li invito entrambi a pranzo. Sono le due del pomeriggio, il mio stomaco inizia a lamentarsi. Durante il tragitto a piedi verso il ristorante, Bilal mi racconta di come qualche mese fa ha abbandonato la sua residenza nel quartiere Caboun, dove per diversi giorni era rimasto intrappolato insieme alla sua famiglia senza acqua né elettricità, prima dei pesanti scontri tra l’esercito regolare e le milizie armate. Bilal mi racconta che lui e la sua famiglia, composta anche da tre bambini molto piccoli, hanno abbandonato la vecchia abitazione portando appresso solo i vestiti che avevano addosso, spiegandomi come i terroristi tenessero in “ostaggio” il quartiere e i civili prima dell’ingresso dell’esercito regolare, che ha atteso la completa evacuazione della popolazione innocente prima di iniziare la battaglia vera e propria. Ricordo ancora di come ad agosto, dopo aver visto le immagini in rete, con morti per le strade, elicotteri abbattuti, abitazioni distrutte, chiamai mezza Damasco per avere sue notizie, visto che il suo telefono era rimasto spento per settimane… Finché un amico comune non mi rassicurò che si era messo in salvo e che si era trasferito fuori Damasco.
Arriviamo al ristorante e quando chiedo a Shadi cosa volesse mangiare. Notai in lui qualcosa di strano. Mi diceva che non aveva appetito e parlava continuamente al telefono. Quando si sedeva vicino a noi teneva le mani sulla testa, allora decisi di chiedergli che cosa lo turbasse così tanto. Quello che mi raccontò mi rattristì molto. Era in pensiero per un suo cugino che era stato rapito vicino a Deraa. Suo cugino era un militare di ufficio nella zona di Swedaa a sud della Siria e durante un’uscita premio si era spostato a Deraa per raggiungere la famiglia che abita fuori Damasco, proprio dove si è trasferito Bilal. Purtroppo, questo ragazzo era stato prelevato presso un posto di blocco formato dai miliziani dell’EsL, da un bus di linea che lo stava portando verso Damasco. Shadi, lacrime agli occhi, mi raccontava che suo cugino aveva cercato di non farsi riconoscere ma probabilmente qualcuno aveva informato i miliziani della sua presenza sull’autobus, tanto che il cugino di Shadi e altri due militari furono fatti scendere dal pullman e portati via dai miliziani. Dopo qualche giorno questi mercenari avvertirono la famiglia, chiedendo inizialmente 10 pistole per liberarlo. La sua famiglia non sapeva come rimediare 10 pistole e allora si è rivolta al suo superiore nell’ufficio militare dove era di servizio. Il suo superiore, al telefono con gli aguzzini, disse di avere le pistole ma quando chiese loro dove potere incontrarsi, i sequestratori chiusero il telefono che rimase spento. Passati alcuni giorni, si fecero nuovamente sentire chiedendo tre milioni di lire siriane alla famiglia in cambio della sua liberazione. Non avevano quella somma da consegnare così Shadi e un altro cugino riuscirono ad arrivare a Deraa e a mettersi in contatto con i sequestratori. Ci fu una discussione faccia a faccia, nella quale i due non ammisero mai di essere partiti con sole 400.000 lire siriane, cercando di trattare sul prezzo da pagareò. I terroristi non accettarono quella somma e chiamarono un tassista loro complice per riaccompagnarli alle porte di Damasco, dove avrebbero dovuto procurarsi tutta la somma richiesta. Questo coraggioso cugino, però, fu abbandonato a metà strada dal tassista in piena notte, perchè probabilmente in quel punto del tragitto c’erano altri miliziani pronti a rapire anche lui. Eppure, con una prontezza di riflessi eccellente e con un po’ di fortuna, l’uomo inizialmente riuscì a nascondersi restando fermo a pancia in giù, dentro una specie di fossa, al fine di non essere visto. Rimase lì per circa un’ora fino a quando al passaggio di un altro taxi riuscì a mettersi in salvo.
Non sapevo in che modo confortarlo. Shadi non mangiò niente. Prima di salutarlo gli augurai che arrivassero belle notizie e dopo qualche ora ci salutammo. Oramai si era fatto buio e finalmente i due mi telefonarono per dirmi che erano arrivati al villaggio dove abitano. Il giorno seguente, Bilal tornò in città con il cugino coraggioso di Shadi, che mi confermò quello che lui mi aveva raccontato il giorno prima, ma con una brutta notizia: i sequestratori gli avevano telefonato dicendo che stavano bevendo un caffè all’anima dell’uomo rapito, che era morto (lo avevano ucciso). Anche Bilal era evidentemente scosso dalla notizia, eravamo tutti e tre molto giù di morale e mi sentivo quasi in colpa per quello che avevo detto a Shadi il giorno precedente, prima di salutarlo. Inoltre il giorno dopo sarebbe inziata la festa di Eid al Adha, e non avevano avvisato Shadi della brutta notizia. Nel frattempo, mentre eravamo in auto, siamo stati fermati da un poliziotto del traffico che ha voluto controllare i documenti della macchina, dopo una manovra spericolata di Bilal. Scopri che gli erano stati sequestrati da oltre un mese perché Bilal non aveva pagato una multa (d’altronde non aveva neanche i soldi per pagarla), ma fortunatamente, grazie all’amnistia generale del presidente Bashar al-Assad di qualche giorno prima, il poliziotto ci disse che la somma da pagare si era azzerata e che Bilal poteva andare alla centrale a ritirare i suoi documenti per non incappare in altre multe. Bilal, seppur triste per il cugino di Shadi, per qualche chilometro non fece altro che ringraziare il presidente.
Capii subito la situazione disastrata di Bilal, che non aveva una lira in tasca. Allora decisi di mettere mano al portafoglio e gli regalai 10.000 lire siriane, l’equivalente di circa 100 euro e mi portò subito con lui a fare compere per la festa del Eid al Adha nell’antico e famoso mercato di Damasco Al Hamidye, dove comprò dolci, cibo e un paio di vestiti per i fratelli più piccoli. Al suo ritorno a casa, la madre di Bilal mi telefonò ringraziandomi per il mio gesto di solidarietà.
Il giorno seguente invece ho incontrato la mia vecchia amica Aya, una ragazza abbastanza benestante che mi ha raccontato di come nella sua famiglia – proveniente da un villaggio a nord della Siria, vicino a Jsr al-Shoujur – erano stati rapiti quindici suoi parenti e ammazzati una trentina. La sua famiglia è conosciuta per essere molto fedele al presidente Assad e i criminali terroristi dell’EsL hanno fatto il loro sporco lavoro di ritorsione nei loro confronti. Negli attentati di quello stesso giorno, che hanno rotto la tregua, hanno perso la vita diversi bambini. Non voglio esprimermi, mentre scrivo questa testimonianza. Sono ormai le tre di notte e, nonostante il ‘cessate il fuoco’ già finito da stamattina, questa stessa sera per una mezz’ora, verso le 2, si sono sentiti degli spari.
Prego Dio ogni giorno che il mio Paese possa ritrovare al più presto la via del dialogo, della pace e della riconciliazione nazionale in nome dell’amore per la nostra terra, per quella serenità che ci distingueva da altri Paesi della regione.
Buonanotte.

http://www.statopotenza.eu/4857/una-testimonianza-dalla-siria

Centinaia di scimmie uccise e scartate come rifiuti perche’ inutili per i laboratori britannici!

I miei complimenti alla scienza dello sfruttamento, della morte e crudeltà in nome del profitto di Big Pharma.O credete che trattano meglio gli umani?

Centinaia di scimmie uccise e scartate come rifiuti perche’ inutili per i laboratori britannici!

BUAV: “INUTILI PER I LABORATORI BRITANNICI” (VIDEO-CHOC)

 

Un’indagine BUAV ha scoperto il massacro terribile di centinaia di scimmie nell’allevamento di primati per la Noveprim a Mauritius. Immagini scioccanti mostrano le scimmie scartate morte e accatastate in pile sul pavimento o smaltite in bidoni come la spazzatura. Altre immagini mostrano corpi mutilati in attesa dell’incenerimento.

 Secondo l’associazione animalista, questo massacro barbaro è destinato a continuare per tutto novembre, presumibilmente perché i laboratori all’estero chiedono primati che pesano meno di tre chili e mezzo. La maggior parte delle scimmie uccise sono maschi adulti di peso superiore ai quattro chili, anche se la BUAV ha appreso che Noveprim uccide anche donne in stato di gravidanza e i piccoli in quanto l’azienda non può usare questi animali. L’uccisione di questi animali altamente sensibili, intelligenti, è del tutto inaccettabile.

 Noveprim è uno dei principali esportatori di scimmie verso il Regno Unito, la Spagna e gli Stati Uniti. La società è approvata dal ministero dell’Interno britannico per la fornitura di scimmie ai laboratori inglesi. Un altro stretto collegamento con il Regno Unito sta nel fatto che Covance Laboratories Ltd, l’impianto di test a contratto ad Harrogate, in Inghilterra, è il secondo maggiore azionista Noveprim.

 Ironia della sorte, una dichiarazione d’intenti della Noveprim afferma che l’azienda “fornisce assistenza professionale sanitaria per le scimmie, assicura il loro benessere e le tratta con rispetto, in linea con le raccomandazioni dell’Aaalac”. L’associazione internazionale per la valutazione e l’accredimento della cura degli animali nei laboratori, Aaalac-International, deve visitare Noveprim nel mese di novembre

La BUAV ha anche saputo che, nonostante questo massacro, Noveprim continua ad avere trappole per scimmie selvatiche. E, allora, chiede al primo ministro di Mauritius di prendere provvedimenti immediati per fermare questi omicidi e per rimettere in libertà i primati. Non solo: l’associazione prega anche il governo del Regno Unito di vietare l’importazione di scimmie da Mauritius.

Sarah Kite, direttrice dei Progetti speciali per BUAV, ha detto: “Questo è un massacro crudele e insensato. E’ inaccettabile che le scimmie che sono state sfruttate per anni vengano semplicemente scartati perché non servono più a questa società. Queste scimmie dovrebbero essere rimesse in libertà in modo che possano vivere il resto della loro vita liberamente. Importando scimmie da questa azienda, il Regno Unito perpetua questa crudeltà spaventosa. La BUAV chiede al governo britannico di vietare l’importazione di primati da Mauritius immediatamente”.

E non finisce qui. Un’importante indagine svolta dalla BUAV nel settembre 2010 ha ottenuto prove scioccanti sulla crudeltà e sulla sofferenza nella cattura e nell’allevamento delle scimmie selvagge dell’isola. Da allora, la BUAV ha lanciato una campagna di sensibilizzazione, Sov Nou Zako (Save Our Monkeys). I principali gruppi religiosi e socio-culturali e la gente comune stanno sostenendo gli sforzi della BUAV e preoccupazione è stata espressa da tutto il mondo, compresi i membri del Parlamento del Regno Unito.

http://www.nelcuore.org/blog-associazioni/item/scimmie.html

VIDEO AL LINK

http://terrarealtime.blogspot.it/2012/10/centinaia-di-scimmie-uccise-e-scartate.html

‘Choosy’. Padre di un dottorando suicida querela Fornero

Il giovane si tolse la vita lanciandosi nel vuoto dalla facolta’ di Lettere dell’Universita’ di Palermo per protestare contro le baronie universitarie. Il padre: basta on questa terminologia, così mio figlio viene ucciso ripetutamente

Palermo, 31-10-2012

Il padre di Norman Zarcone, il dottorando che si tolse la vita lanciandosi nel vuoto dalla facolta’ di Lettere dell’Universita’ di Palermo per protestare contro le baronie universitarie, ha presentato un esposto alla Procura contro il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, che aveva usato il termine di “choosy” per riferirsi ai giovani.

 “Non e’ piu’ concepibile -sottolinea Claudio Zarcone- che esponenti del governo continuino ad usare tale terminologia (da ‘bamboccioni’ a ‘sfigati’, a ‘choosy’) riferendosi ai nostri giovani, poiche’ viene offeso il percorso individuale, umano e professionale di un’intera generazione di talenti che non godono di particolari guarentigie o di un nome altisonante”.

 “In questo modo – continua Zarcone – mio figlio viene ucciso ripetutamente. Tutta la sua generazione (e non solo) viene delegittimata, frustrata e mortificata”. Per il padre del dottorando l’affermazione del ministro “appare ingiusta e palesemente lesiva della dignita’ di tutti i giovani che, nonostante i titoli scolastici ed accademici conseguiti con merito e profitto, maturati anche con grandi sacrifici, personali e familiari, non ottengono riscontro sociale e non riescono ad inserirsi nel mondo del lavoro”.

 “Cio’ che preme sottolineare e’ che Norman non era ne’ un ‘bamboccione’ ne’ ‘choosy’ – aggiunge Zarcone -. D’estate faceva il bagnino in un circolo nautico di Palermo, 12 ore al giorno, per apprendere l’etica del lavoro e, soprattutto, per rendersi parzialmente autonomo. Col suo gesto straziante ha voluto mandare un messaggio preciso e diretto alle Istituzioni e alle giovani generazioni. Il messaggio – conclude – di non piegarsi alle logiche di potere, il messaggio di non genuflettersi mai, il messaggio di meritocrazia”.

http://www.rainews24.it/it/news.php?newsid=170975

PALERMO NEL SETTEMBRE 2010 IL GESTO FATALE DI norman contro le «baronie universitarie»

Il figlio dottorando si suicidò, Zarcone
querela la Fornero per il suo «choosy»

Per il padre del giovane che si è tolto la vita a 27 anni il termine usato dal ministro offende «un’intera generazione»

PALERMO – Il padre di Norman Zarcone, il giovane palermitano di 27 anni che si tolse la vita poco più di due anni fa buttandosi dal terrazzo del settimo piano della Facoltà di Lettere e Filosofia di Palermo per protestare contro le «baronie universitarie», ha presentato un esposto alla procura contro il ministro del Lavoro Elsa Fornero. Claudio Zarcone, 55 anni, dipendente regionale in pensione, si è scagliato contro la dichiarazione di poche settimane fa nella quale il ministro ha usato l’aggettivo «choosy» – schizzinosi, difficili da accontentare – riferendosi ai giovani. «Non è più concepibile – dice Zarcone – che esponenti del governo continuino ad usare tale terminologia riferendosi ai nostri giovani, poiché viene offeso il percorso individuale, umano e professionale di un’intera generazione di talenti che non godono di particolari garanzie o di un nome altisonante». «In questo modo – continua – mio figlio viene ucciso ripetutamente. Tutta la sua generazione viene delegittimata, frustrata e mortificata».

LA STORIA – Il figlio Norman si era laureato in Filosofia della conoscenza e della comunicazione con il massimo dei voti presso la facoltà di Lettere a Palermo e stava per conseguire anche il dottorato in filosofia del Linguaggio. Il padre subito dopo la morte del figlio aveva parlato senza mezzi termini di «omicidio di Stato», perché il figlio non vedeva nessuna certezza nel mondo del lavoro. Al giovane Zarcone, un anno fa, è stata intitolata un’aula della facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Palermo.

Redazione online
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2012/31-ottobre-2012/padre-dottorando-suicida-querelo-ministro-fornero-il-choosy-2112501603422_print.html