Lyon-Turin : épinglé par le rapport de la Cour des comptes européenne, le projet doit être abandonné

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Hier, mardi 16 juin, la Cour des comptes européenne a remis un rapport accablant sur les méga-projets ferroviaires européens. Huit projets ont été audités. Parmi eux, le controversé projet Lyon-Turin auquel s’opposent les écologistes depuis des années.

Retard, rapport coût / bénéfices désavantageux pour la société, impact désastreux sur l’environnement et le climat : les preuves s’accumulent de l’absurdité du Lyon-Turin et de son coût exorbitant qui va croissant.

Les experts de la Cour des comptes estiment que « les 10 millions de tonnes d’émissions de CO2 générées par la construction de la liaison Lyon-Turin ne seraient compensées que 25 ans après l’entrée en service de l’infrastructure » à condition que les prévisions de volumes de trafic restent valables.

« S’ils n’atteignent que la moitié du niveau prévu, il faudra 50 ans à partir de l’entrée en service de l’infrastructure avant que le CO2 émis par sa construction soit compensé », précise le rapport.

Il faudra attendre donc plus de 25 ans, au mieux, 50 ans, plus probablement, pour voir l’intérêt d’un tel projet en termes d’impact sur le climat et sur la pollution de l’air, ce qui est bien trop tard pour la santé des habitant·e·s. Les habitant·e·s de la vallée de l’Arve, en Haute-Savoie, souffrent aujourd’hui très durement du trafic routier. Or, on leur promet un report modal qui ne finit pas d’être retardé, alors même que la rénovation de ligne existante, portée par les écologistes, permettrait une mise des camions sur les rails bien plus rapidement et à moindre coût.

Loin d’être utopique, cette rénovation de la ligne existante était déjà mentionnée, il y a plus de 20 ans, en 1998, dans le rapport Brossier, ingénieur général des Ponts et Chaussées. « Au total, il semble que des améliorations substantielles soient possibles sur la ligne actuelle pour un montant d’investissements qui ne dépasserait pas 10% des sommes nécessaires à la réalisation du projet Lyon-Turin. »

L’heure des projets démesurés et inadaptés à l’urgence de la situation est révolue. Nous ne pouvons plus continuer dans la même logique qu’il y a trente ans, en ne prenant pas en compte les conséquences désastreuses d’un tel projet sur notre environnement. La rénovation de la ligne actuelle constitue une alternative viable. Les conséquences financières, environnementales et sociétales de ce projet sont telles que les citoyen·e·s européen·ne·s méritent un vrai débat démocratique qu’il est temps d’instaurer.

Les eurodéputé-e-s du groupe Verts/ALE :
François Alfonsi

Benoît Biteau
Damien Carême
David Cormand
Gwendoline Delbos-Corfield
Karima Delli
Yannick Jadot
Tilly Metz (Luxembourg)
Michèle Rivasi
Caroline Roose
Marie Toussaint

No Tav ai Mulini, sale la tensione. Polizia pronta allo sgombero

https://torino.corriere.it/cronaca/20_giugno_22/no-tav-presidio-mulini-area-interdetta-ma-abbiamo-raggiunta-a3b11a8c-b4b8-11ea-b466-221e2b27ce86_amp.html

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23 giugno 2020 – 10:51

di Floriana Rullo

Tornano le tensioni al cantiere Tav di Chiomonte. Oggi, nel tardo pomeriggio, numerosi manifestanti sono partiti in corteo da Giaglione diretti al nuovo presidio No Tav dei Mulini, in Valsusa. Ma a bloccargli la strada hanno trovato un jersey e la polizia. A decidere l’interdizione dell’area il prefetto di Torino per garantire l’ordine pubblico.

«Assediati»

«Alcuni attivisti in presidio permanente sono stati “sequestrati” dalle forze dell’ordine – scrive il movimento su Notav.info – li hanno circondati e non fanno avvicinare nessuno. Grazie ad un’ordinanza emanata in fretta e furia nella nottata dal prefetto per esigenze di ordine pubblico, la Questura prova ad impedire i rifornimenti di acqua e cibo ai No Tav assediati da quasi 24 ore».

L’allargamento del cantiere

Nell’area della Clarea è corso la prima fase dell’allargamento del cantiere per la Torino-Lione a Chiomonte. Consentirá l’avvio dei lavori connessi alla realizzazione del tunnel di base. Le attività iniziate questa notte, che rientrano nel programma condiviso da Italia e Francia con l’Unione europea. Sono il primo passo per far partire nei prossimi mesi circa 200 milioni di opere in Piemonte. Chiomonte è il principale cantiere italiano, il sito in Valsusa è stato esteso di circa un ettaro, poco meno di un campo di calcio. Telt aveva fatto ripartire i lavori proprio la scorsa notte. Per l’occasione i No Tav avevano allestito dall’ultimo fine settimana il nuovo presidio nella zona dei Mulini. «Il coordinamento dei comitati notav ha inaugurato sabato un presidio permanente nella zona dei mulini storici, edifici che dovrebbero essere distrutti dall’avanzare del cantiere come tutta la zona boschiva circostante».

Lacrimogeni

Sul posto ora ci sono le forze dell’ordine, che probabilmente procederanno per lo sgombero del nuovo presidio. I No Tav sono riusciti a raggiungere gli attivisti rimasti nel presidio passando da vie secondarie. Per bloccarli le forze dell’ordine hanno iniziato a sparare lacrimogeni.

No Tav, nuovo presidio: «Cantiere verso la ripresa, riparte la resistenza. Fermare l’opera è possibile»

https://torino.corriere.it/piemonte/20_giugno_20/no-tav-nuovo-presidio-cantiere-la-ripresa-riparte-resistenza-fermare-l-opera-possibile-cd811598-b336-11ea-8839-7948b9cad8fb_amp.html

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21 giugno 2020 – 09:56

di Floriana Rullo

Torna a mobilitarsi il movimento No Tav in Valsusa. Domenica 21 sarà inaugurato il presidio permanente dei Mulini, dove secondo gli attivisti ci sarebbe «un importante movimento di mezzi di lavoro all’interno del Cantiere. E’ possibile che si stiano preparando ad una ripresa dei lavori, pertanto da oggi, meglio monitorare il territorio ed essere pronti a Resistere».

L’appuntamento è alle 14 di domenica. Insieme, rispettando le norme anti contagio si muoveranno dal campo sportivo di Giaglione per raggiungere il presidio permanente. «Proprio perché sappiamo che fermare il Tav è possibile e oggi come ieri tocca a noi – dicono dal movimento-, abbiamo lanciato un appello per un’estate che ci vedrà mobilitati sul territorio valsusino in un’attenta opera di monitoraggio e Resistenza ad ogni tentativo da parte del sistema Tav di distruggere ed attaccare il nostro territorio.

Alberto Perino: «La Tav è un’opera climaticida e inutile»

https://www.dinamopress.it/news/alberto-perino-la-tav-unopera-climaticida-inutile/?fbclid=IwAR2vt6RJxb_TSM7bxiDqD2V-gbg779uTD35YeVJv_8PETWoJMM1pS6Td7uw

di Riccardo Carraro

Lo storico attivista No Tav commenta la sonora e impietosa bocciatura da parte della Corte dei Conti Europea al progetto di raddoppio ferroviario contestato da oramai trent’anni. «Le istituzioni tradiscono, la lotta rimane nelle strade»

La Corte dei Conti Europea ha diffuso il 16 giugno un suo report valutativo rispetto alle opere pubbliche finanziate con fondi comunitari e superiori agli otto miliardi di euro. Tra queste, ovviamente il raddoppio della linea ferroviaria Torino Lione. La bocciatura da parte della Corte è drastica e senza appello. Vengono elencati tutti i punti nevralgici da sempre ribaditi dagli oppositori all’opera: i costi eccessivi e già raddoppiati, lo scarso coinvolgimento delle comunità locali nei processi decisionali, le previsioni clamorosamente errate di aumento del traffico merci, l’impatto ambientale che non sarà mai mitigato da una eventuale riduzione del traffico su gomma.

Abbiamo allora chiesto ad Alberto Perino, storico attivista del movimento No Tav, di commentare il parere espresso dalla Corte.

Quale è il giudizio politico e tecnico che come movimento date a questo report, prodotto da un’importante istituzione comunitaria?

La Corte dei Conti Europea dice quello che noi abbiamo sempre detto. Questa opera è sovradimensionata rispetto ai reali traffici, non c’è nessuna speranza che venga ripagato l’investimento, né che riesca a compensare le emissioni di Co2 necessarie alla sua costruzione. Ci vorranno 50 anni dalla entrata in servizio per pareggiare le emissioni di Co2 ma soltanto nel caso in cui vengano rispettati i volumi di traffici previsti, cosa che è impensabile perché hanno “sparato” cifre incredibili in tempi andati e tutte le previsioni degli anni passati di aumenti di traffico si sono rivelate sbagliate. L’Unione Europea è stata accusata da Foietta (presidente dell’Osservatorio sulla Torino-Lione, ndr) di non fornire cifre esatte, ma la realtà è che quest’ultima ha invece accusato i promotori dell’opera di aver scritto fesserie enormi.

Noi continuiamo a dire che queste grandi opere, in particolare la Torino Lione sono opere climaticide. Le grandi opere distruggono il pianeta e il clima, non c’è nessuna speranza che l’inquinamento attuale sia compensato dalla riduzione del traffico merci su strada.

L’Unione Europea ha dichiarato che non c’è alcuna possibilità di coprire questo gap tra le emissioni di Co2 prodotte e quelle che verranno ridotte in un futuro non precisato. Tale calcolo non vale solo per la Torino-Lione ma per cinque delle otto grandi opere monitorate, cioè i corridoi logistici. La politiche sui grandi corridoi di traffico ferroviario per spostare le merci si sono dimostrate insostenibili, perché il trasporto è un fattore molto più complesso e variabile di quanto questi signori ci vogliano far credere.

Negli anni il movimento ha sempre tenuto assieme pressione politica verso le istituzioni e lotta popolare. C’è qualche possibilità che questo report possa aiutare concretamente a fermare l’opera?

Non c’è alcuna possibilità in tal senso. Purtroppo la via istituzionale non fermerà l’opera. Lo abbiamo visto con il Movimento Cinque Stelle, e loro rappresentano l’ultimo dei tanti esempi che si potrebbero fare. Si erano sempre pronunciati contrari, noi avevamo spiegato loro con attenzione quali fossero i passaggi tecnici da mettere in atto per bloccare l’opera, non ci hanno mai ascoltato perché si fidavano ciecamente dei burocrati ministeriali. Il risultato lo abbiamo visto, sono arrivati alla farsa pietosa che hanno messo in scena la scorsa estate, portando ai voti per l’opera un parlamento che già sapevano essere favorevole. In seguito abbiamo scoperto, avevano già concordato come procedere per l’opera addirittura con Telt.

Inoltre la Corte dei Conti Europea, così come quella francese e quella italiana possono emettere solo pareri consultivi su queste scelte, non hanno alcun valore giuridico vincolante.

La Corte Italiana si trova a un “livello” diverso, dal momento che svolge anche attività giudiziaria e può incriminare, ma quella francese e europea non hanno neppure questa facoltà. La Corte dei Conti Francese dice da 20 anni che questa opera è inutile ma nessuno li ha mai ascoltati purtroppo.

Come movimento No Tav, in questo momento di ripresa delle lotte in strada, che prospettive avete e in che direzione volete muovervi?

Ieri per esempio siamo andati a San Didero a contestare l’inizio della costruzione dell’autoporto da parte di Sitaf (opera propedeutica all’inizio dei lavori del tunnel di base, ndr) ed erano presenti all’ora di pranzo più di 50 persone.
Noi c’eravamo, ci siamo e ci saremo sempre. Ci metteremo sempre di traverso contro questa opera devastante e inutile. In Valsusa però hanno messo in campo lo Stato contro i cittadini. Ci hanno comminato una marea di anni di galera, più di mille persone sono state denunciate e si sono trovate o si troveranno sotto processo. La strada che abbiamo intrapreso non è per nulla facile, la resistenza è dura.

Voglio sottolineare che abbiamo ritrovato di recente alcuni documenti importanti, reperibili con un po’ di difficoltà anche in rete, che sembrerebbero spiegare perché questa opera vada avanti nonostante tutte le opinioni istituzionali e scientifiche che dimostrano quanto sia inutile.

In particolare sembrerebbe che vi sia un interesse militare da parte della Nato a usufruire di questi corridoi logistici per il trasporto rapido di materiale bellico e truppe a livello continentale.

Sono in corso esercitazioni della Nato (mesi fa rimandate per il coronavirus) che includono lo spostamento rapido di truppe. Pertanto possiamo ipotizzare che ci siano anche motivazioni geopolitiche e militari che stanno dietro al progetto del tunnel di base.

Nei discorsi di Conte rispetto alla ripresa post pandemia, le opere per l’Alta Velocità (ma addirittura il Ponte sulla Stretto di Messina) ritornano ancora come “strumento di sviluppo”…

Le grandi opere sono il bancomat dei partiti, e per questo fanno gola a loro e a Confindustria. Grandi opere vogliono dire grandi furti, clientele, mafia. Abbiamo ponti che crollano perché sono stati fatti male perché ci hanno mangiato sopra, come ad Aulla, ma tutto viene dimenticato in fretta. I giornali mainstream sono al servizio degli imprenditori e della lobby del tondino e del cemento e continuano con questa lettura distorta della situazione nel nostro paese. Marco Ponti e altri studiosi e scienziati hanno dimostrato che per ogni euro speso in grandi opere il ritorno in posti di lavoro è il più basso in assoluto. Il ritorno in termini di know-how che sia innovativo è il più basso in assoluto perché su tondino e cemento non c’è innovazione vera. Ci sono due grandi opere da fare: sanità e scuola. Poi c’è una terza, difendere l’ambiente e difenderci dal dissesto idrogeologico. Abbiamo un governo che continua a scrivere leggi antisismiche e per la sicurezza ma i primi edifici non a norma sono quelle dello stato, come le scuole. Il governo fa delle leggi ma lui è il primo a non rispettarle sugli spazi “suoi” e che hanno bisogno di forti manutenzioni.

Ci rivedremo presto in strada allora?

La lotta in Val Susa continuerà, ma non possiamo più dire “a sarà dura” ormai mettiamola al presente “a lé dura”, non siamo più al futuro, siamo all’oggi. Ci continueremo a battere contro queste opere, e ci metteremo di traverso con tutte le nostre forze contro uno spreco incredibile di denaro pubblico. Questa pandemia ci ha dimostrato che non possiamo più permetterci uno stile di vita che includa lo spreco e il furto. Tuttavia si fa finta di niente e ci si affida agli opinionisti dei giornali mainstream che stanno al soldo di confindustria e avvallano l’opera.

Per concludere ricordo una frase tipica di inizi novecento «la politica è l’avanspettacolo del capitale».

Fermarlo è possibile, fermarlo tocca a noi. Appello per un’estate di mobilitazione No Tav

https://www.notav.info/post/fermarlo-e-possibile-fermarlo-tocca-a-noi-appello-per-unestate-di-mobilitazione-no-tav/?fbclid=IwAR3QNwr8HGbGl92CiI4WLp78CIFCgun9OeXXMU6LNRtDhZ1KDaKigX83puY

post — 20 Giugno 2020 at 18:25

Il movimento No tav, riunitosi in coordinametno dei Comitati in data 20/06 lancia il seguente appello alla mobilitazione in vista dell’estate:

Fermarlo è possibile, fermarlo tocca a noi

Appello per un’estate di mobilitazione No Tav

Questa valle ha sofferto, come il resto del paese, il periodo del lockdown.

Ha pagato un prezzo, in termini di vite e perdite degli affetti, ha atteso preoccupata amici, figli, fratelli, genitori costretti a lavorare in condizioni rischiose, perché lavoratori di servizi essenziali. Dopo la riapertura, in tanti si è rimasti senza lavoro o con prospettive preoccupanti per il futuro, tanto da non sapere come arrivare fino alla fine del mese.

Le stesse persone che con grosse lacune ci dicevano di stare a casa ed organizzavano alla bene e meglio ciò che è sopravvissuto ai tagli della sanità pubblica degli ultimi anni, oggi spingono sull’acceleratore per la ripresa della Torino Lione, auspicando una sburocratizzazione e quindi una velocizzazione di tutto l’iter di questa, come di molte grandi mala-opere.

La pandemia, la sofferenza, l’evidenza di un modello socioeconomico mortifero ed evidentemente superato non ha insegnato nulla, in primis ai politici dei palazzi che avrebbero dovuto imparare molte cose. A distanza di poche settimane infatti, a parlare per bocca degli affaristi-politicanti Si Tav è sempre e solo l’interesse parziale e il desiderio di profitto a vantaggio dei pochi, cosa che le grandi opere, nessuna esclusa, rappresentano.

Parliamo di un sistema che per rinnovarsi ha bisogno di divorare risorse, distruggere territori, inquinare e cementificare.

Sembrava, fino a poche settimane fa, che davvero qualcosa dovesse (potesse cambiare), si sperava che una profonda crisi mondiale come quella appena innescata potesse davvero spingere a delle riflessioni più profonde e di cambiamento a tutela del pianeta e della salute delle persone che vi vivono.

Il Tav, opera inutile, inquinante e non sostenibile sarebbe dovuta essere tra le prime sacrificate sull’altare della giustizia sociale e del contrasto ai cambiamenti climatici, invece siamo sempre qui, ad ascoltare e leggere i soliti mantra, a dover affrontare la stessa ipocrisia di chi nega ciò che è oramai sotto gli occhi di tutti:   il Tav è un crimine ambientale ed uno spreco enorme di denaro pubblico.

Ci è venuta in aiuto la Corte dei Conti Europea che senza troppi giri di parole ha bocciato l’opera definendola costosa, inutile ed inquinante. Nonostante questo, i suoi sostenitori continuano a testa bassa, perché non hanno vergogna e di sicuro non hanno a cuore il futuro della collettività.

Tanto loro, comunque vada, non avranno un prezzo da pagare e resteranno impuniti, a differenza di chi come noi per anni si è battuto per la difesa di questa valle e delle nostre vite.

Il governo e i suoi degni rappresentanti (con poche eccezioni No Tav) fa orecchie da mercante, mentre un’azienda privata come Telt cerca di portarsi avanti, guadagnare spazio e terreno, comprare, espropriare come un vero invasore, con le buone e con le cattive, supportata dalla forze dell’ordine e dai militari.

Abbiamo sperimentato per anni sulla nostra pelle la violenza dei “tutori dell’ordine” e della magistratura con cui viaggiano a braccetto, e mentre in tutto il mondo si alzano proteste contro la polizia e il suo essere a servizio dei poteri più razzisti, sessisti e di un sistema che produce ingiustizia sociale, continuiamo in valle a subire la loro presenza, ingiustificabile come gli interessi che difende.

Ed ora arriviamo a noi, popolo indomito che in questi anni ha resistito agli attacchi di un sistema prepotente, sordo alle ragioni trentennali di chi ha a cuore il futuro di tutte e tutti.

Noi che stiamo ancora insieme a ragionare di un futuro diverso e che non accettiamo che la nostra valle diventi il salvadanaio di farabutti fuori tempo massimo.

Proprio perché sappiamo che fermare il Tav è possibile e oggi come ieri tocca a noi, lanciamo questo appello per un’estate che ci vedrà mobilitati sul territorio valsusino in un’attenta opera di monitoraggio e Resistenza ad ogni tentativo da parte del sistema Tav di distruggere ed attaccare il nostro territorio.

Ci vediamo in Valsusa!

Avanti No Tav!

 

La Torino-Lione bocciata su tutta la linea

https://ilmanifesto.it/la-torino-lione-bocciata-su-tutta-la-linea/?fbclid=IwAR1ezKfk-uBPuvoZZGRMnfCr-tOhVIXsG0gWRr5MoBcT2R1xU76CTEG3qV4

manifesto

Alta velocità. Benefici sovrastimati, previsioni di traffico gonfiate, costi lievitati e ritardi infiniti. L’impietosa relazione della Corte dei conti europea. I 5 stelle rilanciano lo stop. I Notav: un disastro annunciato, c’è tempo per fermarlo

Lavori al cantiere della Tav di Chiomonte
 Lavori al cantiere della Tav di Chiomonte 

PER QUANTO RIGUARDA i ritardi, solo il Canal Seine Nord Europe – il canale fluviale che coinvolge Francia, Belgio e Paesi Bassi – già indietro di 18 anni, è risultato peggiore nelle valutazioni rispetto al discusso collegamento ferroviario ad alta velocità, in ritardo, secondo le stime più recenti, di 15 anni (doveva essere inaugurato nel 2015). «È probabile che il collegamento Torino-Lione – si legge nelle osservazioni del rapporto che indaga otto progetti – non sarà pronto entro il 2030, come al momento previsto, poiché il termine ultimo attuale per il completamento è il dicembre 2029».

RISPETTO ALLE STIME iniziali l’incremento per il Tav è stato dell’85%: da 5,2 miliardi di euro a 9,6. Un dato che però Telt, il promotore pubblico incaricato di costruire e gestire la tratta trasfrontaliera di 65 chilometri, contesta: «L’aumento dei costi (+ 85%) cui fa riferimento la relazione della Corte dei conti Ue si riferisce a uno studio preliminare effettuato da Alpetunnel, negli anni ’90, che riguardava una galleria di base con una sola canna, anziché le due attuali diventate obbligatorie per le normative di sicurezza. Il costo finale è stato certificato da un soggetto terzo a 8,3 miliardi di euro in valore 2012, convalidato e ratificato dagli Stati e a oggi pienamente confermato».

LA TORINO-LIONE sarebbe, secondo Mario Virano, direttore generale di Telt, «pienamente integrata nel Green Deal, come attore di riequilibrio modale e strumento essenziale di una politica più verde». Una fotografia che non combacia con quella del rapporto della Corte che considera i benefici ambientali sovrastimati: «Nel 2012 il gestore dell’infrastruttura francese ha stimato che la costruzione del collegamento transfrontaliero Torino-Lione, insieme alle relative linee di accesso, avrebbe generato 10 milioni di tonnellate di emissioni di Co2, con un beneficio netto in termini di emissioni a 25 anni dall’inizio dei lavori». Secondo gli esperti consultati dalla Corte «le emissioni di Co2 verranno compensate solo 25 anni dopo l’entrata in servizio dell’infrastruttura».

MALE ANCHE LE PREVISIONI trasportistiche. La più recente stima riferita al 2035 parla di 24 milioni di tonnellate di merci, ossia otto volte l’attuale flusso di traffico. Fallimentari, per la Corte, «le procedure di coinvolgimento dei portatori d’interesse» sfociate in 30 cause intentante da associazioni o privati cittadini che si opponevano ad essa per ragioni ambientali o di procedura.

UNA PAGELLA IMPIETOSA. Il M5s ha colto la palla al balzo: «Cos’altro serve per mettere la parola fine sul Tav? La relazione della Corte dei Conti europea estrinseca, uno dopo l’altro, tutti i limiti dell’opera che il MoVimento bolla da sempre come inutile e costosa», hanno detto i senatori piemontesi Alberto Airola, Susy Matrisciano ed Elisa Pirro. In sintonia con i colleghi alla Camera: «Per noi, da sempre, si tratta di un’opera non prioritaria».

COSÌ NON LA PENSA la deputata di Italia Viva, Silvia Fregolent, secondo cui i ritardi sulla Tav «rallentano la crescita di un’intera nazione». Non vogliono rinunciare al Tav la Lega («L’Italia rischia essere tagliata fuori da corridoi Ue» per Edoardo Rixi) e Forza Italia con l’europarlamentare Massimiliano Salini, che ritiene «discutibile» il rapporto di Bruxelles: «Fermare la Tav sarebbe una follia». Silenti i dem che, però, vengono chiamati in causa dal presidente della commissione cultura M5s, Luigi Gallo: «Ora il Pd spieghi in Parlamento perché vuole una inutile opera che ha 11 anni di ritardi, non pronta prima del 2030».

TRA LE OPERE VALUTATE nel rapporto c’è anche la galleria di base del Brennero, che registra un incremento dei costi del 42% e un ritardo di 12 anni. Caratteristiche che non sono solo italiane, l’Ue – evidenzia il rapporto – ha un problema nel costruire le opere rispettando costi e tempi. Intanto, in Val di Susa, i No Tav, che ieri si sono ritrovati a San Didero, preparano la mobilitazione estiva. Saranno impegnati «in un’opera di monitoraggio e denuncia».